Associazione Papillon

 

Associazione culturale "Papillon Rebibbia" Onlus

Sede legale: Piazza S. Maria Consolatrice n° 13 - 00159 Roma

Sede operativa: Via dei Pivieri n° 55 - 00169 Roma

Tel. 03280213759 - 3343640722; Fax: 0622799801

Web www.papillonrebibbia.org

Mail papillonrebibbia@katamail.com - vittorioantonini@tiscalinet.it

 

Lettera sulla chiusura della Biblioteca di Casale Ponte di Nona (pdf)

Dai detenuti una bella prova di partecipazione e qualche considerazione

L'indulto è solo l'inizio di una lunga lotta per i nostri diritti (pdf)

La partecipazione dei detenuti alle primarie dell’Unione

Seconda lettera aperta a Romano Prodi e ai candidati alle primarie dell'Unione

Lettera aperta dell'Ass. Papillon a Prodi e ai Segretari di partito dell’Unione

Chi ha paura della presenza dei detenuti negli organismi della Regione Lazio?

Violenza e stupidità del carcere all’origine della riforma del 1975

Lettera dell’Associazione Papillon rivolta a tutti i detenuti

Vinta una vertenza-pilota su equa retribuzione a detenuti lavoranti

Intervento Associazione Papillon al convegno "Tutela dei Diritti Sociali"

Il Lazio dovrebbe istituire degli educatori regionali per le carceri

L’arroganza e il menefreghismo parlamentare sul carcere...

Cinquantaseimila voci sepolte e mortificate...

Considerazioni sulla carcerizzazione dell’emarginazione sociale

Lo Statuto dell'Associazione "Papillon Rebibbia Onlus"

I tagli alla finanziaria tagliano anche le possibilità di cura per i detenuti malati

Proposte in materia di sanità penitenziaria avanzate dall'Associazione Papillon

A proposito di H.I.V., tossicodipendenze e legalizzazione

Io sono Elio, lettera tratta dal libro "Maggio Selvaggio" di Edoardo Albinati

Sanità in carcere: il problema dell'H.I.V.

Sanità: lettera di protesta al Ministro della giustizia

 

Le visite di agosto nelle carceri e la ripresa d’autunno

 

Raccogliendo l’invito continuamente rivoltogli dai detenuti, in questi giorni alcuni uomini politici di vari partiti (e persino noti giornalisti televisivi) stanno visitando le carceri italiane per rendersi conto da vicino delle assurde condizioni in cui sono costretti a vivere quotidianamente circa 57.000 Cittadini italiani.

Al termine delle visite, ognuno di loro esprime la propria incredulità sul fatto che una condanna scontata in quelle condizioni possa realmente "rieducare" o aiutare la "risocializzazione" di chi ha violato la Legge, e tutti loro si stanno impegnando in vario modo affinché i cittadini liberi conoscano più da vicino la triste realtà esistente "oltre il muro".

In particolare, va sottolineata l’importanza delle visite e delle notizie di stampa riguardanti le carceri delle regioni meridionali, più volte sollecitate dalla nostra associazione e dai familiari dei detenuti (che ad esempio a Napoli hanno manifestato contro la malasanità bloccando la strada davanti al carcere).

Durante i colloqui con i visitatori, migliaia di detenuti e molti direttori, operatori ed agenti hanno espresso un’evidente insoddisfazione per la reale portata dell’indultino, il quale secondo molti non è altro che una sorta di sovrapposizione in negativo al cosiddetto "affidamento in prova ai servizi sociali", la legge che già da tempo prevede la possibilità di "affidamento all’esterno" per gli ultimi tre anni di pena (e degli ultimi 4 per i detenuti tossicodipendenti).

Una delle paure dei detenuti è che ora molti magistrati di sorveglianza ridurranno ancora di più le già scarse concessioni dell’affidamento in prova ai servizi sociali, sostituendolo con le poche concessioni del cosiddetto indultino, poiché questo gli permetterebbe di stabilire un quotidiano controllo di polizia per 5 anni sulla vita esterna dell’ex detenuto. E francamente sinora nessuno è riuscito a spiegare ai detenuti la ragione per la quale dovrebbero chiedere l’applicazione del cosiddetto indultino e non quella della legge che già da anni prevede appunto l’affidamento in prova ai servizi sociali.

Non c’è quindi da stupirsi se in questi giorni di fine agosto, una volta scomparso il polverone che da più parti si era sollevato intorno all’approvazione dell’indultino, anche la stampa nazionale e locale inizia a prendere atto della sostanziale inutilità di quella legge per affrontare il dramma del sovraffollamento.

Anche queste considerazioni sono alla base delle richieste che l’Associazione Papillon sta proponendo ai Parlamentari di tutti i partiti.

Una conferenza nazionale organizzata dalle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, che verifichi gli ostacoli (più volte rilevati anche dai Parlamentari dei vari partiti durante le visite negli istituti penitenziari), che impediscono un’applicazione integrale ed uniforme della Legge Gozzini su tutto il territorio nazionale, così da garantire che ovunque siano realmente rispettati la lettera e lo spirito di quella Legge.

Una proposta di Legge nazionale che permetta, senza ulteriori aggravi per le casse pubbliche, di aumentare le possibilità occupazionali per detenuti ed ex detenuti. E su questo problema, già a settembre la Papillon incontrerà i gruppi parlamentari per discutere le sue proposte semplici e concrete che non hanno niente a che vedere con quei mastodontici e costosissimi progetti che senz’altro sono molto redditizi per gli organismi che li gestiscono ma che il più delle volte non hanno un’equivalente ricaduta positiva su una quantità apprezzabile di detenuti ed ex detenuti.

Una proposta di Legge per l’inserimento di un nuovo articolo dell’Ordinamento Penitenziario che -pur salvaguardando il carattere individuale del cosiddetto "programma trattamentale" - riconosca il diritto dei Cittadini detenuti di associarsi per rappresentare in forma collettiva le proprie istanze generali nei confronti delle varie Istituzioni locali e nazionali (dal Municipio alla Regione, dal Ministero di Giustizia alle Commissioni parlamentari).

 

Tali richieste saranno già a settembre oggetto delle iniziative pubbliche della nostra associazione all’esterno delle carceri, sia a Roma che in altre città, e precederanno le conclusioni della Commissione di Riforma del Codice Penale previste per l’autunno inoltrato.

La conferenza nazionale sulla Gozzini e le proposte di Legge sul lavoro e il diritto di associarsi liberamente, sono quindi parte integrante del cammino, necessario per riaprire il dibattito sulle più urgenti misure da adottare, per rendere minimamente accettabili le condizioni delle galere.

Si tratta in pratica di tornare a ragionare su quella piattaforma che è alla base della nostra battaglia di civiltà e che intendiamo rilanciare con una settimana di pacifica mobilitazione in tutte le carceri nella seconda metà di ottobre:

un indulto generalizzato di 3 anni;

il passaggio della sanità penitenziaria al Servizio Sanitario nazionale;

la riforma del codice penale, a partire dall’abolizione dell’ergastolo e dalla depenalizzazione dei reati minori;

l’abolizione delle prescrizioni contenute nell’art. 4 bis;

l’abolizione dell’anticostituzionale art. 41 bis;

l’aumento della liberazione anticipata a 4 mesi;

un aumento delle concessioni delle misure alternative al carcere;

espulsione dei detenuti stranieri che ne facciano richiesta.

 

Sappiamo bene quanto questa strada sia ardua, ma auspichiamo che le più diverse forze sociali, la chiesa cattolica, i parlamentari più seri e coerenti e gli enti locali per ciò che è di loro competenza, ci siano vicini nei prossimi mesi in questa difficile ma necessaria battaglia di civiltà.

 

Roma lì, 20.08.2003

 

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