Giustizia riparativa mediazione penale

 

Giustizia riparativa e mediazione penale: due studi del D.a.p.

 

Una Commissione di studio del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria ha indagato per due anni sulle prassi e esperienze riparative praticate sull’intero territorio nazionale. La ricerca consente di far luce sulle difficoltà e sulle prospettive dell’applicazione della giustizia riparativa nell’esecuzione della pena.

 

La giustizia riparativa e i Centri di Servizio Sociale per Adulti

La prescrizione riparativa nell’affidamento in prova al servizio sociale

Le disposizioni comunitarie e internazionali sulla giustizia riparativa

Conclusioni, a cura di Maria Pia Giuffrida

 

Che cosa significano giustizia riparativa e mediazione penale

 

La giustizia riparativa è definita come una possibile risposta al reato che coinvolge il reo e - direttamente o indirettamente - la comunità e/o la vittima, nella ricerca di possibili soluzioni agli effetti dell’illecito e nell’impegno fattivo per la riparazione delle sue conseguenze. Tra le forme/azioni di giustizia riparativa si evidenzia quale forma più compiuta la mediazione che la Raccomandazione 19(99) del Consiglio d’Europa definisce come "procedimento che permette alla vittima e al reo di partecipare attivamente, se vi consentono liberamente, alla soluzione delle difficoltà derivanti dal reato con l’aiuto di un terzo indipendente (mediatore)".

Negli ultimi anni è emersa in Italia una particolare attenzione per la cosiddetta giustizia riparativa che può essere definita, in prima approssimazione, come una forma di risposta al reato che coinvolge il reo e - direttamente o indirettamente - la comunità e/o la vittima nella ricerca di possibili soluzioni agli effetti dell’illecito e nell’impegno fattivo per la riparazione delle sue conseguenze. Il fenomeno criminoso viene letto, in tale ottica, non solo come trasgressione di una norma e lesione (o messa in pericolo) di un bene giuridico, ma come evento che provoca la rottura di aspettative e legami sociali simbolicamente condivisi che richiede l’adoperarsi per la ricomposizione del conflitto e il rafforzamento del senso di sicurezza collettivo.

La rilevanza culturale, giuridica, operativa del tema è di tutta evidenza alla luce dei documenti internazionali ed in particolare della Raccomandazione (99)19 del Consiglio d’Europa, della Dichiarazione di Vienna del 2000 (X Congresso delle Nazioni Unite sulla Prevenzione del Crimine e il trattamento dei detenuti - Vienna 10 - 17 aprile 2000) e della Risoluzione sui principi base sull’uso dei programmi di giustizia riparativa in ambito penale dell’Economic and Social Council 2000/14 del 27/07/2000. In particolare quest’ultimo documento definisce giustizia riparativa quel procedimento in cui "la vittima e il reo, e se appropriato, ogni altro individuo o membro della comunità lesi da un reato partecipano insieme attivamente alla risoluzione delle questioni sorte dall’illecito penale, generalmente con l’aiuto di un facilitatore".

Tra le forme/azioni di giustizia riparativa si evidenzia quale forma più compiuta la mediazione che la Raccomandazione 19(99) del Consiglio d’Europa definiva come "procedimento che permette alla vittima e al reo di partecipare attivamente, se vi consentono liberamente, alla soluzione delle difficoltà derivanti dal reato con l’aiuto di un terzo indipendente (mediatore)".

Allo stato, nell’ordinamento italiano, la mediazione penale ha trovato applicazione già da alcuni decenni in ambito minorile con riferimento agli artt. 9, 27 e 28 del D.P.R. 22 settembre 1988 n. 448 "Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni", mentre più di recente, è stata prevista espressamente dall’art. 29 D.Lgs. 28 agosto 2000 n. 274 in relazione ai reati procedibili a querela di parte di competenza del giudice di pace.

Nell’ambito dell’esecuzione della pena dei condannati adulti particolare rilievo assumono le norme di cui all’art 47 comma 7 L. 26 luglio 1975 n. 354 "Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà" e all’art. 27 comma 1 D.P.R.30 giugno 2000 n. 230, "Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà".

 

La Commissione di studio "Mediazione penale e giustizia riparativa"

 

Per promuovere una congrua applicazione di quanto previsto dall’ordinamento penitenziario è stata istituita, con Decreto del capo Dipartimento 26 febbraio 2002, presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, la Commissione di studio "Mediazione penale e giustizia riparativa", composta da personale dell’Amministrazione Penitenziaria ed esperti esterni, che ha come obiettivo quello di definire le linee guida che assicurino, nell’ambito dell’esecuzione penale di soggetti adulti, l’adozione di modelli uniformi di giustizia riparativa in linea con le Raccomandazioni delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa.

La Commissione, in ordine al mandato ricevuto, ha iniziato un delicato percorso di elaborazione di indirizzi teorici ed operativi da diffondere a livello nazionale, avviando innanzitutto un’indagine sulle prime prassi ed esperienze riparative intraprese sul territorio nazionale in relazione a specifici contesti normativi.

La Commissione ha infatti avvertito l’esigenza di conoscere le prassi, le iniziative e le situazioni esistenti, quale passaggio fondamentale sia per la definizione di paradigmi teorici, sia per l’elaborazione di linee guida che orientino le prassi operative.

L’attenzione è stata focalizzata, in prima battuta, sull’affidamento in prova al servizio sociale, con particolare riferimento alla "prescrizione" di cui all’art 47 comma 7 L. 26 luglio 1975 n. 354, tenendo costantemente presente quanto introdotto dall’art. 27 comma 1 D.P.R. 30 giugno 2000 n. 230.

 

L’indagine si è svolta attraverso due monitoraggi

 

Il primo monitoraggio, (luglio 2002/febbraio 2003), realizzato mediante un questionario rivolto ai direttori dei Centri di servizio sociale per adulti, ha riguardato la rilevazione della "politica", degli orientamenti e delle iniziative operative di ciascun servizio in merito alle esperienze riparatorie nell’affidamento in prova al servizio sociale.

Il secondo monitoraggio, (luglio 2002/maggio 2004), ha coinvolto tutti gli assistenti sociali dei Centri di servizio sociale per adulti, che hanno collaborato a raccogliere i dati ritenuti utili al fine di conoscere gli eventuali progetti di giustizia riparativa, ipotizzati o concretamente avviati ed attuati, in relazione agli affidati presi in esame, di cui si sono altresì rilevati i dati personali, la posizione giuridica e la tipologia di reato.

Da tali ricerche è emersa l’esigenza di definire alcune direttive da seguire nella materia che saranno contenute in una circolare di prossima emanazione attraverso la competente Direzione Generale della esecuzione penale esterna.

La Commissione ha anche predisposto un modello di convenzione con gli enti locali, associazioni, organismi pubblici e privati per l’espletamento di attività riparativa a favore della collettività da parte di condannati che scontano la pena in affidamento in prova.

Nel luglio 2004 la Commissione ha incontrato i responsabili degli Uffici di mediazione penale per minori operanti sul territorio nazionale, per discutere l’ipotesi di avvio di sperimentazione di percorsi di mediazione penale con soggetti condannati adulti. La Commissione ha predisposto all’uopo una ipotesi di accordo sottoposta all’attenzione del Garante per la privacy sotto il profilo della riservatezza dei dati personali della vittima del reato.

La Commissione ha definito inoltre un’ipotesi di pacchetto formativo al fine di poter promuovere negli operatori penitenziari le conoscenze e le competenze necessarie per gestire le problematiche connesse alla realizzazione di ipotesi di giustizia riparativa e la capacità di sostenere il reo nel percorso di riflessione sulle condotte antigiuridiche poste in essere e sulle conseguenze del reato, ai sensi dell’art. 27 comma 1 D.P.R. 30 giugno 2000 n. 230.

 

La composizione della Commissione sulla giustizia riparativa

 

La Commissione, coordinata dalla dott.ssa Maria Pia Giuffrida, Dirigente Generale dell’Amministrazione Penitenziaria, è composta da consulenti esterni esperti nella materia:

Maurizio Azzolini, Ufficio di mediazione del Comune di Milano;

Adolfo Ceretti, professore associato di criminologia presso l’Università Milano-Bicocca e coordinatore scientifico dell’Ufficio di mediazione del Comune di Milano;

Giovanni Ghibaudi, Centro di mediazione del Comune di Torino;

Claudia Mazzucato, docente di diritto penale presso l’Università La Cattolica di Milano;

Gilda Scardaccione, docente di criminologia e psicologia sociale presso l’Università G. D’Annunzio di Chieti.

 

e personale dell’Amministrazione penitenziaria

 

Maria Rosaria Cropano, Assistente Sociale Coordinatore del Centro di Servizio Sociale di Roma;

Rosaria Furlotti, Direttore del Centro di Servizio Sociale di Reggio Emilia;

Chiara Ghetti, Direttore del Centro di Servizio Sociale di Venezia;

Angela Magnino, Direttore dell’Ufficio dell’Esecuzione Penale Esterna del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria del Piemonte;

Claudio Marchiandi, Direttore area educativa presso la Direzione Generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria;

Giovanni Mazzone, Direttore della Casa Circondariale di Modica;

Filomena Terenzi, Direttore di servizio sociale presso l’Ufficio rapporti con le Regioni, gli Enti Locali ed il Terzo Settore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria;

Sebastiano Zinna, Dirigente di servizio sociale presso l’Istituto Superiore di Studi Penitenziari.

 

 

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