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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di domenica 21 dicembre 2025
CARCERI
di Massimo Lensi
Left, 21 dicembre 2025 Cinquant’anni dopo la legge 354 del 1975 - il cuore civile dell’esecuzione penale - il bilancio non può che essere negativo. Non perché quella riforma non avesse una propria forza innovatrice, ma perché la sua promessa è rimasta schiacciata sotto il peso di una macchina penitenziaria che ha continuato a operare secondo logiche estranee alla Costituzione. L’Ordinamento del 1975 nasceva per tradurre l’articolo 27 in prassi quotidiana: umanizzazione del trattamento (principio di personalizzazione della pena), centralità della persona detenuta, finalità rieducativa, controllo giurisdizionale sull’esecuzione. Un progetto ambizioso che i regolamenti successivi - da quello del 2000 al più recente tentativo di riscrittura - hanno tecnicizzato senza riuscire a farne realmente un dispositivo di garanzia, e che nel tempo è stato progressivamente svuotato da una legislazione penale speciale sempre più orientata all’eccezione, alla sicurezza e alla neutralizzazione.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 21 dicembre 2025 Il Guardasigilli al IX congresso di Nessuno tocchi Caino: “Diminuire i detenuti in attesa di giudizio”. “Quando avremo chiuso la parentesi del referendum, metteremo subito mano al processo penale”. Lo ha annunciato il ministro di Giustizia Nordio che ha voluto - malgrado la recente perdita di suo fratello Roberto - intervenire alla giornata conclusiva del IX congresso di Nessuno tocchi Caino svoltosi nel teatro interno all’Istituto penale per minorenni Beccaria di Milano. “Stiamo lavorando per un nuovo codice di procedura penale che enfatizzi i momenti del garantismo”, ha assicurato il Guardasigilli agli amici radicali prefigurando un ritorno “ai primordi ispirati a Vassalli, una medaglia d’argento della Resistenza”.
di Maurizio Piccinino
La Discussione, 21 dicembre 2025 Il garantismo come architrave del sistema penale, articolato in tre passaggi distinti ma connessi: presunzione di innocenza, certezza della pena, rieducazione del condannato. È il filo seguito dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio nel video intervento al congresso di Nessuno tocchi Caino, ospitato al Teatro Punto zero dell’istituto penale per minorenni Cesare Beccaria di Milano. Nordio ha definito il garantismo una responsabilità dello Stato, non una concessione. Il primo snodo è la presunzione di innocenza, che resta, a suo giudizio, un punto critico dell’attuale sistema. Il ministro ha ricordato che oltre 15mila persone sono detenute senza una condanna definitiva e che una parte consistente viene poi scarcerata perché la detenzione risulta ingiustificata.
di Fiorenza E. Aini
gnewsonline.it, 21 dicembre 2025 “Il garantismo, di cui siamo tutti fedeli osservanti, si coniuga in tre momenti, quello della enfatizzazione della presunzione di innocenza, quello della certezza della pena e quello della rieducazione del condannato del detenuto”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante il video intervento al congresso di ‘Nessuno tocchi Caino’ i cui lavori si sono tenuti nel Teatro Puntozero dell’istituto per i minorenni Cesare Beccaria di Milano. Nell’approfondire il primo dei tre momenti cardine del garantismo, la presunzione di innocenza, Nordio ha ricordato che “vi sono più di 15mila persone in detenzione che non scontano una condanna definitiva e una buona parte di queste viene poi scarcerata, perché la loro detenzione si è manifestata ingiustificata”. Il Governo- ha proseguito - “ha intenzione di intervenire per limitare il più possibile la carcerazione preventiva, proprio in ossequio alla presunzione di innocenza”.
di Valentina Pigliautile
Il Messaggero, 21 dicembre 2025 Domani in Cdm il provvedimento che permetterà di votare anche di lunedì sulla separazione delle carriere di giudici e pm. I timori di Palazzo Chigi per l’astensione. La data precisa ancora manca, ma quel che è certo è che non sarà unica. Pronto ad approdare in Consiglio dei ministri, già domani, c’è il decreto che permetterà al governo di svolgere in due giorni il referendum sulla separazione delle carriere. Un copione che si ripete, in analogia con i pregressi appuntamenti elettorali, per cercare di “tamponare” l’astensionismo dilagante e mobilitare quante più persone possibili: l’unica strategia vincente quando - come nei referendum confermativi - non esiste quorum e basta un solo voto in più per vincere. Intanto il Guardasigilli pensa al prossimo passo: la riforma del processo penale.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 21 dicembre 2025 Venerdì 19 dicembre quindici cittadini si sono presentati in Cassazione per voler promuovere la raccolta di almeno 500mila firme per richiedere il referendum sulla separazione delle carriere. Potranno quindici cittadini mandare all’aria i piani del Governo sulla data della separazione delle carriere? Come vi abbiamo raccontato oggi, Palazzo Chigi sarebbe intenzionato a convocare entro la fine dell’anno un Consiglio dei Ministri per indire la data del referendum sulla riforma costituzionale targata Carlo Nordio con l’obiettivo di portare quanto prima, addirittura il 1° marzo, i cittadini alle urne.
di Michele Gambirasi
Il Manifesto, 21 dicembre 2025 Presentata la formazione guidata da Giovanni Bachelet, con Cgil, Arci, Anpi e Libera. Il 10 gennaio la prima assemblea. “Se votano gli stessi di giugno si può vincere”. Si allungano i tempi per il governo: impossibile andare alle urne già a inizio marzo. È ufficialmente nato il comitato della società civile per il No al referendum costituzionale sulla giustizia, il secondo dopo quello dell’Associazione nazionale magistrati. Presentato ieri, la formazione è presieduta da Giovanni Bachelet ed è composto da Cgil, Arci, Anpi, Acli, Libera e decine di altre associazioni. L’idea è che, accanto alla campagna dei magistrati che hanno promesso di non voler politicizzare la questione (come anche il governo del resto), in seno al nuovo comitato si promuova l’idea che la riforma sia dannosa in primo luogo per i cittadini.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 21 dicembre 2025 Dottor Edmondo Bruti Liberati, già presidente dell’Anm, giovedì è nato il Comitato nazionale “Sì Riforma”, molto vicino al centrodestra. Che ne pensa di tutto questo? Apprezzo il titolo perché, a differenza del Comitato “Sìsepara”, chiarisce che non solo di separazione si tratta. È Sì sul complesso della riforma, nonostante diversi promotori si siano espressi, di volta in volta, contro il sorteggio o contro la separazione delle carriere. La sgangherata Alta Corte disciplinare ha raccolto l’unanimità delle critiche dei costituzionalisti che se ne sono occupati. Il presidente professor Zanon afferma che ciò che unisce i promotori sono “le storie personali” e un “orientamento culturale e politico”. In ogni caso è la condivisione del progetto di fondo: la riduzione alla quasi irrilevanza del Csm.
di Valentina Stella
Il Dubbio, 21 dicembre 2025 Rinaldo Romanelli, segretario dell’Ucpi, come spiegare a un cittadino perché votare Sì? Separare l’organizzazione del giudice da quella del pm rafforza il giudice e lo libera da ogni condizionamento: questa è una garanzia per i cittadini. Introdurre il sorteggio al Csm è una medicina rispetto alla malattia del correntismo che nessuno è stato in grado di curare o ha voluto curare, avendo la magistratura pensato di potersi redimere scaricando tutto su Palamara e altri cinque o sei magistrati. Quanto all’Alta Corte è la fisiologica evoluzione di quello che è il disciplinare nel Csm, ossia attività giurisdizionale. Ciò allontana anche l’obiezione sul sorteggio: nessuno si sceglie il proprio giudice. Il giudice è naturale e precostituito per legge.
di Paolo Frosina
Il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2025 Luigi Salvato definiva il sorteggio del Csm “contrario ai principi democratici”: dopo la pensione si è convertito alle posizioni del governo. “Ho studiato e mi sono chiarito le idee”. Il sorteggio dei membri del Consiglio superiore della magistratura è “contrario ai principi essenziali della democrazia”. La riforma Nordio “rafforzerà la figura del pubblico ministero, a scapito delle garanzie offerte attualmente al cittadino”. Più in generale, “le principali criticità addotte per giustificare la separazione delle carriere non verranno affatto risolte dalla sua introduzione. Anzi, si rischia di aggravarle”. Pare assurdo, ma a parlare così, meno di un anno fa, era uno dei soci fondatori del neonato comitato per il Sì al referendum promosso dalla maggioranza di governo.
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 21 dicembre 2025 Shahin è libero perché un giudice ha chiesto le prove e le prove non c’erano. Una garanzia che vale per tutti, anche per la politica. Mohamed Shahin è uscito dal Cpr di Caltanissetta domenica scorsa, ed è divampata una polemica che non fa i conti con i dati reali. È stato liberato l’imam della moschea di Torino, quello finito al centro della bufera per le frasi sulla manifestazione pro-Palestina, quello che il ministro Piantedosi aveva deciso di espellere. Eppure, leggendo l’ordinanza del giudice Ludovico Morello della Corte d’Appello di Torino, viene da pensare che il sistema abbia funzionato esattamente come dovrebbe.
di Dafne Roat
Corriere del Trentino, 21 dicembre 2025 Sentenza depositata dopo 4 anni. La Corte d’appello nega il risarcimento, ma la Cassazione gli dà ragione. Associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Hashish e cocaina perlopiù. C’era anche lui al casello autostradale di San Michele - aveva sostenuto l’accusa - quando era arrivato il carico di 10 chili di hashish e un etto di cocaina. “Era su un’altra auto, aveva il ruolo di bonifica”. Accuse pesanti. Era il 22 giugno 2016. “Non c’entro”, si era difeso lui. Ma non è bastato. Nessun arresto, ma quasi un anno dopo era arrivata la doccia gelata: un ordine di custodia cautelare per aver “agevolato” il corriere della droga. Si erano così aperte le porte del carcere, 28 giorni in cella, altri 385 agli arresti domiciliari, poi l’udienza davanti al gup e infine l’assoluzione.
di Daniele Oppo
La Nuova Ferrara, 21 dicembre 2025 Presenti 415 detenuti su 244 di capienza e l’organico è ridotto del 30%. “Una delle situazioni più gravi degli ultimi periodi”. Dopo la visita di ieri mattina nella casa circondariale di Ferrara, non usa molto giri di parole Maura Benvenuti, capo delegazione già membro del Consiglio generale del Partito radicale e punto di riferimento nella città estense. La situazione del carcere ferrarese è problematica. “C’è un sovraffollamento da far paura - spiega Benvenuti - su una capienza di 244 persone, abbiamo 415 detenuti. La situazione è drastica, anche per la mancanza di personale, siamo a -30% rispetto alla pianta organica, mancano comandanti, c’è solo la direttrice che è da sola con la Polizia penitenziaria: un problema che si protrae da mesi, con tanti trasferimenti temporanei”.
agensir.it, 21 dicembre 2025 “L’ultimo pensiero giubilare è per gli ultimi, tra cui sono i carcerati: ultimi per gli uomini, ma primi davanti a Dio”. Lo ha detto questa mattina l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nella cattedrale in occasione del Giubileo dei detenuti, ultimo appuntamento giubilare prima della conclusione prevista, a livello diocesano, il 28 dicembre. Oggi assistiamo “al ritorno di un clima di vendetta per chi commette un reato, di rifiuto di ogni aiuto e percorso alternativo nei confronti dei detenuti. È facile - ha detto il presule - sentire espressioni che non possono essere accettate o alimentate dai cristiani, che rimandano a: ‘occhio per occhio’ o del genere ‘più carceri’ o ‘in carcere e buttiamo la chiave’ o ‘rimettiamo la pena di morte’, per non dire altro.
di Francesca Conidi
leggo.it, 21 dicembre 2025 Sbarre, manette e frasi presenti sulle mura del locale evocano a gran voce il mondo della prigione. Il pub Vale la pena, all’Alberone, ci tiene a ricordarlo quel mondo, come tiene a sottolineare che è possibile una seconda vita per chi si lascia alle spalle il carcere e gli errori che lo hanno condotto fin lì. In questo posto infatti, grazie ad un progetto promosso dalla Onlus Semi di libertà, riescono a trovare lavoro gli ex detenuti che vogliono percorrere una strada nuova, lontana dalla delinquenza. “Abbiamo la mission di contrastare la recidiva delle persone in esecuzione penale, ovvero evitare che facciano altri reati una volta usciti dalla prigione”, spiega Paolo Strano, Presidente della Onlus che ha avviato il progetto.
di Federica Pacella
Il Giorno, 21 dicembre 2025 Anche in carcere esiste uno spazio di immaginazione, di sogno, di rinascita. Lo hanno dimostrato i detenuti ed ex detenuti che hanno partecipato alla realizzazione di “La stanza”, libro illustrato realizzato all’interno del progetto Evasione Creativa, promosso dall’associazione Carcere e Territorio. Il libro è stato al centro del banchetto, organizzato ieri pomeriggio da Carcere e Territorio e associazione Casello 11, per raccogliere fondi per il centro diurno “A levar l’ancora”, che accoglie e lavora per curare le ferite e valorizzare le risorse personali delle persone in esecuzione penale interna ed esterna.
di Marina Lomunno
La Voce e il Tempo, 21 dicembre 2025 “I carcerati non hanno più la libertà perché hanno commesso un reato, ma non sono stati privati di tutti gli altri diritti: rimangono cittadini e nostri fratelli”. Così il francescano Beppe Giunti dopo il Giubileo con il Papa e con l’Arcivescovo. Forte il messaggio in un tempo che rischia di dimenticare le garanzie fondamentali di uno Stato di diritto. L’ultimo grande appuntamento del Giubileo della Speranza che papa Leone XIV ha voluto dedicare ai detenuti, domenica 14 dicembre terza d’Avvento, è forse - per ora - il gesto che più esprime la continuità con il magistero del suo predecessore.
di don Silvano Oni*
La Voce e il Tempo, 21 dicembre 2025 Sono in treno durante il viaggio di ritorno da Roma, dove ho vissuto la celebrazione del Giubileo dei detenuti. Ho il cuore pieno di emozioni e fatico a contenerle e mi sorprendo a commuovermi (sarà la vecchiaia?). Ho già partecipato ad altri momenti del Giubileo della Speranza ma questo l’ho sentito in modo del tutto particolare: è la prima volta che l’ho vissuto “da protagonista”. Era il Giubileo del mondo del carcere: sia degli agenti della polizia penitenziaria (con alcuni di loro siamo stati in pellegrinaggio a Lourdes) sia dei ragazzi ospiti dell’Istituto, quei ragazzi che incontro tutti i giorni al “Ferrante”. In carcere con loro se n’è parlato spesso.
cepell.it, 21 dicembre 2025 Lunedì 22 dicembre alle ore 14, nel Carcere minorile di Nisida, lo scrittore Antonio Franchini e l’attrice Marianna Fontana incontrano i giovani detenuti per l’ultimo appuntamento di Libri Liberi, iniziativa promossa dalla Fondazione De Sanctis con il patrocinio del Ministero della Giustizia - Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità - e in collaborazione con il Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura. Antonio Franchini e Marianna Fontana si confrontano con un classico del romanzo di formazione per l’adolescenza, "L’amico ritrovato" di Fred Ulhman, apparso nel 1971 negli Stati Uniti e poi pubblicato in tutto il mondo, racconto di un’amicizia del cuore, un’intesa perfetta e magica spezzata dal gorgo della Storia, sullo sfondo della Germania nazista.
di Valentina Tisi
La Repubblica, 21 dicembre 2025 L’ha organizzata l’associazione “Bambini senza sbarre” per donare un momento di “normalità”. L’albero di Natale, lo scambio di regali, il coro in sottofondo, pandoro e panettone sul tavolo. Immagini tipiche del Natale, così come i sorrisi e il calore degli abbracci, ad essere insolito è il luogo, la casa circondariale Gozzini. A portare dietro le porte del carcere l’atmosfera natalizia, facendo incontrare i detenuti con le loro famiglie è l’associazione “Bambini senza sbarre”, che sabato 20 dicembre ha organizzato un momento pensato proprio per i più piccoli, donando un po’ di “normalità” a quei bambini che si trovano a passare le feste lontano dai padri.
di Gianluca Iovine
Il Dubbio, 21 dicembre 2025 All’apparenza parecchio diverso da altri titoli di Daniele Vicari, “Ammazzare stanca - Autobiografia di un assassino”, rivela in conclusione i temi sociali che più stanno a cuore al regista. Dunque, anche se assistiamo al racconto dell’espansione delle cosche di ‘ndrangheta in Nord Italia tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento, e al primo caso storico di pentimento, emergono, dal libro-confessione di Antonio Zagari che ha ispirato il film, il tema dell’immigrazione interna e quello della contrapposizione tra Settentrione industriale e Meridione rurale con il fattore delle dinamiche familiari a rilevare anche quando l’impresa consisteva nel business degli omicidi, dei sequestri e del dominio territoriale.
di Antonio Sanfrancesco
illibraio.it, 21 dicembre 2025 “Non ho mai portato la tonaca. Sono allergico a tutte quelle liturgie. Sono sempre stato un prete un po’ matto. Senza la follia non sarei riuscito a entrare in sintonia con i miei ragazzi e diventare per loro un educatore, e un padre”. Don Antonio Mazzi, che ha da poco compiuto 96 anni (“Ho chiesto al Padreterno una proroga perché ho ancora molto da fare”), ha festeggiato i quarant’anni della prima Carovana di Exodus, un’intuizione nata negli nel 1985 per spingere più in là la notte dei ragazzi tossicodipendenti portandoli in giro per un cammino educativo, di consapevolezza e rinascita.
AFFARI SOCIALI
di Luca Ricolfi
Il Messaggero, 21 dicembre 2025 Una vena di schizofrenia, da qualche tempo, affligge il dibattitto politico sulla sicurezza. La destra è in difficoltà perché diversi reati (a partire dalle violenze sessuali) sono in aumento, e la sinistra dà la colpa al governo. Le opposizioni, a loro volta, sono in imbarazzo perché si sentono costrette ad occuparsi di un tema che non è loro congeniale e che hanno sempre snobbato. Quello cui assistiamo è così uno spettacolo inedito: la destra costretta a minimizzare il problema della sicurezza, la sinistra a drammatizzarlo. Quello su cui un po’ tutti sembrano concordare è che la gente è preoccupata, ha paura di uscire di casa la notte, e chiede più pattuglie di polizia nelle strade. Ma è davvero la paura lo stato d’animo che si è impossessato dell’opinione pubblica?
di Giuseppe Salvaggiulo
La Stampa, 21 dicembre 2025 La manifestazione per difendere Askatasuna, il Centro sociale torinese sgomberato dopo 29 anni di occupazione, ha seguito il copione peggiore, nonché più prevedibile. All’inizio migliaia di persone pacifiche, con mamme e bambini, in un quartiere in buona parte solidale. In mezzo duecento professionisti della guerriglia che prendono la testa del corteo, sfidando lacrimogeni e idranti della polizia, e mettono a ferro e fuoco un pezzo di città. Alla fine i cinquecento antagonisti rimasti che proiettano sui palazzi di piazza Vittorio la scritta “grazie per le luci di Natale, sindaco Lo Russo servo infame”. I video degli scontri, che rimbalzano da ieri pomeriggio su tv e web, non possono restituire il clima che ieri si respirava a Torino. I commercianti serravano le saracinesche. I bar rimuovevano i dehors.
di Diego Motta
Avvenire, 21 dicembre 2025 Non c’è solo Askatasuna nella mappa dei centri sociali occupati. Nel mirino del Viminale, ci sarebbero diverse situazioni di illegalità da Nord a Sud, alcune delle quali riconducibili a gruppi di estrema destra. Nel giorno in cui Askatasuna ha convocato una manifestazione, con 500 agenti schierati a Torino, dopo lo sgombero di due giorni fa, i riflettori si accendono sempre di più sull’area antagonista, spesso molto presente soprattutto nelle grandi città. Realtà sempre al confine tra legalità e illegalità, che paiono essere state messe sotto la lente da parte degli uffici del ministero dell’Interno. Dopo lo sgombero di Askatasuna resta infatti ancora ampia la galassia delle occupazioni abusive di immobili, sia privati che pubblici, di area anarco-antagonista, all’interno dei quali sono attivi collettivi che organizzano iniziative di vario genere: se ne contano almeno 126 in tutta Italia.
di Paolo Valentino
Corriere della Sera, 21 dicembre 2025 L’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati: “Il Sudan è la prima emergenza, ma l’Europa è assente nonostante subirà le conseguenze maggiori di questa crisi”. “Viviamo in un mondo incapace di far la pace”, dice Filippo Grandi nella sua ultima intervista da Alto commissario dell’Onu per i Rifugiati. Il diplomatico italiano lascia l’incarico dopo dieci anni vissuti nella tormenta, scanditi da crisi umanitarie senza precedenti per dimensione e virulenza. Dal 2015, l’anno del suo insediamento, a oggi, il numero dei rifugiati nel mondo è raddoppiato fino a salire a 117 milioni.
DOCUMENTI
Articolo. "Non è questione di lana caprina", di Marcello Pesarini
Articolo. "Il carcere ai tempi della guerra", di Federico Giusti
CASSETTA DEGLI ATTREZZI
Statistiche: suicidi, morti per malattia, cause da accertare (aggiornamento al 19 dicembre 2025)
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