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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di sabato 13 dicembre 2025
di Pino Ciociola
Avvenire, 13 dicembre 2025 Una donna deceduta a Rebibbia, due uomini si sono tolti la vita a Viterbo e a Lecce. L’appello dell’arcivescovo Fisichella: forme di amnistia e liberazione almeno nell’anno del Giubileo. Il Giubileo dei detenuti inizia nel peggiore dei modi, con notizie di morte e disperazione”, ha detto sconsolato il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia. Perché la scorsa notte è morta nel carcere di Rebibbia una donna cinquantanovenne, probabilmente per overdose. E prima, l’altro ieri - ha continuato Anastasia - “c’è stato un caso di suicidio nel carcere di Viterbo e il decesso di un detenuto a lungo in coma e in terapia intensiva per una violenza tra detenuti all’interno di Rebibbia”: una brutta “successione di morte che segna queste giornate dedicate ai detenuti”. Ed è stata preceduta, giovedì, dal suicidio di un uomo recluso nel carcere di Lecce.
di Giulia Marrazzo
ansa.it, 13 dicembre 2025 Quattro vittime in 24 ore, uno deceduto dopo mesi di agonia. Quattro morti in 24 ore, nel pieno del Giubileo dei detenuti, riportano al centro dell’agenda nazionale l’emergenza carceraria. Una donna stroncata da un’overdose al carcere femminile di Rebibbia a Roma e una ricoverata in ospedale. Un uomo suicida a Viterbo, mentre un altro si toglieva la vita nel carcere di Lecce. E un uomo di 45 anni di Formia, deceduto a Tor Vergata dopo mesi di coma e travagliati periodi in riabilitazione per un pestaggio subito mentre era detenuto a Rebibbia. Un quadro impietoso che ha spinto il Vaticano a un appello esplicito: aprire finalmente ad alternative alla detenzione, riprendendo l’invito di papa Francesco a misure di clemenza e amnistia.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 13 dicembre 2025 Anche il Garante nazionale dei detenuti chiede subito misure contro il sovraffollamento. “Se poi in Parlamento non si trova una maggioranza ad hoc per atti di clemenza, ci sono altri strumenti come la conversione ope legis di brevi periodi in libertà vigilata”. Quattro detenuti morti, di cui due suicida, nel giro di 24 ore sono un brutto inizio per il Giubileo dei detenuti, tanto che a Rebibbia una delle cerimonie previste è stata annullata. “È triste e spiacevole”, commenta Riccardo Turrini Vita, attuale presidente del Collegio nazionale dei Garanti dei diritti delle persone private di libertà. L’ex magistrato e dipendente del Dap ha però anche delle proposte, stavolta in sintonia con quel mondo che si occupa di carcere e che più volte lo ha criticato. Questa è la seconda intervista che concede alla stampa da quando, il 31 ottobre 2024, ha preso il posto del defunto Felice D’Ettore.
di Alessio Briguglio
radioromasound.it, 13 dicembre 2025 Le notizie delle ultime ore sono di quelle che non dovrebbero mai diventare routine. Due detenuti morti a Rebibbia, una per overdose, l’altro dopo essere stato massacrato di botte nella sua cella e un terzo che si è tolto la vita nel carcere di Viterbo. Tre vite spezzate in un arco di tempo talmente ristretto da togliere il fiato. Tre storie che entrano nei notiziari come brevi di cronaca, quasi fossero fenomeni atmosferici inevitabili. Tre storie che entrano nei notiziari come brevi di cronaca, quasi fossero fenomeni atmosferici inevitabili. “È successo di nuovo”. Gli istituti penitenziari italiani non sono soltanto sovraffollati, aspetto che anche la più turpe vulgata sembra aver fatto proprio.
di Marta Tonti
huffingtonpost.it, 13 dicembre 2025 La morte di una donna avvenuta la notte scorsa presso la Casa Circondariale di Rebibbia interroga, ancora una volta, sulle criticità delle carceri italiane. La notte tra l’11 e il 12 dicembre è morta una donna detenuta nella Casa Circondariale di Rebibbia, a Roma. Sulle generalità e sulle dinamiche che hanno portato al decesso è ancora in corso un’indagine della Polizia Penitenziaria. Tra le ipotesi al vaglio c’è quella di un’overdose da psicofarmaci. Una vicenda che torna a supportare la tesi di un carcere che, come nel resoconto della testimonianza di B., ex detenuta a Rebibbia, “placa, addormenta e annienta, mentre lo Stato risparmia su tutto ciò che davvero servirebbe per curare, riabilitare, rieducare”.
di Paolo Barbieri
terzogiornale.it, 13 dicembre 2025 Il presidente del Senato, La Russa, ha parlato di un indulto, sia pure limitato, ma i suoi non ci stanno. Intanto, la situazione dei detenuti è sempre più drammatica. Non è molto probabile che Ignazio La Russa voglia passare alla storia come un illuminato “progressista”, ma sul tema del sovraffollamento carcerario ha oggettivamente incrinato il cupo unanimismo forcaiolo della maggioranza di destra-centro (che si trasforma, in genere, nel suo contrario ipergarantista solo quando si parla di “colletti bianchi”). Certo, a voler pensare male secondo l’antica massima andreottiana, il tema potrebbe suggerire l’ambizione di ricalcare le orme degli ultimi presidenti della Repubblica, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, con la speranza di ereditarne la dorata residenza. Eppure, vale la pena di registrare che l’attivismo della seconda carica dello Stato ha smosso le acque su una situazione che, in questa legislatura, è tornata ad aggravarsi pesantemente, e ha costretto in più di un’occasione esponenti di governo a rintuzzare pubblicamente le sue esternazioni.
di Giorgio Paolucci
Avvenire, 13 dicembre 2025 Domenica il Giubileo dei detenuti, abbiamo raccolto le loro voci. In vista del Giubileo dei detenuti che verrà celebrato domenica 14 dicembre, che porterà a Roma seimila pellegrini e che avrà il suo culmine nella Messa presieduta alle 10 da Leone XIV nella Basilica di San Pietro, molti messaggi sono arrivati alla redazione di Avvenire. Vengono sia da parte di chi potrà recarsi nell’Urbe, sia da quanti, pur dovendo restare in carcere, hanno voluto testimoniare come stanno vivendo questo “tempo forte”. Alcuni nomi delle testimonianze che seguono sono di fantasia. Sul sito www.avvenire.it in questi giorni continueremo la pubblicazione dei loro messaggi, che restituiscono uno spaccato significativo e sorprendente dell’umanità che vibra in quei luoghi.
di Vincenzo R. Spagnolo
Avvenire, 13 dicembre 2025 Per il Giubileo dei detenuti, parla della loro situazione Giovanni Battista de Blasis, segretario generale aggiunto del Sappe, sindacato degli agenti penitenziari, “Siamo ben consapevoli della vicinanza della Chiesa al mondo delle carceri e, per certi versi, anche alla Polizia Penitenziaria. Non è un caso che, in quasi tutti gli istituti, il cappellano sia un costante e prezioso punto di riferimento anche per noi poliziotti penitenziari”. Classe 1958, da una vita nella Polizia penitenziaria, Giovanni Battista de Blasis è il segretario generale aggiunto del Sappe, il sindacato più rappresentativo degli agenti penitenziari, col 27% degli iscritti su un totale di 37mila agenti e funzionari in servizio.
di Irene Famà
La Stampa, 13 dicembre 2025 Il presidente Anm Parodi: “Le colpe di Palamara non possono ricadere su tutta la magistratura. Fatemi i nomi e i cognomi di chi sbaglia”. La maggioranza: “Non volete perdere il potere”. Le colpe di Palamara non ricadano sui magistrati. Quelli giovani e quelli di lunga data che hanno sempre tenuto un atteggiamento irreprensibile. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi ha pochi dubbi: “Se quello scandalo non ci fosse stato, questa riforma non sarebbe stata proposta. O perlomeno sarebbe stata differente”. Poi sottolinea: “È una riflessione personale”. Ma una cosa è certa: chi è sul palco di Atreju a difendere la riforma costituzionale della Giustizia, tira in ballo in continuazione il caso che ha travolto palazzo Bachelet.
di Ermes Antonucci
Il Foglio, 13 dicembre 2025 Intervista al vicepresidente della Camera e responsabile di Forza Italia della campagna per il Sì al referendum: “La subordinazione del pm all’esecutivo esiste soltanto nella mente deviata di chi non ha ragioni, quella del gip al pm è un dato di fatto. Con la separazione delle carriere diminuiranno i casi di ingiusta detenzione”. “La riforma della giustizia non appartiene a una parte politica, ma è una riforma di civiltà che va esattamente nel solco della Costituzione. Alla congregazione degli smemorati, che va dal Pd all’Anm, passando per magistrati di primo piano come Gratteri, suggerirei un ripasso degli atti e dei lavori preparatori dell’Assemblea costituente perché lì c’è il seme di ciò che è previsto nella riforma di oggi: i giudici emettono le sentenze in nome del popolo italiano che - cito la Costituente - è il mandante della magistratura.
di Roberto Saviano
Corriere della Sera, 13 dicembre 2025 C’è una teoria rozza, antica e sempre pronta a riemergere quando la politica smette di comprendere la realtà: raccontare equivale a promuovere il male. È una teoria volgare perché confonde la descrizione con l’adesione, lo sguardo con la complicità, la narrazione con la propaganda. È su questa base che nasce la proposta di legge presentata da Maria Carolina Varchi, deputata di Fratelli d’Italia. La proposta di legge prevede l’estensione dell’articolo 416 bis introducendo il reato di “apologia e istigazione” dei comportamenti mafiosi. La norma punirebbe con 6 mesi/3 anni di carcere e multe fino a 10 mila euro chiunque, anche attraverso opere artistiche, media, musica o social, rappresenti o “esalti” la criminalità organizzata. Le pene sarebbero aggravate se il contenuto fosse diffuso tramite stampa o strumenti digitali.
garantedetenutilazio.it, 13 dicembre 2025 Una donna muore a Rebibbia, un suicida a Viterbo e un detenuto si spegne al Policlinico di Tor Vergata, dopo mesi in diversi ospedali, a seguito di un’aggressione nella Casa di reclusione di Rebibbia. “Questa notte una donna è morta nel carcere femminile di Rebibbia, mentre un uomo si levava la vita in quello di Viterbo. Ieri al policlinico di Tor Vergata perdeva la vita un uomo a lungo in coma, terapia intensiva e finalmente in riabilitazione, a seguito di un’aggressione violenta da parte di altri detenuti, mentre un altro si toglieva la vita nel carcere di Lecce. Una lunga scia di morti che non risparmia neanche il personale penitenziario”. Così venerdì 12 dicembre in una nota il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, alla notizia delle morti di tre persone detenute nel Lazio, avvenute tra giovedì 11 e venerdì 12 dicembre.
di Serena Uvale
metropolisweb.it, 13 dicembre 2025 Si torna a parlare di sovraffollamento delle carceri italiane: “La certezza della pena si deve coniugare con la qualità della pena. Questo il principio che dovrebbe guidare l’azione del governo, nell’intraprendere azioni volte a ridurre immediatamente il sovraffollamento nelle carceri, dove le condizioni di detenzione violano i diritti umani fondamentali” queste le parole del Garante della Campania Samuele Ciambriello. Ieri a Roma la Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà ha presentato un documento nel quale si chiede un gesto di clemenza, in questo anno giubilare.
Corriere di Viterbo, 13 dicembre 2025 È morto suicida nel carcere di Viterbo uno dei due detenuti che nelle ultime 24 ore si sono tolti la vita negli istituti penitenziari italiani. L’uomo, un 30enne romano, recluso nel penitenziario viterbese, è l’ottava persona a togliersi la vita nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2025. Un bilancio tragico che si inserisce nella drammatica scia di decessi che sta attraversando il sistema carcerario italiano.
di Gabriele De Giorgi
lecceprima.it, 13 dicembre 2025 Dall’inizio dell’anno nella casa circondariale di Borgo San Nicola due detenuti si sono tolti la vita in cella, un terzo è deceduto in ospedale. I volontari impegnati nella struttura hanno convocato un presidio per sabato mattina. Un sit-in è stato convocato per sabato mattina davanti alla casa circondariale di Borgo San Nicola dove ieri è avvenuto il secondo suicidio del 2025, il terzo se si considera anche la morte di un detenuto sopraggiunta in ospedale dopo che aveva provato a togliersi la vita. L’intento dei volontari che tutti i giorni sono impegnati all’interno della struttura penitenziaria è quello di manifestare solidarietà alle persone recluse e di richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica su una questione che da emergenziale è oramai diventata strutturale, come se fosse “fisiologica”.
di Samuele Trianni
Il Fatto Quotidiano, 13 dicembre 2025 Nel penitenziario i ristretti sono il 175% della capienza. L’avvocato che collabora con Antigone Puglia: “In 1.400, dovrebbero essere 800”. Gli agenti penitenziari: “Momento più critico”. È notte fonda. Mentre il compagno di cella dorme, un detenuto costruisce un cappio rudimentale con un lenzuolo e lo usa per togliersi la vita. Succede a Lecce, una manciata di giorni fa, protagonista un uomo originario del barese che scontava la sua pena nel carcere di Borgo San Nicola. Sabato mattina, alle 10, le volontarie e i volontari del penitenziario hanno organizzato un sit-in davanti ai cancelli dell’istituto.
di Rinaldo Frignani
Corriere della Sera, 13 dicembre 2025 Per la donna non si esclude l’assunzione di droga. Tragedia nel carcere femminile di Rebibbia. Una detenuta di 59 anni è morta nella notte scorsa e sono in corso accertamenti da parte della polizia penitenziaria per ricostruire la dinamica dei fatti. La procura ha aperto un’inchiesta mentre si cerca di capire se la reclusa sia deceduta per cause naturali o in seguito a un malore. Non si esclude dopo l’assunzione di qualche sostanza, visto che anche un’altra detenuta si è sentita male ed è stata portata in ospedale.
di Carlo Millino
Gente Veneta, 13 dicembre 2025 Un nuovo spazio all’interno dell’orto del carcere femminile di Venezia, da vivere e costruire assieme. Lì dove una volta c’era un piccolo laghetto, che poi è stato prosciugato: è questo l’obiettivo del progetto “A cielo aperto”, che la cooperativa Rio Terà dei Pensieri ha ideato e per il quale si sta adoperando nel raccogliere i fondi necessari attraverso un crowdfunding, dopo aver partecipato ad un bando di progettualità di Fondazione di Venezia ed essere stata tra i selezionati.
di Mario Marazziti
Avvenire, 13 dicembre 2025 Mai così tanti Paesi hanno abolito gli “omicidi di Stato”. Ma molto resta da fare: siamo da anni in mezzo a una “guerra mondiale a pezzi”, serve una cultura della vita. Il 1° agosto 1975 c’era un bel clima tiepido, quando a Helsinki la Conferenza sulla Sicurezza e la cooperazione in Europa segnava l’inizio di una distensione possibile tra Est e Ovest. Tra l’altro, si indicava anche la strada per rinunciare a quello strumento disumano e degradante che è la pena capitale. Allora erano appena 16 - e tra questi l’Italia - i Paesi che avevano abolito nel mondo la pena di morte.
di Valerio Fioravanti
L’Unità, 13 dicembre 2025 Secondo l’Institute for Crime and Justice Policy Research di Londra, sono almeno 733.000 le donne in stato di detenzione in tutto il mondo. Si ritiene che il numero effettivo sia molto più elevato, poiché i dati relativi a cinque paesi (Cuba, Eritrea, Somalia, Uzbekistan, Corea del Nord) non sono disponibili, e quelli relativi alla Cina sono incompleti. Le donne sono sempre una minoranza nella popolazione carceraria: nel 2024 costituivano solo il 6,8% a livello globale. Eppure il numero cresce, e a un ritmo più rapido rispetto a quello degli uomini. Dal 2000, le donne in prigione sono aumentate del quasi 60%, e pare che il motivo principale sia la povertà. I reati commessi dalle donne sono spesso per la sopravvivenza della famiglia.
di Nello Scavo
Avvenire, 13 dicembre 2025 Il giudice Suvorov ha emesso la condanna in contumacia del magistrato della Corte penale internazionale, che aveva chiesto l’arresto del presidente russo. Con lui sono stati ritenuti colpevoli altri otto magistrati. La Cpi aveva spiccato un mandato contro lo zar per la deportazione illegale di bambini ucraini. Nella settimana che viene definita “decisiva” per ottenere una tregua in Ucraina, Mosca lancia un nuovo messaggio nello stile tipico del Cremlino: 15 anni di carcere per il giudice italiano Rosario Aitala, che ha istruito le indagini della procura internazionale contro Vladimir Putin. Il magistrato è colpevole del peggiore degli affronti: primo firmatario del mandato di cattura per il leader del Cremlino, inizialmente per il crimine di deportazione dei bambini ucraini e successivamente per altri crimini di guerra, a cominciare dalla deliberata distruzione di infrastrutture civili.
di Francesca Luci
Il Manifesto, 13 dicembre 2025 Arrestati a un funerale. Narges torna in carcere: deve scontare ancora dieci anni: “L’attacco israeliano ha convinto il sistema di essere infetto da una rete capillare di spie e gli dà la giustificazione per colpire di più gli attivisti, deportare centinaia di migliaia di afghani e restringere il campo anche ai riformisti”. Prendere di mira le donne sembra un esercizio senza fine per il potere della Repubblica islamica, anche ora che il Paese è colpito da una devastante crisi economica che ha portato anche a carenze di elettricità e acqua.
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