Vita - 23 agosto

 

La storia di Laura. A 13 anni venne in Italia per amore, ma poi...

 

La storia di Laura è stata raccolta nel carcere della Giudecca da Sandra e Gena, due detenute che hanno pensato di fare una piccola cosa utile: raccontare la realtà che sta dietro a tanti progetti di vira di donne straniere che se ne vanno, giovanissime, dal loro Paese e che dell’Italia finiscono per conoscere solo il carcere.

 

Ornella Favero

 

A 13 anni, al mio paese, ho conosciuto LUI. LUI che ha 10 anni più di me, ed era bello, ricco e forte. Io pensavo di essere stata baciata dalla fortuna solo per averlo conosciuto, e dopo che lui si era dichiarato innamorato, mi sentivo non una principessa, ma una regina. Vivevo per lui, nella mia mente c’era solo lui. Solo ora, a distanza di tempo, il ricordo di quei momenti mi fa paura. Praticamente mi sentivo totalmente dipendente e pensavo di morire senza di lui.

A 14 anni mi sono sposata e sono andata a vivere a casa sua. E il sogno continuava. Ma ben presto, dopo pochi mesi, lui mi ha proposto di venire in Italia per fare un giro. Una notte partiamo, io, lui, un suo amico e la moglie del suo amico, saliamo su un gommone con molte altre persone a bordo. Arrivata in Italia scopro che lui aveva già preso una casa in affitto per noi quattro. Dopo qualche giorno ho notato qualcosa di strano nel suo comportamento con me, e ho cominciato a parlate di questo con la moglie del suo amico.

Ed è stato allora che lei mi ha spiegato brutalmente che se io ero in Italia era solo per lavorare come prostituta, e che lei mi doveva insegnate il mestiere. Dopo due o tre mesi, lei ha iniziato a darmi queste "lezioni". Vivevo un incubo e speravo sempre: domani sarà diverso. Ma una sera quella donna mi disse che dovevo cominciate a lavorate. ERO TERRORIZZATA.

Mio marito, senza parlare, ci ha accompagnate in auto sul posto. Siamo scese, lui è andato via e io ho cominciato. Ricordo ancora i primi clienti che si fermavano, mi guardavano, vedevano che ero bambina e nonostante le insistenze dell’amica di mio marito andavano via, dicendo che in Italia si va in galera per questo. Poi è arrivato il primo che ha accettato. Così è iniziato il mio calvario. Dopo una settimana mi hanno lasciata da sola in strada. Lui mi accompagnava, mi lasciava, continuava a girare sempre attorno, poi mi riaccompagnava a casa e mi chiedeva i soldi, che erano, di solito, circa un milione di lire. Poi cominciò a pretendere sempre più soldi e se si accorgeva che un cliente veniva da me per più di due o tre volte, mi picchiava.

È successo anche che mi ha spezzato un dito e sono andata in ospedale. Non potevo chiedere aiuto alla mia famiglia perché lui mi minacciava, ho tentato di scappare ma lui mi ha ripreso e dopo è stato peggio. Sembra assurdo dire una cosa del genere, ma il mio arresto è stato anche l’inizio della liberazione da questo inferno.

 

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