Postacelere

 

Grazie per la fatica che avete fatto per raccontarmi le vostre storie

Quando qualcuno viene arrestato fa notizia soltanto il reato, mi piacerebbe

invece che mi spiegassero anche la strada che una persona ha percorso per arrivare fin lì

 

Una mattinata insolita, forse un caso o più semplicemente tanta fortuna. Il mio nome è Giorgio, la mia una vita normale trascorsa per lo più lavorando, facendo per lavoro montagne di chilometri in

compagnia della radio. Questa mattinata però inizia male, vengo svegliato di colpo e costretto a partire, non è tardi ma la lunga nottata trascorsa felice ora lascia i suoi problemi. Salgo in macchina

depresso e incazzato, accendo la radio e parto. A questo punto arriva una luce. La radio è sintonizzata su GRP Radio Rai, si parla di indulto e immediatamente penso che sarà una giornata come le altre, ma in radio parla una donna con una voce gentile e coraggiosa. Sta raccontando di un’esperienza che stanno facendo i detenuti e le detenute di Venezia, ascolto e cerco di capire, in realtà mi sfuggono sia il nome di colei che parla sia i nomi dei penitenziari in questione ma una cosa mi colpisce e mi incuriosisce. Arrivo in ufficio e scopro che l’emergenza per cui sono stato chiamato è fortunatamente scemata. Sento una profonda rabbia perché avrei potuto dormire ma mi ricordo della radio e così mi collego a internet e digito www.ristretti.it.

Inizio a navigare, inizio a leggere i racconti di Francesca, di Svetlana e soprattutto quelli di Christine. A volte un uomo ha il diritto di piangere ed io sono uno di quelli che non ha problemi a commuoversi in pubblico. Un mio collega mi vede “strano” e mi chiede se tutto è a posto, gli rispondo con la verità. Mi sento leggero e felice così gli invio una mail con il collegamento. Anche lui legge ma non discute, invio altre venti mail perché inizio a capire l’importanza dei vostri racconti, inizio a pensare che forse i rinchiusi siamo noi che stiamo qua fuori perché sono le menti che si atrofizzano nella realtà e lasciano intorno a noi un egoismo incredibile, che condito con troppa arroganza ci impedisce perfino di ascoltare e comprendere i problemi altrui, i veri problemi che magari stanno distruggendo l’esistenza di un famigliare o di un amico sotto i nostri occhi.

Di storie ce ne sono tante e tutte infinitamente diverse tra loro, ma la conclusione è sempre la stessa: quando le uova si frantumano nel paniere nemmeno chi le ha rotte le vuole più. A questo punto mi chiedo se la nostra “evoluta società” sia poi così evoluta ed inizio a dubitare perché è incredibile scoprire che tutti si interessano ai problemi causati dalla microcriminalità e dalla tossicodipendenza, dalla continua crescita della violenza e dal terribile aumento dei minori sotto tutela giudiziaria. Come le comari di un paesino ci scandalizziamo e facciamo i giustizialisti ma mai o raramente cerchiamo di capire PERCHÈ. Perché si diventa “tossici”, perché si ammazza o si ruba.

Non è possibile che, quando qualcuno viene arrestato, faccia notizia soltanto il reato e nessuno spieghi la strada che una persona ha percorso per arrivare fin lì. Noi qui fuori non sappiamo e forse in pochi vogliamo sapere, ma così facendo ci impoveriamo di quell’umanità che è la spina dorsale di una società civile, e soprattutto non risolveremo mai i problemi delle carceri. Ritengo l’indulto una cosa sacrosanta ma non risolutiva, è una boccata d’ossigeno per carcerati e agenti, forse un bel gesto politico, ma cosa fare per salvare un uomo o una donna sull’orlo di un baratro? Beh! Questo io non lo so ed è per questo che mi commuovo di fronte alle vostre pagine, perché forse adesso posso capire qualche cosa di più.

Purtroppo le istituzioni, soprattutto quelle locali, si troveranno in seria difficoltà con l’indulto poiché hanno scarse strutture per accogliere esseri umani di cui poco sanno. È un pensiero drammatico: la nostra società produce scarti che poi non è in grado di smaltire e produce drammi umani che poi non è in grado di sanare. Forse sarò drastico ma sono pronto a scommettere che se ognuno di noi provasse ad uscire un minimo dal suo egoismo, riuscirebbe a vedere i drammi che si consumano intorno a sé forse prima che questi si concludano con reati e con la carcerazione. Io stesso ho rischiato parecchie volte di finir male e forse per questo mi commuovo di fronte alle storie che il vostro sito divulga con tanta passione. Oggi però ho un lavoro d’elite, sono consigliere in un piccolo comune della provincia di Torino con la delega per le politiche sociali, e quasi quotidianamente mi scontro con un muro di ignorante perbenismo. Io non ho mai commesso reati, non di certo perché sono un santo, ma semplicemente perché sono stato fortunato a non trovarmi mai da solo senza tetto e senza soldi. Capite ora perché vi ringrazio? Lo faccio perché per me siete stati un faro, un richiamo a quella realtà che spesso la monotonia di una vita “normale” tende a far dimenticare e perché ora sono molto più motivato nello svolgere i miei impegni comunali, che sicuramente aumenteranno in seguito all’indulto.

A questo punto voglio dirvi grazie perché esistete, ma più di tutto grazie per la fatica che avete fatto per raccontarmi le vostre storie, per insegnarmi e trasmettermi un po’ di calorosa umanità. Avete portato molta luce in questa mia giornata e spero che ogni tanto ci si possa scambiare qualche mail.

Grazie, con sincero affetto, Giorgio.

 

 

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