Spazio libero

 

Notte da ergastolano

“Mi metto a pensare alla mia pena… respiro, dormo, bevo, sogno, insomma vivo, ma sarebbe meglio dire che muoio vivendo, dato che, mentre gli altri detenuti vivono per la libertà, gli ergastolani vivono solo per morire”

 

di Carmelo Musumeci

Carcere di Nuoro

 

Oggi è scattato l’orario invernale e ci hanno chiuso il blindato alle diciannove invece che alle ventidue; appena sentiamo il rumore del primo blindato ci affacciamo tutti ai cancelli per scambiarci la buonanotte, e per un attimo sembra di essere allo stadio fra le urla e le grida che ci mandiamo dalle celle più lontane. Subito dopo che chiudono il mio blindo, mi guardo attorno e non so proprio cosa fare; questa sera non c’è nulla da vedere alla televisione e non ho neppure voglia di leggere.

E chissà perché, sorrido pensando al rito stupido della buonanotte che ci scambiamo tutte le sere, in particolar modo con il compagno che sta di fronte a me, pure lui ergastolano. Che buona notte mai potrà essere, la nostra; semmai potrà essere una notte eterna, ma non certo buona. Certe sere, anche se là fuori sei amato, ti senti solo e non hai altro che te stesso. Questa notte mi sento addolorato ed amareggiato e la cella mi sembra una gabbia, mi sento l’unico abitante di questo carcere, di questo mondo e di questo universo.

Mi metto a pensare alla mia pena… respiro, dormo, bevo, sogno, insomma vivo, ma sarebbe meglio dire che muoio vivendo, dato che, mentre gli altri detenuti vivono per la libertà, gli ergastolani vivono solo per morire. C’è la speranza, ma ormai questa è diventata come un filo d’acciaio dove tutti si aggrappano ma poi uno alla volta cadono tutti. Con la pena dell’ergastolo lo stato si prende la vita di una persona come se questo fosse un oggetto e la ruba per sempre… è come cadere in un pozzo nero senza toccare il fondo.

Invece questa notte, se vuoi, puoi finalmente cadere in un morbido materasso.

E se cado dalla padella alla brace… nella punta dei forconi di qualche centinaio di diavoli?

Ma no! Cerca di essere un po’ ottimista! L’ergastolano deve scegliere eternamente fra la speranza di uscire e la saggia rinuncia alla speranza di uscire. Se decidi di rinunciare a tutte e due sei a posto, ormai la tua vita non è più tua, non c’è più posto per te.

L’ergastolo non offre nessuna possibilità, la pena di morte almeno offre la scelta di smettere di soffrire.

Il mondo la fuori non ti appartiene più. Non potrai vivere insieme ai tuoi figli ed alla tua compagna, invecchierai e morirai in carcere, solo la morte ti può salvare.

Meglio morire una volta sola che ora per ora, giorno per giorno ed ogni ora ed ogni giorno un po’ di più, per sempre, fra dolore, solitudine e disperazione.

Questa notte la solitudine della cella mi sembra ancora più nera; guardo il cielo per trovare compagnia nelle stelle, ma sono coperte dalle nuvole, non ne vedo neppure una e per un attimo mi sembra di essere orrendamente solo, sia in cielo sia in terra. Non c’è neppure la luna, che mi ricorda la mia compagna, che tutte le notti è lassù, per me, da tanti anni… questa sera non c’è e sono io che ho tanta voglia di andare da lei.

È facile, basta prendere un lenzuolo, tagliarlo, farci delle corde, legarlo alle sbarre… hai la libertà a portata di mano o meglio di collo. Il mondo là fuori per te è morto, ti è rimasto solo l’aldilà.

In tutti questi anni ho tanto desiderato essere con lei e con i miei figli, invece non è andata proprio così e provo un’immensa tristezza, ed ormai è troppo tardi. È iniziato a piovere e piove anche sul mio cuore, passeggio nella cella avanti e indietro, lo sguardo fisso nel vuoto, indietro ed avanti, intorno alla mia vita ed a quella che rimane. Accendo la radio e, combinazione del destino, sta trasmettendo una canzone triste di Fabrizio De Andrè: “Quando hanno aperto la cella era già tardi perchè con una corda sul collo freddo pendeva Miche’… tutte le volte che un gallo sento cantar penserò a quella notte in prigione quando Miche’ s’impiccò. Stanotte Miche’ s’è impiccato ad un chiodo… ed ora la porta gli devono aprir…”.

Penso a tutte le notti inutili che ci saranno come questa, e rifletto che la mia vita in questo mondo è finita, posso solo provare a vivere nell’altro mondo. Cicerone diceva: “Se ci sei tu non ci sarà la morte, quando invece ci sarà la morte non ci sarai tu”.

Quindi come farai a vivere nell’altro mondo se non credi che esiste l’aldilà…

La vita dell’ergastolano è una lunga marcia attraverso la notte, e si avanza verso un vuoto senza nessuno sbocco. Non si vive, si mantiene in vita solo un corpo che non ti appartiene più perchè è diventato di proprietà del Ministero di giustizia.

Dicono che la speranza sia l’ultima a morire, ma per me muori prima te che la speranza, deciditi a metterti questa corda sul collo.

E poi che senso avrebbe aspettare… anche se per miracolo uscissi fra trenta o quarant’anni, ormai vecchio e rincoglionito. Gustav Radbruch (N.d.R. 1878-1949, tedesco, giurista e uomo politico. Fu un grande filosofo del diritto) sul carcere diceva: “La ricetta di rendere sociale il soggetto antisociale, mettendolo in una situazione asociale, insegnandogli cioè a nuotare fuori dell’acqua, è fallita. Solo nella società si può educare alla società”.

Più anni si passa in carcere e più scemi si diventa. In fondo la mia vita non è stata una brutta vita. Ho sofferto, ho amato, amo e sono amato ed è anche per questo che ora è meglio che vada via. A forza di pensare, camminare e di spaccarmi il cervello, anche se sono due anni e mezzo che ho smesso di fumare, in questo momento mi fumerei una sigaretta lunga due metri, la classica sigaretta del condannato a morte; mi è venuta anche fame, se proprio mi devo impiccare e me ne devo andare da questo mondo è meglio che prima mangi.

Vigliacco, ma che stai facendo, pensi a mangiare? Non hai le palle, fai questa cazzo di corda e mettitela al collo, ci leviamo il pensiero e ce ne andiamo, non mi dire che preferisci vivere anni ed anni dentro una gabbia che volare in cielo, vedere le stelle...

Che male c’è ad andarsene nell’aldilà a stomaco pieno? Prendo una decina di pomodorini, uno spicchio d’aglio, li cuocio dieci minuti, poi aggiungo olio d’oliva e basilico e mentre rimetto il resto del basilico sulla finestra mi viene in mente che se domani non ci sono è meglio che lo consumi tutto. L’acqua bolle mentre sto mettendo il solito etto di spaghetti, penso che nell’aldilà non c’è bisogno che mantenga la linea e ne calo due etti…

Non è che stai facendo tutta questa sceneggiata per trovare la scusa di mangiare più delle altre sere?

Mi verso un bicchiere di vino, una grattata di pecorino ed inizio a mangiare. Mi ricordo che ho di scorta un altro cartoncino di vino ed è peccato che lo lasci… quando s’impicca qualcuno chiudono la cella, mettono i sigilli eccetera, quindi me lo bevo. Ah! Mi sento meglio… Ora sono pronto e determinato. Questa notte la morte non mi fa paura, anzi mi renderà felice, mi farà finire di scontare la mia pena. Prendo un vecchio lenzuolo personale di casa, perché se utilizzassi quello dell’amministrazione mi farebbero rapporto e me lo farebbero pagare.

Ma che te frega! Non è che ti mandano il conto nell’aldilà!

Lo taglio e faccio una bella corda robusta. Sto con le orecchie tese per sentire i passi della guardia della sezione, ogni tanto apro lo spioncino per vedere se si avvicina e mi colpisce come una frustata in faccia il profondo e triste silenzio notturno del corridoio, un silenzio impregnato di disperazione e paura. La corda è pronta, ora devo preparare il classico biglietto d’addio. Sono indeciso con chi iniziare. È giusto che scriva per primo a mio figlio, ora sarà lui il capo famiglia: “Caro figlio ho deciso di riacquistare la libertà e la mia vita…”.

Ma che cosa scrivi? Sei fuori di testa! Stai andando a morire, cancella “la mia vita”!

“Stai attento alla mamma, a tua sorella, all’Erika e Lorenzo. Grazie della gioia che mi hai dato di essere mio figlio. Il mio amore sarà sempre con te, dentro di te. Tuo papà”.

Mi metto a scrivere alla mia compagna ma al solo pensiero che si arrabbierà mi fa paura e mi fa stare male…: “Amore, ho deciso di continuare ad amarti dall’aldilà. Non ti preoccupare per me, ti sarò e ti sentirò ugualmente vicino, ti aspetto fra le stelle, io riconoscerò i tuoi atomi e tu i miei, per essere più sicuri fai bruciare il mio corpo, porta le ceneri a casa e lascia detto ai ragazzi che quando morirai anche tu, mischieranno le tue ceneri con le mie. Tuo per sempre, Carmelo”.

Mi viene in mente che manco da casa da 15 lunghi anni e nonostante questo, a volte mi sembra di averla lasciata solo da qualche giorno… rifletto che l’amore ha l’energia e la forza di fermare il tempo, e quindi figurati se non può sconfiggere la morte. Sono convinto che il vero amore non potrà mai morire, anche quando sulla terra non ci sarà più nessuno, probabilmente il vero Dio è l’amore e l’amore non è Dio.

Ricordati cosa ha detto Margherita Hack: “Considero da sempre qualsiasi religione una debolezza infantile basata sulla paura della morte”. Sbrigati che questa è una buona notte per morire e ricordati che la vita in carcere è più triste della morte.

Ora è il turno di mia figlia: “Cara Barbi, sto venendo a casa alla mia maniera, sto arrivando dentro di te, nel tuo cuore, nella tua anima e nella tua mente per non lasciarti più, vivi anche la mia vita, un affettuoso abbraccio a Fede, con amore, tuo papà”. Due righe le lascio anche all’Erika.

Datti una mossa, non è che puoi scrivere a tutti. Sta venendo l’alba.

“Cara Erika, quando Lorenzo cresce parlagli di me poiché solo con i ricordi posso continuare a vivere, grazie di avermi fatto diventare nonn o, un bacio a te a Lorenzo”. Immaginando quei due begli occhini azzurri vado a leggere la prima letterina che mi ha scritto mio nipotino e che mi ha tanto commosso: “Ciao nonno, ti scrivo per dirti che sono cresciuto ancora in queste due settimane, sono 8 chili e 500 grammi, sono lungo 80 centimetri circa (non sto fermo un secondo così il pediatra non riesce mai a prendermi le misure a modo). Sto facendo impazzire tutti perché se sono sul letto gattono tutto contento rischiando di cadere perché non ho capito che il letto non è infinito…

Se invece provano a mettermi a terra, io provo a tirarmi su per camminare, ma siccome non sono ancora capace rischio di cadere e farmi male (non dirlo a mamma e papà ma lo faccio apposta per farli ammattire). Sono sempre in movimento, anche se sto fermo solo un minuto vado subito in crisi e spacco tutto (questo l’ho preso dal papà), ora che ho imparato ad urlare è diventato il mio sport preferito… Di notte più che dormire mi piace giocare, pensa che certe volte mi sveglio a mezzanotte o l’una e voglio giocare fino alle sei di mattino, la mamma mi dice sempre che quando sarò grande vivrò di notte…

Sono molto fortunato perché tutti mi vogliano bene e impazziscono per me, basta che tiro due urli o faccio scendere qualche lacrimuccia dal mio bel visino ed ogni desiderio viene esaudito… devo essere sincero, sono molto viziato! Non ho ancora imparato a fare ciao con la manina e non ho nessuna intenzione di farlo, ma l’antipatico del pediatra mi ha scoperto ed ha spifferato tutto alla mamma, le ha detto che se volessi sarei già in grado di fare tante cose ma siccome sono sfaticato non le faccio…

Devi sapere che voglio molto bene ai miei genitori, però ho un’adorazione particolare per il mio papà, è il mio mito, mi fa sempre giocare, me le dà sempre tutte vinte, mi coccola sempre, perchè anche se è un duro io l’ho sempre in pugno, come mi guarda non capisce più niente! Non ti preoccupare se non ti vedo spesso, perché ti conosco benissimo, la mamma ed il papà mi parlano di te. Sei il nonno migliore che potessi avere e so quanto bene mi vuoi, ed anch’io te ne voglio tanto. Ti mando un bacione, Lorenzo”.

Che fai, ti commuovi…? Guarda che ha appena nove mesi e la lettera non te l’ha scritta lui, ma sua madre…

Anche se l’ha scritta Erika per me è come se me l’avesse scritta lui. La sua mamma è stata solo brava a tradurre con amore i suoi pensieri. Ah! Mi sono dimenticato di scrivere due righe di saluto per il cane della Barbi sennò ci rimane male.

Ci mancava anche il cane, questa non è più una lettera d’addio, sta diventando un romanzo.

“Barbi, fai una carezza a Rajo da parte mia. Un abbraccio affettuoso a mio fratello, a mio padre, a Giuliano, a tutti quelli che mi hanno voluto bene e che mi vogliono bene…”

Ora sei pronto, non perdere più tempo e non lasciarti scappare questa occasione per fuggire.

Questa notte il dolore è più forte della altre notti. Sì, sono pronto, mi convinco che questa notte mi sento così triste come non sono mai stato, lego la corda alle sbarre della finestra, salgo sullo sgabello, mi metto il cappio al collo… e penso alla mia famiglia. Nell’aldilà non posso scrivere né telefonare ai miei figli, e fra poco sarà anche il compleanno di Lorenzo e se non ci sarò ci rimarrà male.

Non devi continuare a ragionare da vivo, sforzati a ragionare da morto, da vivo le domande non finiscono mai.

Come faccio a ragionare da morto se sono ancora vivo? Come faranno senza di me?

Vivranno meglio, non ti preoccupare.

I miei figli cresceranno senza padre.

Ormai sono grandi e vaccinati.

Potrei essere più utile stando vivo, continuando a dare loro il mio amore anche dentro le mura di un carcere.

Mettiti in testa che non hai più nessun motivo per vivere. Ormai per loro sei solo un peso ed il tuo amore continueranno a sentirlo anche se sei morto. Dai retta a me, è la soluzione migliore, meglio morto che zombi, è l’unica via di fuga che hai, dai ‘sto cazzo di calcio allo sgabello.

Gli altri penseranno che sono un vigliacco perché dicono che ci vuole più coraggio a vivere che a morire.

Cretinate… questo lo dicono i vigliacchi che hanno paura di morire. Solo i grandi uomini decidono di andarsene quando vogliono, non possiamo decidere noi quando nascere ma morire… almeno questo decidiamolo noi. Il suicidio è la migliore delle morti, ciascuno muore come ha vissuto e tutti diranno che sei stato coraggioso sia in vita che nella morte. Uno ha diritto di stabilire come e quando la sua vita cessa di essergli utile.

Non vedrò crescere Lorenzo, sono l’unico nonno che ha.

Bel nonno, un ergastolano.

Dicono che soffre più chi rimane che chi muore.

È ovvio, è più difficile affrontare la morte degli altri che la propria e forse… come diceva lo scrittore Satta: “I morti sono sciolti da tutti i problemi meno da uno solo, quello di essere stati vivi”.

Suicidarsi è peccato!

Ora non trovare stupide scuse, ti ricordo che sei ateo e che non credi a Dio.

Sì, ma metti il caso che esiste?

Beh! Se è buono come dicono ti perdonerà e ti manderà in paradiso. Un grande filosofo ha scritto che sicuramente l’inferno è vuoto perché Dio è così buono che non ci terrà dentro nessuno.

Non vorrei, con il culo che ho, che iniziasse con me, scapperei da un inferno per entrare in un altro.

Sono anni che sogni di uscire dal carcere, i sogni non si realizzano da soli, ora sta a te realizzare il tuo gran sogno dando una spinta allo sgabello. Che ci stai a fare qui, ormai fai più parte dell’altro mondo che di questo. Non ti preoccupare per la tua famiglia, continuerai a vivere dentro le persone che ti vogliono bene.

Guarda il cielo, le nuvole sono scomparse e si vedono le stelle, la luna mi sta sorridendo. Bene o male in questo mondo vivo sotto il solito cielo dei miei figli, di Lorenzo e della mia compagna, il loro amore è la prova che io esisto e sono vivo anche fuori da queste mura… chissà invece nell’altro mondo.

C’eravamo, quasi potevano le nuvole continuare a coprire le stelle e la luna.

Domani mi arrivano i pomodori, il gorgonzola e le banane che ho ordinato alla spesa…

Ma sei proprio matto; invece di pensare a morire pensi a mangiare.

Domani ho anche la telefonata settimanale ed è il turno di sentire mio figlio…

Ma insomma ti decidi o no? E lascia perdere di pensare alle cose di questo mondo. La morte è bella e buona e guarisce tutti i mali.

Domani alla televisione c’è “L’isola dei famosi” e devo ancora finire di leggere il quinto libro “Focolari di pietra” della “Saga dei figli della terra”. Posso rimandare, non muore mica nessuno se non mi ammazzo questa notte.

Appunto! Il guaio è proprio che non muore nessuno!

Ti giuro sulla libertà che lo farò dopodomani.

Come fai a giurare sulla libertà che non hai e che mai potrai avere? Come fai a pensare alla vita se sei già morto? Non sprecare questa occasione, questa è l’unica via d’uscita che ti è rimasta per staccarti da questa amara realtà.

Che ore saranno?

Che t’interessa? Perché contare il tempo? Non serve a nulla perché dopo che hai preso l’ergastolo il tempo non ti appartiene più.

Mi sono stancato di pensare e mi sta venendo sonno.

Che fai, sei sceso dallo sgabello? E ti sta venendo sonno… guarda che morire è come dormire. Ricordati che la vita in carcere è di una inutilità e di una malvagità totale. Se continui a vivere lascia ogni speranza di stare meglio.

Non ho paura di morire, l’unica paura che ho è di non riuscire a vedere nell’aldilà i miei figli, il mio nipotino e la compagna della mia vita; per questa notte preferisco vivere, mi metto a letto… è stata proprio una nottataccia da cani, una notte da ergastolano.

 

 

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