I ricomincianti

 

Sui sentimenti

Ventotto anni di carcere, e poi le sorprese della vita

 

di Alessandro Pinti

 

Descrivere quali emozioni si provano nel tornare liberi, con i primi permessi, dopo tanti anni di carcere è qualcosa di molto complesso, perché si è investiti da tutta una serie di sensazioni e riscoperte che attraversano anche fisicamente il corpo e la mente, tali da renderti per quella prima volta "fulminato" psicologicamente, come se quello che vivi non fosse reale.

Poi, dopo le successive uscite, tutto diventa più tranquillo e sereno, anche se si moltiplicano le attese e il desiderio di tornare definitivamente alla vita libera si fa sempre più forte e la sofferenza, anche fisica direi, del rientro in carcere dopo il permesso sembra devastare ogni cosa.

 

Innanzitutto penso alla famiglia...

 

Comunque questa è una piccola premessa "generale" per comprendere l’argomento su cui voglio riflettere, cioè quello degli affetti, dei sentimenti, di tutto ciò che concerne la necessità di riscoprirsi veramente parte di un tutto, anche grazie a quei rapporti di relazione che gli anni avevano cancellato attraverso una profonda rimozione interiore.

Sono una persona che ha scontato quasi ventotto anni di carcere, questo è bene dirlo subito, e quindi la mia vita è già profondamente segnata, irreversibilmente destinata a sopportare il peso di tale esperienza esistenziale. Non c’è stato tempo per gli affetti, gli amori, e per tutti quei rapporti con le persone che ci sono in condizioni normali. La mente già risente, nel profondo, di questa carenza relazionale, e razionalmente si è portati a pensare che questo aspetto della propria vita sia più una contraddizione che un qualcosa da ricercare e comunque vivere.

Qualcuno mi ha insegnato però a non essere troppo intransigente e assoluto nelle mie convinzioni, e a dire quel "mai dire mai" che per me un tempo rappresentava più una debolezza che una risorsa. Mi sono allora confrontato con i miei sentimenti scivolando piano piano in una dimensione di totale corrispondenza sentimentale con il mondo che mi circonda, scoprendo aspetti della mia personalità che neppure immaginavo esistessero.

Innanzitutto penso alla famiglia, tutte quelle persone che adesso sono tantissime ed erano sconosciute, perché gli anni hanno quintuplicato le figure di riferimento parentali. Ma qui si è aiutati dall’istintivo concedersi senza disagio, perché protetti da quel concetto che ci si forma della famiglia, che negli anni diventa l’unico punto di riferimento dove riversare la necessità di dare e ricevere affetto, di sentirsi nonostante tutto ancora parte integrante di un mondo che oggettivamente non ci apparteneva più. Sarò più chiaro: ero sicuro di non uscire più dal carcere, considerata la condanna iniziale da scontare, e davo tutto per perduto, attaccandomi disperatamente all’unica cosa che rimaneva certa: la famiglia.

 

La vita riserva sempre sorprese, vale la pena viverla qualunque sia la tua condizione

 

Adesso però sono cambiate le priorità, le prospettive si sono delineate concretamente, la speranza protegge dalla disperazione, la vita scorre con ritmi decisamente diversi e positivi.

Ho trovato l’abbraccio di una donna innamorata, in un rapporto consapevole e maturo, ma non per questo meno importante e profondo, anzi ritengo sia la sublimazione del concetto di amore, quello che riesce non solo ad emozionare, nella passione del rapporto, ma che ha la forza di far cambiare atteggiamento nei confronti della vita, in quella ridefinizione della vita che scava molto a fondo e indaga impietosamente nel proprio passato. L’amore che diventa rispetto totale della persona che si ha accanto, la quale condivide non solo l’esperienza sentimentale ed emozionale del rapporto, ma che è quel nuovo e concreto punto di riferimento esistenziale che fortemente determina cambiamenti sostanziali nel modo di essere e di vedere le cose. Tutte le sfumature della vita assumono un valore nuovo e tutto da scoprire, e scompare la superficialità che spesso destina certi rapporti all’inevitabile declino.

Il mio non è e non vuole essere un elogio assolutistico dell’amore, sono ben consapevole delle difficoltà e delle nuove problematiche da affrontare, ma noto che l’impatto è stato veramente decisivo, e adesso mi sento pronto a vivere questa fase della mia vita in modo diverso, non solo perché mi conviene, considerato il fallimento di una esistenza consumata in carcere, ma perché soprattutto ho ritrovato delle motivazioni, dei valori che credevo non mi appartenessero più, e qualcosa in cui credere senza limiti e condizionamenti. La vita riserva sempre sorprese, vale la pena viverla qualunque sia la tua condizione, senza mai abbandonare la speranza.

Mi sento pronto ad andare avanti con maggiore ottimismo, consapevole degli errori passati, ma anche di quanto sia importante credere in un futuro diverso dal profondo del cuore.

 

 

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