Attenti al libro

 

L’interrogatorio dell’imputato, dei testimoni o degli esperti e periti

L’arte del dubbio

Ovvero come gettare uno sguardo, accompagnati dal magistrato-scrittore Gianrico Carofiglio, sul funzionamento dei processi e sui meccanismi che si nascondono dietro all’esame delle persone che vi sono coinvolte

 

recensione di Graziano Scialpi

 

Anche se non l’ha sperimentato direttamente sulla propria pelle, ogni detenuto, dopo qualche anno di carcere, ha sicuramente sentito raccontare dai compagni di prigionia una serie di aneddoti sui guai combinati dai loro avvocati durante il processo. E in particolare una serie di racconti su domande che avrebbero dovuto assolutamente fare, ma non hanno fatto, compensate da altri argomenti che invece non avrebbero dovuto in alcun modo portare all’attenzione del giudice o della giuria e invece hanno sollevato. “Quando l’ho sentito fare quella domanda al testimone gli avrei sbattuto il codice penale in testa” si sente dire a volte (magari in termini un po’ più crudi). Certo i processi italiani sono molto diversi da quelli americani, a cui ci hanno abituato telefilm e legal thriller. È diverso il sistema processuale, sono diversissime le giurie popolari, è diverso il ruolo di accusa e difesa e dello stesso giudice. Ciò non toglie che, anche nei processi nostrani, spesso l’interrogatorio, sia dell’imputato, che dei testimoni o degli esperti e periti, assume un’importanza cruciale per determinare la condanna o l’assoluzione. E qui si vedono le capacità “dell’inquisitore”, sia esso l’avvocato o il pubblico ministero, qui si vede l’arte di far emergere la verità, o perlomeno, come dicono gli americani, di sollevare un “ragionevole dubbio” su una verità che sembra già acquisita.

Ed è proprio di questi argomenti che parla “L’arte del dubbio” di Gianrico Carofiglio, il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bari, divenuto celebre grazie a romanzi di contenuto legale quali “Testimone inconsapevole” e “Ad occhi chiusi”. Questa volta però non si tratta di un romanzo, anche se la realtà a volte può essere molto romanzesca. “L’Arte del dubbio”, uscito per la prima volta dieci anni fa con un titolo diverso, è un libro tecnico scritto per gli addetti ai lavori. Una sorta di “vademecum”, un saggio nel quale Carofiglio, partendo dai verbali di processi autentici, prende in esame vari tipi di situazioni che si creano durante gli interrogatori, sia quelli andati a buon fine, che cioè hanno ottenuto lo scopo che si prefiggeva chi poneva le domande, sia quelli falliti, che spesso sortiscono gli effetti opposti a quelli ricercati. Per ogni tipo di interrogatorio (ogni capitolo parte dalla trascrizione dei verbali, nei quali, ovviamente, l’autore ha sostituito i nomi autentici con nomi di fantasia) Carofiglio esamina dettagliatamente le motivazioni che hanno portato al successo o al fallimento. Così si può assistere “dal vero” a esami di testimoni andati miseramente male perché l’avvocato della difesa (o l’accusatore) ha fatto la domanda sbagliata, oppure non si è fermato quando era il momento e, pur avendo ottenuto lo scopo, ha continuato l’interrogatorio ribaltando la situazione, oppure perché troppo aggressivo nell’esaminare il testimone, o perché quello che emerge è stato percepito dalla giuria e dai giudici in un modo diverso da quello che si prefiggeva l’esaminatore.

Alcune pagine sono anche dedicate alla “preparazione” del teste, cioè a quali sono l’abbigliamento e gli atteggiamenti, i linguaggi non verbali che vengono percepiti positivamente e lo rendono più credibile e quali invece sono i modi di atteggiarsi, di parlare, di rispondere e di comportarsi e persino di sedere sulla sedia che lo rendono di per sé meno credibile agli occhi di una giuria, indipendentemente dal fatto che dica o meno la verità. Perché tutto conta quando si interroga un testimone.

Anche se è un testo scientifico, ricco di riferimenti e con una nutrita bibliografia, “L’arte del dubbio” è un libro che si legge scorrevolmente e con interesse anche da parte dei non addetti ai lavori, che possono gettare uno sguardo sul funzionamento dei processi e sui meccanismi che si nascondono dietro all’esame delle persone che vi sono coinvolte.

 

 

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