Voci da lontano

 

Storia di Nabil, la Tunisia, la Rai

 

Non può essere sempre per caso, ma a volte sì, a volte succede per caso di emigrare. L’emigrazione non è un fenomeno nuovo ma qualcosa di troppo vecchio, che non ha però fine, perché? è questo il problema, c’è sempre un perché.

Io sono un emigrato extracomunitario, e ho avuto questa esperienza di tanti anni di sofferenza e anche di disperazione, di discriminazioni e qualche volta di felicità.

L’emigrato quando decide di partire ha un’idea fissa in mente, un obiettivo da raggiungere: è quello di andare dove si può vivere meglio, e dove c’è democrazia, lavoro e la possibilità di realizzare i propri desideri e smettere di soffrire.

Il più difficile, poi, non è emigrare ma lasciare dietro di se tutto, famiglia e amici, moglie o fidanzata, la sua terra e anche le cose care per lui etc., etc., una scelta per rischiare, perché quello che aspetta ogni emigrato lo sa soltanto Dio.

Quando ero ancora al mio paese, la maggior parte dei giovani aveva voglia di emigrare e di andare a cercare fortuna in un altro paese, e tutto questo per colpa della disoccupazione, del lavoro nero, dei salari bassi, del regime poliziesco e anche della dittatura del governo.

È la democrazia che là non c’è, c’è solo, potremmo dire, una democrazia a modo nostro, e poi ancora, e questo è un punto fondamentale, c’è la RAI e ci sono anche i primi emigrati che tornano e sembra che abbiano fatto i soldi.

A casa mia c’è lavoro senza assicurazioni e senza diritti. Per lavorare al mio paese, si diceva: se cerco un lavoro lo trovo, ho studiato, ho due diplomi di meccanico, ho lavorato in tanti posti. Ma il problema vero è che si guadagna poco.

Quando lavoro, non so quanto dura il periodo di prova, un mese o anni, e in tutto questo lungo periodo lavoro in nero, senza assicurazioni e non ho nessun diritto, o se anche lavoro in regola, se protesto e chiedo i miei diritti mi mandano a casa e non posso avere nessun risarcimento. Ricordo che il nostro ufficio sindacale mi sembrava il più bello del mondo, quando parlavi ti ascoltavano tutti e ti davano ragione, ma per avere qualcosa poi dovevi aspèttare come minimo anni, se non mollavi prima, se non ti arrendevi. E pensare che quando qualcuno passava da quelle parti e non conosceva il sindacato, gli pareva di essere capitato in una discoteca, perché la piazza era sempre pulita, i muri imbiancati e c’era della bella musica ad alto volume.

Con il salario che un operaio guadagna, si può vivere "normale", come si dice, mangiare e dormire e niente più, e ringrazia Dio se non hai una malattia, perché pagare un medico e le medicine è dura, sono sempre troppo cari, e anche per vestirsi, se si comprano le cose locali si paga "un po’ normale", ma se hai voglia di comprare qualcosa di marca estera, per esempio un paio di scarpe da tennis, ti costano un mese di lavoro, se hai voglia di risparmiare per sposarti devi lavorare, mangiare a casa e non far altro, e se hai il vizio di fumare sei obbligato a smettere.

Il governo lo abbiamo avuto sempre di dittatura, il regime è poliziesco, il capo di stato ha un potere a vita da quando ha fatto un colpo di stato, il governo è "democratico", ma dov’è questa democrazia?

Chi si lamenta va in galera, chi beve alcolici, e viene fermato da un poliziotto, può essere mandato in galera, se uno è disoccupato lo mandano ai lavori forzati con un salario di spiccioli, se baci la tua ragazza per strada ti possono arrestare, se parli di politica sei rovinato, se uno è sospettato di avere commesso un reato lo incarcerano e spesso sotto tortura gli fanno firmare di aver commesso quel reato, e poi si dice che la polizia tunisina è troppo forte nelle indagini e arriva sempre a scoprire i colpevoli.

Il presidente, che è al potere da dieci anni, parla sempre di aiutare i giovani, parla di democrazia e di diritti dell’uomo, ha dato diritto ai giornalisti di parlare liberamente, ma loro, guarda caso, non si sono mai lamentati del governo, l’hanno sempre descritto come un gruppo di "eroi", e allora che democrazia è?

Vedi la RAI e ti viene voglia di partire Rai Uno è il canale che va in diretta nel mio paese da una ventina d’anni, da quando il nostro governo ha cominciato ad avere un buon rapporto di amicizia con il governo italiano (e forse è per questo che il nostro governo ha dato asilo a Bettino Craxi).

E proprio Rai Uno ha avuto un ruolo fondamentale perché ha dato il coraggio a molti tunisini di emigrare in Italia: perché quando uno guarda quei programmi, e vede quel modo di vivere, vede e sente la democrazia, e anche la bella vita.

Poi ci sono i primi emigrati tunisini, che quando ritornano in vacanza nel nostro paese fan vedere che economicamente stanno bene, comprano case, hanno macchine vestiti di marca, conti i;

banca, e allora gli altri pensano solo che dall’altra parte, in occidente, la vita sia migliore. Perché da noi invece, la macchina, l’abbigliamento di marca, i ristoranti, queste cose se le può permettere solo la categoria dei ricchi. Ci sono allora, mi sembra, tanti motivi che spiegano le buone ragioni di quelli che hanno scelto di emigrare.

 

Nabil

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