Radiocarcere

 

1080 ore per imparare l’arte del restauro

 

Il corso di restauro, tenutosi dal 15 marzo al 29 novembre 1997 presso la casa di reclusione di Padova, sotto l’egida del Consorzio Servizi Sociali di Marghera e la direzione della cooperativa Volontà di sapere, e stata una grande opportunità scolastico/lavorativa per un gruppo ristretto di detenuti che, selezionati dalla direzione e dalla cooperativa, hanno potuto intraprendere un lungo percorso formativo della durata di 1080 ore, immergendosi in una realtà completamente nuova, almeno per quasi la totalità dei partecipanti: conoscere i vari materiali e tecniche per il loro impiego ed imparare ad usarli correttamente, cioè facendo della pratica manuale la principale materia del corso. Dopo una prima fase di teoria, si è passati all’applicazione concreta, creando quadri, bassorilievi, spatolati veneziani, decorazioni con stucco, marmorino, usando la creta e il gesso.

Il corso prevedeva uno stage esterno della durata di 120 ore, che poi invece si è svolto internamente, rendendo possibile il restauro della cappella dell’Istituto. La cappella è stata così portata al suo vero aspetto di chiesa, cioè sono stati creati degli archi, un timpano, delle cornici, e poi capitelli e decorazioni sulle colonne e anche dei quadri a tema evangelico.

Questo restauro è stato davvero la sintesi completa di tutto quello che ci è stato insegnato, perché abbiamo usato molti materiali e tecniche diverse, andando anche a restaurare l’altare in legno, il crocifisso e un quadro molto antico, cioè molto oltre quello che ci è stato insegnato.

L ‘esperienza di questo corso è stata indubbiamente molto positiva, anche se non si può dire che sia stato facile vincere l’iniziale diffidenza.

Poi però, grazie alla abilità e umanità dei docenti, i detenuti hanno continuato con grande entusiasmo, rinunciando a molto di quello che normalmente fa parte della loro quotidianità, cioè passeggi, aula comune, campo e palestra, ma queste privazioni sono state vissute con la consapevolezza di essere sostituite con qualcosa di molto più vero e importante, cioè l’imparare una professione.

Non c’è dubbio che è stata una grande iniziativa e sarebbe auspicabile che venisse ripetuta, magari anche aumentando il numero dei partecipanti.

 

Quello che pensa del restauro Antonella Pan, supervisore ai lavori

 

Antonella Pan, che è stata "il supervisore" del corso, descrive i partecipanti come persone disponibili e capaci di apprendere velocemente questo tipo di insegnamento.

L’organizzazione del corso è stata complessa: si è lavorato molto sia per ottenere gli stanziamenti, da parte del fondo sociale europeo e della Regione Veneto, per "corsi di restauro del patrimonio architettonico", sia per avere i permessi e le autorizzazioni necessari.

Difficoltà iniziali non sono mancate, specialmente per riuscire a portare tutto il materiale necessario all’interno della struttura: sono state fatte richieste su richieste, ma poi con la collaborazione del personale di vigilanza si sono potuti risolvere gran parte dei problemi. Molti arnesi di facile costruzione sono stati realizzati manualmente dai detenuti stessi. Il 28 novembre 1997 si sono poi tenuti gli esami di fine corso e una commissione ha esaminato tutti i corsisti per constatare il loro grado di preparazione.

Antonella è più che fiera degli allievi, e i suoi elogi sono davvero sinceri: "Sono stati tutti molto bravi, hanno faticato, si sono autoprivati dell’ora d’aria pur di non mancare alle lezioni. Erano ben affiatati, hanno fatto un ottimo lavoro perché si sono divisi i compiti con risultati più che soddisfacenti".

Dalle parole del supervisore traspare l’entusiasmo e la soddisfazione per i risultati ottenuti: "I ragazzi hanno portato a termine lavori stupendi: rilievi, statue, colonne. Tutto l’impegno che hanno dato si può ammirare visitando la chiesa del carcere.

E infatti la chiesa parla da sola: il grigio capannone con grandi finestre colorate ha fatto posto a marmorino, arcate, colonne e rilievi stupendi, e non c’è ombra di dubbio che i ragazzi hanno appreso con successo quell’arte, che tra l’altro è molto richiesta, specialmente negli ultimi anni, da quando anche in molte case sono sparite le vecchie carte da parati per far posto al lucido e colorato marmorino.

Si può davvero sperare che gran parte di questi detenuti una volta uscita dal carcere potrà farsi strada in questo campo". Sappiamo che il programma del corso è stato riproposto agli uffici competenti, che dovranno esaminare i risultati ottenuti e vista la qualità di questi risultati, è più che probabile che organizzino nuovamente un corso di restauro fra qualche mese. Noi attendiamo con ansia un nuovo ciclo di studio e lavoro, e la biblioteca aspetta già un bel restauro.

 

Andrea Andriotto e Corrado Ferioli

 

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