Paolo Jarre

 

Paolo Jarre

 

Rivoli, come tutte le città del Piemonte, ha conosciuto negli anni 50-60 l’ondata migratoria dal Sud e dall’Est dell’Italia e attualmente la popolazione è composta per la maggior parte da immigrati dell’epoca, dai loro figli e dai nipoti, Quando arrivarono, in particolare quelli che giunsero negli anni 50 dal Polesine, furono accolti nel castello di Rivoli, che allora era un luogo degradato, abbandonato da decenni; li furono accolti bambini i futuri sindaci della città, che venivano dal veneto, dalla Sicilia e dalla Calabria.

Citerò due episodi della storia del Ser.T. di Rivoli. Il primo riguarda l’inizio della storia della nostra comunità terapeutica "Lucignolo & Co". È una delle pochissime, se non l’unica, esperienze in cui una comunità al centro di una città sia stata aperta sull’onda di un movimento popolare, egli anni 80 i cittadini di Rivoli, organizzati in comitati di partecipazione di varia estrazione, costrinsero prima l’amministrazione comunale a comprare la casa divenuta sede della comunità e poi l’ULSSL ad aprirla.

Già allora sorgevano altri movimenti di segno contrario in altre zone della nostra Regione. È una storia molto importante per capire che è ancora possibile che un circo, lo vizioso di esclusione diventi un circolo virtuoso di inclusione là dove si colgano le ragioni profonde delle scelte dei tecnici, Il secondo episodio è il seguente; in questi giorni apriremo un dormitorio mobile, "Endurance", allestito su un bus urbano ristrutturato, È stata una scelta molto coraggiosa da parte dell’amministrazione municipale di Rivoli quella di cedere un’area attrezzata per questa attività, poi viviamo in un mondo molto particolare in cui sapere e ignoranza stanno distanti, malattie e medicine sono agli antipodi. È un mondo in cui chi è in mala fede o chi ha enormi interessi pensa di poter mantenere questa situazione invariata, sine die.

Queste persone pensano di poter mantenere con delle "dighe" le persone protette "all’asciutto" invece di insegnare loro a nuotare; di escludere fuori dalle proprie porte i bisogni della parte più povera del mondo, Credo che queste siano cose importanti da sottolineare, da mettere come cornice a una sessione come questa, alcuni pensano che sia giusto portare l’acqua dove c’è la sete, il cibo dove c’è la fame, le medicine dove ci sono le malattie, ma nulla fanno perché questo avvenga veramente, per capire e per far capire che è inevitabile che gli uomini cerchino altrove ciò che non hanno. L’illusione che vendono è quella di una sicurezza passiva, fatta di giubbotti anti-proiettile, di protezioni fisiche, invece di una sicurezza attiva fatta di legami e mescolanza.

Siamo nella città dell’automobile, anche se non più per molto, forse; anche i produttori di automobili hanno imparato da tempo che la sicurezza non si fa aumentando lo spessore delle lamiere, la robustezza dei telai, ma rendendo i motori più elastici, migliorando i freni, le capacità di guida. Queste persone, però, continuano a pensare di poter aumentare lo spessore delle lamiere per salvare chi è dentro, ancora a spese di chi è fuori.

 

Precedente Home Su Successiva