Massimiliano De Somma

 

Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti"

L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute

(La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)

Massimiliano De Somma (psicologo volontario nell'O.P.G. di Aversa)

 

La realtà dell’ospedale psichiatrico giudiziario è particolare. L’affettività, quanto c’entra con i malati di mente, che hanno commesso un reato e sono in manicomio giudiziario? Conta moltissimo.

Avrei dovuto parlarvi di quali potrebbero essere le conseguenze psico - fisiologiche della carenza affettiva e sessuale: sintetizzando moltissimo possiamo arrivare direttamente alla malattia mentale, possiamo arrivare a una malattia terribile quale la schizofrenia, dove il sintomo principale è l’anaffettività, per cui in un luogo del genere l’affettività va stimolata, non è richiesta.

E l’affettività è necessaria perché bisogna passare attraverso l’affettività per un trattamento terapeutico, prima che socializzante, prima che ribilitativo.

Le famiglie di queste persone non le cercano, gli affetti sono difficili, rotti, tagliati, frammentati come l’io di questi soggetti, che in realtà hanno anche l’affettività tagliata a pezzi, come tutta la loro identità. Brevemente vi presento quella che è la loro testimonianza, le loro parole attraverso il delirio, forse una delle loro espressività più interessanti, a volte anche divertenti, perché ci scontriamo con una realtà che forse non ci appartiene, o che forse rimuoviamo.

Noi cerchiamo di dare loro la possibilità di esprimersi completamente nel delirio scritto, senza correggere la punteggiatura, senza correggere assolutamente niente, per farli parlare di quelli che sono i loro problemi, i loro sentimenti, le loro emozioni.

Lo possono fare sulle pagine di “La storia di Nabuc”, un giornale che è nato 4 anni fa e che portiamo avanti con numerose difficoltà. Si chiama “La storia di Nabuc” perché si riferisce a Nabuccodonosor,  il re che impazzì e poi guarì da solo, miracolosamente, da questa follia.

In un numero speciale, fatto appositamente per questa giornata di studi, abbiamo raccolto tutto quello che loro hanno scritto, sull’affettività e sulla sessualità, nei numeri precedenti. Se avete dato un occhiata a questo numero troverete anche cose che andrebbero censurate, però sono gli unici ad avere il coraggio (nella follia si riesce a dire la verità) di confessare i propri reati di tipo pedofilo, di tipo sessuale, e lo scrivono lo raccontano con un’ingenuità a volte fa affetto.

Addirittura c’è un detenuto che parla di quando ha contattato la bambina di 14 anni. Ne parla, sembra assurdo dirlo adesso e non me ne vogliate, ma ne parla affetto, veramente con tenerezza e con amore. Raccontano quella che è la sessualità nel carcere, l’omosessualità in qualche modo forzata, che non si racconta solitamente. Voglio dire, è una voce di corridoio che gira, ma loro raccontano tranquillamente come avvengono gli scambi sessuali; ci sono prestazioni sessuali che vengono pagate in sigarette, ad esempio. Questa è una realtà che, grazie a loro, tramite loro, esce fuori.

Mi fermo qui, avrei tantissimo da dire sull’O.P.G. (penso saprete tutti, voi addetti ai lavori, che cos’è) ma possiamo ritornarci al pomeriggio.

 

Giovanni Anversa

 

Mi sembra che siano uscite alcune cose fondamentali. C’è un aspetto che, però, è stato toccato solo da Apollonia Annunziata e vi pregherei semmai di riprendere nel pomeriggio. Si è parlato molto del tema dell’affettività rispetto alla famiglie fuori, ma lei ha detto che c’è un problema di rapporto tra le persone all’interno del carcere.

Questo è un aspetto francamente che noi oggi abbiamo semplicemente sfiorato, legandoci molto al tema del rapporto tra le persone detenute e le famiglie, tra le persone detenute e i figli, ma lei giustamente  ha parlato del tema “Io e l’altro, dentro il carcere”. È un altro aspetto che non può essere sottaciuto, che deve essere raccontato e affrontato.

C’è l’esperienza del Canton Ticino, un’esperienza forte, significativa, credo per certi aspetti simile a quella spagnola. Ma anche in Spagna esistono degli spazi dove ci si può scambiare dell’affettività e quella è un’altra esperienza che meriterebbe di essere raccontata.

 

 

 

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