Sergio Cusani

 

Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti"

L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute

(La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)

Sergio Cusani (Associazione "Liberi")

 

Sono libero da circa sei mesi ma oggi il dottor Pavarin, che è il Magistrato di Sorveglianza di Padova, mi ha riportato in carcere e mi ha creato una forte emozione. Ricordo quando adottai un bambino dalla Colombia e, appena arrivato in Italia, fui arrestato, lui mi veniva a trovare in sala colloqui e io gliela facevo vivere come una specie di avventura, perché c’erano gli agenti di polizia penitenziaria in divisa, cioè vedeva questo mondo diverso.

Una volta mi chiese se poteva rimanere in carcere, perché gli faceva piacere rimanere con me in carcere, a dormire con me in cella. Questo per dire che noi abbiamo bisogno assolutamente dell’affettività. Un uomo, se lasciato solo in un momento difficile del percorso della sua vita, se gli vengono a mancare gli affetti, si frantuma, e quelle fratture che ha all’interno è difficile che poi riesca a ricucirle.

Quindi io considero l’affettività un elemento fondamentale dell’attività di recupero, se non c’è l’elemento dell’affettività l’attività di recupero è qualcosa che rimane evanescente, cioè un individuo che esce dal carcere poiché ha coltivato la propria affettività anche all’interno del carcere e ha mantenuto un rapporto saldo con i propri affetti, esce come un uomo che può abbracciare il mondo. Altrimenti, diciamolo chiaramente, esce fuori come un uomo che è incanaglito, perché comunque è stato portato in carcere a coltivare le parti peggiori di sé, non certamente le parti migliori.

 

 

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