In-Veneto: notiziario settimanale sul carcere

realizzato nell'ambito del Progetto "Dal Carcere al Territorio"

Notiziario n° 10, del 18 febbraio 2010

Notizie da Padova

"Ristretti" ospite a un incontro delle suore impegnate nelle carceri

Qualche idea per i famigliari dei detenuti "morti di carcere"

Un cuore per tutti: l’amore per la vita non finisce mai

È urgente parlare della salute dei detenuti!

Notizie da Venezia

Caritas Veneziana: attività nella C.C. di Santa Maria Maggiore

Notizie da Treviso

L’Associazione di volontariato "Per Ricominciare"

Notizie da Rovigo

"Crolli il muro di silenzio sui drammi di questa società"

Notizie da Verona

Una Casa per le donne detenute

In carcere troppo buonismo?

Incontri a scuola per educare alla legalità

Il colloquio che aiuta

E Verona ha il suo Rifugio 2

Notizie da Belluno

Formare chi opera in carcere sulla realtà dei transessuali

Notizie da Vicenza

I parroci di Vicenza entrano in carcere tutti insieme

Trasferita da Vicenza l’Alta Sicurezza

Appuntamenti

Verona: La Fraternità incontra i giovani di Generazione Democratica

Verona: incontro "Stranieri e pellegrini, figli di Abramo"

Verona: incontro con il giornalista Gian Antonio Stella

Verona: incontro "La Costituzione, un progetto di convivenza civile"

Vicenza: rassegna Giovani & Volontariato, incontri ad accesso libero

Padova: riprende il Corso sulla mediazione dei conflitti a scuola

Notizie da Padova

 

Ristretti ospite, a Roma, a un incontro delle suore impegnate nelle carceri

 

Lunedì 15, all’incontro annuale di tre giorni organizzato dall’Ispettorato Generale delle Carceri Italiane per le suore volontarie in carcere, Ristretti Orizzonti è stato invitato a intervenire per parlare delle attività svolte, delle buone esperienze da condividere, di volontariato penitenziario e di esperienze personali. Interessante in particolare l’intervento del dottor Francesco Maisto, attuale presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, con un lungo passato nella Magistratura di Sorveglianza a Milano e nel tribunale della stessa città in qualità di Sostituto Procuratore, ma anche amico da molti anni, da quando cioè lavoravano entrambi a Milano l’uno Magistrato e l’altro cappellano in carcere, di Monsignor Giorgio Caniato, Ispettore Generale dei Cappellani dell’Amministrazione penitenziaria.

Il dottor Maisto, partendo dalla ironica definizione del Magistrato di Sorveglianza come oggetto misterioso, e dalla difficoltà del volontariato di dialogare con questi oggetti misteriosi, si è soffermato anche sul titolo degli incontri: Se son nostri non son mostri, frase molto bella che il magistrato vorrebbe vedere scritta in molti posti, a ricordare l’assoluta normalità delle persone che son detenute. Del resto lo diciamo spesso durante gli incontri nelle scuole: non ci sono mostri, ci sono persone che possono anche compiere atti mostruosi. Maisto ricorda come il nostro Ordinamento penitenziario sia all’avanguardia, e la sua applicazione sia importante, e come nella nostra Costituzione vi sia già la norma guida che dovrebbe governare le decisioni dei magistrati. Richiama anche il libro del Cardinal Martini "Non è giustizia" quando dice che le sacre scritture non parlano di "retribuzione" per ciò che concerne la pena, e parla anche del sovraffollamento come conseguenza delle recenti leggi penali che sono - dice Maisto - carcerocentriche. Poi, parlando sempre dei magistrati di Sorveglianza, ne registra il quasi completo allontanamento dai detenuti, e sottolinea quanto la mancanza di risorse economiche - e quindi anche la mancanza di quelle figure all’interno del carcere, che si occupano dei percorsi di reinserimento, e non solo della sicurezza - blocchino la possibilità della concessione delle misure alternative. Richiama poi, nell’ambito del tema specifico Magistratura e Volontariato, gli articoli dell’Ordinamento penitenziario 17, sulla partecipazione della comunità esterna all’azione rieducativa e 78 sugli assistenti volontari. Insomma secondo Maisto, ci deve essere collaborazione tra gli educatori, il volontariato, la magistratura di sorveglianza. Questa considerazione ha portato poi a un’accesa discussione, nata comunque dopo l’intervento della redattrice di Ristretti, Paola Marchetti, tra le suore volontarie che sostenevano la necessità della partecipazione all’equipe anche dei volontari e chi vedeva in questa pratica il rischio di perdere la fiducia e la confidenza dei detenuti. L’intervento di Paola Marchetti si è incentrato sul perdono e sulla capacità di risollevarsi dall’esperienza detentiva anche grazie all’aiuto del volontariato, che ormai nelle carceri finisce per dover tamponare molte delle falle del sistema.

Il racconto dell’esperienza di vita, dell’importanza sì del perdono altrui ma anche di quello verso se stessi, ha aperto una discussione sul ruolo del volontariato penitenziario e sulla necessità di preparare i volontari che devono muoversi in un ambiente estremamente delicato.

 

Qualche idea da Ristretti Orizzonti per i famigliari dei detenuti "morti di carcere"

 

Ornella Favero, direttore di Ristretti Orizzonti, e Laura Baccaro, psicologa, autrice con Francesco Morelli del Libro "In carcere: del suicidio ed altre fughe", sono intervenute alla Conferenza stampa, organizzata dall’associazione radicale "Il detenuto ignoto" alla Sala conferenze del Senato. È stata importante la partecipazione di alcuni parlamentari, che si sono messi all’ascolto dei famigliari di detenuti, morti in carcere per cause "da chiarire", dove l’espressione "da chiarire" sta a significare che quelle morti sembrano avere ben poco di "naturale". Tanto più che si tratta spesso di persone giovani.

Ristretti ha chiesto soprattutto di tenere i fari puntati sulle carceri sovraffollate, sulla situazione sanitaria, ancora confusa e ben lontana dal raggiungimento di livelli organizzativi accettabili, sulla prevenzione dei suicidi. Una proposta è di consolidare l’iniziativa dell’Osservatorio sulle morti "da carcere", chiedendo anche a persone con competenze tecniche (medici, avvocati) di dare la loro disponibilità a prendervi parte, e garantendo così alle famiglie un ascolto non occasionale e un aiuto concreto a portare avanti la loro ricerca della verità.

Un’ultima annotazione: si riporta quanto dichiarato dal capo del Dap, Franco Ionta, nell’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario del 3 febbraio 2010: "Abbiamo realizzato un’analisi sui suicidi avvenuti nei primi dieci giorni della detenzione e abbiamo rilevato una sostanziale equivalenza tra i suicidi dei primi dieci giorni degli arresti in flagranza e i primi dieci giorni di cambiamento del carcere. Su questo dato bisognerà riflettere. Il mutamento di vita e di abitudini acquisite in una struttura penitenziaria producono anche questo risultato: nei primi dieci giorni di trasferimento da una struttura carceraria all’altra c’è lo stesso tasso di suicidi di chi è entrato in carcere dalla libertà".

Questa interessante analisi ci fa sperare che i trasferimenti di detenuti d’ora in poi vengano fatti dal Dap con modalità più trasparenti e maggior attenzione alle condizioni psicologiche delle persone e al loro stato di salute.

 

Un cuore per tutti - L’amore per la vita non finisce mai

 

In occasione di San Valentino, la commissione Scuola e Cultura del Quartiere 6 ovest Brentella-Valsugana del Comune di Padova ha pensato di organizzare una giornata diversa, rivolta ai ragazzi più giovani, coinvolgendo le varie realtà che operano e hanno sede nel proprio territorio. Così, presso il Teatro ai Colli di Padova, è andato in scena uno spettacolo coordinato dalla compagnia teatrale Fuori rotta, che è riuscita a mettere insieme musica e teatro, con pezzi dei Megahertz, del gruppo rock-pop dei Soam, mentre i ragazzi della casa d’accoglienza di Ca’ Edimar si sono esibiti in balli e letture di poesie e pezzi di teatro, da Giorgio Gaber a Coelho.

In mezzo a tutto questo, Il Granello di Senape è stato chiamato a presentare le attività dell’associazione e a spiegare il senso del progetto "Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere", davanti ad una platea attenta e curiosa verso una realtà che spesso si sente lontana, perché è molto facile dimenticarsi di vivere nello stesso territorio dove sorgono ben due carceri.

 

È urgente parlare della salute dei detenuti!

 

La redazione di Ristretti Orizzonti ha incontrato giovedì 11 febbraio il dottor Zancanella, direttore dell’Unità funzionale carcere per le tossicodipendenze. È stato un incontro interlocutorio, in cui si sono affrontati molti temi "caldi", fra i quali: le linee guida per la certificazione dello stato di tossicodipendenza e l’accesso alle misure alternative, i gruppi di ascolto, che sono stati sospesi, e i detenuti chiedono che vengano ripristinati, la difficoltà di trovare le risorse per la comunità, la necessità di fare prevenzione e informazione all’interno delle carceri. Il numero di persone che avrebbero bisogno di essere seguite è elevatissimo: 260 tossicodipendenti alla Reclusione, 120 al Circondariale. Per questo speriamo di poter incontrare di nuovo a breve il dottor Zancanella e i suoi collaboratori, per approfondire alcune questioni che sono state appena sfiorate in questo primo incontro.

Ristretti Orizzonti chiede a tutte le associazioni e agli operatori, presenti nelle due realtà carcerarie padovane, di dare la loro disponibilità a incontrarsi per parlare dei problemi relativi alla salute delle persone detenute e, se possibile, per valutare l’opportunità di dar vita a un Forum salute, come già si è fatto in altre regioni.

 

Notizie da Venezia

 

Caritas Veneziana: attività nella C.C. di Santa Maria Maggiore

 

La Caritas a Venezia esiste dal 1976 e viene istituzionalizzata con statuto nel 1989: essa è lo strumento ufficiale della Diocesi per la promozione e il coordinamento delle iniziative caritative ed assistenziali. 

La principale finalità della Caritas è quella di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale diocesana e delle comunità minori, specie parrocchiali, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con prevalente funzione pedagogica e con particolare attenzione agli ultimi. Nello specifico, per quanto riguarda l’area della promozione umana, la Caritas a Venezia offre i seguenti servizi:

- Betania, Cannaregio: mensa per i poveri, dormitorio per donne straniere, distribuzione vestiti, docce, ambulatorio su richiesta;

- S. Giuseppe alla Tana, Castello: mensa per i poveri, distribuzione vestiti, docce;

- Casa S. Raffaele, Mira: ospitalità per uomini stranieri;

- Betlemme, S. Croce: dormitorio per uomini italiani;

- Casa Giovanni XXIII, S. Croce: ospitalità per donne in permesso o fine pena dal carcere;

- Casa mons. Vianello, Campalto: ospitalità per uomini detenuti o in permesso dal carcere;

- Centro Lucio Cerchier, Campalto: centro di aggregazione giovanile;

- Sportello antiusura "Fond. Tovini";

- Microcredito San Matteo, Mestre;

- Servizio Civile Volontario, Mestre: coordinamento ed accompagnamento;

- Ufficio Immigrazione, Mestre-Venezia: servizio di consulenza;

- Partnership Tavolo Senza Dimora: coordinamento Comune di Venezia;

- Partnership Tavolo Salute mentale: coordinamento Comune di Venezia;

- Partnership Tavolo Immigrazione: coordinamento Questura di Venezia;

- Partnership carceri.

Rispetto alle attività relative alla realtà carceraria, all’interno della Casa Circondariale di Santa Maria Maggiore, il cappellano Don Antonio Biancotto si occupa dell’animazione spirituale e gestisce, assieme a circa dieci volontari:

- due gruppi di ascolto della parola di Dio e uno inter-religioso, a cui partecipano detenuti cattolici, protestanti e islamici;

- il coro, che anima la messa;

- una biblioteca con testi di carattere spirituale;

- dei cineforum.

Tutte le attività sono rivolte a detenuti sia italiani, che stranieri e a ciascun gruppo partecipano al massimo 12 persone.

I volontari entrano in carcere tutti i giorni, mattina e pomeriggio, e si occupano anche dell’Ufficio Ascolto, che offre soprattutto sostegno nei rapporti con i familiari e procura beni di prima necessità (principalmente vestiario).

Sul territorio di Campalto dal 2006 la Caritas gestisce la Casa di Accoglienza Mons. Vianello, aperta a detenuti in misura alternativa o ex-detenuti, sia italiani, che stranieri. La struttura può ospitare 4-5 persone e offre accoglienza temporanea, in quanto la finalità ultima è lo "sgancio": gli operatori della Caritas lavorano, infatti, in rete con i Servizi Sociali, per accompagnare chi risiede nella Casa nel suo percorso di ricerca di un lavoro e di un alloggio.

La struttura offre anche la possibilità, a detenuti in permesso premio, di incontrare lì i propri familiari. Essa è concepita come una vera e propria casa, in cui si vive assieme, con la presenza costante di un operatore, che offre supporto nella gestione quotidiana e nell’organizzazione del vivere comune.

 

Notizie da Treviso

 

L’Associazione di volontariato "Per Ricominciare"

 

L’Associazione Per Ricominciare si occupa di volontariato carcerario da circa 35 anni ed opera presso la Casa Circondariale di Treviso. Si propone di favorire l’inserimento sociale e professionale dei detenuti e degli ex-detenuti, di incrementare le iniziative di sensibilizzazione sul territorio, di essere sempre più presente nella casa circondariale di Treviso con attività concordate con gli educatori dell’istituto e del CTP, e di programmare ed attuare interventi a sostegno delle famiglie dei detenuti e delle vittime di reato.

All’interno dell’Istituto, l’Associazione si occupa di alfabetizzazione e di inserimento scolastico, grazie alla disponibilità di insegnanti volontari, che in particolare collaborano alla realizzazione dei corsi di scuola media inferiore e superiore (per geometri e periti).

Questi percorsi sono molto importanti e utili e, come sottolinea Irene Bellomo, referente dell’Associazione, da circa due anni i detenuti che vogliono iscriversi agli insegnamenti di scuola secondaria realizzati nella Casa Circondariale di Treviso, lo possono fare non da privatisti, ma "come se andassero fuori". Due anni fa, inoltre, un detenuto che aveva ottenuto il diploma di uno di questi corsi ha avuto la possibilità di venir trasferito presso la Casa di Reclusione di Padova, per potersi iscrivere ai corsi universitari.

Oltre alle attività formative, i volontari svolgono colloqui di ascolto e sostegno coi detenuti e, quando qualcuno può uscire in permesso premio, lo accompagnano a incontrare i familiari, o a prendere contatti per il lavoro.

Essi si occupano, inoltre, della distribuzione di indumenti: una volta a settimana raccolgono le "domandine" dei detenuti, in cui viene specificata tipologia e taglia dei capi, quindi li reperiscono presso il magazzino dell’Associazione e li portano in carcere. Su richiesta dei detenuti e in accordo con l’Istituto, i volontari sono riusciti anche a procurare due lavatrici e un’asciugatrice, che vengono gestite da un detenuto, incaricato di raccogliere gli indumenti da lavare.

Le richieste di vestiario sono sempre molto frequenti, soprattutto da parte dei numerosi soggetti stranieri, che si trovano in condizioni di maggior difficoltà, non avendo spesso né risorse economiche, né una rete familiare all’esterno. I volontari ci tengono molto a garantire questi servizi "di base", sicuramente indispensabili per chi si trova in carcere. Per ulteriori informazioni e contatti: per-ricominciare@tiscali.it

 

Notizie da Rovigo

 

"Crolli il muro di silenzio sui drammi di questa società"

 

Cercare l’essere umano, il figlio di Dio al di là delle sbarre. Gli schiavi del nostro mondo, dei quali spesso si calpesta la dignità umana, siano i carcerati o i malati psichici, ma anche quei palestinesi chiusi nella striscia di Gaza che vivono quotidianamente un inferno di massacri, di sete e fame, di distruzioni. Alle realtà di chi è ultimo è stata dedicata la ventesima Assemblea "La storia siamo noi, nessuno si senta escluso" del Centro Francescano di Ascolto, da 22 anni presente nel territorio rodigino, grazie anche all’impegno del direttore Livio Ferrari, garante dei diritti delle persone private della libertà nel Comune di Rovigo e dei suoi collaboratori. Dopo l’intervento introduttivo di Ferrari, la testimonianza di Chiara Turolla e Ludovico Tucci sul tema "Matti, pazienti, utenti: soprattutto persone". Quindi immagini di grande impatto emotivo sono state presentate al pubblico da don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale del movimento Pax Christi, che ha portato la sua testimonianza, relativa alla tremenda realtà in cui vivono i palestinesi di Gaza, e le impressioni riportate dalla visita effettuata il 20 dicembre scorso con il patriarca di Gerusalemme. I check-point di Betlemme, il muro, i bombardamenti che portano morte e mutilazione sono stati oggetto di riflessione di don Nandino, che ha lasciato quindi la parola a Beppe Battaglia, coordinatore dell’Associazione Progetto Arcobaleno di Firenze. Battaglia ha trattato della difficile realtà dell’isolamento dei carcerati, dell’ergastolo, dei morti per suicidio e delle violenze che il carcere produce. "Bisogna ritornare ad indignarsi - ha ribadito Ferrari - non lasciare nel silenzio queste situazioni, testimoniare il proprio no a tutto quanto è contrario alla dignità della persona, in qualsiasi contesto si trovi a vivere. In questo momento è più che mai importante mantenere vivo l’impegno contro lo stigma sociale, l’emarginazione, la discriminazione".

"Dopo aver sentito di tutto questo sfacelo - ha concluso Livio Ferrari - potremmo lasciare spazio al catastrofismo, ma così non dev’essere. Dobbiamo rimboccarci le maniche, socialmente e politicamente parlando, ripartire dai valori che accomunano la maggioranza delle persone, lasciare da parte l’umana tendenza all’egoismo e riprendere a lottare per l’affermazione dei principi di cittadinanza e il rispetto di alcuni diritti irrinunciabili, quali: l’equa ripartizione delle risorse, una giustizia giusta, l’uguaglianza di tutti che è il contrario del privilegio per qualcuno.

"La storia siamo noi, nessuno si senta escluso", una frase presa a prestito da Francesco De Gregori, che vuole significare proprio la necessità di riprendere per mano il futuro di questo Paese e dell’umanità intera da parte di ognuno, in quanto ogni persona è protagonista con la sua storia, e nessuna è meno o più importante di altre, ma insieme formiamo quel quadro inimitabile e strabiliante che compone l’esistenza terrena.

 

Livio Ferrari (Centro Francescano d’Ascolto - Garante dei detenuti di Rovigo)

 

Notizie da Verona

 

Una Casa per le donne detenute

 

Sarà pronta per i primi di aprile e potrà accogliere fino a 5, 6 detenute alla volta. Questa l’ultima novità sulla Casa della Donna, la struttura in via Agrigento messa a disposizione dal Comune di Verona per le detenute in uscita dal carcere in misura alternativa. La gestione della struttura è affidata alla cooperativa Donne la cui presidente, Maria Antonietta Cordioli, precisa: "La giunta ci ha assegnato l’edificio e intanto l’Agec sta procedendo con i lavori. Doveva essere pronta a febbraio, ma con il maltempo ci sono stati un po’ di ritardi. Speriamo comunque nei primi di aprile".

A preoccupare sono ora i soldi che mancano per arredare e sistemare le stanze. "Speriamo in qualche finanziamento - continua la Cordioli - e intanto abbiamo fatto richiesta alla fondazione Cariverona, partecipando a un progetto che prevede appunto contributi per arredamento e macchinari".

Le donne che si troveranno a transitare in questo nuovo spazio, seguiranno programmi di 6 mesi durante i quali, con vitto e alloggio garantiti, avranno la possibilità di prepararsi ad affrontare il mondo del lavoro attraverso una formazione nel campo della sartoria.

Nello stesso edificio sarà presente anche la sede della cooperativa. Continua la presidente: "In un anno calcoliamo di arrivare a ospitare una ventina di ragazze. Forse qualcuna in più, visto che probabilmente le stanze diventeranno anche un punto di riferimento per alcune donne di passaggio in permesso premio. Inoltre daremo formazione lavorativa anche a donne semilibere o ai domiciliari, che non avranno la necessità di trascorrere la notte nella nostra nuova casa".

 

In carcere troppo buonismo?

 

Una serie di reazioni a catena arrivate sia dai diretti interessati, i detenuti, che dal mondo del volontariato. E non è mancata nemmeno una risposta politica: quella dell’onorevole Giampaolo Fogliardi del Pd. Queste le conseguenze delle dichiarazioni rilasciate dai consiglieri comunali Elio Rocco Insacco (Pdl) e Enzo Flego (Lega) durante l’incontro tra la garante dei diritti dei detenuti, Margherita Forestan, e la quinta Commissione, avvenuto il 3 febbraio scorso. In quell’occasione, dopo che la neo garante aveva presentato una serie di progetti e attività in programma per i detenuti e gli agenti del carcere di Montorio, Insacco si era dichiarato "non concorde e addirittura sconvolto dalle belle cose dette", riferendosi in particolare alle iniziative interne nel campo della sanità, con medici presenti 24 ore su 24 e specialisti in ingresso periodico, e alla promessa della garante di portare un paio di gruppi di detenuti in visita alla mostra di Corot. Novità viste più adatte da destinare "a chi le merita", aveva continuato Insacco "piuttosto che a quelle persone con cui la società esterna non vuole avere niente a che fare. Dato che il carcere è un luogo di punizione e tale deve restare".

Da qui la decisione del consigliere di negare il sostegno alle iniziative portate avanti dalla Garante, a cui ha fatto seguito la dichiarazione, dai toni un po’ più moderati, del consigliere Flego, convinto che "se i detenuti vanno messi di fronte alle proprie responsabilità, bisogna farlo senza buonismo e nella consapevolezza che qualcuno di loro non è recuperabile e non lo sarà mai". Parole dure, che avevano stupito i vari consiglieri presenti oltre che, naturalmente, il mondo della associazioni chiamato a partecipare. Parole arrivate agli stessi detenuti che, appresa la notizia dall’Arena, hanno deciso di chiedere al quotidiano della città di dar spazio a una loro lettera di replica.

Questo il testo integrale: "Ci sentiamo annichiliti e amareggiati per l’articolo apparso sull’Arena dal titolo "In carcere troppo buonismo". Qualche mese fa si è presentata qui nel carcere di Montorio la Garante dei diritti dei detenuti, mostrando subito intelligenza, sensibilità e impegno. Leggiamo ora con tristezza il sostegno che le viene tolto, le accuse di "buonismo". Nell’articolo si ricorda che "il carcere è e deve restare un luogo di punizione". Qualcuno si dice addirittura "sconvolto" delle iniziative di integrazione proposte. Noi detenuti, persone che stanno pagando per errori commessi, leggiamo e restiamo ammutoliti.

Chi vuole negare che oggi le carceri non siano luoghi afflittivi non deve fare altro che informarsi, conoscere la realtà delle cose. Ancora una volta ci si preoccupa istintivamente della punizione, forse perché pensare a una pena riparativa è impegnativo, anche se alla fine funziona veramente. Punire per punire è una mentalità distorta e soprattutto fallimentare. La punizione da sola, fine a se stessa, produce altra criminalità. I dati lo confermano, se li si vuole leggere correttamente.

Se veniamo umiliati, battuti, se ci viene tolta la speranza, la possibilità di capire e ripagare, torneremo a pesare sulla società. L’ammirevole attività delle associazioni di volontariato non è di contorno ma qualcosa di essenziale. Dà senso alla carcerazione.

La riabilitazione impedisce al detenuto di tornare a delinquere. Quindi è utile alla società stessa. L’integrazione risolve. Opporsi significa nuocere a tutti, fuori e dentro al carcere.

Se si hanno veramente a cuore le vittime dei reati, qualcuno ci permetta di ripagare il danno. Non chiediamo regali ma di essere visti per chi siamo veramente e per dove e come stiamo. Un sentito grazie alla Garante Margherita Forestan e a tutte le associazioni di volontari".

A contrastare i due consiglieri comunali ci ha pensato poi anche l’onorevole Fogliardi che, in una nota inviata alla stampa, ha dichiarato: "Basterebbe la Costituzione della repubblica a rispondere ai Consiglieri comunali, che parlano evidentemente a sproposito sulle carceri quando affermano che il carcere sia solo un luogo di punizione e tale debba restare".

Secondo l’articolo 27 comma 3, infatti, "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".

"Il problema non sta nel "buonismo" - continua Fogliardi -. Le pene vanno scontate, ma non possiamo rinchiudere delle persone in condizioni disumane e sperare che possano reinserirsi nella società. Conosco bene Montorio, avendo visitato il carcere in luglio. Ho visto con i miei occhi la drammatica situazione, sia dei reclusi che del personale in servizio. Ancora attendo risposta alla interrogazione che presentai al Ministro Alfano".

L’onorevole ricorda poi i dati: "La Casa circondariale poteva ospitare 400 detenuti, al suo interno invece ve ne erano 930, di cui 52 donne. In tre metri quadri stavano cinque detenuti, l’ambiente si presentava insalubre, i cattivi odori attanagliavano lo stomaco e la mente, e la polizia penitenziaria non aveva mezzi.

I consiglieri invece di perdersi in inutili commenti si adoperino perché le condizioni delle carceri siano degne di una Paese civile".

Anche il mondo del volontariato non è riuscito a non reagire alle estreme dichiarazioni di Insacco e Flego. In particolare la volontaria dell’associazione La Fraternità, Cristina Zara, ha inviato una lettera, pubblicata sull’Arena, in cui si rivolge al sindaco, di cui dichiara essere stata una sostenitrice nelle ultime votazioni, in merito a quanto accaduto. "Quale cittadina rappresentata da questi consiglieri appartenenti alla coalizione da me sostenuta, mi sono sentita fortemente contrariata. Come è possibile che i "miei" consiglieri, persone nelle quali ho riposto fiducia, possano esprimersi su temi che non conoscono, offrendone una versione e interpretazione errate?

Posso capire che ci possano essere divergenze di opinione, ma mi aspetterei, anzi mi aspetto, che queste persone, elette anche da me, prima di fare delle affermazioni su una materia che non conoscono direttamente, quanto meno si informino e chiedano lumi a coloro che si possono ritenere esperti in materia".

 

Incontri a scuola per educare alla legalità

 

Martedì prossimo l’associazione La Fraternità darà il via a una serie di incontri sull’educazione alla legalità in una seconda classe della scuola media Braida di Verona. Nel primo intervento il volontario dell’associazione, Benny Calasanzio, forte anche della sua vicenda personale legata alla mafia, cercherà di illustrare cosa succede in una situazione di mancanza di legalità. Successivamente seguiranno degli incontri con detenuti, ex detenuti e familiari di detenuti e tossicodipendenti, oltre che con vittime di reato, operatori nella devianza minorile, mediatori culturali stranieri e, infine, un approfondimento guidato lungo il percorso didattico "L’Immagine riflessa", ideato da una psicologa che opera nel carcere veronese per stimolare il confronto su ciò che significa davvero "carcere".

 

Il colloquio che aiuta

 

Dopo aver descritto come possono evolvere i rapporti tra vittima e autore del reato, lo psicologo lacaniano in servizio all’Opg di Castiglione delle Stiviere, Filippo Nocini, è tornato a parlare in veste di relatore, all’interno del corso organizzato dall’Associazione La Fraternità e dall’Associazione scaligera assistenza alle vittime di reato, in vista della gestione del Centro d’ascolto di prossima apertura davanti al carcere di Montorio veronese.

In questo suo secondo incontro, Nocini ha tracciato un quadro ampio della relazione d’aiuto che si può instaurare nel colloquio con la persona in condizioni di sofferenza psichica. Escludendo naturalmente il trattamento delle patologie, che non possono riguardare l’attività dei volontari non specialisti. I partecipanti hanno apprezzato in particolare la capacità di sintesi, nel condensare con chiarezza, ma senza rinunciare alla complessità, una materia amplissima che altre volte occupa da sola un intero corso.

Il primo compito dell’operatore nel colloquio è l’accettazione dell’altro, senza giudizio e senza pretesa di ridurlo in una categoria. Ogni persona è unica. L’attenzione è rivolta alla sofferenza, non ai sintomi. Il colloquio non è la fase preliminare di diagnosi, alla quale seguono le indicazioni terapeutiche, ma è già in sé terapeutico, come lo è il processo di conoscenza che rende consapevoli.

L’operatore sa che sorgono transfert (i sentimenti che il paziente porta nel colloquio) e controtransfert (i vissuti dell’operatore stesso nei riguardi del paziente), e deve saperli gestire.

Nel colloquio, che possiamo definire clinico, è la persona che viene a chiedere aiuto. Sono opportuni preliminari, anche banali, per creare una situazione di agio, e la chiarezza sul perché ha scelto di rivolgersi a noi, se c’è stato invio da altre persone o servizi.

Si chiede quindi qual è il problema (per come viene percepito ed ha indotto a chiedere aiuto) e che cosa noi possiamo fare.

Si analizzano gli antecedenti e le conseguenze che ne sono derivate. Si estende l’analisi all’insieme dei problemi vissuti attualmente; si ricostruisce la loro storia, dentro la storia personale, per capire perché si sono verificati. Il racconto non va considerato solo per il contenuto, ma anche per come viene esposto, per la rielaborazione che esprime.

Malgrado la richiesta di aiuto, saranno inevitabili anche le resistenze al cambiamento. Le soluzioni ipotizzate non saranno astrattamente giuste, ma realisticamente affrontabili e alla portata di quel paziente. Nella formulazione conclusiva, sempre in linguaggio colloquiale, si riassume quanto è avvenuto e si danno indicazioni in forma assertiva.

Nell’accettazione incondizionata del paziente ci si rivolge alla persona che soffre, non agli aspetti religiosi, politici, ecc. Tutti i pregiudizi vanno accantonati. Bisogna saper ascoltare, lasciar dire senza la pretesa di sovrapporre un’interpretazione; semmai chiedere chiarimenti.

Empatia è entrare con prudenza nel mondo di stati d’animo e di sofferenza dell’altro; condividere senza immedesimarsi, trovare volta a volta una distanza ottimale.

L’osservazione è continuativa, attenta, discreta. I suoi aspetti di coinvolgimento soggettivo e di neutralità oggettiva vanno contemperati.

Dev’essere costruita una reciproca fiducia, e va fatto dunque il possibile per meritarla e farla meritare. Non è efficace adottare un atteggiamento genericamente rassicurante, se questo non deriva da una comprensione profonda dei bisogni e delle possibilità. È già importante l’esserci, la disponibilità che comunica il messaggio: tu conti per me, ho interesse per te; e questo favorisce l’espressione dei sentimenti.

La comprensione non esclude la fermezza . Fin dal primo incontro va disciplinato il comportamento emotivo, va evitata l’ironia e vanno contemperati l’atteggiamento materno dell’accogliere con quello paterno del dettare le regole

L’operatore è intermediario tra contesto naturale e istituzionale, tra la persona e le risorse di supporto sociale. Il buon esito dell’intervento è più probabile quanto più è fitta la rete di relazioni. L’operatore dev’essere dunque esperto nel lavoro di rete.

Dev’essere anche inserito armonicamente in un gruppo di lavoro, che adotta uno stile problematico che accetta il conflitto. Il formarsi di fazioni finirebbe per danneggiare il paziente. Anche la distanza fisica e psichica rispetto all’utente è flessibile a seconda delle situazioni. È consigliabile che il tempo di impegno diretto sia intervallato da uno spazio, un "salotto buono" per staccare e riflettere.

Con i colleghi d’équipe vanno comunicati e condivisi i vissuti ("pensare pubblicamente"), per sentire la solidarietà, per fermarsi e capire insieme cosa si sta facendo, per approfondire la consapevolezza dei propri sentimenti di controtransfert. Si deve acquisire la capacità di vivere e padroneggiare le emozioni, integrandole nell’operatività.

 

E Verona ha il suo Rifugio 2

 

Una nuova mensa per chi vive per strada a Verona. Si tratta del secondo "Rifugio" gestito dalla Ronda della carità, che è stato inaugurato venerdì scorso all’interno degli spazi della Passalacqua. Presente alla cerimonia l’assessore ai Servizi sociali del Comune, Stefano Bertacco, che ha concesso in uso gratuito all’associazione i locali dell’ex mensa ufficiali. Nel nuovo centro, i volontari della Ronda che da 15 anni assiste i senzatetto, organizzeranno la distribuzione di pasti caldi tutte le sere fra le 22 e le 23.30.

"Dopo il primo Rifugio messo a disposizione due anni fa all’ex Mercato ortofrutticolo - ha dichiarato Bertacco - avevamo promesso alla Ronda della Carità di trovare un secondo spazio, più vicino al centro della città: oggi manteniamo la promessa, con questi locali accoglienti che consentiranno ai volontari di svolgere al meglio il servizio rivolto alle persone in difficoltà".

 

Notizie da Belluno

 

Formare chi opera in carcere sulla realtà dei transessuali

 

Un corso di formazione su come rapportarsi al mondo dei trans. E a promuoverlo è stata la stessa direzione del carcere di Belluno, una della strutture penitenziarie italiane con il più alto numero di detenuti transessuali, pari a circa 25. Il corso, che si è concluso nei giorni scorsi, era destinato ad andare incontro alle varie difficoltà incontrate in questo senso non solo da agenti e operatori, ma anche da volontari, educatori e assistenti sociali.

 

Notizie da Vicenza

 

I parroci di Vicenza entrano in carcere tutti insieme

 

I parroci di Vicenza hanno calpestato il suolo del carcere. E lo hanno fatto, per la prima volta, tutti nello stesso momento. L’iniziativa, che rientra tra quelle organizzate in occasione della missione cittadina dell’ambiente giustizia, voluta dalla diocesi vicentina, ha visto varcare le porte del carcere circa 30 preti (su un totale di 40), molti dei quali non avevano prima mai avuto nessun contatto con tale realtà. Non si è trattato di una classica messa, ma di un incontro ad hoc, a cui i detenuti si erano preparati, grazie al cappellano Don Agostino, che ha riservato loro anche il commento al Vangelo. Un modo originale e insolito di far comunicare chi è recluso con il territorio circostante, e allo stesso tempo offrire un’occasione unica a chi, nella sua vita, ha scelto di dedicarsi all’ascolto dell’altro.

 

Trasferita da Vicenza l’Alta Sicurezza

 

A seguito di una riorganizzazione delle carceri che sta avvenendo in questo periodo, la Casa circondariale di Vicenza - in quanto tale - è stata privata dell’area di Alta Sicurezza, più adatta a essere presente in un carcere penale. Con il trasferimento vi sarà quindi più spazio per i detenuti comuni.

 

Appuntamenti

 

Verona: La Fraternità incontra i giovani di Generazione Democratica

 

Sabato 20 febbraio dalle 10 alle 11.30 nella sede del Pd in piazza Cittadella, 22 l’associazione La Fraternità incontra un gruppo di giovani di Generazione Democratica sui temi del carcere e della giustizia, e più in particolare sul rapporto tra giustizia penale e povertà, e sul problema del sovraffollamento.

 

Verona: incontro "Stranieri e pellegrini, figli di Abramo"

 

Lunedì 22 febbraio alle 20.30 nel Teatro Stimate in piazza Cittadella, 4, il "Gruppo le2facce", in collaborazione con il Consiglio islamico di Verona Onlus, Associazione "Il deserto fiorirà" e Associazione Monastero del Bene Comune, invita all’incontro "Stranieri e pellegrini, figli di Abramo": cristiani e musulmani in cammino, con p. Paolo dall’Oglio (Priore del monastero di Mar Musa in Siria) e Hamza Roberto Piccardo (Scrittore, editore e direttore del portale islam-online.it). Il gruppo "Le 2 facce", si incontra da alcuni anni promuovendo attività di conoscenza e di scambio tra giovani musulmani e cristiani, con lo scopo di conoscere l’altro e valorizzare ciò che ci unisce senza per questo rinunciare alle differenze.

 

Verona: incontro con il giornalista Gian Antonio Stella

 

Martedì 23 febbraio alle 20,45 nel Teatro Cinema "Stimate" di Verona (Via Montanari, 1) si terrà un incontro con il giornalista Gian Antonio Stella, autore del libro "Negri, froci, giudei. L’eterna guerra contro l’altro" (Rizzoli editore). Stella converserà con Giampaolo Trevisi, vice capo squadra mobile e vice questore aggiunto di Verona. Introduce Brigitte Atayi.

 

Verona: incontro "La Costituzione, un progetto di convivenza civile"

 

Domenica 28 febbraio dalle 16 alle 18.30 nella sala parrocchiale della Chiesa Santi Apostoli si terrà un incontro promosso dal "Gruppo per il Pluralismo e il dialogo" sul tema "La Costituzione: un progetto di convivenza civile". Relazione introduttiva di Paolo Bertezzolo, Carlo Ramella e Luigi Viviani.

 

Vicenza: rassegna Giovani & Volontariato, incontri ad accesso libero

 

Tutti i mercoledì alle 21, a partire dal 24 febbraio, nella Sala Civica di via Marconi 87 ad Alte di Montecchio Maggiore, si terrà la rassegna Giovani & Volontariato, articolata in cinque incontri ad accesso libero.

Promosso dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Montecchio Maggiore, con l’organizzazione tecnica dell’InformaGiovani e il patrocinio della Regione Veneto, della Provincia di Vicenza e del Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Vicenza, il ciclo di incontri, dedicato ai giovani, prenderà il via con un appuntamento sul tema "Volontario: come e perché?". Saranno presenti Andrea Stella e la scrittrice Francesca Tuggia, portatori di esperienze personali forti e importanti di impegno sociale, don Giovanni Sandonà della Caritas Diocesana Vicentina, Maria Rita Dal Molin e Alessandro Lion, rispettivamente Presidente e Direttore del Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Vicenza. Moderatrice degli interventi e del dibattito con il pubblico sarà la giornalista Cinzia Morgani. Per maggiori informazioni www.infogiomm.it

 

Padova: riprende il Corso sulla mediazione dei conflitti a scuola

 

23 febbraio, ore 14-18: Riprende all’Istituto tecnico Natta, in via Leopardi, il corso sulla mediazione dei conflitti a scuola, tenuto dai mediatori della Cooperativa Dike, che opera presso il Tribunale dei minori di Milano. Il corso è organizzato dall’associazione Granello di Senape e finanziato dal Centro di Servizi per il Volontariato della Provincia di Padova.

 

 

Il Progetto "Dal carcere al territorio" è finanziato dall'Osservatorio Nazionale per il Volontariato - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direttiva 2007 sui progetti sperimentali delle Organizzazioni di Volontariato.

 

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