In-Veneto: informazione tra il carcere e il territorio

Edizione n° 62, del 19 maggio 2009

 

Notizie da Padova

Gli Scout incontrano il carcere

Terza branda alla Casa di Reclusione

Notizie da Venezia

Nuovo progetto di reinserimento di detenuti ed ex detenuti

Per un volontariato consapevole

Notizie da Verona

Aggressività, che cos’è?

Universitari, operatori e volontari si incontrano per parlare di carcere

Nel giorno della liberazione… una liberazione in più!

Uniti contro la mafia

Nasce un Centro Studi per l’infanzia e l’adolescenza

I giovani di Verona chiedono una risposta contro violenza e neofascismo

Notizie da Vicenza

Ragazzi della Parrocchia di Alvavilla in visita a Progetto Jonathan

Appuntamenti

Padova: Giornata di Studi "Prevenire è meglio che imprigionare"

Verona: Ciclo di incontri sulla educazione alla legalità

Notizie da Padova

 

Gli scout incontrano il carcere

 

L’Agesci, associazione scout di ispirazione cattolica, come ogni anno, ha organizzato l’evento di zona, incontro di due giorni dei clan, i gruppi di giovani tra i 17 e i 21 anni, dedicato a temi che possono essere sociali, culturali, ambientali o di attualità. Quest’anno il tema scelto è stato le mura e il carcere, una realtà di cui si conosce benissimo l’esistenza ma che si tiene a "dovuta distanza".

Gli organizzatori di questi incontri - e chi conosce un poco il mondo scout sa che i responsabili si adoperano per sensibilizzare i giovani dei loro gruppi su temi sociali - avevano quest’anno lo scopo di far conoscere la realtà del carcere, non in termini tecnici, ma con il fine di stimolare in questi ragazzi delle curiosità che li spingano a scavare oltre l’apparenza. In una società che dell’apparenza fa spesso uno dei suoi pochi modi di rappresentazione della realtà, la capacità di vedere le realtà nascoste, la capacità di andare oltre l’apparenza, la capacità, la volontà, la voglia di vedere la complessità della realtà, questi tentativi di re-instillare nelle nuove generazioni interessi non effimeri, tutto questo ha quantomeno una funzione antidepressiva. Perché a volte assale un grande scoramento nel vedere di che cosa i media si occupano, i discorsi che vengono fatti da chi dovrebbe quanto meno indicarci delle strade e delle soluzioni per risolvere problemi veri, gli interessi di cui sembra si nutra la maggioranza degli italiani - grandi fratelli, fattorie, isole dei (poco) famosi. Simone, il responsabile scout con cui abbiamo parlato, ci spiega come il percorso che stanno tentando di fare e di far fare ai ragazzi dei Gruppi Scout Collemare è un percorso di maturazione critica, nella conoscenza di temi dei quali si parla solo in modo superficiale e funzionale solo a certi obbiettivi. I ragazzi hanno incontrato detenuti e volontari dell’associazione Granello di Senape, operatori di Avvocato di Strada, operatori del carcere - educatrici, medici - sabato 9 maggio erano circa 220, divisi in sei gruppi, e hanno ascoltato le loro testimonianze con grande interesse e partecipazione, tanto che gli incontri che erano stati fissati di un’ora ciascuno hanno sempre sforato i tempi prestabiliti. Simone ci ha spiegato che quello è stato il momento principale dei due giorni di campo che ha visto anche la visita alle bellissime mura della Golena S. Massimo e, la domenica, la visita al restaurato Castello dei Carraresi che, non a caso, è stato nel passato un carcere.

 

Terza branda alla Casa di Reclusione

 

La capienza regolamentare delle carceri del Veneto è di 1910 posti, però nella nostra regione siamo arrivati a più di 3100 detenuti, e abbiamo quindi superato anche la capienza cosiddetta "tollerabile", che è di 2900, e quindi anche per il Ministero, evidentemente, un essere umano non può più tollerare questa situazione.

La Casa di reclusione di Padova era stata costruita rigorosamente con celle singole, poi negli anni i posti sono raddoppiati, ovvero due posti per ogni cella, così in un carcere predisposto per 350 i posti sono diventati 700. Otto metri quadrati per due persone, ma dalla scorsa settimana hanno cominciato ad aggiungere la terza branda, e così in quegli otto metri quadrati tre persone ci devono vivere dentro con tre letti, un tavolo di 80 centimetri per 60, tre sgabelli, tre armadietti. Per questo c’è grande tensione tra i detenuti, ma anche tra gli agenti, che hanno annunciato un’assemblea per i prossimi giorni, per protestare per le condizioni di lavoro assolutamente insostenibili.

 

Notizie da Venezia

 

Nuovo progetto di reinserimento di detenuti ed ex detenuti

 

Sta partendo a Venezia un nuovo progetto cofinanziato dalla Regione Veneto e dal Fondo Sociale Europeo nell’ambito degli "Interventi per migliorare l’integrazione e/o l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati". Il Piano Operativo Regionale riguarda gli anni dal 2007 al 2013 e con il Decreto Direzione Regionale Lavoro n. 2143 del 18 dicembre 2008 è stato approvato il progetto "Creazione di una rete territoriale per l’inserimento lavorativo di persone provenienti dall’area detenzione". È rivolto a persone disoccupate ex detenute, persone detenute ammesse alle misure alternative alla detenzione e persone ammesse alle misure alternative dalla libertà, di cittadinanza italiana, comunitaria o extracomunitaria con permesso di soggiorno che vogliano inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro. 20 sono i soggetti che possono partecipare, il cui impegno di formazione è di 150 ore così suddivise: 20 ore di orientamento con colloqui individuali e costruzione del bilancio di competenze, 50 ore di attività di formazione professionalizzante e 80 ore di stage in azienda. È necessario spedire, con la domanda di partecipazione che si può scaricare anche da internet, il curriculum vitae aggiornato con autorizzazione al trattamento dei dati e la fotocopia o autocertificazione del titolo di studio. Il modulo per la domanda lo si trova presso la sede della cooperativa sociale Rio Terà dei Pensieri, S. Croce 495/b, fondamenta Santa Chiara, Venezia dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 16.00; presso la sede dello Sportello Carcere Esterno, Dorsoduro 3687, il martedì e il giovedì dalle 15.00 alle 17.00, o scaricata dal sito www.ristretti.it. Cliccando sul link a sinistra della home page "Convegni, corsi, mostre, seminari" sotto "Bandi e concorsi".

La domanda compilata dovrà pervenire entro il 20 maggio 2009 spedita o portata a mano alla sede della coop. soc. Rio Terà dei Pensieri, inviata via fax allo 041.2960658 o via mail al seguente indirizzo coordinamentofse@libero.it. Le persone che avranno fatto domanda di partecipazione saranno chiamate ad un colloquio di selezione che avrà luogo il 25 e 26 maggio presso la sede della coop. soc. Rio Terà dei Pensieri, S. Croce 495/b, fdm. Santa Chiara, Venezia. Info: 041.2960658 o 041.5285259 (quest’ultimo numero solo il martedì e il giovedì 15.00-17.00)

 

Per un volontariato consapevole

 

L’associazione Granello di Senape di Venezia opera da tempo dando grande importanza al fatto che i volontari penitenziari abbiano una preparazione adeguata, e il volontariato abbia un senso e sia davvero efficace. Per questo scopo è stato organizzato l’incontro di mercoledì 13 maggio presso la sede dello Sportello Carcere di Campo Santa Margherita tra i numerosi volontari dell’associazione e una ex detenuta che, malgrado abbia finito la pena, continua a occuparsi di carcere e di informazione. Chi ha vissuto a lungo da detenuto all’interno della struttura penitenziaria conosce bene i meccanismi, psicologici e non solo, che si mettono in moto nelle varie situazioni che si vengono a creare in carcere. Tra queste situazioni ci sono i rapporti con i volontari, che non si fermano al legame detenuto-volontario, ma coinvolgono una serie di altri rapporti: tra detenuti, tra detenuti e agenti penitenziari, tra detenuti e Istituzione.

Non sempre chi viene da fuori percepisce tali sottili meccanismi e, a volte, può accadere che, pensando di fare delle cose assolutamente "normali" (normali per chi sta fuori!), si creino invece delle situazioni problematiche. Di questo si è parlato nell’incontro del 13 maggio: partendo da episodi e situazioni accadute si è cercato di mettere a fuoco quali sono i problemi che più spesso si vengono a creare e quali soluzioni per risolverli, anzi, per prevenirli. La discussione è stata animata e fruttuosa, i problemi messi sul tappeto molti, la ricerca di risposte produttiva. L’incontro è durato più di due ore e l’impressione è che si siano creati degli stimoli positivi. Importante è che questi incontri ci siano, che ci sia la voglia da parte del volontariato di operare con consapevolezza e preparazione.

 

Notizie da Verona

 

Aggressività, che cos’è?

 

Aggressività, che cos’è? Da dove nasce "l’azione diretta al danno?". È quanto ha cercato di indagare la psicologa e psicoterapeuta Lucia Di Palma durante il secondo appuntamento sul ciclo di incontri "Educare alla legalità" organizzato dalla Sezione U.I.L.D.M. (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), in collaborazione con La Fraternità. "È da due secoli che gli studiosi ci pensano, e a qualche conclusione sono arrivati" ha spiegato la psicologa, dedicando la prima parte dell’incontro a una sintesi dei filoni di pensiero predominanti: un primo che vede nell’aggressività una caratteristica innata nell’essere umano, un secondo che la fa derivare dall’impossibilità di raggiungere un desiderio - quindi dal senso di frustrazione - e un terzo che sottolinea l’influenza negativa del gruppo in tal senso.

"Da un lato gli adulti sono di fronte a una perdita di controllo - ha continuato - dall’altro i giovani appaiono completamente sbandati. Servirebbero la forza di reagire alla frustrazione, il senso del rispetto e l’abitudine al pensiero. Sarebbero necessari una scuola stimolante e un buon esempio da parte dei genitori. Tutto quello che i ragazzi apprendono nella vita quotidiana dalle persone e figure professionali viene poi vagliato dal comportamento dei genitori. Se il loro comportamento giustifica l’aggressività o, peggio, incita all’aggressività, sarà questo l’esempio che influenzerà i figli".

Riportando l’intervento sul tema più ampio della legalità, Lucia Di Palma ha aggiunto: "La lotta ai comportamenti aggressivi e l’agire nella legalità riguardano tutti. Il primo maggio ricordiamo un triste anniversario a Verona, l’aggressione a Nicola Tommasoli. Di fronte a un fatto di cronaca come questo, la risposta della comunità non dovrebbe essere l’ossessiva domanda "come andrà la sentenza in Tribunale?", ma piuttosto "cosa potevo fare? Cosa posso fare perché non succeda più?". Non importa se la persona coinvolta si conosca o meno: tutti c’entriamo, dal momento che facciamo parte della comunità in cui è potuto succedere". E conclude: "Nell’attualità dei fatti i giovani non sanno agire volontariamente ma solo istintivamente. E non riescono a trasformare l’energia che monta dentro loro in costruttiva invece che distruttiva".

Riguardo alla sua esperienza lavorativa in carcere all’interno dei progetti di volontariato, la psicologa racconta: "I detenuti, presi singolarmente, il più delle volte sono persone fantastiche e non ci si spiega come facciano ad aver commesso quel determinato reato. Hanno sofferto e sbagliato. Ma se hanno avuto una briciola di esperienza positiva, un buon esempio, anche solo una persona significativa nella loro vita, parlando con loro la si ritrova e la si può fare emergere".

 

Universitari, operatori e volontari si incontrano per parlare di carcere

 

Prosegue a pieno ritmo il nuovo corso universitario avviato nella sede del corso di laurea in Servizio Sociale a partire dal 19 marzo e intitolato "Carcere e mondo della pena: un contesto da umanizzare".

Il corso interfacoltà di Giurisprudenza e Scienze della Formazione ha preso il via a seguito della Convenzione firmata il luglio scorso tra l’Università di Verona, la Casa Circondariale di Montorio e l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Verona e Vicenza. Da poco si è concluso il modulo ideato per presentare agli studenti le caratteristiche di alcune figure professionali e di volontari che operano nel contesto penitenziario. Di particolare interesse gli interventi del 23 aprile di alcuni operatori provenienti da ambienti vivaci della realtà veronese, come Jean-Pierre Piessou, operatore sociale e formatore interculturale; Giuseppe Ongaro, titolare dell’azienda Lavoro&Futuro attiva nel carcere di Montorio, e Annalisa Perusi, insegnante del Ctp Carducci impegnata in corsi di alfabetizzazione all’interno della struttura penitenziaria veronese. Il giorno seguente alcuni volontari dell’associazione La Fraternità hanno cercato di dar voce al volontariato operante a Verona, soffermandosi anche su una parte introduttiva di carattere descrittivo dei soggetti, delle relazioni e del contesto attuale della realtà intra e inter-muraria. Oltre ai temi del sovraffollamento e dell’inasprimento delle leggi, fra gli studenti ha suscitato molto interesse il racconto dei volontari sulla suddivisione delle attività giornaliere destinate ai detenuti, a completare il quadro che si erano già potuti fare durante una visita al carcere avvenuta il 15 aprile.

Prezioso l’intervento di Simona Polzot, relativo al corso di intercultura per i detenuti di cui è referente." In questo contesto ricco di problemi e assente di speranze - ha dichiarato - abbiamo scelto come tema di quest’anno la felicità. Si è trattato di una sfida che, invece di svilire i partecipanti, li ha fatti sentire in grado di riprovare determinate sensazioni nel ricontattare emozioni presenti, ma sepolte".

Grazia Bertoldi, da poco laureata, ha poi raccontato agli studenti suoi coetanei in cosa consiste e quale arricchimento personale dia l’esperienza di servizio civile nella quale è impegnata presso La Fraternità con i progetti di comunicazione e di centro d’ascolto.

 

Nel giorno della liberazione… una liberazione in più!

 

Il 25 aprile, in occasione della Festa del Patronato della Parrocchia di S. Marco in Borgo Venezia, sono stati concessi due giorni di permesso premio a una giovanissima detenuta di Montorio.

All’interno della festa era allestita una bancarella con i lavori fatti da alcune detenute della Casa Circondariale insieme a Suor Stella: asciugamani ricamati o impacchettati a forma di elefante, presine, grembiuli, scialli di lana fatti a mano, borse, centri tavola e altro ancora. Il pezzo forte: delle raffinatissime collane, fatte appunto dalla ragazza in permesso con filo di ferro e pietre di varie forme trasparenti. "In carcere ho imparato a fare queste e mi piacciono molto di più rispetto a quelle banali con filo e perline".

 

Uniti contro la mafia

 

Presenza della mafia in ogni settore della nostra società ed economia, e il suo inscindibile rapporto con la politica. Questi gli aspetti più importanti evidenziati durante l’incontro "Mafia e legalità" che si è svolto il 23 aprile nella Sala Polivalente di Caselle di Sommacampagna. Oltre al vice dirigente della Squadra Mobile di Verona Giampaolo Trevisi e alla giornalista Benny Calasanzio, all’incontro ha partecipato in videoconferenza anche Rita Borsellino, sorella del giudice ucciso dalla mafia nel 1992.

Che cosa è rimasto a tutti da quell’incontro? Della Borsellino ha colpito subito la sua profonda umanità, il suo riferirsi al fratello Paolo e alle altre vittime di mafia non come ad eroi, ma come a semplici persone e uomini che amano il proprio lavoro e non vengono meno ai propri principi e ideali nemmeno di fronte alla morte.

Cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo per non dimenticare e per contribuire alla lotta alla mafia? Non dobbiamo cedere alla paura e a nessun atteggiamento mafioso, ma soprattutto ne dobbiamo parlare. La mafia vuole che tutto sia messo a tacere e ha paura della nostra voce. Incontri come questo sono l’occasione per approfondire tematiche importanti come la presenza della mafia e la legalità oggi in Italia, per condividere i propri pensieri e timori, e per far sentire alle vittime della mafia e alle loro famiglie che non sono soli.

 

Nasce un Centro Studi per l’infanzia e l’adolescenza

 

Perché un ragazzo lascia la scuola? Per motivi personali, economici o familiari? E perché l’abbandono scolastico avviene più in un Comune che in un altro? Per dare risposta a questi e a numerosi altri interrogativi, è nato a Verona un Centro studi per l’infanzia e l’adolescenza, una sorta di termometro per misurare come stanno bambini e giovani fino ai diciott’anni che vivono nella città scaligera. L’iniziativa arriva dagli Istituti Civici di Servizio Sociale (ICISS) insieme con il Comitato Unicef di Verona. Spiega il presidente di ICISS Stefano Schena: "Abbiamo la necessità di porre il mondo dei giovani all’ordine del giorno e come priorità nell’agenda politica delle istituzioni. Non si tratta di una risposta a un’emergenza, ma piuttosto di dare spessore a un lavoro già in atto".

Il Centro studi G.B. Rossi (in memoria del fondatore di ICISS) ha infatti come scopo quello di elaborare materiale già esistente, per renderlo uniforme e facilmente consultabile.

"Verona sarà la prima città italiana ad adottarsi di un servizio di monitoraggio permanente sui minori", spiega la presidente del comitato Unicef di Verona Adele Bertoldi, che anticipa che il primo rapporto sarà presentato il prossimo 20 novembre, in occasione della giornata mondiale dei diritti dell’infanzia.

Oltre a fornire dati sui minori in genere, il centro analizzerà anche il mondo dell’infanzia veronese in relazione ai bambini stranieri e - in sinergia con la Comunità San Benedetto dell’Opera Don Calabria - dedicherà una sezione alla giustizia minorile a livello nazionale.

 

I giovani di Verona chiedono una risposta contro violenza e neofascismo

 

"Almeno 150 mila giovani italiani sotto i 30 anni vivono nel culto del fascismo o del neofascismo, e possono contare su sponde politiche e legami pubblici formidabili". A dichiararlo è stato il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, durante l’incontro organizzato a Verona dal collettivo Metropolis, per la presentazione del suo ultimo libro: "Bande Nere". Un libro che assomiglia a "una fotografia scattata in movimento", senza nessuna pretesa di dare opinioni e giudizi ma che si basa su notizie, racconti, ritratti di giovani di estrema destra. Molti dei quali anche veronesi, con una tifoseria calcistica che può farsi vanto di essere tra le più oltranziste d’Italia.

Continua Berizzi: "Lo spirito di estrema destra sta entrando anche nei licei. Con Casa Pound i fascisti del terzo millennio affrontano anche tematiche sociali finora proposte dai centri sociali di sinistra, come la rincorsa all’occupazione degli spazi".

Ne sa qualcosa Zeno Rocca, studente del liceo Maffei e militante del Collettivo Studentesco Verona, intervenuto all’incontro per chiedere un maggior coinvolgimento di tutta la società civile in nome di una forte presa di posizione contro un’ideologia di estrema destra sempre più dilagante a Verona. "Mentre forza nuova e lotta studentesca hanno sempre meno presa nelle scuole - spiega lo studente - il blocco studentesco di Casa Pound ha saputo attrarre i giovani con parole d’ordine nuove, pragmatiche, di occupazioni degli spazi e lotta per le palestre, come quella avvenuta di recente nell’istituto alberghiero del Chievo. Le scuole diventano luoghi per fare dei proseliti, sotto gli occhi di professori e presidi che non prendono posizione, di una società civile che sta a guardare e di una politica che appoggia e finanzia i movimenti neofascisti (basta chiedersi da dove arrivino i soldi per Casa Pound)". La stessa politica che Berizzi invita pubblicamente a dare giustificazione di certe scelte, come quella di Tosi di aver partecipato a manifestazioni di estrema destra e avere inserito nella sua lista chi inneggia apertamente al nazismo come Andrea Miglioranzi.

E mentre Chiara Stella di Madri Insieme per una Verona Civile porta avanti un doveroso lavoro nelle scuole, per remare contro un "nichilismo vincente" su cui fa presa come una moda l’ideologia dei "calci e pugni", il giovane studente chiede ancora una volta una risposta politica, una condanna aperta a chi lascia che davanti alle scuole l’estrema destra possa volantinare indisturbata con scadenza mensile, e a chi accetta che il gruppo nazirock "ZetaZeroAlfa" di Gianluca Iannone (fondatore di Casa Pound), possa esibirsi tranquillamente a Verona, come ha intenzione di fare il prossimo 22 maggio.

 

Notizie da Vicenza

 

Ragazzi della Parrocchia di Alvavilla in visita a Progetto Jonathan

 

40 ragazzi provenienti dalla parrocchia di Altavilla Vicentina hanno fatto visita il mese scorso alla Casa del Progetto Jonathan. I nostri ospiti erano di età compresa tra i 15 e i 20 anni, accompagnati da alcuni animatori. Sono venuti per conoscere una realtà un po’ anomala, una comunità per detenuti, un luogo che capita di rado di poter visitare se non per gli addetti ai lavori; e che per dei ragazzi adolescenti poteva diventare occasione di riflettere su aspetti della propria vita visti da una ottica nuova e insolita, quale quella della testimonianza viva di persone che hanno sbagliato nel loro passato e che hanno pagato molto salato i loro sbagli. E’ stato interessante lasciare la parola ai testimoni e notare la loro voglia di esprimersi di fronte a così tante persone, nonostante la fatica e la difficoltà di farlo mettendosi a nudo. Davanti a racconti così veri e toccanti, si è venuto a creare veramente un bel clima, fraterno, nel quale i ragazzi si sono sentiti liberi di rivolgere domande anche "pesanti" e importanti che hanno consentito ai testimoni di sviscerare a modo loro, associandovi i loro sentimenti e le loro sofferenze, molte tematiche legate alla vita nell’illegalità, a quella carceraria, al mondo della Giustizia. Alcune note caratteristiche della serata: il primo testimone ha mostrato ai ragazzi il suo "libretto rosso" della Prefettura, documento che lo identifica come detenuto (:"Io sono questo!"); poi ha regalato ad ognuna delle ragazze presenti una rosa, ovvero il frutto del suo lavoro di fiorista (:"Vi mostro qual è la mia nuova vita nella legalità."). Il secondo testimone ha fatto riflettere i ragazzi: "Ognuno di voi avrà un vizio, un difetto, e questo è umano; l’importante è non esagerare, perché le conseguenze vengono dopo." Per l’ennesima volta il Progetto Jonathan è diventato luogo di incontro tra persone.

 

Appuntamenti

 

Padova: Giornata di Studi "Prevenire è meglio che imprigionare"

 

Padova - Casa di Reclusione, via Due Palazzi, 35/A. Venerdì 22 maggio 2009 ore 9.00. Giornata Nazionale di Studi "Prevenire è meglio che imprigionare". Ma quale prevenzione, se l’istigazione a delinquere spesso avviene a mezzo informazione? La partecipazione è gratuita previa iscrizione. Info: www.ristretti.it

 

Verona: Ciclo di incontri sulla educazione alla legalità

 

Verona - sede Uildm in Via Aeroporto Berardi 51 (la strada da Chievo a Boscomantico). Ciclo di incontri "Educare alla legalità". La proposta arriva dalla Sezione Uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) di Verona, in collaborazione con l’associazione La Fraternità.

Prossimi incontri: Martedì 26 maggio, Giampaolo Trevisi, vice questore già addetto all’ufficio stranieri della Questura di Verona, tratterà il delicato tema della tutela dei diritti (e del reciproco rispetto dei doveri) nei riguardi degli stranieri.

Sarà poi la volta di Giorgio Scarato, consigliere provinciale ambientalista, che martedì 9 giugno parlerà della difesa dell’ambiente sotto il profilo delle responsabilità sia personali che amministrative e politiche, con un cenno particolare alle difficoltà incontrate dai disabili

A chiudere il ciclo di incontri, Arrigo Cavallina e i volontari dell’associazione La Fraternità martedì 16 giugno esporranno alcune informazioni e valutazioni sul rapporto tra legalità, ordinamento penale, situazione delle carceri. Gli incontri avranno luogo presso la sede Uildm di Verona, in Via Aeroporto Berardi 51 (la strada da Chievo a Boscomantico) con inizio alle 21.

Direttore: Ornella Favero

Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella.

Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto"

 

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