IN-VENETO: INFORMAZIONE TRA IL CARCERE E IL TERRITORIO

Edizione n° 25, del 10 giugno 2008

 

Notizie da Padova

Tutte donne le premiate!

Le Associazioni si aprono alla cittadinanza

Notizie da Venezia

Quando gli immigrati eravamo noi!

Abiti galeotti in mostra

Notizie da Verona

Il carcere di Montorio vicino al collasso

Campi rom: l’emarginazione genera delinquenza

Notizie da Vicenza

Spazio e Parola

Appuntamenti

Padova: Granello di Senape e C.S.V. per Avvocati di Strada

Mestre: tredicesima edizione di Piccoli Palcoscenici

Notizie da Padova

 

Tutte donne le premiate!

 

Il 3 giugno si è concluso con un incontro presso il cinema MPX di via Bonporti il quarto anno del progetto "Il carcere entra a scuola, le scuole entrano in carcere". Il Progetto è sostenuto e finanziato dal Comune di Padova e dal Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Padova ed è gestito dall’Associazione "Granello di Senape". L’appuntamento era per le 9.00 e vi hanno partecipato molte scuole, sia medie che superiori, oltre alle Istituzioni, il Comune di Padova, nelle persone dell’Assessore alle politiche giovanili e servizi scolastici Claudio Piron, e del Capo Settore Servizi sociali Lorenzo Panizzolo, l’Amministrazione Penitenziaria, con il Direttore della Casa di Reclusione di Padova, Salvatore Pirruccio, e la Direttrice della Casa circondariale, Antonella Reale.

Vi erano poi presenti don Ettore Cannavera, psicologo, cappellano del Carcere Minorile di Quartucciu e fondatore della comunità "La Collina" che ha risposto alle domande di Ornella Favero, presidente dell’Associazione Granello di Senape, che ha gestito l’intero Progetto. Partendo dal film che era stato proiettato per gli studenti delle scuole medie superiori, "Jimmy della Collina", del regista sardo Enrico Pau, tratto dal romanzo omonimo di Massimo Carlotto e basato su storie vere di ragazzi che hanno frequentato il carcere minorile di Quartucciu e poi la comunità, don Ettore ha parlato dei suoi ragazzi, del percorso e della fatica che fanno per uscire dalla loro condizione, dalle motivazioni che li spingono a "delinquere".

Sono state premiate tutte ragazze! Per le scuole superiori lo scritto di Natalia, 4a SD Istituto professionale Leonardo da Vinci è stato ritenuto il migliore, mentre il secondo premiato è stato vinto da Serena De Benetti, 4a D Istituto Scalcerle. Per le scuole medie ha vinto il primo premio Giulia Zoratti della 3aC scuola media Falconetto, mentre il secondo premio è stato dato a Irene Fanton, 3aC scuola media Buonarroti di Rubano. Per le opere grafiche dell’Istituto Selvatico è stata premiata.

Alle prime classificate è andato un computer portatile mentre alle seconde sono andate le macchine fotografiche digitali. La studentessa del Selvatico ha vinto una fotocamera professionale.

 

Le associazioni si aprono alla cittadinanza

 

Domenica 8 giugno si è svolta a Padova e a Piove di Sacco Porte Aperte: I volti della solidarietà", manifestazione che ha visto aperte le sedi delle diverse associazioni.

L’iniziativa nasce per creare un momento di incontro diretto tra le Associazioni (e le persone che vi operano) e la gente, nell’intento di far conoscere le attività svolte e accogliere nuovi volontari. Noi, come Granello di senape, siamo stati aperti dalle 10 alle 18, nella nostra sede di via Citolo da Perugia. Dice Massimo Giorgetti, Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Padova, "Porte aperte alla solidarietà è un’occasione unica, per conoscere i protagonisti spesso silenziosi che rappresentano una delle parti più belle della nostra padovanità"

Dalle 15.30 è partita la Caccia al Tesoro: un’occasione per divertirsi e per trascorrere il pomeriggio insieme. Premi (non in denaro) a tutti i partecipanti. La premiazione è avvenuta alle ore 20.00 circa sul palco della Festa dei Popoli in programma in Prato della Valle.

 

Notizie da Venezia

 

Quando gli immigrati eravamo noi!

 

Per non dimenticare come anche noi siamo stati stranieri, extracomunitari, immigrati, vu cumprà, MetaArte, Associazione Arte & Cultura di Padova, che promuove progetti artistici e di diffusione culturale e interculturale, privilegiando lo scambio tra culture diverse e complementari e l’interazione tra discipline artistiche, ha ideato e portato in scena uno spettacolo in forma di concerto d’attori sulla migrazione italiana tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. "Quando si partiva e non c’era altra soluzione, sradicati dalla propria terra e timorosi di ciò che sarebbe stato poi. Quando si viaggiava per 30 giorni in condizioni disumane per poi essere rispediti indietro se non idonei al lavoro. Quando ci si sposava con degli sconosciuti per poter restare".

L’emigrazione è parte della nostra storia recente, ma molti - e forse tra loro anche qualcuno che è benestante proprio grazie all’emigrazione di qualche famigliare - sembrano non ricordarsene nella loro difesa impaurita, qualche volta razzista, dal povero, il diverso. È uno spettacolo sulla memoria per non dimenticare quando "gli albanesi eravamo noi".

Lo spettacolo è un’alternanza di testi e canti (con un mix tra diversi dialetti e la lingua italiana).

Durante la narrazione lo spazio cambia: dallo spazio del quotidiano si passa allo spazio della nave, dal punto di smistamento e controllo dei migranti fino al luogo dove si compie il destino di ciascun personaggio. Il titolo dello spettacolo scritto e diretto da Manuela Frontoni è "E l’Oceano in Mezzo" ed è stato presentato il 23 maggio a "Carichi Sospesi", il 1 giugno in piazza Forcellini all’interno dell’iniziativa "Vivere la piazza" a Padova, e a Mestre, al Teatro Ex Gil, l’11 giugno, all’interno dell’iniziativa "Piccoli Palcoscenici".

 

Abiti galeotti in mostra

 

Il 6 giugno è stata aperta l’esposizione dei costumi e degli abiti, confezionati nel laboratorio sartoriale nella Casa di reclusione Donne di Venezia, presso Palazzo Mocenigo (Museo del tessuto e del Costume). L’apertura è stata preceduta da un convegno alle 10.00 dal titolo "I partenariati locali per l’inclusione e laboratori per le pratiche di riqualificazione del tessuto sociale", in cui si è parlato dei progetti per l’inserimento lavorativo dei soggetti più deboli, ma anche delle reti locali attivate per favorire l’integrazione di richiedenti asilo e rifugiati.

Il convegno, promosso da Anci e Isfol, è inserito nel progetto comunitario Equal Rjuscire al quale aderiscono anche la cooperativa Il Cerchio e le fondazioni Cini e Teatro la Fenice. È stato fatto il punto sui progetti attivati nel Nordest che prevedono un ruolo attivo dei Comuni nella pianificazione ed attuazione dei programmi di reinserimento lavorativo. È stata segnalata l’ottima collaborazione tra i partner e soprattutto con gli enti locali che, quando partecipano a questi progetti, rendono i risultati davvero concreti. L’Amministrazione comunale attraverso il Servizio comunale Politiche comunitarie si è occupata del coordinamento delle attività e della gestione amministrativa e contabile, mentre la Direzione Produzione culturale ha messo a disposizione i propri archivi storici sulla storia del costume e del teatro.

L’importanza del risultato del progetto Rjuscire è stata dimostrata dal fatto che, alla prima del Barbiere di Siviglia al Teatro la Fenice, la protagonista, Rosina, la cantante Marina Comparato, ha indossato proprio un abito confezionato nella sartoria del carcere femminile, realizzato da Elena, Martina, Delia, Katarina seguite dallo stilista Antony Klight.

Dal 16 al 24 giugno gli abiti che fino al 15 giugno sono a Palazzo Mocenigo verranno esposti alla Fenice. Il 24 giugno alle 15.00 si terrà una tavola rotonda nelle Sale Apollinee del teatro veneziano nella quale verranno dibattuti i risultati dell’esperienza del progetto, e alle 19.30 si terrà un concerto dell’Orchestra Symphonia Venezia.

 

Notizie da Verona

 

Il carcere di Montorio vicino al collasso

 

Le guardie penitenziarie del Veneto denunciano sovraffollamento e carenza degli organici. Nei dieci penitenziari della regione si registrava al 30 aprile 2008 una presenza complessiva di 2.705 detenuti, poco meno della soglia massima di tollerabilità (pari a 2.902) e molto al di sopra della capienza regolamentare di 1.917 reclusi.

Anche a Verona la situazione è vicina al collasso e "il sovraffollamento non rappresenta più una situazione di emergenza, ma è ormai all’ordine del giorno. Gli effetti dell’indulto sono passati senza riuscire a decongestionare la situazione in maniere duratura". Il commissario della polizia penitenziaria della Casa circondariale di Montorio, Paolo Presti, spiega che la condizione attuale del carcere "costringe a cercare di portare avanti i compiti istituzionali con le forze che si hanno a disposizione. Se la legge mira a introdurre nuove tipologie di reato, non ci potrà che essere un consequenziale aumento a oltranza delle tipologie di persone detenute, con un conseguente aumento dei costi e la necessità di adeguarsi come personale".

Attualmente nel carcere di Verona ci sono 679 uomini (per una capienza regolamentare di 522 unità e una tollerabile di 772) e 52 donne (67 la capienza regolamentare e 104 quella tollerabile).

Gli agenti penitenziari sono 350 sulla carta ma, tenendo conto del fatto che alcuni di loro sono dislocati in altre sedi, il loro numero effettivo a Montorio è minore e, a detta di Presti, la struttura accusa una carenza di circa 50, 60 unità. Dichiara ancora il commissario: "Al momento abbiamo la fortuna - se così si può chiamare - di avere una delle sezioni chiusa per la ristrutturazione delle docce. Quindi ci sono circa un centinaio di detenuti in meno, che sono stati trasferiti temporaneamente in altre carceri venete. Quando termineranno i lavori le presenze torneranno a tendere al numero di 800".

Una cifra che porterebbe a superare anche la capienza tollerabile, oltre a quella regolamentare, e che, secondo Paolo Presti, andrebbe tamponata "puntando di più sulle misure alternative alla detenzione". "Se è vero e indiscutibile che ci vuole la certezza della pena e che la pena va applicata subito - spiega il commissario - è anche vero che bisognerebbe guardare al tipo di pena da applicare. Il nostro sistema legislativo non prevede che la risposta a un reato sia sempre e soltanto la privazione della libertà personale. Ci sono variabili, come la più o meno pericolosità del soggetto, per cui la detenzione domiciliare o l’affidamento in prova potrebbero rivelarsi soluzioni altrettanto idonee e aiuterebbero a decongestionare il sovraffollamento delle strutture penitenziarie. Sempre nell’ottica primaria di garantire la sicurezza e la tutela dei cittadini".

Altra alternativa al fenomeno del sovraffollamento potrebbe essere la costruzione di nuove carceri ma, secondo il commissario di Montorio, "in questo caso andrebbe perso il fine rieducativo della pena, e ci si limiterebbe ad applicare in maniera esponenziale solamente un tipo di pena retributiva".

 

Campi rom: l’emarginazione genera delinquenza

 

"I campi nomadi sono forme di lager presenti solo in Italia e vanno chiusi, non riproposti come sta facendo An. Essi rappresentano un’ulteriore persecuzione dei rom, luoghi che perpetuano la violenza e un uso illecito del bisogno". È quanto pensa Giuliana Donzello - romanologa ed esperta in didattica di intercultura che da anni risiede a Verona - in riferimento al progetto di legge numero 222 avanzato di recente in Veneto dal consigliere regionale di Alleanza nazionale, Raffaele Zanon, per una "regolamentazione e disciplina degli interventi sulla presenza delle popolazioni nomadi nel territorio veneto". Anche secondo Nazareno Guarineri, presidente della federazione "Rom e Sinti Insieme", "i campi nomadi si sono dimostrati fallimentari e non esistono in altri parti di Europa, se non come rimedi provvisori. Il progetto di legge di An li ripropone e, in questo modo, dimostra di non avere come obiettivo l’integrazione e il miglioramento delle condizioni di vita delle persone più deboli, ma di essere pensato per buttare fumo negli occhi della gente, con una propaganda politica che va contro le disposizioni della Costituzione italiana e della Comunità europea. In Veneto ci sono tra i 4 e i 5 mila rom e la grande maggioranza di loro sono cittadini italiani. Non è possibile fare una legge che preveda un trattamento diverso per i propri cittadini, né in positivo, né in negativo. Perché per i rom e i sinti la normalità no? Se il rom viene sempre più emarginato e non gli viene data la possibilità di vivere onestamente, cosa gli cambia delinquere?"

Del resto, spiega ancora la Donzello "vi è ancora una visione stereotipata della cultura rom, con alla base la mancanza di una conoscenza reciproca. Forse non tutti sanno che il furto è condannato dalla cultura rom, ma tollerato in caso di necessità. E i campi creano questa necessità".

Secondo Osservazione e Sucar Drom, due tra le associazioni più impegnate a livello nazionale e locale per la tutela dei diritti di rom e sinti "quella di An è una proposta di legge inaccettabile, pericolosa e razzista, che tratta i rom come delinquenti da controllare e rieducare e che si basa su presupposti errati, dando per scontato che i rom siano nomadi, mentre oltre il 90% di loro è per cultura stanziale. Eva Rizzin di Osservazione spiega che "le leggi regionali sono inutili, non applicate, e urge il riconoscimento a livello nazionale anche di queste minoranze, come richiesto dall’Unione Europea".

D’accordo anche Carlo Berini di Sucar Drom secondo cui "la Regione Veneto accusa la situazione più grave sul territorio nazionale in quanto a discriminazioni verso rom e sinti. Questo progetto di legge che arriva da An prevede che in Veneto rom e sinti - anche se cittadini italiani a tutti gli effetti (il 90% di quelli presenti nella nostra regione) - potrebbero stare solo in campi rom attrezzati, vale a dire segregati in campi sosta, in una logica di assimilazione forzata, pena l’allontanamento. Inoltre - spiega ancora Berini - se un cittadino rom o sinto italiano (a Verona non oltre 200, comprese le famiglie dello spettacolo viaggiante che stanno in zona stadio) non adempisse esattamente ai suoi obblighi di cittadino - ad esempio infrangendo il codice della strada - perderebbe diritti pubblici come un’eventuale casa popolare in cui risiede o il servizio sanitario: un qualcosa di impensabile per qualsiasi altro cittadino italiano".

A detta di Berini "non può essere presa in considerazione una proposta - come quella di An - che tra l’altro limita la presenza di rom sul territorio veneto a un rapporto di 1 ogni mille residenti. Se questa quota fosse superata verrebbero cacciati dal territorio dei cittadini italiani". Una proposta di legge da cui Flavio Tosi ha ritirato la firma il 18 aprile 2007: prima di dimettersi dalla carica di assessore regionale per assumere quella di sindaco di Verona.

 

Notizie da Vicenza

 

Spazio e Parola

 

Quest’anno all’interno del Festival Biblico di Vicenza ha trovato spazio anche il carcere, questo grazie agli organizzatori e soprattutto al cappellano don Agostino Zenere. Il 2 giugno si è tentato di fare un collegamento via etere in diretta in due movimenti: dal carcere alla città grazie a padre Cesare, un cistercense che dalla sua cella del Monastero di Pra ‘d Mill si è calato nello spazio di altre celle ed insieme ad un gruppo di detenuti ha letto e commentato il libro di Giona; storia dell’ unico profeta che alla chiamata di Dio di andare in una direzione risponde con un "si" partendo per il punto più distante dalla parte opposta ( vi invito a leggerlo dicendovi che è il secondo libro più breve della Scrittura se può spingere il lettore...); il secondo movimento dalla città al carcere e questo grazie agli amici di Ristretti Orizzonti nelle persone di Ornella, instancabile animatrice nel carcere di Padova e nel territorio, e Nicola uomo che il carcere l’ha vissuto per 30 anni sulla pelle e nell’anima, ma è venuto a dirci che, se la pena è scontata dando spazio ad un futuro che sia vita e non sopravvivenza, è possibile ritrovare alla fine un proprio posto nella società.

I due movimenti, dal carcere alla città e dalla città al carcere, sono i due movimenti del cuore, la sistola (la contrazione) e la diastola (la dilatazione) sono anche i movimenti dell’accoglienza: ci si contrae cioè si porta a sé per poi aprirsi a ciò che c’è intorno. Questo è il motivo per cui ai Chostri di Santa Corona, dove sarebbe dovuta avvenire la diretta, è stata esposta la mostra "RiESISTENZE" che racconta del carcere di Vicenza, delle resistenze di chi non può, non vuole, non riesce a cambiare; ma parla anche di chi le resistenze le ha verso chi sbaglia e non concede una "seconda volta". Allora la mostra parla del tentativo di fare in modo che dalle resistenze si passi alle RiESISTENZE.

Il contatto audio-video non è avvenuto, la cella che caratterizza RiESISTENZE l’hanno vista in pochi, subito, ma poi, invitati, molti si sono resi conto degli spazi della pena. C’erano comunque molte persone e siamo partiti dalla Parola: abbiamo scoperto che il termine Misericordia in ebraico ha la stessa radice di utero che non è altro che uno spazio che accoglie vita, la ristora, la protegge, la nutre e, quando questa è autonoma, la fa uscire. Ci piace pensare che la misericordia è un problema di spazio... A quando la capacità di pensare che essere spaziosi può essere una risposta di salvezza (= salute)?

 

Appuntamenti

 

Padova: Granello di Senape e C.S.V. per Avvocati di Strada

 

Granello di Senape e C.S.V.: per gli Avvocati di Strada. Padova: Casa Comboni, via Citolo da Perugia, 35. Giovedì 12 giugno 17.00 - 19.00. Dodicesimo incontro del corso di formazione e aggiornamento per il servizio di Avvocato di Strada. Il corso è gratuito e aperto al pubblico, previa iscrizione. Tema: "Il tutor dell’accompagnamento per l’inclusione sociale". Relatore: dott.ssa Licia Roselli

 

Mestre: tredicesima edizione di Piccoli Palcoscenici

 

Mestre: Teatro ex Gil, via Dante angolo via Sermaglia. Mercoledì 11 giugno ore 20.30. Nell’ambito della tredicesima edizione di Piccoli Palcoscenici, rassegna/concorso per laboratori teatrali della scuole medie superiori e dei giovani, promossa dal Comune di Venezia in collaborazione con il Circuito Teatrale regionale Arteven verrà proposto questo spettacolo sulla migrazione italiana tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. "Quando gli immigrati eravamo noi…" è il nome della rassegna. Titolo: "E l’Oceano in Mezzo" di M. Frontoni. Compagnia: Laboratorio Teatrale MetaArte.

Direttore: Ornella Favero

Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella.

 

Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto"

 

 

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