Atto Senato - Mozione 1-00312

 

Mozione presentata da Alessandro Battisti

martedì 23 novembre 2004, nella seduta n° 701

 

Battisti, Cavallaro, Boco, Bonfietti, Cortiana, Coviello, Dalla Chiesa, Dato, Dettori, De Zulueta, Di Siena, Donati, Falomi, Labellarte, Montagnino, Murineddu, Nieddu, Pascarella, Ripamonti, Salvi, Scalera, Sodano Tommaso, Soliani, Zancan, Liguori, Crema, Fabris

 

Il Senato, premesso che:

la situazione degli istituti carcerari in Italia è assolutamente precaria a causa di numerosi fattori: il sovraffollamento, la difficile situazione sanitaria, la mancanza dei fondi necessari, l’intasamento del sistema processuale;

secondo le stime degli operatori di settore e delle associazioni di volontariato la popolazione carceraria ad oggi è di 56.532 unità (Ministero della giustizia, giugno 2004) e supera di molto la capacità di accoglienza degli istituti di pena;

il numero degli operatori nei penitenziari è totalmente insufficiente per le esigenze dei detenuti e spesso essi sono costretti a turni di lavoro prolungati e scarsamente retribuiti, tali da influire sull’efficienza dell’attività svolta e da condizionare in maniera negativa il trattamento nei confronti dei detenuti;

la sproporzione tra il numero degli operatori e la popolazione carceraria rende di fatto impossibile un’adeguata sorveglianza dell’attività quotidiana dei detenuti;

molte strutture carcerarie italiane sono vecchie e ormai fatiscenti, in materia tale da esporre spesso i soggetti sottoposti a regime detentivo agli agenti atmosferici quali eccessivo calore nei mesi estivi, umidità e freddo nei mesi invernali o infiltrazioni di allergeni;

questi fattori esterni incidono per lo più sui detenuti anziani o già sofferenti di patologie preesistenti o successive alla restrizione penitenziaria;

lo stato decadente delle strutture, la scarsa igiene, conseguente all’eccessivo popolamento delle stesse e alla mancanza dei fondi per ripristinare condizioni accettabili, l’inadeguato smaltimento dei rifiuti organici sono la causa principale dell’invasione di alcune strutture da parte di ratti, parassiti e batteri;

queste precarie condizioni igienico-sanitarie sono la causa della ricomparsa all’interno delle strutture di patologie debellate quali, ad esempio, la scabbia e la tubercolosi e del crescente aumento registrato dei casi di infezione da virus Hiv ed epatite;

vi è un insufficiente numero di personale medico e paramedico specializzato in grado di diagnosticare per tempo l’insorgere nei detenuti di malattie a volte mortali;

vi è la pressoché totale mancanza di macchinari diagnostici moderni capaci di individuare patologie che gli operatori sanitari altrimenti non sono in grado di diagnosticare;

non vi è alcuno stanziamento di fondi per supplire a tali carenze;

constatato che:

una soluzione potrebbe essere rappresentata dal coinvolgimento, attraverso apposite convenzioni, di volontari medici, paramedici e psicologi che potrebbero fornire adeguata assistenza dal punto di vista sanitario e sotto forma di sostegno psicologico, ma al momento non è stata registrata alcuna intenzione di agire in questa direzione;

la manifesta intenzione da parte del Governo di riformare la legislazione vigente in tema di droghe, estendendo le sanzioni penali anche ai consumatori, e inasprendo le pene già esistenti, rischia, se trasformata in legge, di aumentare considerevolmente la popolazione carceraria, aumentando così il disagio e aggravando la situazione;

la modifica della normativa sull’immigrazione introdotta dalla legge Bossi-Fini incrementerà sensibilmente il numero dei detenuti extracomunitari;

oltre alla situazione igienico-sanitaria è oltremodo preoccupante anche la condizione psicologica dei soggetti sottoposti a regime detentivo, condizione che è la prima responsabile dell’aumento dei casi di suicidio, registrati nelle carceri in proporzione di circa 20 volte maggiore che all’esterno;

considerato che:

tutti gli elementi esposti hanno portato a un allarmante incremento dei decessi nelle carceri in misura tale che, stando a quanto riporta il settimanale "Vita" (7 settembre 2004) pubblicando un dossier dell’associazione "Ristretti Orizzonti" e a quanto riporta l’associazione "Antigone", nel solo mese di agosto 2004 sono morte ben 11 persone per suicidio e malattia;

il 1º agosto, nel carcere di San Vittore, il signor Shi Ping, di nazionalità cinese, moriva di tumore; detenuto da 4 mesi, non conoscendo l’italiano non riusciva a comunicare con nessuno ("Il Due Notizie", settembre 2004);

il 4 agosto il signor Salvatore Tommasini, 44 anni, detenuto nel carcere di San Sebastiano, è morto al policlinico di Sassari, dove era ricoverato per un intervento a un occhio, a causa di un ematoma al cervello ("L’Unione Sarda", 5 agosto 2004);

il 7 agosto, nel carcere di Regina Coeli, un giovane detenuto italiano di 20 anni si è tolto la vita inalando il gas della bombola con cui cucinava in cella; si tratta del quarto suicidio in tre mesi negli istituti di pena romani: il 24 giugno un uomo di 40 anni si era tolto la vita, sempre con una bombola di gas, nel carcere di Rebibbia, nel quale a metà maggio altre due uomini si sono suicidati impiccandosi con i brandelli di un lenzuolo: il primo, 41 anni, era stato giudicato incapace di intendere e di volere dal Tribunale di Roma; il secondo si è ucciso nel momento in cui, credendo di aver scontato la sua pena, è venuto a conoscenza che lo aspettava un altro anno dietro le sbarre ("L’Unità" del 9 agosto 2004);

il 13 agosto il signor Pasquale Scognamiglio, 79 anni, si è impiccato nella sua cella del Centro clinico di Poggioreale ("Il Mattino", 23 agosto 2004);

il 13 agosto il signor Giovanni D’Andria, 38 anni, si è ucciso nel carcere di Vercelli con il gas della bomboletta, dopo che, stando a quanto afferma l’avvocato difensore, aveva ripetutamente manifestato l’intenzione di uccidersi, senza che fosse stata presa alcuna misura precauzionale ("La Stampa", 14 agosto 2004);

il 14 agosto il signor Nabil Arbi, 26 anni, di origini marocchine, è morto per arresto cardiaco a causa del caldo soffocante e dell’insufficiente circolazione d’aria, nella sua cella del carcere di Secondigliano, che condivideva con altre 6 persone ("Il Mattino", 23 agosto 2004);

il 16 agosto il signor Camillo Valentini, 50 anni, sindaco di Roccaraso, due giorni dopo il suo arresto per concussione, si è ucciso (il suicidio è stato decretato dal direttore del carcere di Sulmona, ma è in corso un’inchiesta amministrativa per stabilire le responsabilità della morte) nella cella dei "nuovi giunti" infilando la testa in un sacchetto di plastica e serrandosi la gola con le stringhe delle scarpe ("Il Corriere della Sera", 17 agosto 2004);

il 17 agosto alcuni detenuti del carcere di Poggioreale hanno scritto una lettera al quotidiano "Il Mattino" in cui denunciano che il signor Bruno De Martino, 36 anni, è stato trovato morto nel suo letto, dopo che il giorno precedente aveva accusato un malore evidentemente sottovalutato dagli operatori sanitari ("Il Mattino", 23 agosto 2004);

il 22 agosto il signor Vasile Tanase, 28 anni, di nazionalità rumena, si è impiccato con i lacci delle scarpe nella sua cella del carcere di Frosinone; nonostante fosse sotto tutela psichiatrica a causa di una forte depressione era stato lasciato solo e non gli erano state tolte le stringhe delle scarpe ("Il Messaggero", 24 agosto 2004);

il 26 agosto il signor Sergio La Scala, 28 anni, moriva in cella nel carcere di Como per un’embolia polmonare; i suoi compagni hanno denunciato che al ragazzo, nonostante lamentasse un malessere da circa una settimana, non era stata prestata alcuna cura da parte del personale sanitario che doveva far fronte alle esigenze di una popolazione carceraria di quattro volte superiore al massimo sopportabile per la struttura ("La Provincia di Como", 28 agosto 2004);

il 31 agosto il signor Massimo Peterle, 30 anni, si è impiccato nella sua cella del carcere di Belluno; in attesa di giudizio per un’accusa di violenza sessuale, prima di uccidersi ha lasciato un biglietto nel quale proclamava la sua innocenza;

nel mese di settembre altre 10 persone sono decedute nelle carceri italiane: il 1º settembre il signor Giuliano Giuggioli, 74 anni, moriva nel carcere di Padova apparentemente per un’allergia ("Ristretti Orizzonti", settembre 2004); il 2 settembre un detenuto rumeno di 40 anni si è impiccato in cella nel carcere di Lecco (Ansa, 7 settembre 2004); il 6 settembre un detenuto di origine bosniaca di 33 anni si impiccava in cella nel carcere di Sassari ("Radiokalaritana", 21 settembre 2004); il 7 settembre il signor Luca Visconti, 36 anni, si è impiccato con le lenzuola alla grata del bagno della sua cella del carcere di Livorno; è il terzo suicidio in tre mesi nel penitenziario delle Sughere ("Il Manifesto", 8 settembre 2004); l’11 settembre il signor Paolo Marchitiello, 44 anni, è morto in cella, nel carcere di Padova, per infarto cardiaco ("Il Mattino di Padova", 13 settembre 2004); il 15 settembre M.C., detenuto polacco di 45 anni, si impiccava con la cintura dei pantaloni all’interno della sala hobby della casa circondariale di Civitavecchia ("Il Messaggero", 16 settembre 2004); il 20 settembre un detenuto marocchino di 25 anni, sofferente di crisi depressive, si uccideva in cella: nonostante fosse sottoposto a regime di stretta sorveglianza, riusciva a eludere le misure di sicurezza del carcere di Sassari a causa dell’insufficienza degli operatori e si impiccava ("Radiokalaritana", 21 settembre 2004); il 22 settembre 2004 il signor Khemal Beaumot, algerino di 32 anni, moriva in cella, nel carcere di Piacenza, 7 ore dopo la cattura: l’uomo era stato trovato in possesso di cocaina, l’autopsia dimostrerà che ne aveva ingerito gran parte nel tentativo di sfuggire all’arresto; il 25 settembre il signor Angelo Sesana, 58 anni, agli arresti domiciliari nella sua casa di Como, a causa di un grave morbo, si impiccava nella camera da letto; il 28 settembre 2004 il signor Marcello Cavallini, 42 anni, tossicodipendente, moriva per overdose subito dopo l’evasione dall’ospedale Spallanzani di Roma, dove era stato ricoverato per accertamenti; l’uomo scontava una pena per rapina nella casa circondariale di via della Lungara a Roma ("Il Corriere della Sera", 29 settembre 2004),

impegna il Governo:

a stanziare i fondi necessari a sopperire alle carenze strutturali, igieniche e sanitarie delle carceri italiane;

ad aumentare il numero degli agenti di custodia e degli operatori in misura congrua alla popolazione carceraria in maniera tale da eliminare, o almeno limitare, le carenze organizzative date dalla mancanza di personale;

a fornire gli operatori sanitari dei penitenziari dei moderni mezzi diagnostici per la prevenzione di patologie gravi e letali;

a stipulare convenzioni con le associazioni e le organizzazioni di volontariato laddove esse possano sopperire alle carenze dell’amministrazione;

a fornire ai detenuti il supporto psicologico, psichiatrico, sanitario e religioso (secondo la religione di appartenenza dichiarata dal detenuto), laddove necessiti.

 

 

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