L'opinione dei detenuti

 

La "ex Cirielli", una legge che rischia di riportare le carceri

agli anni delle violenze e della sopraffazione

 

di Graziano Scialpi - redazione di Ristretti Orizzonti

 

In un carcere c’era un detenuto straniero che, dopo un congruo periodo di carcerazione, era stato ammesso a godere dei permessi premio. Fino a quel momento si era comportato sempre bene e, anzi, teneva a freno anche altri detenuti facendogli capire che, a combinare guai, c’era solo da perdere. Dopo aver fatto le prime uscite dal carcere senza alcun problema, questo detenuto si è visto improvvisamente negare ulteriori permessi. Lui personalmente non aveva combinato niente, ma un suo parente, detenuto anche lui, era evaso. Così, per timore che potesse seguire l’esempio del fratello, la Magistratura di Sorveglianza ha deciso di revocargli definitivamente i benefici. Pochi giorni dopo la revoca, questo detenuto è stato insultato da un altro detenuto. Fino a quel momento, di fronte a una simile provocazione, aveva abbassato la testa e ingoiato l’insulto, nella speranza di poter uscire almeno per qualche ora dal carcere. Ma questa speranza era ormai stata esclusa, così ha aspettato il detenuto che lo aveva insultato lungo le scale ed è finita a botte. Pochi giorni dopo è stato coinvolto in un’altra lite in sezione. Tanto cos’ha ormai da perdere? Cosa gli possono fare? Un rapporto disciplinare che gli precluderebbe l’accesso ai benefici di legge? Lo potrebbero escludere dai permessi premio?

Perché ho esordito con questo esempio? Perché quello che è accaduto a questo singolo detenuto, per ora un fatto eccezionale, la legge Cirielli rischia di provocarlo su scala industriale. È questo il vero danno della Cirielli. Non i ventimila detenuti in più paventati dal ministro Castelli il giorno dopo che lui stesso la aveva votata. La nuova legge non porterà più sicurezza per le strade, ma toglierà la speranza al 70% dei detenuti che sono recidivi. Ed è la speranza di poter accedere a qualche beneficio che finora ha impedito alle carceri di esplodere. La speranza, si badi bene, non la certezza di inesistenti automatismi sbandierati dai mass-media. Solo una piccola, schifosa speranza. Tant’è vero che, sperando e sperando, l’80% dei detenuti si fa tutta la galera fino all’ultimo giorno senza riuscire ad accedere ad alcun beneficio.

Togliere questa speranza significa riportare il carcere a come era trent’anni fa, prima della legge Gozzini. Un luogo di sopraffazione dove l’unica legge era quella della violenza. In questo paese arteriosclerotico qualcuno dovrebbe andare a rileggere i giornali e rivedere i telegiornali di quegli anni: rivolte, accoltellamenti, pestaggi, omicidi, killer delle carceri, guardie carcerarie aggredite e assassinate. Roba da terzo mondo. Una situazione alla quale uno zoccolo duro di detenuti all’antica ha sempre guardato e continua a guardare con nostalgia perché "allora non c’erano tanti infami in giro ed erano le guardie a correre quando noi gridavamo".

Fantasie catastrofiste? Nemmeno tanto. Il tam-tam tra le carceri è già iniziato: "galera per galera, torniamo ai vecchi sistemi". E sono in tanti in carcere a guardare quasi con sollievo alla Cirielli, perché con la perdita di quella schifosa speranza potranno finalmente rialzare la testa, potranno smettere di ingoiare quelli che vivono come insulti, provocazioni e sopraffazioni sia da parte degli agenti che da altri detenuti. Potranno finalmente mettere le mani intorno al collo dei confidenti delle Direzioni che, grazie alla Gozzini, girano tranquilli nei corridoi. Potranno vendicarsi degli stranieri o degli italiani che "non sanno comportarsi con rispetto". Potranno pararsi davanti alla porta della cella e dire all’agente: "Questo nuovo detenuto portatelo a casa tua, qui dentro non entra".

Poi si dovranno chiudere le scuole e tutte le attività rieducative in quanto zone di "rimescolamento" di tutto il carcere e luogo di possibili regolamenti di conti "intersezione". E poi si farà veramente concreto il pericolo delle rivolte. Non gli scioperi della fame, non le battiture delle sbarre, ma le autentiche vecchie rivolte a cui tutti saranno costretti a partecipare, anche chi non è d’accordo, anche chi non è recidivo, perché chi si tira indietro è "un infame" e deve subirne le pesanti conseguenze.

 

Ma nel frattempo la gente comune sarà almeno più sicura?

 

Certo lo Stato reagirà con fermezza, ma questo non farà che innescare nuove spirali di violenza. E quando sulle televisioni di tutto il mondo civilizzato compariranno immagini da peggior repertorio sudamericano (si rivedano i telegiornali degli anni ‘70), lo Stato non potrà più continuare a esercitare in pubblico un livello di violenza inaccettabile in Europa e dovrà fare un passo indietro. L’unica soluzione sarà riapplicare la Gozzini in modo ancora più esteso di quanto lo sia stata fino ad oggi. Solo che se lo avesse fatto oggi sarebbe stato un atto di civiltà e intelligenza, quando sarà costretto a farlo nei prossimi anni sarà un calarsi le brache. È questa la vera essenza della Cirielli: una legge che, per soddisfare l’obiettivo immediato di guadagnare una manciata di voti alle elezioni, in futuro costringerà lo Stato ad abbassare i pantaloni.

Ma nel frattempo la gente comune sarà almeno più sicura? E in base a cosa dovrebbe essere più sicura? Cirielli o non Cirielli i delinquenti a fine pena continueranno a uscire dal carcere. Solo che usciranno molto meno "rieducati" e molto più incattiviti di quanto lo siano ora. E poi non bisogna dimenticare che la legge Cirielli è una scopiazzatura del modello americano. I nostri governanti sono andati negli Stati Uniti e da cosa sono rimasti folgorati? Dal fatto che negli USA l’evasione fiscale non va mai in prescrizione e che chi evade le tasse va in galera? Dal fatto che per reati come falso in bilancio e bancarotta fraudolenta la gente finisce in carcere per trent’anni? Macché, ad accendere la loro fantasia è stato il modello del "tre reati e sei fuori". Solo che sono rimasti talmente abbagliati da questa trovata geniale che gli è sfuggito l’altro lato della medaglia di questo modello e cioè che, grazie a queste leggi sulla recidiva, negli USA ogni dieci arresti nove finiscono in una sparatoria. Gli è sfuggito il fatto che, grazie a queste leggi, in molte città americane ci sono 35-40 omicidi ogni week-end. E ora la domanda da un milione di euro: come mai negli Stati Uniti, dove c’è la pena di morte, ogni anno vengono uccisi centinaia di poliziotti, mentre in Italia, dove la pena di morte non c’è, l’uccisione di un poliziotto o di un carabiniere è un evento raro?

Fantasie catastrofiste? Neanche tanto. Già in carcere si cominciano a sentire discorsi del tipo: "Se le leggi sono queste la prossima volta mi devono ammazzare, ma non mi faccio prendere senza reagire". Sono ancora discorsi sporadici per ora. I detenuti nonostante tutto nutrono sempre tante illusioni, basti dire che la gran parte è ancora convinta che la legge "salva Previti" salverà anche loro, oppure che come "necessaria compensazione" della Cirielli, presto verrà concessa un’amnistia generalizzata... schifose speranze. Ma si dia tempo al tempo e ci arriveranno anche loro.

 

 

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