L'opinione dei detenuti

 

La Casa Circondariale di Padova:

un carcere vecchio che scoppia a fianco di uno nuovo deserto

 

di Stefano Bentivogli - Redazione di Ristretti Orizzonti

 

È ormai da qualche giorno che la Casa Circondariale di Padova è in agitazione. I detenuti per il momento stanno manifestando pacificamente per le condizioni in cui sono costretti a vivere.

Siamo arrivati praticamente a 300 detenuti per una struttura costruita per 100 e che ha un livello di tolleranza massima di 120.

L’assurdo di questa situazione è che si protrae da diversi anni e, ad oggi, non si è ancora in grado di prevedere una via d’uscita. Materialmente nelle celle costruite per una persona vivono tre persone, e dormono mangiano e si lavano nel medesimo spazio di pochi metri quadrati nel quale è impossibile circolare, salvo quando qualcuno se ne resta steso in branda. Nelle celle costruite per quattro persone si vive in otto/dieci persone, ultimamente si comincia ad occupare le sale adibite alla socialità con altre brande in un clima di tensione che aumenta di giorno in giorno.

A nulla sono servite le visite dei politici, dei parlamentari, gli appelli al ministro Castelli perché si intervenisse per porre fine ad una situazione che ha dei risvolti pazzeschi. Il sovraffollamento a questi livelli comporta l’impossibilità di qualsiasi attività trattamentale, condizioni igienico -sanitarie pericolosissime, la necessità di sfollare (trasferire parte dei detenuti in altre carceri meno affollate, spesso si può finire anche in Sardegna) ogni quindici giorni.

Questo è il trattamento riservato a persone presunte innocenti, come sono la gran parte dei detenuti lì dentro, anche se c’è da dire che tale trattamento mon sarebbe giustificabile neppure se fossero colpevoli.

Eppure c’è una struttura nuova di zecca, la cui costruzione era praticamente ultimata nel 2003, chiusa ed inutilizzata. In quell’anno mi trovavo detenuto proprio al circondariale di Padova, la situazione era veramente insostenibile e mi raccontavano che erano anni che i detenuti la sopportavano proprio in attesa dell’ultimazione di questo nuovo edificio. Ricordo che, chiacchierando con gli agenti di Polizia Penitenziaria, si diceva che per settembre 2003 sarebbe stato agibile, in quanto si trattava di un appalto "chiavi in mano" e che quindi c’erano penali altissime da pagare nel caso i lavori non fossero stati ultimati.

Siamo a dicembre del 2005 e nessuno è andato ad indagare su come sia possibile che questa nuova struttura inizi ad avere problemi prima ancora di venire utilizzata.

Prima delle elezioni comunali ebbi l’occasione di intervistare sia l’on. Ruzzante sia l’allora candidato sindaco Zanonato. Dopo aver raccontato in che condizioni versava il circondariale, raccolsi l’impegno di Ruzzante a continuare a darsi da fare perché il Ministro Castelli intervenisse e l’attenzione al problema dell’attuale sindaco Zanonato.

Io credo che a questo punto anche l’amministrazione comunale debba farsi carico del problema, e premere nei confronti dell’amministrazione penitenziaria perché la situazione rischia di diventare esplosiva. Ad ogni modo sono anni che le amministrazioni che si sono susseguite, da destra a sinistra, hanno accettato che nella loro città ci fosse il record nazionale di sovraffollamento carcerario, giocando sempre sul fatto che i mezzi di informazione, anch’essi responsabili a mio avviso di non essersi mai interessati a sufficienza di questa situazione, parlavano sempre della Casa di Reclusione che, avendo solo il 100% di sovraffollamento, viene considerata un carcere modello (a parte la graduatoria suicidi dove anche la Reclusione occupa un posto in alto).

Ecco, credo che la misura sia colma, che non si possa continuare a sperare nelle proteste pacifiche dei detenuti che ormai sono all’esasperazione, e delle proteste anche degli agenti di Polizia Penitenziaria, che dal loro canto lavorano in condizioni assurde.

La legge, quella che ha messo le manette ai polsi di queste persone, quella che le ha condotte in prigione, al circondariale di Padova, lì si è fermata da anni. È lì fuori dai cancelli insieme all’illusione della gente disinformata che il carcere così serva a qualcosa: la legalità non entra dalla porta insieme ai detenuti, resta fuori, dentro la legge è violata tutti i giorni, sia quella scritta nell’Ordinamento Penitenziario che nel Regolamento d’esecuzione.

Ma è un’altra ancora la legge che resta fuori dalle mura, che è quella del rispetto per la vita umana, qualunque essa sia, e a Padova, nel luogo che dovrebbe essere della rieducazione, dello spazio ove chi ha sbagliato ritrova il modo per rientrare nella società e convivere con essa, la vita viene calpestata, umiliata, fino a renderla vicina alla tortura.

Vivere dentro le regole è l’impegno che ogni detenuto dovrebbe prendere nel momento in cui comincia il cammino di esecuzione della pena, ma quali regole? perché se sono quelle nelle quali vengono fatti vivere oggi in questo carcere, avremo nuovi devianti, stavolta accecati dalla rabbia per quello che hanno ingiustamente subito.

Credo sia ora che i padovani che credono ancora nel principio di legalità vero intervengano, che gli amministratori pubblici che li rappresentano smettano di far finta di niente e dedichino anche al carcere il tempo e le risorse necessarie affinché non diventi la vergogna di questa città, tanto ammirata e presa ad esempio per altre cose. Ma senz’altro anche la magistratura, quella di sorveglianza che ha un compito nella verifica che l’esecuzione della pena avvenga secondo le leggi vigenti, tornerà dentro questi posti, per parlare coi detenuti, e verificare dove necessario se è ora di far intervenire la Procura, ad esempio per capire cosa è successo al nuovo carcere che sembra lì a bella posta, vuoto accanto a quello vecchio che scoppia, a dimostrare le condizioni schizofreniche del sistema penitenziario italiano.

 

 

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