Salviamo la Gozzini: 25 giugno 2008

 

Conferenza Volontariato Giustizia della Regione Umbria

 

L’incostituzionalità del Disegno di legge Berselli

 

Sostenendo che è fondamentale "conciliare l’esigenza di sicurezza del cittadino con il recupero sociale del detenuto" Salvatore Mazzeo (Direttore della Casa Circondariale di Marassi) esprime il suo dissenso verso il disegno di legge Berselli, che propone le modifiche di sei articoli della Gozzini. Quest’ultima ha reso l’ordinamento penitenziario più vicino ai contenuti dell’Articolo 27 della Costituzione, dove al terzo comma si dice che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".

Proprio a tale scopo è ora possibile svolgere varie attività nelle carceri che favoriscano la risocializzazione del detenuto, ed è possibile applicare misure alternative rispetto alla detenzione, come la semilibertà e l’affidamento in prova ai servizi sociali.

Il disegno di legge Berselli vuole stravolgere tale esempio di umanità offerto dalla legge Gozzini, servendosi di un terreno già fertile costituito da un’opinione pubblica ormai disorientata e spaventata fino all’intolleranza, soddisfatta solo nel momento in cui la si rassicura che per la vera funzione rieducatrice della pena "è indispensabile quell’adeguato grado di afflittività che solo con la privazione della libertà si può ottenere".

E ancora, nel disegno di legge sono definite "malintesa indulgenza" tutte quelle misure alternative che hanno permesso a circa l’80% dei condannati che ne hanno usufruito di avviare un dignitoso ed efficace percorso di reinserimento nella vita civile, nel mercato del lavoro, nel proprio mondo affettivo, abbandonando definitivamente lo stile di vita delinquenziale. Penso non sia difficile comprendere che senza tali misure, proponendo la carcerazione "sempre e comunque", si chiude la porta ad ogni possibilità da parte del condannato di compiere un percorso riabilitativo che costituisca anche un importante momento di prevenzione, e, invece di essere, come oggi vogliono a tutti i costi farci credere, lesivo per la sicurezza dell’intera società, contribuisca proprio a crearne.

Non dimentichiamoci che prima o poi il mondo esterno dovrà riaccogliere queste persone. In tale ottica il tempo della pena dovrebbe essere utilizzato per agire operativamente e concretamente sul disagio sociale e psicologico che ha portato all’illegalità, altrimenti rischia di rivelarsi inutile ed inumano: il detenuto non si deve lasciar "marcire" in carcere senza un sostegno e una rieducazione verso proposte di condotta alternative che contribuiscano a creare all’esterno solide basi per ricominciare una nuova vita e non ricadere nella reiterazione del reato.

Le soluzioni caldeggiate dal disegno di legge Berselli rivelano un’incapacità di sviluppare una visione acuta e reale dei problemi della politica, della società, ma soprattutto del singolo individuo. Chiediamo soluzioni concrete e più rispettose della forma di governo e della Costituzione che ci appartengono. Proprio una società civile come la nostra dovrebbe essere in grado di offrire un esempio di umanità, procedendo per la via di una correzione non repressiva, punitiva,e, oserei dire, primitiva, ma incoraggiante dal punto di vista psicologico e reintegrante da quello pratico.

Questo per la salvaguardia del valore e della dignità indiscutibile di ogni singolo uomo, ed anche per una società alla quale forse sarebbe bene smettere di proporre una falsa ed illusoria sicurezza. Ora più che mai le Associazioni di volontariato penitenziario dell’Umbria sono attive in tal senso, in quanto impegnate in un progetto bando Cesvol (Carcere in rete) partito proprio lo scorso 19 Giugno.

Chi lo ha valutato come primo tra tutti i progetti presentati in tale bando nella nostra regione ne ha perfettamente compreso gli elementi di innovatività, che consentono di dare una risposta concreta a problemi e bisogni rilevati sul campo con disinteressato realismo, attuando una serie di interventi integrati a favore della popolazione carceraria sia all’interno che all’esterno dei nostri quattro istituti di pena. Tale lavoro in rete di tutte le Associazioni coinvolte si pone con un forte significato ed impatto sociale sull’intero territorio regionale, essendo impegnato sui due fronti della sicurezza e del reinserimento.

 

Elena Sdringola (Responsabile CRVG Umbria)

 

Coordinamento Nazionale Giustizia Minorile Fp Cgil

 

Il coordinamento nazionale dei lavoratori della giustizia minorile, aderisce all’appello in difesa della legge Gozzini, legge che ha recepito il dettato Costituzionale che prevede che l’espiazione della pene abbia una finalità rieducativa. L’adesione del coordinamento giustizia minorile non è un adesione formale, giacché la legge Gozzini, oltre ad avere introdotto numerosi elementi di civiltà nel sistema penitenziario italiano, continua a regolare anche i percorsi rieducativi dei giovani ristretti negli istituti penali per minorenni.

Allo stato la restrizione e la limitazione degli istituti previsti dalla legge avrebbe un influenza immediata anche sul trattamento riservato ai minorenni incarcerati. La soppressione delle previsioni di legge più innovative - permessi premio, liberazione anticipata, affidamento in prova al servizio sociale, priverebbe il sistema penale minorile degli strumenti indispensabili per costruire utili percorsi di reinserimento sociale.

Per quanto riguarda il sistema penale minorile, il problema semmai è quello di dare piena attuazione a quanto previsto nella legge Gozzini e cioè emanare uno specifico ordinamento per i minorenni, con istituti più idonei all’utenza e più aderenti ai principi ispiratori del processo penale minorile.

Non vorremmo che il Parlamento nel modificare il sistema normativo vigente non tenesse conto della particolarità della giustizia minorile. Vorremmo evitare il ripetersi di quanto sta succedendo con il decreto legge sulla sicurezza, laddove, quest’ ultimo, prevede il processo immediato o per rito direttissimo degli arrestati, anche se minorenni, impedendo, di fatto, l’utilizzo degli strumenti del processo penale minorile che si sono mostrati più efficaci a ridurre la recidiva e ad un immediato reinserimento sociale dei giovani. Ci riferiamo in particolare alla sospensione del processo e messa alla prova, che richiede tempi incompatibili con i riti immediati o per direttissima.

Siamo convinti che la sicurezza dei cittadini non si garantisce attraverso leggi più severe, ma fornendo attenzione e risorse al mondo che si occupa dell’esecuzione penale e valorizzando i servizi che lo stesso è in grado di fornire al Paese.

 

Roberto Loddo, Associazione 5 Novembre "Per i Diritti Civili"

 

Condivido l’appello lanciato dalla vostra redazione e da alcune associazioni di volontariato, ci impegniamo a divulgare questo appello, e raccogliere adesioni anche da Cagliari, come scrivete "non ha senso rinunciare, in un momento in cui al centro dell’attenzione di tutti c’è la voglia di vivere più sicuri, a una legge che da anni contribuisce proprio a creare sicurezza".

Il Disegno di legge "Berselli" rappresenta un drammatico ritorno al passato, una conferma in più, di un processo partito da lontano, di regressione culturale dell’attuale governo, che interpreta le esigenze di sicurezza dei cittadini facendo leva sugli stomaci della società. La sintesi di questo disegno è quella di sostituire la tolleranza e la cultura della cooperazione e della solidarietà sociale, con la violenza della sanzione afflittiva e vendicativa, eliminando gli sconti di pena per buona condotta, abolendo la semilibertà per gli ergastolani, e portando alla soglia del fine pena la possibilità di ottenere le misure alternative per tutte le altre categorie di detenuti.

 

Altre adesioni del 25 giugno 2008

 

Laura Fantini, di Roma; Chiara Veglia (Presidente Associazione Prometeo); Patrizia Trecci; Annalisa Tognoni (Assistente Sociale Uepe); Sergio Naso (Educatore Dap); Lina Lamonica (Educatore Dap - Ufficio Rapporti con le Regioni); Maria Mongilello (Area educativa Varese); Cooperativa Dionisio di Roma; Salvatore Buzzi (Cooperativa 29 Giugno, di Roma); Carlo Guarany (Cooperativa Formula Sociale, di Roma); Anna Pia Saccomandi; Maddalena Batistini; Assistenti Sociali Uepe de L’Aquila; Silvia Beccari (Assistente sociale Uepe di Mantova); Romina Raffo (Associazione Antigone); Associazione di Volontariato Penitenziario "LiberaMente", di Cosenza; Mara Chinatti; Luigi Nieri (Assessore al Bilancio, Programmazione Economico-Finanziaria e Partecipazione della Regione Lazio); Daniela De Pietri (Volontaria Istituto Penitenziario di Modena e Consigliera comunale a Carpi); Daniela Bianchi (Volontaria di "A Roma insieme"); Giuseppe Tacconi (Università degli Studi di Verona); Valeria Colombera (Assistente Sociale); Luigino Scricciolo (Giornalista).

 

 

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