Salviamo la Gozzini: 25 luglio 2008

 

Il ddl Berselli-Balboni in Commissione Giustizia del Senato

 

Il ddl Berselli-Balboni (A.S. 623), "Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e al codice di procedura penale, in materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione", è stato assegnato alla Commissione Giustizia del Senato, in sede referente.

L’iter parlamentare del disegno di legge che si propone di "smantellare" la legge Gozzini entra nel vivo: la Commissione Giustizia può apportare delle modifiche, anche importanti, al testo originario (prima di "consegnarlo" all’Aula), e in questa fase "tecnica" solitamente la discussione è aperta al contributo di tutti i membri della Commissione, che rappresentano le diverse forze politiche presenti in Parlamento.

Per dare voce alla campagna "Salviamo la legge Gozzini" vi proponiamo, quindi, di manifestare civilmente le nostre ragioni, scrivendo ai componenti della Commissione Giustizia del Senato: di seguito i nomi dei Senatori e le rispettive mail istituzionali. (Se lo ritenete, mandate copia delle vostre lettere anche a redazione@ristretti.it). Grazie a tutti.

 

Presidente

 

Berselli Filippo, Pdl

 

 

on.filippo.berselli@studioberselli.com

 

Vicepresidenti

 

Centaro Roberto, Pdl

 

 

 

centaro_r@posta.senato.it

Maritati Alberto, Pd

maritati_a@posta.senato.it

 

Segretari

 

Carofiglio Gianrico, Pd

 

 

 

carofiglio_g@posta.senato.it

Longo Piero, Pdl

longo_p@posta.senato.it

 

Membri

 

Amato Paolo, Pdl

 

 

 

paolo@paoloamato.com

Balboni Alberto, Pdl

balboni_a@posta.senato.it

Benedetti Valentini Domenico, Pdl

benedettivalentini_d@posta.senato.it

Casson Felice, Pd

casson_f@posta.senato.it

Chiurazzi Carlo, Pd

chiurazzi_c@posta.senato.it

D’alia Gianpiero, Udc-Svp-Aut

dalia_g@posta.senato.it

D’ambrosio Gerardo, Pd

dambrosio_g@posta.senato.it

Della Monica Silvia, Pd

dellamonica_s@posta.senato.it

Delogu Mariano, Pdl

delogu_m@posta.senato.it

Divina Sergio, Lnp

eccherclaudia@hotmail.com

Finocchiaro Anna, Pd

finocchiaro_a@posta.senato.it

Galperti Guido, Pd

galperti_g@posta.senato.it

Latorre Nicola, Pd

latorre_n@posta.senato.it

Li Gotti Luigi, Idv

ligotti_l@posta.senato.it

Mazzatorta Sandro, Lnp

mazzatorta_s@posta.senato.it

Mugnai Franco, Pdl

mugnai_f@posta.senato.it

Nania Domenico, Pdl

nania_d@posta.senato.it

Pistorio Giovanni, Misto, Mpa

pistorio_g@posta.senato.it

Quagliariello Gaetano, Pdl

quagliariello_g@posta.senato.it

Valentino Giuseppe, Pdl

valentino_g@posta.senato.it

Ddl Valditara: un nuovo "assalto" alla legge Gozzini

 

Vita, 25 luglio 2008

 

Dopo il ddl Berselli - Balboni del 21 maggio scorso, il Governo vara un nuovo affronto: è il disegno di legge n.636, presentato dal Senatore di An Valditara. Obiettivo, stringere sui permessi premio e misure alternative

Nuovo attacco alla Legge Gozzini. Mentre continuano ad aumentare le adesioni alla campagna Nessuno tocchi la Gozzini, nata in seno al non profit penitenziario come risposta al disegno di legge n.623, (il ddl Berselli/Balboni, in questi giorni al vaglio della Commissione Giustizia), che prevede una forte stretta sui benefici legati al reinserimento del detenuto introdotti con la riforma del 1986 (la legge Gozzini, appunto), è arrivato in questi giorni un nuovo disegno di legge che va nella stessa direzione del precedente.

Stiamo parlando del ddl n. 636, presentato dal senatore del Pdl (ma in quota An) Giuseppe Valditara, che stabilisce, in nove articoli, un ulteriore inasprimento delle norme sui permessi premio e sulle misure alternative alla detenzione in carcere. Tra le varie proposte del disegno di legge di Valditara, balzato agli onori della cronaca l’anno passato quando riuscì a mettere sotto il Governo Prodi sul tema della retribuzione dei dottorandi, ci sono infatti l’estensione da 20 a 24 anni del periodo minimo che un ergastolano deve scontare prima di avere la semilibertà e da 10 a 16 anni per usufruire dei permessi premio. Prolungamenti che il ddl spiega essere "volti a tener conto delle legittime preoccupazioni dell’opinione pubblica".

Come all’indomani del ddl Berselli/Balboni, anche in questo caso il mondo del volontariato e del terzo settore legati agli istituti di pena, è già sugli scudi: "Questo nuovo disegno di legge è per noi un ulteriore motivo ad andare avanti, per tenere viva la campagna, per raccogliere adesione e idee", spiega la redazione del notiziario quotidiano dal carcere Ristretti Orizzonti, promotrice dell’appello, "come la proposta che è arrivata dal direttore del Centro Basaglia di Arezzo: organizzare, a Roma, un’iniziativa pubblica nazionale in difesa delle legge Gozzini".

Il testo della campagna di Ristretti Orizzonti è consultabile sul sito del notiziario. Con due ddl in corso, si preannuncia un agosto ancora più caldo per le già martoriate carceri italiane, alle prese anche con ‘nuovi’ problemi di sovraffollamento.

La Gozzini permette di avere una speranza per il futuro

 

Il Cittadino, 25 luglio 2008

 

La Gozzini è quella legge che permette ad un detenuto di avere una speranza di un futuro fuori dagli istituti di pena. Prima di avere tale beneficio bisogna conquistarselo e meritarselo. Il primo beneficio che ti offre questa legge è quello della liberazione anticipata. Consiste in uno sconto di pena di tre mesi l’anno. Sicuramente devi avere una condotta pulita, cioè senza nessun tipo di richiamo o rapporti.

Dopo aver scontato almeno metà della pena, con un’accurata sintesi da parte degli operatori del carcere si può accedere al permesso premio. Questo viene da prima visionato da una équipe del carcere, che dà il suo parere. Poi il Tribunale di Sorveglianza valuterà se è il caso di concedere al detenuto di passare qualche giorno a casa. Ogni giorno devi passare dal commissariato per firmare un registro e avere una sorveglianza notturna da parte della polizia.

Facendo due terzi della pena, un detenuto può accedere alla semilibertà, un beneficio che ti fa lavorare di giorno fuori dal carcere. Di notte devi ritornare in istituto. Durante il giorno la polizia penitenziaria può venire a controllarti sul posto di lavoro e se per qualche motivo un detenuto non è presente gli viene revocato il beneficio e ritorna in carcere.

Invece l’affidamento sul territorio ti dà la possibilità di stare fuori dal carcere a tutti gli effetti, ma la sera devi rientrare a casa ad un certo orario. Devi uscire di casa per andare al lavoro con tempi concordati con gli assistenti sociali.

Possono pure venire a controllarti mentre lavori. Non è così facile uscire dagli istituti di pena per arrivare alla famosa libertà. E non è così facile come vorrebbero far credere. Tutto deve essere conquistato con fatica. Perché il disegno di legge "Berselli" (n. 623) vuole distruggere tutto il percorso fatto da parecchi detenuti per recuperarsi ed uscire dall’illegalità?

Non dimentichiamo che le persone che commettono reati mentre usufruiscono di vari benefici sono meno dello 0,24%. Quindi sicuramente questa è una legge vincente. Perché nessuno lo vuole ammettere? Perché vogliono distruggere anni ed anni di lavoro fatto dagli operatori penitenziari? Non c’è altra soluzione che "salvare la legge Gozzini" per salvare quei detenuti che si vogliono reintegrare.

Avanti il prossimo!... e intanto la giustizia va a fondo

 

Dopo Berselli e Balboni oggi tocca a Valditara esibirsi in un nuovo disegno di legge contro la Gozzini. E lo fa sfoderando le sue ragioni e i suoi numeri, usando chissà quale bilancino e chissà quale spada. Tutto per "rendere meno aleatoria la pretesa punitiva" e quindi per "l’esigenza di non veder totalmente vanificata la portata dissuasiva delle condanne". Fosse così facile mettere ordine nelle questioni della giustizia, a cominciare dal fondo, dalle carceri, per risalire poi ai tribunali, ai legislatori, al comune senso della legalità.

La giustizia retributiva esige necessariamente i suoi contrappesi espressi in tempi di privazione della libertà o di espiazione, detto con un termine che vorrebbe significare una improbabile riparazione del delitto commesso, stante l’irreparabilità di certi delitti e l’implacabilità del dolore di chi ne è colpito. Il sen. Valditara ritiene che sia meglio concedere i permessi premio agli ergastolani dopo almeno 16 anni e non più dopo 10. E la semilibertà dopo vent’anni? No, facciamo 24.

È invece ora di sottrarsi all’inganno che l’afflittività della pena possa di per sé ristabilire senno e ragione in chi ha tenuto comportamenti antisociali, e ridare serenità a chi invoca giustizia. Se non riusciamo a sbloccarci da questo assurdo gioco dei numeri per capire come dare effettivi contenuti formativi e riabilitanti alla pena, come poter sanare le ferite inferte in un’ottica di riparazione e di riconciliazione, allora saremo sempre alle prese con un articolo 30-ter, che si trasforma in un quinquies, con un comma che ne genera altri due, con una giustizia fatta a pezzi, inappagante e astratta.

Ma per accreditare certe tesi apparentemente securitarie c’è bisogno di spingere su vari versanti, di inasprire le norme e le pene, di aumentare certi reati e alleggerirne altri, di far circolare per alcune grandi città molti più uomini in divisa a significare una maggiore protezione per i cittadini, più apparente che reale.

In tal senso il cosiddetto "pacchetto sicurezza" in cui lo stato di clandestinità si fa aggravante in caso di reato. Per capire quanto questa norma sia ingiusta basta riflettere un attimo sulla condizione socio culturale delle persone che migrano clandestinamente tra le frontiere di mezzo mondo, sulle virtù e sulle qualità che a loro sono richieste per non trasformare in reati gli assalti della fame e dei bisogni primari cui sono sottoposti.

Per non ribellarsi quando sono trattati come schiavi subumani da nostri bravi concittadini, per nulla a posto con la legge, eppure indisturbati. Se una condizione personale può essere considerata aggravante di reato, dovrebbe valere la regola che è, pur sempre ingiustificabile, ma più comprensibile l’atto commesso in stato di necessità o per induzione, rispetto al reato commesso da chi ad esempio "sguazza nell’oro", da chi ricopre cariche importanti, da chi possiede tutti gli strumenti culturali, l’intelligenza, il prestigio, il controllo di sé per rinunciare al crimine e mantenere insieme all’integrità morale una vita agiata.

Eppure è più facile che il massimo della pena sia inflitto proprio a coloro che si trovano in grame condizioni esistenziali, piuttosto che ai potenti e ai rispettabili, anche quando continuano a negare le loro responsabilità di fronte all’evidenza provata.

C’è sì bisogno di rimettere ordine nella giustizia e nel penale, di lavorare molto per la sicurezza e la prevenzione, ma non possiamo condividere per nulla le scelte che oggi ci vengono trionfalmente presentate. Sono norme inutilmente repressive che non sortiranno effetti positivi né duraturi, salvo intasare ancor più il circuito penale.

Vogliamo programmi di più ampio respiro, che vadano a migliorare l’inclusione sociale e l’integrazione, che agiscano sulla cultura della legalità e della cittadinanza responsabile, contro le discriminazioni e per un migliore esercizio dei diritti. Niente soluzioni di ripiego, improvvisate, ingiuste e inefficaci. Niente elemosine di stato, ma politiche sociali degne di una democrazia (matura).

 

Claudio Messina

Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia

Sono stanco delle tante parole vuote sulla "sicurezza"…

 

Ormai sono stanco, e come me tante altre persone, di subire questa strana musica ossessiva, suonata da molti politici, sulla sicurezza, sulla criminalità e sul torchiare i più deboli per ipnotizzare il cittadino, facendogli credere che le città sono sicure, ripulite e protette.

Sono stanco degli attacchi al diverso, all’extracomunitario, all’ex carcerato, al disperato macchiatosi di qualche reato che cerca di rifarsi una vita. Sono stanco delle speculazioni che alcuni politici fanno strumentalizzando le vicende di molti ragazzi che sanno di aver sbagliato e che cercano in tutti i modi di ricostruirsi un’identità psicologica e sociale.

Stanco della sete di protagonismo e delle parole bislacche e poco coerenti che adottano "politici" nelle varie trasmissioni televisive, sui giornali e sui loro siti. Stanco di vederli e di sentirli ogni qualvolta accendo la televisione, le loro facce lucide i loro occhi spenti e le loro parole senza suono.

Ma realmente cosa fanno e cosa hanno fatto per garantire una società più sicura, hanno mai portato luce nella favelas dei quartieri delle grandi città italiane? Hanno mai garantito dei posti di lavoro, un vero reinserimento sociale a chi esce dalle carceri e realmente vuole vivere rendendo provvida la propria sventura?

Hanno mai portato una parola vera nelle carceri e nelle sezioni dove vivono persone che hanno dato veramente dimostrazione di grandi progressi? Sono mai stati a casa di quelle famiglie, a fare visita ai bambini, dove uno dei genitori è detenuto, in occasione di una festa?

Si sono realmente chiesti che sapore hanno, le caramelle per questi bambini, durante le feste natalizie. Io credo proprio di no! Visto che questi bambini, non solo soffrono a causa di una dei genitori, ma sono vittime bianche, del terrorismo psicologico che i "politici" hanno fatto sulla gente, che quando li vede per strada con le loro mamme o i loro papà, non vengono nemmeno considerati perché paragonati ai loro genitori o parenti detenuti.

Però sono sempre pronti a rendere "oro" le loro visite ai loro "colleghi" caduti in disgrazia per una truffa o per lo scandalo di turno. In questo caso la legge per loro si modifica, diventa rosa, fa vendere e modificare tutto e tutti. Certo a loro non serve la legge Gozzini, perché ci sono le immunità parlamentari, o le detenzioni domiciliari d’oro in ville sfarzose.

I benefici della legge Gozzini, sono una speranza, una meta da raggiungere per molti detenuti, è stata ed è la legge che impedisce la violenza nelle carceri, è la possibilità per il detenuto di potersi riscattare di potersi "raddrizzare", come dicono gli agenti di custodia. Se per qualcuno non funziona non bisogna puntare il dito contro tutti i detenuti: nelle carceri non ci sono detenuti solo "delinquenti", ma c’è tanta gente che cela dolori quasi insopportabili nell’animo senza lasciare trasparire nulla. C’è gente che ha rubato per fame, c’è gente che ha ucciso per difendersi purtroppo, c’è gente che prima non aveva valori e che oggi forse grazie alla legge Gozzini li ha.

 

Alfredo Spezzacatena

Mio padre è detenuto e gli hanno negato l’affidamento

 

Sono un ragazzo ventenne che ha il padre in carcere da 6 mesi per una pena residua di 2 anni e un mese, e a cui è stato negato l’affidamento in prova ai servizi sociali nonostante avesse la possibilità di essere assunto da una seria cooperativa; ora queste nuove leggi che il governo ha intenzione di presentare mi riempiono ancor più di indignazione poiché sono convinto che un detenuto deva essere rieducato attraverso il reinserimento sociale. Spero che il nostro appello venga ascoltato.

 

Beth Fregonese

 

Le adesioni all’appello pervenute oggi

 

Valentina Lanfranchi, Presidente Comitato Carcere-Territorio di Bergamo

Associazione Promozione Sociale "Competere 97" (Torino)

Domenico Massano, Segreteria Associazione Radicale Adelaide Aglietta (Torino)

Gian Piero Buscaglia, Segretario Gruppo Radicale Adele Faccio

Lucietta Tenger Avogadri, Presidente Gruppo Radicale Adele Faccio

Fulvio Pino, "anziano" del Gruppo Radicale Adele Faccio

Zeffirino Zali, bibliotecario del Gruppo Radicale Adele Faccio

Ombretta Turello, del Ser.T. di Alessandria

Oriana Ribaudo, Assistente Sociale Uepe di Roma

Lucio Bertè, Radicali Italiani

Annamaria Pambianchi - Chioggia

Franco Furno, Educatore C.C. Catania "P.L."

Giuseppa Fedele, Educatrice C.C. Catania "P.L."

Daniela Arronenzi Ora D’Aria di Terni

Beth Fregonese, di Verona

Emanuela Levorato

Stefano Costa, di Genova

Alfredo Spezzacatena

 

 

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