Salviamo la Gozzini: 28 luglio 2008

 

Anna Muschitiello, Segretaria Nazionale del CASG

(Coordinamento Assistenti Sociali Giustizia)

 

Onorevoli Senatori Componenti della Commissione Giustizia del Senato, sappiamo che il disegno di legge n° 623/08 "Berselli" sta iniziando il proprio iter parlamentare, quindi riteniamo importante far conoscere il punto di vista degli operatori assistenti sociali, quotidianamente impegnati nel trattamento delle persone detenute e/o in esecuzione penale esterna.

Gli assistenti sociali che si riconoscono nel "Coordinamento Assistenti Sociali della Giustizia" (Casg) esprimono grandissima preoccupazione per le conseguenze che possono derivare dalla approvazione di norme che di fatto svuotano i contenuti di importanti leggi che regolano il sistema dell’esecuzione della pena in Italia: dalla "Riforma Penitenziaria" del 1975 alla legge "Gozzini" del 1986 alla "Simeone-Saraceni" del 1998.

Gli assistenti sociali ritengono che queste modifiche significano far arretrare di decenni la civiltà giuridica del nostro paese e far ripiombare le carceri nelle condizioni di conflittualità permanente degli anni ‘70, anni che precedettero la Riforma. Nessuno può negare, infatti, che la legge Gozzini sia stata uno strumento eccezionale di governo delle carceri e questa non è una questione che deve preoccupare e riguardare solo i diretti interessati e/o gli addetti ai lavori, ma tutti coloro che ritengono di vivere in un paese democratico.

Gli Assistenti sociali degli Uepe (ex Cssa - Servizio sociale del Ministero della Giustizia -Settore Adulti) nella duplice veste di operatori e di comuni cittadini ritengono che il disegno di legge "Berselli" e anche tutte le altre proposte che prevedono il ridimensionamento delle misure alternative alla detenzione vadano in primis contro l’art. 27 della Costituzione.

Quest’ultima con sorprendente lungimiranza, per i tempi in cui era stata emanata, aveva previsto che la pena dovesse tendere alla rieducazione, mentre oggi si assiste all’inaccettabile paradosso per cui: più emerge con evidenza il fallimento della funzione storica, negli stessi fondamenti teorici della pena detentiva, tanto più si ritiene che ricorrendo ad essa, nella sua versione più retriva e vendicativa, al di fuori dei necessari criteri di proporzionalità e di garanzia, soprattutto verso i soggetti più deboli, si riesca a garantire la sicurezza dei cittadini.

Sicurezza che affonda le sue radici in ben altre e più complesse dinamiche sociali, pertanto le società moderne, intervenendo esclusivamente nei termini del controllo e della repressione dei soggetti più deboli, non fanno altro che dimostrare la loro incapacità di gestire adeguatamente le emergenze sociali, quali: i processi migratori, la precarizzazione del lavoro, l’impoverimento dei meno abbienti e di aree di ceto medio, l’aumento della marginalità sociale.

In questo clima, credeteci, diventa sempre più difficile esercitare il ruolo che la stessa legge ci assegna di operatori del sociale e di educatori al rispetto della legalità, chiediamo pertanto di valutare con molta attenzione le conseguenze che potrebbero derivare dall’approvazione del disegno di legge in questione.

 

Per il Consiglio Nazionale del Casg

Anna Muschitiello, Segretaria Nazionale

Isabella Senatore, Assistente Sociale dell’Uepe di Milano

 

Egregio Onorevole Carofiglio, ho scelto Lei per inviare la mia "supplica" perché sono un’estimatrice dei suoi libri, che ho letto tutti; penso che Lei abbia una sensibilità sicuramente maggiore della media e in qualità di magistrato conoscerà molto bene le questioni che riguardano la complessità dell’esecuzione penale.

Sono un’assistente sociale dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Milano e mi occupo in particolare del carcere di Milano - Opera. Ho 43 anni ma sono entrata nell’amministrazione penitenziaria come vincitrice di concorso piuttosto di recente, con il concorso indetto dalla Simeone. Ho scelto questo lavoro ormai adulta (prima lavoravo come copy writer) perché credo nei valori fondamentali della nostra costituzione e mi appassiona sia il diritto sia il contatto umano. Faccio questo lavoro con passione e non intendo rinunciarvi tanto facilmente.

Le propongo solo due argomenti che spero vivamente lei possa appoggiare e fare suoi per aiutarci a salvare la Gozzini, anche se non credo di dirle nulla che già non sappia e se così fosse la prego di perdonare la mia arroganza dettata solo dall’ansia di fare quanto possibile per sostenere la battaglia contro un disegno di legge che giudico a dir poco iniquo. Mi sembrava di leggere infatti su "Repubblica" di qualche giorno fa di come molti personaggi mafiosi e non stiano cercando di far abolire il 41 bis. Per cui il futuro sembra chiaro: fuori i veri delinquenti, i potenti, gli affaristi… e dentro i poveracci, i disgraziati, gli umili, gli indifesi. Ma mi scusi, non mi dilungo.

 

Dicevo due argomentazioni

 

1) Stando alle statistiche pubblicate dal Ministero della Giustizia la percentuale di recidività nella commissione di nuovi reati per coloro che escono dal carcere senza essere passati attraverso una misura alternativa è del 70%, quella di coloro che invece hanno usufruito di una misura alternativa è inferiore al 20%. La percentuale invece di quelli che commettono reati è dello 0.24%. Queste cifre credo parlino da sole.

2) La possibilità di usufruire delle misure alternative è il primo e più importante ammortizzatore, per la popolazione carceraria, di aggressività e conflitto con le istituzioni poiché, è lapalissiano, la speranza di usufruire dei benefici previsti è l’unico modo per indurre un detenuto a comportarsi bene. Infatti cos’ha da perdere un uomo a cui è stata tolta la libertà, e con essa qualsiasi opportunità di sentirsi un essere umano, e che non vede alcuna speranza di riscatto nel futuro? Cosa ha da perdere una persona che sa che mai più potrà riabbracciare i propri cari o anche solo piangere i propri morti? Ricorderò sempre un affidato a cui era morta la madre e a cui il Magistrato di Sorveglianza negò il permesso di recarsi al suo funerale, dovendo uscire dalla regione Lombardia... e pensare che in quest’Ufficio abbiamo avuto un parlamentare di Forza Italia autorizzato a recarsi in ogni momento a Roma, in Parlamento, o dovunque volesse andare. Certo questa sì che è democrazia... Mi scusi per lo sfogo, ma penso e spero che Lei mi capisca.

 

Isabella Senatore

Donato Montinaro, Vice Ispettore di P.P., carcere di Lecce

 

Donato Montinaro, Vice Ispettore del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio presso la C.C. di Lecce, esprimo la volontà di aderire all’appello "Salviamo la legge Gozzini".

La convinta adesione è supportata e motivata, sia sotto l’ottica di servizio/lavoro sia sotto l’incarico di segretario regionale della Uil p.a. Penitenziari.

Chi vi scrive ed aderisce all’appello per salvare la Gozzini (anche se ravvedo la necessità di riformarla, sotto l’aspetto procedurale) ha, nei suoi 28 anni di servizio, visto il carcere dell’ignoranza, quello della politica, quello delle mafie, e quello odierno della globalizzazione.

Ritengo ancora necessaria ed utile nella gestione dei penitenziari la legge Gozzini e la sua attualità. In un futuro, dopo una completa riforma del concetto pragmatico di pena e della sua espiazione, potremmo fare anche a meno di norme relative, quale la Gozzini.

 

Donato Montinaro

Adesioni all’appello pervenute oggi

 

Margherita Benazzato (Assistente Sociale presso l’Uepe di Venezia)

Elena Sdringola (Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia dell’Umbria)

Carla Miglio, Claudio Rolando, Silvia Robutti, Laura Porzio, Luca Mandrino, Gabriele Mandrino, Suor Natalia Bongioanni (Associazione Betel, di Alessandria)

Renzo Sacco, Albina Bersano (Cooperativa Sociale Company, di Alessandria)

Rossella Foco (Cooperativa Sociale Lavoro e Liberazione, di Alessandria)

Giorgio Barberis (Consigliere comunale di Alessandria)

Donato Montinaro (Vice Ispettore di P.P., carcere di Lecce)

Ine Romy Cutrona (Laureanda in Psicologia)

Ernesto Giannetta

Alessandro Tenerelli

Enrico Schena

 

 

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