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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di sabato 22 novembre 2025
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 22 novembre 2025 I dati sono drammatici: situazione peggiore del 2013, quando la Cedu condanno l’Italia con la sentenza Torreggiani e l’Associazione Antigone ha lanciato una petizione al governo e al Parlamento. La richiesta è chiara: intervenire subito per garantire condizioni di detenzione rispettose dei diritti umani. Non sono slogan, sono numeri. E i numeri dicono che siamo tornati indietro di undici anni, a quando la Corte europea dei diritti dell’uomo condannò l’Italia per le condizioni “inumane o degradanti” delle carceri. Era il 2013, la sentenza Torreggiani. Circa 4mila persone detenute avevano fatto ricorso.
di Patrizio Gonnella
Il Manifesto, 22 novembre 2025 Abbiamo bisogno di un dialogo effettivo, efficace, continuo con i garanti regionali e comunali e questa disponibilità l’abbiamo fortunatamente ampiamente riscontrata. La strategicità della loro funzione deve essere chiara ai governi territoriali e alle forze democratiche e progressiste. “Papà, ho dei problemi: in cella si sono messi a fare degli impicci e io sono voluto restarne fuori ma per questo è arrivato tal zio…, uno che si fa chiamare così, uno che gestisce questi impicci, e mi ha detto che se non volevo aiutare e collaborare mi avrebbe fatto spostare. Io gli ho ribadito di no, che non volevo aiutare, e il giorno dopo, cioè oggi, sono arrivati gli appuntati e mi hanno spostato… Parla con Antigone o con chi ti pare a te, ma io devo essere spostato da qui prima che mi mettano in mezzo. Poi ho fatto la denuncia (del tentativo di violenza sessuale) ma da quando l’ho fatta qui tutti mi vedono come un infame”.
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 22 novembre 2025 Il convegno dell’associazione Antigone per analizzare l’impasse e ridare slancio al ruolo del National Preventive Mechanisms. Palma: “Serve una griglia strutturale per evitare che l’efficacia dipenda dalle persone”. Ci sono metaforicamente tre sedie vuote, nella sala dove fin dal mattino si sono radunati ieri quasi tutti i Garanti dei diritti delle persone private di libertà personale - comunali, provinciali e regionali - provenienti da ogni parte d’Italia, chiamati a convegno dall’associazione Antigone che di questa authority è senz’altro la madrina. E ci sono tre posti in piedi vuoti, per quei convitati di pietra, durante il mezzo minuto di silenzio dedicato ai morti in carcere: solo nelle ultime 48 ore due detenuti suicida, a Como e a Torino. L’assenza dei tre componenti del collegio nazionale - Turrini Vita, Conti e Serio - che non hanno accettato l’invito, è un vulnus per tutti i presenti, qualunque sia l’orientamento politico delle amministrazioni che hanno determinato la loro nomina, qualunque sia il grado di conoscenza del proprio mandato, l’autorevolezza e l’indipendenza; che siano retribuiti o volontari.
di Maria Brucale
Il Domani, 22 novembre 2025 Due circolari amministrative a confronto, una del direttore generale dei detenuti e trattamento, l’altra del capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, mostrano due visioni opposte di carcere: una di carcere come “non luogo”, l’altra di carcere come luogo in cui comunque poter restare parte attiva della società. Il carcere appare sempre più opaco, sempre più chiuso, strumento non di recupero ma di segregazione e di isolamento sociale, di negazione di relazionalità, di esclusione dalla comunità civile. Una visione volutamente solo punitiva, assai distante dal sentire dei Padri Costituenti, tesa a disegnare solo l’apparenza fallimentare del baluardo di sicurezza del buttare la chiave e a nascondere la sconfitta dello Stato e del suo sistema penitenziario dietro una coltre sempre più fitta di burocrazia, di firme e di autorizzazioni, di cavilli e di ostacoli, di castelli di carta.
di Ilaria Dioguardi
vita.it, 22 novembre 2025 Sono 72 i detenuti che hanno deciso di togliersi la vita dall’inizio dell’anno, uno ogni quattro giorni. L’ultimo questa notte alle Vallette di Torino, mentre il penultimo aveva 24 anni ed era stato uno dei protagonisti della rivolta scoppiata all’istituto di pena di via Bassone a Como, era l’unico detenuto rimasto ferito e trasportato in pronto soccorso. Aveva 24 anni ed era stato, la settimana scorsa, uno dei protagonisti della rivolta scoppiata in carcere al Bassone di Como. Era l’unico detenuto rimasto ferito e trasportato in Pronto soccorso. Mercoledì sera, poche ore dopo essere stato dimesso e riportato nell’istituto, si è tolto la vita: era di origine marocchina, residente a Como, lo hanno trovato impiccato in una cella d’isolamento nella sezione Infermeria. Stanotte un altro ristretto si è tolto la vita, al carcere Le Vallette di Torino: è il suicidio numero 72 dall’inizio dell’anno, secondo i dati del dossier “Morire di carcere” di Ristretti orizzonti. Abbiamo fatto il conto: precisamente una persona ogni quattro giorni e mezzo.
di Chiara Lenzi
L’Unità, 22 novembre 2025 L’opera di misericordia corporale di “visitare i carcerati” e quella di “curare gli ammalati”, hanno sempre connotato l’azione di Nessuno tocchi Caino. Innanzitutto nei luoghi detti di privazione della libertà, ma che spesso sono di privazione di molto altro: affetti, salute, la stessa vita. Ne parleremo al Congresso di Nessuno tocchi Caino, il 18, 19 e 20 dicembre a Milano presso il Teatro Puntozero del Carcere Beccaria. “Dopo gli articoli de La Stampa il rampollo della Roma bene Costacurta è finito in manette.” Così rivendica il giornale, dopo che Francesca Fagnani, in una lunga intervista su Sigfrido Ranucci, aveva deciso di citare anche Matteo che nulla ovviamente ha a che vedere con quella vicenda, parlando del suo come un caso di “impunità” e insinuando che invece di stare in carcere era in una “clinica di lusso”.
di Giunta e Osservatorio Carcere dell’UCPI
camerepenali.it, 22 novembre 2025 La Circolare del 21 ottobre, come rappresentato in occasione dell’incontro del 18 novembre scorso, ha destato forti preoccupazioni e allarme tra tutti i soggetti interessati ad una corretta e ampia attività trattamentale dei detenuti nei rapporti con la comunità esterna, in particolare attraverso offerte e incontri promossi da terzi con finalità educative, culturali, ricreative. Al fine di ristabilire una certa serenità collettiva, anche nell’interesse dei detenuti già sottoposti a tensioni e stress per le condizioni soprattutto di sovraffollamento negli istituti, riteniamo opportuno che si proceda ad una correzione-integrazione della stessa.
di Catello Maresca*
Il Riformista, 22 novembre 2025 Tra fake news e prese di posizione, più vicine al tifo da stadio che a serie questioni costituzionali, prosegue lo scontro sulla cosiddetta riforma della giustizia. Il 30 ottobre scorso, il Senato della Repubblica ha concluso l’iter legislativo per l’approvazione della norma e, non avendo raggiunto la maggioranza dei due terzi dei componenti, richiesta per le modifiche costituzionali, la parola definitiva spetterà, infatti, ai cittadini, che dovranno esprimersi attraverso un referendum, detto confermativo. Nei prossimi mesi, ma in realtà il percorso è già stato anticipato attraverso la creazione di alcuni comitati a favore o contro, il dibattito si annuncia particolarmente intenso.
di Luciana Cimino
Il Manifesto, 22 novembre 2025 Polemiche per le frasi dei ministri della Giustizia e della Famiglia e della natalità durante una conferenza sugli abusi di genere. Novembre è un mese delicato per il governo. C’è la giornata contro la violenza sulle donne e ogni anno la destra, durante gli eventi correlati, inciampa. E cade fragorosamente. Anche quest’anno il protagonista delle gaffes è il guardasigilli Carlo Nordio. Siccome gli atti comici vengono meglio quando si è in due, a fargli da spalla c’era la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, organizzatrice dell’incontro che li ha visti protagonisti.
di Fabrizia Giuliani
La Stampa, 22 novembre 2025 Pesano le parole pronunciate ieri dal Guardasigilli, sulla mascolinità inemendabile. Pesano perché le ha pronunciate un ministro della Repubblica in un luogo dove si svolgeva un confronto istituzionale internazionale sulla violenza contro le donne, a pochi giorni dal 25 novembre. Pesano perché siamo alla vigilia dell’approvazione unanime di due misure determinanti nella strategia di contrasto alla violenza che contraddicono radicalmente, nelle ragioni e nella storia che hanno alle spalle, il senso di quelle affermazioni. E pesano anche per il tono, il linguaggio che le ha accompagnate: i maschietti, le femminucce, la riflessione quasi estemporanea. Non è questione di anacronismo, ma di gravità che scompare.
TERRITORIO
di Raphael Zanotti
La Stampa, 22 novembre 2025 Inutili le procedure di rianimazione. È l’una e un quarto di notte. Un agente della polizia penitenzia del carcere di Torino sta facendo il suo giro di controllo per i corridoi in penombra del padiglione C del Lo Russo e Cutugno quando all’improvviso percepisce che qualcosa non va. Da una cella arriva silenzio. Troppo silenzio. Chiama, non riceve risposta. Tenta di aprire lo spioncino, che però è bloccato. Allora apre parzialmente la porta. Un uomo è appeso alla finestra della cella con un cappio di stoffa al collo.
di Rosaria Federico
Cronache della Campania, 22 novembre 2025 L’eurodeputata di Avs denuncia condizioni disumane nel penitenziario partenopeo: “Muffa, niente riscaldamento e letti a castello illegali. Oltre duemila reclusi per 1.300 posti: servono misure alternative urgenti, il governo non può ignorare questa emergenza”. Non è solo un problema di numeri, ma di dignità umana calpestata quotidianamente. È un quadro a tinte fosche, quello emerso dall’ispezione condotta questa mattina dall’eurodeputata di Sinistra Italiana e Verdi, Ilaria Salis, all’interno della casa circondariale di Poggioreale. Il report diffuso al termine della visita è un vero e proprio cahier de doléances che certifica il collasso del sistema penitenziario nel più grande carcere del Mezzogiorno.
Il Tirreno, 22 novembre 2025 Un rogo scoppiato dieci giorni fa nell’area dedicata alla tutela della salute mentale del carcere fiorentino ha provocato ustioni e traumi tra alcuni detenuti fragili. L’associazione Pantagruel denuncia la gravità dell’episodio. A Sollicciano il fumo si è già diradato, ma resta l’odore acre di una vicenda che non può finire in fondo a un registro. Nell’Atsm, la sezione dedicata alla tutela della salute mentale, dieci giorni fa è divampato un incendio. Un episodio breve, violento, che ha lasciato il segno: capelli bruciati, ustioni leggere, lo sguardo ancora impaurito di chi c’era dentro. A darne notizia ora sono i volontari di Pantagruel, che da anni frequentano il carcere fiorentino e ne conoscono pregi e falle.
di Martino Villosio
rainews.it, 22 novembre 2025 Dopo la visita di sindaco e garante dei detenuti, e l’irruzione degli anarchici, il testo precisa che “nella struttura non c’è sovraffollamento e sono garantite le prestazioni sanitarie di base”. Un luogo che resta tormentato, anche oltre il suo perimetro. Non c’è pace, intorno al cpr di Torino. Mercoledì la visita del sindaco Lorusso con la Garante dei detenuti Berardinelli e le frasi: qui una situazione critica, un vero carcere pur ospitando anche chi non delinque. A seguire, l’irruzione di una decina anarchici dentro la sede dell’Asl in via San Secondo. Slogan sui muri e accuse di complicità.
di Giovanna Carnevale
giornaleradiosociale.it, 22 novembre 2025 Nelle scorse settimane una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è intervenuta sulle regole che riguardano l’organizzazione di attività culturali e ricreative negli istituti, in particolare per il circuito di alta sicurezza. Il rischio, come ha sottolineato anche il Portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti delle persone private della libertà, Samuele Ciambriello è che le carceri diventino sempre più chiuse al mondo esterno e che ai detenuti venga data sempre meno l’opportunità di una crescita personale attraverso l’arte, la formazione, la socialità. Per parlare di cosa sta accadendo nel sistema penitenziario italiano, ma anche del valore e della funzione dell’arte nelle carceri, abbiamo intervistato Fabio Cavalli, attore, regista teatrale e fondatore nel 2003 del Teatro libero di Rebibbia.
di Luigia Aristodemo
direnewsoggi.it, 22 novembre 2025 All’interno dell’Istituto penitenziario di Teramo, la dottoressa Patrizia Boccia, funzionario giuridico-pedagogico, opera ogni giorno in un contesto complesso in cui educazione, ascolto e recupero si intrecciano con le rigidità dell’istituzione carceraria. Con un’esperienza maturata sul campo e uno sguardo sempre aperto e curioso, Boccia racconta le sfide quotidiane di un ruolo che richiede equilibrio, empatia e una profonda capacità di relazione umana. Dalle difficoltà legate al sovraffollamento alle potenzialità del trattamento, fino alla necessaria sinergia tra carcere e territorio, il suo punto di vista offre uno spaccato lucido e umano di cosa significhi lavorare per il reinserimento di chi, un giorno, tornerà nella società libera.
L’Eco di Bergamo, 22 novembre 2025 Una serie d’iniziative per offrire alla cittadinanza una possibilità d’incontro con le tante realtà che si occupano di formazione e reinserimento lavorativo dei detenuti. Nella prima settimana di dicembre, con l’obiettivo di rendere visibili alcune delle attività del carcere di Bergamo, nei locali del Teatro Donizetti sarà offerta alla cittadinanza la possibilità di incontrare le realtà che si occupano di formazione e inserimento lavorativo dei detenuti. E al Donizetti Studio sbarca la Bottega dell’economia carceraria.
cityrumorsabruzzo.it, 22 novembre 2025 Consentire ai detenuti di esprimersi attraverso la creazione di opere artistiche concrete che possono essere esposte anche al di fuori del carcere. È questo il nobile obiettivo di “Ivang & il fumetto d’evasione”, un progetto artistico ideato da Germano D’Aurelio (in arte ‘Nduccio) e Francesco Colafella e promosso dall’Associazione Big Match in collaborazione al Comune di Teramo, il Polo Museale, l’Associazione Pigro e la Casa Circondariale di Teramo. Il 24 novembre D’Aurelio consegnerà il materiale per la realizzazione delle illustrazioni e Colafella, curatore della Mostra Antologica su Ivan Graziani, terrà un incontro per mostrare praticamente ai detenuti come Ivan abbia realizzato tali opere. Le stampe fungeranno da riferimento per il Laboratorio Artistico all’interno del carcere.
livornotoday.it, 22 novembre 2025 Sarà possibile contribuire sia acquistando un volume che facendo una donazione volontaria. Dal 20 al 30 novembre, i clienti della libreria Feltrinelli di Livorno potranno partecipare a un’iniziativa speciale volta ad ampliare l’assortimento di libri nelle biblioteche delle strutture carcerarie di Livorno e Gorgona. È possibile contribuire acquistando un libro o facendo una donazione volontaria. In questo caso, l’importo raccolto sarà trasformato in un buono che i volontari della Croce rossa di Livorno utilizzeranno per selezionare e consegnare testi preziosi alle strutture penitenziarie. L’iniziativa, ispirata al concetto del “caffè sospeso”, invita i cittadini a lasciare un libro acquistato in dono ai detenuti, contribuendo così alla crescita della loro biblioteca e al percorso di rieducazione che passa anche attraverso la lettura.
di Silvia Avallone
Sette - Corriere della Sera, 22 novembre 2025 Siamo il nostro linguaggio, e il nostro silenzio. Le parole che conosciamo ci permettono di sognare, amare e vivere con più o meno slancio. Quelle che ci mancano lasciano irrisolti i problemi, aperte le ferite. Se cambiamo vita, cambia anche il nostro vocabolario, e viceversa: imparando linguaggi nuovi abbiamo l’opportunità di modificarci. Perché le parole guariscono, quando si riesce a dare un nome ai propri traumi. Contengono un destino segnato, oppure: una libertà possibile.
di Anna Maria Lorusso*
Il Domani, 22 novembre 2025 C’è un aspetto dell’Ia su cui non si riflette abbastanza. Sappiamo tutti che la sua forza sta nella potenza di calcolo: processare una quantità enorme di informazioni in un segmento minimo di tempo. Ma non ha il senso della misura: intesa come modalità di calibrare il comportamento. Perché richiede una valutazione che non è calcolo, è giudizio, giudizio umano e critico, su limiti e condizioni delle cose. Mentre la giustizia guadagna il centro della scena, con la questione riforma che polarizza il dibattito, ho partecipato pochi giorni fa a una interessantissima tavola rotonda universitaria, organizzata per lo più da penalisti, sulla giustizia ai tempi dell’intelligenza artificiale.
di Tiziana Roselli
Il Dubbio, 22 novembre 2025 Una linea che conferma un approccio sostanzialistico al concetto di legge e che lascia ampio spazio ai sistemi giuridici interni. La Corte di giustizia dell’Unione europea apre la strada alla possibilità, per le forze di polizia, di conservare nel tempo dati biometrici e genetici di persone condannate o anche solo sospettate di reati intenzionali. Una decisione che chiarisce un nodo delicatissimo posto tra sicurezza pubblica e tutela della privacy, stabilendo che il diritto nazionale può legittimare tali pratiche senza introdurre necessariamente un limite temporale alla conservazione, purché siano rispettati i rigorosi principi europei sul trattamento dei dati sensibili.
di Gabriele Segre
La Stampa, 22 novembre 2025 La politica fallisce quando pensa di poter contabilizzare le emozioni. È ciò che accade oggi nel dibattito europeo sui flussi migratori, dove una questione profondamente umana viene trattata come una delle tante pratiche amministrative che si risolvono con un timbro e una tabella, invece che con un’idea di società. Con il nuovo meccanismo di solidarietà introdotto dall’Unione, ogni Paese membro dovrà contribuire in uno dei due modi previsti: accogliendo una quota di richiedenti asilo oppure versando un contributo economico per ogni persona che decide di non ricollocare. La formula dell’”accogli o paga” appare come un rimedio ordinato e immediato, ma finisce per riproporre la stessa illusione di sempre: che dati, competenza e pragmatismo siano da soli sufficienti a governare la vita delle persone, trasformando un fenomeno di portata storica in una variabile contabile.
di Micaela Frulli e Triestino Mariniello
Il Manifesto, 22 novembre 2025 La risoluzione 2803 del Consiglio di Sicurezza del 17 novembre 2025, letta dal punto di vista del diritto internazionale, rivela criticità profonde e contraddizioni che ne compromettono validità e legittimità. Il limite più grande consiste nell’implicita violazione del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese. La risoluzione subordina qualsiasi “percorso credibile verso l’autodeterminazione e la statualità palestinese” al completamento di un programma di riforme dell’Autorità nazionale palestinese, ente che amministra la Cisgiordania, che nella risoluzione peraltro non è mai menzionata. Questa condizionalità trasforma un diritto inalienabile, riconosciuto dalla Carta dell’Onu, ribadito a più riprese dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) e che ha valore di norma di carattere cogente, in una meta da raggiungere in un futuro indefinito: si sospende a tempo indeterminato la possibilità di costruire uno Stato palestinese.
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