Rassegna stampa 7 febbraio

 

Giustizia: quando l’odio diventa fondamento della "sicurezza"

di Pietro Ancona

 

Liberazione, 7 febbraio 2009

 

L’Italia sta fuoriuscendo dallo Stato di diritto in maniera grottesca, ridicola e meschina. Ci sono momenti, nella vita di una Nazione, in cui il vento spira forte o fortissimo verso l’intolleranza, il sopruso, insomma contro la normale convivenza dentro leggi accettate da tutti e valide per tutti. La legge votata ieri sera dal Senato che trasforma il decreto sulla "sicurezza" è fatta per una cittadinanza che esclude da sé persone discriminate per la loro povertà, per la loro provenienza, per la loro "potenziale" sospettata pericolosità sociale.

Si istituisce il registro dei clochard, dei barboni. Tutte le persone che, per un motivo o per un altro, perdono la casa e non hanno mezzi propri per vivere e si arrangiano sotto i ponti, nelle stazioni ferroviarie ed a volte nei dormitori comunali, dovranno essere registrati, in un apposito registro che viene istituito non dal Ministero della Solidarietà Sociale ma dal Ministero dell’Interno. Già in questo c’ è un giudizio di criminalizzazione.

Mi è capitato di vedere nella interessante trasmissione di Gad Lerner un signore, un biologo che a causa di una malattia ed altre vicende, aveva perso la casa ed era finito al dormitorio pubblico. Questo signore, che è stato soltanto sfortunato, dovrebbe ora essere schedato dalla Questura. Non sappiamo che cosa comporti questa schedatura, ma certamente chi la subisce è "marchiato" come una volta si marchiavano con una tessera di identità di colore diverso le prostitute mentre quelle che avevano la sventura di finire in un bordello non ne avevano neppure diritto.

Si istituisce anche la ronda dei cittadini. Si dice "non armata", ma certamente sarà difficile controllare se in una squadra di bravi e volenterosi cittadini che perlustrano il territorio cittadino di notte ci siano armi e persone armate. Chi può costituire queste ronde? I ragazzi di un centro sociale potranno farsi una ronda?

Il Circolo Che Ghevara di Rifondazione di Pescasseroli potrà farsi una ronda? Le ronde dovranno essere autorizzate? Chi e come? Lo Stato cede il monopolio della gestione dell’ordine pubblico? È singolare che i compiti di queste ronde non vengano stabiliti. Si dà per implicito che siano quelle padane e che soltanto la Lega avrà il monopolio della loro costituzione? Non sappiamo. Non sappiamo niente ma immagino che qualcuno abbia le idee assai chiare in proposito e sappia perfettamente dove vuole arrivare.

Tra i tanti articoli approvati dalla legge sulla sicurezza vorrei soltanto segnalarvi: il carcere fino a tre anni per chi oltraggia un pubblico ufficiale. Una pena spropositata e sproporzionata che dà un potere enorme a persone che non sempre la meritano se pensiamo ai vigili urbani di Parma ed a certi poliziotti dal manganello facile; l’obbligo della denunzia da parte dei medici dei malati sans papiers che accentua la tendenza in atto di trasformare categorie di cittadini in delatori.

Nel Nord si moltiplicano le ordinanze creative dei sindaci. All’indomani dell’invito rivolto ad agosto dal ministro dell’Interno Roberto Maroni ai sindaci italiani, ad essere creativi, l’Anci ha stimato che sono state emesse, in 152 comuni, 315 ordinanze, il 69% delle quali varate da sindaci del Nord. Tra le più contestate, quella del comune di Gerenzano (Varese), che ha istituito un numero a cui i residenti possono telefonare per segnalare la presenza di clandestini.

Infine, viene inasprito il 41 bis. Io credo che qualcuno dovrebbe assumere l’iniziativa di chiederne l’abrogazione e non l’inasprimento. Il 41 bis viola la Costituzione ed ha aperto la strada ad una gamma di carcerazioni graduate in base al tipo di reato commesso che è davvero inaccettabile.

La pena deve essere scontata in condizione eguali per tutti i detenuti che non possono e non debbono essere discriminati sulla base del reato commesso. È altresì inaccettabile la carcerazione immediata e preventiva per certi reati di cui deve essere accertata la esistenza. Non è possibile accettare di scontare mesi di galera in attesa di giudizio.

Insomma, l’Italia compie scelte per cui alcuni personaggi, in ragione delle loro cariche, non sono sottoposti come tutti noi al codice penale (lodo Alfano) e per persone potenti molti reati sono stati depenalizzati come il falso in bilancio. Con la legge sulla prescrizione chi può pagarsi uno studio legale agguerrito può menare per il naso la Giustizia fino ad impedirle di agire. L’Italia è anche diventata la terra dell’odio e dell’intolleranza.

Tra le centrali che producono odio e che purtroppo hanno i mezzi per farlo diventare legge metto i leghisti e parte del centrodestra; i giornali come il Corriere della Sera che da anni accreditano con gli allucinanti scritti di Magdi Allam, ma anche di autorevoli opinionisti, l’idea di uno scontro di civiltà, di un conflitto al quale si prepara tutto il terrorismo islamico per creare il Grande Califfato europeo (!!!) ed altre stupidaggini del genere dette e ridette tante volte fino a diventare quasi sentire comune di una gran parte degli italiani; la posizione di intransigenza della Chiesa verso tutto ciò che non fa parte della sua visione medievale della vita dal caso di Eluana sul quale ha scatenato una grande persecuzione e si è servita del Parlamento come strumento di lotta per la vittoria delle sue tesi, la condanna degli omosessuali e dei diversi; la posizione di intransigenza della comunità ebraica che, rompendo con la tradizione di civiltà, di tolleranza e di grande cultura rappresentata da Tullia Zevi e da Elio Zoaf è schierata con le posizioni più intransigenti della destra internazionale sulla vicenda palestinese. Non ho udito una sola parola di pietà per la distruzione del Libano e di Gaza e per la prigionia degli abitanti di Gaza nel lager del muro.

Infine è inaccettabile che sulla base di sospetti si possano chiudere le moschee che vengono individuate come luoghi di reclutamento del terrorismo internazionale. Finora tutte le operazioni motivate da tale sospetto di sono rivelate veri flop ed in ogni caso è inaccettabile che uno Stato viva nella logica del sospetto per il quale molti innocenti hanno patito torture ed altro a Guantanamo e altrove. Naturalmente il reato di tortura non è stato introdotto nel nostro ordinamento nonostante il Garage Olimpo di Genova.

Giustizia: Consiglio dei ministri vara riforma processo penale

di Dino Martirano

 

Corriere della Sera, 7 febbraio 2009

 

Il premier: no all’appello se assolti, pronto a cambiare la Carta. La norma chiave: il pm "riceve le notizie dei reati" mentre la polizia giudiziaria "le prende di propria iniziativa".

Il prossimo passo sarà una riforma costituzionale che consentirà a "un cittadino assolto in primo grado" di non essere più "trascinato" dagli "avvocati dell’accusa nel girone infernale, per lui e la sua famiglia, del secondo e del terzo grado". Silvio Berlusconi - pur non citando la legge Pecorella sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione già bocciata dalla Consulta - avverte che il governo intende cambiare i connotati anche al processo di appello: "Vedremo se sarà necessaria una riforma della Costituzione " perché "riteniamo che la nostra opera di riforma non sarà completata fino a quando non avremo aggiunto questo importante tassello...".

Il passo compiuto dal governo, con ddl Alfano di 32 articoli varato ieri, va già in questa direzione. In altre parole, meno poteri ai pm, più autonomia alla polizia giudiziaria, competenze più ampie per la corte d’Assise e, tanto per non tralasciare le forme in aula, i banchi delle parti "posti allo stesso livello di fronte all’organo giudicante". E c’è anche un articolo di attuazione delle norme concordatarie: "Se deve essere assunta la testimonianza di un Cardinale che svolge una funzione di rilievo particolare presso la Santa Sede, questi può chiedere di essere esaminato in un luogo da lui indicato....". Per i detenuti, verrà istituito l’archivio biometrico, con "l’impronta fonica" della voce.

E ci sono anche le novità dell’ultima ora. Uno: le sentenze passate in giudicato potranno essere considerate come prova in altri processi solo per mafia, terrorismo e reati da ergastolo. In linea teorica, dunque, in caso di condanna dell’avvocato Mills quella sentenza non potrebbe essere utilizzata nel processo contro il premier ora bloccato dal Lodo Alfano. Due: tutti gli atti che in procura non finiscono nel registro delle notizie di reato "sono distrutti entro un anno" mentre gli "anonimi " entro "cinque anni".

Ma la norma chiave è quella sui rapporti tra pm e polizia giudiziaria. Il pm "riceve le notizie dei reati" mentre la polizia giudiziaria "le prende di propria iniziativa" pur dovendole trasmetterle al pm sempre e comunque "senza ritardo". La rivoluzione c’è tutta perché il pm non potrà più aprire fascicoli senza tener conto "anche dei risultati delle indagini della polizia giudiziaria" che avrà, inoltre, ampia autonomia (sei mesi per redigere un rapporto) sui reati minori. Gli avvocati, poi, saranno messi "nelle stesse condizioni del pm" nel richiedere nuove prove e l’ammissione dei testimoni: oggi invece tutto questo avviene solo se "il giudice lo ritiene assolutamente necessario".

Le sentenze di condanna della Corte europea dei diritti dell’Uomo per giustizia negata dovranno essere pubblicate sulla Gazzetta ufficiale.

Cinque le deleghe: Gip collegiale per le misure cautelari, digitalizzazione degli atti, congelamento dei processi contro gli irreperibili, notifiche via e-mail e elezione dei vice procuratori onorari cui la Lega tiene molto. Il ministro Angelino Alfano ha voluto, dopo la guerra Salerno-Catanzaro, i nuovi poteri per il Pg della Cassazione in caso di "eccezionali situazioni di contrasto tra procure". Però, "con tutte queste deleghe", osserva Donatella Ferranti (Pd), "il governo non vuole il confronto ". Mentre Antonio Di Pietro dice che sulla giustizia "Berlusconi è come Dracula in un pronto soccorso".

Giustizia: niente appelli, per chi è stato assolto in primo grado

 

Corriere della Sera, 7 febbraio 2009

 

Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al disegno di legge di riforma del processo penale. "Abbiamo fatto un buon lavoro, tenendo sempre presente l’obiettivo di un processo giusto e rapido: quelle che abbiamo approvato sono misure di importantissimo rilievo", ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano, in conferenza stampa a palazzo Chigi, a proposito del ddl sulla giustizia licenziato dal Consiglio dei ministri.

La bozza di riforma - trenta articoli in tutto - prevede una maggiore autonomia per la polizia giudiziaria e una revisione dei poteri del pm, aumentando le prerogative della difesa. In particolare i pubblici ministeri diventeranno "avvocati dell’accusa" con un obbiettivo: "Garantire - dice Alfano - la perfetta parità tra l’accusa e la difesa, dando piena applicazione all’articolo 111 della Costituzione, approvato dieci anni fa a larga maggioranza ma non ancora pienamente applicato. Un ampio capitolo quello della riforma del processo penale è stato dedicato alle misure di garanzie per i cittadini sul versante del giusto processo. L’obbiettivo della perfetta parità tra accusa e difesa si consoliderà nella proposta di riforma della Costituzione che faremo a breve.

Secondo la versione più recente della bozza - sottoposta a gennaio dal ministro della Giustizia Angelino Alfano ai colleghi della maggioranza - il pm potrà solo ricevere la notizia criminis senza più poter aprire fascicoli sullo spunto di articoli di giornale o confidenze private. Sono previsti anche criteri più certi per determinare il giudice competente se non è individuabile il luogo in cui è stato commesso il reato, ed è resa più facile la ricusazione del magistrato che "esterna" fuori dal processo. Si stabiliscono inoltre corsi obbligatori per chi aspira a dirigere un ufficio.

Il disegno di legge è stato poi illustrato dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi. "Nella riforma del processo penale varata dal Cdm - ha detto Berlusconi - manca una norma che sta molto a cuore a tutti noi e che ci farebbe andare sullo stesso piano con le altre grandi democrazie: quella in base alla quale un cittadino assolto da un tribunale della Repubblica non possa essere più chiamato ad un secondo o terzo grado dagli avvocati dell’accusa che magari solo per puntiglio o per perseverare nella giustezza della loro accusa perché pagati e in carriera per questo". "È un principio di democrazia a cui teniamo molto - ha aggiunto il premier -, vedremo se sarà necessario una riforma della Costituzione, ma riteniamo che la nostra riforma non sarà completata fino a quando non ci sarà anche questo tassello".

Nel progetto di Alfano ci sono anche una serie di norme che dovrebbero sveltire e migliorare il funzionamento della struttura. Le novità, ha spiegato il ministro, riguardano l’introduzione della regola della comunicazione online nel processo penale e civile; la digitalizzazione della giustizia e "misure che sgraveranno il sistema di formalismi e consentiranno risparmi come le notifiche". C’è poi un capitolo nel ddl sull’efficienza della giustizia varato oggi nel Cdm che obbligherà gli uffici giudiziari italiani a stilare, con cadenza trimestrale, un rapporto di produttività che verrà poi inviato elettronicamente al ministero della Giustizia. Alfano ha spiegato che il ministero provvederà alla pubblicazione online dei rapporti, dando vita a una sorta di classifica dei vari uffici giudiziari.

Giustizia: Penalisti Milano; il nuovo 41-bis viola diritto di difesa

 

Apcom, 7 febbraio 2009

 

"Per la prima volta un legge limita il numero di colloqui degli avvocati con i propri clienti, è stato inserito un nuovo reato (art. 391 bis agevolazione ai detenuti ed internati sottoposti a particolari restrizioni delle regole di trattamento) per sanzionare chi consenta ad un detenuto sottoposto all’art.41 bis di eludere i divieti di comunicazione con altri, all’interno del quale è addirittura prevista un’aggravante specifica se il fatto è commesso da chi esercita la professione forense" scrivono gli avvocati della Camera Penale di Milano in un comunicato aggiungendo: "La nuova fattispecie di reato rivela un chiaro intento di criminalizzazione della categoria degli avvocati, anche la competenza esclusiva del Tribunale di Roma per i reclami in tema di 41 bis appare diretta a mortificare il diritto di difesa, eludendo il principio del giudice naturale e rendendo più gravoso l’esercizio del diritto di reclamo da parte del detenuto".

La nota dei penalisti milanesi "manifesta sconcerto e preoccupazione nei confronti degli interventi legislativi in discussione, in particolare laddove sottendano la finalità di limitare e mortificare il diritto di difesa, richiama l’attenzione del Parlamento affinché corregga il provvedimento approvato dal Senato, restituendo al diritto di difesa la sua piena ampiezza, nonché agli avvocati la fiducia che loro spetta per l’alta funzione svolta, auspica che ogni provvedimento legislativo in materia penale non sia ispirato da logiche emergenziali e sia rispettoso dei diritti fondamentali del cittadino sanciti dalla carta Costituzionale repubblicana".

Giustizia: il "caso" di Eluana Englaro, la natura e il suo corso

di Ernesto Galli Della Loggia

 

Corriere della Sera, 7 febbraio 2009

 

E così alla fine il governo è intervenuto in prima persona con un provvedimento d’urgenza nella vicenda di Eluana Englaro. È giusto comprenderne le indubbie motivazioni di carattere umanitario, ma non per questo si può passare sotto silenzio il vulnus che il governo stesso, se questa sua decisione avesse avuto corso, avrebbe inferto alle regole dello Stato costituzionale di diritto. Un cui principio fondamentale, come fin dall’inizio ha giustamente ricordato il presidente Napolitano, è che l’esecutivo non può emanare decreti con lo scopo di modificare o rendere nullo quanto deciso in via definitiva da un tribunale.

E se Napolitano ha mantenuto questa sua opposizione fino al punto di rifiutarsi di controfirmare il decreto uscito dal Consiglio dei ministri, non si può che apprezzare la coerenza e la fermezza del capo dello Stato. Il che non vuole affatto dire però, si badi bene, che ciò che in questo caso i giudici hanno stabilito non lasci nell’opinione pubblica (e certamente, e fortunatamente, non solo in quella cattolica) profonde e giustificatissime perplessità. Le quali, data la materia di cui si tratta, possono arrivare talvolta a prendere perfino la forma di un vero sentimento di rivolta morale. A suscitare forti dubbi è proprio il fondamento stesso della decisione finale presa dalla magistratura e cioè l’asserita volontà (ricostruita ex post su base totalmente indiziaria; ripeto: totalmente indiziaria) di Eluana; la quale, si sostiene, piuttosto che vivere nelle condizioni in cui da diciotto anni le è toccato di vivere, avrebbe certamente preferito morire.

L’altissima opinabilità di questa ricostruzione è dimostrata dal semplice fatto che in precedenza per ben due volte (Tribunale di Lecco nel 2005, Corte d’appello di Milano nel 2006) le conclusioni dei giudici erano andate in direzione opposta a quella successiva: allora, infatti, essi sostennero che non esistevano prove vere e affidabili per stabilire la reale volontà della ragazza, intesa come "personale, consapevole e attuale determinazione volitiva, maturata con assoluta cognizione di causa".

Poi la sentenza terremoto della Corte di cassazione; prove simili non furono più ritenute necessarie: per decidere della vita e della morte di Eluana, stabiliscono i giudici, basta adesso tener conto "della sua personalità, del suo stile di vita, delle sue inclinazioni, dei suoi valori di riferimento e delle sue convinzioni etiche, religiose, culturali e filosofiche" (si sta parlando, lo si ricordi sempre, di una persona che all’età dell’incidente aveva diciotto anni).

Ed è precisamente sulla base di questa direttiva emanata dai giudici supremi che la Corte d’appello di Milano cambia nel 2008 il proprio orientamento e quelli che prima erano indizi generici si tramutano in prove della personalità di Eluana "caratterizzata da un forte senso d’indipendenza, intolleranza delle regole e degli schemi, amante della libertà e della vita dinamica, molto ferma nelle sue convinzioni".

Dunque si proceda pure alla sua eliminazione. Mi sembra appropriato il commento di un giurista di vaglia, Lorenzo D’Avack, sull’Avvenire di giovedì: "Giovani liberi, tendenzialmente anticonformisti, un poco anarchici, dinamici, attivi, con qualche entusiasmo per lo sport, diventano così per la Corte i soggetti ideali per un presunto dissenso, ora per allora, verso terapie di sostegno vitale".

C’è o non c’è, mi chiedo, motivo di qualche perplessità? Tanto più che contemporaneamente, come fa notare sempre d’Avack, la stessa Cassazione, in un caso di rifiuto delle cure da parte di un Testimone di Geova, stabilisce, invece, che a tale rifiuto i medici devono sì ottemperare, ma solo se esso è contenuto "in una dichiarazione articolata, puntuale ed espressa, dalla quale inequivocabilmente emerga detta volontà".

Ma guarda un pò! Torno a chiedermi: c’è o non c’è motivo di qualche perplessità, forse anzi più d’una? Detto ciò della ricostruzione della volontà di Eluana - che pure, non lo si dimentichi, allo stato attuale è premessa assolutamente dirimente per qualunque decisione da prendere-resta un’ultima questione, quella del "lasciar fare alla natura il suo corso", come si dice da parte di chi pensa che si possa tranquillamente far morire la giovane.

Un’ultima questione, cioè un’ultima domanda: davvero l’espressione "lasciar fare alla natura il suo corso" può arrivare a significare il divieto di idratazione e di alimentazione di un corpo umano? Davvero "far fare alla natura il suo corso" può voler dire far spegnere una persona per mancanza d’acqua? La coscienza di ognuno di noi risponda come può e come sa. Ma per tutto questo tempo, in realtà, il corpo di Eluana Englaro non ha ricevuto solo liquidi e alimenti; esso è stato anche costantemente sottoposto ad una penetrante protezione farmacologica senza la quale assai probabilmente non avrebbe mai potuto sopravvivere così a lungo.

È proprio da qui si potrebbe forse partire per immaginare quale soluzione dare in futuro ad altri casi analoghi. Una soluzione, questa volta legislativa, che proprio il decreto di ieri del governo mette in modo ultimativo all’ordine del giorno dei lavori parlamentari, e che potrebbe fondarsi sul concetto di divieto di accanimento terapeutico, ormai pacificamente accolto nelle nostre leggi. Tale divieto, com’ è noto, si sostanzia in un obbligo di non fare, di non procedere alla somministrazioni di cure allorché è ragionevole pensare che esse non possano in alcun modo servire alla guarigione o a qualche miglioramento significativo delle condizioni del paziente; limitando in questi casi l’opera del medico solo al sollievo dal dolore. Si tratta peraltro - ed è questo un aspetto decisivo - di un obbligo / divieto che per valere non ha bisogno di essere convalidato da alcuna decisione particolare del malato, dal momento che fa parte del codice deontologico di tutti coloro che esercitano la professione medica.

Ebbene, non riesco a vedere una ragione valida per cui nel divieto di accanimento ora detto non possa essere fatto rientrare la non somministrazione di farmaci a chi, come è il caso di Eluana Englaro, si trova da tempo in condizioni di stato vegetativo persistente al quale quelle medicine stesse non possono arrecare alcun giovamento ma al massimo assicurarne l’indefinita prosecuzione. Non produrre la morte di alcuno negandogli l’idratazione e l’alimentazione. Togliere invece ogni medicamento. Questo sì mi sembrerebbe un vero "lasciar fare alla natura il suo corso": rimettendosi al caso o ai disegni imperscrutabili da cui dipendono le nostre vite.

Giustizia: Manconi; su Eluana quante volgarità da Berlusconi!

 

Ristretti Orizzonti, 7 febbraio 2009

 

Luigi Manconi, Presidente di A Buon Diritto: "Ho avuto la sventura di ascoltare, grazie a Radio Radicale, la conferenza stampa nella quale il Presidente del Consiglio ha illustrato le ragioni, si fa per dire, del decreto volto a impedire la sospensione dei trattamenti sanitari per Eluana Englaro. Nell’ordine ho sentito: 1) una grossolana strumentalizzazione della buona fede e della rettitudine del Prof. Valerio Onida; 2) una empietà: non c’è alcun "gravame" per Bepino Englaro perché alla figlia possono provvedere "le buone suore"; 3) una oscenità: Eluana potrebbe "fare figli". Quale concezione materialistico-volgare della maternità coltiva quest’uomo? 4) Una citazione latina ovviamente sbagliata".

Giustizia: Olindo Romano a Parma in regime di "carcere duro"

 

Ansa, 7 febbraio 2009

 

Dopo l’aggressione di un agente della polizia penitenziaria che stava ispezionando la sua cella, Olindo Romano è stato trasferito dal carcere di Piacenza a quello di Parma. L’uomo, condannato all’ergastolo assieme alla moglie Rosa Bazzi per la strage di Erba, sarà sottoposto a un regime di isolamento più duro. La notizia è stata confermata da fonti interne al carcere.

Romano ha lasciato giovedì mattina il carcere piacentino delle Novate ed è stato trasferito a quello di via Burla, a Parma. La decisione del trasferimento è avvenuta probabilmente in seguito ai fatti della settimana scorsa. A Romano è stato applicato il cosiddetto regime di carcere duro in base all’articolo 14/bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede che "possono essere sottoposti a regime di sorveglianza particolare per un periodo non superiore a sei mesi, prorogabile anche più volte in misura non superiore ogni volta a tre mesi, i condannati, gli internati e gli imputati che con i loro comportamenti compromettono la sicurezza ovvero turbano l’ordine negli istituti".

Teramo: l’Asl; detenuto malato di tubercolosi non è contagioso

 

Il Centro, 7 febbraio 2009

 

Il caso di Tbc in carcere c’è, ma il detenuto romeno non è contagioso. Lo afferma la Asl, tirata in ballo sia dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe che dal direttore del carcere.

"Il detenuto, con pregressa Tbc polmonare, non ha mai presentato rischio di trasmissione di malattia tubercolare dal momento che è risultato clinicamente asintomatico, negativo alla ricerca batteriologica dell’espettorato in assenza di fistole tra le pregresse lesioni polmonari e l’albero bronchiale", scrive la Asl, "l’isolamento precauzionale, per la prosecuzione della chemioprofilassi farmacologica già in atto, ha costituito uno scrupolo aggiuntivo nella prevenzione del rischio infettivo logico per Tbc.

Il caso era già noto e trattato nel 2007 nel presidio ospedaliero di Pescara". Malattia conosciuta nei vari carceri di cui è stato ospite. A Teramo è stato poi "costantemente monitorato dagli specialisti infettivologi dell’ospedale, consulenti d’istituto e dal personale sanitario intramurario".

Cagliari: scarcerate la detenuta-madre con bambina di 2 anni

 

La Nuova Sardegna, 7 febbraio 2009

 

La piccola Josephine e la madre nigeriana non sono più rinchiuse a Buoncammino. La ragazza extracomunitaria e quindi la figlia hanno ottenuto dal giudice Roberta Malavasi gli arresti domiciliari a Castelvolturno, in provincia di Caserta. Lo ha reso noto il consigliere regionale Maria Grazia Caligaris della Commissione Diritti Civili, che in queste settimane ha denunciato più volte l’assurda reclusione della bimba.

"La decisione del magistrato è ancora più significativa - scrive il Consigliere regionale socialista - perché la donna che risiede a Napoli avrà così modo di ricongiungersi con i familiari. Josephine e la madre, a questo punto, potranno vivere meglio anche la nascita del fratellino. Resta inaccettabile - ha concluso Maria Grazia Caligaris - che nel frattempo altri cinquantotto bambini continuino a vivere la loro esistenza da innocenti nelle carceri italiane".

Enna: scuola d’arte del mosaico in carcere per recupero sociale

 

La Sicilia, 7 febbraio 2009

 

Grazie alla collaborazione tra l’istituto penitenziario di piazza Armerina e la scuola media Cascino, proseguono anche in questo anno scolastico le iniziative didattiche per il conseguimento di diplomi di licenza media ed elementare e gli interventi educativi e i percorsi formativi a favore dei detenuti, come il progetto Laboratorio di Mosaico: reintegrazione sociale del detenuto, curato dal tutor Ilenia Perspicace.

L’iniziativa ha visto la partecipazione di molti detenuti di diversa nazionalità che hanno espresso nei lavori la propria fantasia, ispirati prevalentemente alle decorazioni romane e culminati nella realizzazione di un mosaico che è stato donato alla scuola che li ospita, a testimonianza di un proficuo contatto tra territorio e istituto penitenziario. La finalità di questi percorsi ha come obiettivo l’opportunità di riscatto, di recupero e di inserimento sociale del recluso.

Palermo: il 13 febbraio seminario nazionale su carcere e lavoro

 

La Sicilia, 7 febbraio 2009

 

"Lavoro e libertà. Il carcere e l’impresa per il reinserimento sociale dei detenuti" è il tema del Seminario nazionale che si svolge il prossimo 13 febbraio a Palazzo Jung in Via Lincoln a Palermo, dalle ore 15,30 alle 19,30. L’incontro è organizzato dal Seac (Coordinamento delle associazioni di volontariato penitenziario) e dal Cesvop con il patrocinio della Provincia regionale di Palermo. Ha lo scopo di creare un confronto tra istituzioni, amministratori, imprenditoria, magistratura e operatori sociali perché insieme trovino nuove forme di collaborazione nella formazione professionale e nel reinserimento socio-lavorativo dei detenuti e degli ex carcerati.

Partecipano, fra gli altri: il ministro della Giustizia, Angelino Alfano; la presidente nazionale del Seac, Elisabetta Laganà; l’assessore regionale al Lavoro, Carmelo Incardona; il presidente del Cesvop, Ferdinando Siringo; il presidente di Confindustria Palermo, Antonio Salerno; il presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti; il direttore della Casa circondariale Pagliarelli, Laura Brancato; il presidente del Consorzio Ulisse, Luciano D’Angelo; il magistrato di sorveglianza, Nicola Mazzamuto; il presidente del Centro Padre Nostro di Palermo, Maurizio Artale. Modera i lavori Rino Cascio, giornalista di Rai Sicilia.

Roma: garante Marroni dona tre cyclette al carcere di Cassino

 

Comunicato stampa, 7 febbraio 2009

 

Nuove attrezzature sportive per consentire ai detenuti di vivere con serenità il periodo di reclusione. È questo il motivo che ha portato il Garante Regionale dei diritti dei Detenuti Angiolo Marroni ha donare tre cyclette ai detenuti del carcere di Cassino. Le cyclette sono state acquistate dal comitato regionale della Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti), nell’ambito di uno specifico Protocollo d’Intesa siglato con il Garante per promuovere il diritto allo sport anche in carcere.

Nei mesi scorsi un’analoga donazione di materiali sportivi era stata effettuata nelle strutture penitenziarie di Paliano e Frosinone. "Dal lavoro che svolgiamo quotidianamente nelle carceri di tutto il Lazio - ha detto il Garante Angiolo Marroni - emerge con nettezza che uno dei maggiori disagi avvertiti dalla popolazione carceraria è legato alla carenza di strumenti che consentano momenti di svago. Siamo contenti di aver consegnato queste tre cyclette al carcere di Cassino perché, in un momento difficile per quanti vivono il carcere, questi strumenti possono aiutare ad avvertire meno la durezza della detenzione".

Immigrazione: 4 anni di carcere a chi ritorna dopo espulsione

di Antonio De Florio

 

Il Messaggero, 7 febbraio 2009

 

Nei 54 articoli licenziati ieri dal Senato ci sono il reato di immigrazione clandestina in versione più soft (un’ammenda da 5 a 10.000 euro, ma chi viene espulso e rientra in Italia rischia fino a 4 anni di galera) e il carcere più duro per i boss mafiosi. La tassa sui permessi di soggiorno e l’eliminazione degli arresti domiciliari per gli stupratori.

Un disegno di legge sulla sicurezza molto assortito, dove la liberalizzazione delle bombolette spray al peperoncino per la difesa femminile viene accompagnata dalla stretta nei matrimoni misti: la straniera o l’apolide che sposa un italiano potrà ottenere la nostra cittadinanza soltanto dopo due anni di matrimonio. Ma la norma più controversa resta il potere dei medici di denunciare gli immigrati clandestini, che probabilmente aprirà la strada a una diffusa obiezione di coscienza.

Il disegno di legge che prevede nuove aggravanti per reati che destano un forte allarme sociale quali l’estorsione, la rapina e la truffa sicuramente tornerà al Senato, dopo l’esame della Camera. Abrogata la norma che vietava i medici di denunciare gli irregolari in cura: I medici potranno denunciare alle autorità gli stranieri irregolari in base all’articolo 39.

La norma è figlia di un emendamento presentato dal Carroccio, primo firmatario il capogruppo Federico Bricolo, che cancella la norma secondo la quale il medico non deve denunciare lo straniero che si rivolge alle strutture sanitarie pubbliche. Via libera alle ronde leghiste: Le ronde, cavallo di battaglia della Lega, sono previste nell’articolo 46.

La norma prevede che gli enti locali "saranno legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazione tra cittadini" per segnalare alle forze dell’ordine situazioni di grave disagio sociale o di pericolo per la sicurezza pubblica. In base ad un emendamento di Felice Casson (Pd) le ronde non potranno però girare armate e cooperare fattivamente con la polizia, come era previsto nel testo approvato dalla Commissione giustizia di palazzo Madama.

Contraria alla norma l’Associazione nazionale dei funzionari di polizia: "Sarà un boomerang per la sicurezza". Una tassa da 80 a 200 euro per avere o rinnovare il permesso di soggiorno: Per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno degli immigrati si dovrà pagare una tassa che dovrà essere fissata dal governo tra un minimo di 80 ad un massimo di 200 euro. Si istituisce anche il Fondo rimpatri per far tornare gli stranieri ai paesi di origine. I senza dimora dovranno essere identificati e registrati: I clochard che vivono in Italia dovranno essere iscritti in un registro che verrà istituito presso il ministero dell’Interno.

L’Aula di palazzo Madama ha approvato l’articolo 44 del disegno di legge sulla sicurezza che prevede la schedatura dei senza fissa dimora da avviare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge. Lo straniero che non si integra perde crediti: Arriva il permesso di soggiorno a punti per gli immigrati. Nell’articolo 41 viene introdotto un accordo di integrazione con lo straniero "articolato per crediti, con l’impegno a sottoscrivere specifici obiettivi di integrazione, da conseguire nel periodo di validità del permesso di soggiorno".

La firma dell’accordo "rappresenta condizione necessaria per il rilascio del permesso di soggiorno" e la "perdita integrale dei crediti determina la revoca" dello stesso e "l’espulsione dello straniero dal territorio dello Stato. Sarà un regolamento su proposta del presidente del Consiglio e del ministro dell’Interno, a stabilire, entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, "criteri e modalità per la sottoscrizione da parte dello straniero".

Immigrati: a Lampedusa, è presente una delegazione dell’Arci

 

Apcom, 7 febbraio 2009

 

Da ieri sera a Lampedusa è presente una delegazione dell’Arci composta da Carmen Cordaro, presidente Arci Messina e responsabile del gruppo Frontiere e Centri di detenzione Arci, Claudio Lombardo, presidente Arci Caltanissetta e responsabile politiche sociali di Arci Sicilia, e Hassan Mamri responsabile immigrazione Arci Sicilia.

La delegazione ha già incontrato un gruppo di abitanti dell’isola che hanno espresso la volontà di costituire un circolo Arci a Lampedusa, un "presidio permanente per promuovere la socialità e la partecipazione in questo avamposto dell’Europa nel Mediterraneo, per tutelare e promuovere i diritti umani, contribuendo a costruire una immagine diversa dell’isola, accogliente e solidale, in contrasto con l’immagine di isola fortezza e luogo di reclusione che ne vuole dare il ministro Maroni e il suo governo".

I rappresentanti dell’associazione oggi accompagneranno l’eurodeputato Giusto Catania (Prc/Gue), che farà una visita di verifica delle condizioni dei migranti detenuti nei centri dell’isola. Si tratta di una iniziativa che rientra nell’ambito della campagna "Per la trasparenza nei centri di detenzione" promossa a livello internazionale dalla rete Migreurop, di cui l’Arci è parte. "Siamo infatti convinti - dice l’Arci - che vada affermato il diritto a tutelare i migranti presenti nei due centri dell’isola, consentendogli una difesa legale adeguata e un collegamento con l’esterno che garantisca il rispetto dei diritti umani. Auspichiamo un atteggiamento dei funzionari collaborativo, che consenta la visita e permetta l’incontro con i migranti detenuti nei centri".

Droghe: uno spot contro il fumo; uccide 80mila italiani l’anno!

 

Notiziario Aduc, 7 febbraio 2009

 

Il fumo uccide circa 80 mila italiani l’anno e le prospettive future non sono incoraggianti: il consumo di sigarette riguarda sempre più i giovanissimi. Così il governo punta su una campagna di comunicazione e sensibilizzazione al problema, con l’aiuto di uno spot realizzato da Renato Pozzetto. Lo hanno annunciato, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Palazzo Chigi, il sottosegretario al Welfare (con delega alla Salute), Ferruccio Fazio, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti.

L’esecutivo, insomma, ora scende in campo e cerca di porre freno a una vera e propria emergenza. Lanciando la campagna "Il fumo uccide: difenditi", accompagnata da uno spot realizzato con l’attore Renato Pozzetto, che verrà diffuso dalle televisioni e nelle sale cinematografiche, con il coinvolgimento anche della carta stampata.

Il fumo, nei paesi industrializzati, secondo quanto emerge dalla conferenza stampa, risulta essere la prima causa di morte per cancro: il 25%-30% dei decessi causati dal cancro è riconducibile al consumo di tabacco. In Italia, stando all’indagine Doxa-Istituto Superiore di Sanità (2008) si stimano, attualmente, circa 11,2 milioni di fumatori, vale a dire il 22% dell’intera popolazione.

"Un’efficace politica di prevenzione nei confronti di uno stile di vita non salutare che crea una forte dipendenza, come il tabagismo - spiega la presidenza del Consiglio - necessita di un’azione costante di sensibilizzazione e comunicazione di lunga durata, centrata sugli gli aspetti collegati alla prevenzione dell’iniziazione al fumo dei giovani e su quelli relativi alla dissuasione all’abitudine al fumo degli adulti".

Gli obiettivi che la campagna intende raggiungere sono la riduzione del numero dei fumatori abituali; sensibilizzare i fumatori sui danni provocati agli altri, al fine di tutelare i non fumatori; prevenire l’avvicinamento al fumo dei giovanissimi.

Bologna: la fiera "Cannabis tipo forte" quest’anno non si farà

 

Notiziario Aduc, 7 febbraio 2009

"La nuova polemica sollevata dalla consigliera Silvia Noè e dal deputato Gianluca Galletti dell’Udc è assolutamente strumentale, in quanto già da giorni abbiamo provveduto a comunicare agli organizzatori della manifestazione Cannabis tipo forte che il Palanord non sarà disponibile nei giorni da loro richiesti".

Così Lele Roveri, responsabile delle Feste del Pd di Bologna, replica al deputato Udc Gianluca Galletti e alla Consigliera regionale e comunale Silvia Noè. "A partire dal 25 maggio infatti l’utilizzo della struttura sarà interdetto a causa di lavori di manutenzione straordinaria degli impianti tecnologici, che necessitano la chiusura al pubblico".

Germania: commerciante italiano in carcere 4 mesi per errore

di Fabio Castori

 

Il Resto del Carlino, 7 febbraio 2009

 

Un commerciante di auto fermano arrestato e detenuto in Germania per errore. L’accusa di truffa mossa dalla magistratura di Montecarlo di aver venduto a un cliente una Mini Cooper non di sua proprietà era infondata.

Lo arrestano durante un banale controllo stradale mentre si trova in Germania e, in seguito, scopre di essere oggetto di un mandato di cattura internazionale per una presunta truffa messa a segno a Montecarlo. Dopo 4 mesi di carcere, viene a galla che si è trattato di un errore burocratico che si è sviluppato nei meandri delle Procure francesi, monegasche e tedesche.

Vittima del mostruoso errore giudiziario è Roberto Cetrano, un commerciante di auto fermano di 42 anni che, da pochi giorni, è uscito finalmente dal carcere. L’uomo era stato accusato dalle autorità di Montecarlo di aver venduto a un cliente una Mini Cooper non di sua proprietà. Cosa che dopo i 4 mesi di carcere è risultata infondata, in quanto, attraverso il suo legale, l’avvocato Rossano Romagnoli, Cetrano è riuscito a dimostrare che era lui il reale proprietario dell’auto.

A raccontare la sua odissea è lo stesso protagonista che, in questi mesi, ha perso 23 chili di peso: "A ottobre mi sono recato in Germania e durante un controllo stradale sono stato arrestato, ammanettato e, senza una spiegazione, condotto nel carcere di Monaco di Baviera. Un carcere duro dove si sta chiusi per 23 ore al giorno, senza contatti con gli altri, in una stanza di tre metri per due".

"Solo dopo alcuni giorni sono riuscito a scoprire che ero oggetto di un mandato di cattura internazionale e così grazie alla mia famiglia e ai legali è emerso che mi trovavo in carcere, in attesa di estradizione, a causa di una sentenza emessa dal tribunale di Montecarlo per una presunta truffa legata alla compravendita di una Mini Cooper. Una volta capito il perché di quanto stava accadendo, ho chiesto di essere trasferito a Montecarlo in quanto ero facilmente in grado di dimostrare la mia estraneità ai fatti, attraverso la documentazione che certificava che ero il proprietario dell’auto al momento della vendita".

"Nonostante la buona volontà dell’autorità giudiziaria tedesca, le burocrazia della Francia e del Principato di Monaco hanno complicato maledettamente la situazione. In extremis, anche grazie alle autorità consolari, il 16 gennaio sono stato trasferito a Montecarlo. Qualche giorno dopo si è svolta un’udienza in tribunale dove ho potuto dimostrare la verità. All’indomani sono stato liberato e, tornato in Italia, ho riabbracciato la mia famiglia e la mia compagna".

 

 

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