Rassegna stampa 27 dicembre

 

Giustizia: per riequilibrio dei poteri serve intervento drastico

di Carlo Federico Grosso (Ordinario di diritto penale Università di Torino)

 

La Stampa, 27 dicembre 2008

 

Catanzaro, Salerno, Pescara: tre pagine poco esaltanti di esercizio del potere giudiziario, tre Procure che, con modalità diverse, hanno reso un servizio pessimo all’immagine dell’ordine giudiziario. Poiché non si tratta di casi isolati di scarsa avvedutezza, un problema "magistratura" nel nostro Paese indubbiamente esiste. Si tratta di stabilire come affrontarlo.

Da tempo una parte della politica sta affilando le armi contro i magistrati poiché, sostiene, occorre riequilibrare i rapporti di potere fra giustizia e politica, sbilanciati a favore della prima. È ora di farla finita, si precisa, con una magistratura senza controlli, in grado d’interferire pesantemente sulla politica e capace di fare e disfare amministrazioni e governi con il gioco delle inchieste giudiziarie.

È accaduto ai tempi di Mani pulite, ora basta. Quest’idea affiora oggi, talvolta, anche tra le file della sinistra. Non si tratta, ancora, di linee politiche ufficiali. Tutt’altro: ufficialmente a sinistra si nega e si rifiuta. Il rischio, peraltro, è che in un quadro politico contraddistinto da una maggioranza apparentemente granitica e da una minoranza divisa e disorientata, la prospettiva di un’ampia impunità degli atti politici attraverso il parziale controllo di indagini e indagatori possa fare improvvisamente breccia e trovare il suo sbocco in una sorta di autoassoluzione collettiva.

La posta in gioco è rilevante. Sono in discussione le fondamenta dello Stato di diritto, la divisione dei poteri, l’eguaglianza dei cittadini. Essa appare, d’altronde, tanto più rilevante ove si consideri che, contemporaneamente, si vocifera di modificazioni dei regolamenti parlamentari o di riforme costituzionali destinate a rafforzare l’esecutivo rispetto a un Parlamento giudicato un intralcio per un’efficiente azione di governo.

Già oggi, d’altronde, attraverso l’impiego ripetuto del voto di fiducia, l’esecutivo cerca di troncare il dibattito parlamentare eludendo la normale dialettica con l’opposizione, mentre soltanto la resistenza del Presidente della Repubblica evita che la decretazione d’urgenza diventi strumento sistematico di produzione legislativa. Qualcuno, giorni fa, ha parlato di tenace ricerca di un potere sostanzialmente unico, del governo e del suo capo.

Ma torniamo al tema giustizia. C’è un nodo fondamentale attorno al quale occorre riflettere: che il politico, come ogni altro cittadino, deve essere soggetto alla legge e non può godere di odiosi privilegi. Un ministro che ruba, un presidente di Regione che prevarica, un sindaco che accetta indebitamente denaro deve essere punito, come deve essere punito chi scippa, rapina, violenta. Anzi, se una ruberia è commessa da un eletto, la giustizia dovrebbe essere inflessibile, in quanto l’autore ha tradito la fiducia che gli è stata riconosciuta con il voto.

In questa prospettiva, parlare di riequilibrio dei poteri tra politica e magistratura, di conseguente limitazione delle indagini nei confronti degli eletti, di selezione politica dei reati annualmente perseguibili, di sottrazione ai pubblici ministeri del controllo della polizia, di limitazione nell’uso di strumenti fondamentali come le intercettazioni in materia di reati contro la pubblica amministrazione è del tutto privo di senso. In realtà, occorrerebbe rivedere la stessa disciplina dell’autorizzazione alle misure cautelari nei confronti dei parlamentari, che una prassi lassista tende a dilatare rispetto ai limiti stabiliti del fumus persecutionis.

Per altro verso, occorre invece reprimere gli arbitrii, gli eccessi, gli errori, le arroganze dei magistrati. Non è tollerabile che l’incapacità, l’inadeguatezza, la scarsa avvedutezza di qualcuno, la sua sicumera, la ricerca di visibilità, magari la stupidità, consentano eventuali aperture improprie di indagini penali, una loro prosecuzione non giustificata, iniziative improvvide sul terreno cautelare. Questo problema non concerne tuttavia, specificamente, il rapporto fra giustizia e politica; interessa tutti i cittadini, che, appunto tutti, hanno il diritto di non essere trascinati in procedimenti penali avventati, in giudizi non sufficientemente ponderati, in iniziative esorbitanti.

Ecco, allora, l’indubbia necessità di un intervento riequilibratore. Esso non deve essere, tuttavia, riequilibrio fra giustizia e politica, bensì fra esercizio del potere giudiziario e diritto di tutti i cittadini a una valutazione giudiziaria seria e serena. Esso non può, per altro verso, incidere sul contenuto del controllo di legalità, che in uno Stato bene ordinato deve essere libero e indipendente, ma riguardare la verifica di correttezza dell’attività di pubblici ministeri e giudici e la conseguente attività disciplinare.

Su questo piano il Parlamento dovrebbe essere finalmente drastico. Nuova disciplina dell’accesso in magistratura, serie valutazioni attitudinali, controlli periodici, magari a campione ma penetranti, riorganizzazione manageriale degli uffici e della loro dirigenza, monitoraggio sull’attività compiuta da ciascun magistrato dell’ufficio, inflessibilità nella repressione disciplinare degli abusi, delle inerzie, degli errori. Tutto ciò che oggi non avviene, o che avviene poco o malamente, ma che, a garanzia di tutti i cittadini, dovrebbe invece inflessibilmente accadere.

Giustizia: meglio affidarsi a buone leggi, che a "uomini probi"

di Piero Ostellino

 

Corriere della Sera, 27 dicembre 2008

 

Concentrata sugli effetti degli scandali di un sistema di relazioni truffaldine fra mondo politico e mondo degli affari, che essa stessa ha creato, la classe politica non si raccapezza. È stupefacente come i post-comunisti siano ancora prigionieri della (supposta) superiorità morale del vecchio Pci da non capire che, se è l’occasione che fa l’uomo ladro e l’equilibrio dei poteri a tenerlo d’occhio, non si vede perché essi non avrebbero dovuto cadere in tentazione e non finire nei guai. Il "buon governo" è frutto più di "buone leggi" che di "uomini probi". E l’Italia è governata da pessime leggi.

Il Pci era rimasto estraneo al sistema delle tangenti perché aveva istituzionalizzato il rapporto fra politica e affari - socializzando di fatto questi, subordinandoli a quella, e instaurando nelle regioni dove governava "uno Stato dirigista, una piccola Urss, nello Stato pluralista" - e perché era finanziato dall’Unione Sovietica. Dissoltisi l’Urss, e il "bipartitismo imperfetto" Dc-Pci, il Pd è, oggi, un partito come gli altri, malato quanto gli altri, perché è malato il sistema. Che è malato perché erano infette le forze politiche, destra e sinistra, che lo hanno generato e guidato.

Perché, poi, anche gli altri partiti rivelino di non capire la natura degli scandali è presto detto. Sta nella riduzione del concetto di "governo delle leggi" a quello di "governo degli uomini".

Quindi, nell’errata convinzione che la partita si giochi sul terreno della moralità degli uomini, invece che sulla bontà delle leggi. Così, priva di una decente cultura politica, la classe dirigente - da quella in Parlamento a quella nei giornali e nelle aziende - continua ad alimentare l’illusione nell’opinione pubblica che, sostituendo i disonesti con gli onesti, le cose andrebbero meglio. Mentre da cambiare è il sistema.

La cosiddetta "economia di relazioni" è l’indotto di uno Stato ipertrofico, di una Pubblica amministrazione invasiva, di una legislazione pletorica, che hanno occupato lo spazio delle libertà dei cittadini. A volere lo Stato com’è sono stati i legislatori. Così, le leggi non hanno solo la funzione regolatrice dei comportamenti individuali e collettivi, ma anche, e soprattutto, quella di allocare e ridistribuire potere e risorse. Generando corruzione.

"Chi semina vento, raccoglie tempesta", dice un proverbio. La scarsa propensione di ogni governo, quale ne sia il colore, a riformare il sistema, e liberare l’Italia dai lacci e laccioli che la paralizzano, è frutto di due fattori. L’interesse del ceto politico - che ha a proprio fondamento ideologico il dirigismo - a mantenere il proprio (illegittimo) dominio sulla società civile; la complicità di quello amministrativo che sul "ceto politico dirigista" ci campa.

Che la politica sia la principale responsabile di questa situazione è un fatto incontrovertibile. Ma è anche un fatto ormai acclarato che essa finisce con esserne anche la vittima quando la magistratura mette mano alle sue inchieste. Ieri, lo sono stati gli anticomunisti; oggi, i post-comunisti. Che non erano i migliori quando erano comunisti; né sono peggiori adesso.

Giustizia: Berlusconi; subito la riforma, sarà un anno terribile

 

Apcom, 27 dicembre 2008

 

Riforma della giustizia e stretta sulle intercettazioni: sono le due priorità per l’inizio del 2009 fissate dal premier Silvio Berlusconi. Un "anno terribile", quello che sta per iniziare, dice il presidente del Consiglio in una telefonata alla comunità ‘Incontro’ di don Gelmini, ma che Berlusconi affronta "sereno e ottimista", anche perché "sto benissimo e mi sento come un ragazzo di 18 anni".

Nella ormai consueta telefonata di auguri con la Comunità Incontro, Berlusconi incoraggia i ragazzi con problemi di tossicodipendenza ospiti nella comunità di Amelia: "Con l’impegno, ponendosi traguardi ambiziosi e facendo i sacrifici necessari, non si può sbagliare". Ma affronta anche temi di politica interna: "È un anno terribile, quello che ho davanti.

C’è il governo del Paese, in un momento difficile, e ci sono tante riforme, a cominciare da quelle delle intercettazioni e della giustizia, che ci occuperanno molto". Ma Berlusconi si dice "assolutamente sereno", perché "abbiamo due gruppi parlamentari che garantiscono di poter fare qualunque battaglia e di portare a casa la vittoria".

Dall’Udc si osserva però come tra le priorità del premier manchi il federalismo fiscale, assenza che potrebbe innervosire la Lega. Ma Roberto Cota assicura che non c’è alcuna preoccupazione nel Carroccio: il federalismo fiscale "è già a buon punto nelle commissioni del Senato - spiega il capogruppo alla Camera - e la tempistica elencata dal premier è quella prevista, tutto come programmato".

Cota ricorda infatti che il ddl intercettazioni "è già in commissione alla Camera, mentre la riforma della giustizia era prevista ed è già stata rinviata nell’ultimo consiglio dei ministri: è quindi normale che sia all’Odg del primo Cdm dell’anno". E poi "la prima cosa che farà Alfano sarà un ddl ordinario, quello che non necessità di riformare la Costituzione". Insomma, "non siamo affatto preoccupati".

Ma oltre alle riforme, nel 2009, ha aggiunto Berlusconi nella telefonata a don Gelmini, "abbiamo anche le elezioni: a giugno ci sarà da fare la campagna elettorale per le amministrative, molto importanti, insieme alle importantissime elezioni europee". E particolare importanza Berlusconi la assegna alle regionali della Sardegna, dopo le dimissioni di Renato Soru: "Cercherò già stasera Maurizio Gasparri, perché dobbiamo trovare l’accordo sul candidato da proporre ai sardi".

Subito dopo l’election day, l’Italia avrà la responsabilità di ospitare il G8, e qui Berlusconi torna a ripetere: "Sarò per la terza volta il Presidente del G8 e di una nuova entità che è il G14. Ed è un record assoluto perché Kohl e Mitterand furono presidenti per due volte".

Giustizia: sulla riforma il premier accelera, Lega e An frenano

 

Il Messaggero, 27 dicembre 2008

 

In attesa della pubblicazione del suo ultimo libro previsto per la prossima primavera, dall’argomento ovvio per l’esperienza del suo autore in materia di rapporti tra giustizia e politica, l’ex presidente della Camera Luciano Violante procede nel suo lavoro di apripista verso un garantismo che, sono sue parole, "permetta al centrodestra di non fare lo stesso errore che fece la sinistra ai tempi di Tangentopoli".

Per Violante "non sussistevano le ragioni per le quali è stato arrestato il sindaco di Pescara. Credo - ammette - ci voglia molta prudenza perché è caduta una amministrazione per ragioni, a quanto pare, insussistenti". L’analisi nel centrosinistra viene approfondita ancora di più dal ministro ombra della Giustizia del Pd Lanfranco Tenaglia, quando sostiene che "la scarcerazione di D’Alfonso deve far riflettere" e che "la polizia giudiziaria e la magistratura sono troppo appiattite sulle intercettazioni, che spesso vengono pubblicate tempestivamente e che poi non reggono al vaglio dei riscontri".

Affermazioni importanti ed impegnative specie se sommate a quelle del segretario del Pd Walter Veltroni che prima di Natale sostenne che "quello che è avvenuto a Pescara è gravissimo" e che "la vicenda ha dentro di sé gravi implicazioni che meritano una riflessione più compiuta che ci riserviamo di fare fin dalle prossime ore".

Difficile sapere se il tempo è trascorso, ma se lo fosse non avrebbe prodotto grandi mutamenti nella posizione ufficiale del principale partito d’opposizione sui temi che riguardano strettamente il funzionamento della giustizia e il nodo delle intercettazioni. Soprattutto poco o nulla, l’avvicinamento con quanto intende proporre entro breve il governo sia sul fronte della velocizzazione dei processi civile e penale, sia dal lato ordinamentale. Ovvero della separazione delle funzioni o degli ordini e della riforma del Csm. Mentre l’ala ex democristiana presente nel Pd si muove sottotraccia, malgrado proprio a questa faccia riferimento l’ex sindaco di Pescara, Silvio Berlusconi continua a tenere caldo l’argomento.

Ieri ha posto "giustizia e intercettazioni" in cima agli appuntamenti del 2009, suscitando l’ovvia e piccata replica della Lega che invece pretende sia il federalismo fiscale l’unico argomento della ripresa. A parte la disputa sul calendario, il presidente del Consiglio dovrà vedersela con i dubbi di An sia sul fronte dei reati da escludere dalle intercettazioni, sia sul ruolo del pm.

Comunque sia è altamente probabile che dopo le feste natalizie il ministro Guardasigilli e il Consiglio Superiore della Magistratura chiederanno conto al pm di Pescara di quanto accaduto. E la polemica si accenderà di nuovo, mentre sul tavolo del primo consiglio dei ministri del nuovo anno difficilmente arriverà il primo pacchetto-giustizia promesso dal Cavaliere.

Giustizia: Ghedini (Pdl); ma i magistrati ostacolano la riforma

di Anna Maria Greco

 

Il Giornale, 27 dicembre 2008

 

Onorevole Ghedini, in un’intervista al "Giornale" Luciano Violante fa autocritica sul modo in cui la sinistra ha utilizzato Tangentopoli come arma politica e si augura che oggi che le inchieste colpiscono il Pd il Pdl non faccia lo stesso errore..

"La nuova posizione di Violante è molto diversa da quella del passato. Ma non può che far piacere questa presa d’atto che quello che abbiamo detto per molti anni era vero. Sono d’accordo che le questioni giudiziarie non debbano essere strumentalizzate politicamente e il Pdl mai lo farà: nessuno di noi, tantomeno Berlusconi che è iper-garantista. Certo, quelli che nel Pd oggi criticano la magistratura e il giustizialismo dovrebbero ricordare ciò che hanno detto negli ultimi 15 anni. Prima di parlare di garantismo dovrebbero fare le scuse al premier, aggredito per tante inchieste per le quali alla fine lui è stato assolto perché il fatto non sussiste, come per il caso Sme".

 

Difficile immaginare questo tipo di scuse, non crede?

"Non arriveranno mai, è vero. Eppure, per porre la questione etica bisognerebbe partire dal fatto che quando si sbaglia ci si scusa. Per questo sono contento che al tavolo per la riforma giustizia, si debba sedere il ministro Alfano. Io, non so se ci riuscirei".

 

Il dialogo con l’opposizione sulle riforme è davvero possibile?

"C’è una grandissima difficoltà finché il centrosinistra, il Pd, non si affranca dall’Idv. Fino a quel momento il dialogo appare impossibile, perché non si può chiedere di trattare la mattina e insultare Berlusconi la sera, come fa Di Pietro. Che poi, in questo momento, non sente l’obbligo di prendere atto della posizione del figlio, che agiva mentre lui era ministro per le Infrastrutture. Purtroppo, non vedo nella leadership del Pd segnali che si voglia rompere questa alleanza".

 

Nella minoranza ora si grida al complotto delle toghe contro l’accordo sulla riforma della giustizia, anche se Violante non è d’accordo…

"Fa pensare che si sia scatenata una bagarre giudiziaria proprio dopo aperture dal centrosinistra, Violante in testa. C’è sempre stata un’insofferenza della magistratura verso la politica quando vuole modificare il sistema giustizia. Non mi stupirei se si fosse voluto toccare sia centrodestra che centrosinistra per intralciare il cammino delle riforme. Molte di queste inchieste partono con gran clamore e poi spariscono nel nulla. Il sindaco di Pescara, D’Alfonso, è stato scarcerato e ora sembra che dalla corruzione si ipotizzi il finanziamento illecito dei partiti. Dalle carte tanti provvedimento sembrano eccessivi. Come ipotizzare l’arresto per Bocchino per telefonate a mio parere ininfluenti. La verità è che oggi molti politici e soprattutto i sindaci sono ostaggi delle procure: non c’e n’è uno che non sia inquisito per qualcosa".

 

Le critiche di membri del Pd alla conduzione delle ultime inchieste significano che il legame con la magistratura di questo partito si è spezzato?

"Spero di sì, che nel Pd si rendano conto che la magistratura non può essere usata come arma politica, com’è stato fatto in questi 15 anni. Per sedersi al tavolo e riscrivere le regole con il Pdl e l’Udc, il partito di Veltroni dovrebbe riconoscere che non si può consentire alle toghe di impedire alla politica di governare, sia al livello nazionale che locale".

 

E crede che stia prevalendo questa linea nel Pd?

"Purtroppo, il partito ha molte anime. Alcuni dicono di non essere giustizialisti, altri no. C’è una gran confusione sulla giustizia: per la riforma trattiamo con il ministro ombra Tenaglia, che ci è stato indicato, ma non è chiaro quale linea prevalga".

 

È colpa di una politica debole se la questione morale viene delegata alle toghe? Servirebbero i comitati etici per sorvegliare i parlamentari, modello Usa, che propone Violante?

"È evidente che una questione morale imperversa in Italia e che la politica debba affrontarla. Quella dei comitati etici potrebbe essere una soluzione da studiare e ben vengano regole per non candidare i condannati con sentenza definitiva per gravi reati che non siano riabilitati. Ma non credo che si possa allontanare dalla politica chi sia solo coinvolto in un’inchiesta. Sarebbe troppo facile eliminare così chi dà fastidio".

 

Per mettere alla prova l’opposizione bisognerebbe entrare nel merito della riforma della giustizia. Quando accadrà?

"Alfano ha già incontrato esponenti di Pd e Udc, per presentare le linee generali. Ai primi del 2009 al Consiglio dei ministri sarà presentata una bozza che conterrà anche le parti migliori dei ddl del centrosinistra in materia. Proprio perché da parte nostra c’è la volontà di collaborare".

Giustizia: Pd; i giudici siano prudenti. L'Anm: la politica rifletta

 

Apcom, 27 dicembre 2008

 

La vicenda dell’arresto di Luciano D’Alfonso revocato dopo soli 10 giorni non resta senza conseguenze, nel Pd cresce il malumore per la gestione della vicenda da parte degli inquirenti abruzzesi e il disappunto assume quasi la forma di una polemica aperta tra il partito di Walter Veltroni e i magistrati. Non è solo Luciano Violante a chiedere "molta prudenza" a giudici e magistrati, lo stesso segretario del Pd Walter Veltroni aveva definito due giorni fa "molto grave" quello che è accaduto a Pescara e oggi è stato il responsabile giustizia del governo-ombra, Lanfranco Tenaglia, a mandare un messaggio chiaro: anche lui chiede maggiore "prudenza" e aggiunge che "la polizia e la magistratura devono riscoprire una cultura delle indagini, ora troppo appiattite sulle intercettazioni". Tanto più che "spesso le risultanze delle intercettazioni non reggono al vaglio del dibattimento".

Un segnale chiaro, al quale replica subito il segretario dell’Anm replica a stretto giro affermando che la "situazione è più grave di quella di tangentopoli" e aggiungendo: "Mi stupisce che la politica si concentri sull’aspetto tecnico delle motivazioni della scarcerazione (di D’Alfonso, ndr) e non rifletta sul fatto che il gip dica che è confermato il quadro accusatorio. Al di là delle responsabilità dei singoli, è su questo che dovrebbe riflettere la politica". Cascini critica la politica che "invece di interrogarsi sulle ragioni della corruzione si interroga sui magistrati che la corruzione la disvelano".

Un vero botta e risposta, che è concluso da una nota di Tenaglia nella quale si precisa che in materia di giustizia "la posizione del Pd resta coerente", vale a dire che "la riforma della giustizia è un tema di importanza cruciale per la vita dei cittadini e non può essere fatta né per regolare conti, né tantomeno sulla scorta di esigenze ad personam ma, al contrario, per venire incontro alle esigenze dei cittadini, oberati da una giustizia dai tempi biblici che, per questo, rischia di risultare a volte iniqua". Insomma, il Pd sembra voler dire ai giudici che le vicende di questi ultimi giorni non cambieranno la linea del partito.

Resta però il fatto che nel partito sono in molti a mostrare insofferenza per le mosse della magistratura e anche Massimo Brutti, al Tg3 ribadisce che serve cautela quando si deve privare una persona della libertà, tanto più se in gioco c’è anche la stabilità delle istituzioni. La mossa dei magistrati abruzzesi ha provocato la caduta di una giunta e su questo il Pd riflette. Veltroni oggi ha preferito restare in silenzio, ma l’uscita della vigilia di Natale dimostra che nel partito una valutazione su quanto accade è in atto e che il tema di porre qualche paletto all’azione dei magistrati comincia a fare breccia.

Giustizia: Anm; corruzione fuori controllo, cancro molto serio

 

Apcom, 27 dicembre 2008

 

Oggi c’è una "corruzione diffusa, capillare, fuori controllo": per questo "la situazione è più grave di Tangentopoli". A lanciare l’allarme è il segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini, commentando a Sky Tg24 le polemiche sulle ultime inchieste giudiziarie che rinfocolano lo scontro tra politica e giudici.

Spiega Cascini: "Quella di Tangentopoli era una corruzione governata dai partiti, oggi è lasciata alla libera intrapresa dei singoli, in particolare dei singoli imprenditori, al mondo imprenditoriale che è in qualche modo più forte della politica. Ed è un cancro molto serio rispetto al quale la politica troppo tempo ha perso". "Il rischio - avverte ancora il segretario dell’Anm - è che ancora una volta, invece di interrogarsi sulle ragioni della corruzione, ci si interroghi sui magistrati che la corruzione disvelano e puniscono".

Giustizia: Gasparri; anche per Pd maturi tempi di una riforma

 

Apcom, 27 dicembre 2008

 

"Anche il Pd si è reso conto che i tempi sono maturi per una riforma della giustizia che ponga un freno allo strapotere di alcuni magistrati". Lo afferma, in una nota, il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, che indica gli interventi da mettere in campo: "Il nostro obiettivo - spiega - è una riforma che punti sulla certezza della pena e la trasparenza dei giudizi. Non escludiamo, poi, la separazione delle carriere anche, se necessario, con una riforma costituzionale". Conclude Gasparri: "Siamo certi che su questi punti si possa trovare la giusta intesa con una opposizione non più schiava di Di Pietro".

Giustizia: Mastella; io massacrato, a Di Pietro tutto perdonato

 

Il Mattino, 27 dicembre 2008

 

"Se avessi fatto io quel che ha fatto il figlio di Di Pietro? Non oso pensare cosa sarebbe successo. Invece per molto meno mia moglie Sandra è stata arrestata e io ho dovuto lasciare il ministero della Giustizia, il partito, la carriera politica". Questo lo sfogo di Clemente Mastella in un intervento su Il Corriere della Sera in cui denuncia: "Siamo davanti a un vero e proprio doppiopesismo giudiziario". "Mica voglio l’arresto di Cristiano Di Pietro - precisa l’ex Guardasigilli - Sono perdonista con tutti. I figli sò piezzi ‘e core. Ma sia chiaro: tutti i figli, non solo i figli di. Mia moglie e tanti miei amici sono stati arrestati forse perché non erano figli di papà".

Mastella poi aggiunge: "Leggo che Di Pietro - incalza - presentì un anno prima che "c’erano problemi con Mautone"; leggo che un uccellino parlava con lui come gli uccellini parlavano a San Francesco; leggo che riuscì, come gli antichi aruspici, a cogliere lo stormir delle foglie. Se tutto questo fosse accaduto anche a me, avrei interrotto qualsiasi comunicazione, sarei divenuto più ermetico di un filosofo presocratico, sarei ancora al mio posto".

L’ex Guardasigilli parla di un "complotto" a suo danno: "mi hanno massacrato per eliminarmi", dice e "l’altra vittima di tutte queste vicende politiche e giudiziarie è Prodi". Ma chi ne sarebbe stato l’artefice? "Non lo so - risponde Mastella - Credo che Berlusconi in questa vicenda non c’entri, anche se ne ha beneficiato, eccome se ne ha beneficiato".

Giustizia: infermieristica penitenziaria; quali sono i problemi?

 

Comunicato stampa, 27 dicembre 2008

 

Con Dpcm 1° aprile 2008 (Gazzetta Ufficiale del 30 maggio 2008) i rapporti di lavoro, le risorse finanziarie, le attrezzature e i beni strumentali in materia di sanità penitenziaria sono trasferiti al Servizio sanitario nazionale. Di conseguenza, gli operatori sanitari (medici, ma soprattutto infermieri) che fino ad oggi hanno operato negli Istituti penitenziari sotto la competenza del Ministero di Grazia e Giustizia sono passati alla Sanità pubblica e il loro rapporto di lavoro viene gestito dalle Aziende sanitarie locali. Ma questo passaggio in alcune situazioni si sta realizzando tra molteplici criticità.

La Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi intende monitorare questa fase per assumere, nell’ambito delle proprie specifiche competenze istituzionali e con il fattivo coinvolgimento dei Collegi provinciali, eventuali iniziative di tutela professionale degli iscritti all’Albo. Si invitano, quindi, tutti i colleghi che operano nel settore dell’Infermieristica penitenziaria a inviare brevi comunicazioni e segnalazioni sui principali problemi che emergono nella realtà in cui operano. A questo scopo fino al 19 gennaio 2009 resterà attivo il seguente indirizzo: infer_penitenziaria@ipasvi.it

 

Federazione dei collegi IPASVI

Lettere: l’ingiustizia più atroce? i tempi eterni della giustizia

 

La Nazione, 27 dicembre 2008

 

Siamo un gruppo di detenuti della Casa Circondariale di Lucca e vorremmo dire la nostra nel dibattito politico sulla Giustizia. Nella totalità delle carceri italiane vi sono sovraffollamenti disumani e condizioni igienico-sanitarie pressoché inesistenti. Questo accade anche perché vi sono persone con pene ridicole da scontare, malate e debilitate che continuano ad aspettare i comodi dei giudici, i quali fanno presto a ordinare custodie cautelari, ma non si soffermano a guardare le condizioni dei soggetti che mandano a marcire nelle celle. E i detenuti in attesa di processo che aspettano anche 12-18 mesi e magari alla fine risultano innocenti, chi li ripaga della vita persa? Quanti errori giudiziari si sono verificati per colpa di giudici superficiali che poi non rispondono di persona dei loro errori? Noi non vogliamo dire che se uno sbaglia non deve pagare, ma le pene alternative dove sono?

 

Risponde il direttore de La Nazione, Giuseppe Mascambruno

 

Tutti abbiamo fresche di memoria le polemiche sull’ultimo indulto conclusosi con un saldo decisamente negativo tra costi e benefici. Soprattutto sul fronte dell’affollamento nelle carceri che è rapidamente tornato a livelli di emergenza. È la conferma di un vizio antico di questo nostro Paese: si interviene sui sintomi della malattia con cure che rivelano presto la loro inefficacia, mentre si lascia incancrenire l’origine del male. Che in Italia ha una diagnosi antica e precisa: i tempi vergognosi della macchina giudiziaria. Alimentati anche dall’autoreferenzialità di una magistratura che, a parte naturalmente le lodevoli eccezioni, conferma la regola delle caste intoccabili. Ora tira aria di riforma seria. Speriamo, per chi, come voi, attende da mesi un processo, e per tutti coloro che credono ancora nella supremazia del Diritto, che sia la volta buona.

Fossano: detenuto rompe gamba ad agente ne ferisce un altro

 

Ansa, 27 dicembre 2008

 

Alla Casa Circondariale di Fossano un detenuto rompe una gamba a un Assistente della Polizia Penitenziaria ne ferisce un altro agente. Succede anche questo ed a lanciare l’allarme è un Assistente preoccupato della situazione: "Sono rischi del mestiere?

Nel carcere gli operatori si chiedono se queste sono le condizioni giuste per poter lavorare senza alcuna tutela. Nella C.R. di Fossano siamo sotto organico, costretti a turni spesso massacranti, abbiamo una tipologia di detenuti da non sottovalutare perché molti sono ex tossicodipendenti e spesso aggressivi. Sono aperti e liberi all’interno dell’istituto, per le passeggiate dalle 8.30 alle 11.45 dalle 13.00 alle 15.45 e poi chiusi ma liberi in sezione fino alle 19.30".

Alessandria: Presepe "povero" dei detenuti al lavoro esterno

 

Sesto Potere, 27 dicembre 2008

 

"Nell’augurare Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti gli alessandrini che frequentano abitualmente i Centri di Incontro comunali - afferma Teresa Curino, Assessore alla Solidarietà sociale del Comune di Alessandria - desidero mettere in evidenza quanto questi luoghi di aggregazione siano importanti e stiano a cuore dell’Amministrazione Comunale. Per questo motivo, si è avviato un percorso che, portato a compimento, potrà consentire di qualificare sempre di più i già tanti e interessanti servizi in essi erogati, valorizzando al contempo la partecipazione e il diretto coinvolgimento di tanti nostri concittadini alle iniziative promosse dai Centri stessi".

Se il Natale si fa tradizione, anche al Centro d’Incontro Comunale "Orti per Anziani" è stato realizzato un piccolo presepe. L’idea è venuta ai detenuti ammessi al lavoro esterno, i quali, recuperando resti di materiale inutilizzato (legno, canne di bambù, juta e tinture varie), hanno ricostruito la scena della natività. Il Presepe, collocato all’interno di un gazebo, assume un significato particolare, in quanto, oltre a raffigurare in senso religioso la nascita di Gesù, rappresenta l’evento di qualcosa di nuovo, che dà fiducia a tutti noi. È proprio questo lo scopo di questo presepe, infondere la gioia del Natale, per vivere in senso sincero e con la speranza nel cuore, la nostra difficile realtà.

Libro: "Oltre la sbarra", volume e film sulla storia di Mamone

 

La Nuova Sardegna, 27 dicembre 2008

 

Si è parlato della Casa di Reclusione di Mamone, rivisitando la sua storia che ha avuto inizio nel 1893. Di fronte a un folto e attento pubblico è stato presentato il romanzo "Oltre la sbarra" (copertina di Elio Moncelsi) della scrittrice Nicolina Carta e il documentario "Mamone: oltre la sbarra" della regista Pj Gambioli.

Due opere diverse, letteratura e documentario, in grado di manifestare il volto umano di Mamone. "Un’occasione per riflettere sulle carceri" ha sostenuto il sindaco Peppe Ciccolini. Franco Stefano Ruiu ha letto alcuni brani. "Il mio legame con Mamone è di tipo affettivo. Sono figlia di Giovanni Carta, guardia carcere, così venivano chiamati allora gli agenti di Polizia Penitenziaria. Con la mia famiglia ho vissuto 13 anni in quella Colonia Penale e le storie che descrivo nel mio romanzo non sono tutte di fantasia, ma racconti di mio padre ed esperienze personali" ha sostenuto Carta, che ha avuto come punto di riferimento il direttore Alastra. "Il filo conduttore è l’amore" ha commentato Pasquina Ledda.

L’idea di girare il documentario storico in Gabioli è scaturito dopo la lettura del romanzo. "I luoghi da lei descritti, il fascino di un territorio immenso e sconosciuto mi hanno immediatamente ispirato" ha sottolineato la regista. Riprese e testimonianze di chi quella realtà l’ha vissuta. Un lavoro pragmatico, come si è detto da più parti. Maria Lucia Sannio, che insegna a Mamone e Badu e Carros ha fatto la comparazione tra carcere aperto qual è Mamone e chiuso, in particolare sottolineando il periodo del direttore Alastra (2003-200) segnato da uscite, attività culturali e corsi di formazione.

Una comparazione fatta, anche, attraverso scritti e poesie che si sono scambiati i detenuti delle due realtà carcerarie. Alastra, a cui tutti hanno riconosciuto il merito di aver dato a Mamone un volto umano ("Il carcere è un luogo di pena, ma anche di riscatto umano"), ha fatto un esame puntuale di quella realtà, che Carta e Gambioli "hanno colto in pieno". Lo ha sottolineato anche l’avvocato Stefano Mannironi che ha precisato: "Mamone se da un lato appare idilliaco, dall’altro manca la presenza fisica di un direttore. Cinque anni fa Alastra ha dato l’impronta, purtroppo adesso si è arenata".

Immigrazione: Lampedusa, in 3 giorni arrivate 1.500 persone

 

La Repubblica, 27 dicembre 2008

 

Nuovo maxi sbarco a Lampedusa. Questa mattina è approdato sull’isola un altro barcone con 247 migranti, tra cui 15 donne, intercettato da una motovedetta della Guardia costiera a mezzo miglio dalla costa. È il settimo sbarco consecutivo che si registra sull’isola, dove dal giorno di Natale sono giunti oltre 1.300 extra comunitari. Nel Centro di prima accoglienza, che in questo momento ospita circa 1.500 persone, la situazione è al collasso.

E altri immigrati sono in arrivo. In mattinata un gommone con a bordo una settantina di migranti è stato avvistato a 50 miglia a Sud dell’isola. Nella zona sta operando la nave "Bettica" della Marina militare, con il coordinamento della Capitaneria di porto di Palermo.

Ci sono inoltre altre due segnalazioni relative ad altrettanti barconi che sarebbero in rotta verso Lampedusa. Queste imbarcazioni al momento si troverebbero ancora in prossimità delle coste della Libia, e la Capitaneria di porto di Palermo sta cercando di tracciare la loro direzione.

Un piccolo natante con a bordo un numero ancora non precisato di immigrati, infine, è stato individuato dalla Guardia costiera al largo dell’isola di Marettimo, la più remota della Egadi (Trapani), dove sono in atto le operazioni di soccorso.

Stati Uniti: anche l’Australia accoglierà detenuti Guantanamo

 

Ansa, 27 dicembre 2008

 

L’Australia potrebbe accogliere la richiesta Usa di ricevere detenuti liberati da Guantanamo, ma solo dopo una valutazione caso per caso. Lo ha reso noto un portavoce del premier, Kevin Rudd: "L’Australia, così come diversi altri Paesi, è stata contattata per studiare l’eventuale accoglimento di detenuti di Guantanamo. Ogni decisione sarà presa caso per caso. Tutte le persone ammesse ad entrare dovranno conformarsi agli obblighi legali e passare da processi di valutazione rigorosi".

 

 

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