Rassegna stampa 23 novembre

 

Giustizia: sicurezza e libertà, la sinistra ha delle proposte

di Imma Barbarossa (Segreteria nazionale Prc-Se)

 

Liberazione, 23 novembre 2007

 

Sistema penale, carceri, politiche sociali da ripensare, perché la giustizia necessita di democrazia ed uguaglianza.

Per affrontare un discorso serio e costruttivo sulle questioni che in vario modo toccano il tema della cosiddetta sicurezza, occorre innanzitutto sgombrare il terreno dei ragionamenti, delle misure legislative e amministrative, delle pratiche concrete, dal clima di isteria collettiva prevalentemente indotta in gran parte artatamente.

Dai media certamente, ma anche e soprattutto dalla introiezione di un egoismo corporativo, chiuso e diffidente, da una certa ideologia del "comunalismo", ossia della comunità omogenea, per censo e per interessi. Due notizie di ieri parlano da sé: un bambino rom bruciato in un incendio causato forse da una stufetta in una casupola alla periferia della ricca e civile Bologna, da un’altra parte l’allarme suscitato dal rapimento di una bambina davanti a un supermercato. Rapimento risolto subito, per fortuna. Una stretta al cuore per il bambino rom (Cofferati promette aiuti alla famiglia), un respiro di sollievo nell’apprendere che a rapire la bimba dalla macchina non era stata la solita "zingara", ma una nostra connazionale sofferente di disturbi psichici.

In realtà siamo di fronte a un vero e proprio slittamento semantico nel termine stesso di "sicurezza", come scrive Luigi Ferrajoli ( Manifesto del 18 scorso), da sicurezza sociale a pubblica sicurezza. Il linguaggio ha una grande potenza simbolica: se pensiamo che il termine sicuro deriva dal latino sine cura, senza affanno, dovremmo pensare alla sicurezza come elemento costitutivo della convivenza civile, cioè libertà dal bisogno, dalla povertà, dalla disuguaglianza, dai soprusi dei potenti (e talvolta dello stato).

Non è così, come è tristemente noto. Hanno cominciato i sindaci leghisti a espellere dalle "comunità omogenee" i diversi, gli stranieri, i barboni, gli accattoni; hanno continuato i sindaci di centro-sinistra a cominciare da quello di Bologna. I provvedimenti amministrativi hanno richiesto a gran voce un impianto legislativo che andasse nella stessa direzione e che legittimasse i provvedimenti securitari.

L’elogio delle destre ai "coraggiosi" sindaci diessini va nella direzione di una malsana diffusione nel senso comune dell’idea che "la sicurezza non è né di destra né di sinistra". Certo, neanche la salute è di destra o di sinistra, ma l’amministrazione e la gestione della salute dovrebbe avere differenti qualità nelle forze politiche e culturali che si richiamano alla sinistra.

La realtà è che si sviluppa una richiesta aberrante di "diritto penale massimo", con le richieste di applicazione di misure penali (persino nei confronti di lavavetri e writer), di modifiche restrittive di leggi approvate in una stagione di garanzie e diritti, come la legge Gozzini. Si è fatta (e si continua a fare) una campagna allarmistica contro provvedimenti come l’indulto, diventa difficile (e controverso) parlare di amnistia e di abolizione dell’ergastolo.

Stiamo tornando indietro rispetto a Cesare Beccaria: mancano solo la gogna e la folla in festa nelle pubbliche impiccagioni in piazza. Ci sono spiragli incoraggianti: alcune prese di posizione di intellettuali, magistrati, sociologi, un documento della Cgil sulla "sicurezza urbana", intitolato "Una limpida battaglia per la sicurezza e la legalità", che propone di "mettere al centro della questione sicurezza e legalità la persona e i suoi diritti fondamentali e costituzionali", si pronuncia contro chi alimenta l’allarme sociale sulla insicurezza delle città, e propone di intervenire sulla formazione professionale democratica delle forze dell’ordine (c’è anche nel programma dell’Unione, che non si sa che fine abbia fatto).

Un documento dell’Unione delle Camere penali, al di là di alcuni non condivisibili giudizi sulla magistratura, recita "la legge Gozzini è, anche statisticamente, il baluardo del principio di rieducazione della pena costituzionalmente sancito. Non può dimenticarsi che grazie agli istituti in essa previsti decine di migliaia di persone, in questi anni, sono state recuperate al consesso civile: rappresenta una volgare mistificazione l’enfatizzazione di un pur grave episodio o di un eventuale errore di un magistrato per farne derivare una campagna politica autoritaria diretta a sopprimere elementari principi di civiltà giuridica".

Occorre farsi carico, come sinistra, di una vera e propria campagna di controinformazione, a carattere politico-culturale, parallelamente all’iniziativa istituzionale di modifica radicale delle misure del ministro degli interni, che contraddicono anche le direttive europee, ultima quella sulla libera circolazione. La Commissione per la riforma del codice penale, presieduta da Giuliano Pisapia, si sta adoperando in direzione di un diritto penale minimo.

Queste sono le ragioni principali per cui apriamo un confronto con forse politiche e associazioni sulle tematiche della giustizia, sicurezza, politiche sociali il prossimo 26 novembre, dando appuntamento anche a gennaio sulla riforma dell’ordinamento giudiziario (in cui il gruppo del Prc-Se al Senato ha avuto un ruolo importante) e sui tempi della giustizia, che sono attualmente intollerabili per i cittadini e anche per la popolazione carceraria, sulle cui condizioni e garanzie il nostro gruppo carcere sta lavorando da tempo insieme ad associazioni importanti (Antigone tra le altre).

In un contesto in cui milioni di uomini e donne vivono in un sostanziale clima di incertezza e precarietà, diffondere l’idea che gli stranieri attentano alla nostra sicurezza è per lo meno fuorviante, incoraggia quella pancia molle della società che costituisce il vero humus dell’antipolitica, che cinque anni di governo Berlusconi hanno seminato e contro cui il governo di centrosinistra non riesce a dare un’alternativa reale per una politica fondata sull’etica e sui diritti e non su quegli slogan che raggiungono immediatamente bisogni e appetiti egoistici.

Quel mix di populismo ed egoismo corporativo Berlusconi lo ha sdoganato e gli ha dato rappresentazione mediatica e rappresentanza politica. Quello che questo governo sta facendo è un passo avanti (pensiamo alla Finanziaria) ma non basta. I più avanzati tra i lavoratori e le lavoratrici della Polizia esprimono essi stessi disagio nei confronti della militarizzazione del territorio, della lotta ai migranti e alle loro povere bancarelle, alle baracche dei rom, agli occupanti delle case sfitte, agli immigrati "senza reddito".

Tutto questo ci dice che la legalità senza democrazia e senza uguaglianza sociale non è giustizia. Il capo della Polizia ha ammesso subito le responsabilità del poliziotto che ha ucciso il tifoso della Lazio, ma vorremmo che la stessa chiarezza venisse fatta per Federico Aldovrandi, per Carlo Giuliani e per tante altre vittime.

Per finire, sabato 24 novembre a Roma confluiranno tante donne per manifestare contro la violenza maschile nei confronti delle donne. Ebbene anche il movimento delle donne, che ha conquistato diritti attraverso un vero e proprio rovesciamento nei confronti del patriarcato in tutte le sue forme, ci parla di una idea di cittadinanza oltre i confini della cittadella degli agi e delle ricchezze.

Ma le femministe diffidano governo e forze politiche dal ritenere le misure contro la violenza alle donne includibili in pacchetti sicurezza: si tratta di ben altro, di attivare centri antiviolenza gestiti da donne e un vero e proprio piano di formazione culturale nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nella società, per disvelare il carattere maschile e patriarcale, antico e nuovo, del dominio sul corpo delle donne.

Giustizia: Sappe; carceri al collasso, servono nuove strutture

 

Adnkronos, 23 novembre 2007

 

Il nuovo allarme lanciato dal sindacato della Polizia Penitenziaria Sappe: "Con questi ritmi di crescita in meno di un anno e mezzo si arriverà alla situazione pre-indulto". Secondo i dati aggiornati al 30 ottobre, sono 47.807 i detenuti: +20% in dieci mesi.

Il sistema penitenziario "è di nuovo al collasso, con questi ritmi di crescita a breve il sistema non sarà più capace di ricevere detenuti. Il problema principale è quello della mancata costruzione di nuove carceri, i quali sono una necessità assoluta e primaria". È quanto afferma il consigliere nazionale del sindacato della Polizia Penitenziaria Sappe, Aldo Di Giacomo, sottolineando che "immaginare un potenziamento delle misure alternative alla detenzione significherebbe, dopo il fallimento dell’indulto, dare in ulteriore messaggio di impunità".

"I dati aggiornati al 30 ottobre 2007: sono 47.807 i detenuti nelle carceri Italiane, il 95.6% uomini. Le donne 2.161, 690 scontano una condanna definitiva, 25 l’ergastolo, 29 una pena di oltre venti anni. Nel primi 10 mesi del 2007 gli ingressi dalla libertà sono stati quasi 90 mila, il 48% dei soggetti sono stranieri. I dati analizzati evidenziano un aumento della popolazione detenuta di 7.260 (più 20%) soggetti in dieci mesi (39.827 la popolazione detenuta al 1 gennaio 2007, 47.807 quella al 30 ottobre 2007), media molto alta se si considera che con questi ritmi di crescita in meno di 18 mesi si arriverà di nuovo alla situazione di collasso pre-indulto, ossia 60 mila detenuti".

"Forte il dato sugli stranieri detenuti, attualmente sono 17.750, il 37% dell’intera popolazione detenuta in Italia, crescita allarmante - prosegue - quella dei detenuti romeni, più 65% in 10 mesi: si è passati da 1650 del 1 gennaio a 2750 del 30 ottobre. Attualmente in Italia le persone sottoposte a misure diverse dalla carcerazione sono un esercito di oltre 113.000 persone".

Giustizia: Pollastrini; un Piano contro la violenza sulle donne

 

Redattore Sociale, 23 novembre 2007

 

Via libera all’Osservatorio permanente pubblico e avvio di un piano d’azione contro la violenza sulle donne. Lo ha deciso oggi il consiglio dei ministri, secondo quanto riferito da Barbara Pollastrini al termine della riunione di governo, in vista della giornata mondiale contro la violenza alle donne che sarà celebrata domenica prossima.

Il ministro per le Pari opportunità (in tal senso rassicurata dal presidente della commissione Pino Pisicchio) esprime "la speranza" che il ddl sullo stalking e omofobia "possa trovare al più presto soluzione" e arrivare al voto della Camera. Al riguardo, Pollastrini lancia un "appello al Parlamento, al di là degli schieramenti politici, perché noi abbiamo un unico modo- avverte il ministro- per intervenire, e cioè agire, essere efficaci e dare leggi. E questo è un dovere per tutti gli schieramenti".

In conferenza stampa, Pollastrini e i ministri al suo fianco sfoggiano sul bavero il simbolico fiocco bianco antiviolenza. Scherza il portavoce Silvio Sircana: "Quello di oggi è stato un consiglio dei ministri coi fiocchi...". "Ho espresso riserva perché prima voglio vedere il testo". Il ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero spiega ai cronisti perché, sulla richiesta di fiducia al protocollo welfare "da parte del presidente Prodi", lui abbia opposto una riserva politica. "Io sono contrario al testo approvato dal consiglio dei ministri - dice Ferrero - e sono contrario al fatto che venga posta la questione di fiducia su quel testo. Considero invece un punto di avanzamento quello deliberato dalla commissione Lavoro. Noi abbiamo detto una cosa semplicissima - conclude Ferrero - che bisogna migliorare il testo nella direzione del programma dell’Unione".

Il governo dunque, sull’onda della sollecitazione da parte dell’Onu a mettere in campo campagne di sensibilizzazione e piani d’azione, rafforzerà il suo intervento contro la violenza sulle donne. "Oggi nel governo - dice Pollastrini - abbiamo decisioni operative. Con un decreto ministeriale abbiamo costituito l"Osservatorio permanente pubblicò per monitorare costantemente dati, cifre e ragioni delle violenze e delle molestie alle donne". Un organismo che poi "dovrà decidere campagne e un ampio sostegno ai numeri verdi (tra cui il 1522 della presidenza del consiglio) a cui possono rivolgersi le donne che si sentono minacciate".

Cagliari: perché al "Buoncammino" si muore di droga...

 

L’Unione Sarda, 23 novembre 2007

 

Il direttore Gianfranco Pala spiega il mese nero del carcere. I detenuti? In gran parte sono tossicodipendenti e afflitti da malattie gravissime. Tre morti e due tentati suicidi in un mese: il direttore Gianfranco Pala spiega l’autunno terribile del carcere di Buoncammino.

Tre morti e due tentati suicidi in un mese: dirigere un carcere con questi numeri non è facile. Gianfranco Pala lo fa. E non si tira indietro se gli si chiede di commentare l’autunno nero a Buoncammino. A patto di distinguere: un conto sono i suicidi, riusciti o tentati, un altro le morti accidentali. Come è il caso, secondo lui, di Benedetto Orrù, il trentottenne di Monserrato trovato cadavere lunedì notte dai compagni di cella.

"L’avevo visto all’ora di pranzo", spiega il direttore: "Sembrava che stesse bene. Per quanto può star bene un uomo minato da decenni di tossicodipendenza: gli mancava un polmone, aveva cisti di echinococco diffuse, epatite B e C, cuore ipertrofico. Fino a dieci giorni fa era ricoverato in ospedale. Ma aveva chiesto di essere dimesso".

 

Potrebbe aver assunto droga. O farmaci…

"Vedremo. Farmaci ne assumeva perché era in terapia. Droga, non credo".

 

Perché tanti morti?

"A Buoncammino, su 100 ingressi, 70 sono tossicodipendenti finiti dentro per reati connessi alla droga: scippi, furti, rapinette, spaccio. Abbiamo 256 detenuti, di cui 32 donne: 48 sono cardiopatici a causa dell’abuso di cocaina, 24 sono positivi all’Hiv, 50 hanno l’epatite. Malattie da cui non si guarisce".

 

Perciò tanti suicidi?

"C’è chi si uccide perché la ragazza lo ha lasciato, chi perché non vuol essere trasferito lontano dall’Isola, chi ha perso lavoro e semilibertà. Altri perché la tossicodipendenza protratta negli anni provoca terribili disagi psicologici, psichici, fisici. Detenuti difficili da gestire. Non vogliono reinserirsi. Appena fuori si rimettono a caccia di soldi per la dose".

 

Il nuovo carcere, a Uta, migliorerà le cose?

"Non credo. Ci saranno più luoghi di ritrovo e campi da calcio, ma il genere di detenuti di cui parlavo prima non è in grado di fare attività sportiva, né ne ha intenzione. Senza contare che serviranno più agenti: per sorvegliare quel muro di cinta ce ne vorranno sette per turno contro i quattro attuali. Significa 21 agenti al giorno. A Buoncammino ne bastano 12".

 

E i sindacati dicono che già oggi l’organico è insufficiente.

"Gli agenti vanno in pensione e non vengono sostituiti. Non si assume: dal 2001 sono andati via 72 uomini e ne sono arrivati, in distacco temporaneo, solo 15".

 

Pochi agenti vuol dire meno sicurezza?

"Non solo. Anche meno diritti per i detenuti. Per udienze, visite mediche, ricoveri, servono agenti. Abbiamo un detenuto piantonato in Psichiatria: solo per lui, ogni giorno, ci sono otto agenti mobilitati".

 

Orrù: ora si attende la perizia tossicologica

 

Neppure l’autopsia, conclusa ieri mattina dal medico legale Francesco Paribello, ha sciolto i dubbi sulle cause del decesso di Benedetto Orrù, il detenuto trentottenne di Monserrato trovato morto in una cella di Buoncammino nella notte fra lunedì e martedì. Sul corpo del giovane non sono stati trovati segni di iniezioni recenti. Questo, però, non ha ancora permesso di escludere l’ipotesi di un’overdose, ritenuta ancora la più probabile, né quella dell’ingestione di un cocktail di farmaci. Per chiarire cosa abbia provocato la morte sarà necessario aspettare l’esito delle perizie tossicologiche. Ci vorranno un paio di giorni.

Orrù, che per effetto dell’indulto sarebbe uscito dal carcere il prossimo marzo, lunedì sera ha consumato una cena leggera ed è andato a dormire intorno alle 21,30. i suoi due compagni di cella lo hanno sentito russare per un po’. Quando d’improvviso ha smesso, i due gli si sono avvicinati, intorno alle 23,30. Come verificato subito dopo dalle guardie carcerarie chiamate dai compagni di cella e dal medico, Orrù era già morto.

Padova: Cgil; casa circondariale sempre più in emergenza

 

Il Padova, 23 novembre 2007

 

"La Cgil è convinta che si sta preparando una nuova emergenza "carceri" se non si assumono sui vari versanti della amministrazione della giustizia provvedimenti chiari e tempestivi": questo l’allarme lanciato dal sindacato dopo una visita al Due Palazzi. Cinque i punti caldi. Al primo posto il sovraffollamento: "Stanze costruite per ospitare tre detenuti in attesa di giudizio con nove letti occupati. Una grande promiscuità e addensamento in spazi ristretti in cui la stessa convivenza è messa a dura prova", nota la Cgil.

Che evidenzia anche il problema droga: "Nella giornata di visita il libro matricola riportava 162 ospiti della struttura. Di questi ben 95 sono tossicodipendenti incarcerati per reati connessi al consumo e allo spaccio. E l’infermeria si presenta fortemente inadeguata ad affrontare questa situazione". Altro problema, la sicurezza: "La collocazione della matricola e dell’infermeria non dovrebbero essere all’esterno della struttura carceraria". La Cgil sottolinea inoltre la necessità di investimenti sulla biblioteca interna e l’esigenza di alcuni ambienti per la cura dei carcerati all’interno dell’ospedale.

Roma: "Il Gruppo Libero", convegno sulla sicurezza sociale

 

Comunicato stampa, 23 novembre 2007

 

All’uscita dell’aula uno dei numerosi studenti si è chiesto "Come mai tra tanti parlamentari solo Diliberto era presente?" In questa domanda sono riassunti i motivi che hanno spinto l’associazione di volontariato Il Gruppo Libero a dar vita al programma "La risultante delle forze per una sicurezza sociale possibile". Questo è stato anche il tema della tavola rotonda che, mercoledì 21 novembre alla facoltà di giurisprudenza dell’Università La Sapienza, ha sancito l’inizio di una serie d’iniziative.

Prima della domanda dello studente, Giancarlo Trovato - direttore del periodico carcerario "Nonsolochiacchiere" - concludendo i lavori aveva sollecitato la platea, composta anche da diversi cittadini, a collaborare attivamente proprio per evitare che i risultati degli sforzi restino sterili, senza nessuno pronto a riceverli e ad utilizzarli, specie tra i parlamentari. Assenti, in ogni modo, giustificati Domenico Gramazio e Alfredo Mantovano perché convocati d’urgenza in Commissione Senato.

Con la giornalista Bianca Stancanelli, nel ruolo di moderatore, Gherardo Colombo (già magistrato), Oliviero Diliberto (segretario del Pdci e già ministro della giustizia, Jean Leonard Touadì (assessore comunale alla sicurezza), Luca Squeri (presidente commissione sicurezza Confcommercio) e Giancarlo Trovato in due ore di dibattito hanno convenuto sull’urgente necessità di trovare reali soluzioni al problema della sicurezza sociale che allarma l’intero Paese.

Un problema che, come ha rilevato Gaetano Campo nel presentare l’ampio programma, "non può e non deve appartenere ad un colore politico, perché è un diritto di tutti, a prescindere dall’estrazione sociale, dalla condizione economica, dall’età e dal colore della pelle. È un diritto che uno Stato democratico e civile deve salvaguardare ad ogni suo cittadino". Ricordato come Il Gruppo Libero è un’associazione che favorisce l’autogestione e la maturità dei detenuti e che, quindi l’iniziativa parte proprio dal mondo recluso, ha aggiunto: "Noi oggi non siamo qui con la presunzione di sostituirci agli organi che sono di competenza.

Siamo qui per mettere a disposizione di quegli organi la nostra esperienza, maturata vivendo decenni di devianza e di disagio, e che oggi ci fa avere la competenza per essere uno strumento in più nel difficile percorso che la società deve compiere per raggiungere la meta di una sicurezza sociale possibile. Non sarà facile".

La conclusione di Campo, responsabile cultura dell’associazione e - soprattutto - da vent’anni detenuto e ora in regime alternativo, è stata: "Abbiamo la convinzione che soprattutto ai giovani si abbia il dovere di parlare con cognizione di causa e di effetto. In una società in cui la famiglia ha perso sempre di più il ruolo originario di educatore fondamentale, vuoi perché le necessità e il tempo condizionano i rapporti, vuoi perché si è sempre più presi dalle difficoltà anche economiche, occorre che a chi saranno cittadini e dirigenti di domani siano impartite lezioni chiare e reali di educazione, soprattutto alla legalità.

E noi, purtroppo, abbiamo i requisiti necessari per farlo e lo faremo, anche per dare un senso compiuto alle nostre vite". Intenzione dell’associazione Il Gruppo Libero è di far tesoro dell’apporto concreto di studenti, docenti e lavoratori, per arrivare a possibili rimedi e soluzioni. Fondamentale sarà pure offrire un quadro chiaro di ciò che vuol dire "carcere", creando i presupposti perché i giovani lo possano visitare e interloquire con coloro che in esso sono rinchiusi. Il prossimo appuntamento sarà proprio un incontro di studenti con i detenuti all’interno del carcere, al quale farà seguito una serie di spettacoli teatrali, seguiti da dibattiti finalizzati a confrontare le diverse idee ed opinioni.

Palermo: marijuana e telefonini per i detenuti, 19 arresti

 

Agi, 23 novembre 2007

 

C’è anche la corruzione di un agente di polizia penitenziaria e di un educatore carcerario, disponibili a far entrare nel carcere palermitano dei Pagliarelli telefonini, creme, profumi ma anche marijuana, nell’indagine dei carabinieri che ha portato alla scoperta di un traffico di droga gestito in Sicilia da Cosa Nostra e ‘Ndrangheta.

Protagonisti negativi di questa storia sono una guardia carceraria col vizio del gioco, indebitata fino al collo e che, secondo l’accusa, avrebbe pure favorito un vero e proprio traffico di stupefacenti, e un docente di un corso di formazione, che si sarebbe fatto pagare la corruzione con un vaglia postale, poi rintracciato con ovvia facilità dai carabinieri.

Arrestato otto mesi fa con altre cinque persone e oggi ai domiciliari, l’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Trapani, 43 anni, adesso confessa di essersi venduto per pochi spiccioli e consente ai carabinieri un allargamento dell’indagine, in cui è coinvolto pure l’educatore carcerario Benedetto Sardisco, 28 anni, dipendente di un ente di formazione professionale: il suo nome, che Trapani non conosceva, è venuto fuori nel corso delle indagini, come quello di una persona disponibile e che, in cambio di qualche centinaio di euro, si sarebbe prestato anche lui a far arrivare elefonini dentro il carcere.

I provvedimenti, emessi dal gip Silvana Saguto su richiesta dei pm Maurizio De Lucia, Roberta Buzzolani e Michele Prestipino, oltre che Sardisco, riguardano Marcello Viviano, 34 anni; Vincenzo Cascino, 39 anni; Giovanni Lo Presti, 35 anni; Salvatore Tomasino, 31 anni; Alfredo Santoro, 33 anni, Antonino Sanfilippo, 38 anni; l’albanese Berti Braho, 35 anni; Antonino De Luca, 37 anni, e Giacomo Fidone, di Scicli (Ragusa), 38 anni; il calabrese Girolamo Parrello, 32 anni; Francesco Morano, 39 anni; Francesco Bonanno, e 35 anni; Antonio Mennetta, 22 anni; Alberto Sperindio, 28 anni; Fabrizio Esposito, 36 anni; il catanese Gianluca Di Mauro, 24 anni; Enrico Grasso, 29 anni; e Luigi Abbascià, 27 anni. Molti di loro sono già detenuti, a parte Viviano, Sanfilippo e Parrello.

Devono rispondere a vario titolo di reati che vanno dalla corruzione aggravata e continuata al traffico di stupefacenti. Quest’accusa, però, viene contestata solo a De Luca, Fidone, Parrello, Morano e Bonanno.

Nelle sue confessioni, Trapani ammette di avere portato telefonini "a Cascino, qualche volta. Non so: due, tre volte, quattro volte. non lo so. Io -prosegue il poliziotto penitenziario- sapevo che lui parlasse con la moglie. Però se ha parlato con altre persone.. Perché non stavo sempre lì! Io non stavo, io gli davo il telefono e me ne andavo".

Piccole somme, quelle investite dai detenuti per corrompere il loro custode che in totale avrebbe ottenuto circa duemila euro. Al di là delle sue dichiarazioni ci sono una serie di riscontri derivanti da un’intensa attività di intercettazione telefonica.

 

Sappe: polizia penitenziaria è istituzione sana!

 

"L’arresto di un agente di Polizia penitenziaria e di un educatore in servizio nel carcere di Palermo "Pagliarelli", nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Dda di Palermo con l’accusa di avere introdotto in istituto oggetti non consentiti - tra cui un telefono cellulare - non può portare a ingiuste generalizzazioni e inficiare una Istituzione, quale quella penitenziaria, che è sana e composta da donne e uomini fedeli servitori dello Stato. La responsabilità penale è personale e quindi non accettiamo le semplificazioni giornalistiche che parlano di Pagliarelli come un carcere colabrodo o un Grand Hotel per boss in cella. A Pagliarelli lavora gente onesta e pulita!" È il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il più rappresentativo della Categoria con 12mila iscritti, al recente arresto di un agente del carcere palermitano di Pagliarelli nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Dda di Palermo.

"Il Sappe ribadisce l’assoluta fiducia nelle donne e negli uomini che compongono il Reparto di Polizia Penitenziaria di Palermo Pagliarelli, che operano quotidianamente con professionalità e alto senso del dovere, e vuole evidenziare il ruolo attivo della stessa Polizia penitenziaria che ha collaborato attivamente all’indagine con il reparto operativo dei Carabinieri di Palermo".

Roma: la domani presentazione del film "Un altro giorno"

 

Comunicato stampa, 23 novembre 2007

 

"Un altro giorno", di Gianfranco Baruchello. Roma, 24 novembre 2007, ore 18.30, presso Filmstudio 80, Via degli Orti d’Alibert, 1/c. Presentano il film: Angiolo Marroni e Gianfranco Baruchello.

Un altro giorno è un film sul tempo, girato nei carceri romani e del Lazio, realizzato attraverso il solo uso dell’intervista, con argomenti semplici, a partire dalla vita quotidiana, dalla memoria, dal sogno. La realizzazione del film è stata possibile grazie al sostegno del Garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio, Angiolo Marroni.

In Un altro giorno il montaggio è usato per costruire un percorso narrativo tra i personaggi. Le singole storie, in tempo reale, raccontano ricordi, pensieri, vita: sofferenza, dolore, desiderio, attesa. La narrazione tuttavia, travalica le singole esperienze, e riguarda invece il tempo nel carcere, attraverso un’articolazione che, tra le parole degli intervistati, di età, genere, paesi diversi, e i brevi inserti di Baruchello, tutti ideati e realizzati per dialogare con quanto detto nelle interviste, produce una escalation emotiva, fino alle parole dell’ultima intervista e alla canzone rom, con cui si chiude il film.

Tra le parole, frammenti di storie senza fine, che potrebbero ricominciare a partire da diverse domande, e le clessidre, gli orologi, le oscillazioni di pendoli con cui Baruchello sottolinea le caratteristiche di un tempo lento, sempre uguale, ripetitivo tanto da dissolversi in una immobilità temporale che nel carcere sembra non proceda in alcun senso, il film presenta dunque non soltanto le storie personali di alcuni individui.

Fin dai primi anni Sessanta Baruchello ha sperimentato l’uso di diversi media, dalla pittura alla scrittura, dall’activity al cinema e al video. I primi film del 1963 Il grado zero del paesaggio e del 1964, lo storico Verifica incerta, costituivano alcune delle prime espressioni del cinema d’artista in Italia. Per Baruchello l’immagine in movimento è stata dunque un campo di sperimentazione importante, che dalla cinepresa lo ha portato all’uso della telecamera e poi all’uso delle tecnologie digitali ad alta definizione.

Immigrazione: Amato; Cittadella non è una repubblica a sé

 

La Repubblica, 23 novembre 2007

 

Finisce in tribunale l’ordinanza anti sbandati del sindaco leghista di Cittadella (Padova), Massimo Bitonci, che è stato indagato per "usurpazione di funzione pubblica" dal procuratore di Padova Pietro Calogero. E dal ministro dell’interno Giuliano Amato, che definisce "curiosa" la vicenda, arriva la prima condanna.

Pur giudicando l’ordinanza "un riassunto di discipline esistenti", il ministro sostiene che "non si può fare di Cittadella una repubblica diversa dalle altre". Approvano invece, oltre alla Lega, anche esponenti di Forza Italia, An e Udc. Secondo le parlamentari azzurre Elisabetta Casellati e Isabella Bertolini, il sindaco leghista "ha agito nel rispetto della direttiva europea per salvaguardare la sicurezza dei cittadini".

Intanto altri comuni veneti, come Montegrotto, Tombolo, Carmignano, Fontaniva, si stanno muovendo nella stessa direzione: ieri ha adottato un’analoga ordinanza il comune di Godega S. Urbano, nel trevigiano. E domenica ci sarà a Cittadella una manifestazione di solidarietà con il sindaco indagato.

Ma per la magistratura non si può. Negare la residenza a chi non guadagna almeno 420 euro al mese, non ha una casa decente e ha la fedina penale sporca, come prescrive l’ordinanza, non compete al sindaco, né alla commissione comunale istituita per valutare le richieste. Secondo la magistratura, Bitonci avrebbe "usurpato" i poteri del prefetto e del questore.

Il sindaco, sostiene il procuratore, non può infatti sostituirsi alle forze dell’ordine in materia di ordine pubblico. "Non poteva finire altrimenti per un provvedimento platealmente anticostituzionale - commenta il coordinatore della segreteria del Pdci Severino Galante - che giustamente ora viene perseguito sotto il profilo giuridico".

Un’ordinanza "ipocrita e razzista", per il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, e che per di più "non servirà a nulla, né a combattere la delinquenza né a regolarizzare il lavoro nero, che al Nord è molto esteso". Affrontare la questione poi spetta al governo, sottolinea Franca Bimbi, deputato del Pd: "Non si vede come un’ordinanza locale possa interpretare giuridicamente una direttiva europea. Il problema sono la Lega e i suoi sindaci che si rendono responsabili di una campagna di odio verso popoli e minoranze che fanno parte della Ue, e che sta sollevando in Romania iniziative di boicottaggio delle imprese italiane".

Dal centrodestra invece solo applausi per la crociata di Cittadella. I deputati leghisti Angelo Alessandri e Federico Bricolo si scagliano "contro i novelli Papalia" e chiedono al ministro Mastella di inviare gli ispettori: "Se Roma pensa di intimidire i nostri sindaci con avvisi di garanzia e cavilli, si sbaglia di grosso". Per i leghisti, che vorrebbero inquisire il governo al posto del sindaco, per "omissione di funzione pubblica" e "procurata invasione", si tratta di un "vergognoso attacco".

"Solo contro i sindaci la giustizia è efficiente", commenta il primo cittadino leghista di Verona Flavio Tosi. E il governatore veneto forzista Giancarlo Galan invita Amato a "sostenere" iniziative come quella di Cittadella invece di "sprecare il tempo in facili ironie". Il suo assessore alla sicurezza, Massimo Giorgetti, di An, ha invitato intanto tutti i sindaci del Veneto ad adottare analoghe ordinanze.

Immigrazione: Toscana; presentazione ricerca delle prefetture

 

Agi, 23 novembre 2007

 

Una riflessione a tutto campo sulle problematiche dell’immigrazione per aprire nuovi percorsi di integrazione. Questo il filo conduttore della pubblicazione "L’immigrazione in Toscana nel 2007" realizzata dalle prefetture della regione e che sarà presentata domani nel corso di un convegno a palazzo Medici Riccardi alla presenza del sottosegretario all’Interno Marcella Lucidi. Il libro, corredato da una ricca raccolta di dati e notizie, analizza la problematica migratoria con le sue luci e ombre, sia nelle singole province che in ambito regionale, e suggerisce alcuni percorsi da intraprendere nel 2008 per governare al meglio il fenomeno e favorire l’integrazione degli immigrati nella regione.

Individuati interventi per garantire l’istruzione di minori e adulti e agevolare l’occupazione dei lavoratori immigrati con l’emersione del lavoro sommerso, nonché per la tutela della salute con particolare riguardo all’assistenza e alla cura nelle carceri. Il volume si articola in cinque parti.

La prima sezione, dopo aver tracciato un quadro globale, offre una serie di approfondimenti, suddivisi per provincia, sulle comunità straniere presenti in regione, sui permessi di soggiorno rilasciati, sulle domande di ricongiungimento familiare presentate agli sportelli unici per l’immigrazione delle prefetture e fornisce dati sulle tipologie di reati compiuti dai cittadini stranieri e sulla popolazione carceraria, detenuta sia nelle diverse strutture toscane che nelle altre regioni.

La seconda parte si occupa dell’inserimento scolastico dei minori e rileva che, nell’anno scolastico 2006/2007, sono stati 38.357 i ragazzi stranieri (il 9% della popolazione scolastica) che hanno frequentato le scuole toscane, collocando così la regione al quinto posto nella graduatoria nazionale per numero di alunni stranieri.

Il tema dell’occupazione viene affrontato nella terza parte che fornisce anche una serie di dati interessanti sull’imprenditorialità straniera nella regione. Le problematiche della salute, con riguardo anche al fenomeno delle dipendenze da sostanze stupefacenti (dati forniti dai nuclei operativi tossicodipendenze delle prefetture) e degli infortuni sul lavoro (8.243 nel 2006 e 2010 nel primo trimestre di quest’anno sono gli incidenti accaduti a lavoratori extracomunitari) sono trattati nelle sezioni conclusive del libro, dove si parla anche delle categorie di stranieri più vulnerabili, come i minori non accompagnati, i richiedenti asilo e i rifugiati.

Droghe: Ferrero a Costa; più rispetto per il dibattito italiano

 

Dire, 23 novembre 2007

 

"Sarebbe opportuno che anche chi ha compiti di direzione di agenzie internazionali fosse più rispettoso del dibattito italiano su come contrastare il fenomeno delle tossicodipendenze, soprattutto alla luce dei non brillanti risultati sin ora raggiunti". Questa la risposta del ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, alla lettera mandata da Antonio Maria Costa, direttore dell’ufficio droga e crimine dell’Onu, al sindaco di Torino in cui si bocciava la proposta di narco-sale. "L’aumento del consumo di droghe - aggiunge Ferrero - dice di per sé del fallimento delle politiche proibizioniste e in Italia del fallimento della legge Fini-Giovanardi". È quindi "necessario cambiarla al più presto". Secondo il ministro, "è decisivo orientare nuove proposte sulla base di tre percorsi: in primo luogo le indicazioni che provengono dagli operatori del settore e dalla comunità scientifica".

In secondo luogo, sottolinea Ferrero, "la presa in carico dei tossicodipendenti superando le sanzioni amministrative" e in terzo luogo "l’applicazione delle politiche di riduzione del danno, sperimentando e verificando scientificamente l’efficacia dei diversi strumenti senza alcun pregiudizio ideologico".

Droghe: Giovanardi; narco-sale? il governo è irresponsabile

 

Dire, 23 novembre 2007

 

"La triste verità è che in questo anno e mezzo il governo si è disinteressato dei Sert e delle comunità di recupero per puntare soltanto sull’effetto annuncio di demagogiche ed inconsistenti iniziative". A dirlo è Carlo Giovanardi, deputato Udc, che commenta la bocciatura Onu sulla proposta del sindaco di Torino di sperimentare le narco-sale. Aggiunge Giovanardi: "Nella nostra esperienza di responsabili del dipartimento per la lotta alle tossicodipendenze del governo Berlusconi abbiamo sempre avuto uno stretto raccordo con gli organismi internazionali ed in particolare con Antonio Maria Costa dell’ufficio delle Nazioni unite contro la droga". Prendiamo atto, conclude, "che, ancora una volta, viceversa il governo di centro sinistra viene richiamato dall’Onu alle sue responsabilità per gli irresponsabili e dilettanteschi annunci sull’apertura di narco-sale nel nostro Paese".

Europa: criminalità è primo problema per 66% dei cittadini

 

Dire, 23 novembre 2007

 

La criminalità è la questione aperta per l’Europa. Due terzi (66%) degli intervistati da Helsinki a Roma, da Mosca a Zurigo e da Berlino a Londra, nel corso del primo studio rappresentativo europeo, condotto dal Gruppo British American Tobacco che ha messo in luce le speranze e le preoccupazioni per il futuro di 11.000 cittadini, indicano la propria sicurezza come il fattore di gran lunga fonte di maggiore preoccupazione per il futuro.

Gran parte dei timori riguardano gli aspetti della propria vita privata, oltre alla paura di perdere i propri averi. Oltre alla criminalità, suscitano preoccupazione anche l’aumento dell’aggressività (51%), la disonestà crescente (41%), l’egoismo (38%) e l’intolleranza (37%). Le conseguenze potrebbero essere la solitudine (29%), o l’esclusione sociale (27%), i quali portano quasi inevitabilmente a conflitti sociali. È in pericolo l’intera rete che funge da elemento di coesione e tutela della società.

I cittadini dei vari paesi, si legge nel rapporto, manifestano diversi tipi di paura: la criminalità è indicata più frequentemente in Svizzera (80%) mentre lo è meno in Francia (49%). L’intolleranza ha ottenuto la percentuale più elevata in Francia (58%) e quella più bassa in Russia (15%). La xenofobia non è una questione particolarmente problematica in Russia (8%), mentre per gli svizzeri è decisamente importante (44%). I conflitti sociali sono indicati in Germania (42%) in percentuale doppia rispetto all’Italia (21%).

L’invidia è una questione molto più presente in Belgio (39%) rispetto al Regno Unito (15%). La mancanza di rispetto per i bambini ha rilevanza minima in Ungheria (15%), mentre in Germania è una questione critica (40%). L’indifferenza come preoccupazione per il futuro è indicata dalla maggior parte dei finlandesi (53%), rispetto a una minoranza di inglesi (18%). Gli europei, secondo lo studio, non vogliono necessariamente migliorare lo standard di vita, quanto piuttosto la qualità, e gli intervistati concordano che la salute ne sia il prerequisito per una vita di qualità.

 

 

Segnala questa pagina ad un amico

Per invio materiali e informazioni sul notiziario
Ufficio Stampa - Centro Studi di Ristretti Orizzonti
Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova
Tel. e fax 049.8712059 - Cell: 349.0788637
E-mail: redazione@ristretti.it
 

 

 

 

 

Precedente Home Su Successiva