Rassegna stampa 3 agosto

 

Giustizia: anche l’arresto per chi è sorpreso a guidare ubriaco

 

Asca, 3 agosto 2007

 

L’obiettivo è quello di limitare la strage prima dell’inizio del grande esodo estivo. Nel consiglio dei ministri di oggi, l’ultimo prima della pausa per le vacanze, il governo varerà un decreto legge che inasprisce le sanzioni per chi viene sorpreso alla guida di un auto ubriaco, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o che ha superato i limiti di velocità.

Sanzioni amministrative, ma che non escludono il carcere o l’affidamento ai servizi sociali. "Noi non siamo contro il divertimento - ha spiegato ieri il ministro degli Interni Giuliano Amato - ma dobbiamo imparare a divertirci rispettando le regole. Non c’è bisogno di ubriacarsi selvaggiamente e guidare poi a massima velocità: ciò è incoscienza pura".

Parole che suonano come un avvertimento a chi è in procinto di chiudere la valigia. Del resto la stessa scelta del decreto è più che sufficiente a spiegare la volontà del governo di mettere un argine allo stillicidio di incidenti stradali. Il disegno di legge di riforma del codice della strada messo a punto dal ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi e approvato dalla Camera, è fermo al Senato dove verrà discusso dopo la pausa estiva. Si è pensato quindi di stralciare i punti più importanti soprattutto per quanto riguarda la repressione dei comportamenti più a rischio e di inserirli in un decreto legge sulla sicurezza stradale in modo da renderli immediatamente operativi. Decreto che, ha spiegato sempre Amato, conterrà misure "cattivissime".

"Le leggi - ha proseguito il ministro - prevedono pene detentive che poi i giudici non applicano. Nel decreto abbiamo così inserito pene alternative per chi guida sotto l’effetto dell’alcol o di droghe come ad esempio il servizio obbligatorio in un centro traumatologico, in modo che si rendo contro degli effetti del loro comportamento".

Ma vediamo le nuove misure che dovrebbero essere approvate oggi. Chi verrà sorpreso a guidare in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico superiore a 0,5g/l, rischia fino a un mese di carcere, pensa che può raddoppiare se ha provocato un incidente stradale. A questo si deve aggiungere la sanzione accessoria della sospensione della patente da tre mesi a un anno. Se il tasso alcolemico è invece superiore a 1,5 g/l, l’arresto può arrivare fino a tre mesi che, in caso di incidente diventano sei. La guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope o stupefacenti può invece costare l’arresto fino a tre mesi che possono diventare dai due ai sei in caso di incidente. Inasprite inoltre tutte le pene pecuniarie già previste per queste violazioni.

Le cose cambiano se chi guida sotto l’effetto di alcol o droghe provoca un incidente mortale. In questo caso è prevista una pena detentiva da due a sei anni (contro quella attuale che va da uno a cinque anni), mentre è confermata quella pecuniaria già in vigore.

C’è poi il capitolo riguardante l’affidamento ai sevizi sociali, ai quali il ministro degli Interni sembra tenere in maniera particolare. Il decreto che dovrebbe uscire oggi dal consiglio dei ministri su questo punto dovrebbe essere chiaro e riguarda sempre chi viene sorpreso a guidare ubriaco o drogato, ma anche chi non ha conseguito l’esame per la patente. Al posto della pena detentiva costoro potranno scontare un periodo analogo prestando servizio presso servizi sociali di assistenza alle vittime di incidenti stradali. Pene più severe anche per chi supera i limiti di velocità: da 40 a 60 Km/h oltre il limite è prevista una sanzione da 400 a 1.500 euro e la sospensione della patente per da 3 a 6 mesi oltre la taglio di 10 punti sulla patente. Per chi oltrepassa i 60 km /h il limite previsto la sanzione va invece da 500 a 2.000 euro, insieme alla sospensione della patente da sei mesi e un anno.

 

Carcere, ma anche volontariato negli ospedali

 

La detenzione, certo. Ma anche misure alternative. Chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti potrà essere costretto a guardare in faccia la realtà dei traumi causati dagli schianti sulle strade. Come? Per esempio con un servizio obbligatorio in un ospedale. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, parlando del decreto sulla sicurezza stradale che verrà approvato oggi nel Consiglio dei ministri. "Le leggi prevedono pene detentive che poi i giudici non applicano" ha ricordato Amato.

"Nel decreto abbiamo così inserito pene alternative per chi guida sotto l’effetto di alcol o di droghe come ad esempio il servizio obbligatorio in un centro traumatologico, in modo che si rendano conto degli effetti del loro comportamento". Amato ha poi detto che "forse potremmo modificare il decreto in modo da poter inviare messaggi telefonici di fonte pubblica sulla sicurezza. Devo sentire il garante della privacy per capire se possiamo farlo senza appunto violare la privacy".

Giustizia: Ferrero; governo debole con lobby produttori alcolici

 

Redattore Sociale, 3 agosto 2007

 

Oggi, durante la discussione del disegno di legge sulla sicurezza stradale, il ministro della Solidarietà sociale ha protestato perché il Consiglio dei ministri non ha ancora esaminato la sua proposta per limitare la pubblicità.

Nel Consiglio dei Ministri di oggi, durante la discussione del disegno di legge sulla sicurezza stradale, il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero ha protestato con forza perché il Consiglio dei Ministri non ha ancora preso in esame la sua proposta di legge per limitare la pubblicità sugli alcolici, presentata al preconsiglio dei Ministri da oltre un mese.

All’ordine del giorno oggi c’è infatti l’esame del decreto-legge "Disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione" che prevede pene più severe e affidamento ai servizi sociali per chi guida in stato di ebbrezza o viene trovato senza patente, "bolidi" vietati ai neo patentati fino ai 50 chilowatt di potenza e l’innalzamento dei limiti di velocità".

"Nel momento in cui si agisce per istituire strumenti in favore della sicurezza sulle strade, si cede alle pressioni delle lobbies dei produttori di alcolici, perdendo così un’occasione preziosa di intervenire anche sulla prevenzione" ha dichiarato Ferrero. Il ministro ha fatto comunque sapere di avere chiesto e ottenuto dal presidente del Consiglio che il disegno di legge in materia di alcol e pubblicità verrà inserito nell’agenda del Consiglio dei Ministri entro il mese di settembre.

Giustizia: strage di Bologna; le polemiche di Paolo Bolognesi

 

La Repubblica, 3 agosto 2007

 

"In Italia l’omicidio politico è stato un mezzo per fare carriera e ottenere insperati accessi mediatici": l’accusa viene da Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna. In occasione della cerimonia di commemorazione del 27° anniversario della strage, in cui morirono 85 persone e oltre 200 rimasero ferite, Bolognesi dal palco si è scagliato contro "gli amici dei terroristi" che "siedono in Parlamento".

E ha lanciato una sfida: "Se qualcuno vuole barattare l’impunità per i neofascisti Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini in cambio dell’impunità per i cosiddetti compagni che hanno sbagliato, ha fatto male i suoi conti. Se questa è, come appare, un’operazione di "scambio di prigionieri", un meschino compromesso per auto-legittimarsi e fare dimenticare gli scheletri nell’armadio di destra e di sinistra, l’Associazione 2 agosto 1980 ne sarà una fiera oppositrice".

La cerimonia sul palco nel piazzale della stazione, dove alle 10.25 del 2 agosto 1980 esplose la bomba, è stata preceduta da un corteo al quale, oltre il sindaco della città Sergio Cofferati e ai familiari delle vittime, hanno partecipato il presidente del Consiglio Romano Prodi, il ministro del Lavoro Cesare Damiano e diversi esponenti politici, tra i quali il segretario dei Ds Piero Fassino.

Cofferati: "Chiarire senza incertezze". Il sindaco Sergio Cofferati e le altre autorità civili hanno incontrato nella sala del Consiglio comunale i parenti delle vittime. Nel suo discorso, Cofferati ha chiesto fra l’altro che si operi perché non vi sia "nessun dubbio, nessuna zona di incertezza" su quanto accadde il 2 agosto 1980, "partendo però da ciò che è già stato chiarito da magistrati coraggiosi che si mossero spesso in condizioni non agevoli".

I parenti delle vittime. Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, ha chiesto nell’incontro con Cofferati, all’indomani dell’approvazione della nuova normativa sui servizi e il segreto di Stato, che tutti i documenti sulle stragi italiane in possesso dell’intellingence vengano resi pubblici su Internet. "È bene che tutto il mondo sappia chi c’è dietro le vicende delle stragi - ha detto Bolognesi - Forse può essere anche un modo per rinnovare la classe politica italiana".

Il messaggio di Napolitano. Nel messaggio inviato a Bolognesi anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fa riferimento alla legge appena approvata, sostenendo che l’impegno con il quale il Paese ha saputo reagire alle stragi e agli attentati "va rinnovato ogni giorno ed a tal fine è indispensabile mantenere viva la memoria di quella drammatica stagione della storia del nostro Paese, assicurando la necessaria attenzione al dolore non meno che ai diritti dei familiari delle vittime, anche attraverso le iniziative commemorative che con la giornata ora istituita per legge assumeranno nuovo rilievo".

Prodi: "C’è bisogno della verità". Nel rivolgersi alla folla sul piazzale, Prodi ha posto l’accento, come poco prima aveva fatto Cofferati, sulla necessità di arrivare alla verità sulla strage: "Le vittime hanno bisogno di verità per perdonare e la democrazia ha bisogno di verità. Dobbiamo difendere la democrazia e la verità". "Le vittime - ha aggiunto il premier, applaudito dai presenti - domandano riconciliazione, non vendetta, richiedono verità e non dobbiamo averne paura".

Bertinotti: "Strage coperta da velo di opacità". Ma la verità sulla strage è ancora lontana, ricorda il presidente della Camera Fausto Bertinotti nel messaggio inviato a Bolognesi: "Ancora oggi, tuttavia, la storia di questa terribile strage è coperta da un velo di opacità che alimenta una memoria colma di sofferenza". "Un Paese che non riesce a guardare con serenità al suo passato, non può progettare il futuro di una convivenza realmente democratica", conclude Bertinotti.

Fischiato il ministro Damiano. Qualche fischio, contrastato anche da un applauso, si è alzato all’indirizzo del ministro Damiano, quando ha iniziato il suo intervento. Contro il titolare del Lavoro sono stati esposti anche due striscioni: il primo firmato RdB con la scritta "Mandate in pensione almeno il segreto di Stato" e l’altro firmato Giovani comunisti con "Basta precarietà, Damiano dimettiti".

Distribuiti volantini anarchici. Mentre parlava Bolognesi, un ragazzo in maglietta e bermuda ha distribuito nella piazza dei volantini con su scritto "terrorista è lo stato" e poi, più sotto, "12 dicembre 1969 piazza Fontana. Bomba alla Banca nazionale dell’agricoltura: 17 morti e 88 feriti".

Piemonte: indulto; Cotto (FI) chiede un Consiglio straordinario

 

Ansa, 3 agosto 2007

 

Un Consiglio straordinario a un anno dall’approvazione della legge sull’indulto. Lo chiede Mariangela Cotto, consigliere regionale di Forza Italia, "per riflettere sulla recidiva e sulla carenza di politiche sociali per il reinserimento dei detenuti nella società civile". "Per effetto dell’indulto - spiega Cotto - solo in Piemonte sono stati scarcerati 2090 detenuti ma, dopo 12 mesi, 427 sono già rientrati in carcere. Che cosa non ha funzionato nella gestione dei servizi preposti all’aiuto all’integrazione nella società dei detenuti?"

Secondo l’esponente azzurra, si ripropone il problema della capienza intollerabile degli istituti di pena. "Abbiamo avuto la prova - conclude Cotto - che l’assenza di politiche di reinserimento degli ex detenuti sul territorio, da parte di governo e Regione, ha vanificato le aspettative di chi credeva nell’indulto. Purtroppo le finalità dell’art.27 della Costituzione, che affida al carcere un ruolo di rieducazione del condannato sono disattese. Oggi nelle carceri si registra nuovamente sovraffollamento e mancanza di strumenti anche solo per contrastare l’ozio".

Roma: convenzione tra Italia Lavoro e Unci per ex detenuti

 

Ansa, 3 agosto 2007

 

Siglata a Roma la convenzione tra Italia Lavoro e Unci, che ha come obiettivo l’incremento delle opportunità occupazionali per gli ex detenuti beneficiari dell’indulto. L’intesa, firmata da Natale Forlani, amministratore delegato di Italia Lavoro e Paolo Galligioni, vicepresidente vicario di Unci, prevede l’impegno da parte dell’Unione nazionale Cooperative italiane, a ospitare circa cento tirocini presso le proprie imprese cooperative operanti nelle aree di Milano, Napoli e Catania.

L’accordo che segue di pochi giorni quello analogo stipulato con Asitor, (Associazione italiana per l’orientamento), consente al progetto di poter contare su una dote di circa 1.300 tirocini resi disponibili da Unci, Asitor e da Confservizi, Confcooperative e Legacoop che hanno siglato un impegno per mille tirocini il 24 aprile scorso.

Una concreta occasione di reinserimento lavorativo è dunque offerta a tutti i beneficiari dell’indulto interessati e domiciliati sul territorio delle quattordici aree metropolitane del Paese mediante la possibilità di essere inseriti in tirocini formativi. La durata dei tirocini può essere di quattro o sei mesi durante i quali i partecipanti percepiscono rispettivamente la somma di 675 o 450 euro mensili.

Catanzaro: all’Ipm "Paternostro" concluso corso di pizzaiolo

 

Giornale di Calabria, 3 agosto 2007

 

Nell’Istituto Penale per i Minorenni "Silvio Paternostro" di Catanzaro, si è concluso il corso per pizzaiolo, finanziato dalla Camera di Commercio di Catanzaro, e realizzato dalla Cicas - Confederazione degli Imprenditori Commerciali ed Artigiane delle attività del terziario del turismo e dei Servizi - di Catanzaro.

L’attività formativa è stata svolta nel Laboratorio di pizzeria impiantato all’interno della struttura dalla Camera Distrettuale Minorile "Polacco-Perrotta" di Catanzaro, con la collaborazione della Zanussi Professional di Catanzaro, su interesse del Sindaco della città, On. Rosario Olivo. La consegna degli attestati ai giovani detenuti è stata curata direttamente dal Presidente della Camera di Commercio, Paolo Abramo, che, prima della consegna degli attestati, ha rivolto ai giovani detenuti parole incoraggianti e ricche di motivazione al vivere.

Nella circostanza erano presenti, anche, l’avv. Angelo Polacco, presidente della Camera Distrettuale Minorile e i genitori di Francesco Perrotta, il cui nome co-titola la Camera minorile. Fra gli esecutori del progetto erano presenti Nicola Albano, referente incaricato della Cicas di Catanzaro e Marcello De Fazio, maestro pizzaiolo, Mario Squillace, responsabile di zona della Zanussi, Angelo Meli, direttore del Centro Giustizia Minorile per la Calabria e la Basilicata, Francesco Pellegrino, direttore dell’Ipm, unitamente a Italo De Luca, Isp. di Polizia Penitenziaria, don Antonio Bomenuto, cappellano, e a tutto il personale dell’Istituto Penale.

Milano: clown-terapia e meditazione yoga arrivano all’Ipm

 

Redattore Sociale, 3 agosto 2007

 

Iniziativa dell’associazione "By Your Side Onlus". Durante gli incontri con i bambini ricoverati, i piccoli pazienti saranno intrattenuti con giochi e clownerie. Per i ragazzi reclusi studiati incontri di giocoleria e mimo.

L’associazione "By Your Side Onlus" durante il mese di agosto organizza, in collaborazione con la Direzione centrale famiglia, scuola e politiche sociali - Settore servizi per minori e giovani, 5 incontri di clown-terapia in alcuni ospedali milanesi e 5 spettacoli di clown al Carcere Minorile Beccaria.

Durante gli incontri con i bambini ricoverati in ospedale, i clown di "By your side" intratterranno i piccoli pazienti con giochi e clownerie per circa 2 ore in sala giochi o faranno loro visita direttamente nelle camere. Per i ragazzi reclusi al carcere Beccarla, invece, saranno studiati incontri di giocoleria e mimo. Gli incontri, di circa 2 ore, si svolgeranno nelle sezioni dell’accoglienza e al reparto femminile.

Inoltre, al Beccaria l’associazione propone un momento di meditazione Sahaja Yoga, ove i ragazzi possano sperimentare ed acquisire uno stato interiore di armonia, serenità ed una consapevolezza più profonda di loro stessi. "Naturalmente essendo Sahaja Yoga una tecnica non coercitiva - affermano i promotori -, per il suo esito positivo è fondamentale la piena e libera partecipazione e collaborazione del detenuto ai metodi di meditazione ed autocoscienza che gli verranno proposti". La meditazione Sahaja Yoga nel carcere sarà condotta da volontari aderenti all’associazione "Vishwa Nirmala Dharma - Sahaja Yoga", iscritta nel registro nazionale delle associazioni di promozione sociale e che da anni svolge attività di volontariato sociale sul territorio nazionale oltre che avere sedi in tutto il mondo. I 5 incontri al carcere Beccarla si terranno dal 6 al 10 agosto (sempre dalle 10 alle 12), mentre negli ospedali gli appuntamenti saranno concentrati dal 20 al 23 agosto.

Perugia: la "Bohème" con le scenografie realizzate dai detenuti

 

Adnkronos, 3 agosto 2007

 

Si terrà il prossimo 7 agosto a Spoleto, presso il municipio, la presentazione della "Bohème", versione dell’opera pucciniana ambientata nella Parigi del 1977 con costumi e scenografie realizzate dai detenuti dei due carceri di massima sicurezza di Maiano di Spoleto e di Mountjoy di Dublino. La messa in scena è prevista per il 17 e il 19 agosto prossimi al Teatro Nuovo di Spoleto.

Si tratta del debutto in Italia per lo spettacolo che era già stato rappresentato lo scorso novembre in Irlanda. Il progetto è stato sostenuto dalla Provincia, con la collaborazione della Regione Umbria, del Comune di Spoleto e sotto la direzione artistica del Lirico Sperimentale di Spoleto. All’iniziativa ha contribuito anche la Rai - Segretariato Sociale, che attualmente sta producendo un filmato di circa 1 ora per illustrare l’intero ciclo del progetto, dallo studio dell’opera alla messa in scena in Italia.

Alla presentazione interverranno l’assessore provinciale alla cultura Pier Luigi Neri, l’assessore regionale alla cultura Silvano Rometti, il sindaco di Spoleto Massimo Brunini, il direttore sede Rai Umbria Andrea Jengo, la regista Porzia Addabbo, lo scenografo Michele Zualdi, il direttore del Carcere di Maiano di Spoleto Ernesto Padovani e rappresentanti delle altre istituzioni che hanno collaborato.

Diritti: intervista alla "sindacalista" delle prostitute di Roma

 

Affari Italiani, 3 agosto 2007

 

Intervista a Maria Ornella Serpa (Presidente del Coordinamento per la Difesa delle Persone Prostitute di Roma).

Cosimo Mele, ex deputato dell’Udc ora passato al Gruppo Misto, ha riaperto il filone degli intrecci tra prostituzione e vip: "La notte brava dell’onorevole". "Sesso, coca e vizi". "Due prostitute nell’hotel della Dolce Vita". Questi alcuni titoli da prima pagina. Ipocrisia o reale senso di condanna? Il dibattito è aperto. Anche nella classe politica. Non mancano però esempi nello sport come nel mondo dello spettacolo.

 

Maria Ornella Serpa, partiamo dall’inizio. Un politico pizzicato con due prostitute...

"Sì, e qual è la novità: i parlamentari andavano nei bordelli anche prima perché se lo potevano permettere, come si possono permettere le cifre salate e tutto il resto".

 

Le polemiche però non sono mancate. È solo ipocrisia?

"Le dirò: se i politici non venissero da noi prostitute, moriremmo di fame. Ci vengono tutti e non sto scherzando: politici di Centrodestra che parlano della famiglia e poi mantengono le ragazze russe o le signore ucraine, come quelli di Centrosinistra".

 

A lei è mai capitato?

"Lavorando a Roma e su un semplice marciapiede, non si può parlare quindi nemmeno di una prostituzione di alto bordo (non ho l’avvenenza e la pazienza, ride - ndr) - mi sono capitati un paio di parlamentari".

 

Di Centrodestra o dell’Unione?

"Dichiaratamente di sinistra. Poi sono andata a controllare ed erano di sinistra, effettivamente".

 

Nessun imbarazzo, quindi.

"No, i politici vengono, si fanno le amanti. Voglio dire, con tutti quelle migliaia di euro che prendono possono organizzare anche delle belle "champagnate" con noi. Però le vogliono di un certo tipo...".

 

Mi spieghi..

"Ricercano un certo stile. O una donna di classe, o la ragazzina. Ma l’elemento fondamentale per il quale io non sono attratta dalla prostituzione di alto bordo è che la vogliono remissiva e sottomessa. C’è poi un’altra duplice categoria...".

 

Dica...

"Chi con un certo budget - e magari il prezzo oscilla da 150 a 500 euro - vuole dominare la prostituta e chi - ma è una categoria in minoranza - vuole che non gli si metta fretta".

 

Un altro caso che ha scatenato la bufera è stato quello che ha coinvolto Silvio Sircana...

"Ho provato un rapporto di amore e di odio. Provai simpatia e solidarietà all’inizio, magari anche comprensione, poi quando si è accentuata una sua presenza mediatica, anche con la famiglia, ho cambiato idea".

 

Politici, mondo dello spettacolo, sportivi. Il gossip sulla vita privata dei personaggi famosi non conosce pause. Che tipo di clienti sono i calciatori?

"Sono la seconda categoria dei migliori. Poi c’è il mondo dello spettacolo - tantissimi attori - e poi professionisti: medici, avvocati".

 

Detta così la percentuale sarebbe altissima...

"Vengono con noi tutti gli uomini. L’uomo che non viene rappresenta un’eccezione o perché non se lo può permettere. Il 100%, tutta la categoria maschile".

 

Sesso a pagamento nel calcio anche in Nazionale?

"Sì, c’è un giocatore molto famoso del giro azzurro, che non è un portiere ed è un bellissimo ragazzo. Anzi, approfitto per fare un appello: adoro Buffon, anche se so che è molto impegnato (ride, ndr)".

 

Tra i giocatori dell’Italia esistono rapporti anche con omosessuali o transessuali?
"Non è tanto una questione di gusti o esperienze. Siamo sessualmente a 360 gradi poi c’è una cultura più trasgressiva. Per rispondere alla domanda: sicuramente sì. Soprattutto anche nel mondo dello spettacolo. E a volte si vedono anche per strada".

 

Azzurri a parte, la pratica è diffusa anche tra i calciatori stranieri?

"Di quello che io sappia abitando a Roma non ho mai sentito storielle".

 

Qual è la mania più ricorrente?

"Direi che è una pratica più generalizzata, non solo tra i calciatori. Alla prostituta si chiede un rapporto orale (che è quello più economico ma secondo me è un errore) e le cose che la donna comune non fa. Anche perché gli uomini con la vagina non è che abbiano poi tutto questo rapporto... (ride, ndr)".

 

Quali sono gli apprezzamenti fisici che vi fanno?

"Di solito sui punti non sessuali. La coscia, i glutei, i fianchi, la vita fino al seno".

 

I costi?

"Le tariffe di strada sono 20 euro per un rapporto orale e 50 euro per un rapporto completo. Ma per le prestazioni di alto bordo si va fino anche a 500-1000 euro".

 

Nel caso Mele, si è parlato anche dell’assunzione di droga. Di cocaina in particolare...

"Ne gira. La bianca, la cocaina. Ma vorrei sfatare un falso mito: con la cocaina quasi mai si verifica un’erezione. È molto raro...".

Droghe: Radicali; interrogazione su attività Ser.T. in carcere

 

Notiziario Aduc, 3 agosto 2007

 

I deputati radicali della Rosa nel Pugno hanno presentato ieri un’interpellanza (primo firmatario Bruno Mellano) con la quale chiedono al Ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero di spiegare la causa dell’inadeguatezza qualitativa e quantitativa dei trattamenti metadonici attuati dai Ser.T. nelle carceri rispetto a quelli praticati fuori; di fornire al Parlamento, ora e nelle prossime Relazioni, i dati scorporati sull’attività delle varie Regioni in materia di cura e prevenzione delle tossicodipendenze, con la precisa individuazione delle criticità (es. stato di attuazione del D.Lgs. 230/99 di riforma della medicina penitenziaria; stato di attuazione dell’Accordo Stato-Regioni del 1999; stato di attuazione dei Dipartimenti per le Dipendenze in ogni Asl; stato di attuazione di convenzioni con i Provveditorati Regionali del Dap per l’assistenza in carcere …); di fissare, nell’annunciata prossima Conferenza Nazionale sulla Droga, due apposite sessioni di lavoro: la prima sull’assistenza sanitaria in carcere per i detenuti tossicodipendenti e alcool-dipendenti; la seconda su un check up approfondito sulla stato della cura e prevenzione delle tossicodipendenze nelle varie Regioni.

Bruno Mellano e Giulio Manfredi (Direzione Nazionale Radicali Italiani) hanno dichiarato: "Ci auguriamo che quest’interpellanza non faccia la fine di quella presentata un anno fa, che, dopo un’attenta lettura della Relazione del governo al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, poneva quindici questioni; Ferrero non ha risposto nemmeno ad una.

Passano gli anni e le Relazioni ma i problemi sono sempre gli stessi: nel 2006, nelle carceri italiane, sono stati effettuati 9.562 trattamenti solamente psicosociali e/o riabilitativi a fronte di 6.061 trattamenti metadonici (di cui solo 1.480 a lungo termine, oltre sei mesi). Fuori dalle sbarre, i trattamenti metadonici sono praticati ad oltre la metà degli utenti dei Sert ed esiste il problema di affiancarli con i trattamenti psicosociali; in carcere esiste il problema opposto.

Altra questione: che cosa fanno concretamente le Regioni in tema di prevenzione, cura, riduzione del danno? La Relazione del governo presentata a luglio è carente al riguardo, a partire dalla questione cruciale che il governo di centrosinistra non vuole affrontare: la riforma della medicina penitenziaria promossa dal ministro Rosy Bindi nel lontano 1999 (D.Lgs. 230/99) è stata attuata veramente e dappertutto? I dati riportati nelle Relazioni precedenti testimoniavano l’esistenza di una "questione meridionale" anche in questo campo: pressoché tutte le Regioni del Sud erano inadempienti su vari aspetti della cura delle tossicodipendenze. Che cosa è cambiato e, soprattutto, il governo intende agire per cambiare il mortifero status quo?".

Ferrero: ed io che c’entro? - Il ministro Ferrero, in una nota, afferma che l’assistenza sanitaria ai detenuti tossicodipendenti non rientra nelle sue competenze.

"Ho appreso che la Direzione nazionale dei radicali ha presentato oggi una interpellanza parlamentare a me rivolta, in qualità di Ministro della Solidarietà sociale, sul tema della assistenza sanitaria ai detenuti tossicodipendenti. La stessa nota riporta che Bruno Mellano e Giulio Manfredi lamentano la mia mancata risposta a una interpellanza da loro presentata un anno fa, relativa alla relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze".

"Rammento agli interpellanti che i lavori della Camera sono calendarizzati al suo interno e il sottoscritto, in qualità di Ministro, interviene a rispondere alle interpellanze quando e se chiamato a farlo, compatibilmente con gli impegni istituzionali. Penso inoltre che possa essere loro utile sapere che i temi dell’interpellanza parlamentare presentata oggi non rientrano in alcun modo nelle competenze del Ministero della Solidarietà sociale, che non si occupa né di assistenza sanitaria, né di carceri".

Droghe: l'On. Mele (Udc) indagato per "cessione di cocaina"

 

Notiziario Aduc, 3 agosto 2007

 

Tracce di cocaina nella suite dell’hotel Flora. Tracce della sostanza stupefacente anche sulla card elettronica che servì al parlamentare per aprire la porta di quella che doveva restare una alcova segreta e che invece è diventata il luogo dello scandalo pubblico. Cosimo Mele, il parlamentare ex Udc, che venerdì scorso era in compagnia di due ragazze nell’albergo della Dolce Vita di via Veneto di Roma, è da stasera indagato per cessione di cocaina. In base alla legge 309 del 1990 sugli stupefacenti, il deputato rischia da uno a sei anni di carcere e una multa da tremila a 26 mila euro.

L’atto è stato formalizzato oggi dal procuratore della Repubblica della capitale, Giovanni Ferrara, all’indomani della seconda audizione di una delle "ospiti" del deputato pugliese.

La seconda ragazza, così come aveva fatto Francesca Z., la giovane donna che si sentì male dopo aver assunto la droga, avrebbe confermato ai poliziotti della squadra mobile di Roma, che la sostanza stupefacente era stata portata proprio dal parlamentare.

Ai difensori di Mele, gli avvocati Titta Madia e Livia Lo Turco, oggi in procura, Ferrara ha formalizzato anche l’atto che dispone il sequestro di effetti personali, oggetti che sono stati trovati nella suite dell’albergo a cinque stelle. Reperti, che insieme con suppellettili e arredi della stanza, saranno esaminati da lunedì da due consulenti della procura della Repubblica. L’atto formale di nomina degli esperti del pm avverrà la prossima settimana e sarà formalizzato dal procuratore aggiunto Italo Ormanni.

Più lunghi, invece, saranno i tempi per l’interrogatorio di Mele che ha sempre affermato di non aver fatto uso di droga né tantomeno di averla ceduta pur ammettendo pubblicamente di aver preso parte al "festino" all’hotel Flora.

Ma da indiscrezioni si è appreso che tracce di cocaina sarebbero state già trovate dagli esperti della polizia scientifica. In particolare, sulla card elettronica sequestrata a Mele. Il parlamentare sarà sentito dagli inquirenti presumibilmente a settembre alla ripresa dell’attività ordinaria a piazzale Clodio.

Oltre alle cessione di cocaina la procura intende verificare anche un’altra ipotesi di reato: l’omissione di soccorso. Capire cioè se Mele ha chiamato immediatamente i soccorsi dopo essersi accorto del malore della sua "ospite", o se invece la telefonata in portineria dell’albergo per allertare il 118, sia stata fatta dopo un certo lasso di tempo dai primi sintomi accusati da Francesca Z. La polizia interrogherà in merito il personale dell’hotel Flora, gli addetti al 118 e i medici dell’ospedale San Giacomo dove Francesca fu ricoverata venerdì notte.

Sgombrata, invece, l’ipotesi della presenza di un altro vip durante il festino, ipotesi ventilata ieri dal parlamentare Franco Grillini. Il vip protagonista di una notte brava finita da Via Veneto in ospedale, e poi in procura, era soltanto Cosimo Mele.

Al parlamentare si rivolge il sociologo Guido Blumir, esponente della consulta nazionale degli scienziati sulle dipendenze, invitandolo a meditare "su una situazione che in 15 anni ha messo nei guai mezzo milione di ragazzi e le loro famiglie e che è stata aggravata dalla legge di Fini approvata anche dall’Udc". Il Comitato scientifico Libertà e Droga, aggiunge Blumir, è pronto a mettere a disposizione dell’on. Mele "un dossier che dimostra l’incostituzionalità delle norme: in base a questi dati, il deputato potrebbe eccepire davanti ai magistrati di Roma l’incostituzionalità della legge".

Droghe: don Pierino Gelmini indagato per "abusi sessuali"

 

Notiziario Aduc, 3 agosto 2007

 

Dopo il caso dell’on. Cosimo Mele (Udc), accusato di aver portato cocaina ad un festino a cui hanno partecipato anche due squillo, arriva un’altra tegola sull’immagine del centro-destra per quanto riguarda il tema della droga.

Don Pierino Gelmini, fondatore della Comunità Incontro, a cui fanno spesso visita importanti esponenti della Cdl (fra gli altri Pierferdinando Casini, Silvio Berlusconi, Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri), è indagato dalla procura di Terni con l’accusa di abusi sessuali. Ad accusarlo alcuni ex ospiti delle strutture della Comunità ad Amelia.

L’indagine, sottolinea il quotidiano, è in corso da oltre sei mesi e i magistrati hanno ascoltato diversi testimoni con l’obiettivo di ricostruire la vicenda. Le dichiarazioni di accusa sarebbero molte e abbastanza concordanti; pagine e pagine di verbali in cui gli ex ospiti - giovani che hanno avuto o hanno tuttora a che fare con la droga, qualcuno anche scivolato nella delinquenza - ripeterebbero sempre gli stessi racconti. I pm hanno anche già sentito il diretto interessato, scrive "La Stampa", in un "lungo e drammatico interrogatorio".

Il Portavoce: croce su sant’uomo, ma verità verrà fuori - "Le parlo come portavoce di don Pierino, oltre che come amico fraterno. Siamo con lui ai piedi della croce. Posso anticipare che non arretreremo di un passo e sono pronto a fare il consulente per la difesa di don Gelmini". È chiaro e deciso il professor Alessandro Meluzzi, psicologo e portavoce della Comunità Incontro, che esprime lo stato d’animo di chi, da tanto tempo, è "amico fraterno" del sacerdote fondatore della comunità Incontro, indagato dalla Procura di Terni per presunti abusi sessuali di cui lo accuserebbero, secondo quanto riporta "La Stampa" oggi, due ragazzi che erano stati ospitati nella struttura di Amelia.

"Siamo costernati per almeno tre ordini di ragioni: il primo è che viene gettata una croce incredibile addosso ad un sant’uomo che per 82 anni ha servito Cristo, la Chiesa e gli ultimi". In secondo luogo, "per come la comunità viene descritta, come una struttura chiusa e governata in maniera centralista, mentre la comunità è una struttura aperta, diffusa: 267 comunità nel mondo che si occupano non soltanto di tossicodipendenza", per cui "è l’esatto contrario di come viene descritta: non è una setta governata da un guru, ma una struttura con le porte aperte e i muri trasparenti".

Infine "siamo angosciati soprattutto non solo per don Pierino e il suo calvario, ma per la catastrofe che quest’attacco mediatico, più che giudiziario, rischia di creare in decine di migliaia di giovani che si trovano nelle comunità incontro di tutto il mondo e che stanno faticosamente lottando per la loro vita. Questa vicenda rischia di arrivare come una tegola terribile sul loro cammino e sulla loro fatica quotidiana". Meluzzi sottolinea ancora: "Don Pierino, lo dico come amico fraterno e come "cireneo", la vive come ogni cristiano. Come una salita al calvario. Ma gioiosa, perché - spiega - è stato tipico di molti santi dover patire vicende di questo tipo nell’ultima fase della loro vita. Non è una novità nella storia della Chiesa". Conclude il portavoce di don Gelmini: questa vicenda "mi sembra abbia risvolti giudiziari sostanzialmente nulli e invece un’immensa rilevanza mediatica", ma "alla fine la Verità con la maiuscola saprà imporsi di forza propria con l’aiuto della Provvidenza".

Il legale: accuse forse vendetta ragazzi allontanati da comunità - "I fatti che sono stati ipotizzati sono destituiti di ogni fondamento". Ad affermarlo, l’avvocato Lanfranco Frezza, uno dei legali di Don Pierino Gelmini, indagato dalla Procura della Repubblica di Terni per presunti abusi sessuali su alcuni dei ragazzi ospitati nella sua Comunità Incontro. Secondo il legale le accuse potrebbero essere frutto di una "ritorsione o vendetta". "C’è un’indagine in corso - ha affermato il legale - ma tengo a sottolineare che la Comunità Incontro di Don Gelmini è una Comunità molto aperta e trasparente, che ha a che fare con ragazzi che provengono da esperienze orribili. Quando si verificano fatti anche lievi - ha proseguito l’avvocato -, dopo meno di mezz’ora tutta la Comunità ne viene a conoscenza e fino ad oggi non erano mai emersi fatti di questo genere".

Il legale ha affermato che "possono essere varie le ipotesi che si possono fare sul perché siano state rivolte certe accuse. Li riteniamo frutto di cattiveria spinta - ha detto - ma non sappiamo bene da cosa. Forse una ritorsione o una vendetta. Alcuni di quei ragazzi erano stati denunciati per furto all’interno della Comunità ed erano stati allontanati. Non c’è stato il deposito degli atti - ha concluso Frezza - e fin quando non li leggeremo non possiamo dire di più". Sarebbero quattro o cinque i ragazzi che accusano Don Gelmini, tutti italiani.

"Noi abbiamo grande rispetto per la magistratura, ma a pelle diciamo che Don Gelmini è un santo: chiediamo alla stampa di non ucciderlo da innocente". Lo afferma Maria Burani Procaccini, responsabile nazionale famiglie e minori di Forza Italia. "Non vogliamo mettere freni alla Magistratura - spiega - e men che meno nel perseguire reati cosi odiosi, ma crediamo in Don Pierino e confidiamo che egli, avendo 82 anni, non diventi l’ennesimo martire dell’ ennesimo errore giudiziario".

"È indegna la congiura mediatica contro don Pierino Gelmini". Così il senatore Gianfranco Rotondi, segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie. "La stampa italiana persegue una crociata volta a trasformare gli eroi positivi della lotta alla droga in mostri- prosegue Rotondi- sullo sfondo resta un progetto di scristianizzazione del Paese". Per il senatore la questione è chiara: "Tutti sanno due cose: i drogati farneticano e se la prendono con chi li cura. Condizione per recuperare un drogato - spiega- è ignorare le sue farneticazioni, restargli vicino e non diventarne complici". Oggi, conclude Rotondi, "i complici dei mercanti di morte sono quelli che puntano le loro penne nel costato di don Gelmini".

"Capita raramente, ma a volte capita e, lungo il percorso della nostra vita incontriamo persone che riescono con la sola forza della loro testimonianza a dare un senso a tutto, anche al dolore. Chi conosce don Pierino Gelmini sa che egli è uno di quei rari incontri". Luca Bellotti, deputato di Alleanza Nazionale, esprime così la sua solidarietà al sacerdote di Amelia. "La vita di don Pierino - afferma Bellotti - è stata ed è totalmente dedicata al prossimo". Con la sua forza, spiega il deputato di An, "è riuscito a recuperare migliaia di vite altrimenti stroncate dal cancro della droga, ha recuperato dignità all’esistenza di molti giovani, ha supportato e ridato speranza a molte famiglie affrante per la perdita di un figlio".

Don Gelmini, prosegue Bellotti, "parlando dalle Comunità Incontro di tutto il mondo ha invitato i suoi ragazzi, e noi con loro, ad alzarci dal torpore di un’esistenza egoista e a puntare in alto". Sono certo, conclude il deputato di Alleanza nazionale, "che le indagini renderanno giustizia alla bontà dell’azione e della missione umana e cristiana don Pierino Gelmini".

"Non sono un magistrato, e quindi non entro nel merito dell’indagine. Invito solo le persone a non assolvere una persona indagata per reati così gravi solo perché è un sacerdote". È l’appello di Vladimir Luxuria, deputato di Rifondazione Comunista. Al fondatore della Comunità Incontro cominciano a giungere attestati di stima e di solidarietà da diversi esponenti politici, ma Luxuria tiene a sottolineare che "il problema delle violenze sessuali è molto grave, e devo dire che quando coinvolge chi riveste un ruolo di guida spirituale è ancora più grave, perché il sacerdote incute soggezione e alcune persone possono esserne più facilmente vittime. Il mio invito - conclude Luxuria - è di non fare assoluzioni preventive".

"Quello che è accaduto a Muccioli 15 anni fa si ripete oggi per don Gelmini. Se ci sono denunce, la magistratura indaghi con rigore; ma lo faccia presto: don Gelmini è una delle persone più amate e stimate nel mondo per ciò che di straordinario ha fatto in mezzo secolo. Ha diritto più di chiunque altro che si diradi ogni ombra". Lo afferma, in una nota, il senatore di An Alfredo Mantovano. "La cura e il recupero dei tossicodipendenti - ricorda - sono costellati da drammi quotidiani, da insuccessi superiori ai successi, da risentimenti in chi sembra essere riuscito a venire fuori dal tunnel e poi ripiomba". "Chi impegna ogni sua energia in questa guerra continua come chiunque va in guerra - conclude Mantovano - rischia in prima persona".

"In Italia e in ogni parte del mondo, centinaia di migliaia di ragazzi e di famiglie ritrovano la vita e il sorriso grazie all’opera infaticabile di don Pierino Gelmini. Sono prive di senso le accuse infondate a chi, operando con generosità nel mondo dell’emarginazione e della droga, si confronta ogni giorno con vite fitte di reati e rancori verso la società". Lo dice il parlamentare di An Maurizio Gasparri. "La solidarietà e la devozione nei confronti di uno dei pochi eroi civili del nostro tempo - sottolinea - è convinta e totale. Come la pena nei confronti di chi, invece di mostrare gratitudine a chi apre a chiunque la sua casa, avanza accuse false che la magistratura e l’informazione dovrebbero valutare per quel che sono, cioè nulla, conoscendo don Gelmini e la sua grandiosa opera. Avanti con don Pierino contro la droga e le menzogne che genera".

Nella diocesi di Terni c’è "sorpresa e incredulità" per la vicenda riguardante don Pierino Gelmini e "fiducia nell’opera della magistratura". Il vescovo, mons. Vincenzo Paglia, per motivi pastorali non è a Terni e l’unico commento dall’ufficio stampa diocesano è stato che "nessuno aveva mai avuto sentore di un fatto di questo tipo" con "l’augurio che sia smentito nel corso dell’indagine. Per ora - è stato detto - si può solo dire che si ha fiducia nell’opera della magistratura".

"L’esistenza di Don Gelmini è da sempre dedicata alla cristallina sequela di Cristo. Solo un giornalismo d’accatto può tentare di infangare la storia e le opere di un uomo che ha fatto della generosità e del servizio la propria regola di vita". Lo afferma il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè. "Sembrerebbe che siano ancora in corso - spiega l’esponente centrista - le indagini per verificare l’attendibilità dei denuncianti e già La Stampa si lancia in processi mediatici: i cinque ragazzi sarebbero stati allontanati dalla Comunità Incontro ben più di un anno fa, perché non seguivano il programma di recupero e perché scoperti a compiere furti". Alcuni di essi, prosegue Volontè "sarebbero in carcere per reati connessi alla tossicodipendenza. È facile immaginare gli improperi e le minacce che tali specchiati e immacolati personaggi abbiano rivolto alla Comunità Incontro e a Don Gelmini nel momento in cui furono allontanati". Volontè suggerisce al ministro della Giustizia Clemente Mastella di intervenire "con i suoi ispettori per capire cosa sta accadendo alla procura di Terni, fino a poco tempo fa impegnata in un’indagine sugli intrecci tra massoneria, partiti e imprenditori, di cui stranamente non si sa più nulla: è bene che al più presto si torni a far parlare la verità e non il furore anticattolico".

"Grazie a Don Gelmini, tanti giovani hanno un futuro. Basta questo per rendere omaggio a un uomo d’azione, un prete di confine, un angelo tra i diseredati". Così Massimo Polledri, senatore della Lega Nord, sull’iscrizione nel registro degli indagati di Don Pierino Gelmini. "Ne uscirà a testa alta, né uscirà grazie anche all’aiuto dei tanti giovani, ragazzi e ragazze, ma anche donne e uomini che sono usciti dal tunnel della disperazione. Forza Don Pierino rispondi con il rosario e l’energia che ci dai e hai sempre dato. Tanti uomini politici e industriali sanno che devono a lui tanto, tantissimo. Verso Don Gelmini è stato fatta un’azione che non sta in piedi".

"Mi auguro vivamente che non si apra un clima negativo, di aggressione o di vero e proprio linciaggio mediatico nei confronti di don Pierino Gelmini. Sarebbe gravissimo". È quanto auspica il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Daniele Capezzone. "Troppe volte, in Italia, persone innocenti sono state infangate. La triste storia della giustizia italiana è piena di casi di lesione grave, profonda, dell’immagine. Non aggiungiamo un altro caso - conclude Capezzone - a questo drammatico elenco".

"La calunnia, l’insulto, l’offesa gratuita fanno parte del destino naturale dei discepoli di Cristo. Questo in ogni epoca storica e in ogni paese ed oggi anche in Italia. Sono sicuro che don Pierino Gelmini vive l’umiliazione di queste accuse come un completamento quasi necessario di una vita di carità e di fede". È quanto afferma il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione. "Fermo restando il rispetto per l’azione dei giudici e la fiducia nella magistratura - prosegue il leader dei cristiano democratici -, è necessario denunciare politicamente con sdegno e forza l’attacco che si rivolge contro la Chiesa italiana colpevole di non piegarsi ai poteri del momento e di testimoniare con semplicità di cuore la propria fede". Secondo Buttiglione, "c’è qualcosa che lega tra di loro questo ulteriore tentativo di delegittimazione con le minacce contro monsignor Angelo Bagnasco, le scritte sui muri, i tentativi di emarginazione dei cristiani nella vita pubblica e anche gli ammonimenti più o meno minacciosi che qualche potente della politica rivolge alla Chiesa invitandola senza mezzi termini a sottoporsi al suo patronato".

Stati Uniti: la detenzione femminile è aumentata del 400%

 

Associated Press, 3 agosto 2007

 

Molte entrano in carcere dopo anni di maltrattamenti e sofferenze. Vittime di abusi psichici e sessuali. Questo il quadro della situazione delle detenute delle carceri europee e americane. Il 20% è analfabeta.

Secondo un rapporto europeo sulle condizioni detentive realizzato nel 2001, le donne rappresentano una minima percentuale della popolazione carceraria (4% in Francia e in Italia, 4,5% in Grecia, 5% nel Regno Unito e 8% in Spagna). Ma queste cifre sono in aumento. In America, il numero delle detenute è aumentato dal 1980 di circa il 400%: il doppio rispetto agli uomini.

La prevalenza è stata condannata per reati non violenti: l’89% delle detenute è in carcere a seguito di contenziosi familiari e/o economici (furto, assegni in bianco, uso di carte di credito false, spaccio di stupefacenti). In situazioni precarie, senza legami affettivi e con un basso livello d’istruzione, queste donne commettono sempre più delitti per sopravvivere. La loro vita è caratterizzata da un progressivo isolamento, che colpisce prima il lavoro e poi la famiglia. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio internazionale delle prigioni il 20% delle detenute è analfabeta e il 50% ha un livello di istruzione primaria. I tre quarti delle donne in carcere ha almeno un bambino.

Nel Regno Unito le carceri sono miste. Le nuovi leggi in vigore contro lo spaccio e il consumo di stupefacenti hanno fatto aumentare e ringiovanire la popolazione femminile negli istituti detentivi. Nel Regno Unito il tasso di incarcerazione delle donne è due volte superiore a quello degli uomini. Ma nonostante questo esistono pochissime carceri femminili: il codice di procedura penale non prevede nessun trattamento particolare per le donne. Le celle di quest’ultime sono di solito poste in aree riservate all’interno delle carceri maschili. Mancano quindi le infrastrutture. L’allungamento delle pene aggrava poi la situazione della detenuta, che prima di entrare in carcere era già precaria. Chi vive dietro le sbarre spesso deve fare i conti con scarsa igiene, malnutrizione, problemi di salute, aumento costante delle automutilazioni e del tasso di suicidi.

Disuguaglianze sul lavoro. Le regole penitenziarie europee sulla formazione e l’impiego sono molto chiare: "Le donne devono avere accesso a diversi tipi di impiego e la loro scelta non deve limitarsi ai lavori tradizionalmente considerati femminili". Non ci dovrebbero essere quindi distinzioni di sesso tra i detenuti. Ma la realtà è molto diversa. Spesso gli impieghi proposti alle detenute riguardano il cucito e l’imballaggio. In Italia, poi, esistono degli scarti di salario tra donne e uomini per lo stesso impiego. Di conseguenza le detenute, rinchiuse in stereotipi femminili e destinate a mansioni ripetitive, non riacquistano stima e fiducia in loro stesse. Oltre alla privazione della libertà, alla perdita di intimità e di dignità, sono rare quelle che riescono ad avere accesso a un vero programma di formazione che sta alla base di un effettivo processo di reinserimento sociale.

Iran: sono oltre 150 le condanne a morte eseguite nel 2007

 

Affari Italiani, 3 agosto 2007

 

Sono stati impiccati sulla pubblica piazza, con un rito che ricorda quelli celebrati dai Talebani in Afghanistan. Colpevoli di avere assassinato il vice procuratore generale Moghaddas, Majid e il nipote Hossein Kavousifar sono finiti sulla forca esattamente due anni dopo l’omicidio, nella stessa piazza e nella stessa ora, di fronte a un enorme poster del magistrato ucciso. Ventiquattro anni, Hossein è nervoso e a poco servono i sorrisi dello zio ventottenne che tenta di fargli coraggio. Una manciata di secondi e due boia incappucciati mettono il cappio al collo ai condannati e danno un calcio alle sedie. Tra il pubblico, qualche centinaia di persone. Urlano "Dio è grande" e scattano foto con i cellulari.

La telecamera della TV di Stato riprende, tra la folla, anche qualche risata. La loro impiccagione segue da vicino quella di nove criminali. Nei giorni scorsi dodici persone erano state impiccate nella prigione Evin di Teheran e altre due nel carcere della provincia del Sistan-Balucistan, nel sud-est del Paese. E mercoledì sono stati condannati a morte a Mashhad, a nord-est dell’Iran, altri sette criminali accusati di stupri, rapina a mano armata e sequestro di persona. Altre 17 persone sono in attesa dell’esecuzione della condanna capitale e tra questi anche i due giornalisti curdi Adnan Hassanpour e Abdolvadeh Botimar, accusati di avere commesso "crimini contro Dio".

Secondo la magistratura iraniana queste condanne rientrano nella campagna per combattere la violenza e la diffusione di droghe. Ma non si tratta sempre di criminali: i giornalisti curdi hanno commesso un reato d’opinione. E la politica ha a che fare anche con la morte, ieri, dei due Kavousifar: hanno assassinato, senza pentirsene, il giudice che presiedeva il tribunale per i dissidenti e che nel 2001 aveva condannato a sei anni di carcere il giornalista Akbar Ganji.

Amnesty International e le altre organizzazioni criticano Teheran per l’alto numero di esecuzioni capitali: 151 dall’inizio dell’anno, una cifra che pone l’Iran appena dopo la Cina. "A essere presi di mira in Iran sono migliaia di giovani", denuncia l’attivista Shiva Nazar Ahari: "sono arrestati con l’imprecisa accusa di essere teppisti o elementi socialmente pericolosi e, dopo processi brevi e sommari rinchiusi in un centro di detenzione in periferia, in attesa di essere rilasciati o impiccati. Le condizioni sono terribili: ci sono in media 40 detenuti, in celle da 15 metri quadrati, con un pasto al giorno. Sei giovani sono morti per l’infezione delle ferite causate dalle frustate".

Come reagire a queste notizie che fanno orrore all’opinione pubblica internazionale e terrorizzano gli iraniani? La pressione internazionale può servire e questa volta l’Italia sembra essere in prima linea: su istruzioni del ministro degli Esteri D’Alema, la Farnesina ha manifestato ai diplomatici iraniani a Roma la "forte inquietudine" per le esecuzioni delle ultime settimane e per la sorte dei due giornalisti curdi di cui è stata sollecitata la sospensione della sentenza, e ha sottolineato l’impegno dell’Italia per una moratoria della pena di morte in vista della sua abolizione. Un tema che aveva trovato il consenso dell’ex presidente riformatore Khatami ma che non interessa l’attuale leadership iraniana.

 

 

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