Rassegna stampa 21 settembre

 

Indulto: Manconi; oltre 20mila scarcerati, 609 di nuovo in cella

 

Agi, 21 settembre 2006

 

Sono oltre 20mila, per l’esattezza 20.687, gli ex detenuti che hanno lasciato le carceri per beneficio del provvedimento di indulto. Di questi, 609 sono già tornati in cella. I dati sono stati resi noti oggi dal sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, rispondendo al un’interpellanza urgente del deputato Federico Palomba (Italia dei Valori). Tra gli oltre 20mila scarcerati, ha spiegato Manconi, 3.973 hanno altri procedimenti penali pendenti oltre al reato interessato dall’indulto. Il provvedimento votato dalle Camere ha inciso soprattutto sui condannati per reati contro il patrimonio (39,9%), violazione della legge sugli stupefacenti (14,3%) ed illeciti contro la persona (12,1%). Inoltre, risultano usciti dal carcere per revoca della custodia cautelare 2.282 detenuti, di cui 351 in attesa di primo giudizio, 1.188 appellanti, 587 ricorrenti in Cassazione, più 156 cosiddetti "misti", ossia con altri procedimenti pendenti.

Tra i condannati in misure alternative alla detenzione, hanno terminato anzitempo l’esecuzione in ragione dell’indulto 3.788, mentre 18.000 detenuti, in forza dell’indulto, sono rientrati nei termini per l’accesso alle misure alternative.

Per quanto riguarda gli stranieri, il sottosegretario Manconi ha osservato che, su un totale di 271 immigrati interessati dal beneficio dell’indulto, a 125 è stato contestato il reato di inottemperanza all’obbligo di allontanamento dal territorio dello Stato e, tra questi, a 118 solo ed esclusivamente tale reato.

Se ai 609 rientrati in carcere, ha spiegato Manconi, "sottraiamo quei 118 stranieri cui viene contestato solo ed esclusivamente l’inottemperanza sull’obbligo di allontanamento dal territorio dello Stato, abbiamo tra i beneficiari dell’indulto un tasso di recidiva dell’1.8%".

Tuttavia, ha aggiunto il sottosegretario, "si tratta di un dato provvisorio, riferito al primo mese e mezzo di applicazione della legge e destinato prevedibilmente a modificarsi in senso negativo" e quindi "non autorizza frettolosi ottimismi", ma "segnala un tasso di reiterazione del reato significativamente contenuto rispetto agli ordinari livelli di recidiva, tradizionalmente registrati in assenza di provvedimenti di clemenza".

Rispetto allo scorso anno, inoltre, il numero delle persone entrate in carcere dal 1° agosto al 1° settembre risulta diminuito: nel 2006, infatti, sono state 6.337, contro le 6.923 dello stesso periodo del 2005. In merito al numero dei reati denunciati dopo il 1° agosto scorso, ha rilevato Manconi, i dati del ministero dell’Interno "hanno carattere provvisorio" e "le prime valutazioni circostanziate potranno essere svolte solo nel secondo trimestre 2007". In ogni caso, ha concluso il sottosegretario, "i dati disponibili al 20 settembre 2006 relativamente alle grandi aree metropolitane del nostro Paese, segnalano come l’indice di delittuosità riferito all’agosto 2006 è sostanzialmente invariato rispetto all’indice riferito all’agosto 2005".

Giustizia: Rutelli; al via la costruzione di 9 nuove carceri

 

Il Gazzettino, 21 settembre 2006

 

Il nuovo carcere a Rovigo verrà fatto. L’ha assicurato il vice premier Francesco Rutelli, alla Camera, nel question time, rispondendo a un’interrogazione sull’indulto e l’affollamento delle carceri. Rutelli ha spiegato che nove nuovi istituti penitenziari sono in fase di costruzione o di avvio delle opere e per altri venti sta per partire la ristrutturazione. Rovigo è uno dei nove che avrà le nuove strutture, insieme a Rieti, Marsala, Savona, Sassari, Cagliari, Tempio Pausania, Oristano e Forlì.

Giustizia: Mazzoni (Udc); a Napoli la sfida è la formazione

 

Il Mattino, 21 settembre 2006

 

"Dialogare al di là delle appartenenze sulla sicurezza e sul concetto di rieducazione". È uno dei punti fermi di Erminia Mazzoni, vicesegretario nazionale dell’Udc, componente della Commissione giustizia alla Camera.

 

Onorevole, a Napoli sono in tanti a protestare contro l’indulto, vista la ricorrente emergenza criminale. Qual è la sua posizione?

"Sulla sicurezza non si può fare ideologia e propaganda. Il problema della criminalità a Napoli non nasce con l’indulto e non si risolve alimentando allarme sociale. È necessario un vero piano di sicurezza e una implementazione delle forze dell’ordine e anche del personale penitenziario, che da anni attende una riforma ordinamentale che adegui le mansioni alle funzioni".

 

Come risponde a quanti protestano per la scarcerazione di pregiudicati che si sono macchiati di omicidi e di rapine efferate, come nel caso dell’edicolante ucciso lo scorso quattro settembre?

"Sono casi drammatici in contesti già degradati. Occorre investire su formazione e prevenzione, dentro e fuori le celle, grazie a figure specializzate".

 

Lei rivoterebbe la legge sull’indulto?

"Certo. Mi assumo piena responsabilità e credo che sia opportuno riprendere il dialogo sulla sicurezza e sulla formazione".

Bari: indulto; il carcere è cambiato, non siamo più all’inferno

 

La Repubblica, 21 settembre 2006

 

In cella migliorati pulizia, spazio e igiene Il carcere di Bari, ai tempi dell’indulto, è un muro scrostato che verrà ridipinto di avorio, due mani di tempera sopra quell’azzurrino terribile che andava di moda mezzo secolo fa. È la conquista di spazio vitale nelle celle, nei cortili per le ore d’aria, nelle docce comuni che ancora ci sono reparti più scalcinati, rubinetti che mancano o non si aprono, soffioni e scarichi spariti, piastrelle sbrecciate, privacy zero.

È lo sguardo finalmente più rilassato del vice comandante dei poliziotti penitenziari, l’ispettore Marino Marziliano, uno che in divisa ha passato più di 30 anni filati in galera. È l’occasione per riscrivere la filastrocca composta da un detenuto nel periodo di massimo affollamento e rimasta appesa a una parete della scuola media del primo raggio: "In sette a dividerci una cella, fra pugliesi e albanesi, un po’ stretti, sopra e sotto i letti".

Nei fatti, nella vita quotidiana, il mondo a parte dietro le sbarre sta cambiando. È già cambiato, in tante piccole cose. Lavori di tinteggiatura completati e altri in corso, impianti elettrici rimessi a norma, riorganizzazione del personale e dei servizi, mobili moderni in arrivo per l’ufficio matricola, corsi professionali storici al via e nuove iniziative per l’apprendimento di un mestiere e per la costruzione di un futuro all’estero. "A ottobre - raccontano - partiranno le lezioni intensive promosse dall’Adecco e dall’Isvor: 225 ore per diventare manutentori di impianti e, da subito, l’iscrizione dei detenuti studenti alle liste dell’agenzia di lavoro interinale".

A quasi due mesi dall’entrata in vigore del provvedimento di clemenza, anche nell’istituto di Carrassi la popolazione carceraria si è più che dimezzata. La media di 510-520 ospiti, con punte ancora superiori, appartiene al passato. Adesso, ai tempi dell’indulto, il totale è sceso a quota 253: 12 donne e 241 uomini, 44 dei quali di origine straniera. Lo sfoltimento più marcato ed evidente c’è stato al femminile: meno 33 nel giro di qualche settimana, il silenzio quasi assoluto al posto della classica colonna sonora della galera.

Sono usciti 144 definitivi, i condannati con pene inferiori ai tre anni. Stanno riguadagnando in anticipo la libertà anche i "giudicabili", gli imputati in attesa di giudizio di primo grado o di appello. Le statistiche raccontano che sono partiti in 16. Altri carcerati ancora sono stati sfollati, cioè spostati in altri istituti con posti liberi. Per tutti gli indultati il provvedimento è "provvisorio". Per diventare irrevocabile, è la regola, il beneficiario non deve commettere altri reati entro i prossimi cinque anni. Qualcuno è già tornato in cella, perché ci è ricascato, ma ancora si ragiona in termini di unità.

"Questo è un periodo di transizione - commenta il direttore protempore di Bari, Antonio Fullone, funzionario giovane e motivato - e di sfide. Stiamo cercando di pensare un carcere più utile. Dopo anni di sovraffollamento, e di problemi connessi, l’occasione è storica. Per la prima volta possiamo lavorare sulla qualità, non sull’emergenze".

E se è vero che troppe celle sono indecenti - il water è dietro un muretto a mezza altezza, vicino al fornelletto usato per cucinare e alla testata del letto - in altre si sono raggiunti gli standard previsti dal Regolamento del 2000: bagni veri, con doccia e bidet. L’obbiettivo finale è di completare a breve la ristrutturazione radicale di tutto il resto. Il carcere, ai tempi dell’indulto, è anche la voglia ci crederci e di provarci.

Cagliari: c’è "qualcosa da aspettare" per i ragazzi dell’Ipm

 

Redattore Sociale, 21 settembre 2006

 

Si chiama "Qualcosa da aspettare" il ciclo di appuntamenti pensato per i ragazzi reclusi nel carcere minorile di Quartucciu, organizzato dall’associazione teatrale "La fabbrica illuminata" e dall’associazione "L’Alambicco". Il nome nasce da una bellissima canzone di Fausto Amodei e si propone di sintetizzare lo spirito di questi incontri. Un’iniziativa per tentare di alleggerire la lunga attesa degli undici ragazzi - che non hanno goduto dell’indulto - che vivono reclusi all’interno delle quattro mura del carcere a pochi passi dal centro abitato di Cagliari.

"Un ragazzo che trascorre le sue giornate in un carcere minorile è spesso condannato a detenzioni di breve o media permanenza. Sa dunque che presto uscirà - spiegano infatti gli organizzatori -. È importante che attenda questo momento con speranza e ottimismo. E l’attesa se la crea proprio in carcere, dove il tempo ha una scansione tutta sua, che solo i detenuti e gli addetti ai lavori possono capire appieno".

Gli incontri proposti si inseriscono tra le numerose e variegate attività organizzate nel carcere, con l’intento di istillare nei ragazzi una curiosità, un sorriso, una considerazione. Proiezioni di film, spettacoli teatrali, musica e poesia scelti appositamente per creare dei momenti di discussione e riflessione insieme. Venerdì scorso è stato il turno di "Accattone" di Pierpaolo Pasolini: "Abbiamo scelto Pasolini perché era un’artista anti borghese e qui siamo in un contesto altrettanto antiborghese.

Ma la scelta è ricaduta su di lui soprattutto perché ha raccontato nella sua opera scritta e nei suoi film le borgate sottoproletarie ed emarginate romane, e proprio ai ragazzi delle borgate dedicò tutta la sua vita"- continuano gli organizzatori. Il percorso ha avuto infatti come protagonisti autori e testi con codici linguistici, contenuti e biografie che hanno tutte le potenzialità per "arrivare". Ma chi deciderà il successo dell’iniziativa sarà il gruppo dei ragazzi.

Una sfida che la fabbrica illuminata e l’Alambicco intendono affrontare in nome di una sempre più capillare divulgazione della cultura. Venerdì 22 settembre sarà dedicato alla poesia di Elsa Morante con "Il mondo salvato dai ragazzini" e ancora al cinema con "Mamma Roma" di Pierpaolo Pasolini. Venerdì 29, a chiudere il ciclo di incontri, sarà "La poesia e la galera" di Jean Genet, seguito dalla proiezione del film "La rentré" di Franco Angeli.

L’Associazione Culturale "La Fabbrica Illuminata" è nata nel gennaio del 2004 ponendosi dichiaratamente in rapporto con la straordinaria opera di Luigi Nono e Giuliano Scabia - "La Fabbrica illuminata" (1964) - con la quale ha inaugurato un percorso di attenzione per le tecnologie avanzate e le strumentazioni non tradizionali. Si pone l’intento di promuovere e diffondere la cultura sarda, di valorizzarne le straordinarie risorse in termini di professionalità nel campo del teatro, della musica, della scrittura, della danza, della cinematografia, stabilendo un collegamento con le forze più vive che operano in Sardegna.

Palermo: all’Ipm una sezione della scuola professionale Ipsia

 

Redattore Sociale, 21 settembre 2006

 

Nel carcere Malaspina di Palermo i ragazzi potranno frequentare e conseguire un titolo di studio professionale grazie all’inserimento di una sezione della scuola D’Acquisto di Bagheria. L’iniziativa dell’Ipsia Salvo D’Acquisto di Bagheria si pone come una strada per fronteggiare la dispersione scolastica partendo proprio dai ragazzi più difficili ospitati all’interno dell’istituto rieducativo. La scuola tecnico professionale, nello scorso anno scolastico, aveva permesso di fare conseguire il titolo di studio ad un ex alunno giunto al Malaspina per reati penali.

Dopo questa esperienza si è pensato di seguire i ragazzi, rendendo stabile presso l’istituto penale minorile Malaspina una sezione dell’Istituto professionale d’Acquisto di Bagheria. In particolare, i ragazzi ospitati all’interno della struttura rieducativia, potranno conseguire la qualifica di operatore elettrico o elettronico, un titolo di studio che potrebbe facilitare in futuro il loro reinserimento in società.

Il provvedimento relativo alla nascita della succursale è stato firmato dall’assessore provinciale al Lavoro e alla Formazione professionale, Enzo Gargano, e ora ha ottenuto il via libera anche alla Regione. "Lo scorso anno- riferisce Gargano - la scuola aveva sperimentato un’iniziativa analoga, su base ridotta, con fondi propri, consentendo ad un ex alunno di conseguire la qualifica. Quest’anno abbiamo deciso di mettere a frutto questa esperienza strutturando un corso di studi.

Da parte nostra, si tratta di un intervento che ha un’alta valenza sociale ed educativa: gli ospiti dell’Istituto potranno occupare proficuamente le ore trascorse all’interno del carcere, conseguendo un titolo di studio che consentirà loro un più facile inserimento nel mondo del lavoro". Gli orari e l’organizzazione relativa allo svolgimento dell’attività scolastica saranno concordati, nei prossimi giorni, con la direttrice dell’Istituto Rita Barbera. Intanto, due sono già gli alunni iscritti alla prima classe che inizierà il 25 settembre. Il corso avrà la durata di tre anni, al termine dei quali gli studenti potranno scegliere se conseguire la qualifica o continuare a frequentare l’ultimo biennio di lezioni per ottenere il diploma.

Palermo: ex detenuti e precari ancora barricati in Comune

 

La Sicilia, 21 settembre 2006

 

È proseguita anche ieri l’occupazione degli uffici comunali nel Pallone di viale del Fante. Ex detenuti e disoccupati, e alcune donne in cerca di una stabile occupazione, da martedì pomeriggio sono barricati nei locali per protestare contro i ritardi nell’inquadramento come Lsu dopo la presentazione degli elenchi con i 200 nominativi, come era stato loro richiesto.

Ieri mattina gli impiegati del comune si sono presentati regolarmente al lavoro ma hanno trovato la porta chiusa e presidiata dall’interno dai manifestanti che hanno impedito l’ingresso anche a polizia e carabinieri che mantengono il cordone attorno alla struttura. Gli impiegati comunali hanno preferito recarsi a lavorare in altri dipartimenti dell’Amministrazione.

I manifestanti hanno realizzato alcuni striscioni che poi hanno esposto all’esterno del Pallone per renderli visibili a quanti si recavano allo stadio Barbera per assistere al derby tra Palermo e Catania.

"Ribadiamo - ha detto Filippo Accetta, portavoce dei manifestanti - che non ci muoveremo da qui fino a quando non ci comunicheranno la data dell’incontro con regione e comune per fare chiarezza sulla nostra posizione". Ex detenuti e precari hanno manifestato anche ad agosto con sit-in e cortei.

 

 

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