Rassegna stampa 20 settembre

 

Giustizia: Finocchiaro; l’indulto era un provvedimento necessario

 

Ansa, 20 settembre 2006

 

Anna Finocchiaro, capogruppo di "Uniti nell’Ulivo" al Senato, intervistata da "Dillo ad Alice", ha dichiarato: "Noi, sin dalla scorsa legislatura, abbiamo raccomandato molta cautela ogni volta che si parla di provvedimenti di clemenza, perché non possono esserci speranze che vengono frustrate come sono state frustrate per cinque anni annunciando continuamente l’amnistia.

È un provvedimento necessario per ridare dignità allo stare in carcere; il fatto che sopravvivano le misure accessorie significa che le cose serie - tutela della collettività in particolare nei confronti della commissione dei reati economici e finanziari - è assicurata. Non basta l’indulto, bisogna agire, introducendo altre sanzioni rispetto alla reclusione. Sanzioni che siano più efficaci e immediatamente poste in essere. Infine occorre sveltire il processo penale, perché abbiamo il 37% dei detenuti che è in attesa di giudizio".

Giustizia: Barbato; indulto varato con consenso opposizione

 

Il Denaro, 20 settembre 2006

 

Le recenti polemiche sul provvedimento di indulto sono inutili e vane strumentalizzazioni che non giovano alla democrazia. Parola del capogruppo dei Popolari-Udeur al Senato, senatore Tommaso Barbato. Che dice. "Non esasperiamo questi episodici e rari casi di violenza a fronte di una manovra necessaria, principalmente apprezzata dalla larga maggioranza del Governo ed approvata anche grazie ai consensi dell’opposizione."

Padova: studenti "in carcere"... e l’esperienza diventa un libro

 

Redattore Sociale, 20 settembre 2006

 

Da un progetto scolastico di conoscenza ravvicinata degli istituti di pena è nato "I buoni dentro. I cattivi fuori", interamente scritto dai ragazzi. L’edizione è curata dall’Associazione di Volontariato Penitenziario "Il Granello di Senape". "La prof ci ha raccomandato di osservare tutto tutto tutto quando entravamo in carcere, e io ho osservato tutto tutto tutto". A osservare "tutto tutto. tutto", entrando in carcere, non solo Susanna, su consiglio della sua "prof", ma la gran parte degli studenti coinvolti in un progetto di "conoscenza ravvicinata" del carcere da cui è nato il libro "I buoni dentro. I cattivi fuori".

Come dire, gli studenti in carcere e i detenuti a scuola - che è poi il sottotitolo del libro - in un gioco delle parti che ha permesso ai ragazzi di discutere, capire, spiegare ad amici e genitori, lottare anche con se stessi e i pregiudizi annidati nella loro testa. E a leggere i loro testi, si capisce una cosa: non hanno scritto con la pistola dell’insegnante puntata alla tempia; hanno scritto con autentica passione.

Nel libro si possono trovare:

i testi degli studenti, quello che immaginavano del carcere e quello che hanno visto e capito entrando a contatto diretto con la galera e con chi ci vive dentro;

le lettere e le testimonianze dei detenuti;

il racconto di come gli adulti, genitori, parenti, amici hanno reagito a un progetto così poco "normale";

il punto di vista di insegnanti, operatori, volontari;

indicazioni pratiche per avviare un progetto "scuole-carcere";

i consigli di scrittura dello scrittore Carlo Lucarelli, i suggerimenti di una esperta su come realizzare un laboratorio di scrittura autobiografica, il racconto di una esperienza di "immersione" dei ragazzi nella scrittura autobiografica in una scuola;

e tante altre cose ancora, a dimostrare che scuola e carcere, quando escono dalla routine, possono dar vita a un confronto che arricchisce un po’ tutti.

Per ricevere "I buoni dentro. I cattivi fuori" è sufficiente fare una donazione di 12 euro sul conto corrente postale 15805302, intestato proprio all’Associazione di Volontariato Penitenziario "Il Granello di Senape". Il libro si può prenotare telefonando al numero 049.654233, oppure scrivendo all’indirizzo e-mail redazione@ristretti.it.

Palermo: ex detenuti occupano il Comune, chiedono lavoro

 

Ansa, 20 settembre 2006

 

Dopo i cortei in centro e l’occupazione della Cattedrale, gli ex detenuti sono tornati alla carica, occupando uffici del Comune di Palermo. Da oltre 24 ore un centinaio di manifestanti sono barricati nei locali, alcuni con bidoni pieni di benzina. I manifestanti, che da circa un anno e mezzo attendono un posto di lavoro, chiedono a Regione e Comune il rispetto dell’accordo che prevedeva la presentazione di una lista di circa 200 nomi da inserire nel bacino dei lavoratori socialmente utili.

Minori: i ragazzi di Nisida fanno una recita al Quirinale

 

Il Mattino, 20 settembre 2006

 

L’emozione non li ha abbandonati un solo istante, nel cortile d’onore del Quirinale c’erano anche loro per celebrare l’inaugurazione dell’anno scolastico, invitati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: Umberto, Daniela, Mirella della famiglia dei Rom, Domenico, Antonio, Danielina e i due magrebini Rascid e Zaccaria. La loro provenienza? Lo "scoglio" di Nisida: è qui che alcuni di loro hanno scontato la loro pena e che adesso proseguono il reinserimento nel tessuto sociale ospiti di alcune comunità; è qui che altri sono ancora detenuti.

Ma cosa ci fanno otto adolescenti che hanno per così dire già un passato alle spalle e un futuro da inventare tra duemila studenti nel palazzo del Quirinale? È una storia che parte da lontano; è la storia di un feeling tra un capo di Stato e quello scoglio che cerca di dare una virata a troppe situazioni di disagio che finiscono per portare al carcere.

Sono i ragazzi che hanno dato fondo a tutto il loro impegno per una pièce teatrale che rappresenta, manco a dirlo, la lotta tra il bene e il male. Ed è sull’impegno che il presidente Napolitano insiste con forza, l’impegno per la scuola, ma anche per tutto il resto, per tutto ciò che contribuisce a dare una finalità alle nostre azioni. Si rivolge direttamente a loro, nel discorso che fa ai ragazzi, sottolineando, appunto, come l’impegno dimostrato nel laboratorio teatrale sia emblematico della capacità e della voglia di voltare pagina, di vivere la vita da persone libere.

Essere apostrofati così direttamente fa lievitare l’emozione, perché la cosa non finisce lì, perché a Umberto, Daniela, Mirella, Domenico, Antonio, Danielina, Rascid e Zaccaria tocca nientemeno che il compito di chiudere la manifestazione proprio recitando un pezzo di quel testo teatrale che hanno già portato in scena con successo nella sede dell’istituto di Nisida e al teatro Mercadante. È l’ultimo pezzo del testo "Fino a quel giorno", liberamente tratto dal libro di Luisa Mattia "La scelta" e che racconta la storia di due fratelli siciliani, Pedro e Totò, che prendono due strade diverse: il primo si lascia irretire dalla mafia al punto da uccidere il loro migliore amico, mentre Totò, aiutato da un puparo e dalla figlia, riesce a salvarsi.

E l’emozione, soprattutto di Rascid - Totò e Pedro - Domenico, diventa quasi tensione. "Un momento storico" quello vissuto al Quirinale, commenta il direttore dell’istituto di Nisida, Gianluca Guida, che evidenzia non solo il lavoro che si porta avanti perché cadano diversi steccati, ma che rappresenta anche una straordinaria occasione di integrazione. Ora i ragazzi di Nisida sperano in un altro momento importante, e precisamente in un incontro ancora più diretto: al presidente Napolitano, infatti, devono ancora consegnare un presepe realizzato nel laboratorio dell’istituto, un presepe di cui il capo dello stato ha visto solo le fotografie, quelle mostrategli dalla presidente del Consiglio regionale, Sandra Lonardo, nel corso della sua prima visita a Napoli: si aspetta, sempre con trepidazione, l’occasione per darlo al destinatario.

 

Fiabe straniere nei progetti dell’istituto

 

E per i prossimi mesi ecco due progetti su cui Nisida conta per favorire l’integrazione, non va dimenticato, infatti, che diversi ospiti dell’istituto sono stranieri. Con le "Storie evasive" si cerca di fare un viaggio a ritroso nel tempo per non dimenticare le proprie origini e non disperdere un importante patrimonio dell’infanzia, quello delle favole. Con le associazioni Orsa Maggiore e Cartusia si cercherà di mettere insieme una raccolta di fiabe di ciascun paese dei ragazzi detenuti. Tema di grande spessore quello del valore della genitorialità che diventerà oggetto e di studio. Si lavorerà in questo ambito anche per responsabilizzare i ragazzi che non di rado diventano genitori troppo presto.

Como: Cisl proclama lo stato di agitazione degli agenti

 

Provincia di Como, 20 settembre 2006

 

La Cisl proclama lo stato di agitazione al Bassone di Como. Secondo la sigla sindacale, la mossa è resa necessaria da "una grave situazione determinata dalle continue disfunzioni gestionali e organizzative" che affliggerebbero la casa circondariale. Questo è quanto si legge nella nota ufficiale.

Tutto partirebbe da un incontro sindacale tenuto in data 14 settembre. Tra i problemi denunciati da Massimo Corti, coordinatore regionale e provinciale della Cisl, spicca una mancanza di confronto con le organizzazioni sindacali. "Di fatto - osserva Corti - si continua a condurre in modo non efficiente e trasparente l’attività di organizzazione delle risorse umane, lasciandola all’improvvisazione ed evitando il confronto con le organizzazioni sindacali".

"Sempre più frequentemente - aggiunge - le direttive emanate e gli accordi sottoscritti con il sindacato in merito alla gestione organizzativa del personale della polizia penitenziaria vengono disattesi, determinando un malcontento generale non più governabile".

"Troppo spesso - conclude - a tutti i livelli di responsabilità si manifesta un disinteresse verso le istanze avanzate dal sindacato".

In particolare, la Cisl mette sul piatto una serie di problemi: mancanza di organizzazione del servizio delle unità operative, cambi di turni non motivati e non annunciati con debito preavviso e piani ferie comunicati con ritardo, soltanto per citarne alcuni.

Il sindacato riconosce poi l’impegno della nuova direzione, passata da Francesca Fabrizi a Fabrizio Rinaldi, ma definisce l’attività ancora "decelerata e gravosa".

Il comunicato si chiude con un chiarissimo ultimatum: "L’eventuale assenza di risposte positive costringerà la Cisl a non sospendere lo stato di agitazione del personale e ad avviare ulteriori azioni di lotta che si renderanno necessarie per avviare a soluzione la situazione descritta".

Bari: indulto; vertice in prefettura, sindaci chiedono sicurezza

 

Gazzetta del Mezzogiorno, 20 settembre 2006

 

Negli uffici del prefetto di Bari, Carlo Schilardi, una delegazione dell’Anci Puglia formata dal presidente Lamacchia e dai sindaci Emiliano di Bari, Azzollini di Molfetta, Perrone di Corato e Natalicchio di Giovinazzo ha partecipato ad una riunione del Comitato per l’Ordine Pubblico. Il presidente dell’Anci ha sottolineato l’opportunità del varo di un programma di rientro per gli oltre 3mila cittadini che hanno goduto del recente indulto, di un maggiore coordinamento delle istituzioni sul territorio ai fini della tutela e della sicurezza pubblica e ribadito che le amministrazioni comunali sono il primo presidio della legalità sul territorio.

Il sindaco di Bari ha illustrato l’idea di un ufficio di coordinamento di area vasta per la gestione del rientro nella società degli ex detenuti. Il sindaco di Molfetta ha sottolineato l’opportunità di una particolare attenzione al problema della micro delinquenza e del controllo del territorio: i reati contro la persona devono essere restituiti alla giusta percezione di reati gravi. Nelle prossime settimane si lavorerà a protocolli che favoriscano il coordinamento istituzionale e la soluzione dei problemi emersi nel corso della discussione.

Immigrazione: invalido dopo due incidenti, ricevuto da Amato

 

Redattore Sociale, 20 settembre 2006

 

Immigrati e burocrazia: a Genova la denuncia dell’ennesima odissea. Lunedì scorso, durante la Conferenza di Genova sull’immigrazione, un uomo di mezz’età zoppicando si è avvicinato al Ministro dell’Interno Giuliano Amato, gli ha consegnato una grande busta bianca e si è allontanato in silenzio. "Ho consegnato al Ministro la mia vita".

Si chiama Jilali Kazbouri, nazionalità marocchina, 51 anni di cui 25 passati in Italia. Dentro la busta la sua odissea burocratica, cominciata dieci anni fa dopo due incidenti che gli hanno provocato la frattura di entrambe le gambe e di un braccio. Un centinaio di fogli per chiedere all’Italia di non lasciarlo solo. Faceva il giardiniere in provincia della Spezia, adesso non può più lavorare e non ha una dimora fissa. Una decina di pratiche con richieste di alloggio e pensione di invalidità. Amato ha preso la busta dalle mani di Kazbouri, che adesso spera in una svolta della sua vicenda.

Intanto, il gesto dell’immigrato marocchino non ha lasciato indifferente la Giunta Regionale. Giovanni Vesco, Assessore all’Immigrazione della Regione Liguria, ha lanciato un messaggio attraverso i media per rintracciare Kazbouri e poterlo incontrare. "Mi ha colpito la dignità di quest’uomo che ha abbandonato la sala senza dire una parola, lasciando che il contenuto della busta parlasse per lui. Ho poi scoperto che i vari incartamenti descrivevano la sua personale odissea burocratica, sicuramente emblematica nel tracciare un quadro dell’attuale situazione normativa sui migranti. Ho intenzione, se lui lo desidera, di incontrare questo ligure (come altro definire chi vive nella nostra regione da 25 anni?) per farmi raccontare la sua storia nel dettaglio e cercare, per quanto possibile, di intervenire".

La vicenda dell’immigrato rilancia il dibattito sullo snellimento delle pratiche burocratiche per gli immigrati, più volte ribadito nel corso della Conferenza di lunedì. Associazionismo e rappresentanti di Regioni ed Enti locali hanno insistito sulla necessità di accelerare i tempi per il rilascio di permessi e i ricongiungimenti e i Comuni chiedono la competenza nella gestione delle pratiche. Per ridurre i ritardi nelle procedure, la Liguria, nella nuova Legge sull’immigrazione, prevede la stipula di protocolli operativi tra autorità governative d Enti Locali e nuove formule abitative.

 

 

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