Rassegna stampa 10 gennaio

 

Amnistia: si riunisce la Commissione Giustizia per l'ultimo tentativo

 

TG Com, 10 gennaio 2005

 

L’ultimo tentativo di arrivare all’amnistia si gioca nella commissione Giustizia della Camera, ma la strada è stretta e il tempo stringe. Se le elezioni si terranno il 9 aprile, la legislatura potrebbe chiudersi già il 29 gennaio. Rimangono quindi solo tre settimane, per mettere assieme quella maggioranza qualificata (i due terzi dei parlamentari in entrambe le Camere), che è stata impossibile da raggiungere nei cinque anni precedenti. È per questo che sulla questione aleggia un certo scetticismo, nonostante la mobilitazione dei promotori della marcia di Natale, che presidiano piazza Montecitorio in attesa della seduta della commissione Giustizia. E nonostante che il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, abbia rinnovato la richiesta di clemenza, come Giovanni Paolo II aveva fatto in occasione del Giubileo del 2000, e nella sua visita a Montecitorio, nel 2002.

Ma, anche di fronte a queste sollecitazioni, il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini avverte che il cammino è difficile; e, pur ringraziando il cardinal Martino per "il senso della misura" con cui ha chiesto l’amnistia, Casini ha avvertito il rischio che si possano "usare strumentalmente delle aspettative legittime", come quelle dei detenuti, che rischiano di restare deluse. Per ora, la situazione è che, dopo la convocazione fra Natale e Capodanno della Camera (alla quale ha risposto circa un deputato su sei), la commissione ha l’incarico di mandare un testo in aula. Ma, osserva Casini, senza un accordo molto ampio, basterebbe un po' di ostruzionismo a vanificare tutto.

E, al momento, l’intesa è lontana già nei due schieramenti. Nel centrodestra pesa il ‘nò secco di An e della Lega, mentre l’Unione sconta la divisione fra chi reclama un provvedimento più ampio possibile (Giuliano Pisapia, del Prc, presenta emendamenti per approvare sia l’amnistia che un indulto), e chi invece ritiene che non si possa andare al di là di un "indulto graduato". Quest’ultima è la posizione espressa da una persona vicina a Romano Prodi, come Franco Monaco, per il quale questo sarebbe un atto di clemenza come chiesto dalla Chiesa, mentre è irresponsabile alimentare illusioni su altri provvedimenti.

Che i margini siano stretti lo riconosce anche il verde Paolo Cento, che però suggerisce il 2 giugno 2006, sessantesimo anniversario della Repubblica, come data adatta all’amnistia. Mentre Marco Rizzo, del Pdci, ritiene che l’amnistia andrebbe approvata subito, per impegnarsi nella prossima legislatura in una riforma che alleggerisca i processi e renda più decenti le condizioni nella carceri. E Fausto Bertinotti ritiene che se dal Parlamento non dovesse arrivare una risposta positiva, bisognerebbe "riprendere l’iniziativa nel paese".

Se nell’Unione manca l’accordo, c’è anche chi ritiene che il vero problema sia nella Cdl; e in particolare, come sostiene Pierluigi Mantini della Margherita, nel fatto che "Berlusconi e Casini sono incapaci persino di assumere una posizione", lasciando il campo libero alle posizioni più oltranziste di An e della Lega che impediscono di arrivare anche a soluzioni intermedie, come un indulto limitato e solo per i reati meno gravi.

Amnistia: Casini; difficile trovare un’intesa tra i Poli

 

Corriere della Sera, 10 gennaio 2005

 

L’ultima mediazione possibile su un provvedimento di clemenza per i detenuti si tenta in queste ore. Con molto scetticismo. Un emendamento presentato ieri alla Camera dall’onorevole Buemi (Sdi) cerca di mettere d’accordo la parte della Casa delle Libertà, favorevole a un provvedimento complessivo formato da indulto e amnistia, con i Ds, finora contrari all’amnistia. L’idea è di riproporre alla Camera il testo di un provvedimento già presentato al Senato proprio dai Ds e favorevole al doppio provvedimento. Nella speranza che i deputati della Quercia non sconfessino il lavoro dei colleghi del Senato. Il presidente della commissione giustizia, Gaetano Pecorella, ha convocato per oggi alle 17 una seduta che andrà avanti ad oltranza nel tentativo di licenziare almeno un testo da portare in aula. Ma mentre continua la mobilitazione iniziata dai radicali e all’indomani dell’appello lanciato dal cardinal Martino sulle pagine del Corriere ("perché venga votato al più presto, dal Parlamento, appena riprendono i lavori, il provvedimento di clemenza per i carcerati"), lo stesso presidente Pierferdinando Casini invita alla cautela: "Il cammino di un provvedimento come questo è difficile e c’è bisogno di un ampio accordo tra le parti, ma c’è una difficoltà a trovare un’intesa su questo fra le forze politiche".

Intervistato dall’emittente vaticana Telepace Casini dichiara: "Mi amareggia molto il fatto che non si voglia tenere in considerazione che il Parlamento qualcosa in materia ha cercato di fare e non è stato sordo e non si è limitato a mettere una targa per commemorare Giovanni Paolo II". E pur esprimendo apprezzamento per l’appello del cardinal Martino, Casini invita "a non usare strumentalmente delle aspettative legittime". Sulla questione, ricorda "in passato c’è stato un dibattito molto aspro e io stesso sono stato al centro di una polemica che la Lega ha fatto nei miei confronti proprio quando siamo arrivati a varare un indultino". Ma per una "amnistia ci vuole un quorum che se non c’è un accordo quasi unanime non si raggiunge. Dunque è inutile sminuire le cose o banalizzarle".

L’ultima possibilità ai detenuti in attesa di amnistia l’ha offerta ieri il responsabile giustizia dello Sdi, Enrico Buemi: "Ho riproposto come emendamento la proposta di legge presentata dai Ds del Senato". "In sostanza prevedeva l’amnistia per reati con pena massima fino a 4 anni, ad esclusioni di alcuni reati come terrorismo, mafia, reati ambientali gravi e reati contro la pubblica amministrazione. E un indulto fino a due anni per tutti, ma condizionato: si perde se nei 5 anni successivi al beneficio si commette un reato. Sono i ds che lo hanno proposto. E quello che era realizzabile 4 mesi fa, quando venne presentato, non è cambiato. Spero che lo votino". Resta però l’incognita del voto segreto. Al di là del "no" certo di Lega e di buona parte di An, ci sono anche le perplessità della Margherita. Ieri il vicepresidente dei deputati, Franco Monaco, ha ribadito che l’amnistia rappresenta "un taglio ai processi e dunque la rinuncia a fare giustizia". Meglio, dunque, l’indulto. Secondo il dl Pierluigi Mantini però "il vero problema è che Berlusconi e Casini non si pronunciano sul provvedimento di clemenza lasciando la partita nelle mani della Lega e di An". Intanto i verdi con Paolo Cento invitano a "non vendere illusioni". E il radicale Daniele Capezzone raccomanda: "ciascuno si assuma responsabilità di un chiaro si o un chiaro no".

Bergamo: i detenuti protestano per ottenere l’amnistia

 

L’Eco di Bergamo, 10 gennaio 2005

 

Una sorta di sciopero della fame in carcere a Bergamo per sollecitare l’amnistia. Da cinque giorni il 90% dei detenuti rifiuta il cibo del carrello mensa per protestare contro il sovraffollamento, in vista della riunione della commissione Giustizia della Camera, in programma oggi a Roma. Un incontro visto dai detenuti come ultimo tentativo per arrivare a un provvedimento di clemenza.

Lo sciopero della fame nei giorni scorsi aveva già interessato anche altre carceri italiane, come Belluno e Verona. Da venerdì scorso i detenuti, oltre a rifiutare il cibo, battono – come forma di protesta – le posate contro i piatti per una ventina di minuti. Il cibo rifiutato è stato donato al camper del progetto "Esodo". I detenuti si limitano a consumare il cibo che si procurano da soli. "È una manifestazione pacifica – spiega il direttore del carcere, Antonino Porcino –. L’amnistia? Sarebbe una boccata d’aria, ma non la soluzione dei problemi".

Amnistia: per i cappellani va estesa anche ai reati gravi

 

Vita, 10 gennaio 2005

 

L’ispettore Giorgio Caniato lancia un appello a nome dei 240 colleghi: "necessario far uscire almeno 20/25mila detenuti". Le carceri italiane, la cui "capienza è di 40mila persone, anche se il Ministero parla di una capienza tollerabile di 60mila" stanno scoppiando con oltre 60mila detenuti. Per questo è indispensabile un "provvedimento del Parlamento" secondo i concetti "giuridicamente precisi" di amnistia o di condono, che faccia uscire "almeno 20-25mila detenuti". Lo afferma l’ispettore dei cappellani delle carceri italiane, mons. Giorgio Caniato che spiega che il provvedimento andrebbe esteso anche a quei detenuti che hanno commesso reati per i quali il codice non prevede né amnistia né indulto, come per esempio a chi ha commesso anche omicidi, ma si trova alla fine della pena. Mons.

Caniato, a nome dei 240 cappellani delle carceri italiane, resta però "scettico" sulla possibilità che a fine legislatura si varino provvedimenti favorevoli ai detenuti, anche se "la speranza è l’ultima a morire". "La speranza è l’ultima a morire" anche per suor Paola, da venti anni volontaria nelle carceri italiane, che chiede al Parlamento di "pensare alle persone e non alle convenienze politiche". Incline più allo scetticismo sulla fattibilità dell’amnistia, invece, don Sandro Spriano, cappellano nel carcere romano di Rebibbia: "temo che sarà l’ennesima presa in giro - commenta - la realtà è che il problema non interessa né a destra né a sinistra, né ai politici né alla gente comune". Mons. Caniato invita anche "i politici a non tirare in ballo papa Wojtyla" che per l’Anno santo chiese "un gesto di clemenza verso i detenuti, non verso i reati: amnistia e condono - osserva - sono concetti giuridicamente precisi e il Parlamento li deve individuare".

Discutibile è per l’ispettore dei cappellani anche il concetto di "capienza tollerabile: se un carcere - sottolinea - è fatto per mille e sono dentro in duemila, si immagini cosa viene fuori, a livello di spazi, servizi, lavoro, impegno del personale". Bisogna quindi far uscire i detenuti, "a titolo non di giustizia né di solidarietà ma di necessità, e se ci sono dei detenuti che hanno commesso dei reati anche gravi ma sono arrivati al fine pena, manca poco, anche questi sono da mandare fuori, applicando la liberazione anticipata prevista dal codice". Una volta usciti, segnala mons. Caniato, i detenuti si troveranno in difficoltà e allora "si devono mobilitare tutti quegli enti che continuano a dire mandiamo a casa i detenuti, sia laici che cattolici, che si richiamano alla solidarietà: la dimostrino, venendo incontro a queste persone che escono, che non hanno casa e lavoro, altrimenti ritorneranno in carcere dopo due mesi".

Mons. Caniato critica infine quei parlamentari che "prima firmano e poi non vanno in Parlamento a discutere i provvedimenti: non si può usare la gente in questo modo - afferma - anche se siamo in fase prelettorale". Suor Paola è "scettica sul conseguimento di questo obiettivo", e osserva che i "nostri politici ne fanno un caso politico, mentre su queste cose non si devono schierare e devono invece cercare di vedere il bene delle persone che stanno dentro". Il problema va affrontato "non solo per risolvere il sovraffollamento" ma come primo passo per rivedere il sistema carceri. "Non so - conclude - se ci sono le condizioni per risolvere questo nodo con questa legislatura, lo spero, vedo che tutti sono scettici, però la speranza è l’ultima a morire".

Amnistia: Pisapia; dare risposta a situazione disastrosa

 

Ansa, 10 gennaio 2005

 

Giuliano Pisapia, del Prc, dice "sì ad un provvedimento di amnistia e indulto, per alleviare la situazione disumana delle nostre carceri e migliorare la disastrosa condizione della giustizia penale", ed annuncia emendamenti "per una legge che, oltre all’indulto, preveda anche l’amnistia per i reati di minore gravità". Per Pisapia è "necessario" e "urgente" che il Parlamento approvi "finalmente un atto di clemenza", e ricorda che amnistia ed indulto sono previsti dalla Costituzione "per arginare situazioni di emergenza come quella attuale". Solo così, prosegue Pisapia, si creerebbero le condizioni "perché i magistrati possano occuparsi dei processi per i reati di più grave allarme sociale", evitando di "sprecare forze, energie e fondi" per processi che finirebbero con la prescrizione, o di "scarcerare per decorrenza termini imputati già condannati in primo e secondo grado per reati anche gravissimi, o addirittura di far prescrivere processi per reati di sangue o relativi alla criminalità organizzata". Pisapia spiega di aver presentato alcuni emendamenti "tesi a un provvedimento sia di amnistia che di indulto". Per l’amnistia, "si prevede l’estinzione del reato per i reati con pena massima di quattro anni, con alcune esclusioni che rendono il testo analogo a quello approvato nel 1990, e che all’epoca aveva registrato un’ ampia convergenza in Parlamento". Si prevede poi "un indulto di due anni revocabile in caso di nuovo reato, in modo da creare un forte deterrente alla recidiva e tutelare così le esigenze di sicurezza della collettività". Mentre il provvedimento "non comprenderebbe i reati finanziari, né gli ulteriori reati che eventualmente emergessero nell’ambito delle recenti inchieste giudiziarie".

Amnistia: Rizzo (Pdci); votarla subito, poi riforma processi

 

Ansa, 10 gennaio 2005

 

Marco Rizzo, capo delegazione del Pdci al parlamento europeo, chiede che l’amnistia sia approvata subito, e poi il centro sinistra si impegni ad una riforma dei processi per la prossima legislatura. Mentre i "provvedimenti palliativi come l’indultino hanno mostrato i loro limiti", e "non ha senso - afferma Rizzo - che la maggioranza si nasconda dietro questa foglia di fico per potere dimostrare che dopo il discorso di papa Giovanni Paolo II in Parlamento non è stata con le mani in mano". "Non è più tempo - prosegue Rizzo - di giocare sulla pelle dei detenuti: serve l’amnistia subito e poi il futuro governo di centro sinistra dovrà produrre una seria riforma in grado di snellire l’iter dei processi e di modificare il volto delle carceri troppi simili a bolge di dantesca memoria". "Se è vero - riconosce Rizzo - che l’amnistia è legata a grandi riforme della giustizia, è altrettanto vero che la controriforma Castelli, unitamente a leggi ad personam, come la ex Cirielli, può fare e farà grandi danni sia nel campo della giustizia che in quello delle strutture di detenzione". Rizzo pertanto auspica "subito un atto di coraggio e di responsabilità da parte dei rappresentanti del popolo italiano: dicano sì all’amnistia".

Amnistia: Cento; è urgente, ma vietato vendere illusioni

 

Ansa, 10 gennaio 2005

 

"Un atto di clemenza è urgente se si vuole affrontare l’emergenza carceraria, ma bisogna anche avere la responsabilità di non vendere illusioni perché il Parlamento ha già fallito questo obiettivo numerose volte in questa legislatura". Lo afferma il deputo Verde Paolo Cento, vicepresidente della commissione Giustizia. "I Verdi - prosegue - hanno presentato in commissione Giustizia gli emendamenti al testo sull’indulto: un pacchetto di questi emendamenti prevede l’allargamento della concessione dell’indulto anche a chi ancora non ha scontato un quarto della pena in carcere e ai recidivi con l’obiettivo di sterilizzare almeno parzialmente gli effetti della Cirielli. Un altro pacchetto di emendamenti prevede l’introduzione dell’amnistia perché è evidente che l’indulto senza amnistia è un errore tecnico oltre che politico. Siamo del tutto indisponibili a votare in commissione Giustizia provvedimenti truffaldini come l’indultino; se non ci saranno le condizioni per colpa dei veti incrociati tra i partiti più grandi per approvare in questa legislatura un atto di clemenza il tema dovrà essere riproposto come prioritario nella nuova legislatura considerando che proprio la festa del sessantesimo anniversario della Repubblica del prossimo 2 giugno può costituire l’occasione per varare questo provvedimento".

Amnistia: Bertinotti (Prc); è una misura indispensabile...

 

Ansa, 10 gennaio 2005

 

"La presa di posizione di diversi gruppi purtroppo non induce a grandi ottimismi, tuttavia, secondo me, questa misura è indispensabile e la speranza è l’ultima a morire". Così il segretario del partito della Rifondazione Comunista a margine di un convegno di Magistratura Democratica.

Riferendosi poi alla popolazione carceraria, Bertinotti spiega che: "Sessantamila persone compongono la popolazione delle carceri, e solo qualche anno fa erano ventimila, una condizione che aggiunge, per questa condizione strutturale una pena supplementare a quella che il giudice commina. È questo un elemento - aggiunge - di barbarie giuridica intollerabile, tanto più se come tutti hanno osservato questa popolazione è costruita secondo principi di classe: immigrati, piccoli spacciatori...". Secondo il leader del PRC "i grandi reati economici sono invece del tutto impuniti. La misura dell’amnistia si imporrebbe - conclude - dal punto di vista della razionalità giuridica e dell’umanità e noi ci battiamo per questo".

Amnistia: Violante; non ci sono condizioni per il provvedimento

 

Apcom, 10 gennaio 2005

 

"Non bisogna illudere i detenuti, non mi pare ci siano le condizioni per un provvedimento di clemenza". A poche ore dalla convocazione della commissione Giustizia della Camera, chiamata a mettere a punto un testo su amnistia e indulto, il presidente dei deputati Ds, Luciano Violante, è netto: "Avere la maggioranza dei due terzi su ogni articolo è difficile", ha spiegato l’esponente della Quercia interpellato dai cronisti a Montecitorio.

Il diessino ha poi ribadito che "oggi i Ds sono a favore dell’indulto", non lasciando quindi speranze alla proposta dell’esponente dello Sdi Enrico Buemi che oggi riproporrà in Commissione un testo sull’amnistia che riproduce una proposta depositata dalla Quercia al Senato quattro mesi fa.

Ancona: due detenuti in overdose, uno è gravissimo

 

Il Messaggero, 10 gennaio 2005

 

Giallo dietro le sbarre del carcere di Montacuto. Tra le 14,30 e le 15 di ieri si sono registrati ben due casi di overdose all’interno della prigione anconetana. Non si sa ancora (lo diranno i risultati delle analisi) se i detenuti sia siano sentiti male per un mix di farmaci, per l’assunzione di sostanze tossiche o addirittura di droga. Di certo i medici hanno dovuto soccorrere nelle loro celle due ragazzi, rispettivamente di 25 e 30 anni. Quest’ultimo, l’anconetano Omar Paoltroni, è tutt’ora ricoverato in rianimazione nell’ospedale di Torrette e le sue condizioni sono considerate gravissime dai medici. Il primo a sentirsi male è stato J.F., di Piacenza, attorno alle 14,30. Ad accorgersi di quanto accaduto, gli agenti della polizia penitenziaria che, trovato il detenuto a terra nella sua cella, hanno immediatamente chiamato i soccorsi. All’interno della casa circondariale è così giunta l’ambulanza del 118. Il medico di Ancona soccorso ha formulato una prima diagnosi da intossicazione da farmaci al venticinquenne che è stato poi trasportato al pronto soccorso di Torrette. J.F., che non ha mai perso conoscenza, probabilmente si è limitato ad inghiottire una manciata di medicine. Le sue condizioni sono andate via via migliorando tanto che, passato un periodo di osservazione, il piacentino è stato dimesso attorno alle 18 ed è stato nuovamente tradotto a Montacuto.

Alle 15 la scena si è ripetuta, con toni ben più drammatici. Gli agenti di polizia penitenziaria hanno trovato privo di sensi Omar Paoltroni. Dopo aver tentato vanamente di rianimarlo, questi hanno chiamato di nuovo il 118. Arrivati sul posto, i medici si sono resi conto che l’anconetano aveva un arresto cardiaco da overdose. Non c’era un istante da perdere. Immediatamente a Paoltroni è stato iniettato l’antidoto contro l’eroina, ed il cuore del ragazzo ha ricominciato a battere. Un intervento che, insieme al massaggio cardiaco, ha salvato l’anconetanto da una morte sicura. Il giovane detenuto è stato poi caricato nell’ambulanza e trasportato di corsa all’ospedale di Torrette. Nonostante le cure dei sanitari, Paoltroni non ha ripreso conoscenza e per questo è stato ricoverato nel reparto di rianimazione clinica. Le sue condizioni sono giudicate gravi dai medici che lo hanno in cura, ma non disperate. Le prossime ore saranno quindi decisive per il risveglio di Omar prima e per il suo recupero fisico poi. Dal carcere riserbo assoluto sul doppio episodio. Se davvero risultasse che Paoltroni ha assunto droga, un’inchiesta penale dovrà accertare come lo stupefacente possa aver varcato le porte super-blindate di Montacuto.

Giustizia: Cassazione; ex-Cirielli non viola principio di eguaglianza

 

Adnkronos, 10 gennaio 2005

 

La ex Cirielli "non appare lesiva del principio di eguaglianza né fonte di un’ingiustificata disparità di trattamento". È per questa ragione che la Sesta sezione penale della Cassazione ha affermato che la tanto vituperata legge 251 del 5 dicembre del 2005 non è incostituzionale. E se "è vero - concede la Suprema Corte - che la disciplina transitoria dettata dalla nuova legge in materia di prescrizione non mancherà di porre problemi interpretativi e applicativi, occorre prendere atto che essa traccia una chiara linea di demarcazione nell’ambito della disciplina dei termini di prescrizione". Anzi, a detta della Cassazione, "grazie alla normale attività della giurisprudenza, potranno essere superati eventuali margini di incertezza sui singoli punti del dettato normativo".

Il relatore Nello Rossi nella sentenza 460/06 ripercorre i punti focali della legge, rilevando come "da un lato il legislatore ha stabilito che nel comma 2 dell’art. 10 della legge 251 i nuovi termini di prescrizione che risultino più lunghi di quelli previgenti non possano trovare applicazione nei procedimenti e nei processi in corso alla data di entrata in vigore della nuova legge; con la conseguenza - rileva - che nessun cittadino imputato si troverà esposto a un termine di prescrizione più lungo di quello esistente al momento della commissione del reato di cui è imputato".

Analizzando quindi il comma 3 dell’art. 10 della legge 251, la Suprema Corte fa notare come "nei processi già pendenti in primo grado ove vi sia stata la dichiarazione di apertura del dibattimento nonché nei processi già pendenti in grado di appello o avanti alla Corte di Cassazione non si applichino i termini di prescrizione che risultino più brevi di quelli previgenti; con la conseguenza - annota ancora piazza Cavour - che in tali giudizi restano comunque fermi i preesistenti termini di prescrizione, senza che nei confronti degli imputati si verifichi alcuna mutazione o alterazione del confine temporale della repressione penale fissato dalla legge penale previgente".

Tale "soluzione legislativa", scrivono gli ermellini, "non appare lesiva del principio di eguaglianza né fonte di una ingiustificata disparità di trattamento". Essa, infatti, "opera una ragionevole differenziazione tra gli imputati in considerazione di un fattore oggettivo, la diversa incidenza della modifica legislativa dei termini di prescrizione nel tempo e, segnatamente, nei diversi stadi dell’accertamento penale, e pone in essere tale modulazione senza revocare in dubbio il nucleo essenziale e fondamentale della garanzia offerta ai cittadini attraverso l’istituto della prescrizione".

Lazio: proposta una legge regionale per i diritti dei detenuti

 

Redattore Sociale, 10 gennaio 2005

 

Si è tenuta questa mattina la riunione congiunta della commissione Sicurezza, Sanità, Lavoro e Politiche Sociali per avviare l’iter dei lavori sulla proposta di legge presentata dall’assessore provinciale Nieri in merito agli interventi a sostegno dei diritti della popolazione detenuta del Lazio.

Dopo il flop del dibattito sull’amnistia indetto alla Camera in seduta straordinaria lo scorso 27 dicembre, il presidente della Commissione sicurezza e integrazione sociale, Luisa Laurelli, ha positivamente commentato l’incontro, svoltosi alla presenza di ben 22 consiglieri comunali, mettendo così in luce "la particolare attenzione che la regione Lazio pone ai temi che ruotano intorno alla questione dei diritti dei detenuti in un momento in cui il sovraffollamento e la negazione dell’amnistia rendono ancora più grave la situazione".

Va ricordato, infatti, che la regione Lazio è la prima in Italia a essersi dotata di un sito internet del Garante regionale dei diritti del detenuto, affrontando le problematiche di una popolazione priva della libertà personale ma che mantiene intatti i suoi diritti, seppur ristretta in carcere.

"Durante l’esame della proposta della legge quadro – commenta ulteriormente Luisa Laurelli – è stato chiesto che il prossimo bilancio preveda risorse aggiuntive indispensabili al raggiungimento del principale obiettivo per assicurare ai detenuti i diritti fondamentali che appartengono a tutti i cittadini a cominciare da quello alla salute e al reinserimento sociale."

Giustizia: l’Europa studia la devianza minorile femminile

 

Redattore Sociale, 10 gennaio 2005

 

Uno studio per monitorare, conoscere e riuscire a prevenire il fenomeno della devianza minorile femminile. Il Dipartimento Giustizia Minorile ha ottenuto un finanziamento mirato dal programma europeo Agis, nell’ambito del progetto Gijjs (Gender Juvenile Justice System), di cui è capofila e al quale aderiscono la Romania (Istituto Nazionale di Criminologia), la Germania (Christlichen Jugenddorfwerk Deutclands), la Francia (Ministero della Giustizia). Proprio nel mese di dicembre si è svolto ad Eutin, Germania, un primo incontro di avvio del progetto al quale hanno preso parte tutti i rappresentanti dei paesi partner. "Si tratta - spiega Serenella Pesarin, Direttore Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari del Dipartimento Giustizia Minorile – di una ricerca sulla devianza minorile al femminile volta a monitorare i servizi e i percorsi avviati negli stati che aderiscono al progetto per evidenziare le cosiddette buone prassi, le problematiche comuni e le differenze". Obiettivo: elaborare linee guida finalizzate ad orientare l’intervento futuro. I risultati di questo studio saranno raccolti in un documento da sottoporre al Consiglio d’Europa; la restituzione avverrà in occasione di un seminario rivolto ad operatori del settore giustizia minorile presso il Centro Studi Europei di Nisida. Dopo questo primo incontro in Germania il passo successivo sarà individuare una nazione capofila per la trasmissione ed il trattamento dei dati. "Il reato è ormai divenuto trasversale, – spiega Pesarin - i ragazzi stessi si spostano da un paese all’altro"; ecco dunque la necessità di una concertazione europea e di strategie concordate.

Il fenomeno della devianza femminile sta divenendo molto meno marginale rispetto a qualche anno fa. Le cifre fornite dal Dap al giugno del 2005 fotografano una realtà che sta mutando; un dato su tutti: nel primo semestre del 2005 sono state accolte nei Centri di prima accoglienza 126 ragazze con meno di 14 anni su un totale di 196 ingressi in quella fascia di età. Cambia anche il tipo di reato che fino ad ora vedeva le ragazze denunciate prevalentemente per prostituzione, per crimini collegati alla tossicodipendenza, in casi rari per delitti efferati. Si consolida negli Ipm e Cpa la presenza di ragazzine rom incriminate per furti e rapine, un fenomeno che presumibilmente andrà a crescere con l’ingresso della Romania in Ue previsto nel 2007, spiega Serenella Pesarin. Occorre dunque essere preparati per riuscire a prevenire. Nel primo semestre del 2005 erano 474 i minori presenti nei Istituti penali minorili, italiani di cui 51 ragazze, erano 43 nel 2004 (419 i maschi) e 54 nel 2003 (388 i maschi); quasi analoga la situazione in termini di genere negli ingressi e presenze dei centri di prima accoglienza. "Il sistema italiano è centrato sul rispetto della persona, sul recupero e sul reinserimento" in linea con la propria tradizione socio-educativa, commenta Pesarin, secondo cui anche se in questo progetto l’Italia potrà confrontarsi alla pari con i partner europei.

Cina: 24 ore con i propri mariti per le detenute meritevoli

 

Tg Com, 10 gennaio 2005

 

L’idea è venuta ai responsabili della prigione femminile di Pechino, che per gratificare dodici detenute esemplari, "regaleranno" loro 24 ore d’intimità con i loro mariti in occasione del Nuovo Anno cinese, che si celebrerà il 29 gennaio. La notizia è stata data dall’agenzia Nuova Cina.

"Da ognuna delle dodici unità della prigione verrà scelta una detenuta particolarmente meritevole. La prigione dispone infatti di dodici stanze per gli ospiti dotate di bagni e di letti matrimoniali", spiega l’ agenzia. Una scelta, questa, che fa parte di una campagna per l’ "umanizzazione" delle prigioni lanciata oltre un anno fa. In Cina infatti il numero dei detenuti nelle carceri, nonostante venga tenuto segreto dalle autorità, è molto alto. Basta tenere conto che secondo la setta religiosa del Falun Gong almeno 25mila dei suoi membri sono stati arrestati dal 1999 ad oggi e che secondo fonti del dissenso i leader della rivolta studentesca del 1989 ancora in prigione sono centinaia. Per questo l’ iniziativa dei dirigenti della prigione femminile di Pechino è stata criticata dal quotidiano Notizie di Pechino che in un editoriale afferma che dovrebbe "essere estesa a tutte le detenute e non solo a dodici di loro".

Usa: scuola di Roma adotta detenuto in braccio della morte

 

Il Tempo, 10 gennaio 2005

 

Una scuola di Roma "adotta" a distanza un condannato a morte del Texas. La Media Statale "Menotti Garibaldi", allarga i propri confini: oggi, più che "una scuola verso l’Europa", la si può veramente definire "una scuola verso il mondo", perché apre le sue porte e tende la mano a chi vive, anche molto lontano, situazioni di emarginazione e disagio. Già negli anni passati, la "Garibaldi" aveva adottato a distanza bambini dei paesi del terzo mondo. Ora va oltre: "adotta", tramite la Comunità di Sant’Egidio, un detenuto del braccio della morte del carcere texano di South Livingston, nel Texas. L’uomo si chiama Andy Garcia, ha 43 anni e da 16 è rinchiuso nella prigione statunitense, accusato di omicidio, a cui vengono assegnati i condannati a morte. Il legame Aprilia-Texas non è recente: da tre anni, alcuni insegnanti della scuola "Garibaldi" tengono una fitta corrispondenza con Garcia. "È un gesto di umanità e solidarietà, che ora si allarga a tutta la scuola – dicono - grazie all’interesse del dirigente scolastico, Alfonsina Roccatani.

La scuola deve formare persone e cittadini, non solo attraverso i programmi scolastici tradizionali, ma anche aprendosi alle realtà più differenti". Molti sono i laici, nel mondo, che chiedono a gran voce l’abolizione della pena di morte in tutti quei paesi, e sono ancora tanti, in cui questa barbarie ancora sopravvive. "Il caso di Andy Garcia, poi, - raccontano dalla scuola - solleva moltissimi dubbi, come testimoniano gli stessi giornali americani: accusato dell’omicidio del proprietario di uno store-market, nel corso di una rapina, non sono state trovate le sue impronte digitali sul luogo del delitto, né è stata mai rinvenuta l’arma del delitto. Non solo: le testimonianze rendevano la descrizione, in un primo momento, di un uomo fisicamente molto diverso da Andy Garcia; unico elemento coincidente: l’assassino era messicano, come a lui. Al di là del fatto che si sia di fronte ad un uomo colpevole o innocente, cosa che non spetta certo a noi stabilire e giudicare, resta il fatto che sedici anni in un carcere per condannati a morte sono un tempo infinito, uno stillicidio di giorni e notti senza senso, l’uno terribilmente uguale all’altro; perché nel braccio della morte il trattamento riservato ai prigionieri è duro e insensato: a volte vengono trasferiti, isolati, puniti, per cui viene loro anche impedito di scrivere". Nelle carceri texane, non si può mandare ai detenuti del braccio della morte neppure i francobolli per rispondere alle lettere, né si possono spedire giornali, ma solo singoli ritagli di articoli. Spedire denaro è complicato: spesso si è costretti a farlo tornare al mittente. Non sono realtà da film, sebbene pellicole come "Il miglio verde", o "Dead Man walking" abbiano contribuito quanto meno ad interrogarsi sulla necessità umana di non toccare Caino". E Garcia? Andy, grato alla Scuola Media "Menotti Garibaldi" di Aprilia, per l’attenzione nei suoi confronti, continua a proclamarsi innocente e spedisce disegni dal carcere: "Ho imparato a disegnare per mio figlio, - ha raccontato il detenuto - anche se ormai non lo vedo più. Ho sempre amato i bambini. Ma qui in questa prigione, la vita è dura, molto dura".

Ex Cirielli: protesta dei penalisti; va contro i soggetti deboli

 

Agi, 10 gennaio 2005

 

I penalisti scendono in piazza contro la legge ex Cirielli e denunciano le regole che rendono più aspre le pene per i recidivi, con una concezione della pena, sostengono, "degna di uno stato autoritario". L’astensione dalle udienze è fissata dal 15 al 18 gennaio, ma intanto, gli avvocati dell’unione camere penali, spiegano, con un manifesto, il perché della loro decisione: "L’hanno chiamata Salva-Previti o ammazza processi, Cirielli, ex Cirielli e ammazza Gozzini. Ne hanno discusso, come avviene da anni per qualsiasi tema che riguarda la giustizia, guardando ad una specifica vicenda giudiziaria. Il mondo della politica e quello della informazione hanno parlato solo della prescrizione accorciata, in un balletto di dati spesso letti in maniera fuorviante, dimenticando il resto della normativa appena varata". Il resto, però, sottolineano i penalisti, "è quello che riguarderà migliaia di cittadini, che terrà in carcere i soggetti più deboli, che vanificherà la funzione rieducativa della pena". Il resto, sottolineano i penalisti "è una manciata di norme incongrue, raffazzonate, contraddittorie, sorretto da una idea della pena degna di uno stato autoritario". È la "faccia feroce" di un sistema che "sulla giustizia, la faccia l’ha persa da un pezzo". Un sistema "che non riesce a riformare il codice penale, che non riesce ad adeguare quello di procedura ai principi del Giusto Processo, che affoga nei ritardi e nella mancanza di risorse, che costringe migliaia di detenuti in condizioni indegne di un paese civile e per di più li illude, ad ogni vigilia elettorale, agitando promesse di clemenza che poi regolarmente non mantiene". I cittadini devono sapere "quel che non viene detto su questa legge infausta: che obbligherà i giudici ad irrogare pene da essi stessi ritenute ingiuste, che impedirà di personalizzare le sanzioni, che i detenuti ammessi ai benefici della legge penitenziaria, una volta liberi, hanno minori percentuali di recidiva, e come le assurde preclusioni oggettive sancite da questa legge finiranno per minare la sicurezza sociale anziché tutelarla". Questa legge "è ingiusta e va cambiata".

Assemblea Conferenza Regionale Volontariato Giustizia del Veneto

Martedì 17 gennaio 2006, alle ore 15.30

Via Citolo da Perugia n° 35 - Padova

 

È convocata l’assemblea della Conferenza Regionale, con la graditissima partecipazione di due magistrati che non hanno bisogno di presentazioni, il dott. Margara e il dott. Maisto. È anche un momento di lotta per i diritti con manifestazioni nazionali, regionali e cittadine che continueranno con appuntamenti nei prossimi giorni.

Per il 2006 ci proponiamo di raggiungere nuovi obiettivi che si sommano a quelli già approvati e in fase di realizzazione:

Rilanciare l’impegno del volontariato impegnato in ambito giudiziario del Veneto su tematiche condivise che vedano la partecipazione attiva dei volontari.

Dare maggior visibilità alla Conferenza Regionale in ambito pubblico.

Allargare la base e la consistenza delle associazioni aderenti alla Conferenza.

Partecipare attivamente alle iniziative e proposte della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia.

Migliorare le proposte formative rivolte ai volontari.

Sviluppare la comunicazione sia all’interno che all’esterno della Conferenza.

L’ordine del giorno prevede quindi:

Il contributo del volontariato veneto alla proposta di un Nuovo Ordinamento Penitenziario con particolare riguardo alle tematiche che ci riguardano con i contributi di Margara e Maisto.

Manifestazioni e le prese di posizione della Conferenza contro la legge "ex Cirielli".

Promozione di un evento pubblico che evidenzi il lavoro svolto dalla Conferenza Regionale e dalle associazioni e la richiesta dell’istituzione del garante regionale delle libertà delle persone sottoposte a restrizione delle libertà.

Comunicazioni del responsabile regionale.

Bilanci.

Varie ed eventuali.

 

Il Responsabile Regionale, Maurizio Mazzi

 

 

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