Rassegna stampa 24 dicembre

 

Morte di Tommy e indulto, notizie che hanno più colpito nel 2006

 

La Repubblica, 24 dicembre 2006

 

È la tragedia di Tommy il fatto che gli italiani considerano come simbolo del 2006. Secondo il sondaggio realizzato da Ipr Marketing per Repubblica.it, l’omicidio del bambino di 18 mesi rapito alle porte di Parma il 2 marzo e trovato senza vita un mese dopo, è l’episodio che ha più colpito nel 2006. Il 51% degli intervistati dichiara infatti che quella drammatica vicenda, che ha tenuto per settimane l’opinione pubblica col fiato sospeso, fino alla clamorosa e tragica conclusione, è stata la più caratterizzante dell’anno che sta finendo.

Una percentuale nettamente maggiore rispetto a chi dichiara di essere rimasto "maggiormente colpito" dall’indulto, che comunque si piazza al secondo posto. Il provvedimento, varato nel corso dell’estate che ha scatenato polemiche a non finire.

E le immagini dei detenuti che lasciavano il carcere e alcuni fatti criminosi che hanno visto come protagonisti alcuni scarcerati, hanno fatto balzare l’indulto al secondo posto in classifica (34%).

Solo terza arriva la vittoria della Nazionale ai Mondiali di Francia, un dato sorprendente se si considera l’importanza che gli italiani attribuiscono al calcio. Proprio così, nonostante la sbornia mondiale, le piazze piene di gente festante, il mare di folla che attese la nazionale al Circo Massimo a Roma, la coppa alzata al cielo dal capitano azzurro Cannavaro, la vittoria azzurra in Francia, si piazza solo al terzo posto.

Quarto posto per il caso Welby, il militante radicale che chiedeva di staccare i macchinari che lo tenevano in vita e che è stato accontentato nella notte tra mercoledì e giovedì. La sua vicenda è rimasta impressa come la più significativa dell’anno nella mente del 29% degli italiani.

Stessa percentuale per un altro fatto di cronaca che vede i bambini come involontari protagonisti: la sparizione dei due fratellini di Gravina di Puglia. Ancora più in basso lo scandalo di Calciopoli (settimo posto, 24%). Poco sembra interessare gli italiani intervistati la bufera che ha investito il pallone. Il crollo di "idoli" come Luciano Moggi, la retrocessione in B della Juve e le penalizzazioni (poi ridotte) di squadre come il Milan, sembra non scuotere più di tanto gli intervistati. Forse perché, alla fine dei processi, quella che sembrava una bufera si è rivelato (almeno dal punto di vista delle condanne) poco più che un modesto temporale.

Il viaggio del Papa in Turchia si piazza in sesta posizione (25%). Preceduta da polemiche e timori, la vista di Benedetto XVI ha colpito gli italiani che hanno voluto così ricordare la missione del Santo Padre.

Poco sentite sia la condanna a morte di Saddam Hussein (15esimo posto) e l’ipotesi di broglio alle elezioni (13esimo posto). Tra gli altri fatti che, a giudizio del sondaggio hanno segnato il 2006, il rientro delle truppe italiane dall’Iraq (23%), le intercettazioni (19%), le elezioni politiche (decimo posto con il 18%) e le spie russe e il giallo del polonio (17%). 

Giustizia: detenute madri; andare oltre la legge Finocchiaro

 

Provincia di Milano, 24 dicembre 2006

 

Nel 2001 la legge Finocchiaro cambiò sensibilmente il quadro normativo per le detenute madri affermando l’esigenza di tutela della maternità e dell’infanzia,riconosciute dall’art. 31 della Costituzione.

La riforma ha riguardato in primo luogo gli articoli 146 e 147 del c.p. stabilendo l’estensione del differimento obbligatorio della pena fino ad un anno di età del bambino (al fine di completare il ciclo di allattamento del neonato) e consentendo il differimento facoltativo dell’esecuzione della pena alla condannata madre di bambini di età inferiore ai tre anni.

Con l’art. 47quinquies O.P si è introdotta la detenzione domiciliare speciale per condannate madri di prole inferiore ai dieci anni che abbiano espiato un terzo della pena ( o 15 anni se condannate all’ergastolo) qualora non sussista il concreto percolo di commissione di ulteriori delitti e sia possibile ripristinare la convivenza con figli.

La legge n. 40 con l’art. 21bis ha inoltre introdotto un’ulteriore possibilità di assistere all’esterno i figli di età inferiore ai dieci anni.

Le molte aperture alla discrezionalità del giudice - quali la valutazione della sussistenza del pericolo di ulteriori delitti nonché del comportamento della condannata nel corso della misura - la richiesta di requisiti oggettivi come posizione giuridica definitiva,reati non ostativi,minimi di pena scontata e residua, stabile condizione abitativa(della quale sono generalmente sfornite le donne rom, costituenti la maggior parte della popolazione detenuta femminile), hanno determinato in concreto una limitata applicazione della nuova normativa tant’è vero che, anche dopo la sua approvazione,il numero delle detenute con figli in carcere non si è mai significativamente ridotto e ancora oggi, dopo l’indulto, sono in media trenta i bambini dietro le sbarre.

Un piccolo numero che però, come ha affermato il sottosegretario alla giustizia Luigi Manconi nell’intervento introduttivo del convegno "Bambini Fuori-Liberiamo l’infanzia reclusa, tenutosi a Roma il 30 novembre scorso" è il precipitato e il concentrato di tutto ciò che in carcere è iniquo e di irrazionale".

Durante il convegno si è fatto anche il punto sul percorso della proposta di legge nata per eliminare i "se" e i "ma" della Finocchiaro dunque con l’obiettivo di cancellare per sempre anche quel piccolo, ma intollerabile numero di bambini dietro le sbarre.

La proposta - illustrata dalla relatrice Paola Calducci - in nome del prevalente interesse del minore,intende eliminare in primo luogo qualsivoglia valutazione discrezionale da parte del giudice disponendo la custodia in case famiglia protette di madri con prole di età inferiore ai dieci anni ed eliminando gli ostacoli all’applicazione della detenzione domiciliare (costituiti principalmente dal giudizio prognostico sulla commissione di nuovi reati).

Altra innovazione importante la previsione di un’ ulteriore ipotesi di permesso contenuta nell’art 30quater che autorizza la detenuta ad accompagnare il figlio all’ospedale in caso di ricovero del bambino al pronto soccorso e di soggiornare presso la struttura ospedaliera per tutto il periodo della degenza.

Ma l’articolo più discusso in commissione della proposta è stato indubbiamente quello che consente la revoca dell’espulsione della straniera madre di un minore al termine della pena o durante la fruizione di una misura qualora si accerti il prevalente interesse del figlio a rimanere in Italia. Interpretato dall’opposizione come una specie di cavallo di Troia in grado d violare la normativa della Bossi-Fini e accompagnato da forti dubbi di costituzionalità, l’articolo è nelle sedute successive della commissione caduto sotto il fuoco di emendamenti soppressivi.

Nelle case famiglia protette dovrebbero trovare posto comunque quelle detenute (ma la proposta prevede l’estensione di tutte le ipotesi previste anche ai padri," qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole") che non possono ottenere misure alternative, arresti domiciliari o, comunque, misure non detentive..

La case famiglia protette pur appartenendo formalmente agli istituti di pena, secondo una formulazione ancora provvisoria dell’articolo che le istituisce, dovranno sorgere al di fuori di essi, prevedere un ambiente interno e misure di sicurezza che tengano conto prevalentemente dell’interesse del minore

Le strutture potrebbero comunque essere molto simili al primo ICAM (Istituto a custodia Attenuata per madri) inaugurato a Milano lo scorso 15 dicembre e illustrato al Convegno dall’Assessore all’integrazione sociale della Provincia di Milano Francesca Corso.

Nata grazie ad un protocollo d’intesa sottoscritto dai Ministri della Giustizia e della Pubblica Istruzione, dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano ,la casa ha sede in un appartamento di 300mq della centrale Via Piceno dotato di cinque stanze da letto,servizi soggiorno,infermeria, biblioteca,ludoteca, ufficio educatori.

Si tratta ora di stabilire come si traduca concretamente quella custodia ridotta al minimo indispensabile" auspicata da Manconi, di individuare sistemi di sicurezza "non invasivi" o addirittura non visibili e personale specializzato,di studiare ogni possibile accorgimento per evitare che le case famiglia finiscano per diventare solo degli altri luoghi di detenzione. 

Giustizia: intercettazioni; approvato al Csm parere su Ddl

 

Adnkronos, 24 dicembre 2006

 

Il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato all’unanimità il parere sul ddl riguardante le intercettazioni telefoniche e ambientali varato dal Consiglio dei ministri lo scorso agosto e attualmente al vaglio della commissione Giustizia di Montecitorio, che il Consiglio superiore della magistratura è stato chiamato a dare al Guardasigilli lo scorso settembre. Da Palazzo dei Marescialli fanno sapere che il testo approvato all’unanimità dalla sesta commissione del Csm, è stato varato con un emendamento. Il parere ha visto come relatori il laico dei Ds Vincenzo Siniscalchi, il togato di Magistratura indipendente Antonio Patrono e il togato di Unicost Fabio Roia. 

Giustizia: pedopornografia on line, arriva una nuova legge

 

Sesto Potere, 24 dicembre 2006

 

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per i diritti e le pari opportunità, Barbara Pollastrini, del Ministro della giustizia, Clemente Mastella, e del Ministro per le politiche della famiglia, Rosy Bindi, nell’ultima seduta ha approvato un disegno di legge per "la sensibilizzazione, la prevenzione e la repressione di violenze, anche in ambito familiare, maturate a causa di genere e di forme di discriminazione e di prevaricazione su soggetti deboli, anche anziani, minori e disabili".

"Si tratta - si legge in una nota di Palazzo Chigi - di un intervento normativo del tutto nuovo in Italia, articolato su più fronti; non solo, dunque, su quello repressivo, ma in particolare su quello della prevenzione e dell’informazione, nella consapevolezza che non si tratta soltanto di un tema di ordine penale bensì della manifestazione di un problema, in primo luogo culturale, fortemente radicato".

In coerenza con gli innumerevoli indirizzi internazionali in materia e in risposta a sollecitazioni da tempo provenienti dall’associazionismo femminile - spiega il Governo - il disegno di legge si muove su tre percorsi fondamentali: misure di sensibilizzazione e di prevenzione, riconoscimento di particolari diritti alle vittime della violenza, ampliamento della tutela processuale sia penale sia civile.

Il provvedimento introduce infatti nuove fattispecie di reato (per adescamento di minori attraverso la rete internet e per "atti persecutori") per reprimere fenomeni in crescita allarmante e prevede altresì nuove aggravanti speciali del reato di violenza sessuale commesso dal coniuge, ovvero commesso ai danni di una donna in stato di gravidanza. Sarà possibile il giudizio immediato per i reati di violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, corruzione di minore e violenza sessuale di gruppo, mentre la previsione dell’aggravante generale in vigore è estesa a reati commessi per motivi discriminatori fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.

In considerazione del forte rilievo sociale delle norme, il provvedimento verrà presentato alle Camere con l’auspicio di un esame urgente.

 

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