Rassegna stampa 23 dicembre

 

Giustizia; Erba; settimana senza novità, il killer ancora libero

 

Associated Press, 23 dicembre 2006

 

La settimana finisce come era iniziata: senza novità e scossoni significativi nell’inchiesta sulla strage di Erba. Tutto resta, almeno apparentemente, invariato. Restano tante ipotesi, almeno tre piste su cui indagare, ed i dubbi. Molti quelli ancora da sciogliere da parte di carabinieri e magistrati. Oggi nessuna novità significativa dal Palazzo di Giustizia cittadino dove il Procuratore Lodolini ha incontrato i colleghi che si stanno occupando dell’inchiesta: Antonio Nalesso e Massimo Astori. Assenti gli altri due coinvolti nelle indagini: il titolare Simone Pizzotti e Mariano Fadda, quest’ultimo partito per qualche giorno di vacanza.

Nei prossimi giorni, intanto, sono attesi i risultati dei Ris dei carabinieri di Parma. Le loro verifiche, fatte all’interno dell’appartamento dell’orrore, potrebbero dare qualche spunto investigativo importante per risalire al killer. Nei prossimi giorni, comunque, le indagini non si fermeranno anche se, inevitabilmente visto il Natale alle porte, subiranno un leggero rallentamento.

Giustizia: Welby; il Vicariato di Roma nega i funerali religiosi

 

Comunicato Stampa, 23 dicembre 2006

 

In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, n° 2276-2283 e n° 2324-2325). Non vengono meno però la preghiera della Chiesa per l’eterna salvezza del defunto e la partecipazione al dolore dei congiunti.

 

Vicariato di Roma

Ufficio stampa e comunicazioni sociali

Novi Ligure: residenza agli indultati? in Via della Solidarietà

 

Novi on-line, 23 dicembre 2006

 

Discusso e controverso. Frettoloso, soprattutto. A sei mesi dall’entrata in vigore, l’indulto mastelliano continua a generare situazioni quantomeno singolari. Ad esempio, è successo che Novi Ligure sia stata costretta a fingere l’esistenza di una strada con tanto di numeri civici.

Proprio così: perché si dà il caso che gli ex detenuti, se vogliono trovare un lavoro e rifarsi una vita, abbiano bisogno di essere "qualcuno" nel vero senso della parola: per loro, come per tutti i cittadini, ci vuole la carta d’identità con tanto di residenza scritta nero su bianco. Ma se la residenza, nel frattempo, l’hanno persa, e un tetto sulla testa non ce l’hanno?

Ecco allora che a risolvere almeno il problema della forma ci ha pensato l’amministrazione comunale della città di Coppi e Girardengo: i sei ex residenti novesi che hanno beneficiato dell’indulto possono vantarsi di risiedere in via della Solidarietà. Una strada battezzata magari con poca fantasia, ma con tanto cuore, e che è impossibile da trovare anche girando Novi per tutto il giorno, perché nella realtà non esiste. Non ci sono case né palazzi, per cui il problema dell’abitazione rimane, ma perlomeno al sestetto di ex reclusi è stato concesso un aiuto fondamentale per tentare di redimersi e lavorare. Fin qui la favola, con gli abitanti dell’insolita strada a ringraziare il Comune per il favore. Peccato che gli sviluppi siano stati meno rosei.

Da via della Solidarietà, infatti, hanno di nuovo traslocato, destinazione cella, due "abitanti" che hanno commesso nuovi reati e sono stati arrestati. Per contro, altri tre hanno trovato un’occupazione presso cooperative e si sono sistemati meglio, presso parenti o amici oppure trovando da sé una casa vera. Nella nuova strada, praticamente, è rimasto da solo l’ultimo dei sei.

Che un’autentica residenza continua a non averla, visto che del lavoro che avrebbe dovuto ottenere non si è più saputo nulla. Ora l’uomo, 55 anni, ha deciso che non ci sta e, pur rimanendo grato per il gentile pensiero, chiede che il Comune, già che gli ha dato una strada, gli conceda pure una casa tutt’altro che virtuale, con tanto di muri e tetto. Non che in municipio si tirino indietro, anzi.

Il problema è che, come via della Solidarietà può essere definita una "strada che non c’è", pure la casa da dare al senzatetto "non c’è". Troppo poche le case popolari a Novi Ligure, si lamenta l’assessore alle Politiche Sociali Ippolito Negro, e nemmeno esiste un dormitorio, o un centro di accoglienza. "Ma sto lottando perché a nessuno debba essere negato un alloggio", assicura.

Via della Solidarietà, dunque, rimane con un solo abitante. Che forse ha preso un po’ troppo alla lettera la dicitura sulla targa all’angolo.

Libri: "Stark", l'ultimo romanzo (postumo) di Edward Bunker

 

Donna Moderna, 23 dicembre 2006

 

Cosa farebbe Humprey Bogart in questo momento? Stark se lo chiede spesso, quando la situazione comincia a prendere una piega pericolosa, o quando appoggiato al bancone di un bar si infila una sigaretta tra le labbra e scocca un sorriso ammaliatore alla "preda" di turno. È un cialtrone, Stark, un truffatore, un bugiardo e anche un tossico. Eppure non puoi fare a meno di fare il tifo per lui e di seguirlo pagina dopo pagina nella sua scombinata avventura nei bassifondi di Oceanview, periferia di Los Angeles. Il suo segreto? È vero, è vivo, la sua autenticità traspare da ogni pagina.

Stark (Einaudi Stile Libero) è l’ultimo romanzo inedito e postumo di Edward Bunker, irresistibile canaglia, maestro del pulp-noir, scomparso nel 2005 dopo una vita sospesa tra commedia e tragedia, dentro e fuori le patrie galere fin dalla più giovane età (a 17 è stato il più giovane detenuto del famigerato carcere di San Quintino), folgorato sulla via del crimine dall’incontro con Caryl Chessman, detenuto nel braccio della morte. Le loro due celle confinavano e i due parlavano di letteratura attraverso il condotto di aerazione. Chessman diventò scrittore e pubblicò libri di successo mentre stava dietro le sbarre e proprio lui fu l’ispiratore di Bunker che per la prima volta pensò di poter diventare qualcosa di diverso dal delinquente comune che era sempre stato.

La realtà carceraria, insieme alla vita spericolata dei bassifondi di Los Angeles, è alla base di tutte le sue opere, dall’indimenticabile crime story Cane mangia cane all’autobiografia Educazione di una canaglia, e ritorna prepotentemente anche in Stark, scritto e ambientato negli anni ‘60. La sua vicenda, breve come una meteora (troppo breve, lamenteranno i veri appassionati), racchiude lo spaccato di vita di pochi giorni di un gruppo di "anime perse".

Insieme a Stark gravitano attorno all’equivoco Panama Club Momo, spacciatore perdutamente innamorato dell’eroinomane Dorie, Dummy, buttafuori sordomuto dall’occhio assassino, Crowley, agente della narcotici deciso mettere fine allo spaccio nel quartiere. Tutti personaggi lontani dagli stereotipi, tutti travolti nel turbine di un’azione mozzafiato che si chiude su un finale inaspettato, che poi è un nuovo inizio. Come dice James Ellroy a chiusura della sua prefazione: "ehi, Grande Eddie, sono con te!".

 

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