Rassegna stampa 20 dicembre

 

Giustizia: ministero; troppi tagli, mancano i soldi per le bollette

 

Apcom, 20 dicembre 2006

 

I tagli alle spese correnti hanno determinato una situazione talmente critica che negli istituti di pena si corre il "ricorrente rischio" del taglio di luce, gas e acqua. L’allarme arriva dal ministero della Giustizia, nelle note preliminari degli stati di previsione della spesa per l’esercizio finanziario 2007, aggiornate dalle amministrazioni con la manovra Finanziaria per il 2007.

Non solo, la riduzione degli stanziamenti per il Corpo di polizia penitenziaria, in particolare per l’acquisto di beni strumentali (sicurezza, vestiario, equipaggiamento, autovetture del Corpo di polizia penitenziaria), "non può non significare un abbassamento dei livelli operativi dei servizi affidati al Corpo" e "un possibile pregiudizio alle condizioni di sicurezza".

Ma per via Arenula è "la situazione di difficoltà gestionale e operativa per gli istituti e i servizi penitenziari" quella che "assume una prospettiva di assoluta gravità e profili istituzionali di rilevante responsabilità, per quanto attiene alle spese per il mantenimento e per l’assistenza della popolazione detenuta". Nel documento si sottolinea che "da tempo i costi controllati dall’Amministrazione sono stati congelati a livelli che ormai con difficoltà tengono i rapporti di mercato".

Un esempio per tutti: "L’appalto per il vitto ai detenuti e agli internati viene aggiudicato sulla base di una retta giornaliera di 3,10 euro per i tre pasti". Ma i costi su cui l’amministrazione non può intervenire, ovvero quelli "relativi alle forniture di acqua, luce, gas, energia elettrica, combustibili per riscaldamento, tasse per i rifiuti", hanno determinato "spese correnti insostenibili, che solo con l’artificio del rinvio delle liquidazioni da un esercizio all’altro si riesce ad onorare.

Non senza il ricorrente rischio - denuncia il Ministero - di interruzione delle forniture da parte delle aziende erogatrici che operano in regime di impresa privata". Proteste arrivano anche dal ministero dello Sviluppo economico, in particolare dalla Direzione generale Coordinamento incentivi alle imprese, che rileva come nel 2007 le risorse disponibili per le agevolazioni sono "pari a solo 94,2 milioni".

Infine si lamenta anche la Direzione generale per la gestione delle risorse strumentali e informatiche del ministero delle Comunicazioni: la stretta alla spesa (negli ultimi due anni in particolare) intacca "perfino i servizi essenziali, quali il servizio di pulizia dei locali ministeriali, di manutenzione degli impianti e dei locali stessi, la telefonia, le spese di cancelleria, le spese postali" e quelle relative alle Sale stampa italiana e estera.

Giustizia: reato di tortura; l’Italia entra in Europa

di Mauro Palma (Associazione Antigone)

 

Il Manifesto, 20 dicembre 2006

 

Finalmente una buona notizia per i diritti umani. Introducendo nel nostro codice penale il reato di tortura la camera ha sanato la ferita apertasi nell’aprile di due anni fa quando sempre a Montecitorio venne approvato un emendamento che richiedeva la reiterazione delle violenze o minacce affinché si potesse parlare di tortura. Una modifica che aveva fatto indignare tutti coloro che difendono i diritti fondamentali e provocato sconcerto negli interlocutori internazionali uniti all’Italia dalla più che ventennale Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.

La Convenzione infatti fissa un divieto assoluto e l’impegno a combatterla in ogni sua forma. Con la sua decisione, inoltre, la camera rimedierà a una inadempienza che dura ormai da troppi anni: la previsione nel nostro codice di un reato specifico che connoti questo crimine con la specificità che gli compete e che al contempo offra strumenti per perseguirlo adeguatamente, senza timore di prescrizioni o derubricazioni. Si spera ora che il senato approverà a breve e definitivamente il testo.

L’Italia infatti pur avendo ratificato la Convenzione contro la tortura ben diciotto anni fa non ha mai dato corpo alla richiesta in essa contenuta di prevedere un reato specifico che non ammettesse alcuna forma di giustificazione sulla base dell’esecuzione di ordini ricevuti e per il quale la giurisdizione penale fosse tanto ampia da evitare la possibilità per i responsabili di passare tra le maglie della giustizia dei diversi stati.

Più volte a chi ricordava l’impegno assunto con la ratifica della Convenzione si è risposto che comunque il nostro codice prevedeva altre forme di reato "simili", dalle lesioni gravi all’abuso di potere e così via. Una difesa debole, come alcuni gravi episodi della nostra storia recente hanno dimostrato, perché queste forme di reato oltre a non enucleare in modo visibile la gravità dell’azione commessa non offrono la possibilità di darle risposta adeguata, si prestano a rapida prescrizione e certamente non rispondono a quel criterio di ampia giurisdizione richiesto.

Approvare oggi il reato di tortura ha anche una valenza politica e culturale, deve cioè aiutare a tornare a riflettere sulla sua persistenza anche nei nostri democratici ordinamenti e sul sorgere di un ambiguo dibattito che, partito Oltreoceano, è ormai giunto anche in Europa. Da più parti si torna a discutere sulla possibilità di prevedere forme "minori" di maltrattamenti e sull’uso di minacce o pressioni fisiche in interrogatori al fine di prevenire particolari azioni. Tutti temi che tentano di giustificare molte delle violazioni a cui abbiamo assistito negli ultimi anni in nome della lotta al terrorismo internazionale, riducendo l’assolutezza di quei divieti che costituiscono invece il cardine di una società e che possa definirsi civile.

Voli non registrati per trasferire persone in paesi dove gli interrogatori si conducono con modi alquanto "spicci", rapimenti di persone con complicità dei servizi di sicurezza, luoghi di detenzione non registrati e dunque non sottoposti ad alcuna ispezione, accompagnano tali dibattiti anche in Europa, dove la protezione dei diritti delle persone private della libertà ha anche uno strumento in più, dato da un’apposita Convenzione che prevede che ogni luogo, dalla più remota cella al grande centro di detenzione, possa essere ispezionato dal Comitato per la prevenzione della tortura.

Il testo che la camera consegna all’altro ramo del Parlamento per l’approvazione è, quindi, un punto fermo in questo dibattito che va colto positivamente. Superando anche le perplessità che un aspetto del testo fa sorgere: cioè l’aver introdotto un reato di tipo generale, senza alcuna specificità sul suo autore che, nelle definizioni internazionali di tortura, è invece un pubblico ufficiale o una persona che agisce come tale. Nel testo adottato infatti ci si riferisce a un soggetto generico e l’essere pubblico ufficiale costituisce un’aggravante.

Tutto bene, salvo il fatto che così viene meno il rapporto di comando e quindi il comportamento omissivo - il non aver vigilato sui propri sottoposti affinché non compissero tali atti - non è più perseguibile. L’omessa vigilanza è invece una responsabilità grave per chi è all’interno di una struttura gerarchica. A quest’aspetto però potrà forse sopperire la costruzione di una diversa cultura sul rispetto dei diritti umani che proprio a partire da questa legge si dovrà riprendere.

Genova; la cucina dietro le sbarre ha il "Sapore di libertà"

 

Il Giornale, 20 dicembre 2006

 

Dal cous cous di Rajab El Fitouri alla Pitta della mamma di Nino, ai polli alla moda di Alfonso, ai piatti del Ramadan di Rajab Mourad. Più che un ricettario, quello presentato ieri mattina dal direttore di Marassi Salvatore Mazzeo e dai volontari che seguono i detenuti della sezione custodia attenuata, sono dei veri racconti dietro le sbarre e intorno ai fuochi di una cucina.

Il booklet "Sapore di libertà", in formato lucido, è stato stampato dai fratelli Frilli editori in duemila copie. Mille saranno distribuiti nel carcere agli altri detenuti, agli agenti di polizia penitenziaria e ai famigliari per Natale, mille saranno venduti nelle edicole genovesi a 5 euro ciascuno.

Con una popolazione che si è dimezzata per effetto del recente indulto da oltre 700 persone a 380, nel carcere genovese sono rinchiusi poco meno di duecento extracomunitari, l’età media è tra i 25 e i 35 anni, un terzo sono tossicodipendenti, 90 i detenuti definitivi, le pene comuni sono legate allo spaccio di droga e reati contro il patrimonio per i maghrebini e allo sfruttamento della prostituzione per albanesi e rumeni. "Rispetto ad altre case circondariali - spiega Mazzeo - Marassi è in controtendenza per quanto riguarda gli effetti boomerang dell’indulto.

Infatti in tre mesi sono rientrati in carcere soltanto una decina di detenuti che hanno beneficiato del provvedimento di clemenza del governo. Il mio collega di Rebibbia l’altro giorno, invece, mi ha raccontato che nella struttura romana sono rientrati quasi tutti. Certo, occorre aspettare almeno altri sei mesi per conoscere l’effettivo risultato, ma si può affermare che tutto il progetto di accompagnamento e di reinserimento nella società a Genova ha funzionato.

E questo grazie agli sforzi dell’amministrazione penitenziaria, della prefettura, della Provincia e del Comune, delle associazioni di volontariato che assistono gli ex detenuti. Un programma che comunque comincia anche dentro le mura di Marassi. È dal 1998 che abbiamo realizzato la sezione a custodia attenuata, la protagonista del ricettario e del calendario 2007, dove i detenuti abitano in una comunità e con le celle aperte. Studiano e cucinano insieme agli operatori sociali.

Un ottimo risultato ottenuto grazie ai volontari e agli agenti". A insegnare a cucinare ai 29 detenuti, che oggi sono quasi tutti fuori, è stata Nadia Gherardi che da 22 anni è docente nelle scuole alberghiere non soltanto in Liguria, ma anche in Spagna, Francia e Brasile dove è stata impegnata in numerosi progetti a sfondo sociale.

"Arrivavo da esperienze forti - dice Gherardi - quindi non avevo paure e timori legati al fatto di avere a che fare con detenuti. Sono comunque riuscita a insegnare che una lezione di cucina è fatta di attese, azioni da compiere, tempi giusti, cose da apprendere e che i modi erano quelli della collaborazione di tutti. Le lezioni sono poi diventate un gioco che abbiamo giocato insieme ottenendo ottimi risultati".

E così si comincia coi polli di Alfonso che toglie la sera prima dal congelatore perché impiegano una nottata a liberarsi dal ghiaccio. In una grossa teglia da forno precedentemente oliata ci mette i polli riempiti con cipolla a pezzi, mezzo limone con la buccia, qualche pomodorino a ciliegia tagliato a metà e alcune foglie di basilico.

La casanza del carcere non passa alloro e rosmarino, quindi, ci si mette un pochino di origano. Si aggiunge quindi il sale e si mettono altri pomodorini sopra i polli, si spennella con olio di oliva e si sbatte in forno a 220 gradi per mezz’ora.

C’è poi il cous cous che a Rajab ricorda tanto la mamma. Ha come base granellini di semola conditi con brodo e con verdure, pesce, carne, a piacimento. Il cous cous va lavorato a lungo in larghi piatti di terracotta e il grano poi viene messo in un recipiente forato che sta sopra l’apposita pentola dove cuoce al vapore sopra un brodo di verdure essiccate o fresche, con le spezie e le carni.

Un altro semplice piatto è le lasagne al ragù preparato da tutti. Si fa rosolare un battuto di cipolla, carote e prezzemolo con olio di oliva per alcuni minuti, con l’aggiunta di acqua se il soffritto è troppo pesante. Si aggiunge la carne tritata e si fa rosolare bene, poi si butta i pelati e si fa cuocere per tre ore a fuoco lento. Per fare la besciamella si mette il burro in una casseruola e lo si lascia sciogliere, poi si aggiunge la farina fino a creare una pastella non troppo dura e alla fine si aggiunge il latte. Quando bolle si aggiungono anche la noce moscata, il sale e il pepe.

Cosenza: interrogazione parlamentare su presunte ingiustizie

 

Quotidiano di Calabria, 20 dicembre 2006

 

Il deputato calabrese del Pdci, Fernando Pignataro, ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia per sapere "se e quali iniziative intenda intraprendere, con urgenza, per porre fine alle irregolarità e ingiustizie che si verificano al carcere di Cosenza".

"Le irregolarità - è scritto nell’interrogazione - riguardano problemi di organizzazione del personale e la necessità di rendere conformi alla legge tali servizi per garantire il rispetto delle norme di sicurezza e legalità, sia al personale in servizio che ai cittadini calabresi".

Pignataro ha chiesto al ministro "quali azioni intenda mettere in atto per assicurare che le denunce fatte in merito all’utilizzo delle auto di servizio non corrispondano al vero, e quali provvedimenti adottare per sanzionare tali condotte gravissime e illegittime. L’iniziativa parlamentare si rende necessaria in seguito alle denunce apparse sui giornali, affinché venga fatta luce sugli episodi che a quanto pare si verificano nel carcere di Cosenza e che meritano di essere chiariti con certezza".

Modena: Natale in carcere, il sindaco suona con i detenuti

 

Estense.com, 20 dicembre 2006

 

Il Natale in carcere ha un sapore particolare. Senza libertà, nella festa si affiancano l’ombra della malinconia e l’intensità della speranza. Così, alla presenza di questi due commensali muti, la messa celebrata ieri mattina dal vescovo Paolo Rabitti nella casa circondariale di Ferrara ha coinvolto tutti oltre la liturgia della parola.

Con i detenuti, il personale carcerario, il direttore Francesco Cacciola c’erano le autorità cittadine e i rappresentanti di varie associazioni di volontariato a testimoniare, anche laicamente, il senso di una comunità civile che sa essere unita e solidale oltre i confini delle sbarre e oltre ogni steccato.

Negli sguardi che si sono intrecciati e nell’omelia del vescovo la comprensione ha cancellato l’ansia del giudizio. Per un attimo, almeno, i ruoli si sono annullati. Uomini e donne si sono incontrati e scambiati gli auguri di un Natale sereno, metafora di giorni per tutti migliori.

Con questo spirito il sindaco Gaetano Sateriale ha voluto quest’anno unirsi ai detenuti nei passaggi musicali della celebrazione, accompagnando il coro al flauto traverso. Un modo non rituale di dichiarare, nell’armonia delle note, la partecipe presenza della città.

Mafia: Totò Riina ricoverato in ospedale per problemi cardiaci

 

Ansa, 20 dicembre 2006

 

Totò Riina è ricoverato da domenica scorsa presso il reparto dedicato ai detenuti dell’Ospedale San Paolo di Milano. Secondo indiscrezioni il boss di Cosa nostra si è sottoposto ad accertamenti di tipo cardiologico ed è in discrete condizioni di salute. Riina, che sta scontando la pena nel carcere milanese di Opera, è al suo quarto ricovero per problemi di cuore.

Sicurezza: Galan (Veneto); ronde non mi entusiasmano molto

 

Il gazzettino, 20 dicembre 2006

 

Il governatore del Veneto, Giancarlo Galan non è entusiasta del fenomeno delle ronde notturne per i problemi della sicurezza messe in atto in alcune Province venete, in particolare nel trevigiano, da alcuni amministratori locali di area leghista. "Non mi entusiasmano molto - ha detto, a margine dell’incontro informale di fine anno con i giornalisti - anche perché sono una risposta, non dico sbagliata ma quasi, a dei fatti che continuano ad inquietare le nostre popolazioni.

Innanzitutto l’indulto e le sue conseguenze che hanno portato di nuovo in libertà, in giro per il Veneto molte persone che sarebbe stato bene che rimanessero in carcere, vanificando così il lavoro duro e rischioso delle forze dell’ordine". Fatti a cui, secondo Galan, si aggiunge la questione che una "famosissima terrorista si trova in libertà. In nessun Paese d’ Europa ci sono fatti del genere". E questo, secondo il governatore veneto, porta la gente ad avere poi reazioni come quelle delle ronde.

Salerno: i figli dei detenuti spettatori del musical "Pinocchio"

 

Il Mattino, 20 dicembre 2006

 

Circa ottanta bambini e bambine, figli dei detenuti, con i rispettivi genitori, hanno partecipato ieri sera allo spettacolo allestito a Fuorni, nella sala teatro della casa circondariale di Salerno. Sotto i riflettori si è esibita la compagnia di balletto diretta da Pina Testa, già prima ballerina del S. Carlo, che ha presentato il musical Pinocchio.

Ad organizzare l’appuntamento è stata la sezione femminile della Croce Rossa: "Ormai, ogni fine d’anno - spiega l’ispettrice della sezione salernitana della Cri, Rita D’Angora - nell’ambito del nostro progetto carcere e vita prevediamo un momento con le famiglie dei detenuti, per far sentire loro lo spirito della festa".

Il direttore della casa circondariale, Alfredo Stendardo, sottolinea proprio la progressiva apertura della struttura alla città: "Piano piano stiamo uscendo, si può dire che siamo ad un percorso appena iniziato ma è importante che il mondo esterno prenda coscienza di questa realtà". Stendardo fa riferimento alla volontà degli studenti, che nei giorni scorsi avevano partecipato ad un cineforum in carcere, di regalare un albero di Natale ai detenuti.

Un detto fatto che ieri si è concretizzato con un bel pino splendente di addobbi e luci colorate. "Sappiamo di come la vostra situazione - dice l’alunna Nunzia Di Somma, leggendo una lettera scritta a nome di tutto il liceo - sia difficile da vivere, ma soprattutto da sopportare perché le critiche e le diffidenze sono tante".

Accanto alle pareti del teatro blindato, che riproducono in grandi dimensioni il dipinto della danza di Matisse, la favola di Pinocchio è stata raccontata in punta di piedi, in un mix di generi, tra classica e moderna, passando dal tango al flamenco, all’acrobatica.

"Ho accettato con piacere di mettere a disposizione la mia Compagnia - spiega Pina Testa. Danzare ci dà forza e spero possa darne anche a voi che qui scontate la vostra pena". A firmare le coreografie Sonia Saggese. Il balletto ha visto protagonisti: Fortuna Capasso (Pinocchio), Salvatore Inghilleri (il grillo), Mariano Catena (il gatto), Maria Sansone (la fata).

Al termine, Rita Santoro, Elisabetta Ioghà ed altre crocerossine, hanno distribuito giocattoli e pacchi di dolciumi a tutti i bimbi ed un burattino: "Abbiamo scelto un regalo a tema, appunto Pinocchio - spiega D’Angora - perché la sua favola insegna tante cose, che si può essere migliori e felici". Intanto il Natale si prepara anche a Fuorni. Alcuni detenuti hanno fatto il presepe nella loro cella. Il giorno di Natale, come ogni domenica, parteciperanno alla messa celebrata in carcere dal cappellano, padre Riccardo Sommella.

Brescia: "Progetto carcere", un dicembre davvero intenso

 

Giornale di Brescia, 20 dicembre 2006

 

Diverse ed articolate le iniziative nel mese di dicembre del "Progetto-Carcere" Uisp sostenuto dalla Direzione carceraria, dalla Provincia di Brescia - tramite l’Associazione "Carcere e Territorio"- e la Regione Lombardia. Per il 22° Campionato di calcio nella Sezione di Reclusione di Verziano, l’undicesima giornata di andata disputatasi sabato scorso è stata l’ultima del 2006.

Venerdì 29 dicembre appuntamento per la Sezione Maschile di Verziano con le premiazioni del 2° torneo di ping-pong e pomeriggio musicale e cabaret con il duo acustico "Poddighe" e Laboratorio Comico "Scaramuccia": un’occasione per salutare il 2006 e scambiare gli auguri per un sereno 2007 tra tutti i detenuti e le realtà esterne. Per le detenute ciò è già avvenuto in occasione della S. Lucia ed ora le attività proseguono in palestra con il corso di volley e ginnastica.

Anche nel carcere cittadino non è venuta meno l’occasione per un particolare saluto con la società civile : infatti, nel pomeriggio di S. Lucia nella sala teatro di Canton Mombello si sono svolte le premiazioni del 26° torneo di calcetto con il concerto del "Joyful Gospel Choir" diretto da Brunella Mazzola. Nell’occasione l’Uisp di Brescia ha donato una targa di ringraziamento alla Direzione ed a tutto il personale di Polizia Penitenziaria per la collaborazione nella realizzazione delle molteplici attività del "Progetto".

Verona: Progetto Carcere 663, è Natale anche per i detenuti

 

L’Arena di Verona, 20 dicembre 2006

 

Allietare le giornate di chi vive in carcere rimane tra gli obiettivi di Progetto Carcere 663. In occasione delle festività natalizie l’associazione di volontariato, nata dal centro sportivo italiano nel 1995, ha organizzato una serie di incontri con l’obiettivo di far interagire la realtà esterna di chi non vive la detenzione con quanti invece sono al di là delle sbarre.

Partendo dal presupposto che lo "sport è la migliore medicina per avvicinare realtà diverse", gli organizzatori hanno dato il via ad alcune partite di pallone. Alcune di queste si sono già disputate come quella tra la squadra provinciale di giornalisti e la sezione isolati, un’altra tra il dopolavoro dell’ospedale di Negrar e la sezione stranieri, l’ultima si disputerà oggi.

Anche la sezione femminile rientra nell’attività voluta per far sentire queste feste meno pesanti a chi vive un periodo di detenzione. Periodo che nonostante l’indulto si fa comunque sentire per chi la pena la dovrà scontare fino in fondo. "Il Natale per i detenuti è un giorno come tanti altri", spiegano i volontari, "l’unico fatto che lo distingue è che cambia il menù del pranzo". Una realtà dunque che per chi sconta una pena è difficile da gestire.

Un aspetto positivo è comunque dato dal fatto che non vi è più il sovraffollamento dei giorni di Natale degli ultimi anni, questo ovviamente grazie all’indulto. Anche se corre voce che presto dalle case circondariali di Rovereto e Treviso arriveranno nuovi ospiti. In tutto i detenuti al momento sono 430 e per la riqualificazione di una parte della struttura la seconda sezione verrà chiusa per lavori. Secondo alcuni volontari questo intervento comporterà che presto a condividere una cella saranno di nuovo in tre.

Progetto Carcere 663 è riuscito ancora una volta a portare avanti l’attività natalizia nonostante dalla Regione Veneto non sia arrivato alcun finanziamento. I volontari al momento riescono ancora a sopperire alle spese ma non si sa ancora per quanto. Nel frattempo una fetta di pandoro e un bicchiere di una qualsiasi bibita viene offerta comunque ai detenuti e agli ospiti a ogni fine partita.

Maurizio Ruzzenenti, coordinatore del progetto, riguardo la mancanza di finanziamento non si esprime. Si limita semplicemente a commentare quelli che sono i buoni propositi dei volontari e di quanti si adoperano per far sentire meno soli i carcerati sotto le feste. "Sono giorni pesanti per chi è solo", spiega, "diventano ancora più pesanti se oltre a essere soli si è dietro le sbarre. Per questo occorre darsi maggiormente da fare e noi nel nostro piccolo tentiamo di farlo nel migliore dei modi".

Roma: a Rebibbia femminile festa di Natale per le detenute

 

Comunicato stampa, 20 dicembre 2006

 

Un piccolo rinfresco e una festa sobria per festeggiare il Santo Natale e, soprattutto, la buona riuscita dell’iniziativa di creare una Scuola d’arte per la decorazione e l’arredo di chiese e locali pubblici nel carcere femminile di Rebibbia, a Roma.

La scuola - gestita dall’Istituto Statale d’Arte "Roma 2" diretto dalla professoressa Maria Grazia Dardanelli - è stata voluta dal Collegio dei Docenti dell’Istituto e sostenuta dal Garante dei Diritti dei detenuti della Regione Lazio Angiolo Marroni e dalla direttrice dell’Istituto, dottoressa Zainaghi, con lo scopo di offrire un importante momento di crescita culturale e sociale alle detenute attraverso delle attività artistiche che potrebbero aiutare e facilitare il loro futuro reinserimento nella società.

Durante la cerimonia di oggi tutti gli intervenuti hanno sottolineato l’importanza della scelta coraggiosa compiuta da 22 donne di Rebibbia che stanno partecipando ai corsi, una scelta che consente loro di acquisire una professionalità da spendere sul mercato del lavoro una volta uscite dal carcere e tornate nella società. Molto apprezzata anche l’iniziativa delle allieve dell’istituto d’arte che, insieme alle loro docenti, hanno realizzato e venduto per l’Unicef delle Pigotte - le classiche bambole di pezza la cui adozione consente di garantire a un bambino un ciclo completo di vaccinazioni contro le sei principali malattie dell’infanzia.

I corsi organizzati nel Carcere di Rebibbia hanno durata triennale e quinquennale. Le lezioni si tengono dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18.30. Al termine del terzo anno le studentesse avranno il titolo di maestre d’arte. Dopo 5 anni saranno diplomate e potranno accedere ai corsi di laurea universitari. Fra le materie insegnate oltre ai laboratori di pratica anche storia dell’arte, scultura e architettura.

"La voglia di rendersi utili con iniziative come quella pro Unicef e di apprendere un nuovo lavoro è il modo migliore con cui queste donne fanno capire che desiderano tornare da protagoniste nella società - ha detto il Garante dei Detenuti Angiolo Marroni - Attività come quelle attivate a Rebibbia femminile hanno una valenza fondamentale. Dare ai detenuti competenze professionali specifiche può aiutarli a trovare velocemente un lavoro una volta usciti dal carcere e a far sentire queste persone un po’ più componenti a pieno titolo della società".

Immigrazione: Gasparri (An); governo incoraggia i trafficanti

 

Apcom, 20 dicembre 2006

 

"L’ennesimo sbarco di 600 clandestini verificatosi oggi sulle coste siciliane dimostra che i messaggi di arrendevolezza partiti dal nostro governo incoraggiano i trafficanti di clandestini". Lo afferma il parlamentare di An, Maurizio Gasparri.

"Sanatorie in serie, annunci da parte di troppi Ministri, compreso Amato, della possibilità che chi entra in Italia non sarà mai allontanato, stanno producendo conseguenze disastrose. È la bancarotta della sicurezza nel nostro Paese. Se a questo disastro sul fronte dell’immigrazione clandestina si collegano i tagli drammatici al bilancio del Viminale, l’offesa al personale delle Forze dell’ordine cui si concedono 5 euro lordi di aumento mensili, la decisione ribadita da Amato - aggiunge Gasparri - tra le protese dei Prefetti della chiusura di decine e decine di prefetture, questure caserme dei Carabinieri e strutture dello Stato in tutto il territorio nazionale, è evidente che siamo di fronte ad un governo criminogeno". "Più clandestini, più indulto, meno prefetture e meno caserme. Questa la sintesi della politica della sicurezza del governo della criminalità e dei clandestini", conclude Gasparri.

 

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