Rassegna stampa 19 agosto

 

Frosinone: detenuto 21enne trovato morto, forse suicidio

 

La Repubblica, 19 agosto 2006

 

Un asciugamano in bocca e la faccia premuta contro il cuscino del suo letto. Si sarebbe tolto la vita in questo modo, a cavallo di Ferragosto, Daniele L. un detenuto ventunenne che solo da pochi giorni era arrivato nel carcere di Frosinone. La vicenda è stata segnalata dal Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni. A quanto risulta al Garante il giovane - nato a Roma - era arrivato nel carcere di Frosinone il 27 luglio scorso, proveniente dal penitenziario di Velletri, ed è stato trovato morto nella sua cella nei giorni a cavallo di Ferragosto. L’ipotesi più probabile è che si tratti di un suicidio. "Nonostante l’indulto la situazione nelle carceri continua a generare casi drammatici come questo di Frosinone - ha detto il Garante Regionale dei Diritti dei detenuti Angiolo Marroni - La giovane età del detenuto e, soprattutto, le modalità che avrebbe usato per togliersi la vita mi lasciano perplesso e sconcertato. Auspico che la magistratura chiarisca in tempi rapidi questa tristissima vicenda".

Padova: il cappellano; tanti ex detenuti sono allo sbando

 

Il Gazzettino, 19 agosto 2006

 

Un indulto che per la rapidità con cui è stato proposto, votato ed approvato, ha colto di sorpresa e alla sprovvista un po’ tutti: dai responsabili delle carceri, agli agenti della polizia penitenziaria, agli stessi detenuti che non si aspettavano di ritrovare la libertà in maniera così veloce, senza quasi preavviso, per finire con gli operatori che quotidianamente vivono e lavorano all’interno degli istituti penitenziari. A Chiesanuova, in via Righi, c’è la sede dell’Oasi, l’Opera di Assistenza per gli Scarcerati Italiani, una comunità di accoglienza per detenuti in permesso premio o in misura alternativa alla detenzione, gestita dai padri Mercedari, ordine al quale appartengono anche i cappellani delle due carceri cittadine.

"Tutti i detenuti - dice padre Luigi, cappellano della casa di reclusione Due Palazzi - speravano nell’indulto, però è arrivato così di punto in bianco che molti di loro non hanno nemmeno trovato il tempo per organizzarsi, magari anche solo per fare una telefonata e dire ai parenti che erano liberi. Tanti poi non sapevano proprio che fare, dove andare". "A volte - ricorda padre Luigi - i documenti necessari alla scarcerazione sono arrivati anche molto tardi, oltre la mezzanotte, e più di qualche ex-detenuto non sapendo a chi rivolgersi o dove andare ha dormito fuori dal carcere aspettando il mattino seguente per mettersi alla ricerca di un alloggio o quantomeno di una sistemazione provvisoria".

All’Oasi di via Righi possono essere ospitate al massimo 25 persone, attualmente i posti sono quasi tutti occupati, a fronte, però, di una grande quantità di domande che continuano ad arrivare. "Considerando - riprende il cappellano - che a Padova nei giorni scorsi sono state scarcerate 250 persone e che si prevede ne vengano liberate altre 50, è chiaro che le richieste di venire accolti dalla nostra struttura si sono moltiplicate. Noi purtroppo abbiamo dei numeri limitati e siamo già al completo o quasi, perché dei venticinque posti disponibili ne rimangono liberi solo tre che comunque contiamo vengano presto occupati". "Per quanto riguarda il nostro lavoro - continua padre Luigi - l’indulto non ha modificato le cose. Dei venti ospiti una decina sono arrivati nella nostra casa a seguito della nuova legge, per il resto qui ci sono detenuti che stanno terminando di scontare la loro pena e altri che arrivano in permesso premio".

Di molti che hanno lasciato il carcere padre Luigi non ha più notizie: "È così, chi è tornato a casa mi ha telefonato per dirmi che tutto era andato bene e che aveva ritrovato gli affetti lasciati, ma di molti altri non so più nulla. C’è chi chiama invece perché ha bisogno di un tetto sotto al quale dormire, perché dopo giorni non ha ancora trovato un ricovero, un punto dove essere ospitato o anche solo dove passare la notte. Non voglio scendere nel merito politico del provvedimento, però credo potesse essere stato organizzato meglio. In questa maniera hanno trovato impreparati tutti, sia chi gestisce e lavora nelle carceri, sia i detenuti, soprattutto quelli stranieri che si sono trovati allo sbando senza sapere dove andare e cosa fare della riavuta libertà".

Padova: sempre più banchi di scuola dietro le sbarre

 

Il Gazzettino, 19 agosto 2006

 

Si rafforza la scuola in carcere. È stato sottoscritto un protocollo d’intesa biennale tra l’Ufficio scolastico del Veneto e il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per il Triveneto, la cui premessa è stata l’accordo programmatico per la formazione integrata carcere/scuola del maggio 2005, con la quale si confermava l’importanza della formazione sia del personale docente che opera in prigione, sia del personale penitenziario.

"Tenendo conto che l’istruzione costituisce momento essenziale del processo penitenziario e consente di dare concreta attuazione al precetto costituzionale che pone la rieducazione del detenuto quale finalità e contenuto primario della sanzione penale, gli obiettivi che questo protocollo si è prefissato sono di grande rilievo - illustra il professor Paolo Damberger, referente per il carcere dell’Ufficio scolastico regionale - sia a livello umano che sociale: potenziare l’attività di alfabetizzazione nelle carceri istituendo corsi scolastici a livello di scuole secondarie superiori in tutte le dieci strutture del Veneto, permettendo così ai detenuti di trasferirsi e scegliere il percorso ad ognuno più confacente; progettare percorsi di formazione modulare che permettano il riconoscimento di competenze già acquisite dai detenuti; provvedere alla formazione del personale penitenziario e scolastico; fornire personale docente, adeguatamente formato ed aggiornato; organizzare periodici incontri tra personale docente e penitenziario, al fine di potenziarne l’integrazione". Sarà operante, per questo biennio, una Commissione paritetica permanente a livello regionale che valuterà le risposte e pianificherà gli interventi. "Siamo certi che questo protocollo avrà una grande rilevanza ai fini di un concreto beneficio per i detenuti, che potranno - commenta Damberger - riscattare il tempo del carcere, promovendo la facoltà di astrazione, che è la più alta chance di libertà e di comunità con gli altri offerta ad un individuo".

Prato: pochi detenuti liberati chiedono aiuto a "Barnaba"

 

Ansa, 19 agosto 2006

 

Si contano sulle dita delle mani i detenuti che, usciti dal carcere a seguito dell’indulto, si sono rivolti allo sportello informativo attivato presso l’associazione "Barnaba" di Prato, per gestire la fase più immediata dell’emergenza. Circa una decina di persone si è rivolta agli operatori per informazioni generalmente relative a alloggio e lavoro. Metà di queste erano già conosciute all’ufficio e gravitano in ambito cittadino, altrettante circa, fra italiani e stranieri, si sono invece rivolte in questa occasione per la prima volta a "Barnaba". Martedì prossimo è fissata una riunione fra gli operatori del settore per fare il punto sulla situazione.’Siamo partiti in ritardo, - spiega Marta Biagiotti, responsabile dell’associazione - probabilmente il grosso delle persone era già uscito da quattro o cinque giorni, ma non abbiamo avuto il tempo materiale per attivarci prima. Molti stranieri, da quanto gli operatori hanno percepito, non si sono rivolti alle istituzioni nel timore di essere rintracciati o allontanati dal territorio per questioni collegate al permesso di soggiorno. Diversi di loro hanno cercato di ricorrere a contatti o conoscenze personali. L’associazione, composta da insegnanti volontari che tengono regolarmente lezioni all’interno della casa circondariale Dogaia e che offrono ai detenuti un supporto in vista del loro ritorno alla libertà, non ha avuto la possibilità di avvicinare queste persone in carcere prima della loro uscita, perché i colloqui in agosto sono generalmente sospesi, tranne che in casi urgenti.

Mi aspetto un’ondata di ritorno, - continua Biagiotti - composta da persone che inizialmente si sono arrangiate da sole e che in futuro forse si rivolgeranno a noi. Comunque non si tratterà di grandi numeri rispetto ai circa 150 detenuti del carcere pratese, che tornano in libertà a seguito del provvedimento. Lo sportello di "Barnaba" dovrebbe rimanere aperto una volta alla settimana, anche a settembre. Per informazioni contattare l’associazione in via Montalese 422, a Maliseti di Prato, telefono 0574.983040

Cremona: chiede aiuto fingendo di essere un ex detenuto

 

La Provincia di Cremona, 19 agosto 2006

 

Indulto. Se non fosse un paradosso verrebbe quasi da dire "occhio agli imbroglioni". La recente amnistia, che ha consentito a migliaia di detenuti di uscire dal carcere non ha avuto particolari ripercussioni sulla nostra città, ma qualche caso si è comunque presentato, e tra questi anche quello del solito furbetto, che si è presentato agli uffici comunali per battere cassa pur avendo alle spalle una famiglia non proprio indigente.

"Un personaggio locale - ha detto Vittorio Vantadori, dell’Ufficio di Staff del sindaco - che abbiamo cortesemente invitato ad andarsene". Durante la settimana, tuttavia, si sono presentati agli uffici comunali quattro persone con le carte in regola: "Si trattava di ex detenuti in transito, che hanno chiesto un sostegno economico per raggiungere i rispettivi luoghi di residenza, nel Meridione per tre di loro, nel Veneto l’altro.

Non siamo autorizzati a corrispondere denaro e li abbiamo indirizzati verso alcune case di accoglienza". Qualcun altro, sempre nei giorni scorsi, ha bussato alla porta dei Servizi sociali: "In tutto tre casi - precisa Gianni Risari, assessore alle Politiche sociali - che abbiamo risolto senza difficoltà, senza traumi. Si trattava di cremaschi. Da parte nostra eravamo preparati per fronteggiare un maggior numero di richieste, soprattutto in relazione a quelli che sono i temi di fondo: reinserimento nell’ambito familiare, tenendo presente che in particolari casi la famiglia potrebbe anche non esserci, e ricerca di lavoro". L’ondata d’urto sembra superata, ma non si esclude che qualche nuova richiesta si possa presentare. Come detto, servizi e assistenti sociali sono preparati e con essi anche le associazioni e le parrocchie. Almeno per la prima accoglienza.

Napoli: scarcerato con l’indulto, trova lavoro al Comune

 

Il Mattino, 19 agosto 2006

 

Tra le innumerevoli storie che caratterizzano il "post indulto" ce n’è anche una a lieto fine. Una sorta di favola moderna dove lo Stato fa pagare il debito al detenuto ma poi gli dà anche una nuova opportunità di reinserimento lavorativo. Custode della pena ma anche datore di lavoro. È la storia di Ugo De Vivo, 50 anni tra un mese, residente nel centro storico di Napoli, dipendente part time del comune di Lauro come operatore ecologico dal 1999 che all’uscita dal carcere (era stato arrestato nel 2003 ed è uscito grazie all’indulto) ha trovato un bel regalo: il posto di lavoro. "Per fortuna non sono stato licenziato - spiega Ugo - in carcere era il mio cruccio quello di perdere il lavoro. Ringrazio Antonio Bossone e l’amministrazione perché ha sempre creduto in me ed ha fatto in modo che non perdessi l’occupazione.

È stata la mia fortuna questo paese. Mi sono sempre trovato bene tanto che tra poco mi trasferirò qui definitivamente. Un grazie di cuore veramente a tutti perché io, a differenza di tanti detenuti che escono dal carcere e non sanno dove andare o cosa fare, sono stato fortunato. Non solo ho una famiglia ma anche un lavoro per poter vivere onestamente". Ugo De Vivo si trovava ospite presso la casa circondariale di Lauro quando nel 1998 venne scelto insieme a suoi colleghi per operare nel post-frana di Quindici presso il campo base. Attività volontaria che nel 1999 gli procura un posto di lavoro presso il comune di Lauro. Nel 2003 il rientro in carcere e ora la gradita notizia: il posto c’è ancora. Ora Ugo è già al lavoro. "Abbiamo usato anche dei fondi del Ministero di Grazia e Giustizia - spiega Antonio Bossone, assessore al comune di Lauro - per il recupero sociale di ex detenuti. L’iniziativa è un tipico esempio dell’attuazione della nostra politica sociale".

Parma: i detenuti messi "a guardia" dell’ambiente

 

Gazzetta di Parma, 19 agosto 2006

 

I detenuti a guardia dell’ambiente. Lavoreranno nel Parco del Taro, per riparare all’ingiustizia di un incendio doloso "Per dieci detenuti di via Burla l’ambiente continuerà a essere un’opportunità. La Giunta provinciale ha deliberato la prosecuzione del progetto promosso con la direzione dell’istituto di pena di via Burla, per accompagnare il reinserimento dei carcerati nella società e nel mondo del lavoro. Il progetto nasce come naturale prosecuzione dell’iniziati va del 13 maggio nell’area del Po di Polesine Parmense. In quell’occasione 20 detenuti si sono impegnati in una giornata di recupero ambientale dell’area attrezzata, ripulendola dai rifiuti, tagliando l’erba e posizionando pannelli informativi su flora e fauna autoctone. Grande partecipazione è stata riscontrata sia da parte dei detenuti che delle associazioni di volontariato vicine all’ambiente e al carcere.

Napoli: un ex detenuto diventa guida antiscippo per turiste

 

Il Mattino, 19 agosto 2006

 

Istruzioni per l’uso - turistico - del centro storico senza incappare in scippatori e affini: a fornirle a tre russe in visita a Napoli è stato Mino, 26 anni, tre anni di detenzione alle spalle finiti di scontare nel giugno scorso. Il ragazzo, di Miano, è stato sollecitato dalle tre turiste a dare indicazioni sul Mc Donald’s. Ignare dei suoi trascorsi e del fatto che Mino sia tra quelli che sperano di beneficiare dell’indulto per due mesi ancora da scontare, le donne hanno trovato nel giovane una guida turistica spontanea, per giunta espertissima su come evitare spiacevoli incidenti.

"Le ho messe in guardia, erano un po’ ingenue: giravano con le borsette piena di soldi e li tiravano fuori tutti anche per prendere un caffè", ha detto Mino. "All’unica che parlava italiano ho spiegato che le manovre col denaro vanno fatte in posti appartati, come i bagni di un bar, e non in mezzo alla strada". Il ragazzo ha incontrato le tre turiste al Molo Beverello e le ha scortate seguendo un itinerario classico, dalla Galleria Umberto I a Spaccanapoli e Santa Lucia. Per poi chiudere la giornata alle 22 con una pizza a Piazza Carità.

Milano: preferisce stare in carcere che con convivente

 

Il Giornale, 19 agosto 2006

 

Con quella donna non se la sentiva proprio di andare avanti: molto meglio tornare in carcere dove, almeno, nessuno gli rompeva l’anima con rimbrotti, mugugni e lamentele varie. Così, evaso dagli arresti domiciliari dopo una lite con la convivente, l’uomo si è presentato al commissariato di polizia di Cornigliano per chiedere di poter finire di scontare la sua pena in carcere. Protagonista dell’episodio S.L., un siciliano di 42 anni, residente in via Coronata, a Cornigliano, che ha suonato al campanello del commissariato il giorno di Ferragosto. Agli agenti, che in verità erano un po’ perplessi a sentire le ragioni che venivano loro esposte, ha raccontato di avere problemi con i propri familiari e di voler trascorrere in cella il residuo della pena.

L’uomo, che durante il giorno può uscire per andare a lavorare ma che alla sera deve chiudersi in casa assieme alla donna che non può più soffrire, è stato denunciato per evasione ma è stato anche convinto a tornare a casa. Con precisione non si sa che cosa i poliziotti abbiano detto all’uomo, ma pare che lo abbiano esortato ad avere ancora un po’ di pazienza. Dopotutto, una volta scontata la pena, può anche cambiare domicilio e mandare la fonte delle sue lagnanze a spigolare altrove.

Belgio: 20 detenuti evadono, polizia avvia le ricerche

 

Adnkronos, 19 agosto 2006

 

Venti detenuti sono riusciti a evadere, durante la notte, dal carcere belga di Dendermonde. La polizia ha avviato un’ampia battuta alla ricerca degli evasi con l’ausilio di elicotteri. Stando alla prima ricostruzione fornita dalle autorità, alcuni reclusi sarebbero riusciti a forzare una cella e, una volta usciti, avrebbero liberato altri detenuti. Si ignora se fra gli evasi ci siano condannati per fatti di sangue.

 

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