Rassegna stampa 13 settembre

 

Napoli: 42enne in dialisi e in attesa trapianto, torna in carcere

 

Ansa, 13 settembre 2005

 

Trapiantato di fegato, in attesa di trapianto di cuore e da mesi in dialisi per una gravissima insufficienza renale. Ma "per un macroscopico errore" a Patrizio Grandelli, 42 anni, detenuto napoletano, sono stati revocati gli arresti in ospedale ed è stata ripristinata la detenzione nel carcere di Poggioreale. È quanto rende noto il suo difensore, avvocato Gennaro Pecoraro, il quale sottolinea la "mancanza di sensibilità" di alcuni magistrati di sorveglianza del Tribunale di Napoli che si sono occupati del caso. La situazione che si è determinata è stata conseguenza - sostiene il penalista - di un banale equivoco: il detenuto, che deve scontare 20 anni di reclusione, si vide revocare gli arresti domiciliari nel luglio scorso mentre all’ospedale Cardarelli si stava sottoponendo alla dialisi: il beneficio dei "domiciliari" gli fu annullato da un magistrato perché il detenuto aveva avvisato del suo trasferimento da casa all’ ospedale la polizia e non l’autorità giudiziaria. "Grandelli telefonò al commissariato di polizia Scampia alle 7 del mattino convinto di rispettare così le prescrizioni imposte dalla magistratura", dice l’avv. Pecoraro.

Da luglio il provvedimento di ripristino della detenzione in carcere è stato più volte confermato dai giudici della Sorveglianza. "È una vicenda - ha commentato il penalista - che testimonia una assoluta mancanza di sensibilità da parte dei magistrati e dei responsabili sanitari di Poggioreale che si sono occupati del caso. Così è stata negata la detenzione in ospedale a un soggetto gravemente malato e solo per un banale disguido. Senza tener conto che è stato proprio la detenzione in carcere in questi anni ad aver aggravato le condizioni di salute". Ora Grandelli deve essere trasferito ogni due giorni dal carcere al Cardarelli, una situazione di stress che - denuncia il legale - sta determinando un aggravamento delle condizioni.

Siena: donna finisce in carcere per sfamare i propri gatti

 

Ansa, 13 settembre 2005

 

Donna rubava scatolette in un supermercato, era recidiva. Una donna è stata sorpresa a rubare scatolette di cibo per gatti ed è stata arrestata dai carabinieri di Montepulciano (Siena). La donna - 50 anni di Sinalunga, in provincia di Siena - è entrata in un supermercato e ha "fatto la spesa", nascondendo scatolette per gatti nella borsa. I carabinieri, avvisati dalla sorveglianza, hanno bloccato la donna, non nuova a furtarelli del genere e sempre "graziata" in passato. È stata arrestata e sarà processata oggi per direttissima.

Sondrio: festa San Basilide, messa per la polizia penitenziaria

 

La Provincia di Sondrio, 13 settembre 2005

 

Importante giornata ieri per la polizia penitenziaria di Sondrio. A Madonna di Tirano è stata celebrata, infatti, la ricorrenza di San Basilide patrono del corpo di polizia penitenziaria, retta dal comandante di reparto l’ispettore capo Arnaldo Boi. Un momento seguito con grande partecipazione dalle autorità civili e militari di Tirano e dell’intera provincia di Sondrio. Il rettore del Santuario mariano, monsignor Aldo Passerini, che ha concelebrato con il cappellano delle carceri di Sondrio oltre che parroco di Triangia, don Narciso Mondelli, si è soffermato sulla figura della guardia carceraria, come lo era San Basilide martire, morto nel 204. Monsignor Passerini ha invitato le guardie ad usare una forma di rispetto e di essere vicini moralmente e fisicamente a chi è in prigione per scontare la propria pena.

Vibo Valentia: Iovene (Ds) visita carcere, sì a reinserimento detenuti

 

Adnkronos, 13 settembre 2005

 

"Passi avanti notevoli - dichiara Iovene - nella direzione del recupero alla legalità e alla vita sociale di chi ha commesso reati, preziosissimi in un territorio difficile come quello della provincia di Vibo Valentia, e che rischiano però, ed è emerso anche questo nel corso della visita, di fronte all’annunciata riduzione delle risorse disponibili e al permanere di una carenza di alcune figure professionali (operatori sociali etc.), di subire un rallentamento se non una vera e propria battuta d’arresto. Ed è quello che bisogna evitare che accada - conclude Iovene - visti anche i significativi e positivi risultati ottenuti".

Criminalità: Santelli; a Taormina e Cosenza episodi agghiaccianti

 

Apcom, 13 settembre 2005

 

"Premesso che la giustizia fai da te non è la soluzione, dagli odierni fatti di cronaca non si può non evincere un unico comune denominatore. Morire in casa propria, come è accaduto a Taormina, perché si è cercato di difendere se stesso e i propri familiari è agghiacciante". È quanto afferma il sottosegretario alla Giustizia, Jole Santelli. "Allo stesso tempo, aggiunge - è difficile pensare al commerciante di Cosenza, vittima da tempo del racket, come ad un omicida a sangue freddo. Sia Cosenza che a Taormina ci troviamo davanti a due vittime della criminalità. La massima solidarietà alla famiglia di Pancrazio Muscolino così come al commerciante di Cosenza".

Libri: "Parole incatenate", intervista all’autore Carlo Ferrari

 

Redacon, 13 settembre 2005

 

È stato presentato anche a Castelnovo nè Monti, quest’estate, nell’ambito della rassegna "Giovedì letterari". Il libro di Carlo Ferrari, professore presso l’istituto "Iodi" di Reggio, tratta di un’esperienza didattica molto particolare: quella fatta in carcere.

Vi proponiamo un’intervista.

 

Prof. Ferrari, "Parole incatenate": ci spiega il titolo?

Vuole indicare la condizione di restrizione fisica e mentale nella quale si ritrova rinchiuso chi vive la condizione carceraria. La parola, i sentimenti ed il pensiero faticano ad uscire ed a raggiungere un interlocutore esterno; salvo che non trovino qualcuno o qualcosa che aiuti ad avere fiducia in sé e negli altri.

 

Perché un libro sul carcere? Come è nata questa idea?

Volevo dare maggiore visibilità esterna ad una realtà che la gente conosce poco o male, e comunque solamente attraverso le cose negative. Mentre invece al suo interno si muovono forze ed energie che cercano di accompagnare e sostenere un cammino di recupero e di riscatto da una condizione di abbandono, di miseria, di corruzione materiale e morale, spesso anche dì disperazione. Risorse sono la scuola e la formazione professionale, che, assieme al volontariato, tentano delle risposte e delle opportunità di recupero per un positivo inserimento sociale e lavorativo al momento dell’uscita dei carcere.

 

In quale ambito ha svolto la sua esperienza in carcere per raccogliere tanti elementi da scrivere un libro?

Ho seguito in carcere per diversi anni, sia come insegnante che come coordinatore, i corsi dell’istituto "Don Zeffirino Iodi", che dal 1995 è presente con diverse classi di operatore dei servizi sociali. In quasi dieci anni di attività oltre un centinaio di detenuti hanno seguito il nostro percorso scolastico e diverse decine di essi hanno conseguito la qualifica professionale di operatore dei servizi sociali dopo tre anni o il diploma finale di Stato dopo cinque anni di scuola. In questo tempo gli studenti detenuti sono stati stimolati, nelle diverse materie di studio (italiano, psicologia, igiene e cultura medico-sanitaria, etc.), a scrivere relazioni, a svolgere esercizi, compiti e verifiche che, partendo dal loro vissuto particolarmente tortuoso e sofferto, li spingesse alla riflessione e ad uno scavo interiore, utilizzando il linguaggio e la scrittura come strumenti di avanzamento culturale e di promozione umana, sociale e civile. Ne è venuta fuori una rassegna antologica fatta di racconti, di poesie, di pagine di diario; anche di "storie maledette", che è valsa la pena di raccogliere e pubblicare.

 

Come sta andando attualmente l’attività didattica dei "Don Iodi" in carcere?

In questi ultimi anni l’esperienza si è consolidata ed oggi sono funzionanti quattro classi, di cui una all’Opg; grazie anche al grande dinamismo dell’attuale preside, Francesco Paolo Baroni, un grande impulso è stato dato all’attività didattica dello "Iodi" in carcere con l’introduzione degli stage esterni per favorire concretamente l’inserimento nel mondo del lavoro dei detenuti nel settore specifico professionale di studio.

 

Tornando al libro, qual è la sua struttura essenziale e quali le sue caratteristiche? A chi consiglierebbe la lettura di questo volume?

Il libro è composto essenzialmente di due parti: la prima, quella più consistente e secondo me più interessante, è appunto quella antologica, con le testimonianze dirette dei detenuti, annotate e commentate dall’autore e redattore nel contesto specifico di riferimento; la seconda è di tipo critico-didattico e parla del funzionamento dei corsi, con illustrazione di obiettivi, metodologie, finalità e risultati, presentati dal sottoscritto ed avvalorati da considerazioni critiche di vari docenti, dirigenti scolastici, oltre che da operatori di altri centri di formazione, compresi quelli del volontariato. La prima parte è sicuramente indicata per tutti, soprattutto per i ragazzi delle scuole medie superiori, e può anche essere letta liberamente in modo sparso, scegliendo i testi e le testimonianze che possono incuriosire maggiormente (particolarmente interessante il fascicolo di Aleph che presenta saggi, dialoghi interiori, testi poetici, musicali ed artistici di notevole spessore umano e sociale); la seconda è particolarmente consigliata a chi già conosce il mondo dei carcere e vuole confrontarsi con questa esperienza di avanguardia. Da sottolineare inoltre che il volume apre in copertina con un originale disegno dello scultore Renato Valcavi ed è impreziosito da una significativa e profonda prefazione dell’attrice Ivana Monti Barbato, che ha collaborato e continua a collaborare con il "Don Iodi" in importanti progetti teatrali a favore dei detenuti.

 

Chi ha concorso e collaborato alla pubblicazione dei volume?

La pubblicazione del volume è stata voluta e seguita finanziarmente dall’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia-Romagna nella persona dell’ispettore prof. Ettore Piazza, ed ha avuto il contributo ed il patrocinio della Regione con l’interessamento dell’assessore alla cultura Marco Barbieri; oltre ad altri contributi da parte dell’amministrazione del Comune e della Provincia di Reggio Emilia, enti che contribuiranno a diffondere il volume ed i valori da esso proposti presso le scuole e le carceri della Regione ma anche di altre regioni e città italiane.

 

Il libro sarà collocato anche in libreria per un pubblico generico?

Un centinaio di volumi, su mia espressa richiesta, è già stato posto sul mercato editoriale nella maggior parte delle librerie di Reggio Emilia al prezzo ridotto di 10 euro ad opera del circolo "Don Primo Mazzolari" di Vezzano sul Crostolo che, al di là dei costi di gestione di tutta l’operazione, provvederà ad devolvere parte dei ricavato ad attività benefiche, comprese alcune iniziative a favore del carcere e dei carcerati. Questa scelta è stata fatta per avvicinare anche il grande pubblico ad un problema che è poco conosciuto o noto solo per schemi e semplificazioni, per di più molto spesso sbagliati.

 

C’è un ultimo messaggio che vorrebbe inviare ai suoi potenziali lettori?

Vorrei leggere direttamente l’ultima pagina con la quale mi accomiato dai lettori e li invito ad una riflessione, dal titolo: "E per finire...".

Giustizia: Casini; nessun pericolo per autonomia magistratura

 

Apcom, 13 settembre 2005

 

"Non c’è oggi alcun pericolo di una lesione dell’autonomia della Magistratura". Lo ha detto il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, spiegando che "è vero che c’è stato un grande scontro sulla giustizia in questa legislatura, con una riforma positiva o negativa che chi verrà dopo potrà, se vorrà, cambiare, ma non c’è il rischio di una subalternità dei magistrati al potere politico". Casini parlando alla Festa dell’Unità di Milano ha anche fatto un riferimento al Csm che "è autonomo e la cui autonomia è e deve essere tutelata, ma bisogna sempre tener presente che non è la terza Camera".

Volontariato: Premio Gattamelata a 4 associazioni padovane

 

Redattore Sociale, 13 settembre 2005

 

Un trofeo che ritrae il Gattamelata, monumento simbolo della città di Padova, per dire grazie ai numerosi volontari impegnati ogni giorno sul territorio. Il riconoscimento, voluto dal Centro Servizi per il Volontariato di Padova, è stato assegnato sabato scorso nell’ambito della Festa Provinciale del Volontariato a quattro diverse realtà: per la categoria "associazioni" è stata premiata "Psiche 2000", associazione di Camposampiero che svolge una preziosa attività nell’ambito dell’assistenza ai malati mentali e alle loro famiglie. Per la categoria "dirigenti delle associazioni" il premio è andato ad una coppia particolarmente vivace e presente nel mondo della solidarietà: Marilena Bertante, presidente dell’Avo (Associazione Volontari Ospedalieri) di Padova e il marito, Luigi Visentin, volontario dell’associazione Padova Ospitale; è, alla fine, un riconoscimento al ruolo della famiglia nell’educare a una cultura di solidarietà. Infine, per la categoria dei "giovani", la premiazione ha visto un parimerito tra due organizzazioni dove la presenza giovanile è particolarmente forte: la Caritas Diocesana e la Croce Verde di Padova.

"Vuole essere una sorta di riconoscimento a chi ha saputo distinguersi per impegno e dedizione nel mondo della solidarietà; il concorso ambisce a diventare un appuntamento annuale con cui dare lustro e risalto al lavoro spesso nascosto e "silenzioso" di molti volontari e associazioni", ha sottolineato Giorgio Ortolani, presidente del Csv, mentre il vicesindaco Claudio Sinigaglia ha aggiunto: "Il volontariato è un valore aggiunto che contraddistingue la nostra città; per questo è importante valorizzarlo. Il Premio Gattamelata è, esso stesso, scuola di solidarietà, affinché l’impegno cresca". Oggi, le associazioni che operano a Padova nei più diversi ambiti (dall’ambiente alla cultura, dal mondo degli anziani a quello dei disabili, dell’immigrazione, ma anche dello sport) sono oltre 800, di cui 400 iscritte al Registro Regionale.

Rimini: lettera; la droga, il carcere e un fratello difficile

 

Visto, 13 settembre 2005

 

"Caro Direttore, sono la sorella di un ragazzo di 22 anni compiuti nel carcere di Rimini l’1 agosto 2005. Nel 2003 M. è rimasto coinvolto, per curiosità o per noia, nel mondo della droga. Io ero lontana da lui e la mia famiglia non si era accorta di nulla, ma M. stava male, era diverso, nervoso... Pensavo fosse solo un periodo brutto. Invece M. era preso da amicizie poco raccomandabili. Una mattina di gennaio i carabinieri lo hanno arrestato per spaccio di eroina. Tre mesi di carcere, e altrettanti di arresti domiciliari. Ma con l’amore della nostra famiglia, la solidarietà, la pazienza, abbiamo superato quel triste momento. M. ha iniziato a lavorare, si è disintossicato, è tornato a vivere. Ha deciso così di venire con me a Rimini per lavorare negli alberghi durante la stagione estiva. Ma, sempre a causa delle accuse del 2003, viene riportato in carcere per otto lunghi interminabili giorni! È agosto ormai e tra ferie di avvocati e giudici, mio fratello viene poco considerato. Fortunatamente uno degli avvocati riesce a fargli avere gli arresti domiciliari presso la mia abitazione. Intanto al lavoro cercano M. e io con una scusa cerco di prendere tempo, credendo che tutto si sistemerà presto e che M. possa riprendere il suo lavoro. Invece no, è l’1 settembre e M. è ancora qui a casa nella disperazione più totale".

 

Lettera firmata

Giustizia: Antigone; sovraffollamento vulnus per democrazia

 

Ansa, 13 settembre 2005

 

"Condivido l’allarme lanciato da Franco Corleone e mi associo alla protesta e alla proposta di un digiuno a staffetta. I 60 mila detenuti per 42 mila posti letto costituiscono un vulnus per la democrazia". A dichiararlo è Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone.

"I detenuti - afferma Gonnella - crescono senza che cresca il numero assoluto di reati. Ci appelliamo al Parlamento affinchè in questi scampoli di legislatura affronti il tema della detenzione, a partire dalla legge istitutiva del garante delle persone private della libertà, all’adeguamento delle strutture al regolamento penitenziario, al pieno riconoscimento del diritto alla salute".

Ancona: il magistrato; niente libertà al detenuto anoressico

 

Il Messaggero, 13 settembre 2005

 

Niente da fare per il 38enne Antonio Spinelli, da quattro mesi rinchiuso a Montacuto: malgrado il disperato appello lanciato a più riprese dalla compagna e convivente, Luciana Ludovico, dovrà rassegnarsi a rimanere in carcere. Pochi giorni fa è stata infatti rigettata la richiesta depositata dai legali della difesa perché gli fosse concessa la possibilità di scontare la pena ai domiciliari. Respinta. Nel frattempo l’uomo continua a perdere peso. Due settimane fa aveva dato inizio allo sciopero della fame e della sete, dopo essersi tagliato le vene ed essere stato medicato in carcere. Si era provocato profonde lacerazioni ai polsi a causa del profondo stato d’insofferenza in cui versa da quando è stato allontanato dalla propria abitazione. Le sue condizioni di salute, sostiene la Ludovico, non lo rendono compatibile con la vita dietro le sbarre. Lui appare molto provato, anche e soprattutto da un punto di vista psicologico. Tanto che solo pochi giorni fa avrebbe fatto recapitare alla donna una lettera in cui affermava di volerla fare finita.

Spinelli è stato rinchiuso a Montacuto quattro mesi fa, dopo due anni trascorsi ai domiciliari. In questo lasso di tempo ha perso quasi 40 chilogrammi. Ha un’ernia iatale allo stomaco e soffre di claustrofobia. Luciana chiede che il giudice di sorveglianza sia assuma la responsabilità di mandarlo a casa, o di farlo ricoverare. "Sono disperata - dice disperata la donna - ed ho paura. Tra l’altro, soffro di cuore e non riesco più a sostenere il peso di questa situazione". Cinquantatre chilogrammi. Spinelli è diventato ormai l’ombra di se stesso. "Ho chiesto più volte - incalza Luciana - che fosse ricoverato, ma nessuno mi ha dato ascolto. Non si è mai tenuto conto neppure dell’esito della visita effettuata dal medico legale. Ho paura. Soprattutto ora, che ho visto quello che Antonio è in grado di fare. Che qualcuno mi ascolti. Prima che sia troppo tardi".

Corte giustizia europea: via libera a direttive contro eco-reati

 

Redattore Sociale, 13 settembre 2005

 

"Finalmente una svolta nella protezione dell’ambiente e nella lotta alle ecomafie". È soddisfatto Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, per il via libera alle direttive contro gli eco-reati dato dalla Corte di giustizia europea che, afferma Ferrante, "suona anche come una implicita tirata d’orecchie alle posizioni del governo italiano e di altri Stati membri tese ad una deregulation in campo ambientale". "Un passo importante - continua Ferrante - soprattutto per quei reati che da noi vengono trattati con semplici sanzioni amministrative, provvedimenti non sufficienti a piegare gli interessi e le attività criminali che rappresentano una seria minaccia per l’ambiente, la salute e la sicurezza dei cittadini. Tanto più che le ecomafie non rappresentano una "esclusiva" del nostro Paese, come hanno già evidenziato ricerche condotte in sede europea e contributi elaborati dall’Europol". In Italia i tradizionali business dell’ecomafia che Legambiente monitora da anni (cemento, abusivismo edilizio, appalti illegali, traffico di rifiuti, commercio clandestino di opere d’arte, racket degli animali…) hanno generato, nell’anno appena trascorso, 24 miliardi e 600 milioni di fatturato. Tra le industrie nostrane un bilancio così, a dieci zeri, ce l’hanno solo grandi case come l’Eni o la Fiat, con la differenza da un anno all’altro l’Ecomafia ha registrato un fatturato di +30 punti percentuali, performance che non ha eguali in Italia.

Nel 2004 i reati sono stati 25.469 (tre ogni ora), le persone denunciate sono cresciute del 10,4%. Il 49.1% degli illeciti si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. E crescono anche i clan dell’ecomafia: sono oggi 194, 25 in più rispetto al 2003. "Tutti numeri, questi - conclude il direttore generale di Legambiente - che da soli dovrebbero convincere la nostra classe dirigente dell’urgenza dei delitti contro l’ambiente nel nostro Codice Penale".

Ancona: lezioni di elettronica nel carcere di Montacuto

 

Il Messaggero, 13 settembre 2005

 

Una classe anche in carcere. Da quest’anno l’istituto tecnico industriale "Vito Volterra" di Torrette avrà una classe nella casa circondariale di Montacuto. È la prima volta per le scuole superiori di Ancona. Fa parte dei corsi serali, quelli per adulti, ma le lezioni si svolgeranno di giorno, vista la sede inconsueta. Sarà una III ad indirizzo elettronico che chiamerà a raccolta quindici detenuti pronti a darsi da fare tra libri e laboratori.

"I corsi serali hanno 29 ore - spiega Pasquale Romagnoli, neo dirigente scolastico dell’istituto - i detenuti non faranno educazione fisica. Però se completeranno gli studi prenderanno il diploma come gli altri. La classe verrà attivata la settimana prossima, giorno più, giorno meno, con le regole che verranno stabilite dalla direzione del carcere e dalla scuola". Le classi serali fanno parte del progetto ministeriale Sirio. Dato che sarà la scuola a recarsi sul luogo degli studenti, come si farà per i laboratori? "Si organizzeranno all’interno dell’istituzione carceraria - dice Romagnoli - utilizzeremo materiale che possiamo portare da qua, compatibilmente con quello che la direzione del carcere ci permetterà. Non bisogna dimenticare - prosegue - che nella casa circondariale delle attrezzature ci sono già, come quelle informatiche".

Roma: il 27 settembre manifestazione di Sappe, Sinappe e Fsa

 

Comunicato stampa, 13 settembre 2005

 

"Martedì 27 settembre il Sappe, Sindacato più rappresentativo della Polizia Penitenziaria, insieme alle rappresentanze sindacali Sinappe e Fsa, scenderà in piazza e promuoverà un sit-in in piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei Deputati, per denunciare la disattenzione del Governo e del Parlamento ai problemi del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Non è accettabile questa disattenzione istituzionale verso il sistema carcere e soprattutto verso le donne e gli uomini che lavorano negli oltre 200 istituti penitenziari del Paese".

Con queste parole la Segreteria Generale del Sappe - Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, preannuncia per il 27 di settembre un sit-in in piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei Deputati, al quale aderiscono anche i Sindacati Sinappe e Fsa, per una rappresentanza complessiva di circa il 60% dei Baschi Azzurri.

"Il Governo e il Parlamento hanno la responsabilità politica ed istituzionale di non essere stato ancora in grado di incorporare in ferma definitiva i circa 500 agenti ausiliari di Polizia Penitenziaria attualmente in servizio, scongiurando quindi l’interruzione dal servizio ed il conseguente licenziamento degli Agenti Ausiliari alla data del 31.12.2005".

"Non solo" aggiunge il Sappe, anche in nome e per conto del Sinappe e Fsa. "L’autorità politica deve dare con urgenza i fondi necessari all’attuazione del riordino delle carriere delle Forze di Polizia, provvedimento normativo atteso da tempo dalle centinaia di migliaia di operatori del settore, e deve provvedere immediatamente alla redistribuzione, in favore del Corpo di Polizia Penitenziaria, di ben 5 milioni di euro, che per un’alchimia della Funzione Pubblica sono stati sottratti dai fondi incentivanti già destinati ai Baschi Azzurri per il pagamento dell’indennità prevista per la sorveglianza dei detenuti sottoposti all’articolo 41 dell’O.P. anziché essere prelevati dalle somme messe a disposizione per il pagamento delle indennità di ordine pubblico."

"Se il Governo e Parlamento fanno finta di non sentirci" aggiunge il Sappe, anche per conto del Sinappe e Fsa "ci faremo sentire noi: programmeremo una manifestazione di protesta davanti alla Camera dei Deputati e, contestualmente, metteremo tre gazebo con volantinaggio sui temi della manifestazione davanti al Ministero della Giustizia (in via Arenula), a quello della Funzione Pubblica (corso Vittorio Emanuele) e alla sede del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (in largo Daga, zona Bravetta).

Sappe, Sinappe e Fsa, che faranno concentrare a Roma migliaia di poliziotti penitenziari provenienti da tutta Italia, chiedono inoltre "l’immediata riapertura del tavolo per le trattative per la c.d. coda contrattuale - contratto 2004/2005 D.P.R. n. 301 del 05.12.2004 e, in sede di stesura della Finanziaria 2006, l’impegno concreto in seno al Consiglio dei Ministri affinché gli oneri di spesa per il rinnovo contrattuale delle Forze di Polizia e per la parte accessoria siano incrementati."

 

 

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