Rassegna stampa 12 settembre

 

Il disastro carcerario e la disattenzione della politica

di Sergio Segio

 

Chiunque viva o lavori in carcere o comunque di esso si interessi e occupi, sa che questi ultimi anni sono stati particolarmente devastanti dal punto di vista di aggravamento delle condizioni di vita e di lavoro, di mancato rispetto dei diritti minimi, di peggioramento complessivo del sistema penitenziario.

A fronte del crescente sovraffollamento, della mancanza cronica di personale, specie sul versante sanitario ed educativo, della fatiscenza delle strutture, dell’inceppamento di quella valvola di sfogo costituita dalle misure alternative - architrave della riforma penitenziaria - da sempre negate ai detenuti immigrati e sempre più dispensate con il contagocce anche nei confronti dei detenuti italiani; davanti alla mancanza di lavoro sia all’interno sia come opportunità all’esterno, nonostante la legge cd. "Smuraglia"; al permanere in carcere di decine di bambini e delle loro madri, a dispetto della legge cd. "Finocchiaro"; alla costante privazione di ogni spazio indispensabile al mantenimento delle relazioni famigliari e dell’affettività, ad onta del Regolamento penitenziario varato nel 2000 (in questi giorni scade il termine indicato dalla legge per gli adempimenti strutturali, ma la realtà dimostra inadempienze pressoché generalizzate) e della proposta di legge cd "Boato" sull’affettività; a condizioni sanitarie da Terzo mondo, nonostante la legge del 1999 che disponeva il passaggio al sistema sanitario nazionale.

Ebbene, davanti a questa montagna di problemi, spesso drammatici e sempre impellenti, nell’attuale legislatura, il governo e l’amministrazione penitenziaria hanno puntato tutto sull’edilizia penitenziaria, togliendo risorse e attenzioni indispensabili sia per gli adempimenti del Regolamento, sia per i progetti finalizzati al reinserimento, sia, soprattutto, per tutelare la salute (così è cresciuto anche il disastro sanitario, con il 7,5% dei detenuti sieropositivi, il 38% positivi al test per l’epatite C e il 50% a quello dell’epatite B, mentre il 7% presenta l’infezione in atto e il 18% risulta positivo al test della TBC, dati peraltro probabilmente sottostimati. E sono cresciuti i gesti di disperazione: con almeno 52 suicidi, 1.110 tentati suicidi, 6.450 scioperi della fame, 4.850 episodi di autolesionismo avvenuti nelle carceri nel 2004).

In compenso, in parlamento si è arenata la legge tesa a istituire l’Ufficio del Garante nazionale dei detenuti, norma indispensabile per consentire effettiva agibilità e poteri reali ai Garanti che meritoriamente alcuni (pochi) enti locali hanno istituito.

Di fronte allo sfascio, la maggioranza parlamentare sinora ha saputo e voluto partorire nell’intera legislatura un’unica legge in materia carceraria: la "Delega al governo per la disciplina dell’ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria", cd. "Meduri", che produrrà risvolti negativi per il trattamento penale esterno e per i Centri di servizio sociale.

Per non dire della legge conosciuta come "Salva-Previti", imperniata sulla logica del "doppio binario" e di una visione classista della giustizia e della pena, in base al quale verranno garantite attenuanti e prescrizioni agli incensurati, specie se abbienti e in grado di garantirsi una difesa efficace, mentre verranno pesantemente aumentate le pene e ridotte le possibilità di misure alternative nei confronti dei recidivi, vale a dire per la gran parte dei detenuti, costituita da tossicodipendenti e immigrati.

In questi anni non si sono volute creare le condizioni di applicazione del nuovo Regolamento, però si è reso permanente il carcere duro del 41 bis e si è introdotta una normativa che allarga le possibilità di censura sulla corrispondenza, mentre con i CPT per gli immigrati (già introdotti dal centrosinistra e peggiorati dal centrodestra) si è esteso il carcere anche nei confronti di chi non ha commesso alcun reato. Insomma, massimo del rigore verso gli emarginati, impunità per i potenti.

Nulla di nuovo, forse. Ma la misura è ormai pericolosamente colma, come l’affollamento delle celle. Una situazione intollerabile e ingiusta, che richiede mobilitazione e iniziativa. Franco Corleone - già artefice, assieme ad Alessandro Margara, del Regolamento penitenziario nel 2000 e attualmente Garante dei detenuti del Comune di Firenze - ha annunciato oggi a Firenze un digiuno "per non essere complici" di questa situazione e per richiedere la messa all’ordine del giorno in parlamento di alcuni provvedimenti positivi su queste materie.

Altre iniziative sul tema del carcere sono previste nei prossimi giorni (a Venezia, isola di San Servolo il 17 e 18 settembre, con la Festa del volontariato penitenziario; a Roma il 19, con l’incontro promosso dai Radicali "Il carcere è illegale?").

Il mio invito e impegno è quello di moltiplicare le iniziative, mettendo però in rete le energie e le disponibilità, anche organizzando un digiuno a staffetta assieme a Corleone, per sollecitare le forze politiche dell’attuale governo a una concreta se pur tardiva resipiscenza e quelle di opposizione, che si candidano a governare nella prossima legislatura, a prendere posizione e impegni precisi per riportare dignità e diritti nelle carceri, a smettere di considerare la pena reclusiva come la scorciatoia privilegiata per ogni problema e lacerazione sociale, rafforzando invece le politiche sociali e riprendendo quel "piccolo Piano Marshall" per le carceri, teso a rafforzare il reinserimento sociale e le opportunità lavorative, la formazione e la prevenzione, che avevamo proposto nel 2000 e che, dopo le iniziali promesse, era stato disatteso dall’allora governo, nonostante fosse sostenuto da un amplissimo cartello di forze sociali, sindacali, associative. Il carcere è stanco di parole. Occorrono impegni sinceri, puntuali e misure urgenti

 

Per adesioni e contatti: sergiosegio@libero.it

Firenze: il garante dei detenuti annuncia lo sciopero della fame

 

Redattore Sociale, 12 settembre 2005

 

Il Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze Franco Corleone ha annunciato di voler iniziare un digiuno come forma di protesta per la situazione degli istituti penitenziari italiani, con particolare attenzione a quello toscano di Sollicciano. Una iniziativa forte, "per non essere complici". La decisione ha trovato subito il sostegno dell’Arci che condivide "pienamente" l’appello del Garante e che in una nota ha denunciato "l’assoluta inadempienza del governo e del Dipartimento centrale dell’Amministrazione Penitenziaria riguardo la messa in opera di quanto dettato dal Regolamento di esecuzione dell’Ordinamento Penitenziario (Dpr 230 del 2000), sulla carta in vigore da 5 anni".

Alla base della protesta di Corleone la situazione - divenuta intollerabile - delle carceri italiane: sovraffollamento, impossibilità di un recupero sociale, non ultima la probabile approvazione della legge Cirielli sulla recidiva. "Chiediamo con forza ascolto e coerenti atti legislativi sul pacchetto di prime proposte di "civilizzazione" del carcere, rinnovate dal Garante Franco Corleone e da sempre sostenute da noi, attraverso il lavoro del settore carcere coordinato da Giancarlo Parissi, e dalle altre forze del volontariato e dell’associazionismo impegnate nel settore dell’esecuzione penale: 1) istituzione a livello nazionale (con legge dello Stato) del Garante per i diritti delle persone private della libertà personale, 2) diritto all’affettività per i detenuti, 3) diritto di visita nelle carceri per i sindaci e i presidenti di provincia", denuncia l’Arci che si rivolge alle Istituzioni locali "perché raccolgano tali proposte e appoggino l’iniziativa del Garante!". "Sulla questione carcere la misura è colma da tempo e appare doveroso rafforzare un comune impegno di civiltà".

Sulla questione è intervenuto anche Sergio Segio che ha proposto di mettere in rete le energie individuali, organizzando un "digiuno a staffetta" assieme a Corleone, "per sollecitare le forze politiche dell’attuale governo a una concreta se pur tardiva resipiscenza e quelle di opposizione, che si candidano a governare nella prossima legislatura, a prendere posizione e impegni precisi per riportare dignità e diritti nelle carceri, a smettere di considerare la pena reclusiva come la scorciatoia privilegiata per ogni problema e lacerazione sociale, rafforzando invece le politiche sociali e riprendendo quel "piccolo Piano Marshall" per le carceri, teso a rafforzare il reinserimento sociale e le opportunità lavorative, la formazione e la prevenzione, che avevamo proposto nel 2000 e che, dopo le iniziali promesse, era stato disatteso dall’allora governo, nonostante fosse sostenuto da un amplissimo cartello di forze sociali, sindacali, associative". "Il carcere - conclude Segio - è stanco di parole". Altre iniziative sul tema del carcere sono previste nei prossimi giorni: a Venezia, ad isola di San Servolo, il 17 e 18 settembre si svolgerà la Festa del volontariato penitenziario mentre a Roma il 19 l’incontro promosso dai Radicali "Il carcere è illegale?".

Gonnella (Antigone): mi associo a proposta di digiuno a staffetta

 

Redattore Sociale, 12 settembre 2005

 

"Condivido l’allarme lanciato da Franco Corleone, Garante dei detenuti a Firenze e mi associo alla protesta e alla proposta di un digiuno a staffetta". È questa la dichiarazione di Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone. "I 60 mila detenuti per 42 mila posti letto costituiscono un vulnus per la democrazia. I detenuti crescono senza che cresce il numero assoluto di reati. – ha commentato - Ci appelliamo al Parlamento affinché in questi scampoli di legislatura affronti il tema della detenzione, a partire dalla legge istitutiva del garante delle persone private della libertà, dall’adeguamento delle strutture al regolamento penitenziario, dal pieno riconoscimento del diritto alla salute."

Segio (Gruppo Abele): sì al digiuno a staffetta contro l'affollamento

 

Adnkronos, 12 settembre 2005

 

Tra i primi a raccogliere l’appello lanciato oggi dal garante dei detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone, di un digiuno a staffetta per sollecitare la discussione in Parlamento di provvedimenti che migliorino le condizioni di vita dei detenuti, c’è Sergio Segio che per il Gruppo Abele da anni si impegna a difesa dei diritti della popolazione carceraria.

Nuoro: sventato un tentativo evasione da Badu ‘e Carros

 

Ansa, 12 settembre 2005

 

Un tentativo di evasione di tre detenuti comuni dal carcere Badu ‘e Carros di Nuoro, ritenuto tra i più sicuri d’Italia, è stato sventato alla fine di agosto dagli agenti di Polizia penitenziaria, quando sono passati 10 anni dal clamoroso piano di fuga, anche questo fallito, di Renato Vallanzasca: in quel progetto - l’ultimo di una lunga serie - fu aiutato dal suo avvocato, la penalista Simonetta Pinna, "stregata" dal bel Renè tanto da intrecciare un discusso legame sentimentale che tenne banco sulle pagine dei giornali. Nessuna notorietà, invece, per i tre detenuti emuli di Vallanzasca: sono due sardi e un albanese, in carcere per scontare pene non particolarmente pesanti. Del loro tentativo di fuga - di cui riferisce oggi La Nuova Sardegna - non si conoscono molti particolari.

La notizia è stata comunque confermata da fonti carcerarie, dalle quali si è anche appreso che per i tre è scattato l’isolamento ma non sono ancora stati trasferiti. Durante un’ispezione alla cella, pare suggerita da una "soffiata" interna, gli agenti penitenziari hanno scoperto che parte del muro sotto una delle brande, in direzione della grata della finestra, era stato scavato con arnesi di fortuna: il buco, secondo quanto si è appreso, sarebbe stato solo accennato, segno che l’opera di scalfittura era alle fasi iniziali. Ma anche con l’apertura di un varco, non sarebbe stato facile, poi, per gli aspiranti evasi tornare il libertà: ad aspettarli, un percorso ad ostacoli costituito dal muro di cinta, dai fasci di luce notturni, dal passaggio delle guardie e dalla scansione dei controlli proprio attorno al muro. I tre dividevano la cella con altri 4-5 detenuti (a Badu ‘e Carros sono in corso lavori di ristrutturazione in alcune sezioni che obbligano all’aumento del numero di reclusi per cella), i quali sarebbero risultati estranei al piano. Saranno ora due inchieste, una della Procura della Repubblica di Nuoro, l’altra dell’Amministrazione penitenziaria, a chiarire i contorni della vicenda, accertando in primo luogo se i tre godessero di complicità esterne. L’unico caso di evasione riuscita da Badu ‘e Carros risale al giugno 1999. Un detenuto sardo, il pastore Ignazio Giuseppe Corongiu, riuscì a calarsi dal muro di cinta sfruttando a mò di corda la cinghia di un decespugliatore utilizzato da alcuni operai. Fu una fuga lampo: dopo qualche giorno venne riacciuffato nell’ovile di famiglia.

Benevento: oggi al carcere un presidio degli anarchici

 

Il Mattino, 12 settembre 2005

 

Oggi è in programma un presidio presso il carcere di contrada Capodimonte da parte di aderenti al "Comitato Stella" di Napoli che raggruppa anarchici. Si tratta di una manifestazione che intende sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni in cui sono alcuni anarchici detenuti. Una condizione che ha portato gli aderenti al Comitato a fare analoghe manifestazioni davanti anche ad altri istituti di pena e ieri pomeriggio davanti al carcere napoletano di Poggioreale. Anche a Capodimonte c’è un detenuto che si richiama agli anarchici. Gli organizzatori del presidio hanno deciso la manifestazione da mezzogiorno alle 17 con la presenza di una cinquantina di aderenti al comitato. Ieri in città sono stati affissi manifesti in cui appunto si denunciavano le condizioni d’isolamento in cui vengono tenuti gli anarchici in carcere.

Verona: nel chiostro di San Bernardino lavori realizzati dai detenuti

 

L’Arena di Verona, 12 settembre 2005

 

L’Associazione "La Fraternità" riprende la sua attività per quanto riguarda la sensibilizzazione del problema carcere nelle parrocchie oggi nel Chiostro di San Bernardino, dove verranno esposte le opere di pittura eseguite dai detenuti del carcere di Montorio e lavori di artigianato della sezione femminile. "Sarà dato un avviso durante le messe", dice fra Beppe Prioli a nome della Fraternità, "con la speranza di un buon esito. Visto la necessità all’interno del carcere per i detenuti che non avendo familiari necessitano di un sostegno economico per poter procurarsi il necessario per la loro dignità, saranno presenti i volontari dell’Associazione che assieme collaborano con alcuni ex detenuti per la realizzazione di questa giornata. Il volontariato sia della Fraternità e dell’associazione San Vicenzo", aggiunge fra Beppe, "continuano a fare appelli a privati e ditte veronesi per la raccolta di vestiario intimo e prodotti per l’igiene. Chi desiderasse collaborare in questa opera di necessità può telefonare alla sede della nostra Associazione, al numero 045.8004960. Il volontariato pur avendo altri impegni si prodiga per concretizzare questa urgente realtà".

Torino: meglio la galera della fame in Romania

 

La Stampa, 12 settembre 2005

 

Ladro per fame: torna questa figura e non solo con l’arrivo nel nostro Paese di giovani immigrati con lo zaino sulle spalle al posto della valigia di cartone di quelli di quarant’anni fa. Il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello parla di impennata di furti di generi alimentari nei supermercati: "Nei 35 giorni in cui ho seguito direttamente i fascicoli sulla microcriminalità, quest’estate, ho constatato un notevole incremento di questi casi rispetto agli anni precedenti nello stesso periodo. Mi riferisco a furti di pochi generi alimentari di largo consumo, compiuti in particolare da giovani, tanto italiani quanto stranieri". Una storia di povertà finita in tribunale è quella di P.G. "ladro" di stracci. "Ma l’aereo chi lo paga? Io non ho il denaro".

Reagisce così il ragazzo romeno alla notizia della convalida del suo trattenimento al Ctp di corso Brunelleschi, anticamera dell’espulsione. In Italia P.G. era arrivato da un paio di mesi ed era riuscito a vivere da ombra senza il permesso di soggiorno da mostrare al primo carabiniere o poliziotto che avesse deciso di interessarsi a lui. Un letto l’aveva trovato a un indirizzo in una via mai sentita nominare (che a prima vista ti dici: non esiste) e il lavoro, quando c’era glielo davano in un cantiere, a 5 l’euro l’ora di paga. Cos’altro poteva fare, se non guardare di lontano la vita e sperare in una svolta qualunque.

Persino rovistare, a testa e busto in giù, in un cassonetto di abiti vecchi in una via di Settimo doveva essergli sembrato qualcosa di più dell’esistenza da morto di fame nella sua Oravita, 1.300 km dall’Italia e meta di cacciatori italiani di quaglie, attrattive per i locali zero. Ma il ragazzo di 19 anni ignorava che immergersi in un mucchio di stracci l’avrebbe portato in carcere con l’accusa di tentato furto. "Cercavo qualcosa da mettermi addosso e non pensavo di fare del male" è riuscito alla fine a dire quando i carabinieri di una auto pattuglia l’hanno sorpreso in "flagranza di reato" immerso nel cassonetto e spedito in carcere con l’avallo del pm del turno arrestati. Erano le 17.30 del 5 settembre. Con il ragazzo c’era il compaesano N.D. a "fargli da palo". Nel senso che se ne stava a pochi metri con atteggiamento ritenuto guardingo. Come tutti quelli - vagabondi, poveri e poveracci - che rovistano nello stesso genere di contenitori. Chi non ne ha mai notati?

Dopo due giorni in cella, nel carcere delle Vallette, i due romeni compaiono in manette all’udienza di convalida, dove il pm Fabio Scevola chiede al gip Antonio De Marchi la convalida dell’arresto e l’emissione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere per tentato furto. Nel frattempo propone al legale d’ufficio degli sciagurati di patteggiare una pena di un mese di reclusione con la condizionale. L’avvocato Claudio Bragaglia non accetta e del resto, poco dopo, il giudice non convalida l’arresto e scarcera i due per "irrilevanza penale del fatto". Un furfantello qualsiasi non incorrerebbe mai nell’ingenuità di fornire il proprio, vero, indirizzo, ma i due lo fanno e il giorno dopo la scarcerazione un’altra autoradio va a prelevarli. Per portare G.P al centro di "temporanea permanenza" per essere espulso. N.D. invece, torna in carcere: aveva violato la "Bossi-Fini" essendo rientrato in Italia dopo essere stato accompagnato alla frontiera. E ieri, in tribunale, è stato condannato a 6 mesi senza la condizionale. "Bruciata" da un furtarello e da una precedente (ancora) violazione della "Bossi-Fini". Per quanto senza un euro in tasca, il venticinquenne N.D. di tornare al paese dei beccaccini non vuol proprio saperne. Per lui sembra meno peggiore la prospettiva della nostra galera.

Asti: gli ortaggi del carcere di Quarto arrivano sulle tavole

 

La Stampa, 12 settembre 2005

 

Gli ortaggi prodotti nel carcere di Quarto arrivano sulle tavole degli astigiani. Dopo il debutto in occasione della rassegna "Verdeterra", la bancarella della casa circondariale è entrata ufficialmente nel calendario di appuntamenti organizzati dal Comune di Asti. Sarà al mercatino dei produttori la quarta domenica del mese in piazza Alfieri e a quello biologico di piazza San Secondo, in programma il sabato. La presentazione ufficiale si è svolta ieri, con il direttore del carcere Domenico Minervini, il sindaco Vittorio Voglino, gli assessori Giovanni Pensabene e Gianfranco Ruscalla, educatori e detenuti che si occupano dell’orto biologico.

In vendita, con lo slogan "Coltiviamo la libertà", lattuga, patate, melanzane, pomodori, cipolle, zucchini, prezzemolo e prodotti sotto vetro. I prezzi sono contenuti e la coltivazione rispetta le severe leggi previste per le colture biologiche. In produzione anche pesca limonina e una varietà di pomodoro tipica dell’Astigiano. "Per entrambe abbiamo previsto il riconoscimento della Deco, denominazione di origine comunale - ha commentato Pensabene - Significativo che siano presenti nell’orto del carcere, che vuole dedicare uno spazio alla varietà di frutta e verdura ormai rare nella nostra provincia". E dalla nutrizionista Caterina Calabrese un’idea: "Sarebbe interessante pensare ad una sorta di gemellaggio tra gli ortaggi del carcere di Quarto e i prodotti che nascono dai terreni confiscati alla mafia". Una proposta che potrebbe diventare realtà.

Torino: stranieri minorenni, è allarme criminalità

 

La Stampa, 12 settembre 2005

 

"Per i prossimi anni dobbiamo purtroppo aspettarci una forte impennata di episodi di criminalità minorile da parte di ragazzini stranieri". Lo prevede Piercarlo Pazè, fino alla primavera capo della procura per i minorenni (ufficio alla cui guida sarà presto nominato il giudice Ennio Tommaselli). Pazè ha lanciato l’allarme ieri mattina, quando ha delineato alcune nuove tendenze del disagio e della delinquenza minorile: se diminuiscono e si modificano i reati commessi dagli adolescenti italiani - sempre più di frequente appartenenti per altro alle classi medie - quelli dei giovani extracomunitari sono in crescita, ma non hanno ancora raggiunto secondo il magistrato il picco massimo, atteso per i prossimi anni.

Di disagio e devianza minorile s’è parlato ieri in occasione della presentazione del nuovo master universitario che formerà superesperti in questa materia, e le cui lezioni si svolgeranno all’interno del carcere minorile Ferrante Aporti. Un percorso formativo post-laurea che nasce anche a fronte di nuove e complesse emergenze cui sono chiamati a rispondere gli operatori. Vi collaboreranno le facoltà di Scienze della Formazione, Giurisprudenza, Psicologia e Scienze Politiche, con il ministero della Giustizia e la Regione.

Delineando le tendenze degli ultimi anni in tema di delinquenza minorile, Pazè ha spiegato che "Un’impennata di reati presto riguarderà purtroppo parte dei giovani nati in Italia e figli di immigrati stranieri". È questa la fascia di minori più a rischio. Un fenomeno che attiene all’identità, e che si registra quasi sempre in presenza di massicci movimenti migratori, quando lo stacco tra culture e il divario tra classi sociali è forte. "I ragazzi di seconda generazione, nati qui, usciranno dal controllo sociale e culturale delle famiglie d’origine, senza ancora introiettare appieno i modelli della società in cui vivranno". Una dicotomia forte, che rischia di spingere i giovani verso il disagio e la devianza. "È probabile che succederà, pur con importanti distinguo, ciò che accadde a molti adolescenti figli di immigrati dal Mezzogiorno d’Italia".

Negli anni Settanta, al Ferrante Aporti c’erano 700 ragazzi. "Negli ultimi tempi ne entrano circa 250 l’anno, 130-150 dei quali restano detenuti per un certo periodo. La criminalità da parte di giovani stranieri è in costante aumento, ma non si tratta ancora di un fenomeno grave ed imponente, perché il controllo sociale delle famiglie straniere è ancora forte, anche per i minori non accompagnati, in Italia da soli. I guai maggiori riguarderanno la seconda generazione, di ragazzi nati qui". Se questo è un pericolo per il futuro, nel presente si registrano "circa 3500-3600 fascicoli trattati ogni anno dalla Procura per i minori, ognuno dei quali corrisponde a una segnalazione di reato commesso da uno o più minori. In media, solo un migliaio di queste pratiche sfocia in un rinvio a giudizio e in un processo: le altre sono archiviate perché infondate, o perché riguardano minori di 14 anni o non in grado di stare in giudizio".

Gran parte della criminalità giovanile è occasionale, e il numero complessivo di reati è negli ultimi anni in calo. Rispetto a quanti vivono al limite della devianza, o che hanno subito condanne, centrali sono i concetti di recupero e di educazione: "con i ragazzi - ha spiegato Tomaselli - la partita è apertissima: se si riesce ad investire su di loro nel modo giusto, si ottengono risultati sorprendenti". Di qui, la necessità di maggior specializzazione, e di creare una cultura ancora più omogenea tra magistrati, avvocati ed operatori. Del master, di cui ha parlato ieri la preside di Scienze della Formazione Anna Poggi, è responsabile la docente Lorena Milani. I contenuti formativi riguardano la tutela dei minori, la cultura dell’adolescenza e dell’infanzia, la legislazione minorile, la promozione del mutamento e dello sviluppo dei giovani. Le iscrizioni sono aperte fino al 17 di questo mese, informazioni all’e-mail lorena.milani@unito.it. Se aumentano i piccoli criminali stranieri, quelli italiani diventano più violenti.

Pisa: un appello all’Unione, facciamo le primarie in carcere

 

Agenzia Radicale, 12 settembre 2005

 

Le elezioni primarie del 16 ottobre sono un’importante occasione di partecipazione e di democrazia. Attraverso le primarie dell’Unione saranno i temi dell’alternativa al governo Berlusconi, oltre che la scelta del candidato presidente del Consiglio, ad essere al centro della discussione. Le primarie coinvolgeranno decine e decine di uomini e donne del nostro paese a partire dai loro problemi e dai loro bisogni. Discuteremo di come cambiare l’Italia. Vorremmo che davvero tutti potessero partecipare ed esercitare il loro diritto di voto. Lo faranno i ragazzi e le ragazze che entro la data della scadenza della legislatura, il 13 maggio, compiranno 18 anni; lo faranno i migranti residenti in Italia da almeno 3 anni. Vorremmo che lo potessero fare anche le detenute e i detenuti in attesa di giudizio: aprire le porte del carcere alla politica e alla partecipazione. Vorremo che il 16 ottobre anche nel nostro carcere si organizzasse un seggio per lo svolgimento della primaria dell’Unione per la scelta del candidato a presidente del Consiglio dell’Unione. Sarebbe un piccolo, ma importante esercizio di democrazia.

 

Prime adesioni

 

Silvana Agueci, coordinatrice prov.le La Margherita - Pisa

Martino Alderigi, Casa della Città Leopolda - Pisa

Cesare Ascoli, ricercatore CNR

Maurizio Bandecchi, giornalista

Beatrice Bardelli, giornalista

Romano Battaglia, ingegnere

Michele Battini, docente universitario

Aldo Bellani, comitato ARCI Pisa - resp. Carcere

Maurizio Bini, capogruppo PRC Comune di Pisa

Sergio Bontempelli, Africa Insieme di Pisa

Marcello Buiatti, docente universitario

Luciano Carlotti, coordinatore prov.le Verdi - Pisa

Antonio Cassone, coordinatore prov.le Italia dei Valori - Pisa

Enzo Cerretini, presidente Comitato ARCI di Pisa

Maria Luisa Chiofalo, esecutivo prov.le La Margherita - Pisa

Luca Ciabatti, consigliere regionale

Renzia D’Incà, giornalista

Dario Danti, segretario prov.le Partito della Rifondazione Comunista - Pisa

Alessio De Giorgi, presidente reg.le Arcigay Toscana

Maria Valeria Della Mea, operatrice teatrale

Marcello Demi, ricercatore CNR

Roberta Fantozzi, consigliera regionale PRC

Ivan Ferrucci, segretario prov.le Democratici di Sinistra - Pisa

Piero Floriani, docente universitario, ex-Sindaco di Pisa

Paolo Fornai, portavoce Verdi per Pisa

Dario Franchini, urbanista

Aldo Frediani, docente universitario

Pietro Finelli, coordinatore Repubblicani Europei - Pisa

Daniela Gartner, informatica

Federico Gelli, Vice Presidente Giunta Regionale Toscana

Alda Giannetti, operatrice teatrale

Giampaolo Gorini, docente universitario

Orsetta Innocenti, Ass. Il Barone Rampante - Pisa

MariaRosaria Lacatena, assistente sociale Ministero della Giustizia

Francesco Lenci, ricercatore CNR

Alessio Leoncini, operatore sociale

Carlo Macaluso, assessore alle Politiche sociali Comune di Pisa

Titina Maccioni, Presidente Circoscrizione 5 (Pratale-Don

Bosco-Cisanello-P.ta Piagge)

Sandro Modafferi, consigliere comunale "Per la Sinistra" - Pisa

Luciano Modica, senatore di Pisa - Democratici di Sinistra

Silvano Patacca, operatore teatrale

Giorgio Piccioni, giornalista

Donatella Petracchi, ricercatrice CNR

Luigi Puccini, associazione "Cinema Ragazzi" Pisa

Enrico Quinti, segretario prv.le Partito dei Comunisti Italiani - Pisa

Ermete Realacci, deputato di Pisa - La Margherita

Donatella Salcioli, Capogruppo Verdi Provincia di Pisa

Gabriele Santoni, assessore Provincia di Pisa

Adriano Sofri

Mauro Stampacchia, docente universitario

Francesco Stoppaccioli, ingegnere

Bianca Storchi, assessore alla Cultura Comune di Pisa

Giorgio Vecchiani, Presidente ANPI Pisa

Gilberto Vento, pensionato

Antonio Veronese, segretario prov.le Socialisti Democratici Italiani - Pisa

Firenze: si cercano volontari per il carcere di Sollicciano

 

L’Altracittà, 12 settembre 2005

 

L’associazione Pantagruel, attiva da anni nel combattere la spaventosa situazione del carcere di Sollicciano, apre le iscrizioni ad un corso di formazione per volontari che entrino in questa struttura con una visione critica e attenta alla comprensione dei numerosi bisogni dei detenuti. Il corso è aperto a 10 persone e costa 30 euro. Per partecipare: inviare entro il 15 settembre una richiesta scritta con dati personali ad Associazione Pantagruel, via A.Tavanti 20, 50134 Firenze; 055.473070, e-mail: asspantagruel@virgilio.it

Napoli: Poggioreale, un luogo di "reclusione del disagio"

 

Vita, 12 settembre 2005

 

A lanciare l’allarme sulle condizioni nel carcere, la presidente della VI commissione permanente della Regione Campania, Luisa Bossa. "Gli ultimi fatti accaduti nel carcere di Poggioreale impongono che si assuma un atteggiamento chiaro e fermo sulle gravi condizioni in cui versa il penitenziario cittadino". Dopo la morte di un detenuto per overdose, la presidente della VI commissione permanente della Regione Campania, Luisa Bossa, manifesta l’intenzione di incontrare il portavoce di "Antigone Napoli", Dario Stefano Dell’Aquila, per programmare interventi congiunti, tra i quali una visita nel carcere, ai fini di reperire maggiori risorse.

Per la presidente Bossa, negli ultimi anni "il governo ha progressivamente ridotto la spesa per la sanità penitenziaria e la Regione deve essere in grado di intervenire adeguatamente, in quanto il carcere si sta trasformando sempre più in luogo di reclusione del disagio sociale. È indispensabile invertire questa tendenza".

Bari: in Fiera i lavori degli istituti penali minorili pugliesi

 

Gazzetta del Mezzogiorno, 12 settembre 2005

 

Coniugare manualità e creatività, formazione professionale e abilità artigianali. È la scommessa vincente, giunta alla terza edizione, dell’esposizione di oggetti realizzati dai ragazzi degli istituti penali minorili di Bari e di Lecce, dalla comunità ministeriale salentina e dagli uffici servizio sociale minorenni di Bari, Lecce e Taranto. In vetrina, nel padiglione dell’Unioncamere della campionaria barese, mobili sapientemente restaurati e decorati con la tecnica del découpage, composizioni floreali, icone e bottiglie di San Nicola, soprammobili in vetro, mosaici e prodotti agricoli biologici. L’iniziativa è un progetto pilota sul territorio regionale ed è resa possibile grazie al coinvolgimento delle istituzioni e di una serie di enti coinvolti nel privato sociale.

Il tutto amalgamato dall’impegno e dal sacrificio degli operatori. Alcuni dei manufatti esposti - sono in vendita grazie alla rete di cooperative mobilitate - hanno ottenuto gli apprezzamenti del presidente della Regione, Nichi Vendola, del capo della giustizia minorile, Rosario Priore e dall’arcivescovo Francesco Cacucci, accompagnati nella visita da Francesca Perrini, direttore del centro pugliese. Il governatore si è detto disponibile ad incontrare al più presto una delegazione di giovani. Inoltre, per l’occasione, è stato indetto un concorso grafico dal titolo "Presenta anche Tu", rivolto ai ragazzi degli istituti. La giuria ha deciso di premiare il lavoro messo a punto dagli ospiti del "Fornelli", una elaborazione del quadro di Matisse "La danza", a cui è stato aggiunto lo slogan "Liberiamo l’Arte", i quali hanno scritto: "Ci siamo impegnati nel realizzare lavoretti e disegni, esprimendo così la nostra speranza, dimostrando che anche noi abbiamo nel cuore grandi sentimenti e volontà di ripresa". Un messaggio di speranza. La presenza dell’ex giudice Priore è servita anche a presentare progetti e problematiche della giustizia minorile in Puglia. Il responsabile nazionale del settore si è reso conto della validità del lavoro svolto dal personale (alle prese con le croniche carenze di organico) e ha annunciato di voler seguire con particolare attenzione quanto avviene nel tacco d’Italia. Sono diverse, infatti, le iniziative portate avanti grazie ai finanziamenti ottenuti dalla Regione, in ambito scolastico e culturale. In particolare uno spettacolo teatrale realizzato grazie alla collaborazione del Kismet è stato rappresentato in una lunga tournée.

 

 

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