Rassegna stampa 19 maggio

 

Spoleto: 95 detenuti dell’A.S. protestano per l’ora di visita

 

Adnkronos, 19 maggio 2005

 

Novantacinque detenuti su 100 del braccio del carcere di Spoleto, riservato a chi sottoposto al regime detentivo del 41 bis, hanno dato il via ad una protesta che consiste nel rifiuto di ogni bene da parte dell’amministrazione penitenziaria, vitto compreso, ad eccezione di francobolli, sapone e sigarette". A renderlo noto l’avvocato Vittorio Trupiano, segretario nazionale della lista che porta il suo nome e responsabile giustizia-carceri per i Radicali di sinistra.

La tensione è molto alta - afferma Trupiano - ed il motivo è lo stesso che originò una protesta, sia pure in tono decisamente minore, lo scorso marzo. La protesta in atto è stata proclamata ad oltranza. Il motivo sta nel fatto che i detenuti sottoposti al carcere duro a Spoleto, hanno fruito in passato del prolungamento di un’ora dell’unico colloquio mensile, anch’esso di un’ora, di cui per regolamento fruiscono, fra l’altro divisi dai propri familiari da uno spesso vetro divisorio, video registrati e sotto stretto controllo della polizia penitenziaria.

Palermo: inchiesta sui colloqui al Pagliarelli per i boss mafiosi

 

La Sicilia, 19 maggio 2005

 

Il Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, a tale proposito commenta: "Errare humanum est. La domanda - afferma il Guardasigilli a margine dell’ annuale riunione del Secin (Servizio di controllo interno dei Ministeri) - non è perché i boss continuino a comandare dal carcere, ma perché una volta verificato che di boss si tratta, non sia stato applicato loro il regime del 41 bis che prevede colloqui attraverso vetri divisori Il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria (Dap) ha avviato un’ inchiesta amministrativa affidata al capo degli ispettori, Salvatore Leopardi, per far luce sui colloqui facili tra i boss mafiosi detenuti nel braccio di alta sicurezza del carcere Pagliarelli di Palermo. Il Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, a tale proposito commenta: "Errare humanum est. La domanda - afferma il Guardasigilli a margine dell’ annuale riunione del Secin (Servizio di controllo interno dei Ministeri) - non è perché i boss continuino a comandare dal carcere, ma perché una volta verificato che di boss si tratta, non sia stato applicato loro il regime del 41 bis che prevede colloqui attraverso vetri divisori". Le disposizioni del capo del Dap, Giovanni Tinebra, sono di verificare se il personale di polizia penitenziaria che presiedeva ai colloqui tra i boss e i familiari al Pagliarelli sia responsabile di negligenza o di connivenza. È stata la procura di Palermo, nei giorni scorsi, ad informare il Dap, una volta desecretati gli atti di indagine.

Lucca: un progetto per favorire la lettura in carcere

 

Redattore Sociale, 19 maggio 2005

 

Libri, in italiano e in lingua, per far sì che la lettura non abbia limitazioni e rimanga un piacere anche tra le mura di un carcere. Il settore servizi sociali della provincia di Lucca, in collaborazione con il settore archivi e biblioteche, ha raccolto gli stimoli offerti dalla regione Toscana per promuovere la lettura in luoghi di permanenza come carceri ed ospedali. Su questa base sarà ampliata e arricchita la biblioteca della casa circondariale "San Giorgio", in modo di consentire ai detenuti di tutte le nazionalità di poter accedere meglio al servizio e avere in prestito i libri.

Sono circa 130 i detenuti del carcere cittadino, di cui circa la metà stranieri. Nell’ambito del progetto la provincia di Lucca ha rivolto una richiesta a tutte le biblioteche del territorio provinciale perché possano destinare al carcere eventuali copie di testi già presenti in catalogo. Intanto il servizio biblioteche della provincia ha donato al San Giorgio due computer ad uso della biblioteca, che potrà essere gestita con la collaborazione degli stessi educatori.

Giustizia: giro di vite contro i pedofili e il turismo sessuale

 

Gazzetta del Sud, 19 maggio 2005

 

Giro di vite contro i pedofili telematici e il turismo sessuale. E condanne più severe per chi compie atti sessuali con minori tra 14 e 18 anni (oggi il limite è di 16) "in cambio di denaro o altra utilità economica". Rischiano la galera infine anche il genitore, naturale o adottivo, e il convivente, che abusano dei figli non ancora maggiorenni. Queste, in sintesi, le novità principali del testo contro la pedo-pornografia il cui esame si è concluso ieri in commissione Giustizia della Camera. - Prostituzione minorile - Chi compie atti sessuali con un minore tra i 14 e i 18 anni, in cambio di denaro o altra "utilità economica", rischia il carcere da sei mesi a tre anni e una multa fino a 6.000 euro.

Guerra al materiale pornografico - Chi si procura o detiene materiale pornografico realizzato "utilizzando" chi non ha ancora compiuto 18 anni può essere punito con la galera fino a tre anni e il pagamento di una somma non inferiore ai 1.500 euro.

No a patteggiamento e interdizione perpetua - Il pedofilo non può ricorrere al patteggiamento e in caso di condanna ha come pena accessoria l’interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole, nelle istituzioni o nelle strutture "frequentate prevalentemente da minori".

Nel mirino anche i conviventi - Il genitore anche adottivo, o il suo convivente, e il tutore che compiono atti sessuali con ragazzi tra i 16 e i 18 anni abusando della propria autorità potranno essere condannati con la reclusione dai 3 ai 6 anni. Il codice ora non parla dei "conviventi".

Turismo sessuale - I tour operator, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, dovranno inserire in ogni depliant, programma o "documento di viaggio" l’avvertenza che "la legge italiana punisce con la reclusione i reati di prostituzione e pedofilia anche se commessi all’estero". Fenomeno quello del turismo sessuale, come sostiene Isabella Bossi Fedrigotti, che non riguarda solo gli uomini, ma anche le donne.

Giro di vite contro i pedofili-telematici - La norma prevede l’istituzione presso il Viminale di un Centro contro i pedo-pornografi che usano Internet. Il Centro ha il compito di raccogliere le segnalazioni che arrivano da forze di polizia, anche straniere, e da soggetti pubblici e privati, sui siti "pedofili", sui loro gestori e su chi beneficia dei pagamenti. Creando un elenco da tenere costantemente aggiornato.

Casi di non punibilità - Non può essere punito chi produce materiale pornografico con un minorenne consenziente solo se la "documentazione" resta "nell’esclusiva disponibilità" di quest’ultimo. Né può essere condannato il minore che fa una foto "hard" a chi non ha ancora compiuto 13 anni se tra lui e quest’ultimo "la differenza di età" non supera i tre anni.

Como: via libera del ministero all’arte del merletto in carcere

 

La Provincia di Como, 19 maggio 2005

 

Il ministero della Giustizia ha detto sì. A seguito del pressante invito del sindaco Tiziana Sala, formulato attraverso una lettera datata 10 febbraio, è arrivato l’atteso nulla osta che permette la prosecuzione del progetto "L’arte del merletto". Si tratta di un’iniziativa messa in atto dall’Accademia dei merletti di Cantù a favore delle detenute del carcere comasco del Bassone. In questi giorni è pervenuta in Comune la positiva risposta del capo della segreteria del Ministro. Nella missiva viene sottolineato come "la Direzione generale del Ministero abbia deciso di favorire il proseguo dell’iniziativa anche nel periodo novembre 2005 - marzo 2006". Allegata alla lettera inviata al sindaco c’è anche una nota, vergata sempre dalla Direzione generale del Ministero dove si dice: "A parere di questo ufficio, l’iniziativa appare decisamente valida dal punto di vista trattamentale per le opportunità che offre alle detenute, sia nell’aiutarle ad estrinsecare le proprie capacità, sia per la possibilità di un futuro reinserimento nel mondo del lavoro". Tre volte alla settimana, due maestre dell’Accademia del merletto varcano i portoni del carcere per trasmettere alle detenute la loro abilità e la loro esperienza nell’arte del pizzo. Ad attenderle c’è una decina di allieve, tutte assai volenterose. Ogni lezione dura circa cinque ore: tra ossi, cartine, tomboli e spolette, vengono insegnati i rudimenti dei punti principali: dal "biseta" al "punt Venezia". Le migliori "studentesse", a detta delle insegnanti, sono le donne che provengono dai paesi del terzo mondo: dimostrano una grande manualità e una grande voglia di imparare. Per molte di loro si tratta di un’occasione per rimanere attive anche nelle quattro mura di un carcere, e di acquisire conoscenze che potrebbero essere preziose soprattutto in seguito, quando avranno terminato di scontare la loro pena.

Abu Ghraib: solo sei mesi di carcere alla soldatessa-aguzzina

 

Gazzetta del Sud, 19 maggio 2005

 

La soldatessa Sabrina Harman, una delle "aguzzine" del carcere iracheno di Abu Ghraib, è stata condannata ad appena sei mesi di reclusione, dopo essere stata riconosciuta colpevole dalla Corte Marziale di Fort Hood, in Texas, di sei dei sette capi d’imputazione ascrittile. Il verdetto è stato pronunciato ieri. La Harman rischiava una condanna massima a cinque anni e mezzo: dieci volte quella che le è stata inflitta. L’accusa aveva chiesto tre anni. Considerando il tempo già trascorso in carcere, la soldatessa sarà di nuovo libera prima della fine dell’estate. Giovedì, all’apertura del processo, Sabrina, 27 anni, si era detta non colpevole delle accuse di maltrattamenti e umiliazioni a prigionieri di guerra detenuti nel carcere nei pressi di Bagdad. Lunedì, testi citati dai suoi legali avevano riferito che la soldatessa non condivideva il trattamento inferto ai detenuti e ne provava repulsione. Il comandante dell’unità di Sabrina aveva anche confermato l’assenza di consegne scritte su come trattare i prigionieri. La Harman rischiava fino a sei anni e mezzo di prigione se riconosciuta colpevole di tutti i capi di accusa, che includono quello di aver applicato elettrodi a un detenuto iracheno costringendolo a salire in piedi su una scatola in una posa da Cristo in croce.

La foto del prigioniero è di quelle che fecero il giro del mondo l’anno scorso, quando, in aprile, scoppiò lo scandalo di Abu Ghraib. Un’altra immagine che ha Sabrina come protagonista è la piramide di prigionieri nudi. Il soldato che fece la foto, Ivan Frederick, che ha già patteggiato, dichiarandosi colpevole di reati ascrittigli, era stato chiamato a testimoniare dall’accusa, venerdì, e aveva riferito di non avere mai visto la Harman maltrattare detenuti. Un altro soldato aveva invece testimoniato di avere visto Sabrina umiliare sessualmente dei prigionieri, che erano sospettati d’avere violentato un ragazzo pure detenuto. Il caso della Harman, nella vita civile una pizzaiola di Lorton, nella Virginia, è uno degli ultimi collegati agli abusi di Abu Ghraib a finire davanti ai magistrati militari che devono ancora processare Lynndie England, la soldatessa che in un’altra foto tristemente famosa tiene al guinzaglio un detenuto iracheno nudo.

Svizzera: la vergogna dei minorenni nelle carceri per adulti

 

Ti-Press, 19 maggio 2005

 

Ha quindici anni e sulle spalle una colpa di poco più grande della sua età: ha commesso una serie di furti. Arrestata, la ragazzina si è fatta una settimana di carcere preventivo alle Pretoriali di Bellinzona e altre tre al Penitenziario della Stampa. Sì, dapprima proprio in quella struttura (le Pretoriali) che non rispetta i diritti umani degli adulti e che una mano di pittura, oggi, non ha certo reso adeguata ai fanciulli. E poi in quell’altra struttura - il Penitenziario - che già di per sé come stabilimento punitivo è in contrasto con il codice penale svizzero che all’art. 95, riferito agli adolescenti, recita: "La carcerazione è eseguita in un locale adatto agli adolescenti, mai in uno stabilimento di pena o d’internamento.

Ma quella destinazione ha offerto alla ragazzina (scarcerata negli scorsi giorni) un "must educativo" supplementare: il carcere della Stampa è in effetti l’unico stabilimento svizzero in cui convivono in due ali sia detenuti maschi che femmine. Una promiscuità che dà luogo, talvolta, a "poco edificanti" esibizioni. E proprio in quella promiscuità la piccola detenuta ha trascorso, alternativamente, le sue giornate di "preventiva". Questa storia di (stra) ordinaria vergogna riporta alla ribalta una situazione insostenibile: quella della detenzione dei minorenni in Ticino. Una situazione che si riaccende sulle polveri di episodi eclatanti (come il caso di suicidio alle Pretoriali di Bellinzona del settembre scorso), ma che si consuma nella brace (spesso anonima) della quotidianità. Intanto la politica sta arrancando in cerca di una soluzione organica tra cantieri edili e cantieri legislativi. Ultima in ordine di tempo l’iniziativa parlamentare di tredici deputati, primo firmatario Armando Boneff, che chiede appunto che nessun minorenne venga mai più posto in detenzione preventiva alle Pretoriali.

L’iniziativa è all’ordine del giorno della Commissione della Legislazione. Ci vorrà comunque minimo un altro anno per vedere le prime opere andare a tetto. Cronologicamente dovrebbe toccare al nuovo carcere giudiziario che, al suo ultimo piano, vedrà la creazione di alcune celle destinate proprio alla detenzione preventiva dei minorenni. "Il cantiere del carcere giudiziario - ci spiega il capo della Sezione esecuzione pene e misure Maurizio Albisetti - è ripreso e procede con i ritmi previsti. La priorità è stata data proprio al comparto dei minorenni " .

È legata invece all’iter di entrata in vigore della Legge federale sui minori (prevista per il 2007) l’operatività del Concordato con i Cantoni romandi in base al quale sarà possibile far espiare le pene (e trascorrere lunghi periodi di detenzione preventiva) ai minorenni in uno speciale stabilimento realizzato nella Svizzera di lingua francese. "Il progetto di Concordato elaborato apposta per i minorenni - precisa Albisetti - è stato approvato dalla Conferenza dei capi dipartimento giustizia e polizia dei Cantoni latini e poi posto in consultazione. Ora il testo definitivo dovrà essere approvato dai singoli Cantoni. Anche noi, come Ticino, dovremo elaborare uno specifico messaggio da sottoporre al Parlamento". Come detto, tutto filasse liscio, il nuovo Concordato diverrebbe operativo con l’entrata in vigore della nuova legge sui minori. E cioè non prima del 2007. Intanto il Ticino continuerà a far di conto con situazioni incresciose e - cosa che è ben peggiore - dispensatrici di inutile dolore. Un’attesa che, invero, potrebbe essere riempita con una riflessione approfondita sulla forma (e sul senso) delle misure migliori da adottare nel campo della delinquenza minorile.

Palermo: al Malaspina porte aperte alla pet-therapy

 

La Sicilia, 19 maggio 2005

 

Vivranno la loro detenzione all’interno del Malaspina in compagnia di un cane. Realizzeranno la cuccia, si occuperanno della pulizia e dell’alimentazione e, dopo avere scontato la pena per la quale sono stati arrestati, potranno anche portarsi a casa il cucciolo. Si chiama "Amici di Pluto" ed è il progetto di pet-therapy (terapia attraverso l’uso di animali domestici) che vede coinvolti il Ministero di grazia e giustizia, il Comune di Palermo e l’Asl 6. L’obiettivo dell’iniziativa è di "rendere meno gravosa la detenzione del giovane", come ha sottolineato ieri, nel corso di una conferenza stampa, la direttrice del Malaspina, Rita Barbera, ma anche di "fornire un aiuto concreto per il raggiungimento di un equilibrio psicologico". Il progetto, che in questa prima fase sperimentale avrà una durata di sei mesi, è dedicato soltanto ad alcuni dei ragazzi detenuti che avranno in cura cani selezionati e scelti dai veterinari dell’Asl 6. "Sono convinto che il progetto porterà notevoli benefici ai giovani del Malaspina - ha detto l’assessore alla salute del Comune di Palermo, Nino Nascè - è stato dimostrato, anche da recenti esperienze, che la vicinanza di un animale diminuisce il senso di solitudine e la depressione".

I primi cuccioli ieri erano, già, in braccio a due ragazzi ospiti del Malaspina. Attraverso l’aiuto di educatori, psicologi e veterinari, ma anche degli agenti di polizia penitenziaria, i giovani in compagnia dei cani inizieranno un percorso che dovrebbe garantire "una visione rilassante ed una percezione di sicurezza e tranquillità". "Amici di Pluto", è un vero e proprio progetto pilota che l’Asl 6 vuole estendere a tutto il territorio di Palermo come ha annunciato il direttore generale dell’Azienda, Salvatore Iacolino nel corso della conferenza stampa. "Vogliamo estendere l’esperienza che sta per iniziare al Malaspina, a tutti i cittadini in condizioni di disagio sociale e fisico, in particolare anziani e disabili - ha sostenuto Iacolino - l’obiettivo è di realizzare in collaborazione con il Comune un servizio di pet-therapy che comprenda anche l’ippoterapia. Attraverso l’utilizzo dei cavalli del centro ippomontato e dei cani del nucleo cinofilo, si fornirà all’utenza un servizio innovativo che vedrà coinvolte diverse professionalità dell’Azienda: veterinari, psicologi, terapisti della riabilitazione ed assistenti sociali". Intanto questa mattina, i giovani del Malaspina riceveranno la visita dei calciatori del Palermo, Franco Brienza e Michele Ferri, che daranno il calcio d’inizio ad un quadrangolare organizzato dalla Provincia regionale.

Caltanissetta: vendute 200 bottiglie dell’olio degli ex detenuti

 

La Sicilia, 19 maggio 2005

 

Sono state vendute oltre duecento bottiglie di olio prodotto nelle terre di Russa dei Boschi a Caltagirone. Una produzione realizzata da tre detenuti che dallo scorso settembre lavorano le terre che furono di Luigi e Mario Sturzo. La prima produzione dei nuovi lavoratori arriva grazie ad un progetto della diocesi di Piazza Armerina e l’associazione mons. Di Vincenzo di Enna.

Ad accompagnare i lavoratori ci sono Gaetano Brigadeci e Salvatore Cafà. Salvatore Martinez, presidente dell’associazione mons. Di Vincenzo, è rimasto entusiasta per l’ottimo successo ottenuto. "La vendita dell’olio Russa dei Boschi - ha detto Salvatore Martinez - fa si che la città di Gela, con la diocesi di Piazza Armerina, collabori con questo progetto per il reinserimento degli ex detenuti". In occasione del convegno diocesano del Rinnovamento dello Spirito, alla presenza dei responsabili sono state vendute tutte le scorte, addirittura, per donare una ricordo della produzione ai vescovi di Piazza Armerina e di Caltagirone, è stato chiesto agli amici più cari la donazione delle bottiglie di olio acquistate perché le scorte erano finite.

Già un’altra iniziative era stata intrapresa, nel dicembre scorso, dall’associazione Magnificat che aveva realizzato degli oggetti natalizi il cui ricavato era stato donato al vescovo di Piazza Armerina mons. Michele Pennisi per aiutare i tre detenuti. Il sindaco Rosario Crocetta aveva promesso di fare una delibera nella quale il comune adottava un ettaro del fondo Sturzo.

Parma: al carcere di Via Burla giurano 50 nuovi agenti

 

Gazzetta di Parma, 19 maggio 2005

 

Cinquanta neo agenti di polizia penitenziaria hanno giurato fedeltà alla Repubblica. Una cerimonia suggestiva, quella di ieri in via Burla, che tuttavia non ha spento i malumori per la carenza d’organico nel carcere cittadino. Il direttore Silvio Di Gregorio, intervenendo dal palco d’onore, non ha certo glissato sulla questione. "Non costituiscono, purtroppo, nuovi rinforzi" ha detto a chiare lettere, durante il suo discorso, riferendosi ai ragazzi che di fatto prestano servizio a Parma dal dicembre scorso per sostituire altrettanti colleghi già trasferiti. Nulla a che vedere, insomma, con un aumento del personale. Di Gregorio ha quindi ringraziato i neo agenti: "La festa di oggi doveva svolgersi in forma privata tra i muri di un ufficio, ma sono stati gli stessi ragazzi a volere una cerimonia aperta al pubblico per dimostrare il grande attaccamento ai valori della Patria".

Brescia: una partita speciale con il progetto carcere

 

Giornale di Brescia, 19 maggio 2005

 

È stato un particolare pomeriggio quello vissuto domenica scorsa all’oratorio di Buffalora: una normale partita di calcio si è arricchita di molti significati a livello emotivo e di riflessione. In campo era la formazione mista di detenuti e agenti di Polizia penitenziaria di Verziano che ha affrontato la locale squadra di amatori. Era la prima volta di un tale evento e, considerati i positivi esiti dell’iniziativa c’è da augurarsi che venga ripetuta presto. Alla fine ha vinto per 3-1 il Buffalora (rete degli "ospiti" segnata da Enrico, un detenuto).

Alla fine giocatori, detenuti, agenti, volontari tutti assieme si sono ritrovati per la cena a conclusione di una straordinaria giornata. L’iniziativa, che rientrava nel Progetto-Carcere dell’Uisp, sostenuto dalla Provincia di Brescia e dalla Regione Lombardia, si è realizzata grazie alla collaborazione della direttrice della casa circondariale Mariagrazia Bregoli, del comandante di Verziano Giuseppe Di Blasi e di tutto il personale penitenziario, nonché da parte dell’assessore ai Servizi sociali del Comune di Brescia, Fabio Capra, di don Marco Marelli, parroco di Buffalora e del cappellano del carcere di Canton Mombello, don Adriano Santus, tutti preziosi per la realizzazione dell’evento e presenti all’iniziativa assieme al responsabile del Progetto-Carcere Alberto Saldi.

Sulmona: in A.S. lo spettacolo teatrale "Oltre il Muro"

 

Il Tempo, 19 maggio 2005

 

Sarà in scena questo pomeriggio alle 15.30, nel settore alta sicurezza, lo spettacolo teatrale "Oltre il Muro", riservato ai detenuti della casa di reclusione sulmonese che frequentano il corso per geometri. L’iniziativa, curata dall’associazione "Classe Mista" è inserita nell’ambito del progetto pedagogico di laboratorio teatrale "Il Grande Racconto", che rappresenta l’anello di congiunzione tra scuola, carcere e comunità. Lo spettacolo nasce con l’intento di compiere un "viaggio" per il bisogno di cercare qualcosa fuori e dentro di noi.

Palermo: Battisti (Dl); indagine approfondita su Pagliarelli

 

Adnkronos, 19 maggio 2005

 

I colloqui facili tra boss nel carcere Pagliarelli di Palermo sono episodi gravissimi che denunciano una intollerabile superficialità e una inspiegabile volontà di chiudere un occhio. Di fronte a ciò, il ministero della Giustizia intervenga al più presto con una indagine approfondita per accertare le responsabilità e provvedere con misure urgenti ad una evidente e grave carenza di controlli. Lo chiede il senatore della Margherita Sandro Battisti, in una interrogazione parlamentare presentata a proposito della notizia di stampa sui colloqui facili che avrebbero luogo nell’istituto penitenziario di Palermo.

Brescia: a Canton Mombello musica con Giuliano Mancini

 

Giornale di Brescia, 19 maggio 2005

 

Una vita nella spettacolo per beneficenza. È quella di Giuliano Mancini, farmacista in pensione con la passione per la presentazione e la musica che oggi pomeriggio si esibirà di fronte ai reclusi del carcere di Canton Mombello. Umbro di nascita, ma bresciano d’adozione, 78 anni portati con inusuale vitalità e giovanile entusiasmo, Giuliano è una sorta di riuscitissima "operazione simpatia" di se stesso. Con verve ed esuberanza tanto difficili da contenere quanto contagiose mi racconta in che modo sia diventato "musicista senza note", come ama definirsi. "Smessa la professione, circa dieci anni fa mi sono avvicinato ad una tastiera ed ho iniziato così: pigiando prima un tasto, poi due, cinque e così via. Fino a impratichirmi con numerose canzoni".

Tutte imparate ad orecchio, perché, precisa più volte, "non conosco una sola nota. Ciononostante suono circa 300 pezzi, tratti per lo più dal repertorio melodico e leggero italiano. Distensiva, piacevole e rilassante è la musica che più amo". Dalla, Morandi, Celentano, ma anche Ranieri e Frank Sinatra sono così i cavalli di battaglia con cui l’ex farmacista umbro ha iniziato ad esibirsi in pubblico. Prima fra amici, poi nei piano-bar, per passare, circa sette anni fa, alle Case di riposo e alle carceri. "Proprio il 2 maggio scorso mi sono esibito nell’istituto femminile di Verziano grazie all’impegno della direttrice Maria Teresa Bregoli.

È stata un’esperienza splendida e toccante: mi ha molto emozionato vedere quelle donne commuoversi e divertirsi grazie alla mia musica. Indipendentemente da quanto hanno commesso, non devono essere abbandonate, ma assistite. Occorre dare loro l’opportunità di redimersi". L’impegno sociale, del resto, è sempre stato l’imperativo del dottor Mancini. Fin da quando, nella seconda metà degli anni Settanta, si divideva fra il bancone della farmacia e gli studi televisivi. "In quegli anni ho fatto il cronista di pugilato e presentato diversi spettacoli e trasmissioni tv.

Ho lavorato, tra gli altri, coi Giganti e Wilma De Angelis e ho condotto su Video Delta il quiz a premi "La Beffa" nel periodo in cui Vittorio Feltri era direttore di rete. Sempre donando il mio compenso in beneficenza". E distinguendosi per estro e simpatia, come chi scrive ha verificato in numerosi articoli dell’epoca. "Ero apprezzato per la mia spontaneità ed energia, ma anche - sorride - per una... imitazione del rumore del treno particolarmente riuscita". Impossibile non fare un’ultima domanda: progetti per il futuro? "Continuare a suonare. E a Canton Mombello farò nuovamente volontariato di altro tipo".

Palermo: Castelli; boss detenuti, inesattezze su caso Pagliarelli

 

Apcom, 19 maggio 2005

 

"Attorno alla vicenda relativa ai colloqui di boss mafiosi con i propri familiari avvenuti nel carcere Pagliarelli di Palermo e presentati da alcuni organi di informazione come la prova del passaggio di comunicazioni tra persone ristrette in regime di 41 bis e alcuni loro parenti, in realtà è stato costruito un ‘caso’ fondato su molte inesattezze". È quanto afferma il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. "Le immagini pubblicate da un quotidiano e mostrate da alcuni Tg, in realtà, - aggiunge Castelli - risalgono a oltre un anno fa e riguardano un detenuto all’epoca non sottoposto a 41 bis, il quale impartiva ordini attraverso le comunicazioni con i parenti. Tali immagini - prosegue il ministro - sono state acquisite dall’autorità giudiziaria nel marzo del 2004 e nel maggio 2004, dopo la chiusura dell’istruttoria, veniva richiesta l’applicazione per il detenuto in questione del regime detentivo speciale "41 bis", che il ministro firmava il giorno stesso del completamento dell’istruttoria (18 maggio 2004)". "Il filmato, dunque, non è la prova del fatto che un detenuto in 41 bis continua a dare ordini dal carcere, ma al contrario - sottolinea - è stato lo strumento attraverso il quale è stata provata la sua capacità di collegarsi con l’esterno, con la conseguente applicazione del regime detentivo speciale". "Grazie a quel video, dunque, il detenuto in questione è stato sottoposto al regime di 41 bis e quindi messo in condizione di non continuare la sua opera criminosa. Il filmato, in ogni caso, ha messo in luce alcune irregolarità e il ministro ha chiesto al capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria l’apertura immediata di un’inchiesta per accertare le responsabilità e di assumere, se del caso, immediati provvedimenti di natura cautelare in attesa degli esiti dell’inchiesta", conclude il ministro.

Vicenza: progetto Caritas di reinserimento sociale e lavorativo

 

Vita, 19 maggio 2005

 

La Caritas promuove una cordata, che comprende mondo del lavoro e istituzioni penitenziarie per rieducare al lavoro. Si intitola "Il Lembo del Mantello" il nuovo progetto che la Caritas diocesana vicentina, attraverso il suo braccio operativo, l’associazione Diakonia Onlus, sta per avviare in favore delle persone detenute ed ex detenute: una scommessa che ha come obiettivo il loro reinserimento sociale e lavorativo.

Sempre meno infatti l’istituzione carceraria riesce ad assolvere al suo compito costituzionale di rieducare la persona. "Di fatto - riflette il direttore della Caritas diocesana, don Giovanni Sandonà - se quando una persona entra in carcere gli si chiudono le porte alle spalle, quando esce le si chiudono le porte in faccia. Il carcere, così com’è, più che un’istituzione riabilitante è un cronicario dell’esclusione sociale. In attesa di interventi amministrativi più appropriati, si tenta irrobustire in questa istituzione il ruolo riabilitante attraverso l’applicazione convinta e non timorosa dell’ampio spettro di misure alternative al carcere già presenti nel nostro sistema penitenziario".

Il progetto, una vera e proprio scommessa, si rivolge anzitutto ai vicentini reclusi sia nella Casa Circondariale di Vicenza che nei due istituti penitenziari padovani (Casa circondariale e Istituto Penale), che non si trovano in uno stato di tossicodipendenza conclamata e che non sono affetti da patologie psichiatriche debilitanti. Per entrambe queste categorie infatti intervengono già i servizi sociali preposti ed è possibile l’accoglienza in strutture idonee. L’attenzione si focalizza quindi in particolare sui detenuti e gli ex detenuti che posso contare poco o per nulla su sostegni familiari; soggetti che, da un punto di vista dei costi, sarebbero esclusivamente a carico dei servizi sociali dei Comuni, che attualmente non hanno a disposizione percorsi socio-lavorativi idonei e verificati, per intervenire a doveroso sostegno della loro inclusione sociale.

Il progetto prevede l’avvio di percorsi di reinserimento sociale attraverso il lavoro, con l’appoggio di strutture residenziali. Date le tappe riabilitative previste dal progetto, esso andrà a operare soprattutto in favore di chi deve ancora scontare circa due anni di pena. Lo scopo ultimo è evitare che queste persone, una volta uscite dal carcere e prive di adeguati riferimenti familiari ed abitativi, possano ricadere nel circuito della delinquenza.

"Si tratta di un progetto complesso - spiega Maria Giacobbo, presidente dell’Associazione Diakonia Onlus -, una sfida che tenterà di mettere in rete le équipe educative dei due carceri, l’Istituto di Sorveglianza, il volontariato, la cooperazione sociale e le associazioni di categoria. È un tentativo di prendere sul serio il dettato costituzionale che assegna al periodo detentivo un compito rieducativo. Noi vorremmo farlo attraverso il lavoro, vera occasione di promozione sociale ed umana". La "cordata" attivata dalla Caritas diocesana comprende, per quel che riguarda l’istituzione penitenziaria, il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria; i Direttori delle Case Circondariali di Vicenza e di Padova, e della Casa di Reclusione di Padova; i Magistrati di Sorveglianza di Padova e Verona; i Centri di Servizi Sociali per Adulti di Padova e di Verona. Questo servizio-segno, che partirà con una fase sperimentale della durata di tre anni, prevede all’inizio una serie di colloqui individuali in carcere, tenuti dagli operatori del progetto anche su segnalazione dell’équipe trattamentale (che, come stabilito dall’Ordinamento Penitenziario, ha il compito di individualizzare il trattamento e che è formata dal direttore dell’istituto, dall’educatore, dall’assistente sociale, e da tutti gli altri professionisti deputati a questo compito). La seconda fase prevede, dopo un primo periodo di "osservazione", un momento di formazione professionale e di valutazione dell’attitudine al lavoro, primariamente presso la cooperativa "Saldo & Mecc" che si trova all’interno della Casa Circondariale di Vicenza, e, in alternativa, attraverso uno stage o un normale rapporto di lavoro in aziende esterne individuate con il contributo dell’Associazione Artigiani e l’Associazione Piccole e Medie Industrie della Provincia di Vicenza.

Dopo la conclusione positiva di questo periodo, che può durare fino ad un anno, è previsto l’inserimento lavorativo vero e proprio ed una eventuale residenzialità esterna, per garantire un primo punto di riferimento abitativo, presso il quale sarà garantita la presenza diurna e serale di un operatore (a questa struttura accederanno quindi le persone che possono usufruire delle misure alternative al carcere e gli ex detenuti). Gli ospiti di questa struttura verranno accompagnati anche da volontari (coppie o famiglie) che li aiuteranno a ricostruire un tessuto relazionale sano. Infine è previsto il passaggio ad appartamenti di "sgancio" e il recupero di una piena autonomia.

Il costo complessivo dell’iniziativa, per i prossimi tre anni, è di 695 mila euro, dei quali il 30 per cento (pari a 208.563 euro) è a carico della Caritas. La Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona ha finanziato finora il primo biennio con un contributo di 450 mila euro.

 

 

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