Rassegna stampa 17 maggio

 

Amnistia: Cardinale Tettamanzi; l’argomento è ancora attuale

 

Ansa, 17 maggio 2005

 

"Non è vero che la Chiesa Cattolica sia giunta troppo presto o troppo tardi a porre la questione dell’amnistia per i detenuti. L’argomento della riduzione della pena è sempre d’attualità". Lo ha detto il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, rispondendo alle domande dei giornalisti dopo aver cresimato, a San Vittore nel giorno di Pentecoste, 19 carcerati di cui 9 stranieri. "A tutti loro ho stretto la mano - ha proseguito il presule - dicendo a ognuno la pace sia con te. Ho pregato insieme a loro perchè questo luogo di sofferenze sia un luogo umano, dove ci sia posto per la speranza e per la dignità". In occasione del Giubileo, "la Chiesa pose con forza il problema della riduzione di pena dei detenuti.

Importante è che l’argomento sia stato posto con forza alle autorità di governo di tutti i Paesi, e non solo dalla Chiesa Cattolica. La complessità del problema non deve farci dimenticare che non c’è giustizia autentica se mancano equità e perdono. L’impegno del carcere è di rieducare, non dimentichiamolo. Noi siamo contrari alla cultura di una certa parte che vuole difendersi con il carcere. Dobbiamo invece privilegiare la convivenza in tutte le sue articolazioni, una di queste è la casa di pena". Secondo Tettamanzi, "la riduzione delle pene è una richiesta che viene continuamente gridata da chi si trova a soffrire le conseguenze del silenzio da parte delle autorità. Non posso non farmi portavoce di quest’attesa. Quando l’attesa è troppo lunga, finisce per sfiduciare le persone che la subiscono e rendere indifferenti gli altri".

Castelli: allarme Napoli? è meglio di dieci anni fa...

 

Ansa, 17 maggio 2005

 

A Napoli le cose vanno meglio di 10 anni fa; la faida di camorra esplosa a Scampia tace anche per i successi conseguiti dalle forze dell’ ordine: un futuro migliore dipenderà dal giusto mix fra polso fermo e interventi economico-sociali. Il ministro della Giustizia Roberto Castelli, a Napoli per partecipare alla regata "Handicup 2005", risponde in questo modo a una domanda sulla recrudescenza della criminalità nel capoluogo campano. E sulla richiesta di pene certe sollecitata da cittadinanza e istituzioni locali, aggiunge: "Vengo accusato di tenere troppi detenuti in carcere, poi vengo accusato di tenerne troppo pochi. Credo che di fronte a questo fragore mediatico bisognerebbe ragionare razionalmente".

Definendosi "un ottimista non di maniera", Castelli ha aggiunto: "Napoli ha una situazione particolare, ma mi pare che le cose stiano migliorando rispetto a dieci anni fa. Comunque gli episodi criminosi sono diminuiti". Ritornando alla faida di Scampia e Secondigliano, che ha contrapposto il clan Di Lauro ai cosiddetti scissionisti per il controllo del mercato della droga della periferia nord di Napoli, Castelli ha detto:"Mi pare che questa lotta di camorra che ha insanguinato in particolare il 2004 ha subito una battuta di arresto, anche perché le forze dell’ordine hanno conseguito un importante successo". "Io sono convinto che ci vuole il giusto mix di pugno forte e di interventi che tengano conto delle realtà socioeconomiche di ciascuna situazione - ha detto ancora il ministro, secondo il quale la via da seguire è quella che vede assieme "il riscatto sociale e socioeconomico da una parte, e una maggiore severità dall’altra".

Camerino: Commissione Giustizia del Senato fa sopralluogo

 

Ansa, 17 maggio 2005

 

Una delegazione di senatori della Commissione Giustizia del senato sarà nella Regione per un sopralluogo negli istituti di pena e nelle strutture dedicate ai trattamenti alternativi. Anche il carcere di Camerino sarà al centro dei sopralluoghi negli Istituti penitenziari che la Commissione Giustizia del Senato compirà il 19, 20 e 21 maggio prossimi nelle Marche.

La delegazione parlamentare, guidata dal presidente Antonino Caruso e composta dai senatori Mario Cavallaro, Alessandro Forlani e Marina Magistrelli, riserverà una particolare attenzione alla verifica del cosiddetto "circuito extramurario" nel quale svolgono un ruolo decisivo le Istituzioni locali, i Centri di servizio sociale, le realtà dell’associazionismo e del volontariato. Altri punti riguardano l’accertamento delle condizioni di vita, lo studio, la formazione ed il lavoro dei detenuti, ma anche i problemi del personale e della polizia penitenziaria.

Enna: a "lezione" di legalità, per superare i limiti culturali

 

La Sicilia, 17 maggio 2005

 

"Integrazione dei popoli tra legalità e cultura: la Costituzione come strumento di legalità" è il tema del corso che in rete con gli Istituti penitenziari della Sicilia prenderà inizio a partire da domani nella casa circondariale di Piazza Armerina. Il corso è realizzato nell’ambito del progetto pedagogico dell’istituto, in collaborazione tra il responsabile dell’area educativa Concetta Rampello e il Centro territoriale permanente. "Parlare di legalità in un carcere - dice Adriana Rabita preside del Ctp - non è un tabù, anzi abbiamo riscontrato insieme agli altri operatori una ricaduta positiva per i detenuti che hanno per la maggior parte interiorizzato e razionalizzato la loro condizione".

Responsabile operativo del progetto è il sociologo Santino Pecoraio. L’obiettivo che si propone il percorso dedicato esclusivamente ai detenuti sia italiani che extracomunitari, è offrire opportunità educative finalizzate al recupero del senso della legalità e dell’appartenenza allo Stato sociale, fornendo strumenti di conoscenza specificatamente culturali rispetto alle tradizioni, usi, costumi e norme. L’obiettivo formativo è quello di offrire gli strumenti utili a superare i limiti culturali e storici di ciascun popolo al fine di sollecitare la cultura del dialogo e dell’accoglienza. Il corso che sviluppa moduli impegnativi per contenuti e finalità che spaziano dalla Sociologia giuridica alla Psicologia sociale e alla percezione dei diritti doveri del cittadino, prevede 50 ore di coinvolgimento dei soggetti interessati con incontri settimanali che alterneranno lezioni vere e proprie, laboratori e lavori di gruppo. A fine percorso verrà somministrato un test per verificare il grado di coinvolgimento al corso. È soddisfatto il sociologo Santo Pecoraro che torna a collaborare con la casa Circondariale di Piazza Armerina: "La chiave di volta per lavorare con i detenuti, è riuscire a separare l’idea della colpa dal colpevole, esprimendo nel corso di questi incontri un grande rigore nei confronti del reato, e allo stesso tempo la disponibilità all’accoglienza nei confronti dei soggetti che vogliono cambiare rotta". L’efficacia della detenzione in relazione alla condotta antigiuridica deve trovare la giusta strada della rieducazione.

"Questo è un tema - continua Pecoraro - che rivisto sotto la chiave della comunicazione sociale riprende una colonna portante del messaggio cristiano: ovvero della differenza tra il rigore verso l’errore e l’accoglienza verso l’errante, per restituire alla società soggetti che possano perdere il senso della stigmatizzazione riappropriandosi del senso dei valori della convivenza civile e democratica". Esmeralda Rizzo

Genova: 45 agenti a giudizio per i pestaggi di Bolzaneto

 

La Provincia di Sondrio

 

Il gup Maurizio De Matteis ha rinviato a giudizio 45 persone appartenenti al personale della polizia penitenziaria, polizia di stato, carabinieri e medici dell’amministrazione penitenziaria, nell’ambito dell’inchiesta sui presunti abusi ai danni di persone detenute nella caserma di Bolzaneto durante i fatti del G8, nel luglio 2001. Un agente della polizia penitenziaria di Vercelli è stato completamente prosciolto, mentre altri cinque indagati hanno avuto una sentenza di non luogo a procedere solo per alcuni capi di imputazione. Il processo è stato fissato al 12 ottobre.

Tra le persone rinviate a giudizio figurano il vicequestore Alessandro Perugini, all’ epoca dei fatti vice capo della Digos di Genova, il generale della polizia penitenziaria Oronzo Doria e Biagio Antonio Gugliotta, ispettore della polizia penitenziaria, responsabile della sicurezza del centro di detenzione provvisorio. Gli altri imputati che saranno processati il 12 ottobre sono: Ernesto Cimino, Bruno Pelliccia, Franco Valerio, Daniela Maida, Giammarco Braini, Piermatteo Barucco,Aldo Tarascio, Antonello Talu,Matilde Arecco, Natale Parisi, Marcio Turco, Paolo Ubaldi, Maurizio Piscitelli, Antonio Gavino Multineddu, Giovanni Russo, Corrado Furcas, Giuseppe Serroni, Mario Foniciello, Reinhard Avoledo, Giovanni Pintus, Pietro Romeo, Ignazio Mura, Massimo Salomone, Antonello Gaetano, Massimo Luigi Pigozzi, Barbara Amadei, Daniela Cerasuolo, Alfredo Incoronato, Giuseppe Fornasiere, Francesco Paolo Baldassarre Tolomeo, Egidio Nurchis, Giovanni Amoroso, Michele Colucci Sabia, Aldo Amenta, Adriana Mazzoleni, Sonia Sciandra e Marilena Zaccardi. Per l’ inchiesta sui presunti soprusi e pestaggi avvenuti nella caserma di Bolzaneto i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati avevano chiesto 47 rinvii a giudizio. Le accuse, a vario titolo, sono abuso d’ ufficio, violenza privata, falso ideologico, abuso di autorità contro detenuti o arrestati, violazione dell’ ordinamento penitenziario e della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’ uomo e delle libertà fondamentali.

Lamezia Terme: in Calabria il forum per la salute mentale

 

Giornale di Calabria, 17 maggio 2005

 

C’erano tutti i rappresentanti dei Centri di salute mentale della Calabria, delle associazioni dei familiari dei malati psichiatrici e c’era soprattutto lei, Giovanna Del Giudice, direttore del Dipartimento di salute mentale di Aversa e collaboratrice di Franco Basaglia a Trieste, "cresciuta durante un’esperienza grandiosa" e che a una Calabria stanca e demotivata vorrebbe regalare un po’ della sua forza e del suo entusiasmo, gli stessi che in altre regioni italiane, con l’aiuto e il sostegno degli operatori locali, hanno consentito la creazione dei Forum per la salute mentale, un luogo di incontro e confronto non solo tra psichiatri ma tra varie intelligenze e sensibilità che hanno un obiettivo comune: creare una buona psichiatria che significa in termini pratici non fare solo discorsi ideologici, ma eliminare le pratiche arretrate e lesive dei diritti di chi vive il disagio mentale.

La Del Giudice ha aperto i lavori dell’ incontro preparatorio alla nascita del forum calabrese, che si è svolto nella sede del Centro di salute mentale di Lamezia, affermando che "non ci può essere salute se non c’è la salute mentale". E poi come aveva già fatto in altre occasioni ha premesso che il nodo importante in questo momento non è la salvaguardia a priori della legge 180. "Anzi - ha spiegato la psichiatra - la migliore difesa della legge è svelare tutto ciò che non va bene". E quindi, correre ai ripari. La Del Giudice ha spiegato che cos’è il Forum per la salute mentale e cosa deve rappresentare la sua nascita. "Bisogna verificare se c’è la possibilità di unire le diverse intelligenze", che dovranno poi costruire insieme percorsi alternativi più efficaci di quelli già esistenti. La psichiatra ha lanciato un appello contro il carcere giudiziario che dovrebbe sorgere a Gerace. Un buco nero lo ha definito, un passo indietro che non consentirebbe quel percorso di liberazione di cattive pratiche e di isolamento.

La Del Giudice ha raccontato la sua difficile e stimolante esperienza ad Aversa, una fortuna l’ha definita far parte di quella storia, segnata dalla camorra, dalla disoccupazione, dal degrado ambientale e soprattutto dal manicomio e dalla psichiatria istituzionale. Invitati dalla Del Giudice, hanno poi preso la parola i vari operatori e rappresentanti di associazioni presenti a Lamezia.

Il dirigente del Centro di salute mentale di Cosenza, Pierluigi Adamo, ha chiesto ai presenti di rompere gli isolamenti e di non costruire percorsi individuali. Il consigliere del Comune di Lamezia, Elvira Falvo, ha offerto la sua disponibilità a percorrere insieme la strada comune del riconoscimento dei diritti negati. Particolarmente sentito l’intervento del presidente della Diapsigra, Domenico Luciani, che ha rappresentato i problemi dei familiari dei malati psichiatrici soffermandosi sul "dopo di noi", e sulla solitudine che circonda chi deve fare i conti ogni giorno con il disagio mentale. Paola Tavella, di Rifondazione, ha parlato della necessità di creare un movimento che possa costituire una massa critica capace di esercitare anche un controllo sociale sulla scienza. "Bisogna mettere in rete le sinergie - ha precisato la Tavella - e cercare di ottenere la codificazione della partecipazione". Per lo psichiatra Giorgio Liguori bisogna avanzare una proposta forte e iniziare un’opera di sensibilizzazione già all’interno dei servizi di salute mentale dove si lavora ogni giorno. "Il forum - ha concluso Liguori - può diventare un interlocutore istituzionale ma deve crescere e rappresentare le giuste istanze di tutti".

Il direttore del Dipartimento di salute mentale di Lamezia, Cesare Perri, ha dato la sua massima disponibilità, anche in termini di sede, per la nascita del forum. Anche lui, come tutti i presenti ha evidenziato che i tempi sono maturi per dare una svolta a pratiche finora utilizzate, che hanno rivelato tutta la loro inefficacia nella cura ma soprattutto per quanto riguarda l’aspetto riabilitativo dei malati psichiatrici. Il nuovo assessore regionale alla Sanità Doris Lo Moro, eredita una storia pesante fatta di inchieste giudiziarie, di piani e progetti mai attuati e soprattutto di finanziamenti miliardari di cui si è persa traccia. Lo stesso presidente della Società italiana di psichiatria, Carmine Munizza, sceso in campo perché chiamato dall’ex assessore alla Sanità Gianfranco Luzzo, in due anni non ha prodotto alcun cambiamento degno di essere definito tale.

Il suo progetto, frutto di un lavoro di squadra e di un anno di riflessione, è rimasto totalmente inespresso. A parte saltuari incontri con i capi dei dipartimenti di salute mentale della Calabria, non risulta che sia stato realizzato altro. Due anni di tempo sprecato mentre i malati psichiatrici continuano a rimanere nelle case di cura private e le strutture alternative restano un sogno irrealizzato. All’assessore Lo Moro l’invito a mettere presto le mani sulla polveriera psichiatria con la speranza di creare, lei per prima, una sanità capace di curare e non di creare profitti e malaffare.

Livorno: madre di Lonzi contro medico legale, pm e agente

 

Il Tirreno, 17 maggio 2005

 

Che il provvedimento di archiviazione sulla morte di suo figlio non sarebbe stata l’ultima parola su quello che oramai è diventato "il caso Lonzi", Maria Ciuffi l’aveva annunciato quel 10 dicembre dell’anno scorso, all’uscita del Tribunale livornese. Ieri mattina, la madre di Marcello ha depositato in Procura una denuncia nei confronti di Alessandro Bassi Luciani, medico legale che eseguì l’autopsia sul cadavere del giovane detenuto, del sostituto procuratore Roberto Pennisi e di Nicola Nobile (o Giudice Nicola, per una discrepanza nei verbali!) agente dei polizia penitenziaria alle Sughere. Le accuse rivolte sono "falso ideologico e favaroreggiamento nei confronti di ignoti, avendo palesemente affermato il falso nell’attribuire la causa del decesso di mio figlio a fattori accidentali". Per Pennisi si aggiunge "omissione di atti d’ufficio per aver ostruito ogni reale indagine circa la morte, cercando in tutti i modi, pur a dispetto dell’evidenza, di ostacolare il corso della giustizia". Maria Ciuffi chiede, inoltre, la riesumazione della salma del figlio e che siano effettuati gli esami tossicologici dei sui organi, come da istanze già presentate, che sia acquisita la cassetta dell’intervento del dottor Domenico Tiso, coordinatore sanitario del carcere, durante la trasmissione di Costanzo del 17 marzo scorso. In quell’occasione Tiso definì agghiaccianti le foto del cadavere di Marcello Lonzi. E che si verifichi quanti detenuti della sesta sezione "subito dopo il decesso di Marcello abbiano goduto di permessi premio". D.F.

Civitavecchia: terza ed ultima partita tra detenuti e studenti

 

Civonline, 17 maggio 2005

 

Questa mattina alle 11, presso l’impianto sportivo Corsini e La Rosa, sul campo di calcetto "Secondiano Cosimi", si è disputata la terza ed ultima partita dell’anno scolastico tra i detenuti della Casa di Reclusione di via Tarquinia (sezione distaccata del Geometra) e gli alunni del ITCG Baccelli. L’evento è stato promosso dalle professoresse Cristiana Pieroni e Marina Scaccia, docenti dei detenuti stessi, Fiorella Brindisi, Valentina Crucianelli, Andrea Laurenti, Eleonora Tini, dai referenti per il carcere, Maria Colombo e Franco Ceccotti, che coordinano le attività attuate all’interno della Casa di Reclusione e grazie alla disponibilità del Presidente dell’ASP, Giancarlo Di Gennaro che si è dimostrato disponibile anche per altre iniziative. Il tutto è stato possibile grazie alla collaborazione dell’Assessore alla Scuola e Formazione, Gabriella Sarracco, della direttrice dell’Istituto Silvana Sergi, il preside dell’ITCG Baccelli, ingegner Mario De Sanctis, che hanno presenziato all’avvenimento come spettatori. La partita si è conclusa con la vittoria degli alunni del ragioneria per 8 a 5. Hanno partecipato: Daniele Matricardi, Marco Macaluso, Ludovico Toppo, Roberto Mercuri, Duccio Galimberti, Roberto Gamabaccini, Daniele Pirisi, Giovanni Rossi, Daniele Vinci, Sergio Radicanti, Attilio Scarimboli. Questa iniziativa, che rientra nel circuito di trattamento della Casa di Reclusione di Civitavecchia e che ha come obbiettivo il tentativo del recupero sociale dei detenuti, ha riscosso notevole successo, soprattutto per i risultati ottenuti.

"È nostro obbiettivo - dichiara il Preside De Sanctis - realizzare una serie di iniziative, non solo sportive ma anche culturali ed altro, che permettano ai detenuti di poter entrare in relazione con il sociale e vivere da vicino l’esperienza della scuola e tutto quello che comporta. Sicuramente il prossimo anno cercheremo di creare più situazioni di questo genere, visto il buon risultato ottenuto". Anche questa volta i detenuti hanno usufruito di un permesso dalle 10,30 alle 15 secondo le norme di semilibertà e dell’articolo 21: due benefici che vengono concessi in base allo specifico percorso trattamentale ed anche perché la Casa di Reclusione di Via Tarquinia è un istituto sperimentale ed innovativo.

Osapp: stato di agitazione per Regina Coeli e Rebibbia

 

Ansa, 17 maggio 2005

 

Lo stato di agitazione che culminerà, il prossimo 24 maggio, in una manifestazione davanti al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) è stato proclamato dall’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria (Osapp) per protestare contro "le gravi condizioni" di organico in due carceri romane: Regina Coeli e Rebibbia femminile. In una lettera inviata al capo del Dap, Giovanni Tinebra, il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, pone l’accento sull’elevato numero di agenti che dal carcere vengono distaccati a compiti amministrativi e d’ufficio. "Tale e tanta è l’emergenza - afferma Beneduci - che per la Casa circondariale femminile di Roma-Rebibbia dopo la sospensione dei diritti minimi, quali riposi e congedi, si prospetta gravemente la possibilità di un ‘bloccò del piano ferie estivo". E ancora: a Regina Coeli "il numero dei ‘distaccati’ ad altre sedi è attualmente pari al 30% della disponibilità organica, tanto che un solo agente è di servizio nei reparti (anche di 150 detenuti) durante le ore di socialità e nei servizi mensa".

L’Osapp - in un comunicato - ricorda a Tinebra gli impegni da lui assunti per iscritto lo scorso luglio. In quell’occasione - riferisce il sindacato - il capo del Dap assicurò, tra l’altro, che sarebbe stato fatto un monitoraggio di tutto il personale distaccato e che avrebbe favorito il rientro degli agenti distaccati al Gom, fino a prospettare ogni "possibile iniziativa per ridurre la carenza di organico almeno degli istituti più compromessi".

Ma - fa notare Beneduci - "nulla di quanto promesso è stato attuato. Peraltro, l’assenza di interessamento per ciò che concerne la regione Lazio e gli istituti della Capitale, contraddistingue anche l’inattività dell’attuale Provveditore regionale tenuto conto che le relazioni sindacali risultano in condizioni più che penose". L’Osapp, oltre allo stato di agitazione per la situazione delle carceri romane, preannuncia ulteriori proteste a livello nazionale visti "i molteplici errori e l’assenza di risultati" da parte del Dap.

Milano: a San Vittore la situazione è insostenibile

 

Ansa, 17 maggio 2005

 

"La situazione di San Vittore è insostenibile. Bisogna urgentemente fare qualcosa di serio". A dirlo è Stefano Carugo (FI), presidente della commissioni carceri del Comune di Milano, che oggi è intervenuto in Consiglio comunale sull’argomento. "Manca un adeguato sistema d’allarme - aggiunge -, le strutture sono ormai cadenti e ad ottobre dovrà essere oltretutto chiuso per lavori il quarto braccio. Rivolgo quindi un appello all’assessore all’urbanistica Gianni Verga perché al più presto si trovi una soluzione alternativa". Ma sul trasloco del carcere di San Vittore c’è polemica. Secondo Daniele Farina e Davide Tinelli, del gruppo di Rifondazione comunista, "il carcere soffre di problemi storici ma risolvibili. Strumentalizzare le carenze e perorare lo spostamento del carcere dal centro alla periferia è quanto mai sospetto. Non è un mistero infatti che su quell’area ci sono diversi interessi speculativi", sostengono i due consiglieri.

Frosinone: sovraffollamento, spazi carenti e infiltrazioni d’acqua

 

Il Messaggero, 17 maggio 2005

 

Sovraffollamento, carenza di specialisti e paramedici, macchinari sanitari obsoleti, scarse medicine, attrezzature sportive e spazi verdi carenti, celle con infiltrazioni d’acqua, pochi volontari, pochi libri, episodi crescenti di suicidi e violenze. Questa la fotografia per il 2004 delle carenze riscontrate nelle carceri ciociare scattata da "Antigone" l’associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale composta da magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari e insegnanti.

In Ciociaria il carcere che, secondo Antigone, se la passa peggio, è la casa circondariale del capoluogo. "Ci sono infiltrazioni d’acqua e umidità anche nelle celle - si legge nel rapporto - Necessita quindi spesso di manutenzione che compromette ulteriormente la vivibilità dell’istituto e il pieno utilizzo della struttura. Era nato per ospitare 230 detenuti, oggi è arrivato a contenerne 450, per cui gli spazi comuni soffrono degli arrivi sempre più numerosi, specie degli stranieri. I detenuti passano la maggior parte del tempo in cella. Non ci sono mediatori culturali e pochi i volontari, che si occupano prevalentemente della catechesi. È fuori dal centro abitato, a cui non è collegato adeguatamente con mezzi pubblici. Le docce appaiono in cattivo stato, specie quelle della terza sezione. Il campo di calcio non è utilizzato. L’aria si fa nelle aree di passeggio, o in campetti di pallone, uno per ogni sezione. Non ci sono aree verdi, ce ne sarebbero gli spazi".

Il 2004 è stato ricco di eventi critici: "Tentativi di suicidio e altri episodi di autolesionismo, a volte anche gravi, a volte a scopo dimostrativo, ma a luglio 2004 si è impiccato con i lacci delle scarpe un detenuto rumeno di 37 anni. Era a Frosinone da maggio, proclamava di essere vittima di un errore giudiziario. Il 22 agosto, V.T., 28 anni, si impicca nella sua cella. Possono capitare anche episodi di violenze tra detenuti".

E le strutture sanitarie "non risultano adeguate quanto a igiene e asetticità. Ci sono diverse specializzazioni, per sole 10 ore mensili per ciascuno dei medici; mancano alcuni specialisti importanti come l’urologo e il chirurgo. Insufficienti anche i paramedici. C’è stata una drastica riduzione nella fornitura dei farmaci, dalla Asl non vengono forniti né quelli di fascia A né quelli di fascia C per scarsa disponibilità di fondi, rimane solo la dotazione di quelli salvavita". Le stesse attività svolte dai detenuti sarebbero "slegate da una reale possibilità di radicamento e di sbocco occupazionale".

Anche la casa circondariale di Cassino sorge in periferia e "non è collegata con mezzi pubblici". Non è sovraffollata, ma "non ha, né all’interno né all’esterno, spazi adeguati per attività fuori cella. Carente l’intervento sanitario in genere e quello per i tossicodipendenti".

Si compone di due edifici: in quello più nuovo, completato nel 2002, "non sono state inserite docce, anche se lo spazio ci sarebbe stato. Ci sono 3 salette per socialità, al momento inutilizzate e in attesa di destinazione. Biblioteca scarsamente dotata, c’è in progetto il rinnovamento. Non c’è palestra, non ci sono campi di calcio. Passeggi di cemento angusti".

I detenuti (al 31 dicembre 2004) erano 229, la capienza regolamentare è di 154. Qualche grana giudiziaria: "T.C., 35 anni, tenta di impiccarsi. Il 2 luglio 2004 C.G., 52 anni, muore per un tumore alla gola nell’ospedale dove era ricoverato da due settimane". Ma è sull’assistenza sanitaria che vengono raccolti i dati peggiori: "Attrezzature scarse e sotto utilizzate per mancanza di personale. L’infermeria (un solo locale) copre solo le emergenze. Ci sono difficoltà per l’accesso alle visite, specie per quelle specialistiche; gli operatori stessi giudicano eccessivo l’uso di psicofarmaci". La formazione professionale (a dicembre 2004) non era presente.

 

Poesia da dietro le sbarre, premio a Marco

 

È andata a Marco Ferrari, 30 anni, detenuto nel carcere di Frosinone e studente del quinto anno dell’istituto Industriale del capoluogo, la terza edizione del Premio Internazionale "Marco Ippolito" di Reggio Calabria. Per lui, una poesia-lettera sul valore delle cose di tutti i giorni. Organizzato dalla Federazione Nazionale Insegnanti, è rivolto agli studenti delle superiori italiani e stranieri (forte la partecipazione di polacchi e finlandesi) e ha assegnato il terzo posto al componimento di Denise Tiberia, diciottenne all’ultimo anno del Geometri del capoluogo. Ippolito era un giovane di Reggio che si dedicava al recupero di ragazzi disagiati, morto tre anni fa.

Paliano: nel supercarcere sono spariti i corsi di formazione

 

Il Messaggero, 17 maggio 2005

 

Non ci sono grossi problemi, invece, nel carcere di Paliano, dislocato all’interno del paese. Ospita detenuti collaboratori di giustizia e un sanatorio giudiziario per malati di tubercolosi polmonare provenienti da altri istituti penitenziari. "L’istituto - scrive nel suo rapporto per il 2004 l’associazione Antigone - era una fortezza di epoca rinascimentale fatta costruire nel 1565 da Marcantonio Colonna. Il castello è stato lasciato per lunghi periodi in abbandono. È prevista la costruzione di un nuovo carcere: se ne sarebbe ormai individuata l’area, a 2-3 km da Colleferro, all’interno della Selva di Paliano, parco protetto".

"Per ora si procede con interventi di manutenzione o di ristrutturazione - spiega il rapporto dell’associazione - La biblioteca è in ristrutturazione, al Sanatorio giudiziario c’è una camera iperbarica, ma non viene usata per problemi tecnici". La struttura del Sanatorio non è un ambiente di tipo ospedaliero: 1 cella singola, 2 cameroni da 5-6; a parte 1 locale con 2-3 docce; 2 stanze singole, 2 cameroni con 4-5 detenuti, 1 sala hobby per tutto il reparto. "Una volta c’erano anche i corsi di informatica, quelli per elettricisti e per falegnami - si legge nel rapporto - sono stati interrotti dalla Regione". Dia.Is.

Gorizia: più di cento nel carcere per 70, interpellanza di Fi

 

Il Gazzettino, 17 maggio 2005

 

Il sovraffollamento del carcere di Gorizia è stato verificato ieri mattina dai due deputati di Forza Italia Ettore Romoli e Ferruccio Saro, che hanno visitato la struttura, incontrando anche brevemente il sindaco di Nimis (Udine), Renato Picogna, che vi è detenuto. "Nel corso di un colloquio con il direttore, è emerso - hanno riferito i deputati al termine della visita - che la struttura, risalente al periodo asburgico, vetusta e ormai inadeguata, ospita attualmente 105 detenuti pur avendo ufficialmente 70 posti disponibili, con un limite di tolleranza di 80". Sull’argomento, i due parlamentari hanno preannunciato un’interpellanza al ministro della Giustizia, per chiedere come mai il carcere non sia stato inserito nel programma di edilizia carceraria e che fine abbiano fatto le promesse di trasferimento ad altra struttura formulate tempo addietro. Picogna, in cella con altri cinque detenuti, è apparso sereno - secondo quanto riferito da Saro e Romoli - è ha confermato che sabato 21 maggio, data di scadenza dei termini fissati dal gip, lascerà il carcere per gli arresti domiciliari.

Cremona: rifiuta cibo e farmaci per avere visita medica

 

La Provincia di Cremona, 17 maggio 2005

 

Ha optato per un gesto estremo - lo sciopero della fame e il rifiuto di assumere farmaci - perché, dice, la sua richiesta di essere visitato da un diabetologo sarebbe rimasta per troppo tempo inevasa. È quanto sta accadendo a un detenuto nel carcere di Cremona, che nelle scorse ore ha fatto pervenire una lettera alla redazione de La Provincia. La richiesta di essere visitato da uno specialista si lega al risultato degli ultimi esami, dai quali sono emersi - spiega il detenuto - i valori alti della glicemia. Il detenuto, che teme per la propria salute, chiede anche che gli sia fatto un elettrocardiogramma ("Sono due mesi che non ne faccio"). "È un nostro diritto essere curati. Non siamo persone di seconda categoria", si legge, a un tratto, nella lettera.

Viterbo: alunni-detenuti tra sfide sportive e sfide sociali

 

Il Messaggero, 17 maggio 2005

 

Lo sport è libertà. E può esserlo anche per dei detenuti che stanno scontando la loro pena, ma che nello stesso tempo sono impegnati a reinserirsi nella società. Questo il senso dell’incontro di calcetto svoltosi ieri mattina al campo dell’Asp sulla Mediana. Di fronte la rappresentativa dei reclusi del carcere di via Tarquinia, sezione distaccata del corso per geometri del Baccelli e una selezione di studenti del ragioneria. Si è trattato della "bella" del mini-torneo scolastico interno cominciato qualche settimana fa. Le prime due partite si erano infatti concluse con una vittoria per parte e ieri si giocava per il successo finale, con tanto di targa messa in palio dal Comune e consegnata al termine del match dall’assessore alla Pubblica istruzione, Gabriella Sarracco. A spuntarla sono stati gli studenti del ragioneria per 8-5. Alla gara hanno preso parte Daniele Matricardi, Marco Macaluso, Ludovico Toppo, Roberto Mercuri, Duccio Galimberti, Roberto Gambaccini, Daniele Pirisi, Giovanni Rossi, Daniele Vinci, Sergio Radicanti, Attilio Scarimboli.

Il calcetto, come spiega la direttrice del penitenziario di via Tarquinia, Silvana Sergi, presente alla gara di ieri come il preside del Baccelli, Mario De Sanctis, fa parte di una serie di attività che i detenuti svolgono allo scopo di un loro reale reinserimento nella società. Di solito i vari progetti, non solo sportivi, trovano attuazione nello stesso carcere, ma questa volta si è preferito far uscire i detenuti ed organizzare il mini-torneo di calcetto al campo dell’Asp. Un’iniziativa che è stata sicuramente apprezzata dai reclusi.

Verona: il Vescovo; carcere punto d’arrivo, mancano alternative

 

L’Arena di Verona, 17 maggio 2005

 

È un’iniziativa tutta personale quella che vede il vescovo, padre Flavio Roberto Carraro, varcare i cancelli della casa circondariale di Montorio per portare il proprio sostegno fatto "di ascolto e di comprensione" ai detenuti. "È una realtà dura quella di chi vive la detenzione", ammette Padre Flavio prima di varcare le soglie del carcere accompagnato dal cappellano della casa circondariale don Luciano Ferrari, "nelle diverse occasioni di visita mi sono accorto che queste persone sentono il bisogno di sfogare, di liberare le proprie idee ed i propri pensieri. Ma ho anche notato che molti per pudore non hanno il coraggio di fare richieste. Richieste che per chi non vive questa realtà possono apparire banali, ma per chi invece è tra queste mura appaiono insormontabili. Come il bisogno di un cambio di biancheria, ad esempio, cui abbiamo provveduto grazie alla collaborazione della Caritas e della San Vincenzo". Nel frattempo escono dai cancelli gli studenti delle classi quinte del liceo scientifico Fracastoro, che hanno aderito al progetto carcere-scuola voluto dal Csi (centro sportivo italiano) che ha coinvolto oltre mille giovani veronesi. Padre Flavio stringe loro le mani e si congratula. La visita del vescovo non è rivolta solo ai cattolici o ai cristiani e questo lo precisa quando afferma che all’interno del carcere si crea un rapporto interreligioso "fatto di preghiera e di rispetto": "Gli incontri sono liberi, vale a dire che chi vorrà dialogare con me potrà farlo a quattr’occhi", spiega. Inevitabilmente il discorso va al problema del sovraffollamento del carcere: "È un fatto istituzionalmente indegno", dice senza tanti preamboli, "in una cella dove dovrebbe essere detenuta una sola persona ce ne sono quattro. In una situazione come questa non c’è spazio per far riemergere la propria coscienza. Per assurdo quando incontrai il patricida della piccola di Legnago che era in isolamento notai una ripresa della sua coscienza dettata anche dal fatto che il pensare, il restare soli porta a qualcosa di buono. È certo che in un contesto diverso dove per dormire bisogna darsi il turno tutto questo non è possibile". Ma quali possono essere i rimedi, il tanto decantato indultino forse? "In Italia manca la pena alternativa", sottolinea, "non c’è differenza per chi ruba una mela o uccide, il carcere è sempre il punto di arrivo. Non è così in altri Paesi e forse occorrerebbe rivedere certe posizioni". Attualmente nella casa circondariale le tante iniziative che fino allo scorso anno tenevano compagnia ai detenuti sono state sospese a partire dalle 15,30 del pomeriggio per mancanza di personale. A venire incontro a Padre Flavio è il direttore del carcere Salvatore Erminio che afferma: "È un colloquio interpersonale quello che si andrà a svolgere. Rientra sempre nelle attività per i detenuti. Il mio augurio è che prosegua". E guardando padre Flavio dirigersi a passo fermo verso quelle che sono le celle si direbbe proprio di sì. Anna Zegarelli

 

 

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