Rassegna stampa 16 maggio

 

Napoli: detenuto a 86 anni, il tribunale sospende la pena

 

Il Mattino, 16 maggio 2005

 

È stata sospesa la pena nei confronti di Giuseppe Mango, l’ uomo di 86 anni finito in carcere per una condanna a quattro mesi di reclusione. Lo ha deciso il giudice di turno del Tribunale di sorveglianza di Napoli. L’uomo potrà quindi lasciare già oggi il carcere di Poggioreale.

A 86 anni, analfabeta e senza avvocato, è finito in galera a Poggioreale: condannato a quattro mesi di carcere per contrabbando di sigarette, non ha presentato domanda di sospensione della pena. Della vicenda di Giuseppe Mango, questo il nome dell’uomo, dà notizia oggi il quotidiano Il Mattino. L’anziano fu arrestato mentre ritirava la pensione nell’ufficio postale. L’uomo ha già scontato dieci giorni di carcere ed appare particolarmente provato. "In cella - ha spiegato nel corso di un’ intervista al quotidiano - mi trattano bene, ma sono stanco mandatemi a casa". Mango aggiunge di non aver potuto permettersi di pagare l’avvocato con la sua pensione. Secondo il giudice Aldo Policastro, quella di Mango è "una storia kafkiana" ed invita la Sorveglianza ad esaminare il caso.

"Pensavo: non ho rubato, non ho ucciso nessuno, che cosa mi possono fare alla mia età per quelle poche stecche di sigarette di tanti anni fa?". È quanto si chiede Giuseppe Mango, l’86enne napoletano arrestato lo scorso 2 maggio per contrabbando di sigarette. Attualmente l’anziano è rinchiuso nella cella numero 28 all’interno del padiglione Salerno del carcere di Poggioreale, il reparto dei detenuti al primo arresto. E proprio nei pressi di Salerno, neanche a volerglielo ricordare, su di un treno diretto a Reggio Calabria, che nel 1998 a Giuseppe Mango furono sequestrate dalla Guardia di Finanza 15 stecche di sigarette. Nel 2001 il tribunale di Reggio Calabria lo condanna a 4 mesi di reclusione e la sentenza diventa poi definitiva il 16 aprile scorso. Sarebbe bastata, data l’età dell’uomo, una domanda per la sospensione della pena ma Giuseppe Mango è analfabeta e non ha un legale. Risultato? Il pensionato viene arrestato e portato in carcere 10 giorni fa. Arrivato a Poggioreale, racconta Mango al Mattino, "tutti si sono meravigliati per la mia età, anche le guardie. I miei compagni di cella mi hanno chiesto che cosa avevo fatto, ho raccontato tutto e loro si sono dispiaciuti e mi hanno aiutato. Mi chiamano nonno". Giuseppe Mango è molto religioso: "In casa mia ho un quadro con tutte le figure dei santi e la prima cosa che farò appena uscito dal carcere sarà andare a sentire una bella messa nella chiesa del Carmine. Dirò così: grazie Signore che mi fai campare ancora alla mia età".

Ha destato sconcerto negli ambienti giudiziari napoletani il caso dell’ ottantaseienne finito in carcere in seguito a una condanna a quattro mesi di reclusione per contrabbando di sigarette. A quanto si è appreso, i vertici del Tribunale di Sorveglianza di Napoli stanno esaminando il fascicolo per ricostruire le tappe della vicenda e capire cosa abbia determinato un provvedimento percepito come profondamente iniquo sia dall’opinione pubblica sia dal mondo giudiziario. Una questione che sembra chiamare in causa, oltre alle normative e alla loro applicazione da parte dei giudici, anche l’istituto della difesa di ufficio.

Dopo la condanna inflitta dal tribunale di Reggio Calabria - sottolineano fonti del tribunale di Napoli - il difensore di Giuseppe Mango (l’ottuagenario che da una decina di giorni è detenuto a Poggioreale) avrebbe dovuto presentare una istanza per la sospensione della pena. In assenza di tale istanza, la procura della Repubblica del tribunale di Reggio Calabria ha dato esecuzione alla pena incaricando gli organi di polizia di condurre in carcere il condannato. Gli organi di polizia, a loro volta, sono tenuti ad avvisare con urgenza la magistratura quando si trovano di fronte a determinati casi, come persone gravemente ammalate o donne in stato di gravidanza. La legge non prevede limiti di età per la detenzione di persone condannate in via definitiva. I limiti di età sono tenuti in considerazione, invece, per la custodia cautelare (che solo in casi di eccezionale gravità può essere applicata per gli ultrasettantenni). Occorre accertare infine - precisano le fonti del tribunale - se la direzione dell’istituto di pena abbia informato la magistratura di sorveglianza del "caso limite" di un 86enne portato in carcere.

Rovigo: agente pratica massaggio cardiaco e salva detenuto

 

Il Gazzettino, 16 maggio 2005

 

Un angelo custode con la divisa da agente di polizia penitenziaria. Che l’altra sera lo ha tenuto in vita fino all’arrivo del personale sanitario del 118: quest’ultimo, grazie all’ausilio di un defibrillatore, gli ha rimesso in moto il cuore ormai deciso a lasciarsi andare dopo un ultimo, flebile battito. L’uomo, un carcerato di una quarantina d’anni detenuto nella casa circondariale di via Verdi, ora si trova ricoverato all’ospedale, in terapia intensiva. Le sue condizioni sono critiche, ma se non fosse stato per l’energico massaggio cardiaco praticatogli da una delle guardie carcerarie in servizio nel penitenziario quasi sicuramente sarebbe già finito al Creatore.

Tutto inizia alle otto e mezza di giovedì sera. Quando da una delle celle arriva il grido di alcuni detenuti, allarmati per l’improvviso malore che immobilizza il loro compagno di cella. L’uomo non si muove, non parla e apparentemente non respira. Parte l’allarme, in cella accorrono gli agenti di polizia penitenziaria e il medico, che subito si accorge della forte crisi cardiaca che attanaglia il detenuto. Viene chiamato il 118. In attesa dell’arrivo dei soccorsi uno degli agenti, l’assistente capo Daniele Morganti, 47 anni, di cui una ventina trascorsi in servizio nel carcere di Rovigo, gli rimette in moto il muscolo cardiaco a suon di colpi ben assestati sul torace. Il cuore riparte, ma solo grazie al massaggio cardiaco. Non appena la guardia interrompe la manovra, come è accaduto quando è stato il momento di applicare il defibrillatore, il cuore smette di funzionare. Il detenuto viene portato in ospedale, dove gli viene riscontrato un grave attacco cardiaco. È in rianimazione, in prognosi riservata. Deve la vita alla sua guardia carceraria.

Rimini: inaugurata una casa per detenuti in misura alternativa

 

News Rimini, 16 maggio 2005

 

"Madre del perdono" è il nome della casa che ospiterà i detenuti che stanno scontando gli ultimi anni di pena fuori dal carcere per buona condotta. La struttura, che sorge a Casarola di San Clemente, fa parte del progetto "oltre le sbarre" della comunità Papa Giovanni XXIII e nasce accanto alla realtà, già consolidata, della cooperativa la pietra scartata, in cui si producono prodotti biologici, nella quale accanto ai detenuti, vengono avviati al lavoro emarginati, disabili psichici, fisici e tossicodipendenti. Il passo successivo all’avviamento al lavoro in cooperativa, prima tappa del percorso di recupero, è il reinserimento nella società che si realizza attraverso l’ingresso in comunità con il trasferimento nelle case famiglia. trasferimento che ha lo scopo di far riscoprire ai detenuti il valore della famiglia, nella convinzione che per educare non bastano una casa e un lavoro ma è necessario ricostruire rapporti di fiducia e amore. Ascoltiamo Don Oreste Benzi, fondatore comunità Apg23. Attualmente la casa ospita sei detenuti. Essi vivranno e lavoreranno nella struttura per tre mesi, tempo necessario per decidere quale possa essere il percorso personalizzato per il pieno reinserimento in società. Reinserimento che necessita di una mediazione fra chi sta dentro e chi sta fuori, in modo che una volta superata la condanna, ci sia spazio non solo per la speranza ma per la realizzazione concreta di un cambiamento. Ascoltiamo Antonio Trapani, operatore della casa "Madre del perdono".

Iglesias: diocesi destina l’otto per mille anche per aiuto ai carcerati

 

L’Unione Sarda, 16 maggio 2005

 

L’otto per mille? Meglio darlo ai carcerati. La solidarietà diventa un fatto concreto: la diocesi di Iglesias, già da qualche anno, riserva una parte dei contributi (erogati dalla Cei sulla base di quanto versato ogni anno dai contribuenti che presentano la dichiarazione dei redditi) per i detenuti. O meglio: per gli ex carcerati che, una volta scontata la pena, non sanno dove andare, non hanno una casa, né tanto meno soldi in tasca. Nemmeno il tanto che basta per comprare un panino o, magari, il biglietto per rientrare dai propri familiari visto che gran parte dei detenuti che scontano la pena nella struttura della città è straniera. Non ci si aspettino cifre folli, però: è di poco superiore agli 8 mila euro il fondo destinato attualmente a questo scopo.

Ottomilaquattrocento euro, per la precisione, che tuttavia servono eccome. Servono a dare un aiuto concreto a chi non ha altro e non sa come sarà la propria vita dopo avere lasciato il carcere. Aiuto fondamentale per chi non ha nulla e, una volta varcata la soglia del carcere, non trova aperte le porte della solidarietà. Se non quella della diocesi, appunto. "Non si tratta di una cifra elevata - commenta monsignor Tarcisio Pillolla, vescovo della diocesi di Iglesias - ma è una somma che permette di dare una mano d’aiuto importante a chi esce dal carcere e non ha nulla con sé, non ha i mezzi neppure per sopravvivere". È la diocesi, attraverso una commissione apposita, a decidere come impiegare i fondi concessi dalla Cei per la carità diocesana. E Iglesias fa la sua parte anche tendendo una mano ai carcerati. Perché quello che dovrebbe essere un bel giorno non per tutti lo è. Perché uscire dal carcere, per molti detenuti che si accingono a riassaporare la libertà, può essere talvolta traumatico. Niente soldi in tasca, niente casa, senza un posto dove andare o un familiare cui telefonare: questa la dura realtà che vivono tanti carcerati (in gran parte extracomunitari) quando escono dalla struttura penitenziaria che si trova a Is Arruastas, la zona industriale di Iglesias, lungo la strada provinciale per Carbonia.

È il momento più difficile, perché ci si scontra con mille difficoltà dovute alla mancanza di denaro, all’assenza di un familiare su cui poter contare o cui affidarsi per ricominciare a vivere. Ma in questa realtà drammatica si spalancano le porte della Diocesi. Il contributo economico può servire ad acquistare un biglietto per dare la possibilità all’ex detenuto di rientrare nel proprio paese, fare una telefonata ai familiari, chiedere aiuto agli amici per ricominciare una nuova vita. Ma non è l’unico modo in cui la Diocesi, con l’apporto dei volontari della Caritas, delle Vincenziane e degli altri gruppi parrocchiali, aiuta chi esce dal carcere. Per loro ci sono anche capi di vestiario, cibo e una casa dove rifugiarsi appena lasciata la cella del carcere. La casa è il centro di accoglienza Santo Stefano, una struttura che si trova lungo la strada che conduce al Santuario dedicato alla Madonna del Buoncammino. Un luogo in cui gli ex detenuti possono trovare rifugio per qualche giorno, in attesa di trovare una sistemazione definitiva oppure ritornare nel proprio paese. Cinzia Simbula

Napoli: "Il sistema non ha funzionato, vi spiego perché"

Parla Angelica Di Giovanni, presidente del Tribunale di Sorveglianza

 

Il Mattino, 16 maggio 2005

 

Angelica Di Giovanni è il presidente del tribunale di Sorveglianza di Napoli. Un incubo, la storia di Giuseppe Mango. "Abbiamo già provveduto, bastava dirlo a noi invece di fare tutto questo clamore". Non è una decisione che dipendeva da voi? "Sì, ma la domanda di sospensione della pena è arrivata soltanto il giorno 6. Poi ci sono i tempi di istruttoria...E oggi abbiamo deciso". C’è stato anche un problema di esecuzione? "Sì, perché l’esecuzione doveva passare per la Procura di Reggio Calabria". Perché è stato arrestato Giuseppe Mango? "Qualche cosa non ha funzionato". Che cosa? "Le spiego come funziona". Dica. "Quando una sentenza diventa definitiva, se la pena è inferiore a tre anni viene sospesa per legge". È automatico? "Il provvedimento viene notificato al condannato, che ha trenta giorni di tempo per presentare la domanda di sospensione". La domanda non è arrivata? "Se la domanda non arriva, ed è il caso di Mango, scatta l’ordine di carcerazione". Nessuna difesa? "Il contrario, ne sono previste tre". Quali? "I trenta giorni per presentare la domanda sono la prima fase di tutela, la seconda è quella affidata agli agenti di polizia giudiziaria, che, quando si trovano davanti a un caso particolare, ci avvertono direttamente". Non l’hanno fatto? "No". Quello di Mango era un caso particolare? "Sì, particolare per l’età della persona, quindi un caso di salute. In genere, i casi particolari sono quelli delle persone allettate e delle donne incinte". Perché non vi hanno avvertiti del caso di Mango? "Non lo so, so che lo hanno arrestato e portato in carcere". La terza fase di tutela? "È quella del carcere, e questa ha funzionato: ecco perché siamo riusciti a far liberare Giuseppe Mango". Che cosa è successo? "Il direttore del carcere ci ha segnalato il caso, aiutando anche l’anziano a preparare le pratiche per la richiesta di sospensione della pena". Che impressione se ne ricava sul piano umano? "Dico solo che i sistemi di garanzia esistono, ma occorre anche quel quid di solidarietà in più per accelerare l’iter". Contenta della scarcerazione? "Mi fa rabbia il fatto di non averlo saputo prima, avremmo evitato a questo signore tanti giorni di carcere e a noi un clamore di cui non abbiamo affatto bisogno".

Marche: Commissione Giustizia del Senato visita le carceri

 

Il Messaggero, 16 maggio 2005

 

Anche il carcere di Camerino sarà al centro dei sopralluoghi negli Istituti penitenziari che la Commissione Giustizia del Senato compirà il 19, 20 e 21 maggio prossimi nelle Marche. La delegazione parlamentare, guidata dal presidente Antonino Caruso e composta dai senatori Mario Cavallaro, Alessandro Forlani e Marina Magistrelli riserverà una particolare attenzione alla verifica del cosiddetto "circuito extramurario" nel quale svolgono un ruolo decisivo le Istituzioni locali, i Centri di servizio sociale, le realtà dell’associazionismo e del volontariato.

Altri punti riguardano l’accertamento delle condizioni di vita, lo studio, la formazione ed il lavoro dei detenuti, ma anche i problemi del personale e della polizia penitenziaria. Durante la visita nella Casa circondariale, che avrà luogo il 20 maggio alle 12.30, la delegazione incontrerà, infatti, non soltanto i rappresentanti dell’Ente, ma anche gli operatori e le associazioni coinvolte nelle tematiche carcerarie. "L’obiettivo - spiega il senatore della Margherita Mario Cavallaro - è di acquisire dagli organi periferici dell’amministrazione penitenziaria, dagli Enti locali, dal mondo imprenditoriale e dal volontariato, elementi utili sul trattamento dei detenuti, e sulle condizioni di lavoro e di radicamento nel territorio degli operatori penitenziari".

 

Programma di massima dei sopralluoghi

 

Giovedì 19 maggio

Fossombrone: visita della Casa di reclusione con annessa sezione detenuti A.S.

Macerata Feltria: visita della Casa mandamentale

Pesaro: visita della Casa circondariale con annessa sezione femminile e sezione detenuti A.S.

Ancona: incontro con il presidente della Giunta regionale e gli assessori alla Salute e ai Servizi sociali

 

Venerdì 20 maggio

Ancona: incontro con gli operatori del C.S.S.A. di Ancona e di Macerata

Ancona: incontro con il presidente del Tribunale di sorveglianza

Camerino: visita della Casa circondariale con annessa sezione femminile

Ascoli Piceno: visita della Casa circondariale con annessa sezione detenuti sottoposti al regime 41-bis

 

Sabato 21 maggio

Ancona: visita della casa circondariale con annessa sezione di reclusione e sezione detenuti A.S.

Ancona: incontro con il Provveditore

Brescia: Tribunale di Sorveglianza, crocevia per la rieducazione

 

Giornale di Brescia, 16 maggio 2005

 

Il Tribunale distrettuale di sorveglianza di Brescia (5 magistrati, compreso il presidente, un direttore di cancelleria, 21 operatori, 3 autisti e 2 commessi; sede in via Cefalonia 50, ottavo piano) si occupa della concessione e della revoca delle misure alternative alle persone condannate: affidamento in prova ordinario e particolare, semilibertà, liberazione anticipata, detenzione domiciliare, liberazione condizionale, differimento della esecuzione delle sentenze. Inoltre, dei ricoveri in ospedale e della conversione delle pene detentive in pene pecuniarie.

Ha giurisdizione sui territori e sulle carceri di Brescia (Canton Mombello e Verziano), Bergamo, Cremona, Mantova e Crema. È giudice del reclamo in materia di permessi ordinari e premiali decisi in prima istanza, competente anche per le licenze ai semiliberi e ai reclusi, l’applicazione e revoca delle misure di sicurezza, l’approvazione dei programmi di trattamento rieducativo individualizzato (che l’Amministrazione è tenuta a redigere, alla fine del primo periodo di osservazione in carcere di ogni condannato definitivo). Le decisioni, pur avendo conservato la denominazione di "ordinanza", sono sentenze ad ogni effetto, in linea di principio non appellabili, ma soltanto ricorribili (la Prima sezione penale della Cassazione esamina tutti i ricorsi). Al giudice della Sorveglianza sono riconosciuti i poteri di ispezione, controllo, proposta e di intervento su reclamo del detenuto, in materia di lavoro e di disciplina carcerari, e più in generale di vigilanza sui luoghi di detenzione del Distretto. Il magistrato di Sorveglianza deve anche garantire a tutti i condannati definitivi di essere sottoposti, se lo chiedono, al trattamento rieducativo.

Napoli: detenuto a 86 anni, scarcerato, ringrazia andando a messa

 

L’Unione Sarda, 16 maggio 2005

 

Prima a messa nell’antico santuario della madonna del Carmine, poi con gli amici al circolo della "Madonna dell’Arco". Dunque a pranzo a casa della figlia, Gelsomina, e di nuovo con gli amici per una partita a carte. Ha trascorso così la prima giornata in libertà Giuseppe Mango, l’anziano di 86 anni di Napoli finito in cella, il 2 maggio scorso, per una condanna a quattro mesi per il possesso di una quindicina di stecche di sigarette di contrabbando e scarcerato nel pomeriggio di sabato. Mango, nel 1999, fu sorpreso dalla Guardia di Finanza a bordo di un treno diretto a Reggio Calabria con una quindicina di stecche di sigarette. Processato e condannato, l’anziano uomo che non sa né leggere né scrivere, non ha mai fatto istanza di sospensione della pena e così lo scorso 2 maggio è stato arrestato dalla polizia mentre era nei pressi dell’ufficio postale per ritirare la pensione. A Poggioreale, al padiglione "Salerno", riservato ai detenuti che per la prima volta vivono l’esperienza del carcere, Mango è stato "ribattezzato" col nome del "nonno dei detenuti" a causa del primato di recluso più anziano dell’affollato penitenziario napoletano; primato di cui Giuseppe avrebbe fatto volentieri a meno. Ieri mattina si è svegliato presto e, alle 7, è uscito di casa per andare a messa nell’antico santuario napoletano della Madonna del Carmine. Lo aveva detto nei giorni scorsi in carcere: si sarebbe recato innanzitutto in chiesa per "ringraziare il Signore per averlo fatto vivere tanto" e per la conclusione della sua disavventura giudiziaria. Poi si è trattenuto dinanzi al circolo della Madonna dell’Arco, dove Giuseppe solitamente incontra gli amici. Ha salutato decine di persone, ha risposto agli auguri, rispondendo che in carcere è sempre stato trattato bene sia dai detenuti che dagli agenti della polizia penitenziaria. Nel pomeriggio Giuseppe è tornato dai suoi amici. La consueta partita a carte, seduto al tavolino dinanzi al circolo di "Madonna dell’Arco" : in palio la consumazione del caffè.

Sulmona: nel carcere uno spettacolo di storie, canti e poesie

 

Il Messaggero, 16 maggio 2005

 

Il 19 maggio prossimo si terrà presso il carcere di via Lamaccio lo spettacolo teatrale "Oltre il muro", messo in scena con la collaborazione dell’associazione "Classe Mista" fatto di storie di canti, poesie, ritmi diversi. "Nell’ambito del progetto pedagogico "Il grande racconto" - sottolinea il direttore del carcere Giacinto Siciliano - rappresenta l’anello di congiunzione scuola-carcere-comunità esterna ai fini di una fattiva partecipazione al trattamento penitenziario ed all’azione rieducativa". Un nuovo passo avanti verso quella interazione che deve crescere fra il "dentro" ed il "fuori", proprio come i tema dello spettacolo teatrale. A. Man.

Foggia: nasce un servizio di orientamento per il "dopo carcere"

 

Gazzetta del Mezzogiorno, 16 maggio 2005

 

Prende il via venerdì 20 maggio la fase pratica del progetto Speranza relativo al distretto della casa circondariale di Lucera. L’iniziativa che vedrà nei giorni 20- 23- 24- 25, circa venti detenuti in uscita premio presso il sito della fortezza sveva, ha le sue radici nel lontano 2000 nell’iniziativa di gruppo di monaci del convento di S. Antonio di Sant’Agata per affrontare in maniera operativa il problema dell’ascolto delle problematiche dei detenuti. Il progetto Speranza, sostenuto dalla Provincia di Foggia e dai comuni interessati, parte ufficialmente il 15 ottobre 2004 con la fase teorica e vede coinvolti tre distretti: quelli di Foggia, Lucera e San Severo. Le lezioni iniziali svolte dai comandanti della forestale, in particolare il coordinamento provinciale di Foggia e l’ispettorato ripartimentale delle foreste e da altri volontari, hanno avuto il fine in questi mesi non solo di sensibilizzare il detenuto alla problematica ambientale ma di realizzare una sorta di orientamento per il dopo carcere soprattutto in relazione ai problemi occupazionali, di avviare una sorta di riappacificazione con la società.

Il 13 e il 14 maggio si sono svolte le prime attività dei detenuti fuori dalla casa circondariale. La prima tappa è stata a Biccari presso l’Orto di Zolfo seguita dalla Foresta Umbra. Fra le finalità del progetto - spiega Davide Di Florio direttore della casa circondariale di Lucera - primeggia quella di educare i detenuti al rispetto dell’ambiente e quindi di ciò che appartiene a loro e a tutta la società, ma anche di realizzare delle esercitazioni utili per l’inserimento, un domani, nel mondo del lavoro e avere così ancora una speranza. I detenuti infatti in queste uscite hanno realizzato dei lavori di piantagione, di messa a dimora di piante e trapianti: tutte attività utili per l’esperienza nel campo agricolo. Le attività che avranno inizio a Lucera venerdì vedranno la partecipazione dei detenuti solo del distretto lucerino, invece negli scorsi incontri gli internati hanno lavorato in team con gli altri due distretti. Sul piano educativo abbiamo ottenuto un ottimo risultato- continua Di Florio - per la prima volta tre realtà diverse si sono incontrate per lavorare insieme. Antonella Mentana

Informazione: "Radio Carcere" diventa pagina su "Il Foglio"

 

Comunicato stampa, 16 maggio 2005

 

"Radio Carcere", già programma radiofonico in onda su Radio Radicale il martedì alle 21.00, diventa una pagina su Il Foglio. Da sabato 14 maggio infatti è uscito primo numero di "Radio Carcere" su Il Foglio, ovvero un periodico quindicinale su Giustizia penale e Carcere a cura di Riccardo Arena. L’importanza dell’iniziativa accolta da Giuliano Ferrara, sta nel fatto che con Radio Carcere l’informazione sulla giustizia penale e il carcere, ovvero su un potere sovrano dello Stato, non è più ancorata a un fatto occasionale (un arresto eccellente o un famoso processo) ma trova, su un importante quotidiano, una sua giusta dimensione di continuità.

Nel primo numero di Radio Carcere su Il Foglio: Sul carcere: Rubrica "Altri Hotel" ad ogni numero di Radio Carcere una fotografia delle celle delle carceri italiane attraverso le testimonianze di persone che hanno vissuto la detenzione. Si inizia con il carcere San Sebastiano di Sassari. Rubrica "Radio Carcere Ti scrivo": le lettere scritte dalle persone detenute. Sul processo penale: editoriali o interviste su questioni attinenti alla giustizia penale, sempre in chiave divulgativa.

Si è affrontata la questione Prescrizione, durata del processo alla luce del DDl ex Cirielli e amnistia. Due gli editoriali: uno del prof. Giorgio Spangher (ordinario di procedura penale all’Università di Roma e Consigliere laico del Csm) e un altro del Cons. Nello Rossi (Giudice della Corte di Cassazione e Vice segretario della Anm). Di spalla il contro editoriale di "Emile", sabato dedicato alla casualità a cui è lasciato l’esito del processo penale. Ed ancora inserti e box sulle ultime notizie dal carcere e dai tribunali. E poi Vincino con le Sue prospettive.

Agrigento: tv e dvd per le detenute di Contrada Petrusa

 

La Sicilia, 16 maggio 2005

 

Sarà proiettato martedì 17 Maggio alle 16, il primo film di una serie di proiezioni cinematografiche in favore delle carcerate della struttura di Agrigento che con cadenza quindicinale saranno offerte dall’Assessorato alle Pari Opportunità. A questa prima proiezione saranno presenti il Presidente della Provincia Fontana, l’assessore alle Pari Opportunità Loredana Saieva, l’Assessore alla Famiglia Plicato e l’Assessore ai Servizi Sociali Palumbo. Il Comitato consegnerà alle detenute una tv e un lettore dvd, acquistati con il ricavato della vendita degli agnelli pasquali che le detenute hanno realizzato con il patrocinio della Provincia in occasione della Sagra dell’Agnello Pasquale. Si tratta di una serie di iniziative che servono a diversificare le lunghe giornate delle detenute all’interno del Carcere.

Amnistia: oggi a Roma manifestazione dei parenti dei detenuti

 

Vita, 16 maggio 2005

 

La manifestazione è stata organizzata dall’ associazione Radicale "Il Detenuto Ignoto". È prevista per questa mattina davanti alla Camera la manifestazione dei parenti dei detenuti a favore dell’amnistia. L’iniziativa mira a stabilire "un dialogo - come si legge in una nota - con la politica e le istituzioni, chiedendo che, anche attraverso una seria discussione sull’ amnistia, venga presa in considerazione l’ esigenza di legalità e di giustizia sociale che impone provvedimenti non più rimandabili contro lo stato di degrado in cui versa il sistema penale italiano".

La manifestazione è stata organizzata dall’ associazione Radicale "Il Detenuto Ignoto", che intende "proseguire le iniziative, per invocare che questo dialogo avvenga e sia produttivo. Perché questa gente, insieme a tutti gli altri cittadini, tornino ad avere fiducia nella Giustizia italiana". L’associazione intende riportare l’attenzione sul ddl sull’ amnistia rispetto al quale "è ormai calato il silenzio, la riunione della Commissione Giustizia, che avrebbe dovuto tenersi il 20 aprile scorso, per cominciare a discutere sul provvedimento, è slittata e non se ne sa più niente".

Amnesty: 3.800 condanne a morte ufficiali eseguite nel 2004

 

Unimondo, 16 maggio 2005

 

Le credevamo sepolte del passato, confinate agli "stati canaglia" o a qualche "grande" democrazia tuttora desiderosa di mostrare il pugno di ferro della giustizia. Ed invece, la cosiddetta "lotta al terrorismo" le ha riportate in prima pagina, mostrandone la sprezzante brutalità. Pena di morte e tortura: due barbarie in sé differenti, ma accomunate dal medesimo disprezzo per l’essere umano, della sua intima dignità. Nel corso del 2004 sono state eseguite almeno 3797 condanne a morte in 25 nazioni e ne sono state inflitte almeno 7395 in 64 paesi, segnala il recente Rapporto di Amnesty International. "È allarmante notare che la maggior parte dei prigionieri messi a morte non ha avuto diritto a un processo equo e che molti di essi sono stati condannati sulla base di "prove" estorte con la tortura", ha commentato Marco Bertotto di Amnesty Italia.

La Cina ha messo a morte almeno 3400 prigionieri, ma secondo altre fonti la cifra reale sarebbe di circa 10 mila. In Iran le esecuzioni sono state 159, in Vietnam almeno 64. E qui finisce la lista degli stati con "democrazia a scartamento ridotto". La nazione che segue, infatti, sono gli Stati Uniti d’America, una "grande democrazia" appunto, dove il braccio della morte è stato percorso lo scorso anno da 59 carcerati, sei in meno del 2003. E nel penitenziario di Huntsville, nello Stato del Texas, il 4 maggio scorso con un’iniezione letale è stata eseguita la sesta condanna a morte dall’inizio dell’anno. Il condannato, Lonnie Pursley, aveva ottenuto il perdono della famiglia della vittima. "Ho ricevuto la vostra poesia e vi sono molto grato per avermi perdonato. Ma voglio comunque chiedervi ancora perdono", ha detto Pursley legato al lettino del boia.

Intanto, in Texas sono state programmate per quest’anno altre quattro condanne morte: dalla reintroduzione della pena capitale nel 1982, soltanto in questo Stato sono ne state eseguite ben 342. Qualche segnale positivo comunque c’è: lo scorso anno Ryan Matthews è diventato il 115mo condannato a morte degli Usa ad essere rimesso in libertà perché innocente. Era stato condannato nel 1999 in Louisiana per un omicidio commesso quando aveva 17 anni, ma nell’aprile del 2004 un giudice federale ha annullato la condanna in quanto l’accusa aveva nascosto alcune prove alla giuria e l’esame del Dna ha stabilito l’estraneità di Matthews all’omicidio. E nei giorni scorsi un’indagine indipendente ordinata dal governatore della Virginia ha messo sotto accusa l’attività di un laboratorio locale che ha gestito in questi anni l’esame del Dna di 110 casi, tra i quali quello di Derek Rocco Barnabei, l’italoamericano giustiziato nel settembre del 2000. Un riesame che non potrà, però, restituire alla vita i 40 condannati messi a morte in Virginia in questi ultimi anni.

In svariate nazioni, poi, tutta una serie di "reati minori" sono sufficienti per finire davanti al plotone di esecuzione. Come in Cina, dove la Legge di procedura penale prevede ben 69 crimini capitali tra cui figurano reati nonviolenti come evasione delle tasse, falsificazione, gioco d’azzardo, furto abituale, corruzione, disturbo della quiete pubblica, contrabbando di sigarette e frode fiscale. Ce n’è per tutti, insomma, anche per i cosiddetti "pirati informatici" che molto spesso sono soltanto dissidenti politici. E, affinché sia chiaro a tutti che si tratta di un reato capitale, vengono portate le scolaresche ad assistere alla condanna.

Riaffiora, intanto, anche l’altra barbarie, la tortura. "Dagli attacchi dell’11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti, il governo cinese sta usando la lotta al terrorismo come pretesto per aumentare il pugno di ferro contro tutte le forme di dissenso politico o religioso nella regione", nota l’associazione "Nessuno tocchi Caino". Un ombrello, quello della "lotta al terrorismo", sotto il quale si riparano diversi stati, dalla Russia ai Paesi arabi, per torturare e perseguire cittadini scomodi. Nei giorni scorsi l’assoluzione piena da parte di una commissione interna dell’esercito americano di quattro alti ufficiali, tra i quali l’ex comandante delle truppe Usa in Iraq, Ricardo Sanchez, responsabili per via gerarchica delle violenze contro i detenuti iracheni nel carcere di Abu Ghraib a Baghdad ha suscitato le proteste degli organismi internazionali per la difesa dei diritti umani. "Una decisione - ha dichiarato il portavoce di Amnesty International, Alistair Hodgett - che si inserisce in una pratica di assoluzione e in realtà di promozione di molti di coloro che si trovano al cuore dello scandalo delle torture". La barbarie, insomma, è ancora dietro la porta.

Verona: commissione del Comune in visita al carcere

 

L’Arena di Verona, 16 maggio 2005

 

Verificare l’attuale situazione strutturale e sanitaria del Carcere circondariale di Montorio è stato lo scopo della visita effettuata all’interno dell’istituto dalla commissione consiliare quinta presieduta da Mauro Peroni (Sinistra europea). Gli assessori ai Servizi sociali Tito Brunelli e all’Istruzione Maria Luisi Albrigi hanno confermato "la volontà dell’Amministrazione di proseguire nel percorso intrapreso di collaborazione con la direzione del carcere e con le associazioni di volontariato per cercare di garantire una condizione di permanenza dignitosa ai detenuti". Brunelli ha ricordato i tavoli di lavoro attivati tra amministrazione e associazioni del territorio circa: "Le problematiche del lavoro dopo l’uscita dal carcere; il reinserimento nella società e il problema della casa; il rispetto dei diritti dei detenuti; le modalità per portare in carcere momenti di ricreazione ed integrazione". "Il principale problema del carcere di Montorio è il sovraffollamento", ha ricordato il direttore dell’istituto Salvatore Erminio che ha sottolineato l’aumento della popolazione detenuta rispetto allo scorso settembre. "Oggi il circondario maschile, che dispone di 231 camere singole, ospita 691 detenuti; quello femminile, con 30 camere singole, 65 detenute a cui si aggiungono 31 semiliberi che lavorano all’esterno del carcere. A tale aumento non corrispondono adeguamenti finanziari e del personale".

Prato: detenuti impegnati in progetto di recupero ambientale

 

Comunicato stampa della direzione del carcere di Prato, 16 maggio 2005

 

Questa Direzione con il Consorzio di cooperative sociali Astir di Prato, in collaborazione con la Comunità Montana "Valbisenzio", con A.S.M. s.p.a. (Ambiente Servizi Mobilità) di Prato, la Provincia di Prato Assessorato all’Ambiente e Assessorato alle Aree protette, la Regione Toscana, il Comune di Prato Assessorato alle Politiche sociali e Assessorato all’Ambiente, per lo svolgimento del Progetto di "Recupero patrimonio ambientale" con impiego di detenuti in servizi di pubblica utilità, in base al protocollo d’intesa tra i Ministeri della Giustizia e dell’Ambiente, organizza la seguente iniziativa: Ripristino e bonifica di aree di pertinenza della struttura il "Vespaio" del Comune di Cantagallo (PO) attualmente invase da infestanti e costruzione di manufatti in legno e staccionate per la realizzazione di aree attrezzate a pic-nic fruibili al pubblico nella zona demaniale Acquerino Luogomano Comune di Cantagallo (PO). L’iniziativa si svolgerà nei giorni di venerdì 13 e sabato 14 maggio 2005 e coinvolgerà diciotto detenuti della Casa Circondariale di Prato in permesso premio impegnati in attività di volontariato a titolo gratuito. Nella mattinata della giornata conclusiva parteciperanno rappresentanti degli enti coinvolti nell’iniziativa.

Attraverso tale iniziativa s’intende promuovere la compartecipazione di enti e istituzioni in azioni di contrasto ai fenomeni di delinquenza e di recupero dei detenuti coinvolgendo le migliori forze e risorse che il territorio di Prato esprime. L’auspicio di questa Direzione è quello di consolidare la rete sociale che, grazie all’implementazione di vari progetti promossi per il reinserimento dei detenuti, si è costituita nell’ambito del territorio di Prato tra amministrazione penitenziaria, enti, istituzioni, associazioni del volontariato e mondo della cooperazione sociale. L’iniziativa fa parte di un programma organico d’interventi da realizzare, nel corso dell’intero anno 2005, con il coinvolgimento di detenuti impegnati in azioni di solidarietà sociale e compartecipazione alla cura e salvaguardia del patrimonio ambientale a titolo di volontariato gratuito. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sviluppare nei condannati il senso di responsabilità che è alla base della convivenza civile; allo stesso tempo, s’intende favorire lo sviluppo della cultura democratica e della tolleranza che scaturiscono dalla scelta degli individui di vivere e provvedere autonomamente al proprio sostentamento nel rispetto della legalità. Tanto si comunica con preghiera di pubblicazione e diffusione. Segue programma dell’iniziativa. Con l’occasione si porgono distinti saluti.

 

 

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