Rassegna stampa 9 luglio

 

La tirannia degli umori più cupi, di Andrea Boraschi e Luigi Manconi

 

A Buon Diritto, 9 luglio 2005

 

Una stramaledetta coincidenza ha fatto sì che - nello spazio di alcuni giorni - venissero denunciati tre episodi di violenza sessuale a opera di stranieri e ai danni di giovani donne italiane. Sia chiaro: è una di quelle "disgrazie" contro cui poco, pochissimo si può fare. Le grandi correnti dell’opinione pubblica - che fatti di quella natura sollecitano e orientano - non sono certo imbrigliabili e controllabili: tanto meno con strumenti poveri come il buonsenso.

E, tuttavia, arrendersi alla tirannia degli umori più cupi, è profondamente sbagliato. Si deve provare, piuttosto, a introdurre - con paziente e razionale ostinazione - elementi di analisi, dati di realtà, strumenti di conoscenza. Lo ripetiamo: tre stupri a opera di stranieri, nell’arco di pochi giorni, sono un disastro irreparabile. Per le vittime, innanzitutto, e, poi, per le relazioni tra residenti e stranieri: e, infine, perché quei fatti odiosi segnalano quale sia il livello di miseria sessuale raggiunto da quella parte di popolazione immigrata, composta da giovani maschi isolati e frustrati, regrediti e autistici, spesso a loro volta abusati e violentati. Ma quegli stupri segnalano anche, in una particolare etnia o gruppo, una predisposizione e una particolare "vocazione criminale" all’attività predatorio-sessuale? Non sembra proprio.

In Italia, come spesso accade, non disponiamo di dati esaustivi e aggiornati: ma quelli di appena qualche anno fa smentiscono i timori più diffusi. Nella gerarchia dei crimini commessi dagli stranieri in Italia, la violenza sessuale compare solo tra il sesto e il settimo posto. È pressappoco lo stesso posto che occupa quel delitto nella "classifica" relativa ai reati commessi dagli italiani. Secondo una ricerca di Massimo Di Bello, reperibile nel sito L’altro diritto, "un’ipotetica classifica dei reati più frequentemente commessi dagli immigrati (…), in base alle incidenze rispetto al totale delle denunce per il medesimo reato", offre la seguente rappresentazione: reati legati alla prostituzione, 38,9%; reati legati agli stupefacenti, 23,8%; furto, 22,9%; rapina, 18,3%; falsità, 16,5%; violenze sessuali, 15%; reati di insofferenza alla pubblica autorità, 13,4%; omicidio volontario, 10,3%; associazione a delinquere, 6,4%; estorsione, 6,3%; lesioni volontarie, 4,5%. È vero, d’altra parte, che l’incremento dei reati sessuali è quello più significativo tra tutti gli incrementi registrati di recente; e la "spiegazione" che si può ipotizzare è la più atrocemente semplice: si tratti dei reati che più si collegano alla condizione di irregolarità e marginalità sociale. Sono i reati propri della situazione in cui una parte significativa degli stranieri irregolari si trova a vivere. Questo - va da sé - non giustifica nulla; ma, certo, aiuta a comprendere: e comprendere, non crediamo sia inutile. Per il cittadino come per l’amministratore, per chi governa come per chi, quegli stranieri, vede solo da lontano. E vuole che sia e resti una distanza di sicurezza. Ma la distanza, che - certo - può rassicurare, è anche un fattore di estraneità, di diffidenza, di possibile ostilità. Quanto fin qui detto va classificato nel capitolo: "stupri di donne italiane a opera di stranieri". C’è poi, un altro capitolo che ha il seguente titolo: "stupri di donne straniere a opera di uomini italiani". L’episodio più recente è avvenuto, qualche giorno fa, a Civitavecchia: un italiano chiama nel nostro paese una ventenne rumena perché svolga attività di cura e assistenza nei confronti dell’anziana madre. Ne approfitta per usarle ripetutamente violenza e per "cederla" a un amico che, a sua volta, la stupra.

Giustizia: ex-Cirielli, se dovesse passare le carceri nel caos

 

Associazione Antigone, 9 luglio 2005

 

Dichiarazione di Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone: "Se passa la Cirielli-Vitali le carceri italiane saranno ingestibili. Con le norme sulla recidiva presenti nella proposta di legge abbiamo stimato che in pochi mesi le galere italiane si riempiranno di almeno ventimila persone. Dove saranno collocate? Come saranno gestite? Sono previste risorse per il personale medico, socioeducativo, di polizia? Si rischia il caos. Altro che amnistia. La Cirielli-Vitali sotto la maschera della salva-Previti è invece l’ammazza Gozzini. È incostituzionale perché nega la funzione risocializzante della pena prevista all’articolo 27 della Costituzione.

Lanciamo un appello a tutte le forze politiche dell’opposizione , a quei pochi garantisti autentici della maggioranza, al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ai sindacati penitenziari e della giustizia, all’articolato mondo cattolico affinché si mettano di traverso a una proposta di legge che renderà il sovraffollamento tragico e impossibile ogni riforma in futuro. Il tutto proprio all’inizio dell’estate, quando i problemi in carcere diventano più evidenti e più gravi. Solo nel mese di giugno sono morte cinque persone negli istituti di pena italiani. Basta a preoccuparci di Previti e pensiamo a quelle migliaia di persone – tossicodipendenti in primis - che così verranno definitivamente sbattute in galera senza speranza."

Giustizia: presto sarà legittimo sparare contro i ladri in casa?

 

Panorama, 9 luglio 2005

 

Il Senato ha detto il primo sì a una discussa legge sulla legittima difesa che prevede una deroga al principio di proporzionalità, legalizzando - se fosse approvata in via definitiva - la risposta armata anche in caso di furto in abitazioni, uffici e negozi. Il provvedimento, approvato con il voto di tutto il centrodestra e il no unanime dell’opposizione, passa ora alla Camera. L’Assemblea di Palazzo Madama ha dato il primo via libera alla discussa legge che introduce il principio della legittima difesa per i beni nelle abitazioni private, nelle loro pertinenze, nei negozi e negli uffici.

Si amplia, dunque, il perimetro della legittima difesa: "L’uso di un’arma o di altro mezzo idoneo è sempre legittimo" se viene indirizzato contro gli estranei che si introducono in un’abitazione o in un negozio (quest’ultimo caso è stato introdotto da un emendamento del senatore Luigi Bobbio, An), minacciando l’incolumità dei presenti (anche a mani nude) e i beni propri o altrui.

Così, con una legge di poche righe approvata al Senato in prima lettura con i voti della Cdl, viene ribaltato l’articolo 52 del codice penale che prevede la non punibilità di chi risponde a un’offesa con una difesa proporzionata. La legge voluta dal Polo deroga a questo principio di proporzione quando l’aggredito deve difendere la propria incolumità o quella di persone che gli stanno vicino.

Il provvedimento, che dovrà essere ora all’esame della Camera, ha ottenuto il voto di tutto il centrodestra, mentre le opposizioni all’unanimità hanno votato no. Massimo Brutti (Ds) parla infatti di "norma criminogena" e il suo compagno di partito Guido Calvi attacca l’"invito all’uso privato delle armi che trasforma il Paese nel Far West".

Giustizia: sì della Camera a pdl; meno carcere per i reati di opinione

 

Panorama, 9 luglio 2005

 

L’Aula della Camera dà il via libera alla proposta di legge che elimina la detenzione per alcuni reati di opinione. Ed è subito scontro tra An e Lega. Per i reati d’opinione è stata mossa la leva della depenalizzazione cancellando, tra l’altro, il carcere per il vilipendio al Tricolore. Lo ha stabilito la Camera approvando in prima lettura (227 sì, 166 no di Ds e Margherita, 23 astenuti tra Prc, Verdi e Sdi) un testo voluto dalla Lega e sorvegliato a vista dal ministro Roberto Castelli.

An ha tentato di guastare la festa al Carroccio rifiutandosi di votare un emendamento che intendeva eliminare il carcere "per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale ed etnico" previsto dalla legge Mancino. Alla fine, però, la Cdl ha trovato un compromesso.

Salta la distinzione tra "chi fa propaganda" e "chi istiga" mentre il giudice potrà decidere se applicare la pena pecuniaria o quella detentiva che si abbassa: da un massimo di 3 anni a un massimo di 1. In aula, il ministro si è rivolto a Ignazio La Russa citando Oriana Fallaci, la scrittrice rinviata a giudizio per vilipendio della religione islamica: "Così diamo in mano delle armi a qualche magistrato illiberale per colpire le idee di qualcuno".

An non ha sentito ragioni eppure ha già annunciato ritocchi al Senato per eliminare l’apologia di fascismo. Dal codice Rocco (1930) verrebbero cancellati altri reati. Vilipendio o danneggiamento alla bandiera: la pena passa dalla reclusione (1-3 anni) alla multa (1.000 - 5.000 euro) che viene aumentata se il fatto è commesso in occasione di cerimonie. Contro questa norma hanno votato Ds, Margherita ed Edmondo Cirielli (An): "È gravissimo svilire il Tricolore", ha detto Giuseppe Fanfani (Margherita). Cancellate poi l’attività antinazionale all’estero e l’apologia sovversiva antinazionale e scompare l’ergastolo per gli attentati contro l’integrità, l’indipendenza e l’unità dello Stato.

Immigrazione: con Bossi-Fini espulsi 100 detenuti al mese

 

La Padania, 9 luglio 2005

 

"La legge Bossi-Fini ha funzionato", consentendo di "rimpatriare circa 100 detenuti al mese sul territorio nazionale e permettendo, da quando è in vigore la norma, il ritorno in patria già di 3.000 detenuti, alleggerendo in modo notevole il livello di affollamento nelle nostre carceri".

A dirlo è il Ministro della Giustizia, Roberto Castelli che ieri mattina a Perugia, durante l’inaugurazione del nuovo carcere di Capanne ha esposto anche i dati del successo portato grazie alla legge sull’immigrazione scritta dal centrodestra. Questa volta, dunque a far notizia non sono solo le sentenze in "soccorso" dei clandestini, ma i risultati positivi della norma.

Castelli ha ricordato che la legge Bossi-Fini, è una legge che lui ha voluto personalmente e che dispone il rimpatrio per i clandestini condannati a una pena che non supera i due anni.

Ritornando sul problema della situazione delle carceri italiane, Castelli ha affermato che "oggi siamo abituati a vivere un momento di pace all’interno dei penitenziari" dove al massimo si verifica "qualche civile protesta dei detenuti o qualche momento di tensione risolto al meglio all’interno dei penitenziari stessi". "Da quando io ho assunto la grave responsabilità di questo dicastero - ha concluso il Ministro - non vi è stata nessuna rivolta. Ricordiamo cosa accadeva negli anni ‘80-’90, tutto ciò è migliorato offrendo una garanzia di sicurezza per i cittadini, per il nostro personale e una garanzia di tranquillità anche per i detenuti".

Firenze: l’80% dei detenuti di Sollicciano sotto soglia di povertà

 

Asca, 9 luglio 2005

 

"L’80% dei detenuti del carcere fiorentino di Sollicciano vive al di sotto della soglia di povertà". Ad affermarlo è Giuseppe Caputo, rappresentante dell’associazione "L’altro diritto" che all’interno della struttura gestisce uno sportello di consulenza per i detenuti. "Circa il 10% dei detenuti - spiega Caputo - ha presentato richiesta per assegni familiari e a questi va aggiunto un 70% che non hanno potuto richiederli perché non ammessi al lavoro prima della detenzione. Di questi non si sa nulla, ma dai dati sulla disoccupazione e sulle zone di provenienza si può presumere che siano al di sotto della soglia di povertà". Lo sportello, al suo terzo anno di attività, fornisce ai detenuti assistenza nelle richieste di indennità di disoccupazione, assegni familiari, documenti, pensioni di invalidità. Nel corso della sua attività ha ricevuto 1.021 richieste, con una popolazione media carceraria di 950 persone, più della metà dei quali immigrati. L’attività dello sportello sarà adesso potenziata, grazie a una convenzione sottoscritta dalla Provincia di Firenze che garantirà 20 mila euro all’anno. "Si tratta di un impegno che riteniamo importante - spiega l’assessore alle politiche sociali Alessandro Martini - sia per una questione di principio, garantire che la legge sia davvero uguale per tutti, ma che ha anche un risvolto "opportunistico" perché se riusciamo a tutelare i diritti del detenuto sarà poi più facile indirizzarlo verso percorsi di normalità".

Immigrazione: una Carovana contro i Cpt, da Trieste a Bari

 

Repubblica, 9 luglio 2005

 

Promossa da consiglieri regionali e no global, partirà domenica da Trieste alla volta di Bari. L’iniziativa, in occasione del Forum nazionale dei governatori dell’11 luglio promosso dal presidente della Puglia Nichi Vendola, a sostegno della chiusura dei centri di permanenza per immigrati e per la moratoria di quelli in progettazione.

Partirà domenica sera dal Porto Vecchio di Trieste - luogo che dal 24 ottobre 1998 è diventato simbolo delle lotte dei movimenti antirazzisti contro i Centri di permanenza temporanea (Cpt) - la "Carovana no Cpt" che in serata raggiungere Bari, dove l’11 luglio è previsto il Forum Nazionale, promosso da Nichi Vendola, presidente della Puglia, a cui hanno aderito tredici presidenti di regione, tra cui Riccardo Illy, per richiedere la chiusura dei Cpt in Italia. Lo hanno reso noto a Trieste, Alessandro Metz, consigliere regionale dei Verdi del Friuli Venezia Giulia, Luca Casarini, dei centri sociali del nordest e vari esponenti delle associazioni antirazziste.

"Fu proprio grazie alla mobilitazione delle forze antirazziste, dei cittadini e delle cittadine di Trieste, di parlamentari - ha spiegato Metz - se la manifestazione del 24 ottobre 1998 portò alla chiusura del Cpt - lager di Trieste e a impegnare tali forze in questi anni per la chiusura di tutti i Cpt in Italia. Anni - ha aggiunto - che però hanno prodotto anche una montagna di denunce, processi e anche condanne". Tanto che il 13 luglio, solamente due giorni dopo il Forum di Bari, si svolgerà a Trieste il processo d’appello nei confronti di otto attivisti, tra cui Metz stesso e Casarini, che hanno già subito condanne a pesanti pene detentive, un anno di carcere, per quell’episodio.

"Per noi - ha affermato Metz - è positivo che dodici presidenti di regione chiedano la chiusura dei Cpt e parlino dell’apertura delle frontiere ma non vogliamo che resti una manovra elettorale. Questa battaglia deve diventare parte integrante del programma politico del centrosinistra, anche perché le contraddizioni sono notevoli, basta vedere le dichiarazioni di Napoletano e della Turco, i due ex ministri Ds firmatari della passata legge sull’immigrazione, sul fatto che occorrono altri Cpt. Perciò chiederemo al centrosinistra di mobilitarsi da subito per imporre la moratoria sull’ultimazione dei Cpt di Gradisca e Bari".

"Se la battaglia contro i Cpt ha raggiunto livelli istituzionali come questo del 12 luglio a Bari con i presidenti di regione - ha affermato Casarini - è perché i movimenti in questi anni hanno continuato a mantenere aperta questa contraddizione: E se nel resto d’Europa questi lager per migranti sono la normalità, in Italia essi, per fortuna, sono un’anomalia e questo grazie all’impegno di tanti e tante che generosamente hanno impedito che il lager diventasse normale. Siamo poi in presenza - ha continuato Casarini - di una fase nuova del Cpt dove le battaglie e le rivolte dei migranti hanno un grande ruolo. Per questo chiediamo l’amnistia per i reati commessi dentro e fuori queste vergogne istituzionali".

La Carovana arriverà a Bari con la proposta che sia proprio il forum ad indire, per fine settembre su questi obiettivi, una grande giornata di mobilitazione, a Nord e a Sud, con due manifestazioni che circondino i futuri lager di Gradisca d’Isonzo e Bari San Paolo. "Noi ci saremo l’11 luglio - hanno detto Casarin e Metz - consapevoli di quanto, assieme a molti altri, abbiamo fatto fino a oggi, ma anche consci che ogni giorno in più di esistenza di questi luoghi di barbarie porti con sé troppe storie di vite negate e di sofferenze patite, da parte di quelle persone che, aspirando a una vita che valesse la pena di essere vissuta, si sono ritrovate rinchiuse senza un perché nelle Guantanamo italiane".

All’iniziativa hanno aderito, tra gli altri, Gianfranco Bettin (consigliere regionale Verdi Veneto), Luana Zanella (deputata Verdi ), Beppe Caccia (Verdi/Rete del Nuovo Municipio), Hotel Esilio occupato - Monfalcone, Ass. Difesa Lavoratori fed. Rdb Nordest, Ass. Razzismo Stop - Nord est Comitato per il superamento di via Anelli - Padova, Caffè Esilio - Padova, Centro sociale Pedro - Padova, Centro sociale Rivolta - Mestre.

Cuneo: insediata la prima Commissione provinciale per le carceri

 

Targa Cn, 9 luglio 2005

 

Nasce per favorire il lavoro e il reinserimento sociale dei mille detenuti presenti nelle carceri della Granda la Commissione mista che si è appena insediata in Provincia. Il primo incontro si è svolto venerdì scorso, su proposta del presidente della Provincia Raffaele Costa e dell’assessore alle Politiche sociali e Lavoro Stefano Viglione. Presente anche l’ex consigliere regionale Bruno Mellano. La prima iniziativa è un tavolo tecnico operativo che metta insieme i direttori dei quattro carceri della Granda (Cuneo, Alba, Fossano e Saluzzo), imprenditori e sindacalisti per cercare risposte concrete al bisogno di lavoro che si sente negli istituti penitenziari. "Sono convinto – spiega Costa - che il lavoro nelle carceri vada stimolato perché rappresenta un antidoto all’ozio, la possibilità di acquisire una professionalità ed un primo reddito, la facilitazione ad un reinserimento esterno meno traumatico. Ho verificato anche all’estero che laddove si lavora e ci si prepara a lavorare, si ritorna di meno in carcere. L’obiettivo è quello di riuscire a far sì che dall’esterno ci siano commesse di lavoro per l’interno".

Viterbo: 17 assunzioni per reparto detenuti ospedale Belcolle

 

Tuscia Web, 9 luglio 2005

 

La Giunta Regionale del Lazio, nella riunione di questa mattina ha dato il via libera all’assunzione di 17 persone presso l’ospedale di Belcolle di Viterbo da destinare a un apposito reparto detenuti, che potrà così cominciare in breve tempo a funzionare.

La sezione detta di "degenza protetta", e che prevede 16 posti letto, è infatti già allestita e per entrare in attività attendeva solo la dotazione organica di personale; la Giunta quindi oggi ha sbloccato le assunzioni di 4 dirigenti medici e di 13 Collaboratori Professionali Sanitari – Infermieri, di cui uno esperto. "Così si pone fine a un’attesa che si protraeva da troppo tempo", ha detto il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, "e finalmente anche per i detenuti sarà possibile essere curati in condizioni conformi agli standard sanitari correnti".

Anche per l’assessore regionale alla Sanità Augusto Battaglia il via libera al nuovo reparto "è un importante passo avanti per l’organizzazione ospedaliera del Lazio, un segno dell’attenzione di questa amministrazione per i problemi di tutti i cittadini, nessuno escluso".

"La giunta ha istituito il reparto detenuti presso l’ospedale di Belcolle, a Viterbo. Lavorerà in collegamento con il carcere di Mammagialla, ma avrà rilevanza regionale - commenta il capogruppo dei Ds in consiglio regionale, Giuseppe Parroncini - si tratta di un reparto pilota, con 16 posti letto.

Per crearlo la giunta ha deciso di ampliare la pianta organica della Asl, con 4 medici e 13 infermieri in più, in deroga al blocco delle assunzioni. Si tratta di un forte potenziamento dell’ospedale di Belcolle, della sanità viterbese ma soprattutto si traduce in pratica una delle battaglie che ha caratterizzato la nostra azione nella passata legislatura: quella per garantire adeguata assistenza sanitaria ai detenuti, attraverso la creazione di specifici reparti ospedalieri.

Ora, con la giunta Marrazzo possiamo finalmente cominciare a far parlare i fatti. Lo abbiamo detto a chiare lettere e lo abbiamo confermato anche con la legge, fortemente voluta dai Ds, che istituisce il garante dei detenuti: essere in carcere non significa essere privi di diritti, quello alla salute innanzitutto".

Siracusa: mostra di mosaici dei detenuti in Piazzetta a Brucoli

 

La Sicilia, 9 luglio 2005

 

Una mostra di mosaici comincerà il 15 luglio prossimo e si protrarrà sino al 18, nella piazzetta di Brucoli. Si tratta di una mostra particolare perché ad esporre saranno alcuni detenuti del carcere di Brucoli. L’iniziativa è inserita nelle attività di educazione e ludiche che sono programmate durante tutto l’arco dell’anno all’interno dell’istituto di pena. Ad essere in mostra saranno diversi pezzi, fatti con lo stile del mosaico, usando pezzi di legno. Gli artisti improvvisati che hanno voluto partecipare alla mostra sono una decina.

Oltre ai quadretti e statuine, i detenuti stanno anche fabbricando dei lavori di stoffa per confezionare bamboline di pezza alcune delle quali saranno esposte a Brucoli ma molte verranno mandate ai bambini dei paesi del terzo Mondo. Per fabbricare i lavori che saranno in esposizione, i detenuti hanno seguito un corso di lezioni.

Immigrazione: Commodari (Prc Calabria); Cpt sono da chiudere

 

Quotidiano di Calabria, 9 luglio 2005

 

"Al contrario di Nicodemo Oliverio e Nicodemo Filippelli riteniamo che i Cpt devono essere chiusi. Una posizione già presa, non solo da Rifondazione, ma da tutto il movimento e da diversi esponenti del centrosinistra, perché riteniamo che queste strutture volute dalla legge 40 Turco-Napolitano, sono irriformabili". A sostenerlo è stato Pino Commodari, componente del collegio nazionale di garanzia di Rifondazione comunista. "Oltre cinque anni di esperienza - ha aggiunto Commodari - dimostrano che oltre ad essere illegittimi, in quanto sanciscono la detenzione amministrativa, non sono umanizzabili.

I Cpt sono delle vere e proprie galere etniche, dei veri e propri lager. Favoriscono il business della privatizzazione delle assistenze, costano alla collettività, sono teatro continuo di tentativi di fuga o di atti di autolesionismo che a volte portano chi teme il rimpatrio a tentare il suicidio. È comprovato che in alcuni Cpt si attua un controllo farmacologico, cosicché all’orrore della detenzione illegale si aggiunge quello manicomiale". "Ogni azione tesa a ottenere la chiusura dei Cpt e a impedirne l’apertura di nuovi, a svelarne le condizioni di vita, a boicottarne quotidianamente e con ogni mezzo l’esistenza - ha concluso Commodari - va condivisa. La loro chiusura è un punto irrinunciabile di Rifondazione comunista, a tal punto da essere un principio irrinunciabili per le future alleanze con il centrosinistra".

Livorno: domani presidio per Marcello Lonzi, a due anni dalla morte

 

Comunicato stampa, 9 luglio 2005

 

Domenica 10 luglio ore 16 presidio silenzioso per ricordare Marcello Lonzi trovato morto nella sua cella, l’11 luglio 2003, in circostanze che la magistratura non vuole chiarire.

L’appello della madre: "In occasione del secondo anniversario della morte di mio figlio andrò nel piazzale davanti alla Casa Circondariale delle Sughere a depositare un mazzo di fiori. Invito tutti coloro che mi sono stati vicino e si sono occupati del caso e tutti coloro che vogliono rendere omaggio a mio figlio a venire domenica 10 luglio dalle ore 16 davanti al carcere delle Sughere per un presidio silenzioso in sua memoria. Grazie". Maria Ciuffi

Come gruppo Dentro e Fuori le mura invitiamo tutti ad aderire all’invito della mamma di Marcello per sostenere la lotta che la vede protagonista da due anni alla ricerca della verità. Dentro e Fuori le Mura

Viterbo: incontro-dibattito sulle condizioni delle carceri italiane

 

Comunicato stampa, 9 luglio 2005

 

Arci Solidarietà Viterbo presenta, il 18 luglio 2005, alle ore 21, nell’ambito della manifestazione "Estasiarci" (in Piazza del Gesù, a Viterbo), un incontro-dibattito sulle condizioni delle carceri italiane. Interviene Massimiliano Bagaglini, dell’Associazione Antigone. Alle ore 22 proiezione del film "Sulla mia pelle" (Italia, 2005) di Valerio Jalongo.

 

 

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