Rassegna stampa 8 dicembre

 

Bari: Costruire futuro, inserimento lavorativo per dieci detenuti

 

Barilive, 8 dicembre 2005

 

Sono dieci i detenuti che hanno usufruito del progetto "Costruire futuro". L’iniziativa è nata dall’applicazione di un protocollo d’intesa tra il Ministero della Giustizia ed un gruppo di enti, come il Centro Servizi Sociali per Adulti di Bari, la cooperativa Vita Nuova e Formedil-Bari (Ente Bilaterale per la Formazione Professionale delle maestranze edili della Provincia di Bari). Il tutto si è svolto sotto l’alto patrocinio della Prefettura di Bari. Il progetto, alternativo alla detenzione in carcere, è stato realizzato per offrire una possibilità concreta a questi soggetti di inserirsi nel mondo del lavoro.

Tutti del Borgo antico, i dieci partecipanti hanno ricevuto una formazione teorica di 375 ore per diventare operatori edili specializzati, ovvero muratori, ferraioli e carpentieri.

Il corso, iniziato ad aprile e terminato a settembre, ha affrontato le materie più importanti dell’edilizia: dall’esecuzione di murature alla carpenteria in legno e ferro, dalla confezione e getto di conglomerati alla sicurezza sul lavoro e lettura del disegno tecnico.

I docenti, professionisti dell’ente Formedil-Bari, sono ingegneri, geometri e capocantieri. Al termine dell’esperienza in aula, c’è stato un tirocinio di 30 giorni in cinque diverse aziende sparse sul territorio barese: Salvatore Matarrese Spa, De.Bar., Desco Srl, Coebo Srl e Sg&f Edilizia Srl.

Dopo lo stage, terminato poco tempo fa, alcuni degli ex detenuti hanno ottenuto un contratto, mentre per gli altri l’offerta di lavoro non tarderà ad arrivare.

Il 17 dicembre nella sede Formedil a Bari verrà dettagliatamente illustrato l’ottimo esito dell’iniziativa in una conferenza stampa conclusiva, a cui parteciperanno anche i corsisti che riceveranno gli attestati di partecipazione.

Ex Cirielli: presidente di Cassazione. Un obbrobrio con effetti devastanti

 

La Repubblica, 8 dicembre 2005

 

"Un obbrobrio" che avrà "effetti devastanti", cancellando il 50 per cento dei processi e che perciò porterà alla "bancarotta". È il duro atto d’accusa che il primo presidente della Cassazione, Nicola Marvulli, lancia alla ex Cirielli. Lo fa parlando ad un dibattito sulla legge organizzato insieme dall’Unione delle Camere Penali e dall’Associazione Nazionale Magistrati, alla presenza di parlamentari della maggioranza e dell’opposizione.

Marvulli lamenta il fatto che le toghe non siano state ascoltate dai politici, siano state cioè "emarginate dal dialogo". "In Parlamento - ricorda - si è discusso per un anno questa legge, la maggioranza ha dipinto sempre i magistrati come i sovrani di non so bene cosa..... Ma perché non siamo stati ascoltati prima? Noi siamo stati in grado di offrire a tutti i dati sugli effetti, abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità. Ma siamo stati emarginati dal dialogo. Perché non si ascolta la voce degli operatori del diritto prima di sedersi al tavolo della politica?".

Il magistrato auspica quindi una riflessione non solo sulla ex Cirielli ma anche sulla legge sulla legittima difesa che definisce "un’aberrazione" e sulla proposta Pecorella sulle impugnazioni "che stravolge il giudizio in Cassazione". Anche se, osserva, "non credo che a breve questo obbrobrio sarà cancellato dal legislatore. Me lo auguro, ma ho deboli speranze". Certo, aggiunge il primo presidente della Cassazione, il lavoro dei magistrati diventerà "più semplice", perché saremo "notai nell’applicazione della pena, ma credo che a questo la società si ribellerà".

Ancora a proposito della ex Cirielli, il primo presidente della Suprema Corte afferma: "La Cassazione potrà prendere iniziative sui limiti di applicazione di questa normativa, cioè se la esclusione dell’applicabilità ai processi in Cassazione sia compatibile con l’articolo 3 della Costituzione".

Amnistia: Pannella digiuna, molte adesioni all’iniziativa

 

La Gazzetta del Sud, 8 dicembre 2005

 

"Annuncio il digiuno come iniziativa di dialogo e anche di responsabilità per il mondo delle carceri e dei detenuti". Così Marco Pannella, nel corso della trasmissione "radio carcere", spiega i motivi che lo condurranno dalla notte di domenica ad un digiuno che durerà tre giorni. Per denunciare la condizione di vita dei detenuti lo stesso leader radicale ha annunciato di voler organizzare una marcia di Natale in favore dell’amnistia. "Il problema delle carceri - spiega - è la maggiore questione sociale che abbiamo in Italia. 60.000 detenuti nella carceri italiane non ci sono mai stati nella storia repubblicana. Si tratta di un’emergenza che riguarda persone che vivono in spazi dove potrebbero viverne al massimo due terzi di loro, in situazioni terribili dal punto di vista igienico e dal punto di vista della vivibilità, del lavoro e dell’educazione per cui sono stati tagliati tutti i finanziamenti". Ci sono Francesco Cossiga, Sergio Segio, Cesare Salvi, Livia Turco, Giuliano Pisapia, Enrico Boselli, Alfonso Pecoraro Scanio, Don Luigi Ciotti, Don Antonio Mazzi, Giuseppe Bortone della Cgil tra i primi firmatari dell’appello lanciato da Marco Pannella per la convocazione da parte dei partiti del centrosinistra, dei sindacati e delle grandi associazioni di una grande manifestazione di massa per l’amnistia. A mobilitarsi a sostegno dell’iniziativa lanciata da Marco Pannella (e sostenuta da tutto lo stato maggiore radicale e della Rosa nel Pugno) anche il mondo dell’assistenza sanitaria. Tra le adesioni i Sert di Udine, Firenze, Napoli-Casavatore, Velletri, Faenza, Trieste, Pescara, le Asl di Firenze (n.10), Torino (n.3), San Francesco Trani (n.2), le comunità di recupero: Emmaus, Montebuono, Progetto sud, Oasi 2, Centro di accoglienza Ulivo, Caps, e il vicepresidente del comitato scientifico di Forum droghe, Fabio Mariani. Tra le associazioni aderenti, quelle legate all’assistenza ai tossicodipendenti: Lila, La tenda, Insieme, Exodus, Il samaritano, il Gabbiano onlus, Nuova entrata libera, Saman, Operatori delle tossicodipendenze, Società italiana delle tossicodipendenze; le cooperative: Conferenza regionale volontariato giustizia della Marche, Cooperativa sociale Zip, il Calabrone, la Collina Re, la Cacciarella, Magliana 80, Ibis, Azzurra, il Cammino, la Rupe.

Ravenna: Biblioteca in carcere, parole in libertà

 

Corriere Romagna, 8 dicembre 2005

 

Un libro per aprire i confini della mente, anche laddove i limiti alla libertà individuale sono pesanti come sbarre.In occasione del decennale della firma della convenzione fra Provincia e Ministero della Giustizia per l’avviamento e la gestione delle biblioteche in carcere a Ravenna, Rimini e Forlì, un convegno fa il punto sulla realtà delle biblioteche carcerarie."Grazie a quell’atto - precisa il presidente della Provincia Francesco Giangrandi - è stato possibile dare un primo assetto a raccolte di libri spesso affidate solo alla disponibilità di volontari e trasformarle in un servizio organizzato, con un catalogo e una registrazione dei prestiti, con attività collaterali di promozione della lettura e con l’addestramento di detenuti per l’espletamento di mansioni bibliotecniche". Ma la celebrazione della firma incrocia anche il decennale del manifesto Unesco alle biblioteche pubbliche, e la giornata mondiale dei Diritti umani che ricorda la dichiarazione universale sottoscritta dall’Onu.Domani alla sala degli stemmi della Prefettura operatori, amministratori e giornalisti si confronteranno su "La biblioteca in carcere come diritto e come servizio".Tra i relatori il giornalista Oliviero Beha, lo scrittore e insegnante in carcere Edoardo Albinati e l’attore Ivano Marescotti. Stas Gawronski terrà al bar Martin Pescatore della Galleria Esp, un laboratorio di scrittura creativa sul tema dei diritti umani, mentre Marino Sinibaldi, conduttore della trasmissione Fahreneit su Radio Tre si collegherà in diretta col convegno tra le 15 e le 18.L’assessore provinciale alla Cultura, Massimo Ricci Maccarini illustrerà il progetto "Nati per leggere" rivolto a genitori detenuti italiani e stranieri.Durante il convegno, a cura del Servizio Biblioteche - sezione carcere sarà creata una banca dati al servizio di coloro che vivono, operano in carcere."Il convegno - spiega Ricci Maccarini - chiama a confronto gli operatori su un tema importante: se e quanto la biblioteca carceraria possa concorrere al reinserimento sociale, al superamento di situazioni di deprivazione culturale, alla sconfitta delle condizioni di emarginazione che sono terreno fertile per la delinquenza e la criminalità, entrando anche nello specifico delle tematiche inerenti la conduzione e le attività della biblioteca carceraria".Domani alle 9,30 l’apertura dei lavori sarà affidata al prefetto Umberto Calandrella.Il convegno è organizzato dalla Provincia, dall’Istituto Beni Culturali - Soprintendenza Beni librari della Regione Emilia Romagna in collaborazione con associazione Italiana Biblioteche, la Divisione amministrazione penitenziaria Emilia Romagna e il Provveditorato del Ministero di Giustizia, col patrocinio del Segretariato sociale Rai.

Palermo: chiusa la conferenza sulle droghe, l’Unione insorge

 

L’Arena, 8 dicembre 2005

 

Palermo. Modifiche alla legge ex Cirielli, stralcio delle tabelle che fissano le quantità di droga oltre le quali si configura lo spaccio: Gianfranco Fini arriva a Palermo e annuncia che il governo intende recepire i suggerimenti giunti dalla Conferenza nazionale e modificare la proposta di legge in discussione in Parlamento, che però, sottolinea con forza, deve essere approvata entro la fine della legislatura, anche a costo di porre la fiducia. La Conferenza, spiega Fini, "è stata utile" perché "coloro che si sono confrontati qui a Palermo hanno dato suggerimenti giusti". Il riferimento è, soprattutto, alle critiche rivolte, nei loro interventi, da don Egidio Smacchia della Fict e da Andrea Muccioli di San Patrignano, oltre che dalla gran parte degli operatori, del servizio pubblico come di quello privato, che hanno partecipato alla tre giorni palermitana. "Avevamo colto anche noi - dice Fini - personalmente ne ero cosciente, che nella ex Cirielli c’è una norma che punisce i recidivi e non menziona il fatto che molti recidivi sono ex tossicodipendenti". Invece "nello stralcio al ddl, a riprova che non è certamente una norma che porta in galera i tossicodipendenti, c’è la previsione di uscire dal carcere per seguire percorsi di recupero, e quindi modificheremo la ex Cirielli per uniformarla al testo della legge". L’ipotesi, si apprende da fonti bene informate, è di fare la modifica attraverso un emendamento al ddl sulle tossicodipendenze, che abrogherebbe l’articolo 8 della ex Cirielli che fa riferimento all’art. 94/bis del dpr 309/90 (testo unico sulle tossicodipendenze).

Il vice premier ha quindi confermato che chiederà la fiducia sul ddl stralcio "se sarà necessario per superare il prevedibile ostruzionismo di una parte dell’opposizione. Non ho dubbi - ha detto - sul fatto che la maggioranza concorda sul testo, quindi l’eventuale ricorso alla fiducia è solo per affrontare in modo aperto la discussione, anche alla luce del fatto che non manca molto alla fine della legislatura". Quanto alle tabelle che fissano la quantità di sostanza stupefacente al di sopra della quale si prefigura lo spaccio, Fini annuncia che "saranno predisposte successivamente".

Più precisamente, come ha reso noto il ministro Carlo Giovanardi che ha la delega alle politiche antidroga - il governo farà un decreto ministeriale, successivo all’approvazione del ddl, proprio per stabilire le tabelle. "È giusto - dice dal canto suo Fini - che siano gli esperti, i tossicologi, a stabilire la quantità di droga che prefigura lo spaccio e non l’uso personale". Nel ddl, però, avverte, "rimangono le sanzioni amministrative per chi fa uso personale di droga e ci saranno misure penali nei confronti di chi spaccia" e "rimarrà il principio che non esistono droghe buone e cattive, droghe leggere e pesanti, ma saranno elencate tutte le sostanze stupefacenti". Coro di critiche dall’opposizione che accusa il Governo, come sostiene il responsabile Giustizia della Margherita Giuseppe Fanfani, di portare avanti "una legislazione schizofrenica, senza lungimiranza e senza un pensiero organico".

Pena di morte: Schwarzenegger ascolterà appello per Tookie Williams

 

Reuters, 8 dicembre 2005

 

Il governatore della California Arnold Schwarzenegger terrà oggi una udienza di clemenza sul co-fondatore della gang Crips, Stanley Tookie Williams, condannato a morte, prima di prendere una delle decisioni più attese della sua amministrazione.

Williams, 51 anni, uccise un commesso di un negozio e una famiglia che gestiva un motel in due diverse rapine nel 1979. Dopo 24 anni di carcere, dovrebbe essere giustiziato con una iniezione letale il prossimo giovedì al carcere di San Quentin a nord di San Francisco.

Durante una sessione da 6 minuti a porte chiuse, i suoi avvocati faranno una insolita dichiarazione e chiederanno a Schwarzenegger di commutare la condanna di Williams all’ergastolo senza possibilità di libertà per buona condotta.

Piuttosto che ripetere le solite argomentazioni, che hanno fallito in tribunale, sul fatto che Williams sia innocente, i legali sosterranno che vale di più vivo che morte, a causa del suo lavoro attuale nello spingere i giovani ad evitare le gang.

"La nostra petizione non è basata sull’innocenza", ha detto Peter Fleming, uno degli avvocati di Williams. "È basata sulla riabilitazione personale di Stanley".

Fleming ha aggiunto che porteranno anche un messaggio di Williams al governatore, ma non ha detto di cosa si tratti esattamente.

I sostenitori della clemenza per Williams hanno manifestato in questi giorni e un professore universitario ha presentato il nome dell’ex-leader di gang per il Nobel per la pace ieri.

"È solo un tentativo per attirare l’attenzione sul lavoro anti-gang che il signor Williams sta facendo", ha detto Philip Gasper, professore di filosofia a Notre Dame de Namur University di Belmont, California.

Padova: rivolta al carcere, la casa circondariale va subito chiusa

 

Il Gazzettino, 8 dicembre 2005

 

La rivolta in carcere continua. E ora il deputato dei Ds Piero Ruzzante e il consigliere regionale dei Verdi Gianfranco Bettin, che ieri hanno compiuto una visita nella struttura di via Due Palazzi, chiedono di dichiarare lo stato di emergenza, procedere allo sfollamento delle celle, predisporre un accertamento sanitario. "Questa visita - sottolinea Giampietro Pegoraro, segretario regionale del sindacato degli agenti di polizia penitenziaria della Cgil e promotore dell’iniziativa - ha confermato come la situazione all’interno della casa circondariale sia a dir poco difficile e stia peggiorando. Il sovraffollamento ha come inevitabile conseguenza quella di mettere fortemente a rischio la salubrità degli ambienti. Un problema che riguarda tutti colori i quali operano all’interno dell’istituto ma soprattutto agenti di polizia penitenziaria e detenuti, ovvero le due componenti che trascorrono più tempo".

Dichiarare lo stato di emergenza, procedere allo sfollamento delle celle, predisporre un accertamento sanitario. Questi i tre punti che il deputato dei Ds Piero Ruzzante ha rappresentato al prefetto Paolo Padoin. "La visita compiuta ieri - sottolinea Giampietro Pegoraro, segretario regionale del sindacato degli agenti di polizia penitenziaria della Cgil e promotore dell’iniziativa - ha confermato come la situazione all’interno della casa circondariale sia a dir poco difficile e stia peggiorando. Il sovraffollamento ha come inevitabile conseguenza quella di mettere fortemente a rischio la salubrità degli ambienti. Un problema che riguarda tutti colori i quali operano all’interno dell’istituto ma soprattutto agenti di polizia penitenziaria e detenuti, ovvero le due componenti che trascorrono più tempo". Da qui la decisione di chiedere al prefetto di intervenire: "L’onorevole Ruzzante - aggiunge Pegoraro - ha presentato quelle richieste perché ha potuto toccare con mano come stanno le cose all’interno della casa circondariale. Questa parte del Due Palazzi è invivibile, per tutti. La protesta dei detenuti sta andando avanti ed è effettivamente necessario che il prefetto di Padova intervenga al più presto, così come ha chiesto il deputato diessino che ha avanzato la richiesta di chiusura del carcere. Questo è un problema di tutti, non solo di chi sta dietro a quelle sbarre".

Il deputato dei Ds Piero Ruzzante ha chiesto al prefetto di dichiarare lo stato di emergenza vista la situazione alla casa circondariale. Il consigliere regionale Gianfranco Bettin: "Si tratta del peggiore penitenziario non solo del Veneto ma di tutta Italia"

Continua l’azione di protesta dei detenuti della casa circondariale di via Due Palazzi. Carcerati (in attesa di giudizio o con una pena non superiore ai tre anni) che, ieri mattina, hanno ricevuto la visita del consigliere regionale dei Verdi, Gianfranco Bettin e del portavoce del forum "Libertà di movimento", Marco Rigamo. "Abbiamo registrato una situazione molto pesante - spiega Bettin - e del resto i numeri parlano chiaro. La casa circondariale di Padova può ospitare al massimo 120 detenuti, invece sono circa 260. Più del doppio. Nelle celle da uno ci stanno in tre e con il water attaccato alla tavola dove mangiano. L’edificio è fatiscente e diversi settori del carcere sono chiusi perché inagibili. Si tratta del peggiore penitenziario del Veneto e d’Italia. I prigionieri - prosegue Bettin - sono arrivati al terzo giorno di protesta. Stanno facendo lo sciopero della fame, rifiutano le visite e continuano a sbattere le tazze sulle inferiate delle celle. Noi siamo riusciti a parlare con una delegazione di carcerati e abbiamo capito quanti problemi tra generali e personali i prigionieri possono avere. Pensiamo, che in questa casa circondariale l’80 per cento dei reclusi è di nazionalità straniera (30 etnie differenti, ndr) e il 70 per cento sono in galera per reati legati alla droga".

Intanto, fuori dal carcere si sente chiaramente l’incessante rumore della protesta, mentre una pattuglia dei carabinieri sta accompagnando in galera un giovane ammanettato dai capelli lunghi. Nitido il commento di un agente penitenziario verso il nuovo detenuto: "Ancora tu!". Il pensiero di Marco Rigamo: "La verità è che la legge ex Cirielli e le norme che si stanno legiferando per punire anche i consumatori di droghe leggere, non faranno altro che aumentare il numero di detenuti nelle carceri italiane". Mattinata di ieri, che ha visto pure la festa, per i consueti auguri natalizi, del corpo della polizia penitenziaria nella casa di reclusione. "Tra i due carceri - afferma Salvatore Pirruccio, direttore del penitenziario - gli agenti penitenziari sono un pò meno di 500. In realtà, ci sarebbe bisogno di più personale, quindi almeno altre duecento unità. Il numero dei detenuti, sempre comprensivo delle due strutture, è di mille. Ovvio che stiamo parlando di sovraffollamento, del resto i carcerati in Italia hanno toccato quota sessanta mila. Noi facciamo del nostro meglio per rendere il più vivibile possibile la casa di reclusione".

Sovraffollamento, che ha scatenato la protesta in casa circondariale? "Non posso di certo parlare per la mia collega (Antonella Reale non ha rilasciato dichiarazione, ndr), posso solo dire che la maggior parte delle forme di sciopero dei detenuti scoppiano per motivi di sovrappopolazione carceraria".

Brescia: musica, regali e rinfresco anche per le detenute di Verziano

 

Giornale di Brescia, 8 dicembre 2005

 

Santa Lucia entra in carcere. Già perché nell’ambito del "Progetto carcere" dell’Uisp (Unione italiana sport per tutti), realizzato in collaborazione con la direzione carceraria e sostenuto da Regione e Provincia insieme all’associazione "Carcere e territorio", martedì prossimo, dalle 14 alle 16 nella Sezione di reclutamento di Verziano, è in programma la festa di Santa Lucia per le detenute. Interverranno il musicista Rolando e le autorità istituzionali con regali e rinfresco donati dai volontari e dalle atlete e operatrici sportive dell’Uisp. Le iniziative però non si fermano qui: per le detenute continuano i corsi di volley e ballo, mentre per i detenuti e le squadre esterne il sabato si svolge il 21° campionato di calcio a sette. Per la prima volta, inoltre, la sezione maschile festeggerà il capodanno. E a Canton Mombello, dopo la chiusura del torneo di calcetto, proseguono i corsi di scacchi e ginnastica.

"Ex Cirielli, la bancarotta della giustizia"

 

Il Mattino, 8 dicembre 2005

 

Un’alzata di sopracciglio, la fronte che si increspa, un sorriso di rassegnazione, e poi quello sfogo finale, quelle parole severe, gravate dal pessimismo. "Abbiamo fatto un salto nel buio. Porterà alla bancarotta della giustizia. Non credo che a breve termine questo obbrobrio sarà cancellato dalla nostra legislazione". L’obbrobrio di cui parla il primo presidente della Cassazione Nicola Marvulli è la ex Cirielli, la legge che taglia i tempi della prescrizione e al contempo impone il pugno di ferro per i recidivi. La legge che l’opposizione ha osteggiato durante tutto il suo percorso parlamentare, la legge che magistrati e avvocati hanno via via bollato come "brutta, cattiva, dannosa, inutile", la legge - non ancora promulgata - che ora il vicepremier Fini vorrebbe modificare perché in contrasto con il provvedimento sulla droga. Ovvio, allora, che si scateni l’immediata reazione del centrosinistra: "Si vergogni" (Finocchiaro); "Dalla Cdl proposte improvvisate" (Buemi); "Si cancelli quel testo" (Violante); "Se faranno altre modifiche saranno in peggio" (Pisapia). Persino Giuseppe Gargani (Fi) si chiede come mai Fini non ci abbia pensato prima, "visto che la legge è stata discussa per un anno e mezzo". Una nuova bagarre ma anche quanto basta per capire come sia facile rispondere alla domanda che ieri gli avvocati hanno posto ai loro ospiti, con Marvulli, tra gli altri, gli stessi Giuliano Pisapia (Prc), Giuseppe Gargani (Fi) e il presidente dei magistrati Ciro Riviezzo. "Ma serve proprio la Cirielli?". Marvulli, che fin da subito ha lanciato l’allarme sugli effetti devastanti del provvedimento per i processi in Cassazione, lascia poco spazio al dubbio: "Come cittadino non ho capito se questa legge è utile, ma come magistrato ho capito che alla giustizia non serve". Secondo i calcoli della Suprema Corte - accolti con qualche polemica dal Guardasigilli - quando la norma sarà a regime "andrà in fumo il 50% dei processi in terzo grado". "Ho deboli speranze che si possa porre rimedio a breve. Certo per noi magistrati il lavoro sarà più semplice, diventeremo dei notai, ma credo che la società si ribellerà". Ha detto molto, e con toni accorati il primo presidente, che rimprovera i politici di non avere ascoltato le toghe. Eppure aveva esordito dicendo di voler usare "prudenza", perché la Cassazione potrebbe "trovarsi a prendere iniziative sui limiti dell’applicabilità" delle nuove norme sulla prescrizione (la questione è se stabilire che la ex Cirielli non si applica ai processi pendenti non sia in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione). Scontato, invece, che non faccia accenno alcuno al 16 gennaio, giorno in cui la Suprema Corte dovrà decidere sul ricorso di Cesare Previti e di Giovanni Acampora su Imi-Sir: il processo era destinato a saltare se non fosse passato l’emendamento dell’Udc che escludeva dalle nuove regole proprio tutti i processi in corso. Marvulli non ne parla, ma il pensiero di molti va a cadere proprio lì. L’allarme del presidente trova riscontro nelle parole di Pisapia. È preoccupato, insiste che per la giustizia ci vuole ben altro, prospetta una miniriforma che tocchi la prescrizione, le misure alternative al carcere, le impugnazioni. Ma soprattutto invoca la maggioranza di non insistere nel voler approvare il provvedimento sulla legittima difesa, dove si equiparano beni e vita umana. "Almeno questa risparmiatecela", dice a Gargani. Si vedrà cosa deciderà la Cdl, ma nel frattempo è certo che mercoledì - con una accelerazione improvvisa - il Senato punterà a dare il via libera definitivo al testo che impedisce al pm di appellarsi in caso di proscioglimento dell’imputato in primo grado.

Napoli: il seminario della Compagnia della Fortezza

 

Il Mattino, 8 dicembre 2005

 

Si conclude oggi "Isole di teatro - per un teatro della necessità", il progetto promosso dalle Associazioni Officine Efesti e Labor.Inti Federiciani, con il patrocinio dell’Università Federico II. Si tratta di un seminario pratico e teorico di cinque giorni, condotto dal regista Armando Punzo, con la partecipazione dello storico del teatro e artigiano di maschere Ferdinando Falossi. Ad ospitare i lavori il teatro Tintadirosso e l’Aula Magna della facoltà di Lettere e filosofia. Napoletano di origine, Armando Punzo svolge da diciotto anni il suo lavoro nel carcere di Volterra, dove ha formato la Compagnia della Fortezza, che quest’anno per la prima volta, porterà gli spettacoli in tournée. Un progetto pilota, Punzo. "Sì. Abbiamo avviato quest’esperienza, aprendo la strada sia in Italia che in Europa". Fare teatro è un modo per riabilitare i reclusi? "Quel che mi interessa è l’espressione artistica dell’individuo. Il fatto che sia un detenuto non è importante, ciò che conta è stimolare l’interiorità, riuscire a farla esprimere". Che tipo di rapporto s’instaura tra voi? "Si lavora insieme come in una qualsiasi altra compagnia. Ormai la nostra è diventata una tradizione e i componenti sono attori a tutti gli effetti, con tanto di contratto e paga". Che cosa porta in questo seminario napoletano con i giovani? "Innanzitutto la mia esperienza di regista, parliamo del teatro come mezzo artistico, come linguaggio per raccontare il mondo". Il lavoro parte dall’"Opera da tre soldi" di Brecht. Perché? "L’ho scelto perché è uno dei più rappresentativi del Novecento, e la sua idea artistica non è datata. I problemi sociali, i disagi non sono certo risolti". Lei dice che il teatro in carcere è ancora un’utopia... "Perché non è una pratica consolidata. L’utopia consiste soprattutto nell’immaginare che il teatro possa trasformare i luoghi". Qualcuno dei suoi attori ha continuato a recitare, una volta in libertà? "Non molti, ma c’è stato chi ha proseguito questo mestiere". Allora, c’è una ricaduta nel sociale? "Indirettamente sì. A Volterra la ricerca artistica sull’individuo ha dato i suoi frutti".

Papa: appello detenuti per indulto

 

La Repubblica, 8 dicembre 2005

 

I detenuti di Regina Coeli e Rebibbia hanno rivolto un appello a Benedetto XVI affinché faccia sua la richiesta che sia concesso l’indulto fatta da Giovanni Paolo II al Parlamento italiano in occasione della visita a Montecitorio del 14 novembre 2002. Lo hanno fatto con un grande cuscino di fiori bianchi e gialli collocato ai piedi della statua dell’Immacolata in piazza di Spagna, con i garofani che componevano la parola ‘Indultò. Accanto un nastro con la spiegazione: "un atto di clemenza negato". E l’invocazione: "Madre di Misericordia aiutaci".

Droghe: don Mazzi "boccia" legge e ministro

 

La Provincia di Sondrio, 8 dicembre 2005

 

"Io un cattivo maestro? Speriamo che con le elezioni cambi qualche cosa, che ci sia un nuovo governo e un nuovo ministro". Con questo auspicio Don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus - dal palco della conferenza sulla droga organizzata da associazioni ed enti locali in alternativa alla conferenza di Palermo - ha sintetizzato le critiche alla politica antidroga del governo e ha risposto al ministro Giovanardi che lo aveva accusato di essere "un cattivo maestro". Duro e sarcastico l’intervento del popolare prete che ha definito il ministro Giovanardi "più che un ministro delle droghe un capitan uncino, un divoratore di culatelli. E non ha competenze". Critiche anche a Don Gelmini: "È un cappellano di corte assunto al posto di Baget Bozzo" con un compenso di "5 milioni di euro". Nell’aula magna della Sapienza di Roma don Mazzi ha chiesto il ritiro del disegno di legge sulla droga e ha proposto una strategia di lotta alle dipendenze che riguardi non solo la droga ma anche il fumo e l’alcol. Ha quindi sollecitato un tavolo per avviare nuove politiche intorno al quale far sedere enti locali, sindacati, imprese, scuole, associazioni del tempo libero. A suo avviso, "le nuove dipendenze hanno bisogno di nuove strategie. Vanno ripensate le comunità terapeutiche, hanno fatto il loro tempo, e i Sert, che dovrebbero avere un ruolo meno sanitario". Tutti luoghi che per don Mazzi possono servire solo ad una minima parte dei tossicodipendenti, quelli storici. Vanno inoltre pensate politiche per adolescenti e ridotto il ricorso al carcere.

Ratzinger: un pensiero speciale alle detenute

 

La Provincia di Como, 8 dicembre 2005

 

"Un saluto all’Accademia dei merletti di Cantù, e un pensiero speciale alle detenute che hanno confezionato dei manufatti liturgici". Poche parole, quelle del Pontefice, che però hanno ripagato le loro destinatarie di tutto il lavoro svolto. D’altronde, di parole non ne servono molte per esprimere un’emozione così profonda. Lo ribadisce Flavia Tagliabue, presidentessa dell’Accademia merletti di Cantù, che fino a poche ore fa ha lavorato affannosamente perché tutto questo potesse avverarsi: "Che dire - il suo unico commento - È stata una grandissima commozione, è sfuggita qualche lacrima. Ma soprattutto è il momento della gioia". Lacrime che hanno riempito anche gli occhi di Elke, la detenuta del Bassone che ha potuto parlare con il Papa - "Hanno scelto me perché ho lavorato molto, e forse perché sono tedesca come lui" scherza - mentre ha accolto questa opportunità con il sorriso suor Maria Letizia, la prima a stupirsi di quanto lontano sia arrivato il semplice desiderio di manifestare il proprio affetto a Benedetto XVI. Anche la direttrice del carcere, Francesca Fabrizia Gabrielli, ricordando gli inizi caratterizzati da qualche perplessità di questo progetto, si dice entusiasta dei traguardi raggiunti e del valore di tale attività sulla qualità della vita delle detenute. "Una grandiosa emozione - racconta il sindaco Tiziana Sala - sentire citare Cantù per ben due volte in un simile contesto. E riporteremo questa emozione a tutta Cantù. I concittadini che ho incontrato qui, mi hanno spiegato di aver vissuto la stessa sensazione di gioia, onestamente, prima di vivere questa giornata, non pensavo potesse essere così intensa". Perfino più commosso l’assessore Gennaro Novelli, particolarmente colpito dal commento del Santo Padre al Salmo 137, in difesa degli ultimi: "L’invito ad aiutare gli umili mi ha commosso profondamente, visto che opero nel sociale e queste cose mi stanno a cuore". Porta a tutte le associazioni canturine l’abbraccio del Papa il presidente del consiglio comunale Marino Maspero. Ma il commento unanime è uno solo: Benedetto XVI ha lo stesso carisma del Papa che lo ha preceduto.

 

 

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