Rassegna stampa 23 aprile

 

Vibo V.: 67 detenuti di A.S., "per noi un gesto di clemenza"

 

Quotidiano di Calabria, 23 aprile 2005

 

Non chiedono altro i 67 detenuti d’alta sicurezza ristretti nella Casa circondariale di località Castelluccio che hanno sottoscritto una lettera-appello ai parlamentari calabresi affinché intraprendano iniziative utili affinché si giunga ad un provvedimento di clemenza nei confronti di quanti sono in espiazione di pena. Lo rende noto, attraverso un comunicato stampa il capogruppo Ds nella Commissione parlamentare per i diritti umani Nuccio Iovene.

Nell’appello i 67 detenuti del penitenziario vibonese, oltre a ricordare il sollecito fatto al Presidente della Repubblica affinché intervenga presso le Camere, segnalano alcuni ragioni supplementari a sostegno di "un provvedimento generalizzato". Tra questi la missiva i detenuti sottolinea il sovraffollamento delle carceri (sono 58.000 i ristretti negli istituti di pena italiani), la carenza di risorse umane (563 educatori contro i 1376 previsti in pianta organica e 180 magistrati di sorveglianza a fronte di migliaia di procedimenti pendenti) e risorse finanziarie inadeguate.

Il senatore Nuccio Iovene, rispondendo alla missiva dei 67 detenuti vibonesi, ha ricordato come "già in occasione della visita di Giovanni Paolo II al parlamento italiano, il tema di un atto di clemenza nei confronti dei detenuti era emerso con molta forza. Purtroppo - prosegue Iovene - il governo italiano, ed in particolare il ministro Castelli, non hanno ritenuto, anche se a parole si erano espressi in maniera differente, dare corso a quanto richiesto in quella sede. Durante questi anni - ricorda ancora il parlamentare diessino - il tema dell’indulto e dell’amnistia per i detenuti è stato al centro di tanti dibattiti fino alle diverse iniziative nelle carceri italiane".

Pertanto Nuccio Iovene rammenta come "proprio in questi giorni l’Unione ha presentato di fronte alla permanente inerzia del governo, al Senato un disegno di legge per un’amnistia per i reati fino a quattro anni di carcere e un indulto per le pene fino a due anni. Con la presentazione di tale disegno di legge - conclude il capogruppo Ds nella Commissione parlamentare per i diritti umani - si è voluto riprende l’appello lanciato dal Pontefice in occasione della sua visita al Parlamento, rispondere alla drammatica situazione delle carceri e affrontare questa situazione che rischia giorno dopo giorno di diventare sempre più di difficile governo".

Tempio: polizia penitenziaria, vero superlavoro non finte malattie

 

L’Unione Sarda, 23 aprile 2005

 

I sindacati non ci stanno, per i rappresentanti dei poliziotti penitenziari della Rotonda la storia delle finte malattie non regge. Mentre la Procura di Tempio si occupa dei certificati che hanno dimezzato, di fatto, il personale in servizio nell’istituto, scoppia il caso di un carcere che è pericolosamente vicino alla chiusura definitiva. Dai sindacati arriva infatti una forte presa di posizione che contesta le scelte degli ultimi anni sia per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro all’interno del penitenziario, sia in riferimento alle politiche più generali del ministero della giustizia. Di sicuro, per i rappresentanti degli agenti, nessuno sta bluffando.

Se oggi la direttrice del carcere, Patrizia Incollu, si trova a dover fare a meno di 10 unità, sulle 19 disponibili, la colpa non è certo di chi negli ultimi anni ha garantito la copertura dei turni con pesanti sacrifici. Intanto c’è subito la notizia di un coinvolgimento dei vertici nazionali del sindacato autonomo della polizia penitenziaria. Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare a Tempio il segretario nazionale del Sape.

Il responsabile provinciale Antonio Cannas e i rappresentanti all’interno dell’istituto tempiese, hanno in più di un’occasione contestato l’impostazione della direttrice Patrizia Incollu e del comandante della polizia penitenziaria. Ma, in realtà, il vero obiettivo di questa sigla, come degli altri sindacati, è stato il provveditore regionale alle carceri Francesco Massidda. "Abbiamo un ottimo rapporto - spiega Marco Porcheddu, responsabile Cisl per i problemi della polizia penitenziaria - con il provveditore regionale.

Di recente siamo riusciti anche con la collaborazione di tutti a superare una situazione di difficoltà. Ma dopo un incontro avvenuto qualche settimana fa, le relazioni sindacali si sono di nuovo bruscamente interrotte. Voglio essere chiaro, bisogna che tutti si chiedano com’è possibile lavorare rinunciando a permessi e ferie. Ci sono degli agenti che da circa un anno e mezzo non usufruiscono dei periodi di riposo. E allora è inevitabile che qualcuno abbia dei problemi di salute.

Non voglio entrare nelle verifiche che a quanto pare sono state richieste alla magistratura. Però noi conosciamo bene la situazione e a la Rotonda si lavora ai limiti delle possibilità". La Cisl, non vuole sentire parlare di una protesta mascherata, di certificati medici utilizzati come alternativa allo sciopero. E Marco Porcheddu è preoccupato anche per il progetto del nuovo carcere: "è venuto il momento di lavorare tutti insieme per evitare la chiusura della Rotonda e sostenere l’iniziativa del ministero della Giustizia, sia per il personale della polizia penitenziaria, sia per questo territorio". Andrea Busia

Palermo: sartoria del "Pagliarelli" per 70 soggetti a rischio

 

La Sicilia, 23 aprile 2005

 

Occupazione e reinserimento sociale garantiti, per settanta persone disagiate. È l’obiettivo del progetto promosso dai Centri d’Iniziativa, pubblici e privati, nell’ambito di Equal Sole-sistema orientamento lavoro esclusi, con la Provincia di Palermo ente capofila e i finanziamenti di Unione Europea, Ministero del Welfare e Assessorato regionale al lavoro.

Il reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo (con l’attivazione di oltre 70, tra borse lavoro e tirocini formativi), è destinato a donne che hanno subito abusi, tossicodipendenti, ex tossicodipendenti, disabili psichici, detenuti, ex detenuti e minori a rischio. Che verranno assunti presso piccole e medie imprese, tramite tirocini formativi; mentre un’apposita banca dati consentirà l’incontro fra domanda e offerta di lavoro.

I soggetti pubblici partecipanti sono l’Ausl 6, la Casa circondariale Pagliarelli e il Centro di Giustizia Minorile. Grazie alla loro cooperazione è stato possibile avviare 6 sportelli territoriali per l’orientamento e il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. È stata creata una falegnameria (all’interno del Pagliarelli), con sei detenuti che lavorano ad una linea di oggetti in legno e un atelier di moda, che al momento conta cinque lavoranti. Inoltre è stato possibile l’inserimento lavorativo di altri soggetti svantaggiati, grazie a delle borse lavoro e l’attivazione di 20 tirocini formativi, rivolti ai minorenni a rischio.

La sartoria all’interno della Casa circondariale Pagliarelli è curata dalla cooperativa Azzurra (altra partner del progetto Equal Sole), che occupa in borsa lavoro 6 detenuti, diretti da una stilista e 2 sarte specializzate. In cantiere c’è una collezione di abiti e accessori moda, dal titolo "L’errore", che verrà presentata nell’ambito della manifestazione Moda Mediterranea 2005. L’importante evento moda, avrà luogo dal 7 al 10 luglio al teatro greco di Segesta e successivamente alla Cittadella della Moda, allestita a Piazza Politeama. Inoltre l’attivazione di uno sportello informativo ha consentito ai detenuti che hanno fatto domanda, di indicare le attitudini professionali e richiedere possibilità d’impiego all’esterno. Sportello che recentemente ha concluso l’attività. Tramite la cooperativa Horizon, nella stessa casa circondariale, da fine dicembre, 8 detenuti hanno costruito dei mobili, in vista di una futura linea dell’Istituto.

"Il tutto per offrire a questa gente una concreta opportunità lavorativa anche dopo che è uscita dal carcere - spiega Laura Brancato, direttrice del Pagliarelli - , l’attenzione che spesso viene rivolta loro infatti è facile a parole, quello che manca è la continuità".

Riguardo agli altri soggetti disagiati - tossicodipendenti, disabili psichici e donne maltrattate, il centro d’Iniziativa Ausl 6, nell’ambito del progetto, dal marzo 2004 ha avviato 41 inserimenti socio-lavorativi, grazie allo strumento dei tirocini formativi, presso aziende private, cooperative sociali, associazioni culturali e enti pubblici. Il tutto tramite una banca dati-utente/aziende, che rende più agevole l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

"Tra le segnalazioni pervenute al Centro - osserva Viviana Caronia, responsabile del servizio sociale dell’Ausl 6 -, vista la disponibilità di borse, è stata necessaria un’ulteriore selezione centrata sul bilancio di competenza individuale, che ha individuato 100 candidati. Sono state somministrate 60 schede a datori di lavoro e stipulate in tutto 42 convenzioni".

I tirocini formativi, seguiti da un tutor del privato sociale, hanno consentito ad alcuni soggetti svantaggiati di completare il progetto riabilitativo, con la riappropriazione di ruoli sociali perduti da tempo e l’abbandono di comportamenti devianti. "Il 20% dei tirocini - aggiunge - dovrebbero diventare assunzioni".

Spostandoci alla categoria minori a rischio, il Centro di Giustizia Minorile, ha portato avanti nell’ambito di "Equal Sole" l’obiettivo di creare un sistema integrato di politiche, per l’inclusione socio-lavorativa di giovani sottoposti a procedimento giudiziario minorile. "La sinergia che si è creata tra i partners pubblici e privati - afferma Michele Di Martino, direttore del Centro - in particolare tra l’Associazione "Inventare Insieme" onlus, ha fatto sì che circa 200 ragazzi fossero segnalati dall’USSM al Servizio di Inclusione socio-lavorativa previsto dal progetto, per individuare opportunità di inclusione socio-lavorativa. Di questi, 24 giovani, sono stati già inseriti in azienda, utilizzando la borsa lavoro".

Catania: un "corto" dietro le sbarre, per sentirsi liberi

 

La Sicilia, 23 aprile 2005

 

La cooperativa sociale "Cuore matto" di Taormina, in collaborazione con l’associazione Penelope, gli istituti minorili di Catania, di Acireale e l’ufficio di servizio sociale per i minorenni di Catania, ha avviato la seconda fase del progetto Lucignolo. L’iniziativa realizzata nell’ambito dell’accordo di programma quadro tra la Regione siciliana e lo Stato, intende garantire l’integrazione sociale dei minori che gravitano nell’area penale. In questo contesto è stato realizzato dai ragazzi detenuti nell’istituto penale minorile di Acireale, coadiuvati dagli operatori di "Cuore matto", un cortometraggio della durata di sedici minuti e quaranta secondi dal titolo "La condivisione supera le differenze", al quale hanno collaborato e partecipato in qualità di attori sette dei dodici ragazzi che si trovano nell’istituto per minorenni acese.

Più di un mese di riprese per questi giovani "artisti cinematografici", ciascuno dei quali di diciassette anni, che sono così divenuti protagonisti di una storia che li vede interpreti di loro stessi: "Nell’intento di evitare di presentarci ai ragazzi con una trama preimpostata - racconta Vincenzo Dell’Erba, assistente sociale della cooperativa - abbiamo provato a discutere con loro, insieme al mediatore culturale senegalese Badara Alioune e all’educatore Cinzia Caltabiano, sulla scelta del contenuto, nonché a pianificare le loro storie personali. Così è venuto fuori il tema del cortometraggio che è diviso in due momenti: il primo, dedicato a come ciascuno di loro vive la propria esperienza, ed il secondo ad una partita di pallone tra gli stessi ragazzi e gli agenti di polizia penitenziaria. Questo secondo momento esprime la volontà di dare vita in futuro, ad un’altra partita di calcio a scopo benefico, il cui ricavato possa servire a costruire un campetto di calcio più funzionale a quello già esistente all’interno dell’istituto".

Una volta ultimato, il cortometraggio è stato inviato alla commissione che presiede l’organizzazione del 3° concorso nazionale per gli istituti penali minorili, organizzato dall’associazione "Il soffio onlus" di Treviso in collaborazione con il dipartimento per la giustizia minorile. Sarà quest’ultima a valutarne la qualità e l’efficacia nell’ambito di un più ampio ventaglio di messaggi analoghi inviati dagli altri minorenni ospiti di altri istituti di pena.

Ed il cinema, stupenda invenzione per farci spesso sognare, attraverso questo cortometraggio è stato veicolo di sogni anche per i ragazzi che vi hanno partecipato, come ci racconta Vincenzo Dell’Erba: "I giovani hanno sognato la possibilità di vivere un’esistenza "normale", dove normalità si traduce nel desiderio di creare una famiglia. Sono un po’ in controtendenza rispetto ai loro coetanei e già desiderano mettere su casa con la giovanissima fidanzata che li aspetta fuori". Rita Caramma

Vicenza: imparare un mestiere per facilitare il reinserimento

 

Giornale di Vicenza, 23 aprile 2005

 

"Durante il periodo detentivo cerchiamo di attivare dei percorsi formativi che diano l’opportunità a chi si trova in carcere di crearsi una professione che gli permetta di lavorare all’interno della struttura e speriamo, una volta scontata la pena, anche fuori". La direttrice della casa circondariale di via Della Scola, Irene Iannucci, spiega così l’obbiettivo che sta dietro alla realizzazione di corsi professionali all’interno delle mura del carcere. E proprio ieri il Vescovo di Vicenza, Cesare Nosiglia, ha fatto visita ai detenuti per consegnare loro dodici attestati di frequenza e diciassette brevetti di qualifica ottenuti durante il corso, appena concluso, per saldatori.

Un’iniziativa, questa, portata avanti in collaborazione con l’associazione artigiani, l’Api, l’Assindustria, la Camera di commercio e la Regione, che ha finanziato il progetto con fondi europei. "Più la società civile si avvicinerà alla struttura carceraria", commenta Iannucci, "più quest’ultima riuscirà a muoversi al meglio nella logica del recupero e del reinserimento. Da parte nostra compatibilmente con i mezzi e le risorse a disposizione cerchiamo di offrire ai detenuti delle nozioni spendibili all’esterno".

Il corso per saldatori, curato dalla cooperativa sociale "Saldo & Mecc" che ha la sua sede operativa proprio dentro il carcere, si è sviluppato in 400 ore di lavoro divise tra nozioni teoriche e pratica. A chiarire meglio è Guerrino Tagliaro, presidente della cooperativa: "Dal 2001 a oggi sono stati effettuati sei corsi che hanno coinvolto sessantotto detenuti. Quarantotto di questi sono stati assunti dalla nostra cooperativa che si trova dentro il San Pio X ma lavora per il mercato esterno. I detenuti lavorano otto ore al giorno e percepiscono uno stipendio che molto spesso serve ad alleggerire il peso delle loro famiglie".

E la richiesta di partecipazione è molto alta. "Per l’ultimo corso ho fatto cinquantatre colloqui a fronte di dodici posti a disposizione. Devo dire che la cosa più difficile è insegnare loro la cultura del lavoro, della regolarità". Attualmente i detenuti al San Pio X sono duecentosettantuno. Dovrebbero essere duecento. Ed è proprio il sovraffollamento uno dei principali problemi della struttura vicentina. "I numeri non ci aiutano", conferma la direttrice, "ma le difficoltà sono anche altre come la convivenza tra etnie diverse e la dipendenza diffusa da alcol e droga". Roberta Labruna

Sassari: i detenuti, presi con la forza e pestati a sangue

 

L’Unione Sarda, 23 aprile 2005

 

"Mi hanno spinto contro le sbarre della cella, e dopo che sono caduto ho preso una valanga di colpi. Poi non ricordo più nulla". I nomi e i volti dei giustizieri non li ricordano tutti. Ma le botte, le sofferenze e le umiliazioni subite quel pomeriggio di terrore del 3 aprile 2000, nel carcere di San Sebastiano, i detenuti rimasti coinvolti nel maxipestaggio se le ricordano perfettamente. Immagini nitide, che solo raramente si nascondo dietro quei "non so, non ricordo" cui la difesa cerca di arrampicarsi con forza. Ricordano le botte subite e le urla dei loro vicini di cella, che chiedevano inutilmente pietà.

Ricordano e raccontano tutto al collegio presieduto da Massimo Zaniboni, impegnato nel processo in corso al tribunale di Sassari contro gli agenti di polizia penitenziaria Mario Loriga, Mario Casu, Pietro Casu, Paolo Lai, Alessio Lupinu, Pietro Mura, Antonio Muzzolu, Giuseppe Renda, Renato Sardu. Sono gli imputati che hanno scelto di non ricorrere al rito abbreviato. Nell’udienza di ieri hanno continuato a deporre i testimoni, e vittime, di quella che doveva essere una vera e propria spedizione punitiva contro i detenuti considerati un po’ troppo turbolenti. Tra i sei testi che hanno deposto ieri, tre in particolare hanno confermato con decisione la linea dell’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Gianni Caria. Racconti in cui affiorano i nomi di alcuni pugni, calci e pesanti minacce. Tanta rabbia, nessun rancore.

Una voglia matta di giustizia, non di vendetta. Uno davanti ai giudici racconta nei minimi dettagli la violenza subita. "Ci hanno prelevato dalla zona all’aperto in cui trascorriamo l’ora d’aria". Spiega tutto con la lucidità di chi non ha ancora dimenticato ma non sa con chi prendersela. "Non sono in grado di riconoscere gli agenti che ci hanno messo le mani addosso - spiega - di sicuro, c’era anche qualcuno che prima non avevo mai visto". La prossima tappa di un processo che andrà avanti ancora per molto tempo (devono deporre ancora 140 testimoni dell’accusa, mentre quelli della difesa sono quasi il doppio) è prevista per il prossimo 13 maggio. Parleranno ancora le vittime di quella che gli inquirenti non ebbero difficoltà a definire come una spedizione punitiva, per la quale sono alla sbarra in Appello anche i vecchi vertici del sistema carcerario isolano. (g.m.s.)

Como: il Radicale Bertè ha dormito davanti al Bassone

 

La Provincia di Como, 23 aprile 2005

 

Dalle 21 di ieri sera alle 7 di stamattina, davanti alla casa circondariale comasca del Bassone - dove si è concluso, dopo sette giorni, uno sciopero della fame adottato come forma di protesta per sollecitare il provvedimento del Governo sull’amnistia e sull’indulto e che ha visto l’adesione di oltre il 60% dei detenuti - ha dormito fuori dal carcere per andare idealmente in sogno dai parlamentari che possono realizzare l’amnistia come atto di giustizia e di rispetto della dignità umana. Protagonista di questa inedita forma di protesta politica è Lucio Bertè, membro dell’associazione "Il detenuto ignoto" e consigliere regionale uscente dei Radicali-Lista Emma Bonino. Un’iniziativa partita come sostegno all’azione nonviolenta di Marco Pannella e al coraggio dimostrato dai detenuti del carcere comasco.

"Nel sonno non esistono sbarre che ci possano separare: siamo tutti insieme e ugualmente liberi. Muoviamoci perché un passo avanti della civiltà non resti soltanto un sogno" ha detto Lucio Bertè che è disposto a sollecitare la prossima Giunta regionale lombarda perché dia seguito all’impegno preso prima delle elezioni e a raccogliere idee innovative sulla funzione del carcere. (a.cav.)

Agrigento: detenuto canicattinese fa lo sciopero della fame

 

La Sicilia, 23 aprile 2005

 

Da ormai tre giorni e per l’esattezza dal 20 aprile scorso, un detenuto di Canicattì, Carmelo Alioto, rinchiuso nel carcere agrigentino di contrada Petrusa ha iniziato lo sciopero della fame e della sete. La protesta è scaturita dopo che - secondo Alioto - i giudici del Tribunale di Agrigento non avrebbero accolto le richieste dei suoi legali di fiducia per ammettere alla fase dibattimentale del processo alcuni testi citati dalla difesa. Tutto questo accade mentre mancano due sole udienze alla conclusione del processo. Udienze che si svolgeranno il 6 e 13 maggio.

Dal carcere, Alioto, fa sapere che non sospenderà la protesta sino a quando i testi citati dai suoi legali non verranno ammessi al processo. Non è la prima volta che Carmelo Alioto si rende protagonista di proteste di questo genere. Più volte da quando è in carcere ha rifiutato cibo ed acqua, per dichiarare la propria innocenza.

Trentadue anni di Canicattì, Carmelo Alioto dal 7 novembre del 2004 si trova recluso nel penitenziario di contrada Petrusa con l’accusa violenza e lesioni nei confronti dei figli della propria convivente. L’uomo è già stato protagonista di uno sciopero della fame attuato per chiedere un incontro con il giudice Borsellino del Tribunale per i Minori di Palermo, che si occupa del suo caso ma non ha ancora ricevuto risposte.

Alioto aveva anche allegato una copia del verbale di assunzione di informazioni redatto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, sottoscritta dal sostituto procuratore Caterina Salusti, che conteneva le dichiarazioni rilasciate da una delle figlie della convivente. Dichiarazioni che lo discolpavano dalle accuse che invece gli vengono mosse dai magistrati.

Civitavecchia: progetto "Teatro a righe" per i detenuti

 

Civionline, 23 aprile 2005

 

Cecchini: "Dalla Giunta Gasbarra 42.000 euro per attività culturali in carcere". "Attraverso il teatro vogliamo offrire un’ulteriore opportunità di reintegrazione ai detenuti che spesso in carcere perdono la propria identità. Con la settima arte apriamo una breccia nel dramma della detenzione per garantire la speranza di un futuro e la coscienza del presente".

È il commento dell’assessore provinciale alle Politiche Sociali, Claudio Cecchini che ha presentato questa mattina, presso la casa circondariale di Civitavecchia, il progetto provinciale "Teatro a Righe" realizzato in collaborazione con l’associazione "Arte e Studio" a favore della popolazione carceraria di Regina Coeli a Roma e della casa circondariale di Civitavecchia.

"L’iniziativa - spiega Cecchini - per la quale la Giunta Gasbarra ha stanziato 42mila euro, prevede un’attività di studio e pratica teatrale di tre mesi fra cui un laboratorio teatrale, una lezione spettacolo, un corso per la realizzazione di video e borse di studio".

"Sarà un vero e proprio stage - aggiunge Cecchini - che ripercorrerà anche i momenti più salienti della storia del teatro italiano ed internazionale. A dirigerlo sono stati chiamati Riccardo Vannuccini e Maria Sandrelli". "In questo modo - conclude Cecchini - il teatro assolve a due funzioni: quella di recupero e riabilitazione sociale di molti giovani e quello di permettere loro di esprimere, senza veli, la propria personalità in un’attività positiva e creativa".

Verona: l’Ass. "La Fraternità presenta "Mostra Tramurales 2005"

 

Comunicato stampa, 23 aprile 2005

 

Si informa che sarà aperta al pubblico una Mostra denominata "Tramurales 2005" all’interno del padiglione 1 dell’Ex Arsenale di Verona dal 7 maggio al 15 maggio p.v. La Mostra, allestita nei tre saloni a disposizione, metterà in evidenza i risultati delle attività artistiche dei detenuti e delle detenute del Carcere di Verona - Montorio, frutto di un anno di lavoro - 2004/2005 - organizzato dall’Associazione "La Fraternità" e diretto da insegnanti e volontari, con il finanziamento della Regione Veneto, in collaborazione con il Ministero della Giustizia e la Direzione della Casa Circondariale di Verona. La Mostra è realizzata con il Patrocinio e il Contributo dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Verona. All’interno sarà anche allestito uno spazio con materiale informativo sul carcere e le attività di volontariato.

Una conferenza stampa di presentazione si terrà il giorno 2 maggio alle ore 12.30, presso la Sala Arazzi del Comune, alla presenza delle Autorità istituzionali. A disposizione il catalogo della Mostra.

L’inaugurazione avverrà sabato 7 maggio alle ore 12 presso il Salone n° 1 dell’Ex Arsenale. Successivamente la Mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 15 maggio tutti i giorni con il seguente orario: 10 - 12.30 e 15 – 19. Domenica 8 maggio alle ore 17 nei saloni della Mostra, l’Insieme Musica Viva eseguirà un concerto di musiche medievali e rinascimentali.

 

Associazione " La Fraternità"

Via A. Provolo n° 28 - 37123 Verona

Tel. - Fax 045.8004960

ass.lafraternita@libero.it

 

 

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