Rassegna stampa 12 agosto

 

Foggia: detenuto di 21 anni si suicida impiccandosi in cella

 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 12 agosto 2005

 

Un giovane manfredoniano che avrebbe compiuto 22 anni tra un mese, Michele Manzella, si è suicidato nel carcere di Foggia impiccandosi con la cintura dell’accappatoio alla grata della finestra del bagno della sua cella. Era finito in cella il 20 luglio scorso perché accusato di un’estorsione e due episodi di piccolo spaccio di cocaina nell’ambito del blitz antidroga denominato "Coca Taxi", contrassegnato dall’emissione di 13 ordinanze di custodia cautelare da parte del gip su richiesta della Procura. Si dichiarava innocente e il 5 agosto il Tribunale della libertà di Bari aveva rigettato il ricorso difensivo, confermando la detenzione in carcere. Non si conoscono i motivi del gesto: nella cella non ha lasciato lettere. Manzella, venditore ambulante di generi alimentari, è morto ieri mattina nella sala di rianimazione degli ospedali riuniti del capoluogo dauno dov’era stato ricoverato martedì pomeriggio in gravissime condizioni. Da qualche giorno il giovane manfredoniano era stato spostato e trasferito in una cella alla prima sezione del vecchio plesso della casa circondariale del capoluogo dauno: era insieme ad altri due detenuti. Alle 13.10 di martedì il giovane è andato nel bagno e si è tolto la vita: sono stati i compagni di cella a soccorrerlo per primi dando l’allarme al poliziotto penitenziario di turno alla sezione che ha chiesto l’intervento dei medici del carcere che hanno cercato di rianimare il giovane. Un’ambulanza l’ha trasportato in ospedale dov’era stato ricoverato in gravi condizioni. Manzella era stato arrestato un prima volta il 28 aprile 2004 nel blitz "Gargano bianco" contrassegnato dall’emissione da parte del gip di Fermo di 18 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di marchigiani e 7 manfredoniani accusati di rifornire di hashish i presunti complici: per questa vicenda aveva patteggiato una condanna ad un anno. Il 20 luglio scorso i carabinieri l’avevano arrestato nel blitz "Coca taxi" per estorsione e spaccio: era accusato di non aver pagato la riparazione della sua auto e di due episodi di spaccio di cocaina, accuse queste ultime che si basavano su intercettazioni ambientali eseguite piazzando una microspia proprio all’interno della sua auto. Manzella, difeso dall’avvocato Gabriele Esposto, aveva risposto al gip e si era dichiarato innocente: non aveva pagato la riparazione dell’auto perché sosteneva che il meccanico aveva rotto un finestrino e diceva d’aver solo guidato l’auto accompagnando conoscenti senza sapere però che ci sarebbero state consegne di droga.

Aosta: i detenuti di Brissogne in sciopero della fame

 

La Stampa, 12 agosto 2005

 

I 260 detenuti, di cui 5 in semilibertà, rinchiusi nella casa circondariale di Brissogne hanno aderito allo sciopero della fame a oltranza per "solidarietà - scrivono in una lettera - con i detenuti di numerosi altri istituti carcerari italiani". Uno sciopero pacifico scandito dal rifiuto del cibo servito dall’amministrazione e finalizzato ad ottenere "un provvedimento di clemenza - è scritto - più volte ventilato e mai concesso, oltre all’uscita del "pacchetto Giustizia" sollecitato anche da Papa Wojtyla". Aggiungono: "Confidiamo in un accoglimento della richiesta in tempi brevi". È quindi uno sciopero della fame "virtuale", perché i detenuti hanno la possibilità di acquistare il cibo tramite lo "spesino", il detenuto addetto al recupero delle richieste di alimenti da trasmettere poi alle ditte incaricate dei rifornimenti delle carceri.

Roma: a Rebibbia Femminile è allarme sovraffollamento

 

Roma One, 12 agosto 2005

 

Sovraffollamento, scarsa riservatezza e problemi sanitari: sono questi alcuni tra i principali disagi presenti nella casa circondariale femminile di Rebibbia a Roma e rilevati dall’assessore al bilancio della Regione Lazio Luigi Nieri, nel corso della visita realizzata insieme ai rappresentanti delle associazioni "Ora d’aria" e "Antigone".

"Questa visita - ha dichiarato l’assessore al termine dell’incontro con le detenute - è la prima di una lunga serie che ci porterà il 30 agosto nel carcere di Viterbo, poi a Frosinone ed infine a Cassino. Questo è un periodo particolarmente complicato per i penitenziari: è già difficile vivere in carcere e con questo caldo la situazione è anche peggiore. A Rebibbia - continua Nieri - c’è un problema di capienza: ci sono 367 detenute su 281 posti; in alcune celle convivono fino a 6 donne ed in altre celle singole scontano la pena in due, creando problemi di riservatezza, poiché le celle singole non hanno uno spazio isolato per il gabinetto. Abbiamo poi rilevato un alto numero di straniere che costituisce il 30% della popolazione carceraria. Un dato che è in linea con la media nazionale".

Molte di queste straniere, ha spiegato Nieri, "hanno poco a che fare con il carcere, perché sono qui a causa del circolo vizioso infernale creato dalla legge Bossi-Fini, per la quale non avere un pezzo di carta fa ricadere nell’illegalità: molte persone che arrivano cercando un lavoro dal loro Paese finiscono invece qui. Un’altra categoria di detenute che poco hanno a che fare con il carcere è quella legata ai reati di tossicodipendenza. È anche per questo motivo che in Italia abbiamo 59.000 detenuti, una situazione intollerabile. Alla pena si aggiungono i disagi di una convivenza insostenibile". Nieri ha inoltre ricordato che in questo carcere c’è un problema legato alla sanità e ha dichiarato che sarà opportuno un incontro con il Ministero. "Va rivisto il capitolato d’appalto della mensa. - ha spiegato ancora Nieri - Molte detenute lamentano la qualità del cibo. La società che gestisce la mensa è la stessa che fornisce il sopravitto, cioè il cibo che i carcerati possono comprare autonomamente. Sarebbe più serio se i due servizi fossero gestiti da società diverse. Qualche giorno potremmo venire a pranzare con loro per vedere la situazione. A settembre, accelererò sul progetto di legge per il quale la Regione Lazio avrebbe una legge all’avanguardia all’intero Paese". "La nostra associazione sta cercando di attirare l’attenzione sulle carceri femminili - ha dichiarato Massimiliano Bagaglini di "Antigone" - queste visite sono importanti, ma sono sforzi inutili se nel Paese si persegue una politica penale che tende solo ad aumentare la popolazione carceraria che negli ultimi mesi è cresciuta di 5.000 unità. Con questi ritmi, nessuna politica edilizia potrà tenere il passo. Oggi - ha aggiunto - stiamo sfondando il tetto di capienza sopportabile di 60.000 detenuti e Rebibbia non sta neanche così male". Carmen Bertolozzi di "Ora d’aria" ha ricordato infine la situazione delle detenute con figli e ha lamentato la mancanza di personale femminile all’interno di Rebibbia.

Roma: i detenuti vanno alla "scuola" della Provincia

 

Roma One, 12 agosto 2005

 

Insegnare un mestiere ha chi ha perso, per un periodo più o meno lungo, la libertà. È questo il progetto della Provincia di Roma, che ha pubblicato un bando per la realizzazione di una serie di progetti di educazione permanente dei detenuti nelle carceri di Roma e Provincia. A Roma verranno realizzati, insieme a Sol.Co, Consorzio della Cooperazione Sociale di Roma e l’Upter, l’Università della Terza Età, di Civitavecchia, corsi per la formazione in informatica, con preparazione in Ecdl, per operatore specializzato per riprese e montaggio digitale e per le tecniche multimediali. A Civitavecchia, invece, con l’Upter verranno proposti ai detenuti tre moduli didattici su corsi di educazione alla salute, al teatro e alla scrittura.

"Il detenuto non deve essere lasciato solo a se stesso - spiega l’assessore provinciale alla Scuola Daniela Monteforte - ma deve poter cominciare, attraverso l’istruzione, un percorso di formazione culturale e professionale, per la riconquista della propria dignità, ma anche per un positivo reinserimento nel contesto sociale e nel mondo del lavoro".

Roma: Nieri; il sovraffollamento aggiunge una seconda pena

 

Redattore Sociale, 12 agosto 2005

 

"Il problema del sovraffollamento aggiunge una seconda pena a quella che le detenute già devono scontare". Questo è quanto affermato oggi dall’assessore al Bilancio, programmazione economico-finanziaria e partecipazione della Regione Lazio, Luigi Nieri, durante la conferenza stampa, seguita alla visita alla casa circondariale femminile di Rebibbia. "Il caldo estivo non fa che accentuare ulteriormente un problema, nato principalmente dal fatto che molte delle detenute presenti in carcere, in realtà non dovrebbero neanche starci. Si tratta infatti di straniere senza permesso di soggiorno, che per la legge Bossi-Fini sono considerate in stato d’illegalità, e di donne che hanno a che fare con la tossicodipendenza". "Ogni sforzo teso a risolvere il problema - aggiunge Massimiliano Bavaglini di Antigone - risulterà vano, se non cambierà la politica e si continuerà a mettere inutilmente la gente in carcere". "Occorre cambiare le norme - continua Nieri - ma anche aumentare i finanziamenti e occuparsi soprattutto dell’aspetto del lavoro. Oggi infatti solo 1 detenuto su 4 viene impiegato in lavori che, essendo per lo più domestici, non danno nessuna formazione professionale. E se manca il lavoro non si può assolutamente parlare di rieducazione".

Minori: istituti del Dgm messi a dura prova da tagli a spese

 

Redattore Sociale, 12 agosto 2005

 

Al Dipartimento della giustizia minorile è dedicato un capitolo della Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2004 della Corte dei Conti. Il quadro che emerge è di un’amministrazione che, "pur perseguendo una politica del contenimento delle spese" ha adottato ulteriori tagli, "nonostante avesse raggiunto, già nel 2002, un livello delle spese non ulteriormente comprimibile", il che ha "messo a dura prova la funzionalità degli istituti e degli uffici minorili". La manovra correttiva per il risanamento finanziario disposta dalla legge 191 del 30 luglio 2004, ha rivisto le disponibilità di bilancio, già ridotte nel 2003, rispetto alle previsioni iniziali di 5.149.551euro, recuperate solo in parte con la quota della "fondo comune per i consumi intermedi", pari a 2.300.000 euro.

Ne sono derivate difficoltà operative consistenti in una progressiva limitazione dei capitoli flessibili: formazione del personale, risanamento delle strutture e servizi socio-educativi per i minori. Le spese del Dipartimento sono principalmente vincolate alla retribuzione delle 2.274 unità di personale (dato al 31.12.2003) e all’esecuzione dei provvedimenti.

Il personale del dipartimento per la giustizia minorile risulta carente del 40% rispetto all’organico previsto dal DPCM dell’08.02.2001. Le assunzioni sono bloccate dal 2004, ma è stata recentemente avviata la procedura concorsuale per l’assunzione di 76 unità, per gli uffici periferici maggiormente carenti di personale. Il personale della polizia penitenziaria, su un organico di 1000 unità, conta sulla presenza di 838 unità. La riduzione delle risorse allocate sul capitolo 2021, pari al 74,76%, ha comportato una contrazione o differimento delle iniziative formative in programma presso le tre Scuole di formazione del personale della Giustizia Minorile (Castiglione delle Stiviere, Roma e Messina).

La riduzione delle disponibilità finanziarie ha anche prodotto rischi di malfunzionamento nelle strutture ed una temporanea riduzione delle capacità ricettive degli istituti penali, soprattutto del nord, non conformi alle norme di sicurezza, costringendo a continui traslochi i minorenni detenuti, con conseguente incremento delle spese connesse (missioni del personale e carburante). Alla chiusura dell’esercizio 2004, la situazione delle "spese insolute" per mancanza di disponibilità era di 12.340.112 Euro, spese che si riferiscono, soprattutto, ai collocamenti in comunità e funzionamento. La Corte conclude: "Pur in presenza di difficoltà legate ad una carenza di risorse finanziarie, è stata assicurata l’attuazione ad interventi legati a carenze strutturali non rinviabili, quali quelli concernenti lavori di ristrutturazione e di ampliamento degli spazi con conseguente diminuzione della capacità ricettiva degli istituti penali per i minorenni del nord Italia, il che ha comportato un aggravio di spese per i numerosi trasferimenti di minori in altre strutture e Istituti del sud Italia". Nel primo semestre del 2004 sono transitati nei Centri di prima accoglienza 3.866 minori, confermando l’aumento degli ingressi nell’ultimo biennio. Di questi 873 ragazze e 2.993 ragazzi. 1.587 di nazionalità italiana (95,5% ragazzi e 4,5% ragazze) e 2.279 stranieri (64,8% ragazzi e 35,2% ragazze). (Gabriele Del Grande)

Padova: concluso il progetto "A scuola di libertà" per il 2004/2005

 

Giustizia.it, 12 agosto 2005

 

Estate: tempo di bilanci scolastici. A Padova si è concluso il progetto "A scuola di libertà. Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere", nato nell’ambito del programma sperimentale per la prevenzione della devianza rivolto a tutte le scuole medie superiori nel corso del 2004/05.

Il progetto è stato realizzato dalle associazioni Il granello di senape, Tangram e dalla rivista carceraria Ristretti Orizzonti, in collaborazione con la casa di reclusione Due palazzi e l’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Padova. Le diverse iniziative e attività organizzate nell’ambito del progetto hanno coinvolto circa 250 studenti facendo parlare il carcere con le scuole. Tra le attività: diversi incontri, la preparazione di un video, laboratori di scrittura giornalistica e una serie di iniziative, tra cui una partita di pallavolo, la realizzazione di un questionario sulla percezione del carcere all’esterno, la proiezione del film di Spike Lee La venticinquesima ora. Tutto ciò ha permesso a detenuti e studenti di mettere a confronto emozioni e punti di vista diversi, di affrontare temi quali la devianza sociale e il carcere, nonché di abbattere pregiudizi e stereotipi.

Pisa: Consiglieri regionali e Radicali in visita al carcere

 

Comunicato stampa, 12 agosto 2005

 

Si svolgerà martedì 16 agosto a partire dalle ore 10 la visita ispettiva del consigliere regionale Piero Pizzi (Forza Italia) presso il carcere Don Bosco di Pisa. Al suo seguito anche Marco Cecchi, presidente dell’associazione radicale LiberaPisa, e Luca Cavallini, vice coordinatore regionale di Forza Italia Giovani. Spiega Piero Pizzi: "La visita nelle carceri è uno strumento importante in mano ai consiglieri regionali per verificare le condizioni di vita delle persone che vivono e lavorano all’interno di queste strutture. Abbiamo scelto non a caso il mese di agosto, perché l’attenzione dell’opinione pubblica è completamente rivolta ad altro, proprio quando le condizioni di vita carceraria diventano più difficili.

Il nostro non è quindi solo un atto di solidarietà umana verso persone che soffrono, ma anche un preciso segnale di attenzione politica per le problematiche connesse al mondo carcerario. Fra l’altro il carcere pisano è anche una struttura sanitaria di rilievo a livello nazionale e quindi la visita sarà l’occasione, insieme agli operatori sanitari, per fare il punto sulle prospettive e le problematiche presenti in materia." Aggiunge Marco Cecchi: "Proprio due anni e mezzo fa, quando in Italia si discuteva di un gesto di clemenza per i detenuti, visitammo con Piero Pizzi e Luca Cavallini il carcere Don Bosco, raccogliendo speranze, frustrazioni, ansia per un provvedimento che poi in realtà non è mai arrivato. Infatti come spiegato anche dal Ministero di Grazia e Giustizia nella relazione per l’anno giudiziario 2005, a distanza di un anno dall’ entrata in vigore della legge 207/2003, anche detta "indultino", gli usciti dagli istituti penitenziari in seguito alla sospensione condizionata della pena sono stati poco più di 5.900 unità (su un totale di 56.000). Lasciando quindi senza soluzione il problema del sovraffollamento e quello del diritto dei detenuti a scontare la propria pena con modalità dettate dalla Costituzione e dalla legge ordinaria".

Benevento: il direttore riguardo alla morte del detenuto Osvaldo

 

Liberato Guerriero, direttore della C.C. di Benevento

 

La morte del detenuto Osvaldo, di anni 71, è avvenuta nel primo pomeriggio del 24 giugno scorso. Era in camera insieme al figlio. Si era addormentato, come da abitudine, dopo pranzo; intorno alle 17.00 suo figlio cercò di svegliarlo e notò che il padre non rispondeva.

Immediatamente gli furono prestati i primi soccorsi: oltre al medico e all’agente intervennero altri detenuti per cercare di rianimarlo, ma invano. Il servizio 118 constatò il decesso, attribuito ad arresto cardio-circolatorio.

Questa la cruda cronaca di quanto avvenuto. Negli operatori tutti del carcere di Benevento è rimasta una grande amarezza. Erano molti anni che da noi non accadevano fatti simili: personalmente -dirigo l’Istituto dal 1998 - sono alla prima esperienza.

Dispiace però che una vicenda tanto triste quanto naturale debba acquisire contorni privi di ogni fondamento: come detto le inchieste in corso potranno stabilire se ci sono responsabilità o meno, ma in nessun caso si potrà parlare di suicidio. È giusto ristabilire questa elementare verità sia per rispetto del defunto che degli operatori penitenziari coinvolti. Non è infatti la stessa cosa: un suicidio lascia tanti dubbi e angosce, soprattutto in chi fa questo mestiere ben sapendo di avere in carico uomini e donne e non... carte o fascicoli! Cerchiamo di non fare confusione! Grazie

Droghe: torna Soggiu, organizza Conferenza nazionale Palermo

 

Redattore Sociale, 12 agosto 2005

 

Sarà l’ex prefetto e generale della Finanza Pietro Soggiu ad occuparsi della quarta Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze, in programma a Palermo dal 5 al 7 dicembre.

Dunque, a circa due mesi dal conferimento della delega per ciò che concerne la lotta alle tossicodipendenze, il Ministro Giovanardi ha conferito l’incarico a quello che è stato già Commissario straordinario del Governo per la lotta alla droga fino a poco più di un anno fa.

Diverse le vicende che si sono succedute dal momento in cui si trovava a rivestire tale carica. Dapprima la nomina del primo direttore del Dnpa (Dipartimento nazionale politiche antidroga), Nicola Carlesi. Poi le dimissioni dello stesso Carlesi e la fugace presenza del generale ex Sismi Antonio Ragusa. Ed ora, con una direzione ancora vacante, spetta proprio all’ex Commissario straordinario Pietro Soggiu occuparsi dell’evento più importante dell’anno: l’organizzazione della quarta Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze. Tornando, di fatto, ad essere momentaneamente il punto di riferimento per il Dipartimento.

Sull’appuntamento di dicembre fa sapere la sua anche Itaca Italia, che in una nota ribadisce di voler discutere al suo interno e con le altre organizzazioni facenti parte del cartello "Non incarcerate il nostro crescere" e della Consulta delle società scientifiche opportunità e modalità di partecipazione all’evento. Di certo, Itaca ribadisce di considerare pregiudiziali alcune condizioni: "Una Conferenza aperta alla partecipazione di tutti i soggetti interessati, senza alcuna condizione di selezione; una preparazione alla Conferenza che permetta l’ascolto e la partecipazione più ampia possibile; una revisione dei temi in discussione, ampliando il ventaglio dei temi finora previsti; una condizione alla discussione rappresentata dall’assenza di leggi (o stralci) in materia che fossero già approvate". "È infatti nostra convinzione – continua Itaca – che la conferenza serva a preparare i materiali su cui i legislatori possano lavorare. Non sarebbe né opportuno né corretto che si dovesse discutere su nuovi provvedimenti legislativi senza prendere in debito conto opinioni e prese di posizione di chi lavora nel campo".

Catania: dai ragazzi del carcere piante e ceramiche per la fiera

 

La Sicilia, 12 agosto 2005

 

Ancora un’attività sociale fuori dalla cinta muraria che li ospita per i detenuti dell’Istituto a custodia attenuata di Giarre. Infatti, dopo le positive esperienze maturate con la partecipazione nel maggio scorso all’operazione "Spiagge pulite" a Praiola e nella scorsa settimana con la visita a bordo della Goletta verde "Catholica" di Legambiente, ormeggiata per alcuni giorni nel porto turistico di Riposto, il magistrato di sorveglianza ha ora concesso un nuovo permesso ad alcuni "ragazzi" dell’Icatt, che consentirà loro di essere presenti alla decima edizione della rassegna denominata "Mostra Etna Territorio, che apre oggi i battenti a Randazzo.

Già nel 2004, l’Istituto a custodia attenuata - che sorge nella contrada Rovittazzo a Giarre - era stato presente alla manifestazione randazzese, registrando un’ottima ricaduta sia dal punto di vista dell’attività trattamentale nei confronti dei giovani detenuti (quasi tutti con alle spalle problematiche di tossicodipendenze), sia di quello dell’amministrazione penitenziaria ed in particolare della sensibilizzazione della collettività sulla validità del lavoro penitenziario. Due saranno gli stand destinati alle attività dell’Icatt, nei quali saranno esposti e messi in vendita i prodotti dell’attività florovivaistica e quelli della lavorazione della ceramica, attività svolte all’interno della stessa struttura penitenziaria. L’iniziativa a carattere sociale coinvolge i detenuti sia nell’allestimento degli stand che nella dimostrazione della manifattura della ceramica. Domenica 14 e lunedì di Ferragosto due dei "ragazzi" dell’Istituto daranno vita ad una dimostrazione sulla lavorazione artigianale dell’argilla e delle decorazioni della ceramica. Una parte del ricavato della vendita dei prodotti, sarà devoluto in favore della Croce rossa di Randazzo.

Catania: la Cgil contro il direttore sulla gestione del personale

 

La Sicilia, 12 agosto 2005

 

Un documento in cui si stigmatizzano "i problemi che, specie nella gestione del personale, investono la casa circondariale di contrada Noce, a Caltagirone", è stato diramato dal segretario regionale della Cgil Polizia penitenziaria, Rosario Di Prima, e indirizzato al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, al capo e al vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di Roma, alla direzione generale del personale, alla segretaria nazionale funzione pubblica del sindacato e al direttore del carcere calatino. Di Prima denuncia "la mancata applicazione delle più elementari regole di democrazia e trasparenza sia nella distribuzione dei turni di servizio, che nell’impiego del personale e nella gestione ordinaria dell’istituto penitenziario. Non possiamo continuare ad assistere - prosegue Di Prima - e a subire l’inefficienza di chi non ha la capacità di fare applicare le regole democratiche a suo tempo stabilite e non possiamo neanche assistere a situazioni caratterizzate da simpatia ed antipatia con il conseguente, iniquo trattamento del personale".

Il segretario regionale del sindacato punta l’indice, quindi, contro presunte disparità di trattamento degli agenti di polizia penitenziaria. Il sindacato - aggiunge Di Prima - non può rimanere inerte di fronte al malessere che serpeggia fra il personale e, in mancanza di adeguati interventi risolutivi da parte degli organismi superiori dell’amministrazione penitenziaria, ci riserviamo di proclamare lo stato di agitazione". Interpellato sull’argomento, il direttore della casa circondariale di Caltagirone di contrada Noce, Claudio Mazzeo, ha affidato a poche, ma chiare parole la propria replica: "Con l’attuazione del piano delle ferie - ha spiegato il dott. Mazzeo - il personale si è ridotto, ma il personale in malattia è diminuito. I servizi continuano ad essere garantiti nella loro interezza".

Quanto alle accuse che sono state mosse, nello specifico, dal segretario regionale della Cgil Polizia penitenziaria relativamente alla gestione e all’utilizzo del personale, il direttore del carcere calatino ricorda al sindacalista che "chiunque lamenti eventuali disparità di trattamento, può accedere agli atti e compiere ogni utile verifica".

Minori: a Firenze laboratori di educazione alla cittadinanza attiva

 

Redattore Sociale, 12 agosto 2005

 

Il progetto "Dietro le quinte" è rivolto a giovani e minori, inseriti a vario titolo in programmi educativi ed assistenziali, tramite occasioni di socializzazione e condivisione di eventi comunemente riconosciuti come rilevanti dagli adolescenti. "Twin apple" è rivolto ai giovani detenuti dell’Istituto Penale Minorile "G. Meucci". Il progetto prevede attività manuali propedeutiche al lavoro, condotte da volontari artigiani in pensione, un laboratorio musicale e un laboratorio di alfabetizzazione informatica. L’esperienza pluriennale, maturata dal servizio "Punto Giovani" attraverso i vari progetti sul reinserimento sociale di minori, ha evidenziato l’urgenza di predisporre percorsi di accoglienza e di sostegno successivi alla detenzione. Infatti, i risultati positivi ottenuti grazie all’attività dentro l’istituzione penitenziaria rischierebbero di essere vanificati senza la creazione di una rete esterna che preveda un percorso protetto di facilitazione del reinserimento sociale di quei giovani e giovanissimi che hanno appena concluso il periodo di reclusione. Per questo è nato il progetto "Prove all’aperto" un percorso pilota, in continuità con l’Officina Musicale del progetto "Twin Apple", dove si prevede la realizzazione di un laboratorio musicale presso un centro di aggregazione giovanile.

"Un’altra chance" è un progetto attivato all’interno della scuola media "Paolo Uccello", nel quartiere 5. Il progetto prevede due percorsi educativi paralleli durante l’anno scolastico. I primi due sono rivolti ad un gruppo di ragazzi: "Il reporter di quartiere"che consiste nella ricerca delle notizie dal quartiere e redazione di un giornale degli studenti, e "Caccia ai tesori africani" finalizzato alla ricerca, e alla riflessione sui grandi temi relativi al continente africano. L’altro progetto, individuale, è rivolto a studenti che presentano gravi difficoltà a livello scolastico. Per il doposcuola è stato adottato il metodo della peer education (educazione fra pari), dove molti tutor sono ragazzi fra i 15 e i 20 anni. Anche il progetto "Bande creative: un’esperienza di peer education" ha come finalità principale, attraverso attività che si svolgono in classe, l’educazione del giovane alla legalità e alla cittadinanza attiva contrastando l’insorgenza di comportamenti aggressivi. "Lo sguardo dei giovani" è un progetto che consiste nella realizzazione di un’indagine visiva-fotografica sulla città svolta dagli studenti di alcune scuole medie superiori. "Verso la scuola media... e oltre" è un progetto nato appositamente per aiutare gli alunni delle scuole elementari nel passaggio del percorso formativo alle scuole medie inferiori.

"I Care" è un progetto che si svolge nella scuola media "Don Milani" - la scuola di riferimento del quartiere - ed ha lo scopo di coinvolgere gli studenti e le rispettive famiglie in una serie di azioni volte alla rivalutazione dell’Istituto scolastico come luogo di istruzione, educazione, socializzazione confronto tra i cittadini. L’uso della bicicletta come mezzo più vantaggioso per recarsi a scuola ma anche per conoscere il proprio territorio è al centro del progetto "Bici scolastiche". Il progetto "ON Giovani" nasce per favorire lo sviluppo della propositività e della capacità progettuale degli adolescenti e dei giovani delle zone del territorio di via Aretina, Rovezzano, Coverciano e Bellariva. Tra le iniziative ricordiamo la nascita di gruppi nell’ambito del teatro, della musica e dello sport. Attraverso l’utilizzo di fondi comunitari vengono promosse iniziative per i giovani. Sono circa 350 i ragazzi che hanno potuto usufruire delle risorse del fondo sociale europeo per progetti che riguardano in particolare l’abbandono della scuola dell’obbligo, sostegno alle professioni fragili, l’orientamento formativo e lavorativo. Infine, nell’ambito dei progetti europei si prevedono scambi culturali con i giovani di paesi partner.

Palermo: allarme dei Ser.T.; il caldo favorisce l’overdose

 

La Sicilia, 12 agosto 2005

 

È sempre più emergenza droga in città. È di ieri la notizia che i carabinieri del nucleo radio mobile di Palermo hanno concluso un’operazione a Brancaccio con un altissimo numero di segnalati, in particolare giovani. Intanto dal Ser.T. gli esperti lanciano l’allarme. Il dottore Tommaso Dimarco, responsabile del distretto 11 mette sull’avviso soprattutto chi fa uso di eroina. "Con le alte temperature - ha detto il medico - le difese immunitarie si abbassano e contemporaneamente aumenta il rischio di overdose". Sull’escalation nel consumo di sostanze stupefacenti "leggere" come la marjiuana, Dimarco non ha dubbi: "Si tratta di una droga diffusissima fra i giovani e i giovanissimi. In dosi massicce può causare attacchi di panico e alterazione dei riflessi, effetti pericolosi quando si è alla guida. Discorso diverso per l’eroina, che, invece, ha di solito un effetto sedativo. Ci sono casi in cui un dosaggio eccessivo può portare a un blocco cardo-respiratorio. Infine l’eroina. Questa sostanza dà un senso di esaltazione e di onnipotenza. I rischi sono comunque altissimi. Si può andare incontro ad aritmie che possono rivelarsi anche letali".

Terni: sì è tenuta la terza edizione del "Corso sulla Nonviolenza"

 

Comunicato stampa, 12 agosto 2005

 

"La Nonviolenza arriva là dove nessuno sa andare". Alla luce del pensiero di Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento, si è tenuta presso la casa Circondariale di Terni la terza edizione del Corso sulla Nonviolenza, a cura del coordinamento nazionale di Perugia.

Personalità del movimento, politiche e della cultura, religiose, hanno tenuto lezioni su argomenti di grande interesse che hanno catalizzato l’attenzione ed offerto forti stimoli di riflessione ai 40 detenuti presenti. Il confronto dialettico è stato vivace e congruo. Il corso, avviato il 1 agosto, si è svolto in sette incontri per concludersi oggi 13 alla presenza del sindaco della città di Terni, On. Paolo Raffaelli, che consegnerà gli attestati di partecipazione ai detenuti.

L’intento dell’iniziativa rientra nella politica trattamentale di offrire, per quanto possibile, un ventaglio di opportunità (attraverso attività culturali, lavorative, ricreative, sportive), con un’azione educativa che tende a farsi mezzo dell’autopromozione della persona detenuta, attraverso l’autoconoscenza ed il diritto di modificare il proprio progetto di vita. In questa prospettiva si cerca di coinvolgere i detenuti, valorizzando e potenziando le attitudini e le capacità anche di confronto e di dialogo per stabilire corretti percorsi di comunicazione con gli operatori e con il mondo esterno, ma che aiutino anche i rapporti interpersonali all’interno dell’ambiente detentivo, privilegiando altresì l’evoluzione e l’ espressione della personalità dell’uomo. Grande collaborazione e condivisione deve infine riconoscersi al personale dell’area trattamentale ed a quello di Polizia penitenziaria che ha così consentito la migliore realizzazione del progetto.

 

Dr. Francesco Dell’Aira, direttore della Casa Circondariale Terni

Vicenza: la Compagnia della Fortezza in "Sing sing cabaret"

 

Giornale di Vicenza, 12 agosto 2005

 

Quasi vent’anni tra i detenuti. Quasi vent’anni a portare una parola diversa, nuova, all’interno di un carcere, ma non come operatore sociale. Nel penitenziario di massima sicurezza a Volterra Armando Punzo ha portato il teatro. Trasformando decine di reclusi in attori; e una prigione dura - se mai ce ne fossero di altro tipo - in un istituto a cui si guarda come a un modello straordinario. In Toscana, dove Punzo ha ottenuto la creazione di un coordinamento regionale per il teatro carcerario, ma anche in Italia. E fuori dai confini nazionali, che la fama della "Compagnia della Fortezza" ha velocemente valicato. Certo, le difficoltà non sono mancate e non mancano. Così come i successi: rappresentazioni dentro le mura della prigione sempre affollatissime, tournée molto seguite, premi, attenzione critica. Stasera alle 21.30 la "Compagnia della Fortezza" è di scena a Schio, all’ex asilo Rossi, dove apre ufficialmente il festival Azioni inClementi, con lo spettacolo "Sing Sing Cabaret". Abbiamo intervistato il regista e ideatore di questo straordinario esperimento umano e artistico.

 

Armando Punzo, una domanda ovvia. I carcerati vanno in tournée grazie a qualche permesso speciale? Quali tipologie di detenuti possono partecipare?

"Nessun permesso speciale. L’articolo 21 delle norme carcerarie concede l’uscita dal penitenziario per ragioni di lavoro: i "nostri" detenuti sono assunti come attori. Quando siamo in tournée, lavorano e la sera vanno a dormire nel carcere locale di riferimento. Non si tratta di un premio, quindi. E poi, sono persone che vanno in permesso già da tempo: in molti casi già in fine pena, o comunque con oltre un terzo della pena scontata".

 

Quasi 18 anni dalla nascita della "Compagnia della Fortezza": tracciamo un bilancio.

"Beh, credo che questo quasi ventennio corrisponda a 50 anni di una vita normale. Lo confesso: neppure io avevo immaginato la complessità di questo lavoro all’inizio, né quanto quest’esperienza sarebbe cresciuta. Oggi, nel carcere abbiamo creato una sorta di teatro stabile, dove lavoriamo tutto l’anno, ogni giorno. E se all’inizio quello di Volterra era un carcere chiuso, oggi è un istituto pilota a livello europeo".

 

Una scelta non facile, immagino. Perché l’ha fatta?

"Per ragioni legate al teatro, non altro. Molto semplicemente, non mi interessava il teatro come veniva fatto "fuori". Erano gli anni ‘80, e io cercavo altro: non mi piaceva il meccanismo produttivo. E non solo del teatro di tradizione: non era diverso per la cosiddetta avanguardia. Sentivo il bisogno di confrontarmi con persone che avessero tempo e voglia di dedicarsi a un linguaggio e a un’esperienza straordinari".

 

E in un ambiente a margine della società come il carcere, cosa significa fare teatro?

"Io appartengo al teatro del ‘900, che ha pensato spesso il teatro fuori dagli spazi canonici. Un teatro fatto fuori sala, magari con gli operai, come Brecht. In contesti diversi. Ed è questa la mia sfida. Per me il teatro è uno spazio sacro, liturgico. Non di intrattenimento. Deve essere il luogo di una forte, assoluta, esperienza personale. Ha ragione Genet: il teatro dovrebbe essere fatto dentro un cimitero. E non è una provocazione blasfema, ma la rivendicazione di una sacralità dello spazio teatrale. Che deve essere un luogo "altro". Entrare in un carcere, con tutta la difficoltà, i controlli, l’ambiente… beh, c’è una tensione unica. E sarebbe interessante se questa tensione ci fosse sempre, a teatro, anche fuori dal carcere. Il contrario della mondanità, dell’abitudine, del pubblico degli abbonati".

 

Negli anni avete messo in scena Shakespeare, Genet, Ariosto, Handke, Brecht, Pasolini. Autori diversi.

"Cerchiamo e troviamo strade che siano nostre: trasformiamo i testi, ce ne appropriamo con una profonda ricostruzione. Adattandoli molto anche agli attori, e al tipo di lavoro che faccio con loro nell’arco dei mesi. Il risultato? È come se fosse teatro, senza essere teatro. Una qualità che io cerco anche nelle performance: gli attori-detenuti sembrano se stessi. "Sembrano", non "sono". L’effetto che cerco è quella di una immediatezza che spesso a teatro, nel teatro "normale", non si trova. Così abbiamo messo in scena, ad esempio, "I negri" di Genet: con gli attori che sembrano se stessi, con naturalezza. Che sul palcoscenico portano dei ruoli, magari di criminali: non se stessi".

 

Portare in scena "L’opera da tre soldi" di Brecht, che si trova anche in "Sing Sing Cabaret", sembra quasi una provocazione: mostra come la borghesia si figura il "delinquente", attraverso un procedimento di rimozione e allontanamento.

"È uno dei testi che abbiamo letto per primi: ma all’inizio l’abbiamo tenuto da parte, perché non c’era abbastanza distanza. Dopo anni, era giunto il momento: lavorando sull’ironia e sulle maschere, innestando altri autori e altri temi, perché non mi interessava avere criminali che mettessero in scena se stessi. D’ altronde, il nostro teatro-carcere è un luogo in cui vedi tutte le contraddizioni del mondo, tutti i fallimenti della società. Ed è uno spazio che impone una riflessione. Da parte di chi lo abita, verso se stesso: e verso la società che vive in quell’altro mondo, al di fuori".

Vicenza: detenuti e volontari sul cammino di Santa Chiara

 

L’Arena di Verona, 12 agosto 2005

 

In marcia per riflettere, per guardarsi dentro, per capire se si vuol dare una svolta alla propria vita. Con questo spirito è stata organizzata dalla Gioventù francescana con i Frati minori del triveneto l’iniziativa "Chiara, una stella nella notte", svoltasi ieri notte che ha coinvolto anche alcuni detenuti del carcere di Montorio.

Cinque persone, quattro italiani e uno straniero, che fra Beppe Prioli, responsabile della Fraternità, volontariato per il carcere, ha voluto con sé nella marcia notturna di 25 chilometri tra Cagnano, in provincia di Vicenza, e Montagnana, nel Padovano, dove il gruppo composto da circa 150 tra giovani e volontari, è approdato stamane all’alba al monastero delle Clarisse, che aprono per un giorno il convento agli ospiti. Poi il gruppo farà ritorno a Verona, a San Bernardino, da dove i detenuti saranno riaccompagnati a Montorio.

"Questo cammino notturno con i detenuti e i giovani francescani in occasione della festa di Santa Chiara d’Assisi ha soprattutto un significato simbolico", spiega Frà Beppe, da quarant’anni impegnato nel volontariato per il carcere. "Vi partecipano volontari, giovani e detenuti delle carceri in rappresentanza di tutti gli altri carcerati, per avere l’occasione di un confronto con se stessi e con gli altri. Questa marcia significa camminare con fatica, sia pur concedendosi delle soste, intervallando momenti di dialogo a preghiere, per riflettere sulle proprie scelte, positive e negative. I detenuti hanno portato il messaggio dei loro compagni, i volontari porteranno quello del loro impegno". La marcia ha come punto d’arrivo il monastero delle Clarisse di Montagnana. "Non è stata una scelta casuale", precisa fra Beppe. "A queste suore ho affidato le carceri del Veneto. Loro ogni giorno pregano per i detenuti e per le loro famiglie. Per questo abbiamo voluto far capo a loro, per un incontro tra volontari, detenuti e suore di clausura. Un dialogo eccezionale per una notte straordinaria. Anche questo è un modo per affrontare il problema della vita in carcere e dopo il carcere".

Venezuela: durante rivolta in carcere morti nove detenuti

 

Adnkronos, 12 agosto 2005

 

Almeno nove detenuti sono morti ed altri 13 sono rimasti feriti durante una rivolta scoppiata in un carcere nella parte occidentale del Venezuela. Lo riferiscono i media locali, precisando che le violenze sono esplose la scorsa notte nella struttura detentiva di La Pica, nello stato di Monagas, tra bande rivali per il controllo della droga. Le autorità sono poi riuscite a ripristinare l’ordine.

Corea del Nord: amnistia nel 60esimo della liberazione

 

Reuters, 12 agosto 2005

 

Il regime nordcoreano, più volte criticato per gravi inadempienze sul fronte del rispetto dei diritti umani, si appresta a concedere "un’ampia amnistia" in occasione del sessantesimo anniversario della fine dell’occupazione giapponese della penisola coreana. Stando a quanto riferito dall’agenzia ufficiale Kcna, il provvedimento scatterà il primo settembre, ma la fonte non ha precisato quali reati saranno inclusi e quanti detenuti ne beneficeranno. Sarà la prima amnistia concessa dal regime di Pyongyang da aprile del 2003, ha sottolineato il ministero sudcoreano per l’Unificazione. Nel decreto approvato dal Parlamento nordcoreano si fa riferimento alla resa del Giappone del 15 agosto del 1945, alla fine dell’occupazione e al sessantesimo anniversario della fondazione del Partito operaio del Nord.

Svezia: istituito un premio per la ricerca criminologica

 

Associated Press, 12 agosto 2005

 

Il Ministero della Giustizia svedese ha istituito un premio internazionale per la ricerca criminologica, che ha come obbiettivo la promozione di politiche più efficaci e umane nella prevenzione e punizione dei reati: lo ha annunciato il guardasigilli svedese, Thomas Bodstrom.

"Crediamo che troppo spesso vengano prese delle decisioni sulle regole e sulle procedure in seguito ad una specifica tragedia", ha spiegato Bodstrom menzionando gli attacchi dell’11 settembre del 2001 e le stragi di Madrid del 2003. Il premio verrà assegnato annualmente a partire dal prossimo mese di giugno: al vincitore andranno anche un milione di corone svedesi (107mila euro).

 

 

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