Rassegna stampa 19 novembre

 

Camera: visite nelle carceri, limitazioni per gli enti locali

 

Asca, 19 novembre 2004

 

Ampio confronto il Commissione Giustizia sulla proposta, formulata con un emendamento dal diessino Francesco Carboni, per coinvolgere gli enti territoriali nel funzionamento delle carceri - viste le competenze riconosciute agli stessi in materia di sanità, edilizia e formazione professionale - prevedendo che i garanti istituiti da provincia e comune possano accedere all’istituto penitenziario previa comunicazione al magistrato di sorveglianza.

Carboni aveva così rivisto - su sollecitazione del sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino - la sua originaria proposta diretta a favorire l’accesso dei garanti senza alcuna preventiva autorizzazione. Ma in merito sono emerse valutazioni discordanti anche se ampiamente condivisa è la tesi di un maggiore coinvolgimento degli enti territoriali per ridurre i disagi dei detenuti.

Per Sergio Cola di AN questa possibilità di accesso senza autorizzazione deve essere riconosciuta solo al Sindaco e al Presidente della provincia in quanto democraticamente investiti di un potere di rappresentanza a livello territoriale.

Il Presidente della Commissione Gaetano Pecorella ha rilevato che la competenza legislativa in materia di sicurezza ed ordine pubblico è esclusivamente statale e, quindi, riconoscere potere di accesso senza autorizzazione nelle carceri a soggetti individuati da regioni o enti territoriali può presentare profili di illegittimità costituzionale. L’esame è stato rinviato per ulteriori approfondimenti.

Trento: l’apertura di un nuovo centro di Giustizia Minorile

 

Comunicato stampa Cgil-Fp Veneto, 19 novembre 2004

 

La scrivente O.S. regionale Veneto settore Penitenziario sente legittimo il bisogno di intervenire a sostegno di quanto già comunicatole dalla Segreteria Nazionale Penitenziari in merito all’istituzione di nuovi tre centri per la giustizia minorile con decreti che, già vistati dal Ministro, sarebbero ora al visto della Corte dei Conti.

Si avverte questa necessità perché il Triveneto, in particolare, risulta interessato direttamente da questo provvedimento in considerazione del fatto che uno dei predetti centri dovrebbe essere istituito nel Trentino. Questa decisione importante non può che lasciare costernati chi è a conoscenza della disastrata condizione operativa in cui versano i servizi del Triveneto.

Le SS.LL. sapranno certamente dell’assoluta inadeguatezza delle sedi logistiche in cui sono ubicati l’IPM ed il CPA di Treviso, così come saranno informate dell’anomalo e non meglio identificato CPA di Trieste, struttura che non appena supera il limite di due arrestati deve ricorrere ad altri CPA, quasi sempre individuati in quello disastrato e sotto-organico di Treviso.

Non si dubita inoltre che le SS.LL. saranno a conoscenza delle spaventose situazioni debitorie in cui versano le casse del Triveneto, con ditte che vantano crediti persino da esercizi finanziari precedenti a quello in corso, con i detenuti dell’IPM di Treviso che vengono gentilmente vestiti dalla Caritas, perché mancano perfino i soldi per mantenere i detenuti minori in condizioni dignitose e accettabili. Vogliamo parlare poi delle risme di carta che mancano, degli affitti dei locali destinati agli uffici che non si riescono a pagare? Delle spese per servizi di missione che non vengono coperte in mancanza di fondi?

Cosa dire poi delle risorse umane. Il personale di servizio sociale è numericamente inadeguato a fronteggiare le numerose segnalazioni che provengono costantemente dalle procure mentre quello amministrativo-contabile è un come un lumicino che si avvia lentamente ad esaurimento. L’emblema di tale situazione è l’IPM di Treviso dove l’amministrazione molto generosamente ha deciso di privarsi in poco tempo di due contabili su tre, lasciando l’unica unità in balia di processi lavorativi che richiederebbero il supporto e la supervisione di funzionari addetti al riscontro contabile che non esistono. Le SS.LL. conoscono questa aberrante situazione, così come sanno benissimo che la maggior parte dell’area amministrativa dei servizi sopravvive grazie ai lavoratori con contratto a tempo determinato.

Avranno poi certamente saputo che ormai il numero dei detenuti dell’IPM di Treviso ha superato, come presenze giornaliere, il numero di unità di polizia penitenziaria a disposizione della struttura penale, il che la dice lunga sulle garanzie sicuritarie a disposizione della direzione se consideriamo che quelle unità vengono suddivise in turni e svolgono continue traduzioni per tutto il triveneto.

Avendo ben presente tutto questo, che comunque non è affatto esaustivo della drammatica condizione in cui versano i servizi del Triveneto, Sig. Ministro e Sig. Capo Dipartimento siete stati mai sfiorati dal benché minimo dubbio circa l’opportunità di aprire un centro giustizia minorile nel quadro sopra delineato?

Vi ha mai sfiorato l’idea che un lavoratore già quotidianamente provato dall’arte di arrangiarsi debba accettare passivamente, senza neanche provare un minimo d’indignazione, l’idea che il Ministero stia del tutto ignorando la sua precaria situazione investendo risorse in una regione con un esiguo numero di arrestati per i quali, tra l’altro, non viene quasi mai applicata la custodia cautelare? Fateci sperare che, a mente fredda, almeno Lei, Sig. Capo Dipartimento, abbia avuto un sussulto, un moto di indignazione verso un provvedimento che suona come una vera e propria beffa agli occhi di tutti i lavoratori del Triveneto.

E che almeno lo sappia anche la Caritas, compresi i minori detenuti, che l’Amministrazione invece di garantire i diritti civili ai giovani reclusi dotandoli di vestiario, ha deciso di aprire un centro giustizia minorile di cui non si avvertiva proprio alcun bisogno.

Qualcuno, Sig.Ministro e Sig. Capo Dipartimento, glielo dovrà pur spiegare a quei ragazzi. Perché sono loro la vera ragione dell’esistenza e della funzionalità della Giustizia Minorile, non i posti di comando da moltiplicare per dare un contentino a chicchessia.

Distinti saluti.

 

Il coordinatore Regionale Veneto Settore Penitenziario Gianpietro Pegoraro

Lombardia: nelle carceri vediamo un disastro annunciato…

 

Comunicato stampa Cgil Lombardia, 19 novembre 2004

 

Conferenza stampa e manifestazione Cgil e associazioni per il 22 novembre davanti alle carceri. Un’iniziativa di denuncia, di sollecitazione e proposta. Il giorno 22 novembre alle 11.30 davanti alle carceri lombarde.

Cgil; Caritas Ambrosiana; Sesta Opera San Fedele; Arci; Gruppo Abele; Lila; Associazione Saman; Antigone; Arcigay; Conferenza Volontariato Giustizia della Lombardia; Uisp; Emergency; Associazioni di Volontariato; Operatori Del Settore; Forze politiche e istituzionali del centro sinistra lanceranno un appello denuncia sulle condizioni di vita all’interno delle carceri e una serie di proposte al fine di garantire il rispetto dei diritti alle persone detenute all’interno delle strutture penitenziali. Si vuole evidenziare come si stia assistendo ad un progressivo aumento dei meccanismi di esclusione sociale che colpiscono prevalentemente le persone che vivono in condizione di disagio sociale. Immigrati, tossicodipendenti e, anche se in misura minore, persone che vivono in condizioni sociali di emarginazione (senza dimora, disagiati psichici, etc..) sono i soggetti che in maggioranza affollano le carceri lombarde e italiane. Nel corso delle conferenze stampa programmate davanti agli istituti di pena, come firmatari dell’appello, lanciamo alcune proposte tese a garantire:

condizioni di vita dignitose a chi vive nel carcere;

l’affermazione del diritto alla salute in carcere;

l’introduzione della figura del Garante dei diritti;

il superamento dell’attuali carenze di personale sociale e educativo;

una più puntuale informazione sulla realtà penitenziale;

il rispetto del dettato costituzionale in materia di pena reclusiva e di diritti dei cittadini, anche se reclusi.

Sono pertanto convocate le seguenti conferenze stampa nella giornata di: lunedì 22 novembre alle ore 11.30 presso: casa circondariale: San Vittore - Milano saranno presenti: Susanna Camusso Segr. Gen. Cgil Lombardia Luca Massari Caritas Ambrosiana Sergio Segio Resp. Gruppo Abele Milano Francesca Corso Assessore Provincia di Milano Corrado Mandreoli Resp. Politiche Sociali Cgil Milano Antonio Pizzinato Deputato DS Flavio Mongelli Arci Lombardia Marco Cipriano Consigliere Regionale DS Licia Roselli Direttrice Agesol Barbara Campagna educatrice San Vittore Anna Muschitiello Segreteria nazionale Casg Adriano Sgrò Segr. Fp Cgil Milano Achille Saletti Presidente Saman Maurizio Baruffi Cons. Verdi Comune Milano Teresa Michiara Sesta Opera San Fedele Andrea Fanzago Capo Gruppo Margherita, Comune Milano casa circondariale: Busto Arsizio saranno presenti: Giuseppe Vanacore Segr. Cgil Lombardia Giovanni Martina Consigliere Regionale Prc Gian Marco Martignoni Segr. Cgil Varese Paolo Cassani Presidente Uisp Varese casa circondariale: Monza saranno presenti: Angelo Bonsignori Segr.Gen. Cgil Brianza Emanuela Baio Dossi Senatrice Margherita Gianni Confalonieri Consigliere Prc Regione Lombardia Danilo Villa Resp. Politiche Sociali Cgil Brianza Giuseppe Loris Manconi Senatore DS Vittorio Pozzati Consigliere DS Provincia Milano Gabriella Rossi Amministratore Pubblico Gabriella Corti Pres. Associazione "Carcere Aperto" Marco Viganò Segr.Gen. Cisl Brianza Sergio Venezia Ufficio Politiche Sociali Cisl Brianza casa circondariale: Pavia saranno presenti: GianMario Santini Segr. Gen. Cgil Pavia Andrea Albergati Sindaco di Pavia Piera Capitelli Deputato DS Pinuccia Balzamo Cooperativa "Pieracanta" Franco Vanzati Segr. Cgil Pavia casa circondariale: Como saranno presenti: Amleto Luraghi Segr. Gen. Cgil Como Francesco Vazzana Uff. Politiche Sociali Cgil Como Cecco Bellosi Coord. Comunità "Il Gabbiano" Fabio Moltrasio Consigliere Ulivo Provincia Como Bruno Vegro Presidente Lila Como Massimo Patrignani Consigliere PRC Provincia Como Seguiranno iniziative analoghe nei prossimi giorni in altre città della Lombardia.

Don Ricca: "Il primo obiettivo del carcere è la rieducazione"

 

L’Unione Sarda, 19 novembre 2004

 

"Non voglio parlare del caso di Novi Ligure". Lo dice don Domenico Ricca tutore di Erica e Omar nonché cappellano del carcere minorile Ferrante Aporti di Torino. Però ogni sua parola nasconde un delicato accenno al caso che ha scosso l’Italia il 21 febbraio di tre anni fa. Il teatro dei Salesiani di Selargius è stracolmo. Tutti ascoltano l’intervento di don Domenico.

Aspettano una parola su quei due giovani di Novi Ligure che sono diventati l’emblema del disagio dei giovani. Tema del convegno nazionale organizzato dal centro salesiano di Selargius. Ma il loro tutore preferisce parlare d’altro. Della carcerazione minorile, del possibile reinserimento di questi giovani nella vita quotidiana "nonostante alcuni casi emblematici abbiano dato adito al sospetto nei loro confronti". In poche parole i minorenni carcerati non sono tutti come Erica e Omar.

Per il sacerdote questi sono episodi isolati che non possono "farci dimenticare che il primo obiettivo della carcerazione è la rieducazione come dicono le leggi sulle pene detentive". Il sacerdote salesiano preferisce snocciolare i dati sul calo del numero delle carcerazioni di minorenni dal 2000 al 2003.

Da un totale di 1886 si è scesi a 1581, questo dato positivo per certi versi non lo è per altri. "Si è verificato un divario tra ciò che rilevano le indagini statistiche", spiega don Ricca, "e la percezione diffusa dell’opinione pubblica influenzata dai recenti fatti di sangue con protagonisti dei giovani". Il recupero di questi giovani è lungo e faticoso. E paradossalmente la breve carcerazione non aiuta. La pena detentiva lunga, in certi casi, rimane l’unico strumento per la rieducazione.

"O meglio", continua il salesiano, "per prenderci cura di questi ragazzi. Infatti quello che manca alla base è la figura di un adulto che li segua e li aiuti nel loro percorso di rinascita. Se in famiglia non si dialoga più il carcere è l’unico posto dove questi ragazzi possono trovare un conforto. Il nostro compito è di aiutare anche le famiglie nel rapporto con i loro figli". Una delle cause principali del disagio giovanile è la perdita di valori o meglio l’eccessiva valorizzazione dei beni materiali. Questo cambiamento è rimarcato anche dalla mutata natura dei reati.

"È cambiata anche la criminalità minorile. Ci sono più giovani affetti da problemi psicopatologici e psichiatrici, si verifica maggiormente la commissione di reati di gruppo, è in crescita il consumo di alcool e droghe. Nell’affrontare questa nuova realtà dobbiamo tener conto anche della presenza nelle carceri di giovani stranieri e quindi di altre culture. Il reinserimento deve interessare tre mondi: la vita, la formazione e la cognizione".

Emilia Romagna: consiglieri regionali, ispezioni in 5 carceri

 

Il Domani, 19 novembre 2004

 

Sono soprattutto cinque le carceri dell’Emilia - Romagna additate dai consiglieri regionali Daniela Guerra (Verdi), Rocco Giacomino (Pdci) e Leonardo Masella (Prc), che hanno annunciato un giro di visite ispettive per controllare tra l’altro le condizioni di sovraffollamento e di preparazione dei pasti. Per queste carceri (Ravenna, Rimini, Opg di Reggio Emilia, Parma e Piacenza) le visite sono annunciate già dalla prossima settimana: sotto la lente i reparti di massima sicurezza, cucina, infermeria, transito e le sezioni immigrati.

I tre consiglieri hanno risposto preparando una risoluzione a un appello lanciato dalla sezione Emilia - Romagna dell’Associazione Papillon - Rebibbia, che ha diffuso la lettera aperta con cui è cominciata il 18 ottobre scorso la "protesta pacifica in 90-100 carceri, coinvolte a staffetta, dei 205 totali, che ospitano 57000 detenuti in stato di sovraffollamento", ha precisato Valerio Guizzardi dell’associazione.

"Sono circa 5000 - ha aggiunto - i detenuti dei 13 istituti di pena della Regione", dove però sembra si vivano condizioni migliori che in altre parti d’Italia, soprattutto per l’applicazione penale esterna al carcere secondo la legge Gozzini: "In Emilia, e in particolare a Bologna - ha detto Guizzardi - c’è una magistratura di sorveglianza molto sensibile".

"Totale adesione" all’iniziativa è stata espressa anche dall’assessore regionale alle politiche sociali, Gianluca Borghi. In ogni modo, quei reparti carcerari restano sotto accusa, insieme "alle attività di recupero e formazione", ha detto la consigliera Guerra. "In Italia siamo passati da Cesare Beccarla a Roberto Castelli", ha detto Giacomino per stigmatizzare "una deriva figlia di una cultura politica che vuole tolleranza zero per i deboli e gli immigrati, ma impunità per i potenti, a cominciare da Berlusconi".

Giacomino ha sottolineato anche "la condizione disagiata degli agenti di custodia, costretti a turni massacranti". Una "totale solidarietà alla lotta dei detenuti" è arrivata da Masella, capogruppo del Prc: "Una mobilitazione che si tiene nel silenzio della politica italiana. La politica non si occupa dei detenuti perché non portano voti, ma per noi sarà argomento di campagna elettorale, perché questa situazione produce la cancellazione assoluta della possibilità di recupero sancita dalla Costituzione".

Napoli: Pisanu, per giovani futuro qui e non altrove…

 

Ansa, 19 novembre 2004

 

Un futuro per i giovani a Napoli, "a Napoli e non altrove". Ad auspicarlo è stato il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, rispondendo al Senato ad alcune interrogazioni sulla criminalità a Napoli. Una posizione che appare in contrasto con quella del presidente della circoscrizione di Scampia, Raffaele Varriale, che il 10 novembre disse "i giovani devono andare al Nord, per lavorare e formarsi. Qui rischiano solo di finire nelle grinfie della criminalità".

"Se davvero teniamo al futuro della città - ha detto Pisanu al Senato - se davvero vogliamo che per i suoi giovani ci sia, a Napoli, a Napoli e non altrove, un futuro diverso, migliore, senza droga e senza violenza, allora dobbiamo avere il coraggio di dirci le cose con franchezza, anche a costo di essere crudi".

"Personalmente non ho difficoltà a farlo - ha proseguito il ministro - ben sapendo che il medico pietoso rende la piaga purulenta. E ripeto dunque qui in Parlamento, dopo averlo detto venerdì scorso di fronte al Sindaco ed al Presidente della Regione, che a Napoli tra le piaghe da sanare vi è l’assuefazione all’illegalità diffusa; vi è la rassegnazione al peggio; vi è la scarsa propensione di molti cittadini a solidarizzare e a collaborare con le Forze dell’Ordine".

E Pisanu ha concluso dicendo: "penso che tutte le istituzioni centrali e periferiche, tutti i gruppi dirigenti degni del proprio compito debbano lavorare a questo fine, per ricostruire una convivenza serena, per riaccendere la speranza civile della città".

Treviso: un convegno su adolescenza e detenzione…

 

Redattore Sociale, 19 novembre 2004

 

Qual è la situazione delle carceri per adolescenti in Italia e, in particolare, nel Triveneto e a Treviso, dove si incrociano lingue, culture e storie tanto diverse fra loro, in spazi spesso angusti e inadatti? Sarà questa una delle domande al centro del convegno regionale degli Sportelli giustizia del Veneto, dal titolo "Adolescenza e detenzione. Percorsi possibili tra reclusione e reinserimento" che si terrà venerdì 26 novembre, dalle 15, a Casa Toniolo a Treviso.

I promotori, i Centri di Servizio per il volontariato della provincia di Treviso e di Rovigo e il Centro francescano di ascolto, propongono ad operatori, insegnanti, volontari, e a tutti coloro interessati al tema del reinserimento sociale degli adolescenti in carcere, una riflessione sugli ostacoli che impediscono la rieducazione dei minori detenuti, anche in considerazione del fatto che il 48% della popolazione carceraria adulta ha trascorso un periodo di reclusione prima dei 18 anni.

Sarà Alfonso Paggiarino, Direttore dell’Istituto penale minorile di Treviso a introdurre l’argomento, con una relazione su "Il ruolo del volontariato secondo l’esperienza dell’Ipm di Treviso".

Interverranno poi Rosario Priore, Capo Dipartimento Giustizia Minorile su "La situazione della giustizia minorile in Italia"; Maria Rosa Dominici, psicoterapeuta su "Gli effetti psicologici della detenzione sui minori"; Gaetano Greco, cappellano del Carcere minorile di Casal del Marmo, su "Il reinserimento sociale dei minori". Concluderà i lavori Livio Ferrari, Presidente della Conferenza nazionale Volontariato Giustizia con "Un nuovo manifesto della giustizia minorile". Coordinerà Laura Simeoni, giornalista de Il Gazzettino.

"Con questo convegno - afferma Livio Ferrari - desideriamo promuovere un’attenzione diversa di fronte alla violenza minorile, che vada oltre i gravi fatti di cronaca che possono darne un’immagine distorta. Se il carcere non risponde pienamente alle esigenze di rieducazione, devono essere valorizzate altre strade che favoriscano il recupero e la restituzione del danno e il momento della pena deve essere il meno lungo possibile".

Latina: il consigliere di Castelli incontra il sindaco

 

Il Messaggero, 19 novembre 2004

 

Il carcere di Latina per avere una nuova sede dovrà essere inserito nell’elenco delle priorità stilato dalla commissione paritetica interministeriale. È questa in sintesi la conclusione del colloquio tra il consigliere regionale Fabrizio Cirilli e il consigliere del ministro di Grazia e Giustizia Giuseppe Magni che questa mattina sarà al Comune di Latina per un incontro con il sindaco.

"Il consigliere Magni - dice Cirilli - mi ha confermato, per quanto riguarda l’iter da seguire, che in questa fase non dobbiamo preoccuparci dei fondi ma di evidenziare agli organi competenti la situazione del carcere di Latina e la sua gravità.

Bisogna fare quadrato per far sì che il problema venga trattato in seno alla commissione interministeriale con l’obiettivo finale di far inserire la struttura nell’elenco delle priorità dal quale attualmente è escluso. Otterremo presto un sopralluogo del consigliere Magni nella struttura carceraria di via Aspromonte".

Brescia: un corso di aggiornamento per i volontari carcerari

 

Giornale di Brescia, 19 novembre 2004

 

"Babele o Gerusalemme - Una luce nel buio della colpa!". È questo il tema generale del corso di aggiornamento per volontari e operatori della pastorale nel carcere proposta dall’Associazione VolCa (Volontari del carcere) da ottobre a giugno all’istituto Comboni di viale Venezia. Dopo un primo incontro, tenutosi lo scorso 22 ottobre, il prossimo 23 novembre alle 20 inizierà il primo modulo dal titolo: "Aggiornare" che affronta la questione della presenza degli stranieri negli istituti di pena a Brescia che ha raggiunto ormai il 65%.

Sul tema interverrà mons. Lucio Cuneo, vicario episcopale per l’ecumenismo, per una panoramica sulle diversità religiose e culturali. I volontari che volessero partecipare al corso di aggiornamento potranno iscriversi presentandosi la prima sera di inizio del corso. Per informazioni è possibile rivolgersi all’Associazione VolCa allo 030.42322, e-mail: volca.bs@virgilio.it.

Avellino: Giuseppe Ferraro e la filosofia fuori le mura

 

Il Mattino, 19 novembre 2004

 

Oggi sarò al carcere di Bellizzi Irpino con Luigi Iandoli, per partecipare da lì alla Giornata Mondiale della Filosofia indetta dall’Unesco. Il carcere ha un immediato rimando simbolico per chi sa di filosofia, da Socrate a Derrida, finito anche lui in carcere a Praga. Andarci per un intervento è cosa strana e nuova solo per chi intende la filosofia come studio solitario della sua storia. La solitudine del filosofo è altra cosa, non un essere solo, ma una solitudine che partecipa del sentimento del mondo.

Per oggi sono annunciate manifestazioni in settanta Paesi, con conferenze ed incontri aperti a chiunque. L’obiettivo è lo stesso fissato dall’Unesco nel progetto del 1995 col titolo "Filosofia e democrazia nel mondo": portare la riflessione filosofica nei luoghi delle città, aprire dialoghi interculturali, rispondendo ad un bisogno sociale della filosofia che deve poter valere come il diritto di ognuno di interrogarsi sulla propria vita.

Il Festival di Modena e quello di Mantova, per cui ho curato gli incontri filosofici con i giovani, ne hanno evidenziato l’esigenza con il sorprendente successo di pubblico. C’è poi il proliferare di pratiche di consulenza, come quella sostenuta dal Comune di Firenze, ma più importanti sono i progetti di filosofia nelle scuole, dalle elementari agli istituti Superiori, per una disciplina di relazioni, e nemmeno va dimenticata la cultura della mediazione cresciuta in questi anni in ambito giudiziario. Sono iniziative che non possono essere lasciate alla spontaneità individuale. Bisognerà cominciare a pensare a scuole, a ordini, a strumenti e metodi per un bisogno e un diritto che non si può disattendere o rifiutare.

I luoghi di lavoro, le amministrazione, le imprese, le scuole, ovunque c’è collegialità è manifesto il bisogno di strumenti di relazione, di dialogo e regole di ascolto, perché non si parli di risorse umane come semplice disponibilità di lavoro, ma come esigenza di valori di sviluppo. Credo che in queste iniziative non ci sia solo il bisogno di raccontarsi, ma di "dare la parola" e dialogare, di fermare per un momento o, come dicono i filosofi, di "sospendere" la giostra del frenetico affaccendarsi quotidiano, per chiedersi che senso hanno i nostri affanni. I filosofi finora sono stati reclusi nelle accademie o resi nomadi nel mondo, per esilii scelti o subiti, ed è ora che siano impegnati in una pratica di quel sapere, che liberi dall’incartamento la sua storia per riportarla a quella "contemporaneità senza presente", come ancora diceva Derrida, per una pratica sociale di senso che ci accomuni nelle diverse espressioni di cultura e di memorie. Clinica e critica debbono poter ritrovare nuove forme di rapporto, perché la cura non sia solo della malattia, ma sia anche cura della salute o di ciò che intendiamo per tale. Per tutto questo occorre stabilire un nuovo rapporto tra "zone a rischio" e "zone salve" della città. Se la filosofia parla di questioni estreme, è sui luoghi estremi che bisogna portarla per sentire cosa ha da dire, del perché della vita o cosa è mai libertà o come restituire quel che si preso e appreso.

Tutte cose di cui si può sapere solo là dove la libertà manca o dove la vita è perduta o offesa. Sono anni che vado facendo questa pratica di una "filosofia fuori le mura", andando sui luoghi di confine della città. Le questioni estreme sono tali per chi le vive. Capire come imparare a vivere si può solo a confronto col non vivere. La filosofia non è quel che si dice "amore del sapere" ma il sapere dell’amore o, piuttosto, rimessa alla più autentica etimologia della parola greca, è "sapere del legame", "sapere dell’amicizia", che del legame è l’espressione più alta, perché nell’amicizia vera ci si sostiene e si dà sostanza alla propria vita civile e personale. Un sapere che non s’insegna, ma che s’impara, non riducibile a dottrina, perché va dentro il sapere stesso, nella sua sapienzialità.

Un sapere delle relazioni, per imparare ad essere indipendenti nel modo in cui si può intendere l’imparare a stare bene nella dipendenza. La legalità è legame, nasce dagli affetti, proprio là dove il desiderio si confonde col bisogno e scavalca il diritto. In queste momenti di "lamento della legalità", c’è bisogno di legami per ripararne l’offesa. I "fatti" sono "relazioni".

E le relazioni sono i sentimenti che si provano. Penso perciò ad Aree a Stanze o Postazioni Etiche di Quartiere, già attive in altre paesi, dove ci si parli, ci si confronti, dove chiunque, i ragazzi e non, possano ritrovare una parola che non hanno mai avuto ed entrare a colloquio con l’Istituzione che non hanno mai conosciuto o non hanno mai "creduto" che fosse dalla loro parte. Non è un problema di comunicazione e informazione. L’illegalità è l’espressione di "legami" distorti, camorristici, di una cultura che vive più vicina a noi di quanto non sia lontana negli spari delle tante Scampia. La regola è ricercare un nuovo rapporto tra legalità e legami, sapendo che non basta riformare, informare e comunicare, ma che occorre restituire la parola e dialogare.

Droghe: al via il ddl Fini, ma al Senato è subito scontro

 

Ansa, 19 novembre 2004

 

L’opposizione cerca subito di bloccare il ddl Fini sulla droga. Questa mattina, appena riunite le commissioni giustizia e Sanità del Senato ha subito chiesto la verifica del numero legale approfittando delle assenze nei banchi della maggioranza (erano le otto e trenta del mattina).

Il centrodestra è riuscito a trovare in extremis i senatori per garantire la validità della seduta, che è stata dedicata unicamente alle due relazioni dei relatori Francesco Tirelli (Lega Nord) e Flavio Tredese (Forza Italia). Ora l’ufficio di presidenza stabilirà il calendario delle prime audizioni: l’opposizione, anche in questo caso vuole frenare, e chiede che si aspetti la fine della sessione di bilancio.

L’opposizione non esclude di ricorrere all’arma dell’ostruzionismo: "Se la maggioranza vuole andare avanti come un treno - dice il senatore della Margherita Mario Cavallaro, primo firmatario del ddl alternativo presentato dal centrosinistra - allora sappia che sui 106 articoli della legge potremmo presentare anche cinquemila emendamenti".

An, che insieme alla Lega spinge per l’approvazione della nuova legge anti-droga in tempi rapidi, risponde con la minaccia di approvare il provvedimento direttamente in aula, senza che sia concluso l’esame in commissione. "Speriamo che l’opposizione si ravveda - dice il senatore di An Giovanni Collino - e che l’ostruzionismo pretestuoso di stamani col quale hanno cercato di impedire ai relatori di tenere le loro relazioni sia solo un incidente.

Comunque come maggioranza intendiamo andare avanti". "Sicuramente la sinistra non condividerà alcuni aspetti di questo provvedimento - ha aggiunto - ma speriamo che non si limiti all’ostruzionismo ma dia il suo contributo parlamentare a una legge attesa e necessaria".

"Le Commissioni Giustizia e Sanità di Palazzo Madama, in riunione congiunta, hanno discusso questa mattina il ddl Fini sulla droga liquidando ben 106 articoli in soli sette minuti. È semplicemente aberrante." racconta ai giornalisti, dopo la seduta di stamane, il senatore dei Verdi Fiorello Cortiana.

"La maggioranza - aggiunge al termine della seduta - continua ad utilizzare le solite tattiche da ‘Schumaker’ al solo scopo di farsi propaganda elettorale. Un provvedimento cosi complesso, che abbraccia una questione di grande natura sociale e civile come la tossicodipendenza, non può essere trattato in questo modo e con questi tempi". Oggi - aggiunge - "occorreva una discussione ampia e argomentata finalizzata alla ricerca di soluzioni utili, ma non è stato così.

Quello che avvenuto questa mattina in Commissione è l’ennesimo episodio di arroganza e di grave noncuranza per uno dei problemi più seri e più gravi del nostro paese che riguarda migliaia di giovani e le loro famiglie". Sulla stessa linea l’esponente della Margherita Mario Cavallaro che dopo la riunione dice ai giornalisti:"Ci troviamo a discutere un provvedimento che abbraccia una questione di fondamentale importanza sociale e civile e che deve, quindi, impegnare il Parlamento in una discussione il più possibile seria, approfondita e senza preclusioni ideologiche".

"Il dialogo tra maggioranza e opposizione è possibile - spiega Cavallaio - purché si dica no alla proposta Fini, un testo repressivo che punisce l’uso personale, in netto contrasto, tra l’altro, con il volere popolare espresso chiaramente con il voto referendario del ‘93. Se governo e maggioranza ipotizzano una criminalizzazione del consumo è impossibile qualsiasi dialogo. "A chi dice che, quello di Fini, non è un testo repressivo - incalza il senatore della Margherita - rispondo che questa affermazione contrasta con quanto sostenuto da illustri esponenti della maggioranza che non hanno presentato così la riforma voluta dal governo".

Ai due esponenti dell’opposizione risponde il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia e vicepresidente della consulta etico-religiosa del partito. "Si tratta di un provvedimento troppo necessario ed urgente, uno di quelli in grado di qualificare un’intera legislatura e dimostrare che sui valori la Cdl è realmente alternativa al Centrosinistra: il Parlamento deve approvarlo velocemente così com’è". "Se questo ddl piace a chi, come Muccioli, don Gelmini e don Benzi, ha fatto uscire dal tunnel della droga decine di migliaia di persone che vi erano drammaticamente entrate, e se non piace a chi, come il variegato fronte antiproibizionista, ha speso una vita per farcele entrare, - osserva infine Pedrizzi - vuol dire che va nella direzione giusta".

Droghe: ddl Fini, opposizioni minacciano 5.000 emendamenti

 

Ansa, 19 novembre 2004

 

Il giro di vite sull’uso dello spinello rischia di trasformarsi in un braccio di ferro tra maggioranza e opposizioni. Le commissioni Giustizia e Sanità del Senato hanno cominciato stamane, di buon mattino, l’esame del ddl Fini, ma è già nato uno scontro. I senatori del centrosinistra hanno tentato un blitz alle 8,30 in punto, mentre molti "avversari" erano ancora a fare colazione.

È stata chiesta all’improvviso la verifica del numero legale che ha avuto come principale effetto una precipitosa corsa di alcuni senatori del centrodestra dalla buvette in commissione. Anche se in extremis però la maggioranza è stata in grado di garantire il quorum. Poco dopo la Cdl ha spinto il piede sull’acceleratore tagliando corto sui tempi della discussione generale. La contromossa del centrosinistra è consistita nella minaccia della presentazione di oltre 5.000 emendamenti che avrebbero come effetto sicuro l’intasamento definitivo dell’iter della legge Fini in commissione.

Uno dei due relatori della riforma, il leghista Francesco Tirelli, ha subito messo le mani avanti ed ha assicurato al centrosinistra che il provvedimento andrà comunque in aula, come prevede del resto il regolamento del Senato.

A Palazzo Madama è già accaduto per molti altri provvedimenti voluti dal centrodestra: nell’impossibilità di concludere l’esame in commissione per via dell’ostruzionismo, il ddl viene consegnato all’assemblea senza relatore. Il contingentamento dei tempi provvede poi a portare il provvedimento in dirittura d’arrivo. Quanto al merito della legge i due poli fanno muro contro muro, anche se nella maggioranza appare evidente che ci sino falchi e colombe. I sostenitori più tenaci del ddl Fini sono An e Lega Nord. Più prudenti appaiono invece Fi e Udc.

Tra gli azzurri, in particolare, si segnalano Antonio Tomassini e Lucio Malan per i loro dubbi sull’efficacia della linea repressiva contro l’uso delle droghe leggere. Per il Verde Paolo Cento è significativo che proprio nel giorno dell’investitura di Gianfranco Fini alla Farnesina sia stato avviato l’esame del suo ddl sulla droga con un tour de force. Secondo l’esponente del Sole che ride il "proibizionismo" del centrodestra va controcorrente rispetto agli orientamenti degli altri Paesi europei. Mario Cavallaro (Margherita) si è detto indignato per l’arroganza con la quale la maggioranza intende affrontare l’esame del delicato provvedimento: "se il Governo ipotizza una criminalizzazione del consumo degli spinelli è impossibile qualsiasi dialogo".

Sul fronte opposto Riccardo Pedrizzi (An) parla di provvedimento necessario e urgente e ricorda che persone a lungo impegnate contro la droga come Muccioli, Don Gelmini e Don Benzi hanno salutato questa novità legislativa come fortemente positiva. Ancora per An Giovanni Collino ha accusato il centrosinistra di voler ricorrere ad un ostruzionismo pretestuoso, impedendo ai relatori di svolgere il loro lavoro: "andremo comunque avanti anche senza il contributo dei nostri avversari".

Droghe: Cento, Fini diventa ministro, ma ddl droga è pessimo

 

Ansa, 19 novembre 2004

 

"È significativo che proprio mentre Fini raggiunge l’obiettivo di diventare ministro degli Esteri, una sua pessima proposta di legge approda all’esame del Parlamento. La legge Fini sulla droga è infatti una proposta liberticida, che se approvata rischia di criminalizzare migliaia di cittadini solo per l’uso di qualche spinello e dei derivati della cannabis aumentando il sovraffollamento nelle carceri". Lo afferma in una dichiarazione il coordinatore dei Verdi Paolo Cento.

"Ora che è diventato ministro degli Esteri, Fini studi - aggiunge Cento - la legislazione applicata in molti paesi Europei, prenda atto degli effetti positivi delle sperimentazioni realizzate in Svizzera e in Olanda sulla riduzione del danno nelle politiche sulle droghe, ritiri di conseguenza una proposta di legge che vuole raccogliere qualche consenso elettorale in più sulla pelle di miglia di cittadini. Se insiste, ovviamente in Parlamento sarà opposizione dura e se necessario mobiliteremo le piazze per fermare questa legge proibizionista".

Spoleto: direttore dice "costruire nuovi istituti è una follia"

 

Vita, 19 novembre 2004

 

Il direttore del carcere di massima sicurezza di Spoleto boccia "un sistema che predica legalità e offre solo illegalità". Durissimo intervento di Ernesto Padovani direttore del carcere di massima sicurezza di Maiano - Spoleto che questa mattina è intervenuto al forum "Riconoscere per riconoscersi - dal carcere opportunità per le imprese e la società", organizzato all’interno del Futur Show di Milano.

Padovani ha puntato il dito contro "un carcere che viola le sue stesse regole". Una considerazione "che dovrebbe procurare disagio e imbarazzo" e invece "purtroppo il nostro mondo è un mondo di 60mila invisibili". Numeri che, secondo Padovani dovrebbero essere drasticamente ridimensionati. "Nei nostri istituti ci sono 20mila extracomunitari e 20mila tossicodipendenti, nel loro caso la reclusione è la sola risposta che la nostra società riesce a dare al disagio".

Ma il carcere è un flop anche dal punto di vista economico. Ancora Padovani: "Ogni detenuto costa 200 euro al giorno. Pensate cosa si potrebbe fare con queste risorse se fossero investite prima e non dopo il crimine". Per questo motivo, il direttore, che oggi ha presentato e assistito alla prima del film "Bohème al carcere di Maiano", realizzato dai detenuti sotto la regia di Portia Addabbo, boccia il Governo, "perché la nostra sfida è quella di svuotare le carceri, non ha senso proporre di costruirne di nuovi". Se così fosse sarebbe un’ammissione di sconfitta, "vi chiedo: vale più la libertà di un ladro o lo stereo di una persona per bene?".

"Nonnismo" reato militare, da 6 mesi a 5 anni di reclusione

 

Ansa, 19 novembre 2004

 

Nella legge di delega per la riforma dei codici e della giustizia militare il "nonnismo" diventa uno specifico reato che prevede una pena da 6 mesi a 5 anni di reclusione militare. Infatti, l’articolo 3 della legge delega, approvata in prima lettura dal Senato prevede come reato militare il fatto che un uomo in divisa "usi violenza o minaccia nei confronti di altro militare, valendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo di solidarietà, esistente o supposto, tra militari più anziani di servizio, stabilendo che lo stesso reato sia punito con la pena della reclusione militare da 6 mesi a 5 anni".

Questa norma trova un ulteriore rafforzamento perché sono stati ampliati i casi nei quali è ammessa l’avvio dell’azione penale su querela di parte, elemento rilevante e in molti casi decisivo per un’autentica repressione del fenomeno.

Usa: giornalista non rivela fonte, ora rischia la cella

 

Ansa, 19 novembre 2004

 

Un giornalista americano è stato ritenuto colpevole da un giudice federale del reato di oltraggio alla corte per aver rifiutato di rivelare l’identità di una fonte e rischia ora fino a sei mesi di carcere. Si tratta dell’ultimo caso in una serie di recenti episodi nei quali le corti federali negli Usa hanno scelto la linea dura nei confronti di giornalisti che si sono trincerati dietro il segreto professionale.

Ad essere giudicato colpevole è stato Jim Taricani, un reporter televisivo del Rhode Island, che non ha voluto rivelare da chi ha ricevuto una videocassetta relativa a immagini riprese da agenti dell’Fbi sotto copertura, nelle quali si vedeva un funzionario pubblico che riceveva una mazzetta. Il giudice federale Ernest Torres ha fissato per il 9 dicembre l’udienza nella quale deciderà la pena, aggiungendo che terrà conto del fatto che Taricani ha ricevuto un trapianto di cuore.

"Quando ho cominciato questo lavoro 30 anni fa - ha detto il giornalista - non avrei mai pensato che avrei rischiato il carcere semplicemente per aver fatto il mio lavoro". Vicende analoghe hanno interessato nelle ultime settimane alcuni giornalisti coinvolti nella vicenda del Cia-gate, l’inchiesta sulla fuga di notizie da parte di funzionari della Casa Bianca sull’identità di un agente sotto copertura della Cia.

Myanmar: giunta militare libera 4.000 detenuti ingiustamente

 

Osservatorio sulla legalità, 19 novembre 2004

 

I leader militari del Myanmar hanno deciso di rilasciare circa 4000 detenuti dicendo che sono stati imprigionati ingiustamente. Non si sa quanti di coloro che saranno liberati sono prigionieri politici, né è stato reso noto un calendario delle liberazioni. I media di Stato hanno dato l’annuncio delle liberazioni ieri, parlando di detenzioni "improprie" e di possibili irregolarità ed errori del National Intelligence Bureau.

L’ufficio è stato guidato dall’ex primo ministro Khin Nyunt, destituito il 19 ottobre con accuse di corruzione ed insubordinazione. Nel Paese infatti governa una giunta militare capeggiata da Than Shwe e l’ufficio, con i funzionari fedeli all’ex primo ministro, è stato abolito. In realtà Khin Nyunt era stato bloccato nella sua opera liberalizzatrice del Paese, con volontà di democratizzazione e dialogo con la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, ed anch’essa in regime di limitazione della libertà da più di un anno, dopo aver trascorso diversi periodi in carcere.

Amnesty International stima che siano stati imprigionati nel 2004 ben 1.350 persone per ragioni politiche, e molte di queste appartanenti alla Lega Nazionale per la Democrazia di Aung Sang Suu Kyi. Piccoli gruppi di detenuti erano stati rilasciati nel 2002 e 2003 su pressione della comunità internazionale, citando ragioni "umanitarie".

Perù: ergastolo incostituzionale, ma carceri sono inumane

 

Equilibri.net, 19 novembre 2004

 

In Perù la Corte Costituzionale peruviana ha stabilito come anticostituzionali il ricorso ai tribunali militari e le condanne all’ergastolo nei confronti dei civili. Tutti coloro che sono stati processati e condannati da tribunali militari e da "giudici senza volto" (le cui identità erano segrete) tra il 1992 e il 1997 saranno nuovamente sottoposti a processo ma da tribunali civili.

Secondo la nuova legislazione l’ergastolo è ridotto a trent’anni di reclusione e la possibilità di scarcerazione dopo trent’anni è soggetta a revisione. Nonostante queste misure restano troppi, diverse decine, i prigionieri di coscienza accusati di atti di terrorismo (giudicati dai soliti tribunali militari e da giudici senza volto) che restano in carceri di massima sicurezza: la commissione del Ministero della Giustizia che doveva occuparsi di riesaminare questi casi è stata inspiegabilmente sospesa e i nuovi processi dovranno confrontarsi con un contesto burocratico della giustizia troppo macchinoso e inefficiente, per colpa del quale questi detenuti rischiano seriamente di passare ancora troppi anni nelle carceri.

Le condizioni dei detenuti in queste prigioni speciali sono ritenute da più parti inumane, i contatti col mondo esterno - famiglie comprese - sono pressoché impossibili. La Commissione Interamericana per i Diritti Umani ha chiesto la chiusura della struttura carceraria di Challapalca, posta a 4.600 metri sul livello del mare, dove i detenuti sono costretti a soffrire il freddo più estremo.

Caltanissetta: "Papillon" chiede tettoia per parenti dei detenuti

 

La Sicilia, 19 novembre 2004

 

Alfredo Maffi, responsabile dell’associazione culturale "Papillon" per i diritti dei detenuti di Caltanissetta, si rivolge al direttore del carcere "Malaspina" Angelo Belfiore, per chiedere la installazione di una tettoia all’esterno della sala colloqui del carcere.

"Le famiglie dei detenuti - afferma Maffi - soprattutto quelli che vengono da Palermo, Catania e Gela per incontrare i propri familiari, sono costrette ad aspettare sotto la pioggia e il freddo, per ore e ore, con bambini di tenera età, e con persone anziane. Ci risulta che il direttore Belfiore da alcuni mesi ha fatto affliggere nelle bacheche del carcere la comunicazione che al più presto avrebbe provveduto alla installazione della tettoia all’esterno della sala colloquio. Fino ad oggi però, quanto promesso non è stato mantenuto".

L’associazione "Papillon" pertanto invita la direzione del carcere "Malaspina" a volere rispettare la promessa fatta alla popolazione detenuta, in tempi rapidi. Maffi si rivolge pure al sindaco Messana per chiedergli di collaborare con il direttore Belfiore affinché l’opera possa essere realizzata senza intoppi di ordine burocratico. E sempre al direttore Belfiore, viene chiesto di "mantenere le promesse fatte ai detenuti quando ha chiesto la sospensione della manifestazione pacifica".

L’associazione "Papillon" di Caltanissetta fa poi sapere poi che ha l’urgenza di darsi una sede da utilizzare anche come punto di riferimento per gli ex detenuti e le loro famiglie. "La situazione economica della associazione - afferma Alfredo Maffi - è tale da non poter sostenere l’onere di una affitto a prezzo di mercato".

Pertanto gli iscritti alla "Papillon" si appellano a tutti i cittadini nisseni, ed alle associazioni affinché qualcuno metta a disposizione dei locali da utilizzare come sede dell’associazione. Fanno inoltre presente di essere disposti a pagare un piccolo affitto e di effettuare lavori di miglioria dei locali.

"Siamo fiduciosi - conclude Maffi - di ricevere offerte anche perché, grazie ad una sede, l’associazione potrebbe operare in modo più sistematico e concreto a favore degli ex detenuti e delle loro famiglie. Per adesso, chi vuol comunicare con me può farlo chiamando il numero 347-6380984".

Bollate: teatro, i detenuti interpretano Giovanni Testori

 

Corriere della Sera Ansa, 19 novembre 2004

 

In occasione di CreaMi, proseguono le repliche dello spettacolo "Dal tuo sangue" (foto) , liberamente ispirato all’opera di Testori e messo in scena da un gruppo di 20 detenuti-danzatori nel carcere di Bollate. I detenuti della compagnia Estia, nata nel 1992 per promuovere la creatività all’interno del carcere, interpretano con monologhi e coreografie l’opera testoriana, diretti da Michelina Capato Sartore. Proibito l’ingresso con il telefonino, prenotazione obbligatoria. "Dal tuo sangue, Casa di Reclusione di Milano-Bollate, via Cristina Belgioioso, ore 20.30, prenotazioni al sito www.cooperativaestia.it

Milano: i ragazzi del Beccaria recitano Saint-Exupéry

 

Corriere della Sera, 19 novembre 2004

 

Domani anche al Teatro del Buratto al Pime, in via Mosé Bianchi 94, si celebra in modo insolito la Giornata dei Diritti. Dopo i consueti spettacoli (ore 15-17, animazioni e recita per piccoli 2-5 anni "Gigi Troll", 6/7, pren. al tel. 02.76.10.491), alle ore 16 si terrà il dibattito "Quante infanzie a Milano?", per discutere di disagio giovanile con un gruppo di esperti, tra cui Don Gino Rigoldi.

Alle 18.30 uno spettacolo d’eccezione: i ragazzi del carcere Cesare Beccaria (foto) con gli operatori di Puntozero, mettono in scena "Alla ricerca del Piccolo Principe": lettura ironica del testo di Saint-Exupéry accompagnato da musiche rap e hip-hop.

Per la prima volta viene concesso ai ragazzi del Beccaria di rappresentare la recita in un vero teatro. L’incasso (6 euro a persona, pren. al tel. 02.27.00.24.76) va a sostegno delle attività laboratoriali svolte all’interno dell’istituto.

Siracusa: i detenuti sostengono la lotta alla pedofilia

 

Vita, 19 novembre 2004

 

I ristretti di Siracusa scrivono a don Fortunato di Noto, presidente di Meter. 40 opere e oggetti realizzati dai detenuti del Blocco 25 (alta sicurezza) del carcere di Cavadonna (Floridia - Siracusa), una lettera firmata da 120 detenuti rivolta a don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter onlus, dove si annuncia che le opere artistiche saranno messe in vendita e tutto il ricavato donato per la lotta alla pedofilia e il sostegno alla Meter onlus contro il disagio dei bambini. Qualcuno ha anche scritto un "racconto" e una poesia. E per finire l’invito ad un incontro "pastorale e formativo" riguardante la "memoria dell’infanzia violata".

È questo il contenuto della lettera recapitata oggi, tramite il cappellano don Marco Tarascio (coordinatore insieme a don Di Noto, dello Sportello Meter di Canicattini Bagni) che raccoglie il desiderio dei detenuti per sostenere la promozione e il diritto all’infanzia, per tutti i bambini. La direttrice del carcere, dott.ssa Gianì Angela, ha sostenuto questo importante "progetto" che mira non solo alla solidarietà, ma soprattutto ad un percorso "rieducativi" per il futuro delle altre generazioni, e per la comprensione di un triste fenomeno, quello della pedofilia e degli abusi sessuali sui bambini, che relega, chi si è macchiato di questi gravi reati, all’isolamento e alla negazione.

Le opere, nei prossimi giorni, potranno essere consultate online al sito dell’associazione e saranno esposti con una mostra itinerante, in diverse città siciliane dove sono presenti gli Sportelli dell’Associazione, partendo da Canicattini Bagni, Avola, Ragusa, Siracusa, Messina, Modica, Pachino e Bolzano.

Don Fortunato Di Noto, presidente di Meter onlus, dichiara: "Credo ci sia poco da aggiungere. La lettera dice tutto e ci apre nuove prospettive di impegno e di lavoro. È comunque il frutto del nostro silenzioso lavoro, spesso poco compreso, ma che porta frutti. Un bel regalo per la Giornata mondiale dell’infanzia. Oltre alle denunce, la operosità di papà che pensano ai loro bambini, che pensano, forse, alla loro infanzia che è stata negata."

Ecco il testo della lettera: egregio don Fortunato Di Noto, Presidente dell’Associazione Meter onlus. Noi sottoscritti detenuti: Cuffaro Michele e Stelo Salvatore, autori dei dipinti donati all’Associazione Meter onlus, con molta gioia, anche se con un piccolo gesto, vorremmo essere partecipi della Sua iniziativa, donando il ricavato della vendita per il sostegno dell’Associazione contro il disagio dei bambini. E anche in futuro con orgoglio saremo presenti! Noi sottoscritti, unitamente a tutti i detenuti del BL 25 1° e 2° piano, orgogliosi della Sua iniziativa la invitiamo per un incontro unitamente ai membri dell’Associazione riguardante alla memoria dell’infanzia violata. Felicissimi di una Sua breve visita a nome di tutti i detenuti, cordiali saluti

Latina: arriva il carcere dei privati, in "stile Zaccheo"...

 

Il Territorio, 19 novembre 2004

 

Il sindaco di Latina è intervenuto sulla questione del carcere del capoluogo. La struttura sarà realizzata in un’altra area e su un terreno di 13 ettari. Il sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo è raggiante. Finalmente dopo le numerose polemiche e le singole iniziative prese dai gruppi consiliari e dai consiglieri regionali Luna e Cirilli può dire la sua.

Annuncia che Latina avrà un nuovo carcere. Sorgerà su un’area di 13 ettari e sarà costruito sull’asse di collegamento con la nuova cittadella giudiziaria in un’area adibita a servizi. Per la sua realizzazione saranno necessari tempi molto lunghi. "Esistono dei passaggi istituzionali - spiega il sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo - che devono essere rispettati, non ultimo quello che riguarda l’inserimento di Latina nel comitato paritetico".

Il Comitato paritetico per l’edilizia penitenziaria è formato dal Ministero della giustizia e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed ha il compito di definire l’elenco, in ordine prioritario, degli istituti penitenziari da dismettere e sostituire con nuove strutture. Un passo fondamentale per poter parlare di fatti concreti. Insomma la proposta è talmente grande ed i tempi così prematuri che per il momento non vengono svelati altri particolari.

Quindi? Le certezze che si hanno sono due e non positive. Non si sa ancora come reperire i fondi e quali saranno i tempi necessari per concretizzare il progetto. Si parla di project financing e della possibilità di vendere l’area su cui attualmente si trova il carcere per poter reperire nuove risorse. "La situazione del carcere pontino - interviene Giuseppe Magni, consulente del Ministero Grazia e Giustizia per le strutture penitenziarie - è allarmante.

Lavoreremo in accordo con tutti gli Enti e le autorità competenti per stringere al massimo i tempi". Intanto il progetto è stato inserito nel piano triennale delle opere pubbliche approvato dal consiglio comunale. "Faceva parte del mio programma di Governo - spiega Zaccheo - e tutte le polemiche sollevate sinora sono state sterili ed inutili. Ho iniziato a lavorare per questo progetto subito dopo la mia elezione a sindaco".

Sul nuovo carcere di Latina potrebbe intervenire, in modo indiretto, anche la Dike Aedifica Spa, la società costituita allo scopo di valorizzare il patrimonio immobiliare di pertinenza dell’amministrazione della Giustizia. Il 16 giugno del 2004, infatti, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Pietro Lunardi, e il Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, e hanno sottoscritto una convenzione con cui sono state attribuite alla Dike Aedifica le risorse derivanti dalla vendita dei primi penitenziari dismessi, che saranno utilizzate per la costruzione di nuove carceri, per il rifacimento o la ristrutturazione di immobili esistenti e per l’acquisizione di nuovi immobili.

Questo consentirà di accelerare i tempi di adeguamento e rinnovo, oltre che delle strutture penitenziarie, anche di quelle destinate all’amministrazione della giustizia. "La società - continua Magni - permetterà di lavorare in perfetto accordo con le amministrazioni, di valorizzare le strutture penitenziarie non più adeguate a ospitare detenuti e che potranno quindi essere restituite alle città.

Con le risorse ottenute dalla vendita di tali strutture, saranno reperiti a costo zero per lo Stato i mezzi finanziari per la realizzazione di nuovi istituti penitenziari per adulti e minori e di tribunali". Intanto sia Magni che Zaccheo sottolineano la necessità di intervenire nell’immediato sul caso Latina. Un carcere sovraffollato, una struttura non adeguata anche in termini di sicurezza, dipendenti sottodimensionati rispetto alle esigenze lasciano come imperativo la realizzazione del nuovo istituto penitenziario all’esterno del centro della città.

Friuli: visita commissari Senato, situazione carceri non buona

 

Il Gazzettino, 19 novembre 2004

 

La situazione delle carceri del Friuli Venezia Giulia non è buona: parola del presidente della Commissione Giustizia del Senato, Antonio Caruso, ieri in visita alla casa circondariale di Gorizia (ultima tappa in regione) e, quindi, ospite in Provincia sotto esplicita richiesta dell’assessore Silvano Buttignon.

Con Caruso è arrivato anche un componente della Commissione parlamentare, il sen. Luciano Callegaro; la visita - cui ha partecipato anche il vice presidente della Provincia, Sturzi, è stata "guidata" dal direttore del carcere, Giovanni Attinà.

"La commissione ­ ha spiegato Caruso ­ sta verificando la situazione delle carceri italiane andando in loco. Emerge in Italia una situazione a macchia di leopardo che vede alcuni casi eccellenti, ed altri disastrosi".

Partiamo dal presupposto che le prigioni sono sovraffollate: i posti disponibili sono circa 45mila e ora l’Italia conta 56mila detenuti: "Il numero dei reclusi ­ ha rilevato Caruso ­ è figlio della magistratura.

Non che questa lavori male. Il punto è che oggi si deve affrontare anche il problema dell’immigrazione che complica le cose facendo lievitare il numero dei carcerati stranieri e, successivamente, il problema di doverli alfabetizzare e integrare".

Il caso di Gorizia: le carceri di via Barzellini hanno spazi insufficienti non tanto per le aree detentive quanto per gli spazi collaterali, e gli uffici sono fra i peggiori che la commissione abbia visitato in Italia: "Senza la professionalità di chi lavora in queste condizioni il sistema non reggerebbe" ­ ha sentenziato Caruso.

Un Istituto come quello goriziano, di stampo austriaco, è uno stabile storico ma non andrebbe recuperato: "I problemi sono tanti e tali che si tappa da una parte e si scopre dall’altra un nuovo problema. Se fossa casa nostra non ci faremmo dei lavori, la sventreremmo".

Il punto dolente è la mancanza di fondi per gli interventi. Ecco perché, ha raccontato ancora, a Pordenone è partito un progetto pilota che prevede l’intervento di un’impresa privata di leasing che attraverso la locazione finanziaria renderà possibile l’avvio dei lavori.

Un sistema che non solo rende trasparente l’operazione, ma accelera anche i tempi di realizzazione. Ancora un suggerimento per quanto riguarda la Casa circondariale goriziana: "So che gli enti e il volontariato lavorano assiduamente a contatto con l’istituto; molto più distaccata è la città, la popolazione. Un grosso errore, considerato che i detenuti un giorno usciranno e tenteranno un’integrazione sul territorio".

Catania: su terreni di don Sturzo si reinseriscono i detenuti

 

Avvenire, 19 novembre 2004

 

Inaugurato nell’Isola un programma triennale alternativo destinato ai carcerati vicini alla fine della pena, sul fondo rurale che apparteneva al fondatore del Partito Popolare.

Filippo, Guglielmo ed Enzo sono i primi tre detenuti trasferiti nel Fondo rurale storico che fu dei fratelli Mario e Luigi Sturzo (quest’ultimo fondatore del primo Partito Popolare) nelle campagne di Caltagirone. Con loro prende il via il "Polo di Eccellenza di Promozione Umana e della Solidarietà", una "cittadella" per il reinserimento sociale dei detenuti in fase finale di pena.

Filippo, Guglielmo ed Enzo lavoreranno nel Fondo vivendovi insieme alle rispettive famiglie, e ai vari operatori; partecipano a un programma triennale alternativo alla carcerazione in vista della riabilitazione. Ieri l’inaugurazione ufficiale del progetto proprio sul fondo Sturzo. Immerso nella campagna calatina, tra fichi d’India, ulivi e allevamenti, accanto all’antico caseggiato da ristrutturare sono stati costruiti dei prefabbricati dove si terranno le attività dei primi detenuti e degli operatori.

All’inaugurazione erano presenti, tra gli altri, monsignor Michele Pennisi vescovo di Piazza Armerina, Salvatore Martinez coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito e presidente della Fondazione Monsignor Di Vincenzo, Sebastiano Ardita Direttore generale dell’Amministrazione Penitenziaria, padre Luigi Ferlauto fondatore dell’Oasi Maria SS di Troina, Ronald Nikkel Presidente mondiale della Prison Felloship International Ronald Nikkel, e la madrina dell’evento l’attrice Claudia Koll.

"La pena giudiziaria deve seguire alla colpa - ha spiegato Salvatore Martinez -, ma questa pena deve tradursi in senso di responsabilità: chi ha sbagliato deve riguadagnarsi la vita con fatica, e qui i carcerati faticheranno, guai a pensare che vogliamo premiare il male. Ma chi infligge la pena non può cancellare la dignità dell’uomo". "Spesso ricevo visite di ex detenuti che chiedono lavoro - ha testimoniato il sindaco di Caltagirone Pignataro - il lavoro dalle nostre parti è raro, ma per i detenuti ancora di più per i pregiudizi e l’ostilità verso di loro".

Sebastiano Ardita ha spiegato che n ella lotta contro il crimine non basta la repressione ma occorre anche la prevenzione. E apprezzamenti al progetto sono giunti anche da Ronald Nikkel. La sua è un’organizzazione accreditata presso l’Onu che lavora in 108 Paesi nel mondo. "Si dice che ogni santo ha un passato e ogni peccatore ha un futuro: ho l’impressione che verranno persone da tutto il mondo qui in Sicilia a vedere questo modello di reintegrazione dei carcerati".

La cittadella per il reinserimento dei detenuti è anche il "primo quartiere" della "Città aperta", il progetto portato avanti da padre Ferlauto a Troina e in altre parti del mondo. Ma è anche un momento di ecclesialità come sottolinea monsignor Pennisi: "Questa iniziativa nasce in seno al Rinnovamento nello Spirito ma stanno collaborando anche altri movimenti, come i Focolari, Comunione e Liberazione e i Neocatecumenali. Oggi è presente il pastore della Chiesa apostolica di Enna che conferisce a questo progetto anche un carattere ecumenico".

Aurelia: Cgil-Fp ottimista, "le cose stanno migliorando"

 

Il Messaggero, 19 novembre 2004

 

Qualcosa si muove all’interno del nuovo complesso penitenziario di Aurelia. Dopo mesi di proteste è stato recepito, dall’amministrazione, uno dei punti della piattaforma sindacale: la diminuzione della popolazione detenuta come unica via per la soluzione temporanea delle problematiche.

"In questi giorni - si legge in una nota del segretario della Cgil funzione pubblica Diego Nunzi - le donne detenute nella sezione femminile sono scese da 45 a 25 unità, quindi 20 in meno rispetto allo scorso mese. Inoltre da recenti incontri abbiamo avuto rassicurazioni che nel Lazio arriveranno più unità di polizia penitenziaria rispetto alle 60 previste e quindi quelle da destinare ad Aurelia, saranno più delle 17 di cui si era parlato".

Per la Cgil si tratta di un piccolo, ma significativo passo ottenuto, nonostante gli atteggiamenti contrastanti di alcune organizzazioni sindacali al tavolo di Contrattazione nazionale. "Nel corso dell’incontro del 10 novembre - prosegue Nunzi al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria quando si è discussa la questione di Civitavecchia, il vertice regionale dell’Osapp ha sostenuto che in città il personale fosse sufficiente.

Una affermazione che dimostra che gli interessi sono di natura diversa dalla soluzione del problema". Intanto la Cgil prosegue con il programma condiviso con i lavoratori nel corso delle numerose assemblee. Per lunedì prossimo è stata indetta un nuova assemblea con i dipendenti del complesso penitenziario di Aurelia in previsione del prossimo incontro con il Provveditore.

Tolmezzo: gli agenti non mollano, sit in ogni quindici giorni

 

Il Gazzettino, 19 novembre 2004

 

Continua la protesta degli agenti di Polizia penitenziaria del carcere di Tolmezzo, per una condizione di lavoro che considerano sempre più grave. Lo segnala Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, l’organizzazione sindacale autonoma di Polizia penitenziaria più autorevole della categoria presente sul nostro paese.

Nel carcere tolmezzino lavorano circa duecento agenti, che ieri sono stati protagonisti dell’ennesima manifestazione di protesta contro le "disumane condizioni in cui si trova a dover lavorare il personale di Polizia penitenziaria". Il segretario generale si esprime con toni forti: "Nell’assegnare il lavoro da svolgere, non si tiene conto di nulla, mentre bisognerebbe sempre tener presente che la dignità del lavoratore deve essere rispettata ovunque, in particolare quando questi svolge una mansione destinata alla pubblica utilità: qui lavorano uomini e donne, non servi.

Nel carcere di Tolmezzo si vivono delle situazioni e dei rischi estremi che in altre realtà della stesso tipo non esistono - spiega Leo Beneduci - Sono qui in veste di segretario generale perché questa è la situazione peggiore che abbia mai riscontrato per quanto che riguarda i comportamenti e gli atteggiamenti verso il personale".

Secondo il sindacato non si riesce ad arrivare al dialogo con l’amministrazione del carcere. Dice il sindacalista: "Nel prossimo futuro saranno venti le unità da assegnare e noi, come sindacato, tenendo conto della situazione disastrosa relativa alla gestione del personale, sconsigliamo vivamente che gli agenti vengano a Tolmezzo. Comunque andremo avanti con una manifestazione al mese fino a che non cambieranno le cose - conclude il segretario dell’Osapp - e, se necessario, ne indiremo una anche una ogni 15 giorni".

Milano: il risultati del Progetto FSE nel carcere di Bollate

 

Comunicato stampa, 19 novembre 2004

 

La Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri è lieta di invitarvi all’incontro che si terrà giovedì 25 novembre, alle ore 11.00, presso il Palazzo Siam di Via Santa Marta, 18, a Milano. Nel corso dell’incontro verranno discussi i risultati del Progetto FSE di formazione avviato dalla Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri con i detenuti della Casa di Reclusione di Bollate.

Verrà, inoltre, inaugurata una mostra di quadri realizzati da Santo Sindoni, pittore attualmente detenuto presso la struttura di Bollate. I quadri saranno destinati alla vendita e il ricavato verrà devoluto per scopi benefici. Interverranno Bruno Soresina, Presidente Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri Lucia Castellano, Direttrice Casa di Reclusione di Bollate. È stato inoltre invitato Roberto Formigoni, Presidente Regione Lombardia.

Per questioni organizzative si prega di confermare la presenza a: Ad Hoc Communication Advisors, Sara Balzarotti – 02.76067432 - sara.balzarotti@adhoccommunication.com

Treviso: terzo concorso di sceneggiatura per gli Ipm italiani

 

Comunicato stampa, 19 novembre 2004

 

L’Associazione Il Soffio Onlus, in collaborazione e con i Patrocini del Ministero della Giustizia - Dipartimento per la Giustizia Minorile, della Regione del Veneto, della Provincia e del Comune di Treviso, della Direzione Casa Reclusione di Padova – TG 2 Palazzi, della Associazione Italiana Cultura e Sport - Dir. Nazionale - Settore Nazionale Politiche Sociali, del Gruppo Alcuni e del Centro di Documentazione Giusilemi, presentano il Terzo concorso nazionale per gli Ipm italiani "Una sceneggiatura per la realizzazione di prodotti multimediali".

Il progetto, interistituzionale ed interassociativo per lo sviluppo della comunicazione in ambito penitenziario, ha l’obbiettivo di sviluppare una conoscenza attiva tra il carcere ed il territorio attraverso la mediazione del "racconto" e l’ausilio di strumenti mediatici che aiutano il superamento delle barriere comunicative culturali.

L’iniziativa nata a Treviso nel 2002 grazie all’ideazione dell’Associazione Il Soffio Onlus, alla accorta sensibilità del Dipartimento per la Giustizia Minorile e alla disponibilità delle Istituzioni Locali e di molte associazioni ed Enti come la Facoltà di scienze della Educazione della Università di Padova, sui temi della Giustizia, della legalità e dei Minori, è ora arrivata alla terza edizione.

Il titolo del 3° Concorso "Dal gruppo di amici alla comunità: un aiuto alla consapevolezza sociale ed ambientale" evidenzia il carattere "sociale" del tema e sottolinea come l’aiuto reciproco e le azioni di impegno civile in un gruppo di giovani amici possano contribuire allo sviluppo della sensibilizzazione della collettività sui problemi sociali e della salvaguardia dell’ambiente, promuovendo così una pedagogia attiva di educazione alla legalità.

Al concorso per sceneggiature seguirà la realizzazione di cortometraggi, spot di comunicazione sociale e video musicali che verranno girati negli istituti e montati da montaggisti detenuti della Casa di Reclusione di Padova 2 Palazzi, con una esperienza unica nel genere in Italia possibile grazie alla disponibilità della Direzione dell’istituto.

Nella primavera del 2005, grazie al Gruppo Alcuni di Treviso, in considerazione delle adesioni che perverranno per la realizzazione dei filmati, la manifestazione internazionale di cinema per ragazzi "Ciak Junior" ospiterà una apposita sezione a loro dedicata dove verranno presentati i lavori e dato loro riconoscimento pubblico.

Una apposita Commissione tecnico, scientifica, Istituzionale e di esperti della comunicazione il 25 novembre 2004 presso la Casa di Reclusione di Padova due palazzi valuterà le sceneggiature che verranno premiate in una manifestazione pubblica a Roma nel dicembre p.v. presso la scuola di formazione del personale del dipartimento della giustizia minorile.

Nella stesso giorno, il 25 novembre 2004 presso la Casa di Reclusione di Padova due palazzi alle ore 10.00 si terrà una conferenza stampa cui seguirà un piccolo rinfresco per l’anniversario dello sportello centro di documentazione GiuSiLeMi di Treviso. Aderiscono al centro di documentazione: Libera, Aics – S.N.P.S., Rye, Crvg. Via Due Palazzi 35, Padova. Per partecipare alla conferenza stampa su invito presentarsi all’ingresso dalle ore 9.30.

Lo sportello Centro di documentazione GiuSiLeMi si trova a Treviso in via isola di Mezzo 35 ed è aperto al pubblico il martedì ed il venerdì mattina dalla 9.00 alle 12.00 circa persegue finalità tese a creare collaborazioni e reti di promozione per lo sviluppo di risposte e/o possibili interventi sul territorio locale e nazionale, sui temi della prevenzione e del disagio, affiancando senza sovrapposizioni di ruoli e competenze le varie realtà istituzionali e non.

Per informazioni: Ass. Il Soffio onlus Aics. Via della pace n° 7/A 31040 Castagnole di Paese (Treviso) – 0422.958864 – 338.1314570. Per informazioni e comunicazioni e-mail ilsoffio1@aliceposta.it; oppure ilsoffionlus@yahoo.it

 

 

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