Rassegna stampa 18 novembre

 

Ministero: situazione affollamento stazionaria, suicidi in calo

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

I dati sul sovraffollamento delle carceri forniti da Antigone "dipingono una situazione stazionaria"; e anche per i suicidi "è difficile parlare di quadro di peggioramento, visto che sono in calo". Lo afferma il ministero della Giustizia riferendosi al rapporto sulla condizione carceraria italiana illustrato oggi dall’associazione che si batte per i diritti dei detenuti.

"Nel suo rapporto 2001 sulla situazione nelle carceri - dice fa notare via Arenula - Antigone scriveva: Il 31 dicembre del 2001 erano detenute nelle carceri italiane 55.275 persone. Nel suo rapporto 2004 scrive che i detenuti sono 55.392. Il dato, quindi, è per ammissione della stessa Antigone pressoché identico. Non si capisce, allora, come si possa dire che la situazione è precipitata in un ‘pozzo senza fondò. Nella peggiore delle ipotesi, infatti, la situazione è stazionaria". Per i suicidi, si è passati dai 62 casi registrati da gennaio a novembre del 2001 ai 42 registrati dal gennaio di quest’anno a oggi. "Anche in questo caso - rileva il ministero - è difficile parlare di un quadro in peggioramento, visto che i suicidi sono in netto calo".

"Quel che non si dice nel rapporto - si fa notare -, però, è che il Governo in questi anni si è mosso per migliorare la situazione dell’edilizia carceraria in Italia. Dopo anni di immobilismo sono stati approntati diversi interventi in questo settore e soprattutto si è scelta una strada più efficace per la dismissione di vecchie carceri e la costruzione di nuovi e più moderni penitenziari, affidando questi compiti a una società di diritto privato in grado di muoversi con tempi più celeri rispetto a quelli pubblici".

Inoltre - conclude la nota - "grazie a una novità normativa introdotta con la legge Finanziaria del 2001, il Ministero della Giustizia sta operando nell’ambito dell’edilizia penitenziaria anche attraverso lo strumento del leasing finanziario, con il quale un nuovo carcere si può costruire in quattro anni anziché dieci".

Sappe: Antigone non dice nulla di nuovo; serve maggior organico

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

"Non dicono nulla di nuovo i dati forniti dall’Associazione Antigone nel terzo rapporto sulle carceri italiane. Almeno a chi, come il Sappe, monitorizza quotidianamente i penitenziari italiani e affronta ogni giorno i problemi delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria che al loro interno lavorano. Il numero dei detenuti presenti, assestato su un sovraffollamento cronico, è sostanzialmente invariato.

La carenza di personale di Polizia Penitenziaria e il sovraffollamento dei carceri italiani sono due temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause anche di tragici episodi come i suicidi, per altro in calo rispetto allo stesso periodo in esame (gennaio/novembre) dello scorso anno. Ma non riteniamo che questo dato possa essere strumentalizzabile".

A dichiararlo è la Segretaria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che con 13 mila iscritti ed il 40% di rappresentatività è l’Organizzazione più rappresentativa del mondo penitenziario, commentando i contenuti del terzo rapporto sulle carceri italiane realizzato dall’associazione Antigone.

Aggiunge il segretario generale Donato Capece: "È necessario trovare davvero una soluzione al sovraffollamento dei detenuti. Abbiamo fatto appello, lo scorso 29 luglio, a Governo e Parlamento perché si prenda atto del fallimento dell’indultino e dei braccialetti elettronici di controllo dei detenuti come provvedimenti di decongestionamento delle carceri" sottolinea il Sappe".

"Non si può pensare di aprire nuovi penitenziari nei prossimi anni senza prevedere, in Finanziaria, un adeguato aumento di organico. Riteniamo debbano essere previsti adeguamenti stanziamenti per retribuire i fondi incentivanti del Personale di Polizia Penitenziaria, per gli straordinari e le missioni fuori sede dei Baschi Azzurri, per i bisogni vitali del settore penitenziario e, infine, per quanto concerne il riordino delle carriere degli appartenenti alle Forze di Polizia" prosegue il Sappe.

"È un dato di fatto" aggiunge il Sindacato Sappe "che sono urgenti ed impellenti interventi di natura economica per il carcere e chi in esso lavora. Ed auspichiamo, per tanto, che la legge Finanziaria 2005 tenga nel debito conto tali priorità, in particolare prevedendo una deroga al blocco delle assunzioni che permetta di mantenere in servizio i circa 500 Agenti ausiliari in servizio di leva nel Corpo di Polizia Penitenziaria che altrimenti saranno costretti a tornarsene a casa".

"In buona sostanza" conclude la Segreteria generale del Sindacato Autonomo Sappe "è bene che tutti sappiano che in assenza di adeguati interventi nel corso del 2005 l’organico della Polizia Penitenziaria potrebbe subire un decremento di circa 500 unità, a discapito della sicurezza delle carceri; e soprattutto in contro-tendenza rispetto alle più volte ventilate aperture di nuovi istituti penitenziari".

Droghe: al Senato ddl Fini, 10 spinelli e si rischia il carcere

 

Repubblica, 18 novembre 2004

 

Lo aveva annunciato Gianfranco Fini tre anni fa a San Patrignano: "Droga, la repressione è la strada giusta". Ora il disegno di legge frutto di quel pensiero, di quel modo di vedere la prevenzione e la cura delle tossicodipendenze, inizia l’iter parlamentare, oggi al Senato, con una seduta delle commissioni congiunte di Giustizia e Sanità. Il percorso, non c’è quasi bisogno di dirlo, sarà lungo, lacerante e accidentato, visto che le posizioni in materia di droga tra maggioranza e opposizione, ma anche all’interno della stessa maggioranza sono veramente lontane.

Il disegno di legge prevede infatti un cambiamento a 360 gradi delle attuali politiche di prevenzione, cura e repressione delle droghe, a partire dalla "rivoluzione" del 1993, quando fu sancita, di fatto, la non punibilità del consumo. Il testo del governo invece prevede la cancellazione della distinzione fra droghe leggere e droghe pesanti e punisce con sanzioni graduali, amministrative e penali, l’uso di tutte le droghe. La punibilità, anche per la sola detenzione di droga, fa riferimento a due tabelle allegate al disegno di legge che sostituiscono le sei esistenti, in cui vengono elencate le sostanze "che non trovano nessun impiego terapeutico".

Accanto alle sostanze stupefacenti e psicotiche elencate nella tabella viene anche indicato ciascun quantitativo massimo, in termini di principio attivo, che è possibile detenere senza incorrere nei rigori della sanzione penale: fino a 600 milligrammi per la cocaina, 200 milligrammi per l’eroina, 0,05 milligrammi per l’Lsd, 250 per la cannabis. Quantitativo quest’ultimo che, secondo gli addetti ai lavori, dovrebbe equivalere a dieci spinelli.

Tra le sanzioni amministrative, il ritiro della patente, del porto d’armi, del passaporto e del permesso di soggiorno; previste anche misure più incisive nei casi di recidiva o se il soggetto ha condanne per altri reati. Tra le sanzioni penali si va dalle ipotesi meno gravi, che prevedono una pena a uno a sei anni di reclusione, al carcere dai sei a vent’anni. Per le pene di lieve entità è prevista la sospensione se l’interessato accetta di compiere un percorso di recupero. È prevista l’alternativa al carcere anche per le pene più sostanziali.

La nuova legge annuncia anche il potenziamento dell’attuale Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, diretto fino ad alcuni mesi dal prefetto Pietro Soggiu, e oggi sotto la guida di Nicola Carlesi di An, organismo dai compiti e dalle finalità ancora non del tutto chiare.

"Il problema della diffusione delle sostanze stupefacenti in Italia - ha detto Carlesi annunciando il via alla discussione - è ancora oggi grave e complesso. Necessita di un approccio che, basandosi sulle evidenze scientifiche, non perda mai di vista l’obiettivo finale che è quello di far comprendere, soprattutto ai giovani, la pericolosità di tutte le droghe. I dati in nostro possesso circa l’uso degli stupefacenti - ricorda - fanno rilevare come si sia abbassata nettamente l’età dei consumatori e come sia in aumento l’abuso di cocaina, dei derivati anfetaminici, di hashish e di marijuana, fermi restando i livelli di dipendenza dall’eroina".

L’opposizione ha presentato due disegni di legge alternativi a quello del Governo. Franco Corleone, ex sottosegretario alla Giustizia con l’Ulivo e presidente del "Forum droghe", ha inviato a tutti i parlamentari una lettera in cui chiede di dire no al testo in discussione al Senato. Corleone definisce il provvedimento voluto dal vice presidente del consiglio come "una svolta repressiva sulla politica delle droghe".

"Il governo oggi rilancia un’ipotesi proibizionista e salvifica a dispetto dei fallimenti e contro una scelta umana e civile di politica di riduzione del danno e sembra proprio che il passato ritorni e la Storia si ripeta". Stessa preoccupazione è stata espressa più volte dalle comunità terapeutiche, alle prese oggi con utenti-consumatori sfuggenti ad ogni etichetta e ad ogni classificazione e per i quali sono necessari percorsi di disintossicazione del tutto nuovi. In fortissima crisi anche i Sert, i servizi territoriali per le tossicodipendenze, colpiti in questi anni da drastici tagli di organico, e invece tutt’ora unico punto di riferimento dei tossicodipendenti più gravi e abbandonati.

Droghe: la Regione Umbria ricorre contro decreto Fini

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

La Regione Umbria ha presentato un ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto del vicepresidente del consiglio dei ministri del 31 maggio scorso che traccia le linee di indirizzo in materia di lotta alle tossicodipendenze, disciplinando le competenze del dipartimento nazionale antidroga, istituito presso la presidenza del consiglio dei ministri.

"Con questo ricorso - spiega l’assessore regionale umbro alla sanità, Maurizio Rosi, in una nota - poniamo con forza il problema del rispetto delle competenze della Regione e degli enti locali. Le funzioni attribuite con il decreto sono infatti, a nostro giudizio, in contrasto con il nuovo disegno risultante dalla riforma del titolo V della Costituzione. E questo sia dal punto di vista dei rapporti istituzionali sia dal punto di vista della distribuzione delle competenze, visto che la materia della tutela della salute e dell’assistenza sociale, che ricomprende la lotta alle tossicodipendenze, è riservata rispettivamente alla competenza legislativa concorrente e residuale delle Regioni". Nel suo ricorso, la Regione Umbria fa rilevare inoltre che mentre l’articolo 3 della legge finanziaria 2004 opera una significativa riduzione delle competenze già in precedenza attribuite al dipartimento, "il decreto oggi impugnato ignora totalmente detta limitazione di funzioni, effettuata in relazione al mutato quadro istituzionale dei rapporti tra Stato e Regioni conseguente alla riforma del titolo quinto della Costituzione".

Droghe: Corleone ai parlamentari, dite no a svolta repressiva

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

Franco Corleone, ex sottosegretario alla Giustizia con l’Ulivo e presidente del "Forum droghe", ha inviato a tutti i parlamentari una lettera in cui chiede di dire no al ddl Fini in discussione al Senato. Corleone definisce il provvedimento voluto dal vice presidente del consiglio come "una svolta repressiva sulla politica delle droghe".

"La proposta - sostiene Corleone - ha un carattere accentuatamente ideologico, ma se fosse approvata avrebbe ricadute sociali devastanti". Nella lettera ai parlamentari, Corleone chiede di sostenere il disegno di legge presentato dal centrosinistra, con la prima firma del senatore della Margherita Felice Cavallaro, "sponsorizzata" dalle associazioni che si occupano di droga e tossicodipendenze.

Corleone conclude con un ricordo: "Nella decima legislatura (quindici anni fa) ero senatore e allora fui relatore di minoranza durante la discussione di quella che divenne la legge Iervolino-Vassalli; il governo oggi rilancia un’ipotesi proibizionista e salvifica a dispetto dei fallimenti e contro una scelta umana e civile di politica di riduzione del danno e sembra proprio che il passato ritorni e la storia si ripeta".

Droghe: Tomassini (FI), per ddl Fini iter non frettoloso

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

"Condivido il disegno di legge, ma la materia è delicata e complessa, dunque merita un ampio approfondimento". Il presidente della commissione Sanità del Senato, Antonio Tomassini, di Forza Italia, è prudente sul ddl Fini sulla droga.

Saranno le commissioni Giustizia e Sanità di Palazzo Madama, in riunione congiunta, ad occuparsi del provvedimento a partire da domani. Ma Tomassini frena sulla possibilità di un’approvazione rapida. "Ci sarà tutta un prima fase di audizioni, di discussione e di approfondimento. Non prevedo un iter frettoloso per questa legge". Tomassini condivide la parte del ddl sulle comunità terapeutiche, ma ha qualche dubbio sulle sanzioni per i consumatori di droghe leggere.

"Non sono un esperto, ma nella discussione mi atterrò a un principio che mi ha sempre guidato: e cioè che non bisogna limitarsi a leggi meramente sanzionatorie. Aumentare le pene è molto facile, ma spesso non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi ed ha anche effetti discriminatori. Meglio puntare sulla rieducazione e sulle misure alternative e sulla prevenzione".

Tomassini esclude che la legge possa cominciare a essere votata prima della fine dell’anno: "È il calendario che lo rende impossibile. Con la sessione di bilancio che incombe, avremo si e no un paio di settimane utili da qui a Natale. Non credo che in così poco tempo possa chiudersi la discussione generale: che si possa cominciare a votare è impossibile".

Droghe: Tradese (FI), su ddl Fini ampio giro di audizioni

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

Il relatore dei ddl sulla droga, il cui iter inizierà giovedì in Senato, il senatore di Fi Flavio Tredese, ha detto che il dibattito in commissione sarà sereno: "Subito dopo l’avvio dell’esame prepareremo un programma ampio di audizioni per capire - ha spiegato Tredese - lo stato dell’arte nell’assistenza ai tossicodipendenti, i danni e i rimedi per le nuove droghe".

Tredese, che è medico, ricorda che le nuove droghe, legate a molecole chimiche spesso nuove e di difficile identificazione mettono in difficoltà i sanitari: "A volte ci troviamo di fronte ad arresti respiratori e abbiamo difficoltà a capire cosa è stato preso e qual è l’antidoto efficace. È un problema nuovo da affrontare".

Droghe: Cavallaro (DL); serve prevenzione, non repressione

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

"Punibilità per la cessione a fini di profitto, ma non per il possesso e misure alternative alla detenzione per tossicodipendenti". Il senatore della Margherita, Mario Cavallaro, riassume i punti chiave del ddl della Gad sulle tossicodipendenze, di cui è primo firmatario, in risposta al ddl Fini che, secondo il senatore dei Dl, "non è condiviso da alcuni settori della stessa maggioranza in Parlamento.

È l’ennesimo tentativo di trasformare in propaganda elettorale un tema sociale serio sulla pelle, soprattutto, delle giovani generazioni". "L’obiettivo del nostro ddl - spiega - è quello di puntare alla prevenzione a gli interventi sociali e concentrare l’attenzione della magistratura sul reato di spaccio. Il consumo non va certo incentivato, ma non va certo combattuto con la mera repressione".

Droghe: Carlesi; il dibattito parlamentare sia sereno…

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

"Mi auguro che il dibattito parlamentare possa svolgersi in un clima di fattiva serenità senza alcuna strumentazione ideologica o di parte": lo ha detto Nicola Carlesi, capo del Dipartimento nazionale per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, in vista dell’inizio della discussione sulla riforma del D.P.R. 309 in materia di tossicodipendenze, che inizierà al Senato giovedì prossimo.

"Il problema della diffusione delle sostanze stupefacenti in Italia - secondo Carlesi - è ancora oggi grave e complesso. Necessita di un approccio che, basandosi sulle evidenze scientifiche, non perda mai di vista l’obiettivo finale che è quello di far comprendere, soprattutto ai giovani, la pericolosità di tutte le droghe".

"I dati in nostro possesso circa l’uso degli stupefacenti - ricorda - fanno rilevare come si sia abbassata nettamente l’età dei consumatori e come sia in aumento l’abuso di cocaina, dei derivati anfetaminici, di hashish e di marijuana, fermi restando i livelli di dipendenza dall’eroina". Il ddl di revisione del Testo unico sulle tossicodipendenze, il cosiddetto ddl Fini dovrà, quindi, secondo Carlesi, "fare chiarezza sotto il profilo giuridico tra condotte detentive finalizzate alla cessione e quelle tese al consumo, favorire il recupero attraverso una maggiore facilità d’accesso alle misure alternative al carcere, potenziare gli strumenti investigativi e di contrasto rivolti al traffico, dare pari dignità alle strutture del privato sociale rispetto a quelle dei servizi pubblici".

Droghe: distribuì marijuana, assolta ex presidente radicali

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

 

Il Gup di Palermo, Umberto De Giglio, ha assolto "perché il fatto non sussiste" l’ex presidente dei Radicali, oggi tesoriere, Rita Bernardini, che l’8 marzo dell’anno scorso distribuì marijuana durante una manifestazione organizzata da militanti del partito davanti al carcere Ucciardone, a Palermo.

Assieme al tesoriere dei Radicali, il gup ha assolto altre due persone che erano state fermate subito dopo aver preso la marijuana. Bernardini è stata difesa dall’avvocato Piero Milio.

Tempio Pausania: agenti, mai più turni servizio di otto ore

 

L’Unione Sarda, 18 novembre 2004

 

La guerra tra i sindacati e la direzione del carcere di Tempio dura ormai da diversi mesi. I rappresentanti di Cisl e Sappe ad ottobre hanno anche proclamato lo stato di agitazione: la mensa interna della Rotonda viene disertata per protesta dagli agenti. I sindacati non vogliono i turni da otto ore e ora il Provveditore regionale alle carceri dice che hanno ragione. Nei giorni scorsi Antonello Cesari, funzionario al vertice dell’amministrazione penitenziaria in Sardegna, ha incontrato i rappresentanti di Cisl e Sappe.

Le parti si sono confrontate sopratutto sull’organizzazione del lavoro all’interno del carcere tempiese. Le contestazioni dei sindacati hanno sempre riguardato le scelte in materia della direttrice Patrizia Incollu. Secondo Cisl e Sappe vista la situazione e il personale a disposizione non sono accettabili tre turni da otto ore. Alla fine dell’incontro con Cesari i delegati della polizia penitenziaria hanno ottenuto il ripristino dei servizi da sei ore. Un risultato che comunque non risolve i problemi di un carcere con pochi agenti, costretti a carichi di lavoro inaccettabili non certo per volontà della direzione.

"Questo lo capiamo benissimo - dice Marco Porcheddu della Cisl - ma la questione per noi era anche un’altra. I sindacati sono stati tagliati fuori dalle decisioni riguardanti l’organizzazione del lavoro. Non siamo stati messi nelle conduzioni di esercitare le funzioni che ci spettano. E questo non è giusto, ma è anche qualcosa che va contro le disposizioni previste dalla disciplina che regola i rapporti tra amministrazione e sindacati.

In ogni caso per entrare nel merito della questione, rispetto ad altri periodi quando gli agenti osservavano i quattro turni di servizio, non si sono verificati fatti che possano giustificare una diversa organizzazione del lavoro". Il provveditore regionale ha assicurato un intervento per l’adeguamento dell’organico.

Monza: sit-in per denunciare la condizione dei detenuti

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

Le organizzazioni sindacali, le associazioni, gli operatori, le forze politiche e istituzionali, lunedì prossimo, davanti alla casa circondariale di Monza, lanceranno un appello-denuncia sulle condizioni di vita all’interno delle carceri e una serie di proposte, al fine di garantire il rispetto dei diritti alle persone detenute.

Saranno presenti Angelo Bonsignori e Marco Viganò, segretari generali di Cgil e Cisl Brianza, i senatori Loris Maconi ed Emanuela Baio Dossi, Gianni Confalonieri presidente regionale di Rifondazione comunista, Vittorio Pozzati, consigliere provinciale Ds e l’assessore alla Persona del Comune di Monza, Gabriella Rossi.

Novara: i detenuti in protesta scrivono al Vescovo

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

I detenuti del carcere di Novara (che dal 28 ottobre sono in agitazione, come i reclusi di altri 90 istituti di pena italiani) hanno scritto una lettera al vescovo di Novara, mons. Renato Corti, con la quale intendono portare a conoscenza del presule la situazione del penitenziario.

"Confidiamo di poterla incontrare in occasione delle prossime festività natalizie - hanno scritto - La situazione di enorme sovraffollamento è tale da comprimere al di sotto del livello minimo accettabile in una società civile le condizioni di vita quotidiana: crediamo che occorra superare un’idea di penalità che fa delle carceri e di edilizia penitenziaria l’unica risposta all’illegalità".

Ivrea: "Città nascosta", una finestra aperta sul carcere…

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

Fino al 25 novembre, presso il Centro Congressi La Serra Sala Cupola a Ivrea, l’assessorato alle politiche sociali del comune di Ivrea, in collaborazione con l’associazione culturale Tempo Reale, organizza l’iniziativa "Città Nascosta" sul tema carcere-città, nell’ambito del progetto "Una finestra aperta sul carcere".

È in programma la mostra d’arte internazionale "Città Nascosta" (aperta dal 17 al 25 novembre), alla presenza del Sindaco Fiorenzo Grijuela e dell’assessore alle politiche sociali Salvatore Rao. Intervengono inoltre il direttore della Casa Circondariale di Ivrea Tullia Ardito, il regista Alberto Negro, il poeta Roberto Cast ed il musicista Josè Molteni. Saranno presenti alcuni artisti: Goga Trascierra (Messico), Michel Gautier (Canada), Christian L. Hamsea (Germania), Josè Antonio Villena (Ecuador), Susanna Viale, Sergio Putatti, Nino Ventura, Vittorio Vigliaturo "Varrè", Antonio Scarpelli, Vanessa Longo, Enzo Marino, Giovanni Cilluffo (Italia). L’organizzazione è a cura della Associazione culturale TempoReale di Torino.

Venerdì, alle 21, si svolgerà la serata con i volontari della Casa Circondariale di Ivrea e l’anteprima del documentario sul carcere "Città Nascosta", girato ad Ivrea dal regista Alberto Negro e prodotto da Acta Produzione Immagini, TempoReale, Città di Ivrea. Saranno presenti il Direttore della Casa Circondariale di Ivrea Tullia Ardito, Mons. Arrigo Miglio Vescovo di Ivrea, Maurizio Ceste Presidente Consiglio Interregionale Soc. S. Vincenzo dè Paoli, il regista Alberto Negro e il vice sindaco di Ivrea Salvatore Rao.

Mercoledì 24 novembre, alle 21, si svolgerà invece il talk show sul tema "Carcere e Territorio", condotto dal giornalista Paolo Volpato, a cui parteciperanno Salvatore Rao, Giampiero Leo, Tullia Ardito , Younis Tawfik, Alberto Negro, Pierumberto Ferrero, Francesco Gianfrotta, Paolo Henry, Alfredo Mela Piera, Medico, Angelo Zaccagnino, Claudio Sarzotti, Dario Padovan, Marco Scavino, Antonio Zullo e Roberto Cast.

Tolmezzo: polizia penitenziaria, sit in davanti al carcere

 

Il Gazzettino, 18 novembre 2004

 

Oggi saranno cinque le ore di protesta che vedranno coinvolto il personale di Polizia penitenziaria della casa circondariale di Tolmezzo. Gli agenti si raduneranno nell’area antistante al carcere del capoluogo a partire dalle 10.30 e la contestazione terminerà solo alle 15.30.

Già il mese scorso era stato indetto lo stato di agitazione di tutto il personale a causa dei problemi che da anni si trascinano nella casa circondariale tolmezzina a danno del personale interno. E fra questi, denunciano gli agenti, l’uso indiscriminato del regime disciplinare e la mancanza di dialogo.

"La disastrosa situazione ci obbliga ad organizzare questi sit-in di protesta, occupando la zona esterna del carcere, fino a che la situazione non migliorerà", spiega uno degli organizzatori. Alla manifestazione di protesta parteciperà fra gli altri anche Leo Beneduci, il segretario generale dell’Osapp, l’organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria.

L’Osapp lamenta fra l’altro anche la "gravissima carenza di organico in numerose carceri italiane" ed ha invitato il ministro della Giustizia Roberto Castelli a trascorrere almeno 24 ore in una delle carceri italiane per constatare di persona la situazione."

È incredibile che ci si preoccupi solo delle gravi condizioni dei detenuti e non delle altrettanto inaccettabili condizioni dei poliziotti penitenziari, le cui condizioni di vita, ma soprattutto di sicurezza andranno ulteriormente a peggiorare con i tagli previsti dalla Finanziaria 2005", dicono ancora i responsabili dell’organizzazione sindacale.

"Di fatto - lamentano gli organizzatori del sit in di Tolmezzo - la situazione, nonostante la nostra ultima protesta, non è cambiata minimamente e permangono tutti quei disagi che consideriamo insostenibili".

Venezia: Giudecca, i bambini della casa con le sbarre

 

Il Gazzettino, 18 novembre 2004

 

Giocano e strillano, si contendono i giochi e corrono ad abbracciare le mamme. Si attaccano alle loro gambe quando un coetaneo ruba loro un giocattolo, per chiedere protezione. E poi urlano, cantano e aspettano la merenda. Le mamme sorvegliano. Se non fosse per le porte che non si aprono e per la finestre con le sbarre sembrerebbe un asilo nido come tanti: un grande salone, i giochi, le animatrici. A fare la differenza è la porta che non si apre.

Da questo asilo i bambini non escono, perché non possono uscire le loro mamme. Sono carcerate. Tutte extracomunitarie, la maggior parte nomadi, due nigeriane, stanno scontando la loro pena al carcere veneziano della Giudecca. Alcune devono scontare pochi mesi, altre resteranno fra le mura del carcere cinque o sei anni. I reati sono in fotocopia: tutte hanno commesso furti, più o meno gravi, più o meno reiterati. In carcere ci sono arrivate con i loro bambini, la legge consente alle mamme di tenerli con sé fino a quando compiono i tre anni, poi possono tornare alla famiglia."

La loro non si può certo chiamare detenzione - spiega il parlamentare europeo Antonio De Poli che ha varcato le mura del carcere femminile della Giudecca - Vivono in una ambiente chiuso e protetto, ma hanno tutto quello che un bambino potrebbe trovare all’esterno: spazi comuni, una sala giochi attrezzata, una cucina che prepara pasti a misura di bambino come avverrebbe in un qualsiasi asilo nido di una qualsivoglia città socialmente evoluta, un’area verde dove correre d’estate, animatori che li fanno giocare se le loro mamme lavorano".

Di problemi il carcere della Giudecca ne ha sicuramente, ma non certo quello dell’organizzazione. "Farò un’interrogazione al Parlamento europeo - aggiunge De Poli - Ma solo per chiedere che un carcere come questo venga aiutato a migliorare le proprie strutture che sono vetuste e non certo adeguate. Sono dieci anni che non vengono promosse opere di manutenzione. Le detenute vivono in stanzoni che hanno otto posti letto, mentre i moderni carceri hanno stanze singole o da due".

Ma i bimbi tutto questo pare non lo vivano. Per loro all’interno del muro la vita è scandita secondo ritmi apparentemente normali: la nanna con la mamma, i giochi, la pappa, gli amici che cambiano perché le mamme scontano la loro pena e tornano a casa, i piccoli riti quotidiani, il giardino dove andare a giocare, il laboratorio dove le mamme lavorano mentre loro le aspettano facendo qualcosa che piace.

"É l’ambiente ad essere diverso, sono le restrizioni inevitabili, per il resto all’interno del carcere la vita è scandita secondo ritmi che non sono diversi - aggiunge De Poli - L’inserimento delle loro mamme nell’ambiente di lavoro è senza dubbio un fatto positivo: c’è chi lavora nel laboratorio dei profumi e dei saponi, producono anche per importanti alberghi della città, altre vengono impegnate nella lavanderia, che adesso dovrebbe cominciare ad offrire un servizio anche all’esterno. C’è poi il laboratorio di ceramica, che produce prodotti di buona qualità. Poi c’è l’orto, adesso si coltiva il radicchio, la stagione è quella buona".

Insomma l’interno del carcere femminile di Venezia è uno spaccato della società esterna, dove la vita cerca di scorrere il più possibile nella normalità." É questa normalità che vorrei venisse mantenuta - aggiunge De Poli - Attualmente ci sono 87 detenute su 101 posti e questo garantisce che all’interno dell’edificio, se pur vetusto, ci siano spazi adeguati, ma va migliorata la struttura che non è più idonea per poter portare a compimento tutti i progetti che in questi anni sono maturati e si sono consolidati. Penso che questo carcere potrebbe diventare un modello, ma per permettere che ciò avvenga è necessario che si portino a compimento alcune migliorie che sono diventate indispensabili".

Alla sera all’interno del carcere le porte si chiudono. Le detenute tornano nelle celle, le mamme al nido dove ognuna di loro ha una stanzetta con il proprio bambino, c’è anche il bagno con l’acqua calda. Come una minuscola casa. "I bambini non hanno colpe, ma solo diritti - aggiunge De Poli:- a partire da quello di vivere con la mamma e di farlo nel modo più normale possibile". Anche se la loro casa ha le sbarre.

Cgil Lombardia: manifestazioni per migliore vita in carceri

 

Varese News, 18 novembre 2004

 

Nella settimana che va dal 22 al 26 novembre davanti alle carceri lombarde la Cgil, le Associazioni impegnate in attività con la popolazione detenuta, gli operatori del settore, le forze politiche e istituzionali lanceranno un appello denuncia sulle condizioni di vita all’interno delle carceri e una serie di proposte al fine di garantire il rispetto dei diritti alle persone detenute all’interno delle strutture penitenziali.

Si vuole evidenziare come si stia assistendo ad un progressivo aumento dei meccanismi di esclusione sociale che colpiscono prevalentemente le persone che vivono in condizione di disagio sociale. Immigrati, tossicodipendenti e, anche se in misura minore, persone che vivono in condizioni sociali di emarginazione (senza dimora, disagiati psichici, etc...) sono i soggetti che in maggioranza affollano le carceri lombarde e italiane.

Nel corso delle iniziative programmate davanti agli istituti di pena, come firmatari dell’appello, lanciamo alcune proposte tese a garantire: condizioni di vita dignitose a chi vive nel carcere; l’affermazione del diritto alla salute in carcere; l’introduzione della figura del Garante dei diritti; il superamento dell’attuali carenze di personale sociale e educativo; una più puntuale informazione sulla realtà penitenziale; il rispetto del dettato costituzionale in materia di pena reclusiva e di diritti dei cittadini, anche se reclusi.

Enna: detenuti-studenti diventano giornalisti per un giorno

 

La Sicilia, 18 novembre 2004

 

Le scuole della Provincia riconfermano la massiccia partecipazione degli anni passati all’edizione 2005 di Newspapergame. Sono 35 le scuole dell’ennese che hanno già aderito all’iniziativa del nostro quotidiano che permette agli studenti di diventare giornalisti per un giorno.

Nell’edizione 2005 parteciperanno anche i detenuti-studenti della Casa circondariale di Enna e Piazza Armerina. La proposta di introdurre l’iniziativa oltre le sbarre è stata promossa con entusiasmo da Letizia Bellelli, direttore del carcere, che ha coinvolto il Centro territoriale che cura la formazione permanente degli adulti.

"Siamo ben lieti di promuovere il progetto all’interno dell’istituto - ha dichiarato la Bellelli - perché l’esperienza possa portare il mondo all’interno delle mura del carcere e proiettare i detenuti oltre il muro". Tutto ciò all’indomani dell’esperienza che nello scorso ottobre ha visto la collaborazione tra l’Ipsia-Ipssar e la Casa Circondariale di Enna per l’allestimento di una sfilata di moda. Di fronte a simili iniziative le parole integrazione e reinserimento si riempiono di significato e la vita oltre le sbarre sembra forse più vicina.

"La valenza umana che deriva da simili eventi è straordinaria - ha dichiarato Rino Agnello, assessore provinciale alla Solidarietà sociale - sia che si tratti di una sfilata di moda, che di giornalismo. Durante quell’occasione si è creata una reale promiscuità tra istituzioni, operatori, detenuti e "gente oltre il muro" ma con disinvoltura e semplicità.

Posso dire comunque che entrare all’interno di un istituto di detenzione e sentire chiudere i cancelli dietro le proprie spalle fa una certa impressione anche a chi per lavoro è abituato ad entrarvi spesso, ma quel giorno tutto è stato diverso".

Quindi il gioco ideato nove anni fa darà l’occasione a studenti e docenti del centro territoriale per il settore scuole elementari, medie inferiori e superiori per sperimentare un vero e proprio laboratorio interdisciplinare di giornalismo. Con Npg docenti e studenti, riuniti in gruppo redazionale, saranno seguiti e assistiti da un tutor, e saranno i protagonisti di un gioco di ruolo basato sulle tecnologie della comunicazione, con la possibilità di creare e realizzare non solo una pagina di giornale, ma di partecipare anche alla redazione delle pagine tematiche su ambiente, alimentazione o Europa Unita che vengono pubblicate all’unisono su altre testate nazionali che hanno aderito al network di Npg.

È ancora possibile aderire all’iniziativa e le scuole potranno telefonare al numero 095.253490 per ulteriori informazioni e dovranno inviare via fax la scheda di adesione al più presto al numero 095.253241. A conclusione dell’iniziativa la premiazione e la consegna dei riconoscimenti speciali alle scuole i cui lavori valutati da una giuria di esperti si saranno distinti tra i migliori.

Usa: 27 anni di carcere per errore, risarcito con 1,5 mln dollari

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

Quanto vale un giorno passato ingiustamente in prigione? Per lo Stato del Maryland 150 dollari. È questo l’indennizzo che dovrà essere riconosciuto a un uomo detenuto 27 anni per un delitto non commesso. Conti alla mano, si tratta di quasi 1,5 milioni di dollari per poco meno di 10 mila giorni trascorsi dietro le sbarre. La giustizia Usa ha riconosciuto comunque che "il denaro non è abbastanza" per ripagare Michael Austin delle sofferenze subite.

Nel 1974, Austin, oggi 55enne, venne condannato per avere ucciso un uomo in un centro commerciale. Nel 2001, però, la sentenza venne rovesciata, perché un giudice stabilì che gli inquirenti avevano commesso degli errori e che l’avvocato di Austin, nel frattempo deceduto, era un incompetente.

Tra le tante incongruenze emerse durante il processo, spicca quella di un testimone che aveva riferito alla polizia che lo sparatore era un nero dalla pelle chiara, alto circa un metro e 70. Austin, invece, ha la pelle scura ed è alto oltre un metro e 90. Ora l’indennizzo sarà versato in dieci anni e, seppur con grave ritardo, si può dire che giustizia è stata fatta.

Avezzano: 4 agenti condannati per pestaggio di un detenuto

 

Il Messaggero, 18 novembre 2004

 

Quattro condanne e due assoluzioni ieri davanti al giudice monocratico Politi per un pestaggio in carcere verificatosi nel lontano 1977 nella casa circondariale di pena del San Nicola ad Avezzano.

Sul banco degli imputati sei agenti. Il detenuto Vinicio Castellani (difeso dall’avvocato Rotondi) fu pestato e messo in cella senza vestiti: Sergio Ippoliti, Nicola Agresti, Francesco Pisegna e Antonio Maffettone, agenti di custodia difesi dagli avvocati Cecchini e Vicini, sono stati condannati a due mesi e dieci giorni di reclusione mentre Amedeo Fiocchetta e Luciano Cerasoli, difesi dall’avvocato Leonardo Casciere, sono stati assolti. Questi ultimi nella sostanza erano stati accusati di non aver impedito il pestaggio.

Torino: a scuola cassetta - lettere per segnalazioni a polizia

 

Ansa, 18 novembre 2004

 

Una lettera alla polizia, per chiedere aiuto, segnalare episodi di criminalità o persone sospette, quali spacciatori di droga o pedofili, nei dintorni della scuola. Da oggi a Torino gli alunni di una media inferiore lo possono fare imbucando il messaggio direttamente in una cassetta della posta collocata nel loro istituto. Si tratta dell’avvio di un progetto sperimentale destinato ad estendersi.

La buca delle lettere in questione è nell’atrio della scuola Madre Mazzarello che, assieme ad altre cinque, è coinvolta dall’ottobre scorso nel più ampio progetto di collaborazione con i poliziotti di quartiere che per due ore alla settimana entrano in classe per ascoltare segnalazioni e anche per colloqui privati, se i ragazzi ne esprimono la necessità. E i primi risultati non mancano.

Pochi giorni fa un gruppo di studenti ha denunciato la presenza di un maniaco esibizionista che ogni giorno si abbassava i pantaloni di fronte alla scuola. I ragazzi si sono annotati il numero di targa della sua automobile e l’hanno passato ai poliziotti, che hanno attivato le indagini. Dal quel momento di lui si sono perse le tracce.

Non mancano gli episodi da "Libro Cuore", in cui i giovanissimi hanno chiesto ai poliziotti di trascorrere con loro alcuni momenti della giornata. Le altre zone in cui il servizio di presidio dei poliziotti di quartiere è già attivo sono quelle dei commissariati periferici di Madonna di Campagna, con la scuola Allievo, Barriera Milano, con la media Viotti, e Mirafiori, con la scuola ‘Antonelli’, ma anche quella del Centro, dove si trova il convitto nazionale Umberto I.

L’opportunità che si offre con la buca delle lettere in scuola o gli incontri faccia a faccia con gli agenti, è quella di poter chiedere aiuto anche in forma anonima, di avvicinarsi alla cultura della legalità e della sicurezza. L’intera iniziativa è nata dall’esigenza - evidenziata da alcuni dirigenti scolastici - di proteggere gli studenti anche fuori dalle scuole, all’entrata e all’uscita, quando possono venire avvicinati da spacciatori, pedofili o altri criminali.

"Come insegnanti - ha spiegato il rettore del Convitto Umberto I, Pietro Teggi - abbiamo già chiesto la collaborazione dei poliziotti di quartiere dallo scorso anno e il loro aiuto ci è stato utile in più occasioni. Avevamo segnalato loro la presenza di spacciatori e sono riusciti a risolverci il problema, così come ci hanno aiutati quando abbiamo temuto per la sicurezza di alcuni allievi che sono anche ospiti del nostro collegio.

Alcuni di loro erano stati borseggiati nel tragitto dal convitto ai vicini appartamenti, nel dopocena. La presenza delle forze dell’ordine ha messo fine a questi episodi". "È fondamentale - ha sottolineato il dirigente delle volanti della Questura, Antonio Baglivo - spiegare ai giovani che le forze dell’ordine sono pronte a offrire aiuto e sostegno, in particolare attraverso la polizia di prossimità. La scuola è un microcosmo, ma rappresentativo della società. Alcuni di loro hanno difficoltà a chiedere aiuto e la presenza dei poliziotti può diventare un’ulteriore opportunità".

Gorizia: pessimi spazi per uffici, buona sanità e pulizia

 

Il Piccolo, 18 novembre 2004

 

Il presidente della commissione Giustizia del Senato, Antonino Caruso, al termine di una visita fatta al carcere di Gorizia, ha espresso un giudizio negativo sulla struttura.

"Il carcere di Gorizia ha i peggiori spazi per gli uffici in Italia - ha osservato il parlamentare - forse soltanto Pordenone sta peggio. Le strutture per i detenuti sono tutto sommato accettabili, a essere del tutto insoddisfacenti sono invece quelle per il personale. Inoltre mancano del tutto - a suo giudizio - strutture destinate al recupero e alla formazione dei detenuti".

Il parlamentare poi ha aggiunto che appare necessario trovare una sede alternativa, una nuova struttura da individuare magari in una delle tante caserme dismesse. Buona la qualità del servizio sanitario e la pulizia della casa circondariale goriziana.

Firenze: sport, musica e teatro nel carcere minorile

 

Asca, 18 novembre 2004

 

Boxe, musica, teatro. Continuano le iniziative promosse dal Quartiere 1 di Firenze insieme all’istituto penitenziario minorile Meucci. Dal 19 novembre, per un mese, sono in programma una serata di boxe tra i giovani ospiti dell’istituto e i ragazzi della New Boxing, concerti e uno spettacolo teatrale della compagnia Osa, composta da 10 attori del Meucci.

L’Osa rappresenta la prima esperienza in Italia di un teatro all’interno di un istituto di pena minorile e grazie agli itinerari penitenziari, per gli attori-detenuti è possibile spostarsi per partecipare a spettacoli teatrali. "È con piacere che proseguiamo la collaborazione con l’istituto penale minorile Meucci - ha sottolineato il presidente del Quartiere Stefano Marmugi -.

Il ricco programma di iniziative permetterà ai ragazzi ospiti dell’istituto di mostrare quanto di buono stanno facendo in attività culturali e sportive e ai cittadini del quartiere di conoscere più da vicino questi giovani per agevolare la loro integrazione". "Da circa quattro anni - ha commentato il presidente dell’istituto Meucci Fiorenzo Cerruto - collaboriamo col Quartiere 1 che ha manifestato molta sensibilità per dare a questi ragazzi un’alternativa alla detenzione".

 

 

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