Rassegna stampa 12 novembre

 

Reinserimento: facendo la cosa giusta, poi si viene premiati?

 

Associazione Papillon, 12 novembre 2004

 

Con questa lettera vorrei spiegare il concetto molto ampio che ha la società di oggi per reinserimento sociale. Ho commesso un reato qualche anno fa e oggi non mi vergogno di dirlo, perché ho capito che ha fatto parte del mio percorso di crescita interiore. Oggi sono una persona che sa seguire con costanza i suoi impegni e cerca di perseguire i suoi sogni e obbiettivi.

Da qualche mese stavo lavorando in una grossa società di telecomunicazioni, con impegno e dedizione verso il lavoro che ogni giorno svolgevo sino a quando, dopo circa tre mesi, mi viene proposto un contratto a tempo indeterminato, con annesso la trafila burocratica che portava all’assunzione.

Mi trovo l’autocertificazione in cui devo dichiarare di non avere mai subito condanne penali. Davanti ad esso mi rendo conto di trovarmi nuovamente nella possibilità di scegliere tra fare o non fare la cosa giusta. A seguito degli accadimenti passati oggi decido di fare la cosa giusta. Spiego la situazione e cerco di esaltare l’impegno dimostrato in questo periodo per l’azienda.

Mi dicono che devo attendere la decisione di un fantomatico responsabile. Questa decisione dopo circa sette giorni non è ancora arrivata ed io sono da sette giorni disoccupato e impaziente nell’attendere questa risposta. Avevo gia il contratto firmato e per avere fatto la cosa giusta si è sospeso tutto.

Non so come finirà, ma oggi rimango un po’ perplesso e mi domando, nella società di oggi sicuramente si viene puniti facendo la cosa sbagliata, ma si viene premiati per fare la cosa giusta?

 

Lettera firmata

Napoli: cosa può fare la scuola per un minore a rischio?

 

Il Mattino, 12 novembre 2004

 

Sono un insegnante di materie letterarie in una media alla periferia di Napoli, che, come tanti altri, vive il disagio di una scuola situata nella periferia più a rischio, dove si vivono violenza, degrado, emarginazione, gravi situazioni socio-economiche, nonché socio-familiari, ma soprattutto gravissime situazioni relative alla gestione di alunni difficili; argomento quanto mai attuale, dal momento che le cronache cittadine registrano sempre più spesso episodi di violenza che hanno come protagonisti dei minori. Ed è proprio su quest’ultimo punto che vorremmo soffermarci esponendo un caso tale da indurre a numerose riflessioni.

Da circa due anni, questo è il terzo, ho in classe un minore a rischio, figlio di due pluripregiudicati della zona, il papà attualmente detenuto a Poggioreale. Questo ragazzo, come si può immaginare, vive in una situazione ambientale di degrado, violenza, illegalità diffusa. Ambiente da cui le nostre istituzioni avrebbero da tempo dovuto sottrarlo.

Il ragazzo ha solo tredici anni, ma ne dimostra molti di più, assume atteggiamenti da piccolo boss, già a scuola e fuori si è reso responsabile di piccoli episodi di teppismo e violenza. In questi due anni la scuola ha tentato di applicare strategie di recupero almeno tali da garantire un minimo di scolarizzazione e di alfabetizzazione. Peraltro l’alunno è anche seguito da un insegnante di sostegno per diciotto ore settimanali su proposta dell’équipe psico-pedagogica, date le sue modalità relazionali violente.

Ma a nulla sono valsi i tentativi della scuola di coinvolgere nell’azione di recupero i servizi sociali della zona, più volte sollecitati a praticare interventi più idonei, anche attraverso l’impiego di personale specializzato. I servizi sociali, sempre assenti, si stanno rendendo responsabili di un vergognoso scaricabarile nei confronti dell’istituzione scolastica che, vale la pena ribadirlo con forza, non è una struttura specializzata per minori a rischio né area di parcheggio del vuoto istituzionale. È invece un’istituzione sottoposta a tagli finanziari selvaggi, senza strutture idonee, con insegnanti mandati allo sbaraglio in classi troppo numerose o costretti a improvvisarsi sociologi, psicologi, assistenti sociali, poliziotti o carabinieri, ruoli tutti rigorosamente praticati, ma non riconosciuti.

Siamo stati a suo tempo attenti lettori del libro "Cuore" e già da allora non abbiamo mai avuto nulla di personale nei confronti dei Franti; viceversa tanti anni più tardi, abbiamo letto il bel libro di Paola Pavella "Gli ultimi della classe", dedicato all’esperienza dei maestri di strada. Sappiamo bene che la scuola e l’istruzione obbligatoria sono sacrosanti diritti, ma il punto è proprio questo: "di tutti", non solo dei Franti, ma anche dei Garrone, dei Derossi, dei Votini, mentre così finisce con il privilegiare solo chi fa la voce più alta, con la complicità del vuoto istituzionale e col risultato di portare la cultura della violenza nella scuola. Il ragazzo in questione è stato assente per venti giorni, la scuola lo ha segnalato alla famiglia e alle istituzioni. Al consiglio di classe sono pervenute notizie di lui vaghe e frammentarie ma allarmanti: una presunta fuga dalle mani dei carabinieri, una latitanza, una fuga da una breve permanenza in una casa-famiglia.

Eventi, questi ultimi, evidentemente ritenuti "non rilevanti" dal giudice dei minori, se egli d’ufficio lo ha rimandato subito a scuola. Domanda: cosa è realmente accaduto? Se una struttura specializzata ha fallito, come può sostituirla la scuola che specializzata non è? In venti giorni il ragazzo con chi è stato a contatto e dove? Non ci sono risposte. Un insegnante, nel rimettere l’alunno in classe, ha chiesto una certificazione medica. Il ragazzo ha risposto: "Io ‘a ccà dinto traso e ghiesco quanno voglio io!" ed è tornato più "leader" di prima.

Non dimentichi questo nome: Raffaele, così si chiama il nostro eroe, uno dei tanti minori a rischio, l’ennesima vittima di una vergognosa assenza istituzionale, un giorno pronto a infoltire le file della camorra. Dimenticavo: l’altro sabato gli ho chiesto il permesso di svolgere almeno per un’ora la mia lezione. L’ha accordato.

 

Maurizio Sibilio

 

Il professor Sibilio, che abbiamo la fortuna di conoscere per l’attività a favore della letteratura svolta con la madre Ada Sibilio Murolo, è un professore molto attento alle ragioni dei meno favoriti dalla vita. Se ha scritto questa lettera amara e coraggiosa, vuol dire che la sua misura è colma.

Vi si legge la delusione perché la scuola, nelle condizioni in cui versa, non è in grado di fare abbastanza per i tanti Raffaele. Non un tentativo di sottrarsi ai propri obblighi, ma un appello affinché un insegnante sia messo in condizione di fare meglio.

Famiglia e scuola, sempre invocate quando un ragazzo è protagonista di un fattaccio, da sole non bastano certo. Ci sarebbe bisogno di armonia con gli altri snodi della società, dai servizi sociali alla giustizia minorile. Ci sarebbe bisogno, soprattutto al Sud, di concentrare le risorse sulla scuola pubblica. Invece non accade e ciascuno resta solo. A cominciare dai Raffaele.

Roma: sulla grazia a Sofri la parola passa a Ciampi

 

Ansa, 12 novembre 2004

 

Il fascicolo sulla grazia ad Adriano Sofri è arrivato al Colle, all’attenzione del Capo dello Stato che già dalla fine del mese scorso ha sul suo tavolo le carte sull’istruttoria per la clemenza a Ovidio Bompressi.

Spetterà ora a Carlo Azeglio Ciampi prendere una decisione su un caso politico-istituzionale che si trascina ormai da due anni. Così come presto il presidente potrebbe prendere in esame un’altra richiesta di grazia, quella per il noto bandito sardo Graziano Mesina.

La richiesta di istruire un fascicolo sull’ex leader di Lotta Continua, condannato a 22 anni di reclusione per l’omicidio del commissario Calabresi, era stata rivolta il 30 marzo scorso dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al ministro della Giustizia Roberto Castelli.

Una volta conclusa l’istruttoria, il Guardasigilli ha inviato il fascicolo al Quirinale con una sua lettera di accompagnamento. Nel dossier ci sono i pareri negativi sulla concessione della grazia all’ex leader di Lotta Continua espressi dalla Procura Generale di Milano e dal giudice di Sorveglianza di Pisa (pareri tecnici e non vincolanti) e una relazione ricognitiva scritta dall’ ufficio competente del ministero della Giustizia.

La contrarierà del ministro della Giustizia a un atto di clemenza a Sofri è nota ed è stata più volte esplicitata in pubblico dallo stesso Castelli, così come per la clemenza a Ovidio Bompressi, anch’egli condannato per l’omicidio del commissario Calabresi. Però, a differenza di Sofri, che non ha mai voluto chiedere la grazia, Bompressi, per due volte, attraverso i propri familiari, lo ha fatto.

Il fascicolo su Bompressi - anche questo chiesto lo scorso marzo dal Quirinale - è invece già all’attenzione di Ciampi dalla fine del mese scorso. All’interno vi sono i pareri aggiornati della Procura generale di Milano (negativo) e del giudice di sorveglianza di Massa (moderatamente positivo, in considerazione delle condizioni di salute di Bompressi, che è agli arresti domiciliari).

Roma: possibile "sì" di Castelli per la grazia a Mesina

 

Ansa, 12 novembre 2004

 

L’istruttoria per la grazia chiesta dal bandito sardo Graziano Mesina sarebbe stata conclusa dagli uffici tecnici del ministero della giustizia con un parere favorevole alla concessione dell’atto di clemenza. Il ministro della Giustizia Roberto Castelli - si è inoltre appreso - sembrerebbe non essere contrario alla grazia. Dal portavoce del Guardasigilli è arrivato un "no comment".

La parola finale spetterà comunque al Capo dello Stato quando il fascicolo arriverà alla sua attenzione. Mesina, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Voghera, aveva firmato la richiesta di grazia il 22 luglio del 2003.

Sessantadue anni, di Orgosolo, Mesina ha trascorso circa 40 anni in carcere per il cosiddetto meccanismo del cumulo delle pene. Penultimo di dieci figli di Pasquale Mesina, pastore, e Caterina Pinna, Graziano ("Grazianeddu" per gli amici) fu arrestato la prima volta a 14 anni per porto abusivo di pistola e oltraggio a pubblico ufficiale.

Ottenuto il perdono giudiziale, tornò in carcere nel maggio del 1960 per aver sparato in luogo pubblico. Risale proprio ad allora la prima evasione: scappò, infatti, dalla caserma dei carabinieri ma venne catturato e condannato a sette mesi. La "svolta" criminale arrivò la sera dell’ antivigilia di Natale del 1961, allorché entrò in un bar di Orgosolo e ferì a colpi di pistola un pastore "reo" di aver sparlato della sua famiglia, accusandola del sequestro e uccisione di un possidente, Pietrino Crasta.

Arrestato e condannato a 16 anni per tentativo di omicidio, "Grazianeddu" imboccò la via che, attraverso clamorose evasioni (da un treno, da carceri e caserme) e i primi sequestri di persona, ne fecero la "Primula rossa" del banditismo sardo. La sua "leggenda" (si parlò allora di periodiche visita in paese per incontrare ragazze innamorate di lui, si disse anche che si spinse fino a Cagliari per andare a vedere una partita della squadra rossoblù) si infranse il 26 marzo del 1968 ad un posto di blocco: una pattuglia della stradale fermò un’auto e nonostante un tentativo di sviare gli agenti ("mi chiamo Carta") Mesina venne riconosciuto e arrestato.

Nel 1973, mentre sta scontando il cumulo delle pene inflittegli per i sequestri e le evasioni, provò a scappare prima da Volterra e poi da Regina Coeli. Ci riuscì nel 1976, quando evase dal carcere di Lecce insieme all’ esponente dei Nap Martino Zichitella.

Arrestato l’ anno dopo in Trentino, finì in quel dimenticatoio che cercava da tempo per fuggire da un passato da cui non riusciva a liberarsi. Ma nel 1992 venne di nuovo catturato dalle luci della ribalta quando tornò in Sardegna per occuparsi del sequestro del piccolo Farouk Kassam, una vicenda segnata dalle polemiche sulla liberazione del bambino e sul ruolo che avrebbe avuto proprio Mesina. Quella che in molti - e forse lui stesso - hanno considerato una sorta di "nemesi" arrivò l’ anno dopo quando vide riaprirsi le porte del carcere in seguito al ritrovamento di armi nel cascinale di San Marzanotto d’Asti, dove viveva. 

Immigrazione: da Camera ok definitivo al dl modifica Bossi - Fini

 

Ansa, 12 novembre 2004

 

Sì definitivo dell’Aula della Camera al decreto legge sull’immigrazione, varato dal governo dopo la bocciatura di alcune parti della legge Bossi-Fini da parte della Corte Costituzionale nello scorso mese di luglio. sì sono stati 266, 98 i no, sei gli astenuti; a favore hanno votato i gruppi della maggioranza, contro tutta l’opposizione, che ha contestato duramente il provvedimento in Aula.

Oltre a nuove norme sulle espulsioni, il decreto legge di cui alla Camera si è approvata la definitiva conversione prevede la possibilità per gli immigrati di rinnovare il permesso di soggiorno alle poste o in banca.

Il Senato aveva a suo tempo deciso anche un giro di vite sui clandestini che restano in Italia nonostante l’espulsione: rischieranno fino a quattro anni di carcere. a principale novità introdotta dal dl è, comunque, la convalida delle espulsioni da parte dei giudici di pace. La soluzione era stata trovata dal governo per ovviare alle critiche della Corte Costituzionale, che aveva bocciato la Bossi-Fini perché poco "garantista".

La legge sull’immigrazione votata dal centrodestra prevedeva, infatti, la possibilità di convalidare l’espulsione senza ascoltare l’immigrato e senza concedergli garanzie di difesa. Ora le garanzie ci sono, ma a pronunciarsi sull’espulsione è il giudice di pace e non un giudice ordinario, per evitare di ingolfare ulteriormente i tribunali.

Durissimo il giudizio delle opposizioni sul provvedimento. "Questo decreto è un oltraggio alla civiltà giuridica che serve solo a criminalizzare gli immigrati", ha detto il diessino Carlo Leoni, sottolineando che "il fallimento della Bossi-Fini porterà al fallimento della Cdl". Il Verde Marco Boato ha invece evidenziato che "su questo decreto si è andati al muro contro muro: la Cdl non ha voluto accogliere nessuna proposta di modifica del testo benchè ci fossero i tempi per fare un ulteriore passato in Senato. E poi ci si dice che si cerca il dialogo con l’opposizione...". 

Istat: detenuti stranieri in aumento, sono il 31,4% del totale

 

Ansa, 12 novembre 2004

 

Cresce in modo continuo la presenza di detenuti stranieri nelle carceri italiane: nel 2003 - rileva l’Istat nel suo rapporto 2004 - sono arrivati a rappresentare il 31,4% del totale. Nel complesso, negli istituti penitenziari, alla fine del 2003, sono stati rilevati 54.237 detenuti (-2,6% rispetto all’anno precedente), di cui 14.332 sono tossicodipendenti (vale a dire il 26,4% del totale).

È sieropositivo il 2,4% della popolazione carceraria (-4,7% rispetto al 2001). Nel 2003, inoltre, sono stati 18.344 i minorenni denunciati all’autorità giudiziaria, mentre 3.522 sono quelli entrati nei centri di prima accoglienza (1990 stranieri contro 1.532 italiani).

Il 72,7% di questi è imputato per reati contro il patrimonio, il 16,3% per aver violato la legge contro gli stupefacenti, il 4,,4% per reati contro la persona. Gli ingressi di minorenni negli istituti penali minorili nel 2003 sono stati 1.581 (il 78,7% per custodia cautelare); le femmine rappresentano il 16,1% del totale, mentre gli stranieri fanno registrare il 56,6% degli ingressi. 

Finanziaria: per Ardita (Dap) primo passo importante su carceri

 

Ansa, 12 novembre 2004

 

"Un primo passo importante, che va incontro ai problemi della sanità penitenziaria". Così Sebastiano Ardita, responsabile della direzione generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), commenta il via libera dell’aula della Camera all’emendamento presentato da Forza Italia per lo stanziamento di 5 milioni di euro a favore dell’amministrazione penitenziaria.

"Si tratta di una scelta - fa notare Ardita - che raccoglie le sollecitazioni del Dap per l’adeguamento delle risorse finanziarie. I 5 milioni di euro rappresentano un segnale incoraggiante. Sicuramente devono essere fatti altri passi avanti". Nel corso di recenti audizioni dinanzi alle Commissioni giustizia e affari sociali della Camera, Ardita aveva fatto notare che le risorse finanziarie sono andate costantemente diminuendo negli ultimi anni, tanto che la "forbice" tra la quota pro-capite destinata alle spese sanitarie del cittadino libero e quella per il cittadino detenuto (storicamente considerata più elevata per varie e comprensibili ragioni) si è progressivamente ridotta.

Nel 1995, infatti, la spesa per ciascun cittadino libero era pari a 839 euro e quella per ciascun detenuto era di 1.846 euro; nel 2003 (data dell’ultima rilevazione) le due quote sono risultate quasi uguali e cioè rispettivamente di 1.378 e 1.498 euro.

Finanziaria: FI, un importante emendamento per sanità carceri

 

Ansa, 12 novembre 2004

 

L’emendamento per la sanità carceraria, a firma dei deputati di Forza Italia Mario Pepe e Sandro Bondi, "è stato sostenuto fortemente da tutto il Gruppo di Forza Italia". Lo afferma una nota di Fi.

"Siamo riusciti a indirizzare importanti finanziamenti per affrontare l’emergenza sanitaria nelle carceri italiane. Molti degli istituti di pena - si legge nella nota - versano ormai in condizioni preoccupanti, in alcuni casi privi addirittura di medici.

Era diventato improrogabile intervenire con provvedimenti tangibili, soprattutto perché in questi anni si è largamente diffusa l’epatite C che sta facendo più morti dell’Aids, è aumentato pericolosamente il numero dei suicidi e, soprattutto, è aumentato il numero dei detenuti.

Dopo che i governi di centro sinistra avevano effettuato tagli fino al 30% a questi stanziamenti - concludono i deputati azzurri abbiamo sentito il dovere di non chiudere gli occhi di fronte a questa grave emergenza". 

Opera: spaccio nel carcere, 12 condannati, anche tre agenti

 

Ansa, 12 novembre 2004

 

Tre agenti di polizia penitenziaria e altre e nove persone, in gran parte spacciatori, sono state condannati oggi con pene che vanno dai sette mesi a un anno e tre mesi di reclusione per un traffico di droga che veniva portata all’interno del carcere di Opera assieme a prodotti alimentari. Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione penale del tribunale di Milano accogliendo sostanzialmente le richieste del Pm Marco Ghezzi.

Tra gli imputati condannati oggi anche la moglie di un detenuto che, tramite una guardia carceraria, aveva procurato cocaina al marito detenuto. L’inchiesta era nata nell’estate del 2002 con l’arresto di un uomo che stava cercando di introdurre cocaina in carcere.

Nei confronti degli agenti implicati vennero presi provvedimenti amministrativi. Altre nove persone vennero condannate con rito alternativo dal Gup Fabio Paparella nel giugno dell’anno scorso. 

Opera: Riina (74 anni) sta male, legale chiede esenzione da 41 bis

 

Ansa, 12 novembre 2004

 

Toto Riina chiede di essere esentato dal 41 bis, il regime di detenzione dura al quale è sottoposto nel carcere di Opera. "Sta molto male", spiega uno dei suo legali ma la richiesta suscita reazioni preoccupate tra gli esponenti della maggioranza e dell’opposizione che si aspettano dalla magistratura una decisione attenta e scrupolosa.

"Periodicamente chiediamo al tribunale di sorveglianza di Milano l’esclusione del regime carcerario duro per Salvatore Riina. Loro ci rispondono ‘picchè ma noi non ci scoraggiamo e ritentiamo.

Riina sta molto male: mi sembra un buon motivo per rivolgersi ai giudici". Così uno dei legali del boss corleonese, l’avvocato fiorentino Luca Cianferoni, spiega l’istanza di revoca del 41 bis, depositata nella cancelleria del tribunale di sorveglianza di Milano, autorità giudiziaria competente da quando Riina è detenuto presso il centro clinico del carcere di Opera.

L’udienza di discussione della richiesta è stata fissata per venerdì prossimo. I giudici dovrebbero però riservarsi e rendere nota la decisione lunedì prossimo. "Esentare Riina dal 41 bis, significa ritenere che non intercorra alcun pericolo di contatti tra lo stesso Riina e Cosa Nostra - ha commentato il senatore Carlo Vizzini (Fi), componente della commissione Antimafia-.

Il tribunale di sorveglianza valuti con la consapevolezza necessaria che con il rango di Riina certi rapporti non si possono mai sciogliere. Se il boss ha problemi di salute, i suoi diritti vanno garantiti senza infrangere le regole del 41 bis".

Sulla stessa linea, Giuseppe Lumia, capogruppo Ds in commissione antimafia, il quale spera che a Riina "non si permetta di avere libertà di contatti con l’esterno. Ancora adesso la sua voce è potente dentro Cosa Nostra ed un allentamento dei controlli sarebbe un segnale negativo. Ho piena fiducia che la magistratura saprà ben valutare questa richiesta. Riina ha già avuto qualche allentamento del 41 bis, non vorrei che venisse annullato del tutto".

"Il quadro clinico del mio assistito è davvero critico" dice l’avvocato Cianferoni, che assiste anche i figli del capomafia, Giovanni, anch’egli al 41 bis nel carcere di Terni, e Giuseppe Salvatore, detenuto a Palermo. Riina soffre da tempo di crisi cardiache.

L’ultima, che ha seguito di qualche mese un intervento di angioplastica, risale ad ottobre del 2003 e spinse i giudici a decidere il trasferimento del detenuto ad Opera. "La sua salute - spiega il penalista - è sempre più compromessa. All’insufficienza cardiaca cronica che riduce la funzionalità del cuore del 40 per cento si aggiungono una seria forma di cirrosi epatica, disfunzioni tiroidee e recentemente un’ernia inguinale.

Il fisico di Riina è ormai minato dalle patologie da cui è affetto, dalla vecchiaia e da 13 anni trascorsi in regime carcerario duro. C’è da chiedersi se non si debba discutere a questo punto della compatibilità tra il carcere e lo stato di salute del detenuto".

Venerdì Cianferoni spiegherà ai magistrati perché Riina dovrebbe lasciare il 41 bis.

"Ma sarà lui stesso - annuncia il penalista - a dire al tribunale in che condizioni si trova". Ignari dell’iniziativa si dicono i legali palermitani del capomafia di Corleone, gli avvocati Mimmo La Blasca e Cristoforo Fileccia. A chiedere un trattamento carcerario "più dignitoso" mesi fa era stato lo stesso boss che, alla vigilia di Natale, nel carcere di Opera aveva incontrato Maurizio Turco, presidente dei deputati radicali al Parlamento Europeo.

Riina, nel breve colloquio avuto attraverso lo spioncino della sua cella, si era lamentato delle condizioni di detenzione. "Il mondo deve sapere", aveva detto al parlamentare. Nel carcere di Opera l’uomo che ordinò le stragi dei magistrati Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, e le bombe di Roma, Firenze e Milano nel 1993, è arrivato dopo anni di detenzione nel supercarcere ascolano di Marino del Tronto.

Cosenza: due giorni di forum su legalità e sicurezza…

 

Quotidiano di Calabria, 12 novembre 2004

 

"Legalità e sicurezza per garantire diritti e libertà": è questo il tema del secondo Forum regionale, che si terrà oggi e domani nella sala congressi del Consorzio agro alimentare di Lamezia Terme. La manifestazione è organizzata dall’Assessorato regionale alla pubblica istruzione e cultura e dal Comitato permanente regionale per l’educazione alla Legalità.

L’assessore regionale alla Pubblica istruzione e Cultura Saverio Zavettieri introdurrà i lavori di una due giorni alla quale prenderanno parte, venerdì a partire dalle ore 15.30, Domenico Pudia, procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro, il prefetto di Catanzaro Alberto Di Pace, Giorgio Criscuolo commissario prefettizio di Lamezia Terme, il presidente del Consiglio Regionale della Calabria Luigi Fedele, il presidente della Commissione Regionale Antimafia Vincenzo Pisano, Ugo Panetta direttore Ufficio Scolastico Regionale della Calabria e Mons.

Luigi Cantafora Vescovo di Lamezia Terme.

Successivamente si proseguirà con la prima sessione tematica su "Scuola e istituzioni: cultura della legalità" con l’intervento della presidente del Corel Augusta Torricelli Frisina, la quale informerà anche sulle attività intraprese, nel triennio 2001/2004, del Comitato regionale per la legalità, attraverso assegnazione di borse di studio, master, cicli di formazione multimediale a distanza per docenti e referenti di educazione alla legalità, finanziamenti a progetti scolastici di legalità, iniziative pubbliche, pubblicazioni e altre iniziative.

Il tema sarà affrontato anche da Paolo Martino dell’Università "La Sapienza" di Roma, Giampiero Calabrò dell’Unical di Cosenza, il responsabile relazioni esterne Uil Polizia di Stato Gabriele, il dirigente scolastico del Liceo Scientifico "L. Siciliani" di Catanzaro Francesco Latella, Sergio Abramo presidente Anci Calabria, Giuseppe Bonazza dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Monasterace, Giovanni La Torre rettore Unical di Cosenza, Antonia Vetere dirigente scolastico dell’I.T.C. "A. Serra" di Cosenza e la sottosegretario del Ministero della Pubblica Istruzione Valentina Aprea. Sabato mattina si riprenderà alle ore 9.30 con la seconda sessione tematica riguarderà "La sicurezza quale infrastruttura per lo sviluppo".

Relazionerà il direttore Generale Dipartimento n° 10 - Regione Calabria Gaetano Princi che modererà anche le relazioni di: Giacomo Zappia dell’Associazione "Libera" - Calabria Ufficio Nazionale Beni Confiscati, Giuseppe Procaccini responsabile Apq Sicurezza del Ministero dell’Interno, Ennio Damiano vice presidente nazionale Fondazione Cesar, Carlo Tinebra capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Gemma Altimari presidente Associazione Culturale Onlus "Dove Volano i Delfini", Giuseppe De Bartolo preside Facoltà di Economia Unical di Cosenza, Demetrio Costantino presidente Cids, Giuseppe Colaiacovo rappresentante Siulp, Attilio Foscaldi coordinatore regionale Fondazione Antiusura e presidente Associazione Culturale "Il Samaritano" di Cassano Ionio, Filippo Callipo presidente regionale Confindustria, Roberto Castagna segretario regionale Uil-Sindacati Confederali Cgil, Cisl e Uil sul tema "Il punto sugli strumenti operativi di contrasto al fenomeno mafioso e di promozione della legalità e dello sviluppo" sarà materia della terza sessione tematica che sarà affrontata da: Alberto Cisterna sostituto Procuratore Nazionale Antimafia, Eugenio Facciolla sostituto Procuratore Dda membro Comitato, Gaetano Pecorella della commissione Parlamentare Giustizia, Roberto Centaro presidente Commissione Parlamentare Antimafia, Pasquino Crupi pro Rettore Università degli Stranieri. Il giornalista Antonio Delfino modererà gli interventi della giornata. E l’assessore regionale Saverio Zavettieri tratterà le conclusioni dell’incontro.

Torino: per avere sospensione pena lavora gratis al canile

 

Ansa, 12 novembre 2004

 

Quattro ore di lavoro non retribuito al canile municipale di Torino, ogni sabato per un anno e due mesi: è quanto ha stabilito una sentenza emessa dal Tribunale di Torino che ha condannato a anno e due mesi di carcere un torinese di 53 anni, subordinando però la sospensione condizionale della pena al fatto che lui si impegni gratuitamente in questa occupazione.

L’uomo, accusato di spaccio di droga, dieci giorni fa era stato trovato dai carabinieri della Compagnia Oltredora con nove dosi di cocaina, per un totale di sei grammi. La sentenza di condanna è stata emessa il 28 ottobre, ma all’imputato è stata offerta la possibilità di lavorare con un ente convenzionato con il ministero della Giustizia per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità in modo da ottenere la sospensione della pena una volta che la sentenza passerà in giudicato. Nel frattempo è stato scarcerato. 

Perugia: la Carovana contro le mafie in giro per l’Umbria

 

Redattore Sociale, 12 novembre 2004

 

"In viaggio per la legalità democratica e la giustizia sociale". È questa la motivazione, racchiusa in uno slogan, della Carovana nazionale antimafie 2004 promossa da Libera, Arci, Avviso Pubblico e dalla fondazione Cesar. Per il secondo anno la Carovana, nata 10 anni fa, fa tappa in Umbria.

La novità di quest’anno è, grazie ad un accordo con Libera, l’appoggio dei sindacati all’iniziativa, a ribadire non solo a parole che la mafia è fenomeno molteplice e diffuso: esiste come esiste l’Italia, ribadiscono i promotori.

"Vogliamo andare incontro ai problemi del territorio, analizzarli insieme alle persone e alle associazioni proprio per far crescere il livello di democrazia". Sono quindi previsti anche in Umbria - regione fortemente toccata dal problema, tra i posti più alti della classifica di incidenti sul lavoro - incontri sul lavoro nero e sulla sicurezza, "problematiche che tolgono ai giovani opportunità e li mettono a rischio di reclutamento da parte delle organizzazioni criminali" come ha spiegato Marta Fiore, nipote trentaduenne di Paolo Borsellino e figlia di Rita, anche lei da lunedì prossimo presente in Umbria con la Carovana.

"La Carovana ai giovani porta invece un messaggio di vita e di forza - ha aggiunto Marta –, mio zio era così, con la sua voglia di vita sconfiggeva la paura della morte, era sempre gioioso, amava scherzare". La collaborazione dei sindacati è decisiva - ha detto stamattina Massimo Sestili di Nero su Nero (che in Umbria sostiene il "passaggio" della Carovana insieme a Arci Umbria, Legambiente, Segno Critico/ Micropolis) in occasione della presentazione delle iniziative umbre della Carovana - perché il problema dell’illegalità nel mondo del lavoro è sempre più diffuso".

Ha tenuto a specificare il ruolo del sindacato Patrizia Venturini della Cgil: "Le strade che il sindacato ha percorso, da sempre, si sono intrecciate con quelle di chi lotta per la giustizia e la legalità", aggiungendo che le organizzazioni sindacali hanno elaborato una proposta operativa "contro il lavoro irregolare e sommerso".

Lunedì 15 novembre a partire dalle ore 9,30 la Carovana sarà a Spoleto all’intero del carcere di massima sicurezza di Maiano: "Questa iniziativa dovrebbe far riflettere sul fatto che il carcere è un luogo della società e i detenuti sono, comunque e sempre, dei cittadini" osserva il neopresidente regionale dell’Arci Francesco Camuffo. Previsti altri appuntamenti come una mostra fotografica sul riutilizzo dei beni confiscati alla mafia e un incontro sul lavoro nero.

Dopo Spoleto, nelle giornate di lunedì e martedì la Carovana farà tappa a Perugia e a Terni, dove si terranno incontri con le associazioni, gli studenti delle scuole. Intento principale è portare consapevolezza sull’esistenza tangibile di un fenomeno che oggi è riduttivo e superficiale definire al singolare e che interroga tutti e che si annida spesso anche negli atteggiamenti quotidiani di singoli e strutture che, come dice don Luigi Ciotti fondatore di Libera, "sono le nostre! anche le nostre associazioni o cooperative...

Le nostre organizzazioni talvolta non hanno il coraggio della radicalità feconda... A volte diventiamo noi stessi i primi responsabili del non cambiamento". "Ora si chiama Carovana antimafie e non antimafia come un tempo" ha detto Marta Fiore. "Questo perché la mafia si è globalizzata e non fa più soltanto riferimento a Cosa nostra, alla ‘ndrangheta o alla Sacra corona unita.

Le caratteristiche delle organizzazioni criminali sono diverse e vanno dalla tratta degli esseri umani all’usura e al racket, che rappresentano la prima forma di controllo del territorio". La nipote del giudice Borsellino ha ricordato: "Avevo vent’anni ed è ovvio dire che, da quel momento, la mia vita è cambiata per me e tutta la famiglia. La società civile impegnata sul fronte della lotta per la legalità ci ha cercato. Chiedevano il nostro appoggio e così ci siamo ritrovati tutti, in diverse forme, a impegnarci in prima persona". Da allora Marta ha scelto di stare al fianco di Libera. 

Agrigento: per carcere Sciacca si spera in finanziamento immediato

 

La Sicilia, 12 novembre 2004

 

Il consulente del ministro della Giustizia delegato all’edilizia penitenziaria, Giovanni Magni, sarà a Sciacca a gennaio per incontrare le autorità e chiarire in ogni dettaglio le questioni riguardanti la realizzazione del nuovo carcere. È questa una delle novità, assieme ad un emendamento alla Finanziaria che aprirebbe nuovi orizzonti, riguardante il contorto dibattito in corso su una questione che viaggia in modo parallelo con le paure di un eventuale ridimensionamento degli uffici giudiziari.

Ad aggiornare l’iter burocratico che riguarda la costruzione del nuovo carcere è stato il parlamentare saccense Nuccio Cusumano, che è anche capogruppo alla Camera dei Popolari - Udeur. L’esponente politico ha incontrato il ministro Castelli ed il suo consulente Magni, apprendendo nel contesto di un approfondimento sulla vicenda, che bisogna attendere il varo della Finanziaria, in quanto la legge prevede un emendamento elaborato congiuntamente dai ministeri della Giustizia e dell’Economia, che a sua volta propone un’anticipazione di cassa di 300 milioni di euro finalizzata alla realizzazione di nuove carceri.

"Il ministro mi ha assicurato che Sciacca è nelle prime sei posizioni tra le città beneficiarie di questo provvedimento - dice Cusumano - il che porterebbe immediatamente al relativo incarico per la progettazione".

Queste novità aprono una nuova prospettiva nell’attualità del dibattito che da mesi registra anche scontri politici tra rappresentanti dei due poli, ma pure una "incursione" inattesa del procuratore della Repubblica, Bernardo Petralia, il quale ha riproposto con forza il problema, il cui iter è apparso sempre abbastanza astruso.

Le dichiarazioni del ministro confermano in parte quelle che sono le intenzioni del Governo, e cioè la volontà di vendere gli istituti penitenziari obsoleti e ospitati in edifici di valore artistico, come nel caso di Sciacca. Di difficoltà a prevedere la vendita di un immobile come il vecchio convento dei carmelitani si è parlato alcune settimane fa, ma al di là di questo, se una disponibilità di fondi consentirebbe di progettare la nuova struttura carceraria di Sciacca, non ha molta importanza sapere come le autorità recupereranno le somme.

Orvieto: musica in carcere con l’Associazione "Arci Ora d’Aria"

 

Orvieto News, 12 novembre 2004

 

C’è un progetto, il progetto "Altamira" dell’Associazione Arci Ora d’Aria, grazie al quale due operatori della Cooperativa sociale "Il Quadrifoglio" da più di tre anni hanno la possibilità di accedere ogni venerdì pomeriggio nella Casa di Reclusione di Orvieto e parlare con i detenuti che ne fanno richiesta.

Il progetto, presente anche nelle altre carceri umbre, è rivolto principalmente ai detenuti tossicodipendenti ed alcoldipendenti e costituisce di fatto uno sportello informativo costante e continuo che cerca di dare risposte alle particolari esigenze di coloro che si trovano a vivere l’esperienza carceraria nella non facile condizione di dipendenza da sostanze psicotrope.

I detenuti che accedono allo sportello informativo "Altamira" hanno la possibilità di avere consulenza legale gratuita, informazioni e contatti con i servizi pubblici e privati che si occupano di tossicodipendenza ed alcoldipendenza, con le comunità terapeutiche riabilitative, con le agenzie lavorative del territorio, con vari enti pubblici (anagrafe comunale, Inps, ufficio del registro, ambasciate ecc.) e in collaborazione con la Biblioteca comunale, prendere libri in prestito… e altro ancora. Tutto ciò in stretta collaborazione con gli operatori carcerari e con gli operatori del Ser.T. (Servizio per le Tossicodipendenze) e G.O.A.T. (Gruppo Operativo Alcologico Territoriale) di Orvieto.

Tra le varie attività svolte dentro e fuori il carcere, gli operatori hanno attivato una collaborazione con l’Associazione P 285 che gestisce il Centro di Aggregazione Giovanile "Tamburino". L’idea era quella di proporre ai vari gruppi musicali orvietani, che gravitano nel centro giovanile, di esibirsi di fronte ad un pubblico particolare come quello dei detenuti della Casa di Reclusione di Orvieto e offrire così ai reclusi anche alcuni momenti ricreativi. La proposta è piaciuta e molti gruppi hanno dato la loro disponibilità ad esibirsi gratuitamente nel teatro del carcere. Il 9 giugno scorso si è esibito il gruppo dei Rockover e l'11 novembre hanno replicato i Pedro Ximenex. Altri concerti, con altri gruppi, sono previsti nei prossimi mesi.

Il carcere, per sua natura, è un’ istituzione chiusa, i cui contatti con la comunità esterna sono necessariamente limitati e anche chi vive e lavora nella nostra città tende a dimenticarsi della sua presenza. Offrire la possibilità, anche se occasionale e limitata ad eventi ricreativi, di un’ apertura al territorio può rappresentare un momento di incontro e di scambio con l’esterno, piccolo ma significativo. E non solo per chi trascorrerà piacevolmente due ore ascoltando della buona musica, ma anche per chi ha deciso di andarla a suonare proprio lì. 

Aurelia: sindacati rompono la trattativa col Dipartimento

 

Il Messaggero, 12 novembre 2004

 

I sindacati rompono il tavolo di contrattazione anche con il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Si preannuncia un inverno duro sul fronte sindacale per gli agenti di polizia penitenziaria in servizio al super carcere di Aurelia.

Mercoledì scorso infatti, la rottura delle contrattazioni è stata totale. Prima il Provveditore regionale poi l’amministrazione del Dipartimento, hanno negato le richieste avanzate dai sindacati per il potenziamento degli agenti attualmente in servizio nell’Istituto circondariale di Civitavecchia: 50 unità maschili e 10 agenti donne.

Irremovibili le decisioni prese dal Dap rimaste le stesse di un mese fa. Civitavecchia così otterrà soltanto 17 agenti entro la fine di novembre. Dure le reazioni di Cgil-fp, Cisl, Uil, Sappe e Sag che preannunciano la ripresa della lotta sindacale e l’avvio immediato di assemblee organizzative con gli agenti di polizia penitenziaria. 

Nisida: "Lettere ai gabbiani", in scena i ragazzi dell’Ipm

 

Il Mattino, 12 novembre 2004

 

"Lettere ai Gabbiani": questo il titolo dello spettacolo teatrale che i ragazzi dell’Istituto penitenziario minorile di Nisida porteranno in scena a Natale. Domani alle ore 9,30, la sala Kerbaker del cinema/teatro Plaza, in via Kerbaker, ospiterà sette giovani attori di Nisida per un’anticipazione dello spettacolo in occasione della chiusura della Settimana della Sostenibilità 2004 organizzata dall’associazione Altrimondi.

Lo spettacolo - gratuito fino ad esaurimento posti - è stato scritto da Michele Monetta dell’Icra Project ed è diretto da Pasquale Napolitano, coordinatore del laboratorio teatrale dell’Ipm di Nisida.

 

 

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