Rassegna stampa 11 novembre

 

Sassari: a San Sebastiano la situazione è esplosiva…

 

L’Unione Sarda, 11 novembre 2004

 

Se da un lato si registrano interventi per il miglioramento della vita nel carcere di San Sebastiano, dall’altra si continua a sostenere l’assoluta necessità di chiudere il penitenziario sassarese per le sue condizioni di degrado e di fatiscenza della struttura e per l’insufficienza del personale di servizio. Mantenendo fede alle promesse, infatti, il prefetto Salvatore Gullotta ha incontrato il consigliere provinciale Antonello Unida, protagonista nei giorni scorsi di uno sciopero della fame per evidenziare i problemi del carcere, ed il direttore del penitenziario Patrizia Incollu per studiare insieme strategie che consentano di limitare le situazioni di disagio dei detenuti.

Come primo traguardo è stato raggiunto l’accordo, e già da qualche giorno è in atto, per il trasferimento in comunità terapeutiche dei detenuti tossicodipendenti che "hanno da scontare pene non superiori ai tre anni". Il prefetto ha inoltre dato notizia che "è in corso di predisposizione un progetto, unico in Sardegna, per la costruzione di un reparto Hiv, che permetterà il ricovero dei detenuti malati all’interno del carcere".

Sia il rappresentante del Governo che il direttore del carcere hanno assicurato che la struttura sanitaria sarà pronta entro il mese di gennaio del prossimo anno. Sempre entro il mese di gennaio, inoltre, sarà realizzata la nuova mensa per gli agenti e ripristinato al meglio quella già esistente per i detenuti. Fin qui le note positive: è sempre di ieri, infatti, la notizia di una visita a San Sebastiano del responsabile regionale della Uil penitenziari, Roberto Picchedda, che non ha potuto fare a meno di notare come nel penitenziario sassarese si continui a respirare l’atmosfera di una situazione esplosiva, sia per le condizioni fatiscenti dell’edificio,che deve essere assolutamente demolito, sia per la situazione gravissima in cui sono costretti a d operare gli agenti penitenziari.

"Nel reparto femminile - ha ricordato al termine del sopralluogo Roberto Picchedda - su 25 agenti in organico ne sono presenti solo 11; mentre nel settore maschile mancano oltre 50 agenti". La difficile situazione è stata segnalata, con una nota, al presidente del comitato permanente per i problemi penitenziari, della Commissione giustizia della camera dei deputati, Enrico Buemi, al quale è stato chiesto un incontro in Sardegna per verificare la situazione "esplosiva di San Sebastiano e quella delle altre carceri dell’isola".

Nello stesso tempo, è stato anche chiesto, così come ha fatto lo stesso Antonello Unida con il prefetto, di eliminare lo stato di confusione esistente intorno al problema dei fondi per la realizzazione di un nuovo carcere; una confusione che la nuova finanziaria nazionale continua a non chiarire, alternando proposte di ristrutturazione e di ricostruzione.

Alghero: allarme nel carcere modello, troppi detenuti e pochi agenti

 

L’Unione Sarda, 11 novembre 2004

 

Celle al completo e agenti di custodia oberati di lavoro. Il carcere di San Michele è arrivato a quota 200 detenuti, il massimo che la struttura è in grado di contenere. Il personale della polizia penitenziaria, invece, si è ridotto a un centinaio di poliziotti. Un numero insufficiente a svolgere le mansioni ordinarie in un istituto che, tra l’altro, vanta un nutrito programma di attività didattiche e educative. Nonostante ciò nella casa circondariale di via Vittorio Emanuele ancora non si sono registrati incidenti gravi. Ma il pericolo è sempre dietro la porta. Lo ha ricordato il direttore del carcere, Francesco Gigante, in occasione della festa del corpo di polizia penitenziaria, celebrata qualche giorno fa alla presenza delle autorità civili, miliari e religiose. Il responsabile dell’istituto ha illustrato luci e ombre della realtà carceraria algherese, dove sono stati eseguiti diversi lavori di ristrutturazione e avviati progetti per il miglioramento della qualità di vita dei detenuti.

"Tutto è stato fatto grazie allo spirito di servizio degli agenti - ha detto Gigante - che con la loro disponibilità e flessibilità hanno saputo far fronte alle emergenze che inevitabilmente si sono verificate nel corso di quest’anno". Il direttore, però, non nasconde che il problema della carenza di organico esiste eccome. Ed è stato più volte segnalato a chi di dovere. Ma evidentemente senza esito. Anzi. "Dal primo gennaio è stato istituito il nucleo traduzioni e piantonamenti - spiega - senza l’assegnazione di ulteriori unità per l’espletamento dei compiti".

E visto che i poliziotti non hanno ancora il dono dell’ubiquità può anche succedere che se c?è da accompagnare un detenuto in ospedale, un’intera sezione rimanga scoperta. Non a caso da qualche tempo sul tetto del carcere non si vedono più le sentinelle di ronda. Ce ne vorrebbero due, ventiquattr’ore su ventiquattro, ma i responsabili dell’istituto non possono certo permettersi di ipotecare due agenti per la sorveglianza lungo il muro di cinta.

Una realtà insostenibile e più volte denunciata dai sindacati di categoria. Per capire la gravità basti pensare che il carcere di Alghero ha riaperto i battenti nel 1998 con circa 100 detenuti e altrettanti agenti. Negli anni però, il personale di polizia penitenziaria si è ridotto di numero, per raggiunti limiti di età o trasferimenti presso altre sedi, mentre il popolo dei carcerati è raddoppiato. Attualmente ospita 200 detenuti, la maggior parte definitivi, di cui il 50 per cento stranieri.

Tantissimi condannati a lunghe pene, qualche ergastolano, una nutrita colonia di tossicodipendenti e tre sieropositivi. L’istituto, nonostante le difficoltà, è segnalato tra i migliori dell’intero panorama penitenziario italiano. Gli operatori, pur con un organico ridotto hanno impegnato senza risparmio ogni energia per garantire gli standard di sicurezza e lo svolgimento dei numerosi corsi di formazione professionale.

Pescara: il Ministro inaugura primo carcere tecnologico…

 

Il Tempo, 11 novembre 2004

 

Sistema interno di videosorveglianza e apertura automatica delle porte delle celle. La nuova struttura disposta su tre piani sarà gestita in maniera da ridurre il personale di controllo.

Una sezione carceraria tecnologicamente all’avanguardia, con apertura automatizzata delle celle e sistema interno di videosorveglianza: il tutto nell’esigenza di ridurre il personale necessario al controllo dei detenuti. È la nuova sezione di reclusione dell’istituto penitenziario di Pescara, prima nel suo genere in Italia, che verrà inaugurata martedì 16 novembre dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli.

Sulla nuova struttura "altamente automatizzata", disposta su tre piani all’interno del carcere pescarese, il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria punta in via sperimentale in attesa di estendere il sistema anche ad altri istituti di pena.

"Si tratta della prima forma di sperimentazione - fa sapere il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria per l’Abruzzo e il Molise, Aldo Fabozzi - di una sezione detentiva "altamente automatizzata". Tale nuovo sistema consentirà una più moderna ed efficiente gestione della situazione detentiva con una riduzione nell’impiego delle risorse umane".

"All’esito positivo del periodo di sperimentazione - aggiunge Fabozzi - il nuovo modello verrà riproposto su scala nazionale". All’inaugurazione, oltre alle autorità locali e regionali, interverrà anche il capo dell’Amministrazione penitenziaria, Giovanni Tinebra.

Parma: agitazioni in via Burla, mancano 150 agenti

 

Gazzetta di Parma, 11 novembre 2004

 

Vogliamo fatti, non parole: è lo slogan con cui pi ù della metà dei 450 agenti di Polizia penitenziaria assegnati al carcere di Parma da ieri ha proclamato lo stato di agitazione lamentando una mancanza di personale che viene definita "cronica, grave e preoccupante". Lo stato di agitazione è indetto da due sigle sindacali: Cnpp, Coordinamento nazionale polizia penitenziaria, e Osapp, Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria. I promotori contano però che vi aderiscano anche i lavoratori iscritti agli altri sindacati.

Anche perché l’agitazione sembra non dover terminare a breve: "Questa situazione finirà solo se sarà resa nota l’effettiva assegnazione di personale presso gli Istituti penitenziari di Parma. Anzi, entro questo mese contiamo di mettere in atto anche una manifestazione "spiega Alessandro Tamburello, segretario regionale dell’Osapp.

Proprio Tamburello, una settimana fa, diede la stura al malcontento e decise di autoconsegnarsi per un giorno, cioè di lavorare a oltranza, senza interrompere il ciclo di lavoro. "Ho cessato quella forma di protesta perché sembrava si fosse aperto un canale di dialogo con l’Amministrazione penitenziaria centrale di Roma. Invece non è accaduto nulla; per questo non è escluso che nei prossimi giorni torni a autoconsegnarmi "aggiunge Tamburello. Per le due organizzazioni sindacali, sono 150 i poliziotti mancanti in pianta organica: "Le promesse di incrementare l’organico di circa 30 agenti non risolverebbe neanche il 5% dei problemi attuali, tenendo conto dell’imminente apertura del reparto paraplegici e del fatto che tra pochi giorni dieci agenti ausiliari verranno congedati per termine del servizio".

Per i lavoratori in stato di agitazione si pone un problema di sicurezza: "Già nel 2000 - ricordano i segretari di Cnpp e Osapp - solo a seguito del sequestro di un agente da parte dei detenuti, le numerose richieste d’incremento del personale vennero esaudite" Lo stato di agitazione è rivolto all’Amministrazione centrale di Roma: "Non intendiamo pi ù stare zitti, limitandoci a ascoltare le frasi dei vertici dell’Amministrazione penitenziaria che, anziché adottare provvedimenti, ripetono che l’Istituto di Parma è uno dei fiori all’occhiello". Già una settimana fa, in occasione dell’autoconsegna di Tamburello, il direttore del carcere Silvio Di Gregorio - pur non condividendo il metodo di protesta - aveva ammesso "la carenza di personale".

Vibo Valentia: Associazione "Diritti e Libertà" scrive ai detenuti

 

Quotidiano di Calabria, 11 novembre 2004

 

Un filo di solidarietà e di totale condivisione di nobili valori lega da oggi i detenuti di località "Castelluccio" all’associazione "Diritti e libertà" di Genova.

Dopo avere ricevuto un numero del giornalino "Spazio ristretto", scritto dagli alunni del carcere cittadino frequentanti il progetto "Sirio" presso la sezione coordinata dell’Istituto tecnico commerciale "G. Galilei", il responsabile dell’associazione ligure, Alberto De Barbieri, ha scritto una lettera che è stata pubblicata sull’ultimo numero del giornalino.

"Un giornalino didattico ben fatto per i contenuti e approfondimenti dei vari argomenti ­ scrive De Barbieri ­ Potremmo di tanto in tanto inviare un breve articolo degli avvenimenti dell’associazione". Una proposta di collaborazione, dunque, da parte di un’associazione di volontariato che si occupa dei tanti problemi dei detenuti e la redazione di "Spazio ristretto". Una mano tesa dalla quale potranno nascere dei frutti di cui beneficerà tutto il mondo carcerario.

Alla segreteria di "Diritti e libertà" arrivano mediamente dalla dieci alle dodici lettere al giorno. Lettere scritte dai detenuti nelle carceri italiane che chiedono aiuti di vario genere, soprattutto economico. "Noi ­ è scritto nella lettera ­ aiutiamo con il solo sostegno di risorse umane ed economiche dei soci, sostenitori e benefattori, che non sono pochi, ma che non bastano mai".

Una riflessione, infine, sul concetto ispiratore della loro opera: "Gesù, prima della passione, cercò in tutti i modi di far capire che in ogni essere umano c’è una scaglia di Dio, poiché una parte dell’umanità, la meno fortunata, Dio l’ama di più. Se voi darete al più piccolo ­ aggiunge De Barbieri citando il vangelo ­ al più povero, all’ultimo di voi, è come se lo avete dato a me".

Una lettera che arricchisce il numero sei del giornalino dei detenuti. Pagine nelle quali si può leggere di tutto e di più: dai racconti di esperienze alle poesie, dalla cronaca dell’inaugurazione del nuovo penitenziario di Laureana di Borrello all’incontro con il preside Domenico D’Agostino, dalle riflessioni di carattere esistenziale al simpatico quanto improponibile menù estivo.

Quindici pagine che cominciano con la toccante testimonianza di un professore: "Prima di entrare ad insegnare in carcere ­ scrive il docente ­ non avevo mai visto nelle persone che mi circondavano l’immagine e la somiglianza di Dio. "Io ho incontrato Dio dietro le sbarre e dietro quelle sbarre ci sono loro - potrei esserci io. Dietro ognuno di loro c’è un compito, un disegno, un progetto d’amore". Il "giornale de pensieri non reclusi scritto da quelli che amano la vita" ha preso il volo. Nel cielo della solidarietà incontrerà altre ali. Insieme si va più in alto.

Vigevano: inaugurato progetto di housing sociale

 

www.agipapress.it, 11 novembre 2004

 

Si chiama "Il cortile" perché vuole essere un luogo di apertura e di incontro, l’iniziativa di housing sociale annunciata ieri in un incontro pomeridiano in Caritas dal vicedirettore Giuseppe Calicchio. L’iniziativa che sarà inaugurata sabato prossimo alle 15 alla presenza del Vescovo, nella nuova sede dei Casoni di S.Albino presso Mortasa, rappresenta un’importante iniziativa a sostegno di coloro che vivono forme di disagio sociale ed esperienze di carcere e che intendono ricostruirsi un nuovo futuro.

"L’housing sociale parte nel 2001 – spiega Calicchio - a cura della Caritas e della Diocesi di Vigevano che ha messo a disposizione un proprio lascito testamentario; si trattava di edificio a due piani con un rustico che è stato completamente ristrutturato ricavando oltre ai due piani esistenti che sono stati ampliati, anche uno spazio mansardato; sono stati ricavati 8 minialloggi per 16 posti letto e da lunedì saranno consegnate le chiavi alle prime sei persone che li andranno ad occupare a rotazione, ovvero per 6 mesi rinnovabili e a un prezzo molto più basso del prezzo di mercato".

Il progetto è stato presentato alla Fondazione Cariplo e alla Regione Lombardia da parte della Caritas, ed ha ottenuto da entrambi la somma necessaria a coprire l’intero finanziamento pari ad oltre 500mila euro. "Un riconoscimento importante – commenta Calicchio - soprattutto alla luce del fatto che la Cariplo ha finanziato per più di 1 milione di euro in oltre 3 anni i progetti Caritas di Vigevano.Ma dobbiamo ringraziare anche l’assessore Abelli per aver sempre sostenuto il nostro operato non solo economicamente ma anche umanamente. Sabato consegneremo le prime chiavi e anche l’alloggio al custode, un argentino ritornato in Italia e che finalmente può lasciare Casa Samuele dove è stato alloggiato fino a qualche giorno fa".

 

È stato presentato questa mattina presso la sede della Casa Circondariale di Vigevano lo Statuto del Coordinamento Carcere-Territorio di Vigevano. La cerimonia si é svolta all’interno della Casa Circondariale Piccolini nella città ducale, alla presenza del direttore dell’istituto di pena Niccolò Mangraviti, del direttore dell’Asl di Pavia Giancarlo Iannello, del direttore della Caritas di Vigevano suor Emma Taricco e del vicedirettore Giancarlo Calicchio, della Provincia di Pavia rappresentata dall’assessore Renata Crotti, del COmune di Vigevano per cui era portavoce l’assessore ai servizi sociali Matteo Loria, e delle numerose realtà del volontariato vigevanese, del mondo produttivo locale e provinciale, e delle realtà culturali e di formazione presenti sul territorio, che hanno contribuito alla realizzazione del nuovo statuto e a dare corpo alle numerose iniziative che il Coordinamento realizza.

 

"Abbiamo fatto presa su tanti soggetti e la folta presenza di questa mattina lo dimostra". È soddisfatto il direttore della casa circondariale Piccolini di Vigevano, Niccolà Mangraviti, per la folta presenza di ospiti all’incontro di questa mattina per la firma del nuovo Statuto del Coordinamento Carcere e Territorio di Vigevano. "È un progetto partito da lontano e in sordina - ha aggiunto Mangraviti - ma la città e la provincia oltre a tutto il terzo settore, hanno dimostrato attenzione e hanno risposto bene. I detenuti si aspettano molto da questo progetto per riuscire ad ottenere quei risultati che sono per loro essenziali".

 

"Le pari opportunità qui trovano un campo particolare e privilegiato" ha dichiarato l’assessore provinciale Renata Crotti all’incontro di questa mattina nella casa circondariale Piccolini di Vigevano. Nell’elogiare l’iniziativa che volge al recupero del rapporto fra la realtà interna del carcere e quella esterna territoriale, l’assessore Crotti ha aggiunto: "Il modello di questo statuto e dell’opera che qui svolge il Coordinamento Carcere-Territorio é un modello da esportare, per raggiungere quella formazione sociale cui devono poter accedere le persone che qui sono recluse e che un domani ritornano a far parte del tessuto sociale". "Le realtà nel territorio della nostra provincia sono numerose, come ad esempio a Voghera dove la Provincia ha sponsorizzato l’informatizzazione di una rivista per la pace realizzata dagli stessi detenuti - continuato l’assessore Crotti -. E c’é poi da sollecitare la partecipazione delle banche di fondazioni e la Regione Lombardia affinché prendano parte a questo tipo di progetto che é così importante per il sostegno delle parti più deboli della società".

 

È un progetto che parte da lontano 1998, da allora se ne parlava e adesso finalmente si arriva alla firma dello Statuto facendo decollare un’iniziativa unica nel suo genere non solo a Pvia, ma forse nell’intera regione". L’assessore comunale di Vigevano ai servizi sociali Matteo Loria é entusiasta dell’iniziativa e sottolinea come questa sia il risultato di lunghi contatti e un paziente lavoro di costruzione ma che, dall’estate scorsa, ha avuto una velocizzazione. "Dall’estate scorsa, quando mi fu portato sul tavolo - ha detto Loria - ho capito l’importanza della cosa e, prima delle vacanze estive, ho dato immediatamente disposizioni affinché venisse portato a termine il progetto. Questo é un protocollo che non deve restare sulla carta ma va portato nella realtà".

Una realtà quella del carcere vigevanese, che ha molto colpito l’assessore Loria nei diversi incontri avuti nel corso dei mesi con i detenuti e nel corso delle varie manifestazioni che hanno saputo allestire in questi mesi. "Ho sempre notato la gioia e la partecipazione profusa da questi detenuti nella realizzazione delle diverse iniziative - ha commentato Loria - così nel teatro, come nella realizzazione del giornalino e nei corsi di formazione culturale e professionale. Il dato positivo é anche determinato dal fatto che il direttore Mangraviti ha saputo aprire questa struttura all’esterno e realizzare qualcosa di positivo e costruttivo che durerà nel tempo e al quale garantiamo l’appoggio e il sostegno dell’amministrazione e del mio assessorato".

 

Soddisfazione é stata espressa dal direttore dell’Asl di Pavia Giancarlo Iannello presente all’incontro di stamattina nella casa circondariale di Vigevano. "Se il progetto deve essere costruttivo, e io parlo sempre per cose concrete e che possono essere quindi realizzabili - ha detto Iannello - la mia speranza e dell’Asl é che questo progetto e questo rapporto che si é instaurato fra i soggetti promotori di questo questo siano capaci di continuare per dare risposte concrete alle persone che stanno qui dentro e che attendono di poter ritornare a vivere una vita degna e decorosa dopo aver pagato il loro debito verso la società". Suor Emma direttrice della Caritas di Vigevano ha sollecitato i soggetti presenti ad aprire le porte perché l’iniziativa non si limiti a restare chiusa dentro l’inferno del carcere ma che possa aprire le porte e i cuori per permettere a chi esce di avere un futuro e a chi é ancora dentro, di poter sperare in una rinascita al momento dell’uscita. "La Caritas ha pensato anche a quelli che sono i problemi delle persone una volta uscite, organizzando un housing sociale che sarà inaugurato sabato prossimo a casoni di S. Albino alle 15".

Nuoro: a Badu ‘e Carros una "assurda" protesta dei detenuti

 

Vita, 11 novembre 2004

 

Così la definisce il carcerato Carmelo Musumeci: "Tocca a noi ‘delinquenti’ protestare per il rispetto della legge". Pubblichiamo di seguito i passaggi più significativi della lettera giunta in redazione dal carcere di Nuoro. Primo firmatario il detenuto Carmelo Musumeci.

Alcuni detenuti denunciano agli Organi di Stato e Stampa che nell’istituto di Nuoro non si sconta la sola privazione di libertà, già di per se terribilmente brutta, ma si sconta la reclusione in un ambiente difficile ed ostile, angusto e malsano (e il discorso vale anche per gli agenti di polizia penitenziaria) dove le condizioni igieniche sono terribili, si pensi che sia nei passeggi sia nelle stanze siamo costretti a fare i bisogni corporali in bella vista dei compagni senza nessuna riservatezza (...)

A questo punto per farci sentire in modo pacifico e costruttivo alcuni detenuti, esclusivamente i continentali, a partire dal primo dicembre attueremo per tre giorni consecutivi una battitura dei cancelli notturna della durata di 15 minuti a partire da mezzanotte.

Le nostre rivendicazioni sono: 1 federalismo penitenziario: la fine della deportazione dei detenuti, i continentali nel continente e i sardi in Sardegna. (...) 2: l’applicazione dei provvedimenti dell’Ufficio di Sorveglianza in particolar modo quella della riservatezza e di igiene dei bagni sia nelle stanze, sia nei passaggi. (...). Consentiteci questa riflessione: è assurdo che dei "delinquenti" debbano protestare (anche a rischio di eventuali rapporti disciplinari) con delle battiture notturne per il rispetto della legge.

San Benedetto Tronto: premio Bizzarri, il cinema entra in carcere

 

San Benedetto Oggi, 11 novembre 2004

 

Giunto al terzo giorno di programmazione, il Premio Libero Bizzarri prosegue con gli appuntamenti dedicati al documentario. Le proiezioni inizieranno sempre alle ore 9.30 all’Auditorium, con i seguenti documentari: "Italian Sud-est" di Fluid Video Crew, "I malestanti" di Claudio Di Mambro, "Muio fata suio" di Guido Vecchione.

Alle ore 15.00, per la sezione internazionale, sarà proiettato un bellissimo documentario dedicato a Federico Fellini, "Nulla si sa, tutto s’immagina" della regista tedesca Susan Gluth. La Gluth rende omaggio al regista sebbene non compaiano nel documentario né lui né i suoi film. É un film che sfugge abbastanza alle definizioni, soprattutto perché è difficile mettersi d’accordo su cosa sia, in ultima analisi, il suo soggetto. Susan Gluth si ispira ad una frase di Fellini: "Tieni aperte le orecchie e il tuo cuore per qualcosa che è stato quasi dimenticato."

Alle ore 18.15, sarà la volta di "Riccardo" di Bruno Bigoni, interessantissima operazione di documentario di recupero sociale. Nell’aprile 2003, un gruppo di 22 studenti dell’università IULM di Milano entra nel carcere di Bollate per scrivere un adattamento del "Riccardo III" di Shakespeare insieme a un gruppo di detenuti, che accolgono con disponibilità l’invasione dei loro spazi e immediatamente comprendono e fanno loro il progetto di scrittura. Nel novembre 2003 si gira per quattro settimane all’interno della II Casa Circondariale di Bollate. Tutti gli attori del film (escluso Bebo Storti, unico professionista) sono detenuti nonché autori della sceneggiatura.

Infine in serata, alle 21.30 sempre all’Auditorium Comunale sarà proiettato "Memoria del saccheggio", di Fernando Solanas, documentario presentato nei più importanti festival del mondo. "Come è possibile che nel granaio del mondo", denuncia Solanas, "si soffra la fame? L’Argentina è stata devastata da una nuova forma di aggressione, silenziosa e sistematica, che ha lasciato sul campo più vittime di quelle provocate dalla dittatura militare e dalla guerra delle Malvine. Nel nome della globalizzazione e del più selvaggio liberismo, le ricette economiche degli organismi finanziari internazionali hanno portato al genocidio sociale e al depauperamento della nazione. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, assieme ai loro mandanti, sono stati i principali complici dei governi di Carlos Menem e di De La Rua.

Nel tentativo di accaparrarsi le straordinarie ricchezze dell’Argentina, hanno imposto piani neorazzisti che sopprimevano i più elementari diritti sociali, condannando milioni di persone alla denutrizione, ad una vecchiaia prematura, a infermità incurabili. Si è trattato di un crimine contro l’umanità in tempo di pace". Il documentario mostra ciò che il popolo argentino ha subito negli ultimi trent’anni: dalla dittatura del generale Videla alla rivolta popolare del dicembre 2001, ponendo l’accento sulle vittime di questa devastazione, i milioni di poveri e di disoccupati.

Istat: quadro statistico su criminalità e pene in Italia...

 

Annuario Statistico Istat, 11 novembre 2004

 

Nel 2003 sono stati denunciati all’autorità giudiziaria dalle forze dell’ordine 2.456.887 delitti, il 10,1% in più rispetto all’anno precedente. Su tale incremento incide in misura consistente la crescita delle truffe, passate da 54.328 a 187.858. L’incremento è connesso alla proliferazione delle truffe informatiche. I furti, semplici e aggravati, sono 1.328.350, in lieve aumento rispetto all’anno precedente (+1,8% per cento).

Questa tipologia di delitto costituisce da sola il 54,1 per cento del totale dei delitti denunciati. Risultano in aumento gli omicidi volontari consumati (da 639 a 712, +11,4%), mentre diminuiscono quelli tentati (da 1.555 a 1.470, -5,5%) e gli omicidi colposi (da 1.856 a 1.606, -13,5%). Tra gli altri delitti contro la persona cresce il numero delle lesioni dolose (+6,8%) e delle violenze sessuali (+7,9 rispetto al 2002).

I delitti denunciati di contrabbando passano dai 1.512 del 2002 ai 1.653 (+9,3%). Risultano invece in diminuzione la produzione ed il commercio di stupefacenti (da 37.965 a 37.288, -1,8%) e lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione (da 3.174 a 2.461, -22,5%).

Il quoziente di delittuosità è più elevato nella Liguria (5.482,8 delitti per 100.000 abitanti), seguono Lazio (5.425,8) e Piemonte (5.147,2). Nelle carceri italiane a fine 2003 si contano 54.237 detenuti (-2,6% rispetto all’anno precedente), tra questi 14.332 sono tossicodipendenti (il 26,4% della popolazione carceraria).

È sieropositivo il 2,4% della popolazione carceraria (-4,7% rispetto al 2001). Nel 2003 sono 18.344 i minorenni denunciati all’autorità giudiziaria, mentre sono 3.522 quelli entrati nei centri di prima accoglienza (1.990 stranieri contro 1.532 italiani). Il 72,7% di questi è imputato per reati contro il patrimonio, il 16,3% per aver violato la legge sugli stupefacenti, il 4,4% per reati contro la persona. Gli ingressi di minorenni negli istituti penali minorili nel 2003 sono stati 1.581 (il 78,7% per custodia cautelare); le femmine rappresentano il 16,1% del totale, mentre gli stranieri fanno registrare il 56,6% degli ingressi.

Aurelia: rotte trattative, agenti di nuovo in agitazione

 

Il Messaggero, 11 novembre 2004

 

Il Provveditorato ignora le promesse, la polizia penitenziaria riprende la protesta. Cgil- fp, Cisl, Uil, Sappe e Sag rompono il tavolo di contrattazione sindacale con il Provveditorato regionale e riprendono lo stato di agitazione sindacale. "Le nostre richieste sono state disattese - afferma Diego Nunzi segretario della Cgil-Fp - e il Dap invece di inviare le 35 unità richieste per Civitavecchia ha tolto ulteriore personale di polizia penitenziaria dagli Istituti per impiegarli negli Uffici dell’Amministrazione centrale".

Si chiude così quel barlume di speranza riaperto la settimana scorsa con la disponibilità dichiarata dal Provveditore regionale, Ettore Ziccone, circa la riduzione dei disagi del personale penitenziario del super carcere di Aurelia attualmente in carenza di 130 unità in organico tra femminile e maschile. E sulla grave carenza organica del personale penitenziario di stanza a Civitavecchia, ieri, è intervenuta anche l’Assessore alle politiche e alla qualità del lavoro di Palazzo Valentini, Gloria Malaspina, giunta ad Aurelia per incontrare una delegazione di detenuti e stabilire con la direzione dell’Istituto i percorsi di inserimento nel mondo del lavoro. "Agenti di polizia penitenziaria ed educatori - ha dichiarato al termine l’assessore - sono elementi importanti del piano carceri del Comune di Roma, che insieme al Centro per l’impiego territoriale e la Direzione del carcere rendono possibile l’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro e delle imprese".

L’ingranaggio procede infatti con incastri delicati. "Il centro per l’impiego - precisa l’Assessore Malaspina - creerà una banca dati ordinata per competenze professionali dei detenuti, mentre gli educatori provvederanno alla stesura della relazione da inviare al Giudice di sorveglianza che provvederà a rilasciare i permessi".

Trapani: un filo di speranza per il carcere di Favignana…

 

La Sicilia, 11 novembre 2004

 

"Ripartiamo da qui con un filo di speranza, dopo le desolanti situazioni che abbiamo riscontrato in altre parti d’Italia". Trapani è promossa dai componenti della Commissione Giustizia della Camera. Promosso il carcere di Favignana e quello di Trapani per quel che riguarda l’attività di rieducazione dei detenuti, promossa l’attività giudiziaria, nonostante qualche difficoltà legata soprattutto all’Ufficio di Sorveglianza.

"Alla Casa Circondariale di Favignana - ha detto l’onorevole Enrico Buemi, presidente del Comitato Affari Penitenziari della Commissione - vi è la più alta percentuale di impiego della popolazione carceraria in lavori veri". Basta mettere mano ai dati per rendersene conto: "Nel resto d’Italia la percentuale si ferma al dieci per cento. A Favignana si arriva invece al cinquanta".

Ed è questo un aspetto fondamentale, secondo i componenti della Commissione: "La questione del lavoro per i detenuti è fondamentale - ha proseguito Buemi -, perché se non si riesce a portare il lavoro nelle carceri vuol dire che non si riesce a fare rieducazione". Parole positive sono giunte pure per il personale: "Non vi sono problemi e lavora con abnegazione ed entusiasmo". Non è però tutto positivo.

C’è il problema serio della struttura, assolutamente inadeguata, e del sovraffollamento: "La situazione è ai limiti della vivibilità - ha detto il presidente Buemi -, abbiamo intenzione di proporre una riduzione della popolazione carceraria in attesa dell’ampliamento e dell’adeguamento della struttura: quaranta detenuti dovranno essere trasferiti per garantire a tutti condizioni degne di una società civile".

Direttamente connesso al problema sovraffollamento è quello delle difficoltà dell’Ufficio di Sorveglianza di Trapani. Dopo un lungo periodo di vuoto, ora c’è un magistrato, Francesca Ghezzi, impegnata quotidianamente a smaltire l’arretrato ed a lavorare sulle nuove richieste: "È un problema che non dipende da noi ma dal Csm che ha ritardato nella nomina del magistrato da assegnare all’Ufficio - ha precisato l’onorevole Sergio Cola, Presidente del Comitato Organizzazione giudiziaria della Commissione -.

Sulla questione generale, abbiamo predisposto una proposta di legge che riconosce l’importanza di questo Ufficio, allarga le competenze decisionali dei giudici anche e soprattutto per ciò che attiene alla libertà vigilata. Deve essere però il Csm a rendersi conto della necessità di coprire i posti in organico".

Qualche difficoltà c’è anche dal punto di vista strutturale: "Ma sappiamo - ha detto il Presidente - che entro un anno il problema dovrebbe risolversi". L’on. Cola ha sottolineato poi "l’atmosfera idilliaca che si respira. Trapani è un’isola felice, con una grande armonia tra tutti i vari uffici chiamati ad amministrare la giustizia". Oltre ai due Presidenti, hanno effettuato la visita l’on. Francesco Carbone, l’on. Giuliano Pisapia e l’on. Nino Mormino.

Latina: un nuovo carcere? per ora miglioriamo l’attuale

 

Il Messaggero, 11 novembre 2004

 

È vero che il carcere di Latina non è adeguato, ma è vero anche che non si potrà avere una nuova struttura in tempi brevi, quindi meglio migliorare per quanto possibile la situazione. Questo in sintesi il pensiero del consigliere regionale Maria Annunziata Luna a proposito della casa circondariale di Latina.

"Bisogna aver il coraggio di ammettere - dice - che non sono possibili grandi interventi. Non sarebbe male, invece, iniziare ad intervenire lì dove è possibile un miglioramento. Un esempio: tra tutto quanto riportato nelle ultime settimane, mai una parola è stata spesa per i familiari dei detenuti costretti ad aspettare l’orario delle visite fuori la porta del carcere e ben visibili dalle persone di passaggio (ricordo che via Aspromonte è una delle strade più trafficate della città).

Nell’ottica della funzione rieducativa della pena - prosegue - come possiamo concepire che un bambino, per vedere il proprio genitore detenuto, sia costretto ad attendere sotto gli occhi di tutti, vivendo una situazione difficile in maniera devastante? Come si può tollerare che una famiglia, già traumatizzata, debba subire questa umiliazione?".

Dura la conclusione del consigliere Luna: "Si dice che, chi si pone obiettivi troppo alti lo fa per pre-costituirsi la giustificazione al proprio fallimento: mi sembra che, nel caso del carcere di Latina, le cose stiano proprio così. Nella speranza di sbagliarmi, mi attiverò presso il direttore del carcere per discutere la possibilità di una migliore organizzazione delle visite ai detenuti".

Varese: la "mediazione" non funziona, salta l’assemblea sul carcere

 

Varese News, 11 novembre 2004

 

L’assemblea pubblica sul carcere non ci sarà. Nessuna opera di "mediazione" è servita a far sedere allo stesso tavolo gli amministratori di Gazzada Schianno e quelli di Varese. "Non volevamo un’assemblea pubblica" ha detto il sindaco di Gazzada Pierangelo Brusa "ma un incontro tecnico con chi si sta progettando il nuovo penitenziario in via Piana di Luco".

"Rifiutate l’assemblea pubblica? Benissimo da questo momento arrangiatevi" è questa la risposta di chi ha tentato la carta della mediazione. È un furioso Stefano Frattini, consigliere leghista a Gazzada Schianno, quello che scrive agli amministratori del suo stesso paese: Frattini era stato incaricato nel corso dell’ultimo consiglio comunale a Schianno di fare da mediatore presso il Comune di Varese per organizzare l’agognato incontro tra i due sindaci, Brusa e Fumagalli, per chiarire tutti gli aspetti del progetto. Ma la proposta uscita da Palazzo Estense è stata quella di un’assemblea pubblica, proposta respinta da Gazzada.

"Ho ricevuto dal sindaco Brusa una lettera che contestava l’opportunità dell’incontro pubblico da me organizzato – scrive Frattini - non ritenendolo opportuno se non "preliminarmente chiariti gli obiettivi e le modalità organizzative". Con un incontro pubblico volevo semplicemente cercare un momento di confronto democratico, aperto e più allargato possibile ad apporti costruttivi.

Credevo che gli amministratori di Gazzada Schianno, come emerso dalla discussione in Consiglio comunale, non avessero problemi a presentare ai cittadini le loro istanze, i loro progetti per la risoluzione delle problematiche che a loro parere potrebbero avere ripercussioni sul territorio del nostro Comune. Non credevo ci fossero così tante ritrosie e diffidenze ad accettare un semplice confronto aperto e trasparente che sarebbe servito a sviscerare di fronte alla cittadinanza tutti gli aspetti riguardanti la localizzazione del carcere.

Sarebbe stata l’occasione per prendere reciprocamente degli impegni di fronte ai cittadini e per capire qualcosa al di fuori delle stanze del nostro Comune". "Gli amministratori di Varese si sono invece dimostrati disponibili senza problemi di "gestione politica, responsabilità organizzative e gestionali" ed altre preoccupazioni simili, citate nella lettera del sindaco Brusa - scrive ancora il consigliere leghista -. Considerato che non ricopro ruoli di responsabilità di governo all’interno del Comune di Gazzada Schianno (sono un umile consigliere di minoranza) e che ciò che ho voluto intraprendere non è stato gradito dall’Amministrazione comunale, non faccio altro che declinare rispettosamente l’invito a facilitare la mediazione tra Gazzada e Varese.

Il sindaco Brusa decida il modo, la forma ed i tempi che più gli piacciono, per proseguire il dialogo o lo scontro con il Comune di Varese". Ammesso, ed è questa l’ultima nota polemica di Frattini, che il vice sindaco Minonzio gli consenta di svolgere il suo ruolo di sindaco.

"Sulla questione carcere è Brusa che deve gestire il dialogo con Varese considerato anche che ha firmato di suo pugno i ricorsi al T.A.R e al Consiglio di Stato. Nonostante non sia più sindaco, Minonzio si comporta ancora come se lo fosse. Credo sia questo il vero problema politico di una maggioranza che presenta al suo interno la figura accentratrice e prevaricatrice dell’ex".

Orvieto: non ha una casa dove andare e allora lo arrestano

 

Vita, 11 novembre 2004

 

Protagonista dell’assurda vicenda Mario, un clochard di 41 anni che avrebbe dovuto usufruire degli arresti domiciliari, peccato che... Mario, senzatetto di 41 anni ottiene nel giugno scorso gli arresti domiciliari. Gli si aprono così le porte del carcere di orvieto dove era detenuto per reati minori: resistenza a pubblico ufficiale, qualche zuffa, poca roba insomma.

Venuto a conoscenza della decisione del tribunale di Sorveglianza Mario reagisce in modo tanto insolito, quanto necessario. Lui una casa non ce l’ha, di conseguenza non può indicare alcun domicilio. Conseguente la sua provocazione: "Io non vado in nessuna casa. Io vivo dove mi capita. Sono libero", fa sapere il clochard. Detto, fatto.

Passano quattro giorni e Mario viene arrestato di nuovo: non ha rispettato il domicilio (quale?) degli arresti domiciliari. A fine estate, però il Gip Luigi Varelli decide per la liberazione. Con sorpresa, però. A Mario viene addebitata un’altra condanna al minimo della pena. Motivo? Evasione.
P.S. per i dubbiosi: si tratta di fredda cronaca, non c’è niente di inventato.

Torino: un aiuto per le persone che soffrono di disagio mentale

 

Salute Europa, 11 novembre 2004

 

"Il Bandolo" è un progetto di rete creato con lo scopo di aiutare le persone che soffrono di disagio mentale. Da domani a Torino, si può telefonare allo 011 230.27.27 tutti i giorni, dalle 10 alle 22. Risponderanno persone esperte pronte ad ascoltare e ad aiutare chi ne ha bisogno.

Il progetto Il Bandolo è stato presentato questa mattina a Torino, con la partecipazione del Segretario Generale della Compagnia di San Paolo, Piero Gastaldo, dei Direttori delle ASL torinesi, di Giorgio Bisacco, Carmine Munizza e Laura Liguori in rappresentanza delle Associazioni di volontariato impegnate nell’iniziativa, e di Lorenzo Trinello, nella duplice veste di consigliere della Compagnia e di rappresentante del mondo del volontariato. Sono intervenuti anche due testimonial dal mondo dello sport, Nicola Legrottaglie, difensore della Juventus, e Stefano Sorrentino, portiere del Torino. I due calciatori, quali ambasciatori di due squadre già partecipi ad alcune iniziative nel sociale, hanno parlato del forte legame tra sport e solidarietà nei confronti dei più deboli, manifestando l’impegno di Juventus e Torino a contribuire affinché vengano sradicati i pregiudizi verso le persone con disagio psichico.

Il Bandolo è rivolto a persone adulte e alle loro famiglie, abitanti a Torino, che si trovino in situazione di disagio a causa di patologie mentali che ne limitino le capacità di relazione interpersonale e sociale.

Esso fornisce in primo luogo un supporto psicologico immediato, attraverso il centro di ascolto telefonico. Per i casi in cui si renda necessaria una azione più approfondita, interviene una équipe composta da specialisti (psichiatri, psicologi e assistenti sociali) e da rappresentanti delle associazioni partner. Le associazioni offrono diversi servizi: dall’aiuto alle persone nella loro vita quotidiana allo sportello che - su appuntamento - fornisce informazioni alle famiglie, dal supporto mediante forme di residenzialità temporanea presso una casa di accoglienza ad attività di integrazione sociale e orientamento al lavoro, sino a corsi psico-educazionali e a gruppi di auto-mutuo aiuto rivolti alle famiglie.

"L’obiettivo del Bandolo - ha spiegato Giorgio Bisacco, Coordinatore Generale del progetto - è di dare dignità, giusta collocazione e adeguata assistenza alle persone sofferenti di disagio psichico, stabilendo un rapporto di dialogo e di collaborazione con i servizi sanitari e le pubbliche amministrazioni e cercando di far superare il pregiudizio ancora presente riguardo alla malattia mentale".

Il progetto è stato promosso e interamente finanziato con oltre 1 milione e 350 mila euro dalla Compagnia di San Paolo. L’attivazione del programma è resa possibile grazie alla collaborazione delle quattro ASL e di sei Associazioni di volontariato torinesi che, insieme con la Compagnia, hanno siglato un protocollo di intesa finalizzato alla collaborazione reciproca nelle varie fasi di intervento. Il progetto è attuato dai Dipartimenti di Salute Mentale delle ASL 1, 2, 3 e 4 di Torino, che opereranno in sinergia con questi enti: Associazione per la Lotta contro le Malattie Mentali; Casa Bordino; Di.A.Psi. Piemonte - Difesa Ammalati Psichici, Associazione Insieme; Associazione Evoluzione Self Help; Associazione Arcobaleno. L’iniziativa ha il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e della Città di Torino. Il Bandolo ha un sito web: www.ilbandolo.org

"Con il progetto il Bandolo - ha sottolineato Piero Gastaldo, Segretario Generale della Compagnia di San Paolo - la Compagnia aggiunge un significativo, ulteriore tassello al suo impegno nelle politiche sociali. Nel solo 2003 per questo settore sono stati deliberati 154 stanziamenti per un totale di 21 milioni di euro.

Oltre il 46% di questa cifra è stata destinata a sostenere progetti volti a combattere l’esclusione sociale. Della restante parte, il 12,8% è stato destinato a progetti riguardanti la prevenzione del disagio; il 15,1% alla condizione dell’anziano; il 20,2% all’assistenza a persone affette da gravi patologie e infine il 5,5% alle problematiche legate al carcere e reinserimento sociale e lavorativo di detenuti e di ex carcerati.

Questi dati dimostrano come, a oltre 400 anni dalla sua costituzione, la Compagnia continui a prestare attenzione ai fenomeni di povertà, disagio ed esclusione sociale che coinvolgono fasce sempre più ampie di popolazione, promuovendo progetti di pubblica utilità capaci di migliorare la qualità della vita delle persone e delle famiglie".

 

 

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