Sistema carcerario da disperazione

 

Un sistema carcerario da disperazione

 di Davide Ditail

 

Il Gazzettino di Treviso, 21 marzo 2004

 

Lettera dalle disperazioni di un sistema carcerario ormai allo sbando dove ognuno scarica angherie di ogni genere sulle spalle degli indifesi e abbandonati reclusi nel carcere.

Chi bussa alle vostre porte in questa pubblica missiva è uno scassato detenuto che si rivolge alla vostra sensibilità umana per cercare di aprire un ponte di dialogo e confronto sociale e culturale. In questo luogo di punizione, sono per scontare una breve pena di circa cinque mesi per un reato di dieci anni fa. Questo atteggiamento da parte di una giustizia che dovrebbe garantirmi quella dignità non solo umana, ma una alternativa al carcere visto le leggi e leggine, nonché decreti vari i quali dovrebbero aiutarci nell'inserimento della società esterna. Credo che ci sarebbe molto da dire e riflettere da parte di tutti. Le condizioni del luogo che mi «ospita» non sono mai cambiate e forse nessuno mai cercherà di mettere mano alla difficile realtà carceraria.

Comunque - anche se questa voce sarà sola e inascoltata - la mia disponibilità alla ricerca della giustizia anche per chi è detenuto nel carcere continuerò a chiederla anche se nel mio passato ho sbagliato. Qui di fronte alla tua lettura c'è una persona nuova e cambiata disponibile al reinserimento nella vita esterna anche se solo e abbandonato. Nessuno è tanto ricco da non poter ricevere ed accettare accogliendo qualcosa anche dagli altri. Il tempo tra le sbarre nella affollata cella assieme ad altre nove persone in spazio proprio piccolo dove le brande a castello arrivano al terzo letto uno sopra l'altro, non sono ancora problemi risolti all'interno delle mura carcerarie, quindi le situazioni di malessere del passato nella prigione non vengono mai risolte né prese sul serio. Provate a pensare se sia giusto che molti di noi non abbiano neanche lo sgabello per sedersi e per quelli che ce l'hanno sono rotti e marci dal troppo uso di troppa gente che li ha usati in passato, insomma le cose più elementari per una dignità umana e di rispetto della persona è messa in discussione, anzi negata.

Ci mancano i secchi di plastica per lavarci i panni di biancheria intima, le coperte sono consumate, quindi strette e corte e fanno fatica a coprirci dal freddo, l'ambiente è male riscaldato, i caloriferi sono pochi e funzionano poche ore al giorno. Nelle celle oltre a molti altri problemi come quelli di tenerci in cattività chiusi tutto il giorno senza far niente riempendoci di vuoto e di nulla alla faccia delle rieducazione e reinserimento troppe le parole che tutti conoscono delle sofferenze umane dei detenuti. Perché qualcuno non prende sul serio queste problematiche che tanto viviamo all'interno del sistema carcerario?

 

 

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