Rassegna stampa 27 luglio

 

Castelli investe nell’edilizia: 137 milioni di € per tribunali e carceri

 

Italia Oggi, 27 luglio 2004

 

Castelli investe in sicurezza nei tribunali (poco) e nelle carceri (molto): per adeguare strutture e impianti alla legge 626 (la legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro) ma anche per garantire sistemi infallibili anti evasione. E guarda anche all’area geografica di riferimento politico, puntando a chiudere i lavori di ristrutturazione del palazzo di giustizia di Rovereto. Queste le priorità in fatto di spesa 2004 che sono contenute nello schema di decreto messo a punto dal ministro Roberto Castelli per ripartire tra tribunali, penitenziari e strutture minorili il fondo per investimenti in materia di edilizia. Sul testo le commissioni parlamentari competenti dovranno dare il parere questa settimana.

I fondi a disposizione nel loro complesso sono 137.367.207 euro, che consistono in uno stanziamento di 116.708.931 e una autorizzazione di spesa di 20 milioni 658 euro finalizzata all’acquisizione tramite locazione finanziaria dei due nuovi istituti penitenziari di Varese e Pordenone. Nella distribuzione delle risorse in macroaree è l’edilizia penitenziaria a fare la parte del leone, con oltre 84 mln di euro di stanziamento. Segue l’amministrazione giudiziaria, con circa 40 mln di euro, e infine l’amministrazione minorile con 13,4 mln di euro. L’intervento che si annuncia come il più costoso dell’anno, invece, riguarda la ristrutturazione dell’istituto di Favignana (5 mln di euro).

Amministrazione giudiziaria. Gli interventi programmati per l’anno 2004 riguardano sia le strutture edilizie che l’impiantistica, soprattutto per adeguare gli uffici alla 626/94. Il ministro della giustizia però, ha specificato che l’esiguità delle risorse finanziarie disponibili non consente la piena realizzazione degli interventi ritenuti necessari e segnalati sia dagli uffici giudiziari sia dagli uffici tecnici competenti. Pochi soldi dunque per gli uffici giudiziari italiani, alle prese con impianti fatiscenti, cornicioni e vetri cadenti (è il caso di Milano, dove una intera ala del palazzo di giustizia è stata chiusa perché pericolante).

Amministrazione penitenziaria. Due gli obiettivi principali: adeguare le strutture ai requisiti della 626 ma anche adeguarle sotto il profilo igienico-sanitario. Ma quello a cui tiene Castelli è il potenziamento degli impianti di sicurezza sui muri di cinta, di controllo interno ed esterno e di impianto di automazione per prevenire le evasioni e le intrusioni dall’esterno e nello stesso tempo diminuire, adottando sistemi di controllo a tecnologia avanzata, le unità di personale di polizia penitenziaria addetto ai compiti di vigilanza.

Amministrazione minorile. L’obiettivo è mantenere gli edifici e i locali a un livello discretamente dignitoso e nel pieno rispetto della normativa vigente.

Roma: detenuto a Rebibbia si "finge" malato e muore di cancro

 

Corriere della Sera, 27 luglio 2004

 

Se ne sono accorti subito, in ospedale, che il detenuto arrivato da Rebibbia aveva un tumore al cervello. Ma in carcere no, nonostante cinque mesi e più di svenimenti, crisi epilettiche e proteste per le mancate cure. Finzioni da carcerato, disturbi di natura psicogena: queste le ipotesi dei medici.

Da ultimo, quando stava per morire, hanno attribuito i sintomi all’isteria. Alla fine il detenuto è stato ricoverato al Pertini, ma ormai era in coma da ore e il chirurgo non è riuscito a salvarlo. Pochi giorni fa i consulenti della procura, Giovanni Arcudi e Roberto Vagnozzi, docenti a Tor Vergata, hanno depositato una relazione che suona come un atto d’accusa per l’intera organizzazione sanitaria del carcere.

Burocratica, disattenta e sbrigativa: così appare la gestione della salute a Rebibbia nelle 40 pagine della consulenza. Per individuare il tumore, sostengono i tecnici, sarebbe bastato sottoporre il detenuto a Tac ed elettroencefalogramma. Esami richiesti ogni tanto, eseguiti mai. Il comportamento dei medici è stato "decisamente censurabile".

E Francesco Marrone, 41 anni, di Petrosino, nel trapanese, è morto per la negligenza di alcuni e l’imperizia di altri. Certo, la neoplasia prima o poi l’avrebbe ucciso, ma la mancata diagnosi e la mancata cura "hanno accelerato i tempi del decesso". Che è avvenuto il 16 febbraio scorso. Nella relazione i due docenti ricostruiscono l’agonia del recluso, che stava scontando quattro anni e nove mesi per il tentato omicidio degli ex suoceri.

È il 27 agosto 2003, ore 9, quando Marrone sviene per la prima volta. Da quel giorno è sottoposto a 12 visite psichiatriche e a sei neurologiche, queste ultime sempre con esito negativo. L’elettroencefalogramma, sollecitato otto volte da diversi medici di guardia, non viene mai eseguito. La Tac viene chiesta soltanto il 6 febbraio, quando il detenuto è trasferito in coma al Pertini. Eppure i sintomi che Marrone descrive fin da quella mattina di fine estate dovrebbero suscitare almeno qualche sospetto: il recluso rimette, perde coscienza, ha fortissime sudorazioni.

Il 13 dicembre un medico diagnostica una crisi epilettica, ma nemmeno in quel momento scatta l’allarme. Intanto lo psichiatra scrive che Marrone ha "disturbi del comportamento" e "anomalie caratteriali", sostiene che "gli episodi lipotimici (gli svenimenti, ndr ) sembrano di natura psicogena". Il 3 febbraio, tre giorni prima del coma, la cartella clinica riferisce: "Si rifiuta di collaborare e simula situazione di incoscienza". Il 4: "Biascica a mezza voce di stare male".

Per i consulenti non ci sono dubbi: il carcere ha chiesto il trasferimento al Pertini quando le condizioni di Marrone erano disperate. Operato d’urgenza, il detenuto muore dieci giorni dopo. Il fratello Nicola, 45 anni, ex agente di custodia, si è rivolto all’avvocato Micaela Chiriaco per denunciare il caso. E il Pm Antonella Nespola ha iscritto dieci medici e il direttore sanitario nel registro degli indagati per omicido colposo.

Nel fascicolo dell’inchiesta ci sono anche due lettere scritte da un detenuto a Nicola. La prima: "Le condizioni di salute di suo fratello sono precarie. Aleggia il sospetto della simulazione. Ho preso il suo indirizzo dalla lettera che lei ha mandato e che Francesco non ha potuto leggere". L’altra: "Da tre mesi tuo fratello veniva curato con un farmaco antiepilettico. Chi poteva entrare nella cella, cercava di dargli da mangiare e pulirlo". Solo, inascoltato, abbandonato alla sua malattia: il detenuto siciliano è morto così.

Verona: eseguita autopsia su detenuto morto ma i dubbi restano

 

L’Arena di Verona, 27 luglio 2004

 

L’autopsia non ha chiarito completamente le cause del decesso di Christian Orlandi, 26 anni, modenese, trovato agonizzante nella sua cella dell’infermeria del carcere di Montorio. L’indagine autoptica, eseguita dal medico legale Zeno De Battisti, non ha evidenziato segni di violenze o di percosse che in qualche modo potessero spiegare il decesso. Una risposta definitiva potrebbe arrivare dall’esame tossicologico, che dovrà stabilire se sia stata una sostanza ad uccidere il giovane; per i risultati, però, bisognerà attendere qualche giorno.

Orlandi era in carcere dal 21 dicembre scorso, accusato di un delitto terribile: l’omicidio dell’amico Stefano Malagoli, avvenuto all’alba dopo una nottata passata in discoteca con altri amici. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri i due amici avevano litigato perché Malagoli avrebbe fatto qualche complimento di troppo nei confronti della ragazza di Orlandi. Il battibecco, iniziato in auto mentre il gruppo stava tornando a casa, era sfociato in una violenta lite che era culminato con l’accoltellamento di Malagoli. Orlandi era finito in carcere dove un mese fa si era sposato.

Civitavecchia: manca l’acqua al carcere, detenuti in protesta

 

Il Messaggero, 27 luglio 2004

 

I detenuti delle quattro sezioni del settore A del carcere giudiziario della borgata Aurelia hanno aderito allo sciopero pacifico proclamato dall’associazione "Papillon" di Rebibbia, concordato con altri penitenziari in tutta Italia e cominciato ieri. A tempo indeterminato, i detenuti rifiuteranno il "carrello-vitto" passato dall’amministrazione penitenziaria e provvederanno a loro spese ai pasti. La protesta intende mandare una sollecitazione alle forze politiche e ai parlamentari di Camera e Senato "perché sono 14 anni che veniamo presi in giro con inutili promesse - scrivono i detenuti in un volantino - e la cosa è di fatto confermata dall’indultino approvato nel 2003, rivelatosi poi un’arma a doppio taglio".

I detenuti fanno altresì presenti altre situazioni difficili: "La mancanza di educatori, assistenti sociali e psicologi; la mancanza di fondi per provvedere alle scorte di medicinali e ogni detenuto deve provvedere da solo, a sue spese a qualsiasi esigenza farmacologica".

E c’è ancora un’altra difficoltà che rende difficilissima la vita all’interno del carcere di Aurelia: "la mancanza d’acqua per buona parte della giornata che rende le nostre condizioni igieniche veramente precarie ed a volte umilianti; nonché l’assoluta mancanza di acqua potabile".

Sassari: "caso San Sebastiano" approda in Consiglio provinciale

 

L’Unione Sarda, 27 luglio 2004

 

Approderà in Consiglio provinciale la denuncia sul degrado del carcere di San Sebastiano: a proporlo all’attenzione dell’assemblea dello Sciuti, sarà il consigliere di Progetto Sardegna, Antonello Unida, che inviterà, con un ordine del giorno, l’Ente provinciale a promuovere una mobilitazione generale in favore del problema carcerario sassarese e, più in generale, dei penitenziari di tutta l’isola.

In pratica, dopo aver partecipato ad una analoga iniziativa predisposta dalla Provincia di Nuoro, l’esponente politico sassarese intende coinvolgere nella protesta sulla gravissima situazione del penitenziario sassarese, l’intero Consiglio provinciale, impegnandolo ad adottare tutti quegli strumenti di pressione politica che arrivino fino al Governo nazionale.

È solo di qualche giorno fa la visita della commissione parlamentare della Giustizia al carcere di San Sebastiano. Una visita che ripeteva, nella forma e nella sostanza, tutte le altre che l’hanno preceduta, e che, come tutte le altre, ha consentito di toccare con mano in quali condizioni disastrate si trovi il carcere di San Sebastiano.

Il penitenziario ha avuto il privilegio, di cui si sarebbe volentieri fatto a meno, di essere considerato il peggior stabilimento di pena dell’isola, e, probabilmente, d’Italia. Ma questo non cambierà di molto le cose: è molto probabile che la prossima commissione troverà le cose nelle stesse condizioni in cui le ha lasciate quella attuale.

Le deficienze riscontrate sono quelle di sempre: fatiscenza dei locali, carenza di personale civile e del corpo di polizia penitenziaria, mancanza assoluta di una politica di recupero sociale dei detenuti.

Queste le cose che dovranno essere denunciate con forza , premendo sulle istituzioni competenti perché si risolvano positivamente, in tempi accettabili. È con questo intento che al Consiglio provinciale verrà proposto un ordine del giorno di adesione alla mobilitazione delle organizzazioni sindacali sul problema di San Sebastiano. Con l’approvazione di tale documento, oltre ad organizzare un sit-in davanti al penitenziario, si solleciterà al Ministro una maggiore sensibilità verso le politiche carcerarie, ed alla commissione Giustizia della Camera un più pressante intervento presso il Parlamento perché preveda adeguate risorse finanziarie.

Nuoro: carenze d’organico, problemi strutturali e… direzione

 

L’Unione Sarda, 27 luglio 2004

 

I problemi perenni di Badu ‘e Carros riecheggiano davanti alla prefettura. In prima linea le istituzioni, Comune e Provincia, accanto ai sindacati che hanno promosso il sit-in. Carenze d’organico, pecche nella struttura carceraria, instabilità del direttore che da quattro anni arriva con la valigia pronta per ripartire.

L’invivibilità di Badu ‘e Carros ricorre nelle parole di chi al microfono dà voce all’emergenza. Di mano in mano passano documenti e riflessioni. Consiglieri comunali e provinciali, operatori di Badu ‘e Carros e sindacalisti restano sotto il sole per oltre un’ora. Il consiglio provinciale, riunito per l’occasione, approva all’unanimità un ordine del giorno. "Esprime molta preoccupazione per la mancanza di un direttore stabile, per le carenze nell’amministrazione civile e nella polizia penitenziaria che impediscono di fatto adeguati programmi di recupero dei detenuti e possono creare problemi alla stessa sicurezza".

Il presidente Francesco Licheri rinnova la richiesta di incontrare il ministro della Giustizia. "La carenza oggettiva si attesta attualmente almeno su 28 unità", scrivono in un documento unitario i sindacati. E sulla struttura aggiungono: "Le più elementari norme di sicurezza e igiene sono inapplicate". In conto c’è anche la mancanza di personale civile, educatori compresi, che fa salire le cosiddette cariche speciali agli agenti di polizia penitenziaria, già alle prese con i loro vuoti d’organico.

Le rivendicazioni sono comuni a Cgil, Cisl, Uil, Sappe, Sinappe, Fas. "Se siamo qui, davanti alla Prefettura, è per un fatto simbolico: Badu ‘e Carros fa parte della realtà cittadina", dice Giorgio Mustaro, leader della Cisl Funzione pubblica, che coordina la manifestazione. "Nuoro - aggiunge pensando alla recente visita della commissione parlamentare che ha denunciato mille pecche qui e in altri istituti - è capitatale del malessere di tutte le carceri sarde".

Al microfono si alternano in tanti. Tonino Cavalcante del Sappe, Bastiano Poddighe della Cgil che, a dispetto delle notizie diffuse nei giorni scorsi su un incarico a lunga scadenza per Paolo Sanna, tornato alla guida del penitenziario nuorese da qualche settimana, annuncia: "Il 12 settembre arriva a Badu ‘e Carros un nuovo direttore".

Roberto Picchedda della Uil proietta l’attenzione su tutta la situazione carceraria sarda. "C’è generale abbandono degli istituti di pena e non si valorizzano le colonie penali di Mamone e Isili". Giovanni Conteddu del Sinappe invita il ministro Castelli a venire a Nuoro per toccare con mano l’emergenza perenne. La vertenza nuorese non è isolata.

Lo testimoniano la presenza di Antonello Unida, consigliere provinciale di Sassari, che dice: "Chiederemo uniti un incontro col ministro". Giovanni Pinna, leader regionale della Cgil Funzione pubblica, sottolinea: "In autunno occorrerà organizzare una manifestazione a Cagliari perché c’è troppa disattenzione sulle carceri".

Attilio Mura, consigliere comunale, propone l’istituzione di una commissione interistituzionale permanente. Graziano Pintori, assessore in fascia tricolore perché sostituisce il sindaco, sottolinea le mancate risposte delle istituzioni romane. La Cgil fa circolare un suo documento, firmato da Michelangelo Gaddeo. Otto pagine per puntare l’indice sull’esiguità del personale e sulla precarietà di una direzione da record: 22 nomine in quattro anni per la guida di un penitenziario lasciato allo sbando.

Usa: finisce nei guai con la legge un adulto su 32

 

Associated Press, 27 luglio 2004

 

Un americano su 32 è in carcere o è stato rilasciato su cauzione in libertà vigilata o condizionale: in totale 6,9 milioni di persone. Una cifra record per gli ultimi 20 anni. La notizia è stata riportata dall’emittente televisiva Cnn, secondo la quale Texas e California hanno in totale oltre un milione di persone nelle prigioni federali, statali e locali.

Il numero di persone rilasciate in libertà condizionale, ottenuta in seguito a una sentenza che li aveva condannati alla detenzione, è salito del 3,1% dal 2002 al 2003, contro una crescita media annua del 1,7% dal 1995. Il 50% delle persone precedentemente accusate è stata poi condannata per reati gravi il 25% dei quali connessi con la droga. Inoltre il 95% di coloro che rilasciati su cauzione in libertà condizionale sono stati successivamente accusati di altri gravi crimini.

Lo stato col maggior numero di persone in libertà vigilata è quello di Washington, con 3.767 persone ogni 100mila abitanti. Il New Hampshire che ha invece la percentuale minore, 426 persone ogni 100mila. Dei 2,2 milioni di persone prosciolte da accusa nel 2003, il 16% è stato successivamente imprigionato per nuovi crimini e il 4% è sfuggito ai controlli delle autorità.

 

Il business delle lettere ai carcerati

 

Corrispondere con amici di penna sconosciuti, che abitano dall’altra parte del mondo, andava di moda negli Anni ‘80, quando imparare (o migliorare) l’inglese era un must. On line un sito fornisce gratuitamente l’indirizzo di alcuni carcerati (per lo più americani) a cui farebbe piacere ricevere qualche lettera. Al nome di ognuno corrisponde una scheda dettagliatissima, con fotografia, breve presentazione scritta di pugno dal detenuto e una serie di dati: razza (bianco, nero, misto), sesso, religione, data del prossimo colloquio, orientamento sessuale (etero, gay, bisex), bisognoso di aiuto legale (sì o no), condannato a morte (sì o no), condannato all’ergastolo (sì o no), in cerca di aiuti economici (sì o no), data di scarcerazione, disponibilità a corrispondere anche con amici d’oltreoceano (sì o no), motivo per cui si è in carcere, data di nascita.

Beneficenza? Niente affatto. I curatori del sito si fanno pagare (20 dollari) non da chi scrive, ma dai carcerati stessi, che pagano perché il loro annuncio venga pubblicato con tutti i crismi, pagano per avere visibilità e per suscitare un po’ di pena in chi legge, quel tanto che basta da indurre qualcuno a sedersi alla scrivania e scrivere. Se nessuno risponde, pagano di nuovo perché l’annuncio venga ri-segnalato e ri-pubblicato, questa volta all’interno di una sezione speciale: "Prigionieri che non ricevono posta".

In questo caso, però, hanno diritto di aggiungere un messaggio in più, una frase per attirare l’attenzione: "voglio una donna", "solo una persona mi ha scritto", "nessuno si è fatto vivo", "scrivetemi perché da solo non ce la posso fare" e così via.

Chi decide di corrispondere con un prigioniero, invece, lo fa per diletto e/o per la causa, si paga i francobolli (i detenuti non possono ricevere e-mail) ed eventualmente li paga al detenuto, se la prigione non glieli fornisce. Il sito ospita anche un forum, all’interno del quale chi scrive ai carcerati (per lo più donne con spirito crocerossino) si confronta e si consiglia. Domanda delle domande: se un amico di penna esce dal carcere, è giusto frequentarlo?

La risposta arriva da un altro sito, che offre incontri con carcerati e carcerate, incontri a scopo matrimonio o giù di lì. Gli annunci abbondano di foto e le persone sono classificate innanzi tutto per sesso (le categorie sono tre: uomini, donne e bisessuali) e poi per età. Accanto all’immagine una breve descrizione. In questo caso a pagare non sono solo i detenuti (20 dollari anche qui, per un annuncio che duri 18 mesi), ma anche i navigatori: gli indirizzi postali degli uomini vengono forniti gratuitamente, per quelli delle donne, invece, è necessario sborsare 3 dollari. Tutto ha un prezzo, persino la solitudine.

"Fratello lupo": in ristampa la storia del frate dei carcerati

 

Avvenire, 27 luglio 2004

 

Sono stati i volontari che lavorano nelle carceri, i detenuti e in molti casi i loro familiari a chiedere di conoscere l’inizio della storia. Dopo essersi ritrovati fra le mani "Risvegliato dai lupi", il libro di Emanuela Zuccalà che ripercorre gli ultimi anni di fra Beppe Prioli, il suo ritorno alla missione nelle galere dopo l’esperienza del coma, volevano conoscere come "il frate degli ergastolani" mosse i primi passi oltre le sbarre.

Per questo la Paoline Editoriale Libri ripubblica "Fratello Lupo" di Fabio Finazzi (nuova edizione 2004, 9 euro), già uscito nel 1996 e da tempo esaurito. Le storie raccontate, vite sospese sull’abisso fra dolore e colpa, a volte trasformate dalla fede, conservano la loro carica dirompente di umanità - anche nei casi di Pietro Cavallaro e Aldo Garollo, nel frattempo venuti a mancare - che si spinge fino al mistero del male e della possibile redenzione.

Volterra: "Volterra Teatro" inaugurato da attori - detenuti

 

Adnkronos, 27 luglio 2004

 

Il festival internazionale Volterrateatro, che riguarda teatro, musica, danza, video ed arte, si svolge a partire da oggi e fino al primo agosto, nei comuni pisani di Volterra, Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina, Montecatini Val di Cecina e Monteverdi Marittimo.

La manifestazione prende il via questo pomeriggio nella casa penale di Volterra con il debutto della Compagnia della Fortezza composta da attori-detenuti. Il gruppo è stato fondato 16 anni fa da Armando Punzo e questa volta va in scena con "P. P. Pisolini, ovvero Elogio al disimpegno, primo studio: Oltre i confini dell’impegno, le maschere della tentazione", un sogno visionario e allo stesso tempo spietato, in risposta alle assurdità della vita.

Forlì: pittore Giuseppe Bertolino tiene un corso in carcere

 

Ansa, 27 luglio 2004

 

Un grande amore per la Sicilia, una mano sempre tesa verso chi è in difficoltà, la continua sperimentazione di tecniche pittoriche che portano spesso a ritrarre il reale scomposto nelle sue singole componenti. Giuseppe Bertolino - maestro indiscusso di un’arte caratterizzata da impasti particolari, plasmi materici ad olio, acrilici e smalti - ha inaugurato a Capo d’Orlando "Lucem", una personale che ben manifesta la tensione interiore dell’artista, il suo legame con una spiritualità che è essenzialmente ricerca di luce.

All’inaugurazione, alla Pinacoteca comunale "Tono Zancanaro", sono intervenuti l’assessore alla cultura, Edda Triscari, che fortemente ha voluto questo evento, e Bent Parodi di Belsito, che ha curato la recensione della mostra. La personale di Bertolino rimarrà a Capo d’Orlando fino al 12 agosto e sarà visitabile dalle 17 alle 23. Numerose le personali e le collettive alle quali il maestro di Castelvetrano ha preso parte. Da Forlì a Udine, da Venezia a Ferrara, un coro di apprezzamenti per opere astratte che rapiscono lo sguardo.

Le opere di Bertolino trovano inoltre spazio nei cataloghi d’arte Mondadori, Albert Victoria Museum di Londra, Art Diary International Flash Art, oltre che in diversi archivi fra i quali quello della Biennale di Venezia. Ma è sul sociale che Giuseppe Bertolino vuole scommettere e si commuove più che per un premio o un attestato ricevuto.

Fra le sue esperienze mette in cima il corso di pittura che continua a tenere nel carcere di Forlì, avvicinando all’arte persone che hanno conosciuto finora soltanto difficoltà e crimine. Con i ricavi di una mostra-mercato delle opere dei detenuti, inoltre, si è compartecipato al finanziamento di un impianto di itticoltura in Nigeria. Dopo Capo d’Orlando, Giuseppe Bertolino sarà a Ferrara, alla Fondazione Casa Cini, dal 17 settembre al 17 ottobre.

 

 

Precedente Home Su Successiva